sabato, febbraio 18, 2006
DUE BREVI COMMENTI SULL'OGGI
Il primo si riferisce all’’aiuto che un lettore del mio post odierno sulla Somalia mi ha fornito in sede di commento: i bambini che stavano morendo di sete, si dissetavano bevendo la loro urina, finché questa è stata sufficiente per sostenerli.
Questo mancava al mio narrare e ringrazio l’amico – che non conosco – per avermelo ricordato!!
Il secondo breve commento si riferisce a tutto il polverone suscitato dalla famosa maglietta del Ministro Calderoni, indossando la quale – oltre ad aver fatto arrabbiare gli islamici – ha fatto arrabbiare anche i nostri governanti e suoi colleghi i quali lo hanno costretto alle dimissioni.
Bene, dimissioni sacrosante e poi – diciamocelo tra noi – al termine della legislatura non mi è sembrato un grave sacrificio che il leghista Calderoni ha fatto; comunque va bene così!!
Il commento che volevo fare è un altro: ricordate qualche anno fa il signor Adel Smith, Presidente dell’Unione Musulmani d’Italia, che a proposito del crocifisso ebbe a definirlo: “un cadaverino” e un’altra volta “un ammasso di carne putrida” e l’eucarestia: “un rito antropofago”?
I cattolici, ma dovrei dire l’intera cristianità non fece manifestazioni imponenti per difendere il crocifisso e l’eucarestia, non si andò oltre qualche battuta in televisione; insomma non ci fu quell’arrabbiatura, italiana in primis dato che il tutto proveniva dall’Italia, ma anche europea e forse mondiale che – con il metro della maglietta di Calderoni - avrebbe potuto esserci.
Perché? Ma è molto semplice, noi occidentali ci arrabbiamo quando mancano gas o petrolio e basta! E quindi, poiché gli islamici detengono la maggior parte di queste fonti energetiche, abbozziamo sulle loro offese e cerchiamo tutti i modi per non offendere loro.
Chiaro!!
Questo mancava al mio narrare e ringrazio l’amico – che non conosco – per avermelo ricordato!!
Il secondo breve commento si riferisce a tutto il polverone suscitato dalla famosa maglietta del Ministro Calderoni, indossando la quale – oltre ad aver fatto arrabbiare gli islamici – ha fatto arrabbiare anche i nostri governanti e suoi colleghi i quali lo hanno costretto alle dimissioni.
Bene, dimissioni sacrosante e poi – diciamocelo tra noi – al termine della legislatura non mi è sembrato un grave sacrificio che il leghista Calderoni ha fatto; comunque va bene così!!
Il commento che volevo fare è un altro: ricordate qualche anno fa il signor Adel Smith, Presidente dell’Unione Musulmani d’Italia, che a proposito del crocifisso ebbe a definirlo: “un cadaverino” e un’altra volta “un ammasso di carne putrida” e l’eucarestia: “un rito antropofago”?
I cattolici, ma dovrei dire l’intera cristianità non fece manifestazioni imponenti per difendere il crocifisso e l’eucarestia, non si andò oltre qualche battuta in televisione; insomma non ci fu quell’arrabbiatura, italiana in primis dato che il tutto proveniva dall’Italia, ma anche europea e forse mondiale che – con il metro della maglietta di Calderoni - avrebbe potuto esserci.
Perché? Ma è molto semplice, noi occidentali ci arrabbiamo quando mancano gas o petrolio e basta! E quindi, poiché gli islamici detengono la maggior parte di queste fonti energetiche, abbozziamo sulle loro offese e cerchiamo tutti i modi per non offendere loro.
Chiaro!!
PRIMA O POI PAGHEREMO TUTTO
Nei giorni scorsi, il telegiornale di una TV nazionale, nell’ora di maggiore ascolto, ha messo in onda un servizio di un paio di minuti sulla situazione della siccità in Somalia; purtroppo quel servizio è andato una sola volta – per quello che ho potuto vedere io – e, per colmo di sfortuna, quella sera mi trovavo in casa di amici e quindi impossibilitato a registrarlo, quindi quello che vi racconterò è frutto della mia memoria.
Il problema, come ho già accennato, è la grande siccità che sta decimando una popolazione che vive ai margini del deserto; le immagini dei bambini – che stanno morendo di sete, non come fa Pannella, questi muoiono davvero – sono raccapriccianti, la pancia gonfia di “niente”, le labbra screpolate e, quello che mi ha turbato maggiormente, le mosche che, anch’esse sofferenti per la sete, si raggruppano sopra agli occhi dei fanciulli per cercare di suggere quel poco liquido che vi si trova: se qualcuno ha dimestichezza con gli animali (bovini, equini e caprini) è la stessa cosa che succede a loro in periodi di grande calura.
La differenza è che gli animali sono stati dotati dal Padreterno di una coda che serve loro proprio per scacciare le mosche, mentre i bambini non hanno più la forza per compiere alcun gesto che possa servire a fare altrettanto; le madri che li tengono amorevolmente in braccio sono anch’esse sfinite e non hanno fiato per aiutare i figli.
Il servizio continuava con alcune annotazioni che sembrano “panzane” tanto sono clamorose: pensate che le donne di questa popolazione, alle quali è demandato il compito di trovare l’acqua, arrivano anche a compiere, ovviamente a piedi, anche settanta chilometri (andata e ritorno) per trovare una fonte del prezioso liquido; aggiunge l’autore del servizio che una buona parte di queste donne non fa ritorno a casa, perché uccise da predoni o da bestie feroci: nessuno se ne dà pena più di tanto!.
E veniamo adesso al titolo del post: nel quale affermo che tutte queste situazioni ci verranno fatte pagare con gli interessi da Qualcuno che sta sopra di noi e che vede benissimo che tutto questo accade per nostra specifica colpa (anche non fare niente è una colpa).
E credo che abbia già dato inizio alla pena: gli tsunami, gli altri cataclismi che si abbattono sul nostro bellissimo e disgraziato pianeta (l’ultimo la valanga nelle Filippine), mi sembrano mandati a bella posta per farci riflettere, ma noi non lo facciamo, ed allora Lui ce ne manda altri, magari di natura diversa (violenza tra uomo e uomo, tra padre e figlio, morti agghiaccianti, bombe cieche, ecc) ma noi continuiamo a non capire, a non capire che non possiamo continuare a fregarcene di quello che accade soltanto a qualche ora di aereo da noi, non possiamo continuare a utilizzare anche la fetta delle risorse della terra che spetterebbe ad altri e credere di poterla passare liscia.
