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sabato, novembre 28, 2009

UNA BELLA NOTIZIA SULLA TV 

Può non volere dire “niente”; può essere un “caso”; può essere soltanto una coincidenza di palinsesto; insomma, può significare tante cose e niente, ma la realtà ci dice che “Il grande fratello”, il reality trasmesso su Canale5, è in grossa crisi e si comincia a pensare ad una chiusura anticipata.
Già martedì scorso i dirigenti della struttura programmi di Mediaset erano in riunione per esaminare i motivi – ammesso che ce ne siano – per i quali la puntata del lunedì precedente era stata “strapazzata” da “nonno Libero” che aveva ricevuto dal pubblico uno share doppio di quello fatto registrare dal reality.
Poi c’è stata la rissa (sfiorata o realizzata?) tra un certo Mario e un certo Massimo, per colpa di una graziosa Brunetta alla quale il primo avrebbe mancato di rispetto; l’episodio è stato “oscurato”, cioè le telecamere poste in quella stanza sono state disattivate e questo può significare due cose: anzitutto che le cose avvenute non sono “da dare in pasto” alla gente, oppure che non è successo niente, ma la struttura di comando sceglie di “far credere” alla gente che sia successo il finimondo.
Comunque sia, i dati parlano chiaro: l’edizione di quest’anno è iniziata con un ascolto di circa 8 milioni che è sceso rapidamente fino ai 5 di adesso: abbiamo avuto una contrazione degli ascolti superiore al 30%.
Dopo dieci anni la crisi – già registratasi negli altri paesi – è arrivata anche in Italia e tutti, dai dirigenti televisivi alla struttura venditrice del format (la Endemol) si chiedono cosa stia accadendo, cioè se si tratta di un fatto scontato su cui non c’è niente da fare, oppure se c’è qualcosa di sbagliato nei protagonisti di questa stagione.
Sulla scorta di questa ricerca di soluzioni, non ritengo possibile che sia una rissa in più o una in meno a sbrogliare la matassa e quindi dico a Canale 5 che non è questa la soluzione; forse sarebbe opportuno rivedere i criteri di scelga dei concorrenti e indirizzare i loro discorsi su cose facenti parte della “nostra” realtà di tutti i giorni e non fossero invece campati in aria e completamente vuoti di significato.
In sostanza, si potrebbe tentare di legare le poche attività intellettuali dei concorrenti alla realtà della cronaca o della vita reale così come appaiono nelle trasmissioni di approfondimento di tutte le televisioni; la gente vedrebbe così questa ciurma di personaggi un po’ meno “marziani” e un po’ più come esseri veri uguali agli altri.
E poi c’è la base di tutti i discorsi: qual è la vera carta vincente del grande fratello? Il potere smirciare in casa d’altri, in tutti i posti (esclusi i bagni) e sentire e vedere quello che fanno e dicono questi uomini e queste donne: questa è la sottile perversione!
Cioè, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, siamo in presenza di un grosso “buco della serratura” che viene messo a disposizione della gente per guardare in casa d’altri; ma se nella casa in cui entro per mezzo del buco della serratura non c’è niente di interessante, ossia niente che richiami i miei istinti o i miei desideri, anche quelli peggiori e di più infimo livello, cosa guardo a fare? Forse mi diverto di più con una “fiction” del genere che a me interessa di più (avventura, giallo, sesso, ecc)
Ed allora, eccoci giunti alla pietra angolare del concetto: se la struttura televisiva desidera avere più successo, è necessario che il reality si tinga di una patina – sfumata quanto volete – di sessualità, cioè si replichi altri casi precedenti di amori ed amorazzi; sono un cinico? Può darsi, ma conosco i miei polli e poi non ho detto che “vada bene” fare ciò, ma solo che, se si vuole fare audience “bisogna” fare così. Chiaro il concetto?

