sabato, novembre 25, 2006
MA ABBIAMO ANCHE TANTE FORTUNE !!
Basta parlare delle cose che ci affliggono, basta parlare delle cose che non vanno in Italia; dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo (ed è tanto) poiché ci permette di ospitare degli aventi che a chiamarli “storici” non facciamo altro che dire la verità.
Mi riferisco alle nozze della coppia Tom Cruise – Katie Holmes, la quale coppia ha avuto la bella pensata di onorarci della loro presenza per due o tre giorni e di concludere la loro vacanza italiana con una bella cerimonia di nozze che si è tenuta nel castello Odescalchi di Bracciano.
L’atmosfera era di quelle già assaporate in occasione dei G7, cioè delle riunioni dei grandi della Terra, con duplice cordone di Polizia (ma chi la paga?) che circondava il luogo cruciale dove i due divi hanno coronato il loro sogno d’amore (ma si dice ancora così?); la cerimonia si è svolta secondo il rito della setta scientology, alla quale appartiene lo sposo e della quale non so niente e quindi siamo costretti a passare subito oltre.
Gli inviti – ovviamente ambiti quasi come una vincita al superenalotto – sono stati super selezionati, tant’è vero che soltanto autentivi V.I.P. hanno potuto partecipare alla cerimonia: unici invitati nostrali sono stati Veltroni (non ho capito per quale motivo) e Giorgio Armani, il quale invece il motivo ce l’aveva e bello, in quanto era l’ideatore dei due abiti indossati dagli sposi.
Quest’ultimo, un po’ chiacchierone come si addiceva una volta alle “sartine”, è stato tra i pochi a far trapelare alcune notizie circa l’evento in se e per se: cioè chi era più emozionato, come è stato il bacio, e via di questo passo, tramite la consueta intervista a “Vanity Fair” (chi ne vuol sapere di più si compri la rivista).
Quello che mi ha un po’ turbato è stata l’insistenza con la quale le televisioni nostrali hanno mostrato le fasi preparatorie del matrimonio e, addirittura, il fatto che il TG1, l’ammiraglia di stato, ha aperto il proprio notiziario con una diretta dal castello dove – tenuto a debita distanza dal servizio d’ordine – si intravedeva il bravo Mollica che si arrabattava a parlare di cose che non conosceva e a cercare di immaginare quello che invece non filtrava dalla impenetrabili sale del castello.
E mi sono chiesto: ma come, il neo direttore Gianni Riotta, di provata fede ulivista, di dichiarata simpatia per la sinistra, apre il TG che dirige da poco con la diretta dal luogo dove si svolge la cerimonia nuziale tra Tom Cruise e Katie Holmes? Ma dove è la notizia (sono sempre io che mi interrogo, forse ingenuamente)? E pensare – mi sono chiesto – che Riotta ha costruito tutta la sua carriera negli States, dove se un direttore di telegiornale apre con una “baggianata” simile, si ritrova immediatamente fuori!!
Eppure, i media ne hanno parlato, in particolare le TV; eppure i giornali hanno mandato i giornalisti a bivaccare nel delizioso paesino di Bracciano, finora celebre per il lago e per la caserma dell’esercito; segno che è questo che il pubblico vuole?
E invece penso proprio il contrario! Penso che la gente, almeno la stragrande maggioranza della gente, se ne freghi di tali eventi e che siano i media a “imporli” ed a renderli “di massa”: ricordate la frase del McLuhan che ho già citato varie volte: “è il mezzo che rende famoso il messaggio e non viceversa”. È proprio vero e qui ne abbiamo avuta l’ennesima riprova.
Mi riferisco alle nozze della coppia Tom Cruise – Katie Holmes, la quale coppia ha avuto la bella pensata di onorarci della loro presenza per due o tre giorni e di concludere la loro vacanza italiana con una bella cerimonia di nozze che si è tenuta nel castello Odescalchi di Bracciano.
