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venerdì, febbraio 04, 2005

Presenzialismo televisivo 

Questa speciale classifica comprende almeno una grossa parte di coloro che – più di tanti altri – sono presenti nelle varie televisioni e non ne avrebbero titolo o, per lo meno vengono chiamati a fare i “tuttologi” anche se hanno specifiche conoscenze che, non vengono quasi mai utilizzate.
Al primo posto, anche perché è di fresca nomina, dobbiamo collocare la sig.ra Lecciso – coniugata (?) con Al Bano – la cui presenza segue un ordine ben prestabilito che tende a valorizzare il suo “non sapere fare niente”. Questa sua peculiarità è diventata quasi un’arte, un qualcosa che se ben gestito consente l’apertura di varie porte. Vedrete che tra poco ci sarà una Facoltà Universitaria apposita.
Ci sarebbe da chiedersi chi c’è dietro a questa operazione mediatica che non ha precedenti nella nostra televisione. Io rimango dell’avviso che Al Bano, o comunque il suo Ufficio Marketing,.disponga le pedine nel modo più consono.
Dietro alla Lecciso dobbiamo collocare due religiosi che citerò non in ordine di importanza per la Chiesa ma in ordine di numero di apparizioni: Don Mazzi e il Cardinale Tonini.
Il primo lo troviamo veramente dappertutto, in qualunque tipo di trasmissione, di qualsiasi genere si tratti, dai reality ai talk show: per lui tutto fa brodo pur di “apparire” e di sparare delle affermazioni che definire avventate è veramente poca cosa. Cosa è che lo spinge a comportarsi a questo modo? Sono convinto che sia in buonafede, non debba né voglia fare carriera nel mondo dello spettacolo, quindi credo che le sue reiterate apparizioni televisive siano di natura “evangelica”. Mi spiego: la mia convinzione è che Don Mazzi sia dell’idea che in questo tipo di società l’unico sistema di avvicinare i giovani – suo target preferito – passi attraverso l’uso del principale mezzo di comunicazione; non ha la preparazione scientifica per avventurarsi in questo particolare discorso, ma supplisce con l’entusiasmo.
Quindi possiamo anche assolverlo, se lo assolve il suo superiore e la sua coscienza.
A proposito di superiori, l’altro personaggio del mondo religioso che calca i teatri di rivista o di altro genere è il Cardinale Tonini; pensate che l’ultima volta l’ho visto addirittura al “Processo” di Biscardi, autentico trionfo del cattivo gusto e del trash più totale.
Con la sua voce fievole, con i suoi modi garbati, ma decisi, si è fatto ammirare varie volte; anche Costanzo lo ha utilizzato diverse volte e il personaggio ha sempre fatto la sua discreta figura: certo è un personaggio che incarna un tipo di religione legata al passato, ma con l’età che si ritrova dall’Eminenza non potevamo aspettarci qualcosa di diverso, e comunque i principi che porta avanti sono sempre validi, solo che se nello stesso giorno il telespettatore medio assiste a un intervento di Don Mazzi e ad uno del card. Tonini rimane un po’ sconcertato. Ma poi gli passa!
Una che è sempre presente nella classifica delle presenzialiste ormai da vari anni (fulgido esempio di longevità) è indubbiamente Marta Marzotto, riconoscibile per la vocetta stridula e la grande “verve”; se c’è da litigare, se c’è da combinare qualche bordello che agiti le acque in un talk show o in qualche altro spettacolo, chiamate la “verde” Marta e cadrete sul sicuro.Ultimo da citare è una new entry della classifica, ma sta già raggiungendo le posizioni di vertice: alludo ad Aldo Montano, olimpionico di spada ad Atene e, al ritorno ingaggiato dalla Ventura per la sua trasmissione televisiva della domenica pomeriggio: da questo “prestigioso” trampolino, il giovane e bello schermitore si è lanciato nel jet-set diventando in breve tempo un presenzialista di grosso prestigio; lo troviamo non solo nei vari spettacoli televisivi ma anche a quasi tutte le feste che radunano i vip soprattutto per “farsi vedere”; questo tipo di partecipazione gli ha consentito di avvicinare Manuela Arcuri e di conoscerla (in senso biblico) talmente bene che la focosa moretta del nostri cinema ha dichiarato di voler fare un figlio con lui: che problema c’è, come si fa lo sanno di sicuro!

