venerdì, agosto 18, 2006
FORZA DI INTERPOSIZIONE
Per cercare di risolvere in qualche modo la crisi mediorientale, che negli ultimi tempi è sfociata in una sorta di guerra tra Israele e gli hezbollah (guerrieri di Dio) che abitano e anzi controllano il sud del Libano e nel cui parlamento hanno anche una loro rappresentanza abbastanza numerosa, l’ONU è riuscito a emanare all’unanimità una “risoluzione” che prevede una forza mista di circa 15.000 uomini che si ponga come forza di interposizione tra Israele e il Libano.
Di questa forza, sotto comando ONU, farà parte anche un contingente italiano (probabilmente i paracadutisti della Folgore) di qualche centinaio di uomini.
Facciamo un passo indietro e soffermiamoci sul termine “interposizione”: etimologicamente si tratta di un qualcosa (in questo caso degli armati) che si pone tra due entità, altrettanto armate, che si stavano litigando fino a qualche ora prima.
In pratica, è come il ruolo di colui che va a dividere due che si stanno cazzottando; il problema è che, tradizionalmente, colui che si propone di dividere due litiganti, è quello che prende i cazzotti più pesanti: speriamo che in questo caso la tradizione venga smentita.
Il problema di questa forza internazionale d’interposizione è sapere bene qual è il suo compito, e questo dovrebbe scaturire dalla risoluzione O.N.U., ma sapete bene come sono le parole, possono essere interpretate in vario modo, per cui non sarà facile comprendere con esattezza il modo in cui questi soldati dovranno comportarsi.
L’atteggiamento di questa forza multinazionale dovrebbe essere mirato anche a portare nell’area una pace duratura, ma credo che non sarà facile, poiché la base di partenza di questa ennesima tragedia sta a dimostrare che nella regione ci sono varie entità che non desiderano affatto la pace, anzi, ogniqualvolta sembra che ci si avvicini ad una soluzione pacifica, succede sempre qualcosa che manda tutto a carte quarantotto.
Per cercare un qualcosa che ci possa condurre a capire meglio gli ultimi eventi dell’area mediorientale, mi sembra utile ricordare come è cominciato quest’ultimo scontro: poco più di un mese fa, una pattuglia di dieci soldati israeliani che controllava la linea di confine con il Libano è stata attaccata da forze hezbollah che ne ha uccisi sette e ne ha rapiti tre; Israele – che notoriamente non tratta con i rapitori – ha preteso la restituzione incondizionata dei suoi soldati e, al rifiuto del capo dei guerrieri di Dio, Nasrallah, ha cominciato a bombardare le posizioni nel sud del Libano dove spadroneggiano gli hezbollah.
Questi ultimi, anziché rimanere impietriti dai furiosi bombardamenti israeliani, hanno cominciato a rispondere colpo su colpo, utilizzando una massa enorme di missili a vario raggio, gentilmente forniti da Siria e Iran; i bombardamenti sono stati così da entrambe le parti, ma gli osservatori internazionali – almeno quelli meno prevenuti – hanno subito individuato la premeditazione da parte degli hezbollak, che avrebbe costruito il primo incidente di frontiera per provocare Israele e, conseguentemente, minare la pace che Olmert e Abu Mazen stavano cercando di costruire in Palestina.
Il curioso di tutta la vicenda è che Israele stava bombardando il Libano, ma non sono state forze libanesi a catturare i soldati, bensì una fazione politica che il governo centrale libanese non riesce a controllare: sarebbe come se un partito politico italiano compisse un attentato contro la Francia: quest’ultima – nel caso che l’Italia non avesse la forza di catturare gli eversori – dovrebbe occuparsene personalmente.
Evidentemente, in tutta questa vicenda ci sono interessi nascosti da parte di potenze mediorientali (Iran, Siria) che incaricano e armano gli hezbollah per continuare, ogni volta che si intravede la fine, la guerra tra Israele e i palestinese che, ormai deve essere chiaro a tutti, è la vera “madre di tutte le guerre” e che se non viene risolto quel conflitto, non si può pensare di risolvere tutte le altre questioni sul tappeto.
