sabato, novembre 18, 2006
FRASI CHE RITORNANO
Era molto tempo che non sentivo più questa frase: “correrò per dovere e non per la gloria”, oppure l’altra “farò tutto questo in spirito di servizio”; le affermazione erano tipiche dei democristiani di una volta, quelli che poi andavano al potere e cominciavano a mangiare a quattro palmenti, quelli che una volta conquistata una poltrona non la lasciavano per nessuna cosa al mondo; insomma, quelli – come se ne incontra tanti anche adesso, sia ben chiaro!! – che intendono la carriera politica come un tornaconto personale ed anche a beneficio di parenti, amici e sodali.
Ebbene, sembrerà strano, ma le stesse frasi sono state pronunciate dal politico che adesso è di gran moda, dal politico dal quale ci si aspetta una energica svolta nella stagnante politica francese; sì, amici cari, sto parlando della gentile signora Ségolène Royal, vincitrice a mani basse delle elezioni “primarie” per la nomina del candidato socialista alla corsa per l’Eliseo che si terrà il prossimo anno.
E così la splendida Ségolène non dice che si è candidata perché gli piace, non perché desidera essere il numero uno (che è meglio che trovarsi alle retrovie), non perché lo stipendio è buono e neppure perché, come dice una celebre battuta siciliana, “cummandari è megghiu che futtere”(non so se è scritto bene in lingua sicula, ma il significato, caso mai non si fosse capito è “comandare è meglio che fottere”.
Eppure questa sembrerebbe diversa dai soliti politici di professione, con quella sua aria da signora bene che è appena uscita di casa per fare compere; fatto sta che la sua entrata in politica ha rappresentato una sorta di ciclone: pensate che nel partito socialista francese, due “grossi calibri” come Fabius e Strass-Kahn sono stati travolti dalla bella Ségolène che, dopo essere stata la prima donna a cimentarsi nell’elezione presidenziale, rischia di diventare anche la prima donna all’Eliseo.
Immaginatevi i commenti delle “nostre donne”, della Bonino, della Bindi, della Palombelli, della Melandri, ecc.; tutte queste signore brindano con champagne di marca a questa loro eroina che sembra lanciata verso un futuro di gloria.
A guardare bene attorno a noi, tutto questo trambusto appare un po’ forzato: anzitutto la bella Ségolène non ha ancora vinto niente di importante, ha soltanto sbaragliato in casa propria, ma ora dobbiamo vederla contro un avversario che non lesinerà colpi mancini per passarle davanti (il candidato di centro destra); poi dobbiamo aggiungere che l’assurgere di una donna al massimo potere non è una novità in Europa: infatti non si è ancora spenta l’eco degli applausi per Angela Merkel, la numero uno della Germania, e scusate se è poco!
La Royal, di politica ne parla quasi sempre e da tantissimo tempo: pensate che il suo compagno di vita, Francois Hollande, è il segretario nazionale dei socialisti francesi che in questa circostanza non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione sulle proprie emozioni; l’unica frase che si è lasciato andare è stata “Ségolène deve mantenere la sua identità ed originalità”: se lo dice lui!!
Comunque dico alle nostre donne impegnate a smontare lo stereotipo della “Pupa senza cervello”, che non sono questi esempi eclatanti che risolvono il problema, perché di contro abbiamo una serie di notizie di cronaca nelle quali diverse ragazzine sono “usate” da compagni di scuola per confezionare dei porno da mettere in rete; dovete, o meglio dobbiamo, sconfiggere queste situazioni per affermare pienamente la dignità della donna, altrimenti….
Ebbene, sembrerà strano, ma le stesse frasi sono state pronunciate dal politico che adesso è di gran moda, dal politico dal quale ci si aspetta una energica svolta nella stagnante politica francese; sì, amici cari, sto parlando della gentile signora Ségolène Royal, vincitrice a mani basse delle elezioni “primarie” per la nomina del candidato socialista alla corsa per l’Eliseo che si terrà il prossimo anno.
E così la splendida Ségolène non dice che si è candidata perché gli piace, non perché desidera essere il numero uno (che è meglio che trovarsi alle retrovie), non perché lo stipendio è buono e neppure perché, come dice una celebre battuta siciliana, “cummandari è megghiu che futtere”(non so se è scritto bene in lingua sicula, ma il significato, caso mai non si fosse capito è “comandare è meglio che fottere”.