Appena è terminato il TG (ripeto ero ospite a casa di altri) si è aperta la caccia al programma da vedere dopo: nello zapping selvaggio l’ha vinta il programma condotto da Pupo e dal titolo “Affari tuoi”, nel quale, se ho capito bene, si tratta soltanto di avere la fortuna di essere chiamati e, in seguito, quella di essere ammessi a giocare; poi la fortuna deve assisterci nell’apertura dei pacchi, ma – ripeto, se ho capito bene – senza neppure chiedere al concorrente il nome di chi ha scoperto l’America – si arriva a vincere delle somme assai importanti.
E qui allora, vista la distonia tra chi muore di sete e chi vince senza nessun merito svariati soldi, mi è venuta in mente una di quelle idee che mi hanno sempre distinto se non altro per l’originalità: perché non blocchiamo (per una settimana) tutti i premi vinti nelle miriadi di trasmissioni a quiz in tutto il mondo e destiniamo questa somma, che credo stratosferica, ad aiutare questi disperati, a creargli la possibilità di accedere all’acqua e poi al cibo e poi quella di imparare le cose e poi quella di usare un computer: insomma facciamogli fare la stessa trafila che fanno i nostri figli, niente di più e niente di meno.
Cosa ne pensate? Vi prego, non mi date del pazzo!!
Il problema, come ho già accennato, è la grande siccità che sta decimando una popolazione che vive ai margini del deserto; le immagini dei bambini – che stanno morendo di sete, non come fa Pannella, questi muoiono davvero – sono raccapriccianti, la pancia gonfia di “niente”, le labbra screpolate e, quello che mi ha turbato maggiormente, le mosche che, anch’esse sofferenti per la sete, si raggruppano sopra agli occhi dei fanciulli per cercare di suggere quel poco liquido che vi si trova: se qualcuno ha dimestichezza con gli animali (bovini, equini e caprini) è la stessa cosa che succede a loro in periodi di grande calura.
La differenza è che gli animali sono stati dotati dal Padreterno di una coda che serve loro proprio per scacciare le mosche, mentre i bambini non hanno più la forza per compiere alcun gesto che possa servire a fare altrettanto; le madri che li tengono amorevolmente in braccio sono anch’esse sfinite e non hanno fiato per aiutare i figli.
Il servizio continuava con alcune annotazioni che sembrano “panzane” tanto sono clamorose: pensate che le donne di questa popolazione, alle quali è demandato il compito di trovare l’acqua, arrivano anche a compiere, ovviamente a piedi, anche settanta chilometri (andata e ritorno) per trovare una fonte del prezioso liquido; aggiunge l’autore del servizio che una buona parte di queste donne non fa ritorno a casa, perché uccise da predoni o da bestie feroci: nessuno se ne dà pena più di tanto!.
E veniamo adesso al titolo del post: nel quale affermo che tutte queste situazioni ci verranno fatte pagare con gli interessi da Qualcuno che sta sopra di noi e che vede benissimo che tutto questo accade per nostra specifica colpa (anche non fare niente è una colpa).
E credo che abbia già dato inizio alla pena: gli tsunami, gli altri cataclismi che si abbattono sul nostro bellissimo e disgraziato pianeta (l’ultimo la valanga nelle Filippine), mi sembrano mandati a bella posta per farci riflettere, ma noi non lo facciamo, ed allora Lui ce ne manda altri, magari di natura diversa (violenza tra uomo e uomo, tra padre e figlio, morti agghiaccianti, bombe cieche, ecc) ma noi continuiamo a non capire, a non capire che non possiamo continuare a fregarcene di quello che accade soltanto a qualche ora di aereo da noi, non possiamo continuare a utilizzare anche la fetta delle risorse della terra che spetterebbe ad altri e credere di poterla passare liscia.
Appena è terminato il TG (ripeto ero ospite a casa di altri) si è aperta la caccia al programma da vedere dopo: nello zapping selvaggio l’ha vinta il programma condotto da Pupo e dal titolo “Affari tuoi”, nel quale, se ho capito bene, si tratta soltanto di avere la fortuna di essere chiamati e, in seguito, quella di essere ammessi a giocare; poi la fortuna deve assisterci nell’apertura dei pacchi, ma – ripeto, se ho capito bene – senza neppure chiedere al concorrente il nome di chi ha scoperto l’America – si arriva a vincere delle somme assai importanti.
E qui allora, vista la distonia tra chi muore di sete e chi vince senza nessun merito svariati soldi, mi è venuta in mente una di quelle idee che mi hanno sempre distinto se non altro per l’originalità: perché non blocchiamo (per una settimana) tutti i premi vinti nelle miriadi di trasmissioni a quiz in tutto il mondo e destiniamo questa somma, che credo stratosferica, ad aiutare questi disperati, a creargli la possibilità di accedere all’acqua e poi al cibo e poi quella di imparare le cose e poi quella di usare un computer: insomma facciamogli fare la stessa trafila che fanno i nostri figli, niente di più e niente di meno.
Cosa ne pensate? Vi prego, non mi date del pazzo!!
venerdì, febbraio 17, 2006
LA SENTENZA SUL CROCIFISSO
Anzitutto, ribadisco ancora una volta che mi auguro di ricevere i complimenti dei miei lettori per quello di cui… non mi occupo; e qui alludo allo starnazzare dei nostri due pollastri (Berlusconi e Prodi) che si agitano e scalpitano in vista delle prossime elezioni (c’è ancora un mese e mezzo!); però, per uno come me che si occupa di come i mass media occupano i loro spazi, togliere la politica nostrale è difficile, molto difficile, ma ci riusciremo!
Ed ecco che oggi ci dedichiamo ad un altro evento che occupa le prime pagine dei giornali e dei TG: alludo alla sentenza del Consiglio di Stato che respinge il ricorso di una cittadina finlandese per la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche.
In pratica ha ribadito la sentenza del TAR, con in più una motivazione molto ampia (19 pagine) che – sunteggiato in soldoni – afferma quanto segue: il crocifisso in Italia è un simbolo idoneo ad esprimere in modo adeguato l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti.
Notare subito che, secondo la sentenza, tutti questi valori che animano la civiltà italica, discendono dalla pratica della religione cristiana e quindi il simboleggiare tale religione con il crocifisso e nient’altro che un doveroso omaggio alla stessa.
Il Consiglio di Stato precisa anche un altro specifico concetto: se il crocifisso è in un luogo di culto esso è propriamente ed esclusivamente un simbolo religioso, mentre se esposto in un luogo non religioso come la scuola, destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso rivestirà – per i credenti – i suddetti valori religiosi mentre per i credenti e non credenti la sua esposizione assumerà un valore non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma immediatamente percepibile e intuibile valori civilmente rilevanti.