Tornando alla forza di interposizione, è ovvio che il primo requisito che gli viene chiesto è la neutralità tra le parti in conflitto e l’aiuto all’esercito libanese a riconquistare il sud del Libano; ma non sarà facile raggiungere questo obiettivo, perché ogni Nazione ha un proprio atteggiamento nei confronti di Israele; noi, ad esempio, ed in particolare l’attuale Ministro degli Esteri, pendiamo di più verso i palestinesi, in virtù di un odio atavico verso Israele e l’America.
Comunque sia non mi sembra che questa missione sia delle più semplici, specie perché ci si aspetta che ponga fine a situazioni di belligeranza che durano da qualche decennio; la soluzione credo che possa essere trovata nell’aiutare i paesi mediorientali più moderati a disfarsi delle frange più estremiste di matrice islamica, cominciando proprio dal Libano che dovrebbe riacquistare la propria sovranità sull’intero territorio e disarmare le milizie hezbollah, così come in Palestina dovrebbero essere disarmati i militanti di hamas.
Chiaro che tutto ciò è difficile e richiede molto tempo, ma dobbiamo tutti armarci di pazienza e sperare.
Di questa forza, sotto comando ONU, farà parte anche un contingente italiano (probabilmente i paracadutisti della Folgore) di qualche centinaio di uomini.
Facciamo un passo indietro e soffermiamoci sul termine “interposizione”: etimologicamente si tratta di un qualcosa (in questo caso degli armati) che si pone tra due entità, altrettanto armate, che si stavano litigando fino a qualche ora prima.
In pratica, è come il ruolo di colui che va a dividere due che si stanno cazzottando; il problema è che, tradizionalmente, colui che si propone di dividere due litiganti, è quello che prende i cazzotti più pesanti: speriamo che in questo caso la tradizione venga smentita.
Il problema di questa forza internazionale d’interposizione è sapere bene qual è il suo compito, e questo dovrebbe scaturire dalla risoluzione O.N.U., ma sapete bene come sono le parole, possono essere interpretate in vario modo, per cui non sarà facile comprendere con esattezza il modo in cui questi soldati dovranno comportarsi.
L’atteggiamento di questa forza multinazionale dovrebbe essere mirato anche a portare nell’area una pace duratura, ma credo che non sarà facile, poiché la base di partenza di questa ennesima tragedia sta a dimostrare che nella regione ci sono varie entità che non desiderano affatto la pace, anzi, ogniqualvolta sembra che ci si avvicini ad una soluzione pacifica, succede sempre qualcosa che manda tutto a carte quarantotto.
Per cercare un qualcosa che ci possa condurre a capire meglio gli ultimi eventi dell’area mediorientale, mi sembra utile ricordare come è cominciato quest’ultimo scontro: poco più di un mese fa, una pattuglia di dieci soldati israeliani che controllava la linea di confine con il Libano è stata attaccata da forze hezbollah che ne ha uccisi sette e ne ha rapiti tre; Israele – che notoriamente non tratta con i rapitori – ha preteso la restituzione incondizionata dei suoi soldati e, al rifiuto del capo dei guerrieri di Dio, Nasrallah, ha cominciato a bombardare le posizioni nel sud del Libano dove spadroneggiano gli hezbollah.
Questi ultimi, anziché rimanere impietriti dai furiosi bombardamenti israeliani, hanno cominciato a rispondere colpo su colpo, utilizzando una massa enorme di missili a vario raggio, gentilmente forniti da Siria e Iran; i bombardamenti sono stati così da entrambe le parti, ma gli osservatori internazionali – almeno quelli meno prevenuti – hanno subito individuato la premeditazione da parte degli hezbollak, che avrebbe costruito il primo incidente di frontiera per provocare Israele e, conseguentemente, minare la pace che Olmert e Abu Mazen stavano cercando di costruire in Palestina.