venerdì, novembre 27, 2009

POTENZA DELLA TV 

Ricorderete che una volta – non tantissimi anni fa – si diceva che “esiste solo ciò che passa in TV”, intendendo che le informazioni la gente le prende dalla televisione; si diceva anche che l’apparecchio televisivo era una sorta di elettrodomestico ed anche che fungeva da babysitter (qualcuno parlava di mamma RAI).
Oggi dobbiamo andare oltre e parlare della TV come lo strumento che genera tutti i contenuti mediatici, o meglio ancora, il perno attorno a cui ruotano le informazioni – serie o frivole, vere o false – della nostra società, rielaborate poi in mille altri modi dagli altri media, come le “rete internet” o i giornali, ma sempre riconducibili a quel grande schermo che troneggia nei nostri salotti.
Una canzoncina di Arbore diceva che “tu comandi finché possiedi il telecomando”, in quanto la scelta della stazione su cui sintonizzarci è l’unica possibilità che è rimasta al pubblico di oggi di essere un po’ (soltanto un po’, perché l’indipendenza dal mezzo è falsa) liberi di vedere quello che vogliamo; in realtà non è così dato che i palinsesti sono molto simili e le notizie provengono tutte dalla stessa matrice.
Vediamo tutti che i nuovi media (internet, blog, facebook, ecc.) sono ormai dilaganti nella società attuale ed hanno occupato un ruolo rilevante nella vita di moltissimi italiani, ma senza che tale atteggiamento arrivi a sottrarre utenti alla T V.
Per ora, nessun canale di comunicazione può ambire ad essere il centro su cui far ruotare la galassia mediatica; l’unica è la televisione generalista che – in virtù del linguaggio accessibile a tutti (anche se non da tutti compreso appieno) – può aspirare a ricoprire questa funzione specifica.
Solo la vecchia, cara, onusta di gloria, televisione per tutti, può mediare tra i diversi linguaggi della comunicazione e accompagnare gli utenti alla “decodifica” dei tanti modi di apparire sul palcoscenico della comunicazione.
Insomma, quello che intendo è che la TV è quel mezzo che raccoglie, rilancia e diffonde le informazioni disseminate nella galassia mediatica, ma soprattutto detta gli argomenti su cui impostare il discorso.
Facciamo un rapido esempio che mi perviene dal Censis e che quindi ha una certa credibilità e prendiamo due trasmissioni tipiche della tv generalista, “XFactor” di Rai2 e ”Il grande fratello” di Canale5; ebbene, il 62% degli italiani conosce questi programmi, ma solo il 17% ne ha seguito costantemente almeno uno dei due, mentre il 24% ne ha seguito uno, ma saltuariamente, ed il 21% degli italiani intervistati ha dichiarato di conoscere questi programmi pur non avendoli seguiti ma solo perché “se ne è parlato molto”: la metà di questi, ne ha parlato con amici e conoscenti, l’altra metà ha seguito trasmissioni televisive che ne parlavano.
Da questo si deduce che la televisione è in grado di “imporre” i suoi programmi al suo pubblico – anche se non seguiti – cosa che gli altri non riescono assolutamente a fare.
Quindi possiamo dire che la comunicazione di “una certa cosa” se passa attraverso una televisione generalista acquista conoscibilità in forma esponenziale su tutti gli altri strumenti e pertanto lo slogan di una volta – “esiste solo ciò che passa in TV” – adesso può essere modificato in “se qualcosa esiste prima o poi passerà in TV”.È chiaro che se le cose stanno così, la possibilità del cittadino di essere manipolato dalle subdole comunicazioni clandestine è sempre maggiore; come unico elemento di cura c’è il “rendersene conto” e da questa consapevolezza cominciare a studiare i segni che questi strumenti usano per comunicare. Non è facile ma si può riuscire.

mercoledì, novembre 25, 2009

E' DA RIDERE O DA PIANGERE ? 