Eppure questa sembrerebbe diversa dai soliti politici di professione, con quella sua aria da signora bene che è appena uscita di casa per fare compere; fatto sta che la sua entrata in politica ha rappresentato una sorta di ciclone: pensate che nel partito socialista francese, due “grossi calibri” come Fabius e Strass-Kahn sono stati travolti dalla bella Ségolène che, dopo essere stata la prima donna a cimentarsi nell’elezione presidenziale, rischia di diventare anche la prima donna all’Eliseo.
Immaginatevi i commenti delle “nostre donne”, della Bonino, della Bindi, della Palombelli, della Melandri, ecc.; tutte queste signore brindano con champagne di marca a questa loro eroina che sembra lanciata verso un futuro di gloria.
A guardare bene attorno a noi, tutto questo trambusto appare un po’ forzato: anzitutto la bella Ségolène non ha ancora vinto niente di importante, ha soltanto sbaragliato in casa propria, ma ora dobbiamo vederla contro un avversario che non lesinerà colpi mancini per passarle davanti (il candidato di centro destra); poi dobbiamo aggiungere che l’assurgere di una donna al massimo potere non è una novità in Europa: infatti non si è ancora spenta l’eco degli applausi per Angela Merkel, la numero uno della Germania, e scusate se è poco!
La Royal, di politica ne parla quasi sempre e da tantissimo tempo: pensate che il suo compagno di vita, Francois Hollande, è il segretario nazionale dei socialisti francesi che in questa circostanza non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione sulle proprie emozioni; l’unica frase che si è lasciato andare è stata “Ségolène deve mantenere la sua identità ed originalità”: se lo dice lui!!
Comunque dico alle nostre donne impegnate a smontare lo stereotipo della “Pupa senza cervello”, che non sono questi esempi eclatanti che risolvono il problema, perché di contro abbiamo una serie di notizie di cronaca nelle quali diverse ragazzine sono “usate” da compagni di scuola per confezionare dei porno da mettere in rete; dovete, o meglio dobbiamo, sconfiggere queste situazioni per affermare pienamente la dignità della donna, altrimenti….
giovedì, novembre 16, 2006
ZIBALDONE (scolastico) n.11/2006
In questo zibaldone ho aggiunto l’aggettivo “scolastico”, perché, pur riferendosi a due argomenti distinti e separati tra loro, hanno il comune denominatore dell’ambiente scolastico che in qualche modo li lega insieme.
Il PRIMO si riferisce alla vicenda della insegnante sorpresa con cinque alunni, in atteggiamento – come si diceva una volta – “inequivocabile”, nell’aula abbandonata dagli altri ragazzii che si trovavano nella Palestra a fare ginnastica.
Prima contraddizione, o meglio, circostanza sulla quale non si trova l’unanimità: a trovare la signorina – la possiamo chiamare anche per nome, dato che tutti i quotidiani lo hanno già sparato, a margine di interviste con la Gerardina – insieme ai cinque ragazzi (tra i 12 e i 15 anni) è stata una collega che ha ovviamente fornito tutti i particolari del caso: era nuda, era in questa posizione e si stava spupazzando tre ragazzi, mentre gli altri due erano a guardare.
Gerardina, in proposito, nega assolutamente di essersi svestita ed anzi afferma che quando la collega ha aperto la porta si trovava in piedi, vicino ad un armadietto, vestita da capo ai piedi e addirittura con il giubbotto addosso; nega quindi recisamente, oltre alla nudità, di avere avuto rapporti con i ragazzi e, in particolare, il rapporto orale che avrebbe denunciato la collega.
A chi credere? Non è facile districarsi in questa melma di affermazioni: certo che a prima vista ci chiediamo per quale motivo la collega di Gerardina avrebbe dovuto inventarsi una cosa del genere; però, nello stesso tempo, ci chiediamo per quale motivo Gerardina, nel caso di un improvviso infoiamento, avrebbe dovuto rinchiudersi con cinque ragazzini e non, invece, rimandare il tutto al pomeriggio e utilizzare cinque ometti.