mercoledì, febbraio 02, 2005

Tempi duri per i neonati 

In questa ultima settimana si sono verificati due casi di abbandono di neonato: entrambi i casi di sono verificati in Toscana e soltanto in un caso su due si è potuto salvare il neonato.
Il primo caso si è verificato vicino a Grosseto, dove una coppia di rumeni (sembra che sia implicato anche il marito), munita di regolare permesso di soggiorno, già con due bambini, ha collocato il corpo di una piccola creatura in una stufa – fortunatamente spenta – dove poi è stato rinvenuto già morto, dalle forze dell’ordine, allertate dai sanitari del vicino Ospedale dove si era rivolta la donna asserendo di aver abortito in Romania e di avere al momento, una emorragia. È stata sufficiente una visita per accertare la verità e aprire una inchiesta: conclusione, entrambi i genitori sono stati arrestati con l’accusa di omicidio volontario.
Il secondo caso si e avuto alla Stazione Ferroviaria di Marradi, un paese dell’Alto Mugello al confine con la Romagna: in questo caso la madre ha collocato il piccolo in una scatola e lo ha abbandonato nella Sala d’Attesa della Stazione; sapeva la disgraziata che da lì sarebbero passati i pendolari che prendono il treno per recarsi a Borgo San Lorenzo ed a Firenze, ed infatti il neonato è stato trovato e consegnato all’Ospedale, dove lo stanno facendo crescere e dove – comunque – si trova fuori pericolo e già comincia ad alimentarsi da solo. In questo caso non sono stati trovati i genitori, neppure la sola mamma, anche se le indagini proseguono alacremente e viene battuta tutta la campagna intorno al paese. Anche in questo caso, comunque, si ipotizza che la madre sia di origine dell’Europa dell’Est; nella zona infatti sono molte le Ucraine, le Bulgare e le Russe che vi abitano.
Bene, questi i due fatti, che non avevate bisogno di leggere il mio post per conoscere, in quanto ne hanno parlato giornali e TV; ora invece, cerchiamo di trarre qualche riflessione su quanto accaduto.
Anzitutto dobbiamo rilevare che – sarà anche un caso – in entrambe le vicende sono implicati direttamente coppie o singoli provenienti dall’estero; con questo sia subito molto chiaro che non intendo fare un discorso razzista, tutt’altro.
Credo infatti che una madre che abbandona un proprio figlio appena nato è in uno dei seguenti due stadi psicologici: o è pazza, di una pazzia patologica, di quelle pazzie che mal si rilevano al primo contatto, tanto per fare un esempio la schizofrenia; oppure è talmente disperata, talmente sfiduciata verso il futuro specialmente suo, che cerca di fare star bene il piccolo: in che modo? O uccidendolo – e quindi mandandolo in cielo, come prega la madre – oppure affidandolo a qualcuno che possa meglio di lei tirarlo avanti negli anni: in pratica una forma anch’essa di pazzia!
Ed a questo punto scatta la seconda considerazione: non possiamo continuare a fare entrare tutti e poi disinteressarsene. Le persone che accogliamo – provenienti dall’est o dal sud – devono essere accolte come si deve, con gli stessi diritti che abbiamo tutti noi: mi riferisco in particolare alla tutela delle puerpere e conseguentemente del nascituro che le strutture pubbliche dovrebbero mettere in atto (in alcuni casi lo fanno); se lo facciamo nel caso delle mamme e dei bambini italiani, dobbiamo ancora di più farlo per gli “ospiti”, che peraltro appaiono come maggiormente bisognosi di attenzioni e incapaci di gestirsi da soli una loro propria esistenza piena di disagi e di compromessi.
Se non siamo in grado di provvedere a questa forma di assistenza, meglio non accoglierli, meglio rinchiuderci dentro il nostro egoismo di paese a “crescita zero” e lasciare fuori della porta tutte le Natasce o le Fatime di questo mondo.