Il dilemma è sull’uscita del signor Gianfranco Rotondi, di mestiere ministro per l’attuazione del programma nell’attuale governo Berlusconi. Che cosa ha combinato l’illustre sconosciuto per far parlare di se? Ha rilasciato la seguente dichiarazione ad un sito web gestito da Klaus Davi che l’ha rilanciata alle agenzie: “La pausa pranzo è un danno pel il lavoro ma anche per l’armonia della giornata; non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca l’Italia;chiunque svolge un’attività autonoma la abolirebbe; casomai, sarebbe meglio distribuirla in modo diverso come avviene in altri Paesi”; questo il pensiero di Rotondi sul pasto che, prima si chiamava pranzo ed ora è “spuntino”.
Da questa dichiarazione apprendiamo alcune cose: la prima è che il ministro non ama la ritualità del giorno pianificato, forse vorrebbe che ogni giornata fosse diversa dalle altre e, magari, in qualcuna si mangia quattro volte e in qualche altra mai; la seconda è che vorrebbe la pausa per il rifocillamento distribuita in modo diverso “come avviene negli altri Paesi”: veramente il sistema che è attualmente in uso è quello che abbiamo ereditato dalla globalizzazione e cioè breve pausa (40 minuti, massimo un’ora) e quindi uso di mense aziendali oppure di snack bar vicini al luogo di lavoro: detto tra noi, che non ci senta il ministro, questo comparto della ristorazione collettiva, vale annualmente 6miliardi di fatturato e dà lavoro a oltre 70mila dipendenti, distribuiti in 1.200 imprese.
Su questa “proposta” si sono sentite tutta una serie di osservazioni: dal sindacato che ha ovviamente preso male la cosa, al “ nutrizionista” che ha sconsigliato di adottare questo stile di vita che, almeno se ho capito bene, vedrebbe l’individuo che lavora congiungere il cappuccino della mattina con il pasto della sera; e nel mezzo? Niente!!
Forse le frequentazioni della “buvette” del Parlamento non sono state buone consigliere, specie se teniamo presente che i deputati e i senatori “si sono imposti” una pausa pranzo di tre ore, durante le quali, le libagioni sono ai massimi livelli (l’ultima battuta è lo scontro dei suddetti “mangioni” con il Ministro Zaia che voleva togliere dal menù il burro francese a beneficio di quello nostrale: le discussioni sono ancora in atto!
L’uscita di Rotondi è chiaramente una “sciocchezza”, ma a me interessa capire il motivo per cui è stata fatta; ed ecco la mia idea “provocatoria”: il nostro eroe, che per il suo incarico ministeriale non viene mai intervistato da nessuno, quando torna a casa viene assalito dalla moglie che gli urla: “chi ti ha intervistato questa settimana” al che lui deve rispondere “nessuno” e beccarsi gli improperi della consorte; adesso, stufo della situazione ha organizzato questa dichiarazione/bufala, che lo ha portato su tutti i giornali e così la moglie la smetterà di accusarlo di “non contare un fico secco”.
Ma sulla stessa linea del “dilemma” abbiamo anche la stucchevole vicenda dei trans e di Marrazzo, ai quali si è aggiunto il fornitore di droga trovato morto; mi dicono che ieri sera se ne è occupato ancora una volta il “sacerdote” Bruno Vespa e questa la dice lunga sulla volontà di “montare il pasticcio” a beneficio dell’audience.
Ma se l’ ascolto aumenta quando si parla di queste cosine un po’ pruriginose, significa che i telespettatori sono tutte persone che o lo fanno o vorrebbero farlo ma non possono (per vari motivi); ma, mi chiedo, che cosa fanno o vorrebbero fare?.
Ecco, questo dovrebbe essere l’oggetto del prossimo “Porta a Porta”: l’uomo che si accompagna con un “trans”, cosa combina? Dunque, il trans – per quello che ne so io – è un uomo che ha il seno gonfiato dagli ormoni ma possiede ancora “il pisello” (più o meno grande); quindi, il “cliente”, come organizza la cosa? Chi sta sopra e chi sotto? Forza Bruno, aspettiamo che tu e i tuoi ospiti ce lo spieghino, solo tu puoi farlo!!