Al di là dei commenti della simpatica astrofisica Margherita Hack che continua ad affermare che “l’Italia è uno stato laico e quindi nei luoghi pubblici non ci dovrebbero essere simboli religiosi di nessun tipo”, non si registrano al momento prese di posizione contrarie alla sentenza, anche perché la stessa riporta la questione sul piano dei valori civili e non su quelli esclusivamente religiosi come sembra non essersi accorta la Hack.
In questo stesso giorno, ed a proposito di prese di posizione religiose, si è avuto a Mosca un altro capitolo assai interessante; la capitale russa, sulla scia di altre città europee, vuol fare il prossimo 27 maggio il suo “Gay pride”.
La cosa però non va liscia come in tutta Europa, dove si assiste a qualche mugugno delle autorità religiose ma niente più; a nessuna religione presente nelle capitali europee verrebbe in mente di lanciare una sorta di anatema per questa che ormai sembra diventata una specie di sfilata di carri allegorici.
Dicevamo di Mosca; in questa capitale europea le cose sembrano andare diversamente, in quanto il “Gran Muftì”, leader religioso della comunità di 14 milioni di musulmani russi, si è così rivolto ai suoi adepti: “Il gay pride non va permesso: se osano farlo, dobbiamo prenderli a botte. Maometto aveva ordinato di ucciderli tutti”; credo che quest’ultima minaccia sia rivolta agli omosessuali.
Trucida fin che si vuole, ma l’affermazione del Gran Muftì ha il pregio di essere chiarissima; il resto delle valutazioni fanno parte di una triste banalità che purtroppo ben conosciamo e che fa rima con civiltà.
Ed ecco che oggi ci dedichiamo ad un altro evento che occupa le prime pagine dei giornali e dei TG: alludo alla sentenza del Consiglio di Stato che respinge il ricorso di una cittadina finlandese per la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche.
In pratica ha ribadito la sentenza del TAR, con in più una motivazione molto ampia (19 pagine) che – sunteggiato in soldoni – afferma quanto segue: il crocifisso in Italia è un simbolo idoneo ad esprimere in modo adeguato l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti.
Notare subito che, secondo la sentenza, tutti questi valori che animano la civiltà italica, discendono dalla pratica della religione cristiana e quindi il simboleggiare tale religione con il crocifisso e nient’altro che un doveroso omaggio alla stessa.
Il Consiglio di Stato precisa anche un altro specifico concetto: se il crocifisso è in un luogo di culto esso è propriamente ed esclusivamente un simbolo religioso, mentre se esposto in un luogo non religioso come la scuola, destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso rivestirà – per i credenti – i suddetti valori religiosi mentre per i credenti e non credenti la sua esposizione assumerà un valore non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma immediatamente percepibile e intuibile valori civilmente rilevanti.
Al di là dei commenti della simpatica astrofisica Margherita Hack che continua ad affermare che “l’Italia è uno stato laico e quindi nei luoghi pubblici non ci dovrebbero essere simboli religiosi di nessun tipo”, non si registrano al momento prese di posizione contrarie alla sentenza, anche perché la stessa riporta la questione sul piano dei valori civili e non su quelli esclusivamente religiosi come sembra non essersi accorta la Hack.
In questo stesso giorno, ed a proposito di prese di posizione religiose, si è avuto a Mosca un altro capitolo assai interessante; la capitale russa, sulla scia di altre città europee, vuol fare il prossimo 27 maggio il suo “Gay pride”.
La cosa però non va liscia come in tutta Europa, dove si assiste a qualche mugugno delle autorità religiose ma niente più; a nessuna religione presente nelle capitali europee verrebbe in mente di lanciare una sorta di anatema per questa che ormai sembra diventata una specie di sfilata di carri allegorici.
Dicevamo di Mosca; in questa capitale europea le cose sembrano andare diversamente, in quanto il “Gran Muftì”, leader religioso della comunità di 14 milioni di musulmani russi, si è così rivolto ai suoi adepti: “Il gay pride non va permesso: se osano farlo, dobbiamo prenderli a botte. Maometto aveva ordinato di ucciderli tutti”; credo che quest’ultima minaccia sia rivolta agli omosessuali.
Trucida fin che si vuole, ma l’affermazione del Gran Muftì ha il pregio di essere chiarissima; il resto delle valutazioni fanno parte di una triste banalità che purtroppo ben conosciamo e che fa rima con civiltà.
giovedì, febbraio 16, 2006
L'AVIARIA E I MASS-MEDIA
Riprendiamo il post di ieri e completiamo alcuni concetti sulla psicosi che sta creandosi in Italia circa il problema dell’infezione aviaria..
Anzitutto e bene premettere che il problema è diventato di carattere europeo e che la paura del contagio sta investendo altri paesi; addirittura due persone in Grecia sono state ricoverate in Ospedale: sembra trattarsi di una donna anziana e di un contadino che hanno toccato polli morti. Entrambi sono in buone condizioni, non accusano nessun sintomo, ma l’ufficializzazione del test sull’H5N1 arriverà soltanto tra alcuni giorni e, nel frattempo, monta la paura e la psicosi di massa.
Ed eccoci al problema che mi interessa trattare: che tipo di incidenza hanno i mass media (TV e giornali) in questa situazione di allarme generalizzato? Anzitutto chiariamo che a detta dell’O.M.S. l’aviaria – cioè il virus che ho indicato sopra – non genera pandemia, cioè epidemia generalizzata; in concreto, qualora l’anziana donna greca avesse contratto l’aviaria semplicemente toccando un pollo morto (di cosa?) il di lei marito o i figli, toccando a loro volta la signora non vengono contagiati.
I giornali, però, non affrontando l’argomento su basi scientifiche, dirigono la loro attenzione soltanto sotto il profilo della notizia-choc, come ad esempio quella che vi ho sopra riportato (donna anziana e contadino toccano pollo morto e vengono ricoverati), in presenza della quale non c’è un cane che si metta a spiegare il perché questa donna rischia, cosa rischia, cosa rischiano a sua volta i parenti e via di questo passo.
Come ho avuto modo di dire altre volte, stiamo vivendo in un periodo storico in cui la enorme quantità di informazioni che ci perviene giornalmente genera una sorta di “implosione” (cioè il contrario dell’esplosione) circa la reale conoscenza delle cose che ci circondano, che diminuisce esponenzialmente con la notorietà che viene data all’evento.