Ho paura che la verità non salterà mai fuori, perché ormai si sta andando verso la mitizzazione della professoressa, ormai definita la prof a luci rosse (“mi ha detto che voleva diventare una pornostar”) e dell’alunno più grande, 15 anni, che agli occhi di tutta la scolaresca è diventato una sorta di eroe e sullo stile di Rodolfo Valentino si fa bello con “l’ho fatta morire quella lì”.
Il SECONDO argomento si riferisce ad un evento ben diverso, ma avvenuto anch’esso all’interno di una scuola: il filmato in cui una schiera di ragazzini colpisce e sbeffeggia uno studente down; il tutto, ripreso con la telecamera di un cellulare, è stato messo in rete ed è – a mio avviso – la massima espressione del dispregio che quei ragazzi hanno nei confronti del loro collega, colpito da tale malattia.
Si cercano i colpevoli, forse si individueranno (sembra sia una scuola di Torino), ma nessuno di loro sconterà un bel niente; sapete qual è stata la soluzione che qualcuno ha proposto? Aboliamo l’uso dei cellulari a scuola!
Sapete, vero, che questo aggeggi sono fortemente voluti dai genitori e che averlo più nuovo e con maggiori capacità d’azione è uno status symbol non per il ragazzo ma per la famiglia??!
E quindi come si può pensare che la mamma ed il papà di questi signorini acconsentano a togliere il telefonino nel momento in cui il ragazzo entra a scuola?Allora se non possiamo togliere il telefonino, sentite quale pena propongo: per l’intero anno scolastico, tutti i sabati e tutte le domeniche i responsabili del fattaccio vengano costretti ad andare in una comunità down a lavare, pulire e smerdare i ragazzini – come loro – che non lo possono fare da soli; vediamo se a questo i genitori sono d’accordo.
Il PRIMO si riferisce alla vicenda della insegnante sorpresa con cinque alunni, in atteggiamento – come si diceva una volta – “inequivocabile”, nell’aula abbandonata dagli altri ragazzii che si trovavano nella Palestra a fare ginnastica.
Prima contraddizione, o meglio, circostanza sulla quale non si trova l’unanimità: a trovare la signorina – la possiamo chiamare anche per nome, dato che tutti i quotidiani lo hanno già sparato, a margine di interviste con la Gerardina – insieme ai cinque ragazzi (tra i 12 e i 15 anni) è stata una collega che ha ovviamente fornito tutti i particolari del caso: era nuda, era in questa posizione e si stava spupazzando tre ragazzi, mentre gli altri due erano a guardare.
Gerardina, in proposito, nega assolutamente di essersi svestita ed anzi afferma che quando la collega ha aperto la porta si trovava in piedi, vicino ad un armadietto, vestita da capo ai piedi e addirittura con il giubbotto addosso; nega quindi recisamente, oltre alla nudità, di avere avuto rapporti con i ragazzi e, in particolare, il rapporto orale che avrebbe denunciato la collega.
A chi credere? Non è facile districarsi in questa melma di affermazioni: certo che a prima vista ci chiediamo per quale motivo la collega di Gerardina avrebbe dovuto inventarsi una cosa del genere; però, nello stesso tempo, ci chiediamo per quale motivo Gerardina, nel caso di un improvviso infoiamento, avrebbe dovuto rinchiudersi con cinque ragazzini e non, invece, rimandare il tutto al pomeriggio e utilizzare cinque ometti.
Ho paura che la verità non salterà mai fuori, perché ormai si sta andando verso la mitizzazione della professoressa, ormai definita la prof a luci rosse (“mi ha detto che voleva diventare una pornostar”) e dell’alunno più grande, 15 anni, che agli occhi di tutta la scolaresca è diventato una sorta di eroe e sullo stile di Rodolfo Valentino si fa bello con “l’ho fatta morire quella lì”.
Il SECONDO argomento si riferisce ad un evento ben diverso, ma avvenuto anch’esso all’interno di una scuola: il filmato in cui una schiera di ragazzini colpisce e sbeffeggia uno studente down; il tutto, ripreso con la telecamera di un cellulare, è stato messo in rete ed è – a mio avviso – la massima espressione del dispregio che quei ragazzi hanno nei confronti del loro collega, colpito da tale malattia.