martedì, novembre 24, 2009

DUE FATTI E UN RICORDO 

Il primo “fatto” è la figuraccia che quasi tutti i media hanno fatto sulla vicenda “Garofano”, accostando le dimissioni del Capo dei RIS di Parma con una indagine aperta dalla Guardia di Finanza - su esposto dell’avvocato Taormina, feroce avversario del graduato nel processo della Franzoni - circa presunte consulenze a pagamento.
I mass-media, con la trascuratezza e la supponenza che mostrano dall’alto del loro potere, hanno legato i due eventi che, invece sono assolutamente staccati: il primo (le dimissioni) riguarda la recente candidatura all’europarlamento, tentativo non riuscito e che ha causato all’ufficiale un inatteso trasferimento a Roma; è stato fatto ricorso al TAR per contestare la decisione e Garofano ha avuto ragione; il comando dell’arma ha promosso appello al Consiglio di Stato e in questo giudizio l’ufficiale ha avuto torto.
Dopo ciò, Garofano, che ha già superato di due anni il limite per la pensione, ha preferito lasciare, ovviamente con amarezza, la “creatura” da lui formata anni addietro.
Il secondo (l’indagine della GdF) si riferisce ad un esposto dell’avvocato Taormina durante il processo Franzoni, che dette luogo, all’epoca, all’apertura di un fascicolo ma senza che al momento ci sia nessun reato contestato all’ufficiale.
Quindi il legame tra i due eventi è solo nella testa dei giornalisti che così facendo hanno inteso screditare la figura del colonnello; a quale scopo? Non è facile rispondere; probabilmente solo per una malriuscita caccia allo scoop.
Il secondo “fatto” riguarda la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, di togliere dalle aule scolastiche “il crocifisso”, in quanto “viola il diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni”.
Anzitutto si deve precisare che tale Corte non è composta da “politici” del tipo di Breznev o Honecker (ultimi epigoni dell’ateismo comunista) ma da ex magistrati che conoscono il diritto ed i codici, ma forse dovrebbero giudicare usando maggiore buon senso; perché dico questo? Perché il concetto di “croce” è entrato nella fraseologia comune e non è certo togliendo quel piccolo oggetto che lo si può togliere.
Volete qualche esempio: “ciascuno deve portare la propria croce”, oppure “che croce che sei diventato!!”, quando ci si lamenta di qualcuno; e nel caso di uno che è tenuto in scacco, sbeffeggiato, picchiato ed altre piacevolezze del genere, si usa dire che “è un povero cristo in croce”; queste frasi non le dicono solo i credenti ma anche gli altri, con buona pace dei signori giudici. Sono stato chiaro??
E passiamo adesso al “ricordo”: pochi giorni fa, il 20 novembre, sono trascorsi 20 anni dalla morte di un grande scrittore, grandissimo “polemista” ed anche grande uomo appassionato della vita civile: Leonardo Sciascia; non ho la cultura per dire quale posto spetti a Sciascia nella storia della letteratura del ‘900, ma so che molte sue opere hanno ispirato grandi film e questo è già un indice di valore.
A proposito del “polemista”, ricordo che i suoi scritti sul Corriere della Sera – come quelli di Pasolini negli stessi anni – avevano lo scopo di provocare , di svegliare dal torpore e dal conformismo; ed è su questa linea di pensiero che dai suoi scritti straripa la famosa allocuzione “professionisti dell’antimafia”; se penso che molti suoi colleghi e tanti magistrati stigmatizzarono la frase, indicandola come “un rifiuto della lotta alla mafia”, mi viene ancora voglia di vomitare.
La sua era invece una verità molto semplice: “bisogna ragionare con la propria testa e non fare dell’antimafia una moda parolaia e vuota”: quanto è attuale questa impostazione e quanto avremmo ancora bisogno di persone come Lui.