Questa grande massa di notizie che ci pervengono giornalmente hanno prima di tutto la particolarità della discordanza – nella maggior parte dei casi involontaria – per cui un fatto viene trattato da vari incaricati e ognuno di loro , senza interagire con gli altri, porta avanti un suo discorso circa l’evento; mi direte che ci dovrebbe essere una direzione che coordina il tutto e, in caso di discrepanze gravi, provvede a rimuovere la situazione errata, ma così non è nella pratica delle cose, per cui si tende a riempire lo spazio assegnato alla notizia (una, due o più pagine e vari minuti sui TG) senza preoccuparsi delle notizie che sono – o appaiono essere – divergenti circa la natura del fatto stesso.
Mi spiego con un esempio: mettere in uno dei “catenacci” del titolo la notizia della donna anziana ricoverata in ospedale e solo nel “corpo” dell’articolo stesso spiegare che non c’è alcuna notizia di contagio, e collocare il tutto in una pagina dove si sbandiera il concetto “ma non esiste alcuna epidemia”, capirete che genera una grandissima confusione al lettore disattento, figurarsi poi a quello sprovvisto delle necessarie conoscenze linguistiche.
Tutto questo sta generando un autentico dramma per il settore avicolo, con un calo dei consumi di oltre il 70% (una enormità!!) e con aziende che cominciano a ridurre gli orari di lavoro e preannunciano a breve termine cassa integrazione o, peggio ancora, licenziamenti: e pensare che cocendo il pollo non esiste rischio perché il virus muore a 60 gradi (fonte O.M.S.)
Un solo dato: nel settore specifico e nell’indotto sono già andati in fumo 30.000 posti di lavoro; a questo aggiungiamo che la politica si sta occupando delle prossime elezioni e questo non appare come un argomento che porta voti, per cui c’è veramente da preoccuparsi.
Anzitutto e bene premettere che il problema è diventato di carattere europeo e che la paura del contagio sta investendo altri paesi; addirittura due persone in Grecia sono state ricoverate in Ospedale: sembra trattarsi di una donna anziana e di un contadino che hanno toccato polli morti. Entrambi sono in buone condizioni, non accusano nessun sintomo, ma l’ufficializzazione del test sull’H5N1 arriverà soltanto tra alcuni giorni e, nel frattempo, monta la paura e la psicosi di massa.
Ed eccoci al problema che mi interessa trattare: che tipo di incidenza hanno i mass media (TV e giornali) in questa situazione di allarme generalizzato? Anzitutto chiariamo che a detta dell’O.M.S. l’aviaria – cioè il virus che ho indicato sopra – non genera pandemia, cioè epidemia generalizzata; in concreto, qualora l’anziana donna greca avesse contratto l’aviaria semplicemente toccando un pollo morto (di cosa?) il di lei marito o i figli, toccando a loro volta la signora non vengono contagiati.
I giornali, però, non affrontando l’argomento su basi scientifiche, dirigono la loro attenzione soltanto sotto il profilo della notizia-choc, come ad esempio quella che vi ho sopra riportato (donna anziana e contadino toccano pollo morto e vengono ricoverati), in presenza della quale non c’è un cane che si metta a spiegare il perché questa donna rischia, cosa rischia, cosa rischiano a sua volta i parenti e via di questo passo.
Come ho avuto modo di dire altre volte, stiamo vivendo in un periodo storico in cui la enorme quantità di informazioni che ci perviene giornalmente genera una sorta di “implosione” (cioè il contrario dell’esplosione) circa la reale conoscenza delle cose che ci circondano, che diminuisce esponenzialmente con la notorietà che viene data all’evento.
Questa grande massa di notizie che ci pervengono giornalmente hanno prima di tutto la particolarità della discordanza – nella maggior parte dei casi involontaria – per cui un fatto viene trattato da vari incaricati e ognuno di loro , senza interagire con gli altri, porta avanti un suo discorso circa l’evento; mi direte che ci dovrebbe essere una direzione che coordina il tutto e, in caso di discrepanze gravi, provvede a rimuovere la situazione errata, ma così non è nella pratica delle cose, per cui si tende a riempire lo spazio assegnato alla notizia (una, due o più pagine e vari minuti sui TG) senza preoccuparsi delle notizie che sono – o appaiono essere – divergenti circa la natura del fatto stesso.
Mi spiego con un esempio: mettere in uno dei “catenacci” del titolo la notizia della donna anziana ricoverata in ospedale e solo nel “corpo” dell’articolo stesso spiegare che non c’è alcuna notizia di contagio, e collocare il tutto in una pagina dove si sbandiera il concetto “ma non esiste alcuna epidemia”, capirete che genera una grandissima confusione al lettore disattento, figurarsi poi a quello sprovvisto delle necessarie conoscenze linguistiche.
Tutto questo sta generando un autentico dramma per il settore avicolo, con un calo dei consumi di oltre il 70% (una enormità!!) e con aziende che cominciano a ridurre gli orari di lavoro e preannunciano a breve termine cassa integrazione o, peggio ancora, licenziamenti: e pensare che cocendo il pollo non esiste rischio perché il virus muore a 60 gradi (fonte O.M.S.)
Un solo dato: nel settore specifico e nell’indotto sono già andati in fumo 30.000 posti di lavoro; a questo aggiungiamo che la politica si sta occupando delle prossime elezioni e questo non appare come un argomento che porta voti, per cui c’è veramente da preoccuparsi.
mercoledì, febbraio 15, 2006
TORNA A FAR PAURA L'AVIARIA
Ci risiamo, l’allarme infezione aviaria torna ad imperare sulle pagine dei giornali e sugli scherni televisivi italiani; il tutto per colpa di una ventina di cigni deceduti, alcuni dei quali (per il momento sembrano sei) colpiti dal virus H5N1 che rischia di diventare famoso come altri malignissimi incubi: A.I.D.S., H.I.V. e roba simile.
Sembra allora che tutto dipenda da questi cigni che sono affetti dal famigerato virus e che, se entrassero in contatto con i polli, potrebbero trasmettere loro questa infezione che, quindi, potrebbe poi passare all’uomo.
Come vedete siamo molto distanti da una reale situazione di pericolo, tant’è vero che ancora ci permettiamo di scherzarci sopra; la battuta più carina che ho sentito è questa: “il brutto anatroccolo ha chiesto di essere trasformato in maiale anziché in cigno!!”.
Ora vi dico quello che ho capito io: per il momento questo stramaledettissimo virus sembrerebbe trasportato da uccelli selvatici migratori che incontrano la malattia in oriente e la trasportano in occidente; i cigni infatti mi sembra che appartengano a questa categoria.