Si cercano i colpevoli, forse si individueranno (sembra sia una scuola di Torino), ma nessuno di loro sconterà un bel niente; sapete qual è stata la soluzione che qualcuno ha proposto? Aboliamo l’uso dei cellulari a scuola!
Sapete, vero, che questo aggeggi sono fortemente voluti dai genitori e che averlo più nuovo e con maggiori capacità d’azione è uno status symbol non per il ragazzo ma per la famiglia??!
E quindi come si può pensare che la mamma ed il papà di questi signorini acconsentano a togliere il telefonino nel momento in cui il ragazzo entra a scuola?Allora se non possiamo togliere il telefonino, sentite quale pena propongo: per l’intero anno scolastico, tutti i sabati e tutte le domeniche i responsabili del fattaccio vengano costretti ad andare in una comunità down a lavare, pulire e smerdare i ragazzini – come loro – che non lo possono fare da soli; vediamo se a questo i genitori sono d’accordo.
martedì, novembre 14, 2006
IL PAESE INGOVERNATO
Mano a mano che ci si avvicina al momento dell’approvazione della finanziaria, le polemiche, le battute e i veleni in seno alla maggioranza salgono in modo esponenziale; in questo mio post mi limiterò a riportarne soltanto alcune, quelle che mi sono sembrate più esilaranti, ed a commentarle brevemente.
Alla affermazione di Prodi sulla “pazzia del paese”, il diessino Cesare Salvi controbatte con una battuta simpatica: “Da pazzi è un governo con 102 membri. Ora basta”, ed infatti ha messo mano ad un decreto che limita a 40 il numero massimo dei ministri e a 600 quello dei membri del parlamento (senatori e deputati) che attualmente sono 915.
Piccolo commento: ma quando è stato varato l’attuale governo dov’era Salvi? Era forse in ferie? Perché per effettuare una manovra che è soltanto di rispetto alla gente si ha bisogno di una legge e non basta il buon senso? Forse perché l’avidità dei partiti (anche quello di Salvi) è fortissima e di difficile contenimento?
Un’altra dichiarazione che mi ha colpita è opera di un “battutista” celebre, Clemente Mastella, che a proposito del Ministro dell’Economia, Padoa Schioppa, dice: “Prodi avrebbe fatto meglio a metterci una brava massaia”.
E in questo c’è del vero, perché anzitutto “il meglio di se come economista” Padoa Schioppa lo ha dato fino a 15 anni fa, poi c’è il buio, e poi perché la brava massaia avrebbe il polso della situazione, saprebbe come è difficile far quadrare il bilancio della famiglia: insomma saprebbe, molto meglio dei ministri economici, quali sono le reali situazioni delle famiglie italiane e non si farebbe condizionare dalle “ricerche statistiche”, fatte ad uso e consumo di “qualcuno”.
C’è poi l’exploit delle “Jene” che si sono recate al “mercatino interno” al Ministero dell’Economia ed hanno acquistato una serie di oggetti (una felpa, un profumo, un paio di orecchini, una collana, un asciugamano, un orologio ed un portafoglio) per un totale di 216 euro, senza che la cassa rilasciasse il benché minimo scontrino; il vice ministro – Vincenzo Visco – tampinato dalle Jene per avere un commento in proposito, si è comportato come ebbe a fare anni addietro il compianto Cuccia: li ha completamente ignorati, dimenticandosi che “ministro” significa “titolare di un ufficio esercitato in nome e per conto di un’autorità superiore” e che in democrazia, questa autorità superiore è il popolo, cioè la gente che, attraverso le tasse, gli consente di percepire lo stipendio che ha e di condurre – lui e la sua famiglia - la vita che fa; se lo ricordi ogni tanto!
La terza battuta è quella che l’on. Francesco Caruso – figlio di un multimiliardario, ma impegnato a “giocare” al fiancheggiatore dei Centri Sociali – ha pronunciato alla Camera: “per sostenere la battaglia a favore dell’autocoltivazione della marijuana, ho seminato alcuni semi nelle fioriere del cortile di Palazzo Madama e in questi giorni dovrebbero sbocciare i primi germogli”.