Il curioso di tutta la vicenda è che Israele stava bombardando il Libano, ma non sono state forze libanesi a catturare i soldati, bensì una fazione politica che il governo centrale libanese non riesce a controllare: sarebbe come se un partito politico italiano compisse un attentato contro la Francia: quest’ultima – nel caso che l’Italia non avesse la forza di catturare gli eversori – dovrebbe occuparsene personalmente.
Evidentemente, in tutta questa vicenda ci sono interessi nascosti da parte di potenze mediorientali (Iran, Siria) che incaricano e armano gli hezbollah per continuare, ogni volta che si intravede la fine, la guerra tra Israele e i palestinese che, ormai deve essere chiaro a tutti, è la vera “madre di tutte le guerre” e che se non viene risolto quel conflitto, non si può pensare di risolvere tutte le altre questioni sul tappeto.
Tornando alla forza di interposizione, è ovvio che il primo requisito che gli viene chiesto è la neutralità tra le parti in conflitto e l’aiuto all’esercito libanese a riconquistare il sud del Libano; ma non sarà facile raggiungere questo obiettivo, perché ogni Nazione ha un proprio atteggiamento nei confronti di Israele; noi, ad esempio, ed in particolare l’attuale Ministro degli Esteri, pendiamo di più verso i palestinesi, in virtù di un odio atavico verso Israele e l’America.
Comunque sia non mi sembra che questa missione sia delle più semplici, specie perché ci si aspetta che ponga fine a situazioni di belligeranza che durano da qualche decennio; la soluzione credo che possa essere trovata nell’aiutare i paesi mediorientali più moderati a disfarsi delle frange più estremiste di matrice islamica, cominciando proprio dal Libano che dovrebbe riacquistare la propria sovranità sull’intero territorio e disarmare le milizie hezbollah, così come in Palestina dovrebbero essere disarmati i militanti di hamas.
Chiaro che tutto ciò è difficile e richiede molto tempo, ma dobbiamo tutti armarci di pazienza e sperare.
mercoledì, agosto 16, 2006
UN PAIO DI COSE CURIOSE PER FERRAGOSTO
Dalla lettura della stampa di questi giorni ferragostani, mi hanno colpito un paio di fatti: il primo riguarda le chiusure di Bar, Ristoranti e negozi vari e il secondo si riferisce all’esodo delle auto verso i luoghi di villeggiatura e alcune considerazioni circa le “possibilità” degli italiani.
Cominciamo con ordine: le chiusure degli esercizi pubblici hanno fatto registrare alcune distonie che mi sembra interessante (e curioso) esaminare; in Sardegna (ma in questo caso la responsabilità non è soltanto di Soru), il Consiglio Regionale, nel maggio scorso, ha emanato una disposizione che “impone” la chiusura nel periodo di ferragosto: ovviamente i commercianti si sono scatenati contro questa disposizione che, sembra, sia stata voluta dai sindacati.
In contrapposizione a questa normativa, il Comune di Firenze ne ha ordinata una che sancisce l’obbligo per Bar e Ristoranti, di assicurare l’apertura almeno del 25% degli esercizi, cioè uno su quattro.
Come si vede, c’è chi dispone coattivamente le chiusure degli esercizi e, di contro, c’è chi obbliga a tenere aperto; volete sapere come andrà a finire? Sicuramente in entrambe le situazioni i commercianti – in barba alle direttive, ma fedeli alle norme sulla liberalizzazione – faranno come vogliono e mentre i sardi apriranno i loro negozi per continuare a mungere la gran massa di turisti, quelli fiorentini sono già in ferie dalla prima decade di agosto e rientreranno a fine mese (alla faccia dell’assessore).