Cosa dicono gli esperti? Basta che si riesca ad impedire il contatto tra uccelli selvatici migratori e animali domestici (polli e similari) e il virus è fregato.
Un paio di domande: e nel caso di animali selvatici che vengono cacciati da esseri umani e successivamente mangiati? Mi viene in mente il germano, la beccaccia ed altre specie del genere; il cacciatore che mangia incoscientemente queste carni rischia qualcosa oppure no?
Comunque, tornando ai cigni, segnalazioni di animali morti – iniziate dal sud – arrivano da ogni parte dell’Italia, ovviamente mischiate a quelle di anatre e altri animali similari: insomma, finché non ci verrà fornito un dettagliato elenco, continueranno le voci più o meno giuste.
Mi era venuto in mente che un modo per ovviare a questa situazione di pericolo avrebbe potuto essere quello di abbattere tutti gli uccelli selvatici; poi mi sono detto che stavo rincoglionendo e che non era il caso di proseguire su questa strada. Oggi però ho sentito uno sketch radiofonico nel quale veniva imitato il noto Giovanni Amadori che – alle frontiere del paese – armato di tutto punto abbatte tutti i volatili che gli si presentano.
Allora, mi sono detto, al di là della scemenza della mia proposta, il pericolo è reale e una sorta di abbattimento generalizzato potrebbe essere anche essere preso in considerazione.
Perché il Ministro della Salute e l’Unità di crisi subito istituita, sono bravissimi a darcene una calda e una fredda: da una parte si sbandiera ai quattro venti che non c’è nessun pericolo e che la situazione è pienamente sotto controllo, dall’altra si lancia un avvertimento per lo meno sospetto: “Non toccate gli animali morti”.
E per concludere – con il sorriso sulle labbra come è mio costume – vale la pena raccontare che alla celeberrima Fiera dell’Agricoltura di Verona, la più importante d’Italia e una delle maggiori d’Europa, hanno trovato, in uno stand cinese, del pollo illegale; non è stato possibile neppure chiedere spiegazioni agli espositori, perché essi sono riusciti a fuggire.
Sembra allora che tutto dipenda da questi cigni che sono affetti dal famigerato virus e che, se entrassero in contatto con i polli, potrebbero trasmettere loro questa infezione che, quindi, potrebbe poi passare all’uomo.
Come vedete siamo molto distanti da una reale situazione di pericolo, tant’è vero che ancora ci permettiamo di scherzarci sopra; la battuta più carina che ho sentito è questa: “il brutto anatroccolo ha chiesto di essere trasformato in maiale anziché in cigno!!”.
Ora vi dico quello che ho capito io: per il momento questo stramaledettissimo virus sembrerebbe trasportato da uccelli selvatici migratori che incontrano la malattia in oriente e la trasportano in occidente; i cigni infatti mi sembra che appartengano a questa categoria.
Cosa dicono gli esperti? Basta che si riesca ad impedire il contatto tra uccelli selvatici migratori e animali domestici (polli e similari) e il virus è fregato.
Un paio di domande: e nel caso di animali selvatici che vengono cacciati da esseri umani e successivamente mangiati? Mi viene in mente il germano, la beccaccia ed altre specie del genere; il cacciatore che mangia incoscientemente queste carni rischia qualcosa oppure no?
Comunque, tornando ai cigni, segnalazioni di animali morti – iniziate dal sud – arrivano da ogni parte dell’Italia, ovviamente mischiate a quelle di anatre e altri animali similari: insomma, finché non ci verrà fornito un dettagliato elenco, continueranno le voci più o meno giuste.
Mi era venuto in mente che un modo per ovviare a questa situazione di pericolo avrebbe potuto essere quello di abbattere tutti gli uccelli selvatici; poi mi sono detto che stavo rincoglionendo e che non era il caso di proseguire su questa strada. Oggi però ho sentito uno sketch radiofonico nel quale veniva imitato il noto Giovanni Amadori che – alle frontiere del paese – armato di tutto punto abbatte tutti i volatili che gli si presentano.
Allora, mi sono detto, al di là della scemenza della mia proposta, il pericolo è reale e una sorta di abbattimento generalizzato potrebbe essere anche essere preso in considerazione.
Perché il Ministro della Salute e l’Unità di crisi subito istituita, sono bravissimi a darcene una calda e una fredda: da una parte si sbandiera ai quattro venti che non c’è nessun pericolo e che la situazione è pienamente sotto controllo, dall’altra si lancia un avvertimento per lo meno sospetto: “Non toccate gli animali morti”.
E per concludere – con il sorriso sulle labbra come è mio costume – vale la pena raccontare che alla celeberrima Fiera dell’Agricoltura di Verona, la più importante d’Italia e una delle maggiori d’Europa, hanno trovato, in uno stand cinese, del pollo illegale; non è stato possibile neppure chiedere spiegazioni agli espositori, perché essi sono riusciti a fuggire.
martedì, febbraio 14, 2006
MANDIAMO TONINO IN PALESTINA
Restiamo ancora nel campo della magistratura, se non altro per quel nome – Tonino – accanto al quale ci mettiamo, come cognome, il mitico “Di Pietro”: perché suggerisco di mandarlo in Palestina?
Lungi da me l’idea di un esilio forzato, ma piuttosto il desiderio di vedere risolto un problema che sta venendo a galla in quella terra benedetta da Dio e maledetta dagli uomini.
Ma andiamo con ordine: il Procuratore Generale dell’Autorità Nazionale Palestinese, Ahmed Al Mogani, ha rivelato che sono stati accertati almeno “50 casi di corruzione finanziaria e amministrativa” e che al momento si è aperta una voragine, nei conti dell’A.N.P., di ben 700 milioni di dollari.
Venticinque persone sono state arrestate e dieci sono fuggite all’estero: si tratta in massima parte di uomini legati ad Al Fatah, il partito fondato da Arafat e passato in eredità all’attuale Presidente, Abu Mazen, partito che ha tenuto il potere fino alle elezioni del 25 gennaio scorso, quando gli islamici “duri e puri” di Hamas hanno raccolto la maggioranza assoluta dei consensi dei cittadini.
Ricorderete che già in occasione del commento alla svolta elettorale in Palestina, ebbi a ricordare che la scelta della gente – adesso che per la prima volta poteva dire liberamente la sua – era quella di andare contro la banda dei ladroni, quella massa di funzionari vicini ad Arafat, corrotti e corruttori, che si sono intascati tutti i denari (e sono tanti) che il mondo intero invia all’A.N.P. con lo scopo di vedere realizzato questo tanto auspicato stato di Palestina.