L’atmosfera era di quelle già assaporate in occasione dei G7, cioè delle riunioni dei grandi della Terra, con duplice cordone di Polizia (ma chi la paga?) che circondava il luogo cruciale dove i due divi hanno coronato il loro sogno d’amore (ma si dice ancora così?); la cerimonia si è svolta secondo il rito della setta scientology, alla quale appartiene lo sposo e della quale non so niente e quindi siamo costretti a passare subito oltre.
Gli inviti – ovviamente ambiti quasi come una vincita al superenalotto – sono stati super selezionati, tant’è vero che soltanto autentivi V.I.P. hanno potuto partecipare alla cerimonia: unici invitati nostrali sono stati Veltroni (non ho capito per quale motivo) e Giorgio Armani, il quale invece il motivo ce l’aveva e bello, in quanto era l’ideatore dei due abiti indossati dagli sposi.
Quest’ultimo, un po’ chiacchierone come si addiceva una volta alle “sartine”, è stato tra i pochi a far trapelare alcune notizie circa l’evento in se e per se: cioè chi era più emozionato, come è stato il bacio, e via di questo passo, tramite la consueta intervista a “Vanity Fair” (chi ne vuol sapere di più si compri la rivista).
Quello che mi ha un po’ turbato è stata l’insistenza con la quale le televisioni nostrali hanno mostrato le fasi preparatorie del matrimonio e, addirittura, il fatto che il TG1, l’ammiraglia di stato, ha aperto il proprio notiziario con una diretta dal castello dove – tenuto a debita distanza dal servizio d’ordine – si intravedeva il bravo Mollica che si arrabattava a parlare di cose che non conosceva e a cercare di immaginare quello che invece non filtrava dalla impenetrabili sale del castello.
E mi sono chiesto: ma come, il neo direttore Gianni Riotta, di provata fede ulivista, di dichiarata simpatia per la sinistra, apre il TG che dirige da poco con la diretta dal luogo dove si svolge la cerimonia nuziale tra Tom Cruise e Katie Holmes? Ma dove è la notizia (sono sempre io che mi interrogo, forse ingenuamente)? E pensare – mi sono chiesto – che Riotta ha costruito tutta la sua carriera negli States, dove se un direttore di telegiornale apre con una “baggianata” simile, si ritrova immediatamente fuori!!
Eppure, i media ne hanno parlato, in particolare le TV; eppure i giornali hanno mandato i giornalisti a bivaccare nel delizioso paesino di Bracciano, finora celebre per il lago e per la caserma dell’esercito; segno che è questo che il pubblico vuole?
E invece penso proprio il contrario! Penso che la gente, almeno la stragrande maggioranza della gente, se ne freghi di tali eventi e che siano i media a “imporli” ed a renderli “di massa”: ricordate la frase del McLuhan che ho già citato varie volte: “è il mezzo che rende famoso il messaggio e non viceversa”. È proprio vero e qui ne abbiamo avuta l’ennesima riprova.
giovedì, novembre 23, 2006
NON CAPISCO: MA DIPENDE DA ME !!
In questi ultimi giorni, vedo passare davanti ai miei occhi alcune storie, alcune decisioni prese da “persone che contano” che proprio non riesco a comprendere: però vi assicuro che ormai me ne sono fatta una ragione e ho stabilito che “dipende da me”, dal fatto che sono un ingenuo ragazzo di campagna, come si diceva una volta, e che posso facilmente non capire quello che avviene attorno a me.
Vediamole insieme queste cose che potrebbero far parte di uno zibaldone speciale; la prima che mi viene in mente è la vicenda della sanità e, in particolare, le lunghe liste di attesa per visite specialistiche ed analisi: quasi tutti i giornali si sono impegnati in varie inchieste dalle quali è scaturito un dato costante: in tutte le città italiane ci sono code spaventose nella sanità pubblica, ma basta pagare – sempre nella stessa organizzazione, ma facendo appello alla intramoenia - e si risolve il problema.
Cosa è questa intramoenia? È un meccanismo inventato dalla Bindi nel 1999 per far sì che i medici potessero svolgere la loro libera professione “all’interno delle mura” (significato del termine intramoenia), cioè all’interno della struttura pubblica, alla quale riversano una parte del ricavato.