martedì, febbraio 01, 2005

Le elezioni in Irak 

In queste prime elezioni del dopo Saddam, si sono evidenziate alcune caratteristiche del popolo irakeno che mi sembra opportuno rilevare.
La prima si riferisce all’alta percentuale di votanti fatta registrare, addirittura superiore a quelle riferibili a consultazioni in paesi cosiddetti democratici (U.S.A., Italia, Francia, ecc): si parla di una forbice che va da un minimo del 60% ad un massimo del 75%; anche se facciamo una media vediamo che gli irakeni che si sono presentati nelle cabine elettorali hanno raggiunto cifre importanti.
Chiediamoci allora il perché di questa massiccia affluenza nonostante gli avvertimenti dei “delinquenti” (quelli che gli altri chiamano terroristi) tipo Al Zarqawi che preannunciavano omicidi a tutto spiano, bombe in tutti i seggi e altre nefandezze del genere.
E queste vergognose azioni di disturbo ci sono pure state, come ad esempio le varie bombe fatte scoppiare addosso a kamikaze, oppure ai lanci di missili contro basi militari ed aerei; quella però che mi ha maggiormente colpito è stata l’azione di un kamikaze bambino che si è messo in fila ad un seggio e si è poi fatto esplodere il giubbetto pieno di tritolo. Chi sarò stato quel feroce delinquente che ha avuto la crudeltà di ingaggiare per una operazione del genere un bambino che ancora dovrebbe giocare con le pistoline di latta? E ci sarà mai la possibilità di vederlo dietro la sbarra di un tribunale per rispondere di questi atti delinquenziali? E i genitori del bambino sono anche loro in linea con queste vergognose iniziative?
Ma tutte queste azioni riprovevoli non sono riuscite a fermare la maggioranza del popolo irakeno; allora proviamo a chiederci il perché di questa adesione degli irakeni al vecchio rito delle elezioni che alcuni di loro nemmeno conoscevano: a mio avviso è stato un chiarissimo invito ai non irakeni ad andarsene prima possibile dal paese e in questo gruppo di persone che se ne debbono andare, le donne e gli uomini dell’Irak comprendono Al Zarqawi, Osama Bin Laden, Bush. Blair, Berlusconi e compagnia bella.
Cioè, mi sembra un chiaro messaggio a tutto il mondo occidentale a fare tutto il possibile perché gli irakeni possano quanto prima riprendere il controllo del loro paese; ed ai vari Al Zarqawi un altro caloroso invito a togliere le tende e ad andare da qualche altra parte a fare malestri, visto che in Irak ne hanno già fatti abbastanza.
Da rilevare che gli Al Zarqawi meritano per gli irakeni una violenta pedata nel culo con la quale toglierseli dalle scatole; i Bush, i Blair e i Berluscono invece – dopo alcune tirate di orecchie per alcune scelleratezze commesse verso la popolazione – vengono accompagnati all’aeroporto e ringraziati della partecipazione.
Un’ultima notazione: dai resoconti televisivi ho avuto l’impressione che in testa a questo straordinario movimento di riappropriazione del proprio territorio ci siano le donne, specie quelle non più giovanissime: magari non è così ma mi piace tanto pensare di averci indovinato, di avere davanti agli occhi quei diti tinti di blu che oltre a significare un voto espresso, indicano il riprendersi un paese da troppo tempo nelle mani degli altri.
La considerazione finale è ovvia: e ora cosa succede? Succede che gli irakeni non debbono credere di avere già vinto la guerra, ma solo una battaglia; succede che dopo questa prova di autentico coraggio, dobbiamo guardare al popolo irakeno con il rispetto che si merita e considerarlo come un possibile partner per la creazione di una sponda democratica in quella zona; succede – infine – che dobbiamo essere contenti di non avere interamente sprecato le vite degli italiani che sono morti in questa avventura: anche loro, dall’alto, saranno certamente un po’ meno incazzati..


domenica, gennaio 30, 2005

Chi si ricorda del giudice Sossi? 