Tutto il mondo è paese, dice una massima nostrale ed è per questa ragione che sarebbe da invocare la presenza di Tonino a coordinare queste indagini: pensate che il Procuratore Generale ha, tra l’altro, accertato un ammanco di 4 milioni di dollari riveniente da false fatturazioni emesse per lavori esistenti solo sulla carta: tutta roba che Di Pietro riconoscerebbe a un miglio di distanza.
E mentre i palestinesi languivano nei campi profughi, i gran capi dell’O.L.P. – difensori della causa palestinese – accumulavano denaro e mandavano i figli a studiare all’estero.
Già quando morì Arafat si mormorò di conti milionari gestiti all’estero dalla moglie Suha; le voci non andarono oltre il chiacchiericcio perché non esistevano prove, non c’erano documenti, in pratica il tutto era nella testa e nelle capaci tasche della bionda moglie del premier che, poco dopo la morte del marito, tolse le tende e tornò precipitosamente a Parigi dove abitava da tempo insieme con i figli.
Immagino che tutti voi saprete che i “benefattori” della Palestina sono – in ordine di importanza – gli U.S.A.e la U.E., mentre niente arriva dai paesi arabi; solo adesso, alle titubanze americane ed europee circa il continuare questi finanziamenti che potrebbero diventare un arricchimento del terrorismo (Hamas non ha ancora dichiarato di abbandonare questa pratica), i più estremisti – Iran e Siria – si sono dichiarati disposti a subentrare nel finanziamento dell’A.N.P.
Intanto Israele ha sbloccato 35 milioni di euro che rappresentano le tasse incassate per conto dei palestinese e che erano state congelate subito dopo la vittoria di Hamas; il gesto di Olmert è stato molto apprezzato in tutte le capitali occidentali in quanto indicativo di una precisa volontà di continuare le trattative anche con il nuovo governo.
Speriamo che, individuati i ladroni, le trattative possano riprendere con spirito aperto e sulla base dell’unico documento attualmente sul tappeto: la “road map”.
Lungi da me l’idea di un esilio forzato, ma piuttosto il desiderio di vedere risolto un problema che sta venendo a galla in quella terra benedetta da Dio e maledetta dagli uomini.
Ma andiamo con ordine: il Procuratore Generale dell’Autorità Nazionale Palestinese, Ahmed Al Mogani, ha rivelato che sono stati accertati almeno “50 casi di corruzione finanziaria e amministrativa” e che al momento si è aperta una voragine, nei conti dell’A.N.P., di ben 700 milioni di dollari.
Venticinque persone sono state arrestate e dieci sono fuggite all’estero: si tratta in massima parte di uomini legati ad Al Fatah, il partito fondato da Arafat e passato in eredità all’attuale Presidente, Abu Mazen, partito che ha tenuto il potere fino alle elezioni del 25 gennaio scorso, quando gli islamici “duri e puri” di Hamas hanno raccolto la maggioranza assoluta dei consensi dei cittadini.
Ricorderete che già in occasione del commento alla svolta elettorale in Palestina, ebbi a ricordare che la scelta della gente – adesso che per la prima volta poteva dire liberamente la sua – era quella di andare contro la banda dei ladroni, quella massa di funzionari vicini ad Arafat, corrotti e corruttori, che si sono intascati tutti i denari (e sono tanti) che il mondo intero invia all’A.N.P. con lo scopo di vedere realizzato questo tanto auspicato stato di Palestina.
Tutto il mondo è paese, dice una massima nostrale ed è per questa ragione che sarebbe da invocare la presenza di Tonino a coordinare queste indagini: pensate che il Procuratore Generale ha, tra l’altro, accertato un ammanco di 4 milioni di dollari riveniente da false fatturazioni emesse per lavori esistenti solo sulla carta: tutta roba che Di Pietro riconoscerebbe a un miglio di distanza.
E mentre i palestinesi languivano nei campi profughi, i gran capi dell’O.L.P. – difensori della causa palestinese – accumulavano denaro e mandavano i figli a studiare all’estero.
Già quando morì Arafat si mormorò di conti milionari gestiti all’estero dalla moglie Suha; le voci non andarono oltre il chiacchiericcio perché non esistevano prove, non c’erano documenti, in pratica il tutto era nella testa e nelle capaci tasche della bionda moglie del premier che, poco dopo la morte del marito, tolse le tende e tornò precipitosamente a Parigi dove abitava da tempo insieme con i figli.
Immagino che tutti voi saprete che i “benefattori” della Palestina sono – in ordine di importanza – gli U.S.A.e la U.E., mentre niente arriva dai paesi arabi; solo adesso, alle titubanze americane ed europee circa il continuare questi finanziamenti che potrebbero diventare un arricchimento del terrorismo (Hamas non ha ancora dichiarato di abbandonare questa pratica), i più estremisti – Iran e Siria – si sono dichiarati disposti a subentrare nel finanziamento dell’A.N.P.
Intanto Israele ha sbloccato 35 milioni di euro che rappresentano le tasse incassate per conto dei palestinese e che erano state congelate subito dopo la vittoria di Hamas; il gesto di Olmert è stato molto apprezzato in tutte le capitali occidentali in quanto indicativo di una precisa volontà di continuare le trattative anche con il nuovo governo.
Speriamo che, individuati i ladroni, le trattative possano riprendere con spirito aperto e sulla base dell’unico documento attualmente sul tappeto: la “road map”.
lunedì, febbraio 13, 2006
LE ULTIME DAL PIANETA GIUSTIZIA
Ieri notte, o meglio al mattino presto, in Provincia di Ferrara, c’è stato un conflitto a fuoco tra carabinieri e malviventi che ha provocato la morte di un brigadiere dell’arma e quella di uno dei fermati che, si è scoperto dopo, essere un detenuto in permesso premio, non rientrato in prigione dal 6 febbraio.
Chi sono i morti: il brigadiere è un onest’uomo di trentasei anni che stava facendo il proprio dovere, dal nome di Cristiano Scantanburlo, mentre il detenuto è Antonio Dorio, anch’esso di 36 anni, in galera dal 1991 dopo avere ucciso con una settantina di coltellate una bigliettaia della stazione ferroviaria di Mezzolara di Budrio, in Provincia di Bologna, per rubarle appena poche centinaia di migliaia di lire.
La particolare efferatezza del crimine e la spavalderia dell’omicida avevano indotto la Corte d’Assise a condannarlo a 26 anni di carcere; dopo avere scontato un terzo della pena, era stato ammesso al regime dei permessi, ma da uno di questi non era rientrato e, dopo una lunga caccia, era stato nuovamente catturato e rimesso in galera; il 1 febbraio l’ennesimo “permesso premio” per andare a salutare la madre e il 6 il mancato rientro: e siamo ad oggi, con una figlio che piange un figlio e una ragazza che piange il fidanzato.