Il secondo fatterello che mi ha colpito è la considerazione che qualche bel tipo (giornalista, ovviamente) ha fatto di fronte alle immagini televisive che, come è consuetudine ormai inveterata, mostravano le lunghe code in autostrada di auto con persone che si recavano in vacanza; e poi giù con i numeri: quindici milioni le persone che si permettono una vacanza e – correlati con un bel salto mortale – quindici milioni gli italiani che, secondo l’ISTAT, vivono al di sotto della soglia di povertà.
E qui scatta la domanda (con la risposta): come fa tutta questa massa di persone a permettersi di andare in vacanza? Semplice, se lo può permettere con il ”nero” che viene fatto da artigiani e commercianti!
Ma il giornalista non si ferma a questa considerazione che definire azzardata mi sembra poco; va oltre e afferma, con la sicumera dell’uomo che sa tutto, che a questo punto occorre l’instaurazione di una sorta di Polizia fiscale che si metta sulle tracce degli evasori e li smascheri.
Vorrei fare un solo commento: che in Italia ci sia svariate partite in “nero”, cioè con evasione totale dalle tasse, può essere anche vero, ma da qui a sognare una situazione di repressione fiscale portata ad un tale parossismo, mi sembra di cadere dalla padella nella brace.
D’altra parte vorrei concludere con una affermazione di Luigi Einaudi, vecchio liberale (lui lo era davvero), che in materia fiscale osava affermare che il cittadino che non paga le tasse è costretto a farlo da uno Stato che si pone in posizione vessatoria sia come aliquote e sia come distribuzione dei carichi fiscali; aggiungeva anche una cosa curiosa: chi non paga le tasse, accantoni una parte del dovuto, perché se lo Stato muta atteggiamento, il contribuente è ormai abituato a non pagare e quindi troverebbe arduo mutare abitudine.
Chissà cosa direbbe se ci fosse adesso??
Cominciamo con ordine: le chiusure degli esercizi pubblici hanno fatto registrare alcune distonie che mi sembra interessante (e curioso) esaminare; in Sardegna (ma in questo caso la responsabilità non è soltanto di Soru), il Consiglio Regionale, nel maggio scorso, ha emanato una disposizione che “impone” la chiusura nel periodo di ferragosto: ovviamente i commercianti si sono scatenati contro questa disposizione che, sembra, sia stata voluta dai sindacati.
In contrapposizione a questa normativa, il Comune di Firenze ne ha ordinata una che sancisce l’obbligo per Bar e Ristoranti, di assicurare l’apertura almeno del 25% degli esercizi, cioè uno su quattro.
Come si vede, c’è chi dispone coattivamente le chiusure degli esercizi e, di contro, c’è chi obbliga a tenere aperto; volete sapere come andrà a finire? Sicuramente in entrambe le situazioni i commercianti – in barba alle direttive, ma fedeli alle norme sulla liberalizzazione – faranno come vogliono e mentre i sardi apriranno i loro negozi per continuare a mungere la gran massa di turisti, quelli fiorentini sono già in ferie dalla prima decade di agosto e rientreranno a fine mese (alla faccia dell’assessore).
Il secondo fatterello che mi ha colpito è la considerazione che qualche bel tipo (giornalista, ovviamente) ha fatto di fronte alle immagini televisive che, come è consuetudine ormai inveterata, mostravano le lunghe code in autostrada di auto con persone che si recavano in vacanza; e poi giù con i numeri: quindici milioni le persone che si permettono una vacanza e – correlati con un bel salto mortale – quindici milioni gli italiani che, secondo l’ISTAT, vivono al di sotto della soglia di povertà.
E qui scatta la domanda (con la risposta): come fa tutta questa massa di persone a permettersi di andare in vacanza? Semplice, se lo può permettere con il ”nero” che viene fatto da artigiani e commercianti!
Ma il giornalista non si ferma a questa considerazione che definire azzardata mi sembra poco; va oltre e afferma, con la sicumera dell’uomo che sa tutto, che a questo punto occorre l’instaurazione di una sorta di Polizia fiscale che si metta sulle tracce degli evasori e li smascheri.