Apriti cielo, spalancati terra! L’opposizione, ma anche una larga fetta della maggioranza, si è scatenata, infamando il “deputato” Caruso e abbandonando l’aula in segno di protesta; a nulla sono valse le assicurazioni di Bertinotti (gran Capo di Caruso) in base alle quali i Questori di Montecitorio avrebbero ispezionato le fioriere e della q uestione se ne sarebbe parlato alla Conferenza dei Capi Gruppo; e neppure l’affermazione di Caruso che non era niente vero e che aveva scherzato per fare pubblicità ad una sua manifestazione a favore dell’autocoltivazione, ormai il casino era scoppiato e, a Bertinotti non è restato che sospendere la seduta, alla faccia delle cose importanti che, magari, c’erano da approvare o respingere.Mi domando: ma si può andare avanti cosi??!!
Alla affermazione di Prodi sulla “pazzia del paese”, il diessino Cesare Salvi controbatte con una battuta simpatica: “Da pazzi è un governo con 102 membri. Ora basta”, ed infatti ha messo mano ad un decreto che limita a 40 il numero massimo dei ministri e a 600 quello dei membri del parlamento (senatori e deputati) che attualmente sono 915.
Piccolo commento: ma quando è stato varato l’attuale governo dov’era Salvi? Era forse in ferie? Perché per effettuare una manovra che è soltanto di rispetto alla gente si ha bisogno di una legge e non basta il buon senso? Forse perché l’avidità dei partiti (anche quello di Salvi) è fortissima e di difficile contenimento?
Un’altra dichiarazione che mi ha colpita è opera di un “battutista” celebre, Clemente Mastella, che a proposito del Ministro dell’Economia, Padoa Schioppa, dice: “Prodi avrebbe fatto meglio a metterci una brava massaia”.
E in questo c’è del vero, perché anzitutto “il meglio di se come economista” Padoa Schioppa lo ha dato fino a 15 anni fa, poi c’è il buio, e poi perché la brava massaia avrebbe il polso della situazione, saprebbe come è difficile far quadrare il bilancio della famiglia: insomma saprebbe, molto meglio dei ministri economici, quali sono le reali situazioni delle famiglie italiane e non si farebbe condizionare dalle “ricerche statistiche”, fatte ad uso e consumo di “qualcuno”.
C’è poi l’exploit delle “Jene” che si sono recate al “mercatino interno” al Ministero dell’Economia ed hanno acquistato una serie di oggetti (una felpa, un profumo, un paio di orecchini, una collana, un asciugamano, un orologio ed un portafoglio) per un totale di 216 euro, senza che la cassa rilasciasse il benché minimo scontrino; il vice ministro – Vincenzo Visco – tampinato dalle Jene per avere un commento in proposito, si è comportato come ebbe a fare anni addietro il compianto Cuccia: li ha completamente ignorati, dimenticandosi che “ministro” significa “titolare di un ufficio esercitato in nome e per conto di un’autorità superiore” e che in democrazia, questa autorità superiore è il popolo, cioè la gente che, attraverso le tasse, gli consente di percepire lo stipendio che ha e di condurre – lui e la sua famiglia - la vita che fa; se lo ricordi ogni tanto!
La terza battuta è quella che l’on. Francesco Caruso – figlio di un multimiliardario, ma impegnato a “giocare” al fiancheggiatore dei Centri Sociali – ha pronunciato alla Camera: “per sostenere la battaglia a favore dell’autocoltivazione della marijuana, ho seminato alcuni semi nelle fioriere del cortile di Palazzo Madama e in questi giorni dovrebbero sbocciare i primi germogli”.
Apriti cielo, spalancati terra! L’opposizione, ma anche una larga fetta della maggioranza, si è scatenata, infamando il “deputato” Caruso e abbandonando l’aula in segno di protesta; a nulla sono valse le assicurazioni di Bertinotti (gran Capo di Caruso) in base alle quali i Questori di Montecitorio avrebbero ispezionato le fioriere e della q uestione se ne sarebbe parlato alla Conferenza dei Capi Gruppo; e neppure l’affermazione di Caruso che non era niente vero e che aveva scherzato per fare pubblicità ad una sua manifestazione a favore dell’autocoltivazione, ormai il casino era scoppiato e, a Bertinotti non è restato che sospendere la seduta, alla faccia delle cose importanti che, magari, c’erano da approvare o respingere.Mi domando: ma si può andare avanti cosi??!!
domenica, novembre 12, 2006
SIAMO TUTTI PAZZI ??