Il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha recitato la solita sceneggiata affermando che è tutta colpa del “garantismo” e continuando – come se lui non avesse nessun potere per modificare le cose – che questo caso è molto simile a quello dell’ergastolano Izzo, a proposito del quale il signor ministro afferma di non avere ancora ricevuto uno straccio di rapporto.
Ma la perla viene adesso con questa dichiarazione: “…al di là dell’eventuale responsabilità dei singoli, occorre fare una riflessione profonda sui criteri che vengono seguiti nel porre in essere concessioni premiali ai detenuti. Gli errori dello Stato non possono essere pagati dai cittadini”.
Tutto questo, come se le riflessioni non fossero compito suo e dei suoi collaboratori, specie dopo cinque anni di governo e, soprattutto, con una indispensabile presa di responsabilità su quanto accade nel campo giurisdizionale; e se il corpo dei magistrati non gli da retta, ricordiamoci che in democrazia esiste anche un sistema di protesta “estremo”: le dimissioni; cioè se non riesci a farti ubbidire, vattene e cedi il posto ad un altro che forse ci riuscirà.
Ma, sempre dal mondo della giustizia e proprio per toglierci dalla bocca quel sapore amaro che c’è entrato con l’uccisione del povero brigadiere, vi debbo riferire una buffa notizia battuta dall’ANSA poco fa, nella quale si dice che Padre Fedele, attualmente ai domiciliari con l’accusa di avere violentato una suora, ha accettato la candidatura al Senato della Repubblica propostagli dal signor Franco Corbelli, leader della lista “Diritti Civili”.
Corbelli si è recato nel Convento di Belvedere Marittimo dove il frate è agli arresti domiciliari e questi – sempre secondo l’ANSA – ha dichiarato che firmerà il modulo di accettazione solo dopo avere ricevuto l’autorizzazione della magistratura.
Stia tranquillo, Padre Fedele, la magistratura lo autorizzerà certamente; resta da vedere cosa le diranno i suoi superiori religiosi e – per ultimo ma non meno importante – cosa avranno da dire i suoi potenziali elettori: sono certo che a lei non mancano gli argomenti convincenti, ma sono altrettanto certo che non tutti sono sprovveduti come quella povera suora o quelle rumene da lei conosciute.
Chi sono i morti: il brigadiere è un onest’uomo di trentasei anni che stava facendo il proprio dovere, dal nome di Cristiano Scantanburlo, mentre il detenuto è Antonio Dorio, anch’esso di 36 anni, in galera dal 1991 dopo avere ucciso con una settantina di coltellate una bigliettaia della stazione ferroviaria di Mezzolara di Budrio, in Provincia di Bologna, per rubarle appena poche centinaia di migliaia di lire.
La particolare efferatezza del crimine e la spavalderia dell’omicida avevano indotto la Corte d’Assise a condannarlo a 26 anni di carcere; dopo avere scontato un terzo della pena, era stato ammesso al regime dei permessi, ma da uno di questi non era rientrato e, dopo una lunga caccia, era stato nuovamente catturato e rimesso in galera; il 1 febbraio l’ennesimo “permesso premio” per andare a salutare la madre e il 6 il mancato rientro: e siamo ad oggi, con una figlio che piange un figlio e una ragazza che piange il fidanzato.
Il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha recitato la solita sceneggiata affermando che è tutta colpa del “garantismo” e continuando – come se lui non avesse nessun potere per modificare le cose – che questo caso è molto simile a quello dell’ergastolano Izzo, a proposito del quale il signor ministro afferma di non avere ancora ricevuto uno straccio di rapporto.
Ma la perla viene adesso con questa dichiarazione: “…al di là dell’eventuale responsabilità dei singoli, occorre fare una riflessione profonda sui criteri che vengono seguiti nel porre in essere concessioni premiali ai detenuti. Gli errori dello Stato non possono essere pagati dai cittadini”.
Tutto questo, come se le riflessioni non fossero compito suo e dei suoi collaboratori, specie dopo cinque anni di governo e, soprattutto, con una indispensabile presa di responsabilità su quanto accade nel campo giurisdizionale; e se il corpo dei magistrati non gli da retta, ricordiamoci che in democrazia esiste anche un sistema di protesta “estremo”: le dimissioni; cioè se non riesci a farti ubbidire, vattene e cedi il posto ad un altro che forse ci riuscirà.
Ma, sempre dal mondo della giustizia e proprio per toglierci dalla bocca quel sapore amaro che c’è entrato con l’uccisione del povero brigadiere, vi debbo riferire una buffa notizia battuta dall’ANSA poco fa, nella quale si dice che Padre Fedele, attualmente ai domiciliari con l’accusa di avere violentato una suora, ha accettato la candidatura al Senato della Repubblica propostagli dal signor Franco Corbelli, leader della lista “Diritti Civili”.
Corbelli si è recato nel Convento di Belvedere Marittimo dove il frate è agli arresti domiciliari e questi – sempre secondo l’ANSA – ha dichiarato che firmerà il modulo di accettazione solo dopo avere ricevuto l’autorizzazione della magistratura.
Stia tranquillo, Padre Fedele, la magistratura lo autorizzerà certamente; resta da vedere cosa le diranno i suoi superiori religiosi e – per ultimo ma non meno importante – cosa avranno da dire i suoi potenziali elettori: sono certo che a lei non mancano gli argomenti convincenti, ma sono altrettanto certo che non tutti sono sprovveduti come quella povera suora o quelle rumene da lei conosciute.
domenica, febbraio 12, 2006
E’ SCONTRO DI RELIGIONI O DI CIVILTA’ ?
A margine della vicenda del prete italiano ucciso a Trebisonda, un nostro network ha messo in onda ieri, in tardissima serata, uno “speciale” sul problema islamico in occidente (perché così a tarda ora?).
Ovviamente il filmato ha preso l’avvio dalla chiesetta di Don Andrea e lì sono stati intervistati alcuni cattolici (quattro) – in buona parte convertiti dalla religione islamica – che hanno narrato alle telecamere le difficoltà che incontrano in un paese come la Turchia – che sta per entrare nell’U.E. – per essere cattolici; uno che mi ha colpito in modo particolare è il racconto di un professore di fisica che, ripreso da una troupe della TV di stato, si è ritrovato sul giornale con la seguente scritta a mo’ di didascalia “mandate i vostri figli a scuola da questo infedele??”: conclusione, è stato licenziato!