L’attuale ministro della salute, la Turco, appreso questa situazione e incavolata nera per questo andazzo, ha imposto alle Regioni di …. ampliare i locali adibiti alla intramoenia entro il 31 luglio 2007. Ma siamo sicuri che era questo che le chiedevano i cittadini??
Passiamo al fenomeno dei giovani che riprendono scene di sesso con il loro cellulare, il tutto abbinato all’altro fenomeno: quello del bullismo dei ragazzi nei confronti dei più deboli, in particolare le donne.
Indovinate cosa ha partorito la mente geniale dell’attuale Ministro dell’Istruzione, l’illustre Fioroni: basta cellulari all’interno delle classi. Premesso che questo divieto è già stato attuato da alcuni Presidi – definiti “saggi” dallo stesso ministro – voglio sperare che non si abbia qualche speranza che basti togliere il telefonino per avere risolto il problema, perché altrimenti qui si è perso veramente la testa.
Ma come, mi chiedo e vi chiedo, persone del mondo dell’educazione arrivano a pensare che basti un divieto per avere risolto il problema? E quando i ragazzi non sono in aula, e quindi possono usufruire del cellulare, chi è adibito ad educarli nel corretto uso dello strumento? Ah, ho capito, la scuola delega questa incombenza alla famiglia; a quella stessa famiglia che ha comprato loro un aggeggio con il quale si potrebbe sfamare per un mese un intero villaggio africano??!!
E voglio concludere con il problema dei senatori a vita, nobile casta di vecchietti che hanno ricevuto questo “laticlavio” per i meriti acquisiti durante la loro esistenza; finora, questi distinti signori e signore, avevano brillato per la poca presenza nell’aula parlamentare, mentre adesso non mancano una seduta, in quanto – per colpa di una errata legge elettorale – il loro voto è diventato determinante per l’approvazione o meno delle leggi, dato che maggioranza ed opposizione sono praticamente in parità.
Questo laticlavio esiste anche in qualche altro paese (pochi), ma a coloro che ne fruiscono non viene richiesta l’incombenza del voto, in quanto la nomina ha un valore assolutamente apolitico, mentre il funzionamento del Senato avviene secondo maggioranze politiche. E poi, diciamocela tutta, questa schiera di arzilli vegliardi, si rende sempre conto di quello che sta votando o viene pilotata??
Vediamole insieme queste cose che potrebbero far parte di uno zibaldone speciale; la prima che mi viene in mente è la vicenda della sanità e, in particolare, le lunghe liste di attesa per visite specialistiche ed analisi: quasi tutti i giornali si sono impegnati in varie inchieste dalle quali è scaturito un dato costante: in tutte le città italiane ci sono code spaventose nella sanità pubblica, ma basta pagare – sempre nella stessa organizzazione, ma facendo appello alla intramoenia - e si risolve il problema.
Cosa è questa intramoenia? È un meccanismo inventato dalla Bindi nel 1999 per far sì che i medici potessero svolgere la loro libera professione “all’interno delle mura” (significato del termine intramoenia), cioè all’interno della struttura pubblica, alla quale riversano una parte del ricavato.
L’attuale ministro della salute, la Turco, appreso questa situazione e incavolata nera per questo andazzo, ha imposto alle Regioni di …. ampliare i locali adibiti alla intramoenia entro il 31 luglio 2007. Ma siamo sicuri che era questo che le chiedevano i cittadini??
Passiamo al fenomeno dei giovani che riprendono scene di sesso con il loro cellulare, il tutto abbinato all’altro fenomeno: quello del bullismo dei ragazzi nei confronti dei più deboli, in particolare le donne.
Indovinate cosa ha partorito la mente geniale dell’attuale Ministro dell’Istruzione, l’illustre Fioroni: basta cellulari all’interno delle classi. Premesso che questo divieto è già stato attuato da alcuni Presidi – definiti “saggi” dallo stesso ministro – voglio sperare che non si abbia qualche speranza che basti togliere il telefonino per avere risolto il problema, perché altrimenti qui si è perso veramente la testa.