Vorrei fare un solo commento: che in Italia ci sia svariate partite in “nero”, cioè con evasione totale dalle tasse, può essere anche vero, ma da qui a sognare una situazione di repressione fiscale portata ad un tale parossismo, mi sembra di cadere dalla padella nella brace.
D’altra parte vorrei concludere con una affermazione di Luigi Einaudi, vecchio liberale (lui lo era davvero), che in materia fiscale osava affermare che il cittadino che non paga le tasse è costretto a farlo da uno Stato che si pone in posizione vessatoria sia come aliquote e sia come distribuzione dei carichi fiscali; aggiungeva anche una cosa curiosa: chi non paga le tasse, accantoni una parte del dovuto, perché se lo Stato muta atteggiamento, il contribuente è ormai abituato a non pagare e quindi troverebbe arduo mutare abitudine.
Chissà cosa direbbe se ci fosse adesso??
domenica, agosto 13, 2006
SORU, BRIATORE & CO.
Uno dei contrasti di questi ultimi tempi che più mi ha interessato è la diatriba tra il Presidente della Regione Sarda, Soru, e il noto play boy, nonché miliardario, Flavio Briatore che in Sardegna ci capita d’estate con il suo mega yacht, per andare a vedere come funzione il locale più trandy dell’isola, il Billionaire, guarda caso di sua proprietà.
Il motivo del contendere è – come al solito – racchiuso in un pacco di soldi, derivante da una tassa che il Governatore sardo ha appioppato su quelli che vengono definiti “beni di lusso”, cioè barche e seconde o terze case; il ragionamento di Soru è – grosso modo – il seguente: tutti coloro che vengono in Sardegna con i loro mezzi di lusso per andare ad abitare nelle loro case altrettanto di lusso, devono pagare una tassa proporzionale alla lussuosità del bene; le cifre da pagare vanno da un minimo di un migliaio di euro ad un massimo di una ventina: per Briatore e Company sono delle vere quisquilie!
Il ragionamento di Briatore è, invece, che questa tassa scaccerebbe dall’isola una buona parte dei soliti ricconi che invece se ne andrebbero in altri luoghi meno costosi sotto il profilo erariale.
Per patrocinare la propria idea il grande Flavio ha riunito nel suo locale una pattuglia di amici – tiratardi come lui – inneggiando alla libertà di circolazione; per la verità la manifestazione non è andata troppo bene in quanto si sono presentati in numero inferiore al previsto: forse erano impegnati in altri tipi di manifestazioni.
Non conosco nessuno dei due contendenti, ma soltanto a vederli mi sembra che “non ci sia corsa”, come si dice in gergo ippico: da una parte il Governatore Soru che non sarà bello ma almeno lo possiamo definire “normale”; dall’altra Briatore circondato da alcuni amici tra i quali spicca la Marta Marzotto, Roberto Cavalli, Simona Ventura e via di questo passo: indubbiamente le rughe, più o meno combattute, l’aria a snob e l’immagine di persone “di una certa età che non vogliono ammetterlo” provoca una certa repulsione che però, quasi subito, si trasforma in compassione.
Ma adesso veniamo al merito della questione: ricorderete che all’avvento del governo Prodi avevo lanciato l’idea per il neo Ministro dell’Economia, di tassare le ostentazioni del lusso, cominciando dalle barche per poi scendere alle auto di grossa cilindrata ed ai “SUV”; sembra che altre Regioni e addirittura Comuni “vacanzieri” stiano esaminando l’opportunità di seguire l’idea della Sardegna: il primo proselite potrebbe essere il Comune di Cortina d’Ampezzo che, in quanto a frequentatori miliardari, non è secondo a nessuno.