Poi il servizio si sposta a Milano e specificatamente nella Moschea di Viale Jenner e si ha una sorta di intervista “ufficiale” all’Imam, nella quale si vede lontano un miglio che il modo di affrontare le cose è come frenato da ragioni di opportunità; poi ci sono una serie di riprese, effettuata con telecamera nascosta, di alcune prediche dello stesso Imam.
Da queste traspare la profonda e assoluta diversità tra le due religioni, ma viene fuori anche una cosa che io in parte già conoscevo ma della quale ora ho avuto la conferma: mentre per noi la religione è (quando c’è) una delle componenti della nostra vita, per i musulmani è “la vita”, “lo stato”, “il governo”, tutto insomma!
È sintomatica una affermazione dell’Imam di Viale Jenner: “i miscredenti ci lasciano predicare, ci lasciano fare le cose a modo nostro, ma tutto questo non ci deve ingannare, perché loro lo fanno soltanto per esaltare uno dei loro capisaldi: la democrazia; è sulla scorta di questa forma di vita che ci lasciano fare e quindi – poiché noi combattiamo e combatteremo sempre questa democrazia – in concreto sono e rimangono nostri nemici”.
Afferrato il concetto? In pratica, il nemico da combattere per i musulmani è la democrazia, poiché con essa tutto (o quasi) è concesso, con essa tutti possono dire la loro opinione, con essa abbiamo una maggioranza ed una minoranza che possono alternarsi tra loro: tutte cose assurde per il mondo musulmano che gli contrappone la “teocrazia”.
Quindi, la lotta dell’Islam è specificatamente verso coloro che cercano di “dialogare”, in virtù della vituperata democrazia, perché così facendo mostrano alla loro gente un modo di comportarsi che è assolutamente contrario ai dettami della loro religione.
E questo viene fuori anche in un libro che sto finendo di leggere proprio adesso e che vi indico perché molto interessante sull’argomento: è una specie di intervista fatta da una giornalista italiana, Marcella Andreoli, ed il titolo del volumetto è “Il telefonista di Al Qaeda”, la confessione del primo terrorista pentito della Jihad in Italia, e riporta quasi all’inizio, questa precisa frase: “Potrei essere un consulente, un consulente sul terrorismo islamico, un ruolo utilissimo perché voi occidentali non riuscite a capire, a volte nemmeno ad intuire, sia la profondità sia l’ineluttabilità dello scontro in atto, uno scontro tra due parti del mondo. Vi siete svegliati dopo l’11 settembre, ma il quadro non vi è ancora chiaro, né avete la capacità di immaginare quanto sia forte e profondo l’odio che viene covato e alimentato contro l’Occidente”.
Questa frase rappresenta una specie di preambolo che il pentito – nel libro si fa chiamare Riadh, ma non credo che sia il suo vero nome – antepone alla narrazione delle varie cellule terroristiche in Italia, il cui cordone ombelicale è da lui indicato nella Moschea di Viale Jenner: interessante, molto interessante!!
Ovviamente il filmato ha preso l’avvio dalla chiesetta di Don Andrea e lì sono stati intervistati alcuni cattolici (quattro) – in buona parte convertiti dalla religione islamica – che hanno narrato alle telecamere le difficoltà che incontrano in un paese come la Turchia – che sta per entrare nell’U.E. – per essere cattolici; uno che mi ha colpito in modo particolare è il racconto di un professore di fisica che, ripreso da una troupe della TV di stato, si è ritrovato sul giornale con la seguente scritta a mo’ di didascalia “mandate i vostri figli a scuola da questo infedele??”: conclusione, è stato licenziato!
Poi il servizio si sposta a Milano e specificatamente nella Moschea di Viale Jenner e si ha una sorta di intervista “ufficiale” all’Imam, nella quale si vede lontano un miglio che il modo di affrontare le cose è come frenato da ragioni di opportunità; poi ci sono una serie di riprese, effettuata con telecamera nascosta, di alcune prediche dello stesso Imam.
Da queste traspare la profonda e assoluta diversità tra le due religioni, ma viene fuori anche una cosa che io in parte già conoscevo ma della quale ora ho avuto la conferma: mentre per noi la religione è (quando c’è) una delle componenti della nostra vita, per i musulmani è “la vita”, “lo stato”, “il governo”, tutto insomma!
È sintomatica una affermazione dell’Imam di Viale Jenner: “i miscredenti ci lasciano predicare, ci lasciano fare le cose a modo nostro, ma tutto questo non ci deve ingannare, perché loro lo fanno soltanto per esaltare uno dei loro capisaldi: la democrazia; è sulla scorta di questa forma di vita che ci lasciano fare e quindi – poiché noi combattiamo e combatteremo sempre questa democrazia – in concreto sono e rimangono nostri nemici”.
Afferrato il concetto? In pratica, il nemico da combattere per i musulmani è la democrazia, poiché con essa tutto (o quasi) è concesso, con essa tutti possono dire la loro opinione, con essa abbiamo una maggioranza ed una minoranza che possono alternarsi tra loro: tutte cose assurde per il mondo musulmano che gli contrappone la “teocrazia”.
Quindi, la lotta dell’Islam è specificatamente verso coloro che cercano di “dialogare”, in virtù della vituperata democrazia, perché così facendo mostrano alla loro gente un modo di comportarsi che è assolutamente contrario ai dettami della loro religione.
E questo viene fuori anche in un libro che sto finendo di leggere proprio adesso e che vi indico perché molto interessante sull’argomento: è una specie di intervista fatta da una giornalista italiana, Marcella Andreoli, ed il titolo del volumetto è “Il telefonista di Al Qaeda”, la confessione del primo terrorista pentito della Jihad in Italia, e riporta quasi all’inizio, questa precisa frase: “Potrei essere un consulente, un consulente sul terrorismo islamico, un ruolo utilissimo perché voi occidentali non riuscite a capire, a volte nemmeno ad intuire, sia la profondità sia l’ineluttabilità dello scontro in atto, uno scontro tra due parti del mondo. Vi siete svegliati dopo l’11 settembre, ma il quadro non vi è ancora chiaro, né avete la capacità di immaginare quanto sia forte e profondo l’odio che viene covato e alimentato contro l’Occidente”.
Questa frase rappresenta una specie di preambolo che il pentito – nel libro si fa chiamare Riadh, ma non credo che sia il suo vero nome – antepone alla narrazione delle varie cellule terroristiche in Italia, il cui cordone ombelicale è da lui indicato nella Moschea di Viale Jenner: interessante, molto interessante!!