“Contro i tagli c’è una ferocia impressionante, il paese è impazzito, non pensa al futuro”: sono parole del Presidente del Consiglio di questo disgraziato paese, il quale ha anche aggiunto – a proposito della minaccia di non votare la finanziaria da parte della Montalcini – che “il suo allarme è intempestivo perché stiamo cercando ogni piccola fonte per avere soldi per la ricerca”; ed ancora, a proposito di TFR, ha rivelato di aver detto alla Confindustria: “vi ridò il TFR e vi tolgo il cuneo, hanno detto no, segno che questa finanziaria conviene alle aziende”.
Che dire di queste “affermazioni” (a casa mia si chiamano “bischerate”)? Trovo giusto che questo è un paese impazzito, ma soprattutto la testa è stata persa dai protagonisti della vita politica, personaggi che sono sempre più distanti dalla vita e dai bisogni che il popolo mostra di avere.
Quello cui stiamo assistendo per questa finanziaria è quanto di più disastroso – sotto il profilo psicologico – si possa immaginare: la gente non riesce a comprendere quello che succede, i media continuano a bersagliarla con ipotesi di ogni genere, l’uomo della strada vede diminuire sempre più il potere del proprio stipendio e non c’è un cane che si ponga come obiettivo di risolvere i “veri” problemi del paese.
Il signor Presidente, anziché rilasciare interviste a raffica nelle quali non c’è neppure un minimo di logica, dovrebbe chiedersi almeno un paio di cose: la prima è che l’Italia ha subito – governo Amato – una finanziaria da 60 mila miliardi e non è successo tutto questo casino, segno che il manico è diverso e segno, soprattutto, che le modalità di approccio sono state assai diverse.
La seconda cosa è che il nostro esimio signor Presidente dovrebbe leggersi con attenzione il rapporto della Caritas che contiene un allarme assai curioso: “il ceto medio è a rischio povertà”. Questa affermazione deriva dall’aumento dei pasti messi a disposizione delle famose mense dei poveri gestite dalla Caritas, nelle quali gli elementi della media borghesia diventano sempre più numerosi; chi sono questi frequentatori “borghesi”? In uno studio della struttura cattolica risultano ancora maggioritari gli extra comunitari (63,6%) ma gli italiani che ne fruiscono sono sempre più facenti parti dell’ex borghesia (pensionati, piccoli artigiani, ecc).
Quali le motivazioni? E’ molto semplice, non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e non disdegnano una pastasciutta alla mensa della Caritas. Per i nostri “politici” questo può rappresentare un campanello d’allarme oppure si preferisce continuare a rifugiarsi nella pazzia degli italiani?
Io credo che simili comportamenti di “distacco dal paese” non si siano visti neppure con il precedente governo Berlusconi, il quale da buon venditore di pubblicità, aveva ben presente il motto che il “cliente deve sempre essere ascoltato”.
Come si può fare per risolvere questa situazione? Non è facile! L’unica speranza è nei cinesi, sì, proprio negli omini con gli occhi a mandorla che – dicono i dati di macroeconomia – nel 2010 saranno in testa a tutto il pianeta per quanto riguarda il P.I.L.; a quel punto – dato che il loro tenore di vita non sarà aumentato in corrispondenza al prodotto industriale – possiamo attenderci anche qualche sommossa di popolo e in questo caso si potrebbe assistere ad un tale sconquasso da paragonarsi al “mischiare il mazzo e ridare le carte” e vediamo cosa ci è toccato!!
Che dire di queste “affermazioni” (a casa mia si chiamano “bischerate”)? Trovo giusto che questo è un paese impazzito, ma soprattutto la testa è stata persa dai protagonisti della vita politica, personaggi che sono sempre più distanti dalla vita e dai bisogni che il popolo mostra di avere.
Quello cui stiamo assistendo per questa finanziaria è quanto di più disastroso – sotto il profilo psicologico – si possa immaginare: la gente non riesce a comprendere quello che succede, i media continuano a bersagliarla con ipotesi di ogni genere, l’uomo della strada vede diminuire sempre più il potere del proprio stipendio e non c’è un cane che si ponga come obiettivo di risolvere i “veri” problemi del paese.