Negli anni ’70 (precisamente nel 1974) il giudice genovese Mario Sossi venne rapito dalle Brigate Rosse che, per liberarlo chiedevano il rilascio di 8 loro “colleghi” arrestati; il rapito venne liberato dopo poco più di un mese di detenzione, senza che i brigatisti venissero scarcerati. E’ proprio Sossi che presiede la sezione della Corte di Cassazione che ordina di rifare il processo d’appello per Erra, l’unico “adulto” imputato nel caso di Desirée Piovanelli, brutalmente stuprata e uccisa, condannato a “soli” venti anni di carcere: “sono pochi, ha detto la Cassazione, non sono state valutate le aggravanti, rifate il processo”.
Contemporaneamente a questa sentenza emessa nel pieno mandato delle sue funzioni giurisdizionali, il giudice Sossi ha rilasciato una intervista nella quale affronta alcune posizioni che si sono determinate nel mondo della giustizia: la prima è quella della separazione delle carriere, un autentico tabù che, ogni volta che viene avanzato da qualche politico, riceve come minimo qualche impropero e uno…sciopero.
Su questo argomento Sossi non solo afferma di essere favorevole, ma fa di più, confidando che anche a sinistra, tra i magistrati ci sono molte posizioni favorevoli alla separazione, ma chi la pensa così non ha voce, si sente isolato, non compare.
Sossi affronta poi il problema delle cosiddette “sentenze miti” e degli “sconti” che in base alla legge Gozzini vengono applicati ai detenuti: “la gente non può non restare sconcertata dinanzi a questi benefici che vengono estesi anche ad autori di crimini molto gravi. I cittadini rimangono sbalorditi e così si mina la fiducia, il senso stesso della giustizia, si acuisce il divario tra il sentire della società e certe decisioni dei magistrati”.
Le affermazioni del giudice Sossi mi confortano per le numerose battaglie che da tempo oso intraprendere nei confronti della magistratura; a dare manforte a quanto sopra detto, c’è l’ultima battuta di Sossi all’intervistatore: “all’interno dell’Associazione Nazionale Magistrati la discussione è molto più aperta di quanto non appaia”. Allora significa che il monolitismo di facciata è solo un obbligo nei confronti dei referenti politici dell’associazione e che la stampa e le televisioni non hanno nessun interesse ad andare più a fondo nelle delibere dell’A.N.M.
A dimostrazione di quanto sopra, anche nel ricorso del pm Spataro verso la sentenza del giudice sulla vicenda degli islamici considerati “patrioti”, si legge che “ha omesso di valutare” o anche “ha erroneamente interpretato circostanze di fatto pacificamente risultanti agli atti”.
Come dicono i magistrati, le sentenze si impugnano, non si discutono; certo che chi lo può fare, come il pm Spataro, lo fa e con toni anche accesi, noi che non lo possiamo fare abbiamo due strade: tacere o scriverlo sui giornali, ma in quest’ultimo caso veniamo descritti come pericolosi cospiratori nei confronti dell’indipendenza della magistratura.
Un’ultima notazione: ricordate che la stampa ha messo fuori la voce che Omar – il complice di Erika nella carneficina di Asti – sarebbe stato scarcerato per fruire di pene alternative; ebbene il magistrato che si occupa del caso ha smentito, sdegnata, che ci sia in corso un provvedimento del genere (ma l’avvocato difensore ha fatto il pesce in barile dicendo e non dicendo). Ha solo ammesso che – udite bene – il giovane sta fruendo di 45 giorni di “omaggio” ogni sei mesi (cioè 180 giorni) di pena scontata. Facciamo un po’ di conti: 45 di sconto su 180 è pari al 25%, cosicché possiamo affermare che nella nostra giustizia gli “sconti” durano tutto l’anno e non per periodi delimitati come avviene nel commercio.

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