Ma come, mi chiedo e vi chiedo, persone del mondo dell’educazione arrivano a pensare che basti un divieto per avere risolto il problema? E quando i ragazzi non sono in aula, e quindi possono usufruire del cellulare, chi è adibito ad educarli nel corretto uso dello strumento? Ah, ho capito, la scuola delega questa incombenza alla famiglia; a quella stessa famiglia che ha comprato loro un aggeggio con il quale si potrebbe sfamare per un mese un intero villaggio africano??!!
E voglio concludere con il problema dei senatori a vita, nobile casta di vecchietti che hanno ricevuto questo “laticlavio” per i meriti acquisiti durante la loro esistenza; finora, questi distinti signori e signore, avevano brillato per la poca presenza nell’aula parlamentare, mentre adesso non mancano una seduta, in quanto – per colpa di una errata legge elettorale – il loro voto è diventato determinante per l’approvazione o meno delle leggi, dato che maggioranza ed opposizione sono praticamente in parità.
Questo laticlavio esiste anche in qualche altro paese (pochi), ma a coloro che ne fruiscono non viene richiesta l’incombenza del voto, in quanto la nomina ha un valore assolutamente apolitico, mentre il funzionamento del Senato avviene secondo maggioranze politiche. E poi, diciamocela tutta, questa schiera di arzilli vegliardi, si rende sempre conto di quello che sta votando o viene pilotata??
domenica, novembre 19, 2006
RESPONSABILITA' GIURIDICHE DEI GENITORI
In contemporanea alle molte notizie di violenze, stupri ed altre nefandezze, commesse da giovani a danno di altri giovani, è uscita sulla stampa una sentenza a carico di alcuni genitori accusati di essere corresponsabili per alcuni reati compiuti dai figli.
La cosa è interessante e quindi – sempre pronto ad indagare nel campo dell’educazione – mi ci butto a corpo morto: come al solito partiamo dalla vicenda e cioè dalla sentenza che nel dicembre 2004 ha consentito il sequestro conservativo, fino alla concorrenza di 220 mila euro, di beni mobili ed immobili di proprietà dei genitori di alcuni giovani imputati.
Il sequestro è nell’ambito di un procedimento a carico di sei giovani minorenni (al momento del reato) accusati di avere “molestato ripetutamente” una ragazzina di soli 11 anni; la sentenza – nell’ambito del procedimento civile intentato dai genitori della ragazzina – riconosce che le famiglie dei ragazzi molestatori “non hanno offerto alcuna positiva dimostrazione di avere assolto adeguatamente al loro complessivo compito di che, con riferimento a soggetti preadolescenti e adolescenti, involge l’educazione sentimentale, il rispetto degli altri e le modalità relazionali, anche con l’altro sesso, temi rispetto ai quali la funzione genitoriale deve trovare ogni opportuna modalità per consentire la crescita dei ragazzi”.
Mi scuso per aver riportato il nodo centrale del dispositivo del Tribunale di Milano, ma mi è sembrato opportuno; adesso cerchiamo di ragionare insieme sull’accaduto e sulla sentenza: in concreto la magistratura afferma che è compito dei genitori accompagnare la crescita “sociale” dei loro figli e indicare loro le vie più opportune per incontrare “il bene” e quelle da non intraprendere perché portano “al male”.
Fin qui niente di nuovo, fin qui niente di clamoroso: come già si sapeva – almeno in teoria – la conduzione e la crescita dei figli è onore ed onere della famiglia; quello che invece la sentenza non dice – e non lo avrebbe potuto fare – è il ruolo oggi determinante dei mass media nella formazione etica e spirituale dei giovani (direi anche degli adulti, ma lasciamo fare, perché il discorso ci porterebbe lontano).
Tutti lo dicono, in qualsiasi consesso, che la televisione – primo “media” per importanza – è profondamente diseducativa; tutti si riempiono la bocca con questi concetti di educazione che la TV non porta avanti; nessuno però dice quello che parrebbe ovvio e cioè che il compito di educare non può essere demandato alla televisione, ma anzi dobbiamo preoccuparci di non venire diseducati da essa.