Il signor Presidente, anziché rilasciare interviste a raffica nelle quali non c’è neppure un minimo di logica, dovrebbe chiedersi almeno un paio di cose: la prima è che l’Italia ha subito – governo Amato – una finanziaria da 60 mila miliardi e non è successo tutto questo casino, segno che il manico è diverso e segno, soprattutto, che le modalità di approccio sono state assai diverse.
La seconda cosa è che il nostro esimio signor Presidente dovrebbe leggersi con attenzione il rapporto della Caritas che contiene un allarme assai curioso: “il ceto medio è a rischio povertà”. Questa affermazione deriva dall’aumento dei pasti messi a disposizione delle famose mense dei poveri gestite dalla Caritas, nelle quali gli elementi della media borghesia diventano sempre più numerosi; chi sono questi frequentatori “borghesi”? In uno studio della struttura cattolica risultano ancora maggioritari gli extra comunitari (63,6%) ma gli italiani che ne fruiscono sono sempre più facenti parti dell’ex borghesia (pensionati, piccoli artigiani, ecc).
Quali le motivazioni? E’ molto semplice, non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e non disdegnano una pastasciutta alla mensa della Caritas. Per i nostri “politici” questo può rappresentare un campanello d’allarme oppure si preferisce continuare a rifugiarsi nella pazzia degli italiani?
Io credo che simili comportamenti di “distacco dal paese” non si siano visti neppure con il precedente governo Berlusconi, il quale da buon venditore di pubblicità, aveva ben presente il motto che il “cliente deve sempre essere ascoltato”.
Come si può fare per risolvere questa situazione? Non è facile! L’unica speranza è nei cinesi, sì, proprio negli omini con gli occhi a mandorla che – dicono i dati di macroeconomia – nel 2010 saranno in testa a tutto il pianeta per quanto riguarda il P.I.L.; a quel punto – dato che il loro tenore di vita non sarà aumentato in corrispondenza al prodotto industriale – possiamo attenderci anche qualche sommossa di popolo e in questo caso si potrebbe assistere ad un tale sconquasso da paragonarsi al “mischiare il mazzo e ridare le carte” e vediamo cosa ci è toccato!!
SIAMO TUTTI PAZZI ??
“Contro i tagli c’è una ferocia impressionante, il paese è impazzito, non pensa al futuro”: sono parole del Presidente del Consiglio di questo disgraziato paese, il quale ha anche aggiunto – a proposito della minaccia di non votare la finanziaria da parte della Montalcini – che “il suo allarme è intempestivo perché stiamo cercando ogni piccola fonte per avere soldi per la ricerca”; ed ancora, a proposito di TFR, ha rivelato di aver detto alla Confindustria: “vi ridò il TFR e vi tolgo il cuneo, hanno detto no, segno che questa finanziaria conviene alle aziende”.
Che dire di queste “affermazioni” (a casa mia si chiamano “bischerate”)? Trovo giusto che questo è un paese impazzito, ma soprattutto la testa è stata persa dai protagonisti della vita politica, personaggi che sono sempre più distanti dalla vita e dai bisogni che il popolo mostra di avere.
Quello cui stiamo assistendo per questa finanziaria è quanto di più disastroso – sotto il profilo psicologico – si possa immaginare: la gente non riesce a comprendere quello che succede, i media continuano a bersagliarla con ipotesi di ogni genere, l’uomo della strada vede diminuire sempre più il potere del proprio stipendio e non c’è un cane che si ponga come obiettivo di risolvere i “veri” problemi del paese.
Il signor Presidente, anziché rilasciare interviste a raffica nelle quali non c’è neppure un minimo di logica, dovrebbe chiedersi almeno un paio di cose: la prima è che l’Italia ha subito – governo Amato – una finanziaria da 60 mila miliardi e non è successo tutto questo casino, segno che il manico è diverso e segno, soprattutto, che le modalità di approccio sono state assai diverse.
La seconda cosa è che il nostro esimio signor Presidente dovrebbe leggersi con attenzione il rapporto della Caritas che contiene un allarme assai curioso: “il ceto medio è a rischio povertà”. Questa affermazione deriva dall’aumento dei pasti messi a disposizione delle famose mense dei poveri gestite dalla Caritas, nelle quali gli elementi della media borghesia diventano sempre più numerosi; chi sono questi frequentatori “borghesi”? In uno studio della struttura cattolica risultano ancora maggioritari gli extra comunitari (63,6%) ma gli italiani che ne fruiscono sono sempre più facenti parti dell’ex borghesia (pensionati, piccoli artigiani, ecc).