Vediamo se Cortina ed altri Comuni hanno il coraggio di insistere e portare avanti l’idea di Soru che poi mi sembra contenga un assioma semplicissimo: chi ha maggiori disponibilità deve collaborare con più tasse al bene comune; finora si era sempre scansato questo principio che mi sembra soprattutto di buonsenso, oppure si era consentito che una anziana signora ultraottantenne risultasse intestataria di barche, Ferrari e SUV; adesso, con il principio della tassazione d’uso, chiunque sia il legale intestatario, viene colpito chi usa il bene, cioè . diciamolo chiaro - colui che ne è l’effettivo proprietario.
Questa mi sembra una bella battaglia, degna di essere combattuta e quindi che dovrebbe vedere unite tutte le forze progressiste che abbiamo in Italia: sarà possibile? Speriamo, ma ho ancora tanti dubbi; questi sono forti, sono mica farmacisti!
Il motivo del contendere è – come al solito – racchiuso in un pacco di soldi, derivante da una tassa che il Governatore sardo ha appioppato su quelli che vengono definiti “beni di lusso”, cioè barche e seconde o terze case; il ragionamento di Soru è – grosso modo – il seguente: tutti coloro che vengono in Sardegna con i loro mezzi di lusso per andare ad abitare nelle loro case altrettanto di lusso, devono pagare una tassa proporzionale alla lussuosità del bene; le cifre da pagare vanno da un minimo di un migliaio di euro ad un massimo di una ventina: per Briatore e Company sono delle vere quisquilie!
Il ragionamento di Briatore è, invece, che questa tassa scaccerebbe dall’isola una buona parte dei soliti ricconi che invece se ne andrebbero in altri luoghi meno costosi sotto il profilo erariale.
Per patrocinare la propria idea il grande Flavio ha riunito nel suo locale una pattuglia di amici – tiratardi come lui – inneggiando alla libertà di circolazione; per la verità la manifestazione non è andata troppo bene in quanto si sono presentati in numero inferiore al previsto: forse erano impegnati in altri tipi di manifestazioni.
Non conosco nessuno dei due contendenti, ma soltanto a vederli mi sembra che “non ci sia corsa”, come si dice in gergo ippico: da una parte il Governatore Soru che non sarà bello ma almeno lo possiamo definire “normale”; dall’altra Briatore circondato da alcuni amici tra i quali spicca la Marta Marzotto, Roberto Cavalli, Simona Ventura e via di questo passo: indubbiamente le rughe, più o meno combattute, l’aria a snob e l’immagine di persone “di una certa età che non vogliono ammetterlo” provoca una certa repulsione che però, quasi subito, si trasforma in compassione.
Ma adesso veniamo al merito della questione: ricorderete che all’avvento del governo Prodi avevo lanciato l’idea per il neo Ministro dell’Economia, di tassare le ostentazioni del lusso, cominciando dalle barche per poi scendere alle auto di grossa cilindrata ed ai “SUV”; sembra che altre Regioni e addirittura Comuni “vacanzieri” stiano esaminando l’opportunità di seguire l’idea della Sardegna: il primo proselite potrebbe essere il Comune di Cortina d’Ampezzo che, in quanto a frequentatori miliardari, non è secondo a nessuno.
Vediamo se Cortina ed altri Comuni hanno il coraggio di insistere e portare avanti l’idea di Soru che poi mi sembra contenga un assioma semplicissimo: chi ha maggiori disponibilità deve collaborare con più tasse al bene comune; finora si era sempre scansato questo principio che mi sembra soprattutto di buonsenso, oppure si era consentito che una anziana signora ultraottantenne risultasse intestataria di barche, Ferrari e SUV; adesso, con il principio della tassazione d’uso, chiunque sia il legale intestatario, viene colpito chi usa il bene, cioè . diciamolo chiaro - colui che ne è l’effettivo proprietario.
Questa mi sembra una bella battaglia, degna di essere combattuta e quindi che dovrebbe vedere unite tutte le forze progressiste che abbiamo in Italia: sarà possibile? Speriamo, ma ho ancora tanti dubbi; questi sono forti, sono mica farmacisti!