La TV come baby-sitter a basso prezzo, la TV come intrattenitrice per vecchi e bambini: questi sono concetti che tutti conoscono ma sui quali nessuno sembra interessato a prendere provvedimenti, fino a quando non diventeremo veramente una civiltà di rincitrulliti che conosce solo i reality e le soap opera (per i bambini ci sono i cartoon anch’essi non propriamente formativi).
Quindi, per concludere, quei genitori condannati dal Tribunale milanese hanno la colpa di avere delegato – come fanno tutti – l’educazione dei loro figli all’elettrodomestico TV, sperando magari che la scuola avesse potuto mettere una pezza su questi disvalori proposti dal mezzo televisivo e invece sono rimasti “truffati” anche dalla scuola, in quanto composta da uomini e donne, cioè da “utenti” della TV e quindi da potenziali massificati; quale linea difensiva suggerire: chiamare la TV ad essere correo con loro!
La cosa è interessante e quindi – sempre pronto ad indagare nel campo dell’educazione – mi ci butto a corpo morto: come al solito partiamo dalla vicenda e cioè dalla sentenza che nel dicembre 2004 ha consentito il sequestro conservativo, fino alla concorrenza di 220 mila euro, di beni mobili ed immobili di proprietà dei genitori di alcuni giovani imputati.
Il sequestro è nell’ambito di un procedimento a carico di sei giovani minorenni (al momento del reato) accusati di avere “molestato ripetutamente” una ragazzina di soli 11 anni; la sentenza – nell’ambito del procedimento civile intentato dai genitori della ragazzina – riconosce che le famiglie dei ragazzi molestatori “non hanno offerto alcuna positiva dimostrazione di avere assolto adeguatamente al loro complessivo compito di
Mi scuso per aver riportato il nodo centrale del dispositivo del Tribunale di Milano, ma mi è sembrato opportuno; adesso cerchiamo di ragionare insieme sull’accaduto e sulla sentenza: in concreto la magistratura afferma che è compito dei genitori accompagnare la crescita “sociale” dei loro figli e indicare loro le vie più opportune per incontrare “il bene” e quelle da non intraprendere perché portano “al male”.
Fin qui niente di nuovo, fin qui niente di clamoroso: come già si sapeva – almeno in teoria – la conduzione e la crescita dei figli è onore ed onere della famiglia; quello che invece la sentenza non dice – e non lo avrebbe potuto fare – è il ruolo oggi determinante dei mass media nella formazione etica e spirituale dei giovani (direi anche degli adulti, ma lasciamo fare, perché il discorso ci porterebbe lontano).
Tutti lo dicono, in qualsiasi consesso, che la televisione – primo “media” per importanza – è profondamente diseducativa; tutti si riempiono la bocca con questi concetti di educazione che la TV non porta avanti; nessuno però dice quello che parrebbe ovvio e cioè che il compito di educare non può essere demandato alla televisione, ma anzi dobbiamo preoccuparci di non venire diseducati da essa.
La TV come baby-sitter a basso prezzo, la TV come intrattenitrice per vecchi e bambini: questi sono concetti che tutti conoscono ma sui quali nessuno sembra interessato a prendere provvedimenti, fino a quando non diventeremo veramente una civiltà di rincitrulliti che conosce solo i reality e le soap opera (per i bambini ci sono i cartoon anch’essi non propriamente formativi).
Quindi, per concludere, quei genitori condannati dal Tribunale milanese hanno la colpa di avere delegato – come fanno tutti – l’educazione dei loro figli all’elettrodomestico TV, sperando magari che la scuola avesse potuto mettere una pezza su questi disvalori proposti dal mezzo televisivo e invece sono rimasti “truffati” anche dalla scuola, in quanto composta da uomini e donne, cioè da “utenti” della TV e quindi da potenziali massificati; quale linea difensiva suggerire: chiamare la TV ad essere correo con loro!