Quali le motivazioni? E’ molto semplice, non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e non disdegnano una pastasciutta alla mensa della Caritas. Per i nostri “politici” questo può rappresentare un campanello d’allarme oppure si preferisce continuare a rifugiarsi nella pazzia degli italiani?
Io credo che simili comportamenti di “distacco dal paese” non si siano visti neppure con il precedente governo Berlusconi, il quale da buon venditore di pubblicità, aveva ben presente il motto che il “cliente deve sempre essere ascoltato”.
Come si può fare per risolvere questa situazione? Non è facile! L’unica speranza è nei cinesi, sì, proprio negli omini con gli occhi a mandorla che – dicono i dati di macroeconomia – nel 2010 saranno in testa a tutto il pianeta per quanto riguarda il P.I.L.; a quel punto – dato che il loro tenore di vita non sarà aumentato in corrispondenza al prodotto industriale – possiamo attenderci anche qualche sommossa di popolo e in questo caso si potrebbe assistere ad un tale sconquasso da paragonarsi al “mischiare il mazzo e ridare le carte” e vediamo cosa ci è toccato!!
Che dire di queste “affermazioni” (a casa mia si chiamano “bischerate”)? Trovo giusto che questo è un paese impazzito, ma soprattutto la testa è stata persa dai protagonisti della vita politica, personaggi che sono sempre più distanti dalla vita e dai bisogni che il popolo mostra di avere.
Quello cui stiamo assistendo per questa finanziaria è quanto di più disastroso – sotto il profilo psicologico – si possa immaginare: la gente non riesce a comprendere quello che succede, i media continuano a bersagliarla con ipotesi di ogni genere, l’uomo della strada vede diminuire sempre più il potere del proprio stipendio e non c’è un cane che si ponga come obiettivo di risolvere i “veri” problemi del paese.
Il signor Presidente, anziché rilasciare interviste a raffica nelle quali non c’è neppure un minimo di logica, dovrebbe chiedersi almeno un paio di cose: la prima è che l’Italia ha subito – governo Amato – una finanziaria da 60 mila miliardi e non è successo tutto questo casino, segno che il manico è diverso e segno, soprattutto, che le modalità di approccio sono state assai diverse.
La seconda cosa è che il nostro esimio signor Presidente dovrebbe leggersi con attenzione il rapporto della Caritas che contiene un allarme assai curioso: “il ceto medio è a rischio povertà”. Questa affermazione deriva dall’aumento dei pasti messi a disposizione delle famose mense dei poveri gestite dalla Caritas, nelle quali gli elementi della media borghesia diventano sempre più numerosi; chi sono questi frequentatori “borghesi”? In uno studio della struttura cattolica risultano ancora maggioritari gli extra comunitari (63,6%) ma gli italiani che ne fruiscono sono sempre più facenti parti dell’ex borghesia (pensionati, piccoli artigiani, ecc).
Quali le motivazioni? E’ molto semplice, non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e non disdegnano una pastasciutta alla mensa della Caritas. Per i nostri “politici” questo può rappresentare un campanello d’allarme oppure si preferisce continuare a rifugiarsi nella pazzia degli italiani?
Io credo che simili comportamenti di “distacco dal paese” non si siano visti neppure con il precedente governo Berlusconi, il quale da buon venditore di pubblicità, aveva ben presente il motto che il “cliente deve sempre essere ascoltato”.
Come si può fare per risolvere questa situazione? Non è facile! L’unica speranza è nei cinesi, sì, proprio negli omini con gli occhi a mandorla che – dicono i dati di macroeconomia – nel 2010 saranno in testa a tutto il pianeta per quanto riguarda il P.I.L.; a quel punto – dato che il loro tenore di vita non sarà aumentato in corrispondenza al prodotto industriale – possiamo attenderci anche qualche sommossa di popolo e in questo caso si potrebbe assistere ad un tale sconquasso da paragonarsi al “mischiare il mazzo e ridare le carte” e vediamo cosa ci è toccato!!