domenica, novembre 22, 2009

VIOLENZA, ANCORA VIOLENZA 

In questi ultimissimo giorni, sono avvenuti un paio di eventi così disgustosi per la loro ferocia che lasciano interdetti: il primo si è svolto nella mia città ed ha visto come protagonista un domestico dell’america latina che avrebbe (uso il condizionale, ma la cosa è certa) usato violenza ai danni di un bambino di tre (si, avete letto bene:3) anni; l’infame atto è strato narrato dal ragazzino, prima ai genitori e poi agli inquirenti; a entrambi ha raccontato di come l’uomo gli facesse fare “cavallino” mentre entrambi erano nudi ed il sederino del bambino strusciava sui genitali del maniaco; da notare che le parti posteriori del piccolo sono risultate infiammate e chiaramente violate.
Il secondo episodio che mi ha turbato si è svolto a Brescia ed ha visto protagonisti una coppia di innamorati appartatasi in auto per amoreggiare; improvvisamente una figura “nera” è apparsa al finestrino dell’uomo e, dopo averlo infranto con una mazza da baseball, ha tirato fuori l’impaurito ragazzo al quale ha inferto alcune coltellate; lasciato il giovane sanguinante sulla strada, si è messo alla guida ed ha cercato si allontanarsi, ma la ragazza ha tentato di lanciarsi dal veicolo, e così la bestia l’ha investita e poi è tornato indietro per colpirla di nuovo con l’auto, quindi è sceso e l’ha trascinata in macchina, dirigendosi verso una zona appartata, dove l’ha violentata più volte, nonostante le gravissime ferite riportate dalla donna nel duplice investimento.
Dopo cinque ore di quell’inferno, l’ha abbandonata nell’auto ed è fuggito: la ragazza – oltre ad un “normale” stato di choc – ha dieci fratture ed un polmone bucato, nonché varie lacerazioni all’apparato genitale; sulla scorta delle descrizione dei due giovani, l’assalitore e violentatore è stato arrestato dai Carabinieri: si tratta di un marocchino di 24 anni, già pregiudicato per piccoli reati.
E adesso tiriamo qualche somma: l’opinione pubblica (“ignorante” finché volete, o meglio secondo quanto vuole “qualcuno”) parla apertamente nei Bar e nei ritrovi pubblici, di situazione insostenibile, imputando agli extra comunitari tutta la violenza che straripa dalle nostre città: chiaramente non è esattamente così, ma la punta emergente della violenza metropolitana ci mostra dei personaggi dalla faccia scura, dei “diversi”, come vengono definiti che inquina la stragrande maggioranza di loro.
E non basta che il nostro Presidente della Camera, Fini (vi ricordo: firmatario insieme a Bossi di una legge per la regolamentazione degli extra comunitari) inviti questi signori a considerare come “stronzi” tutti coloro che li definiscono “diversi”, perché questo non fa altro che acuire le polemiche e Dio solo sa quanto poco ce ne sia bisogno in questo momento e su questo specifico argomento, dove si parla di gente, la maggioranza dei quali è da noi a cercare di “sopravvivere” perché in casa loro non possono farlo.
Se questi “personaggi” di alto lignaggio andassero ogni tanto in qualche ritrovo ad ascoltare quello che si dice in giro, sentirebbe che per entrambi gli episodi che ho narrato, la stragrande maggioranza delle persone “normali” parla apertamente di pena di morte, mettendo in subordine la castrazione chimica.
Chi è questa gente? È la casalinga di Voghera ed il pensionato di Trani, ma sono comunque degli elettori; se gli uomini politici non tengono conto di questo, non sanno fare il loro mestiere e sono destinati a subire degli smacchi notevoli.
Il Presidente Fini, con l’autorità ed il potere che si ritrova, dovrebbe invece adoperarsi perché in entrambe le circostanze narrate, non si assista al solito sconcio di una magistratura che libera i colpevoli prima ancora che le vittime siano uscite dall’ospedale; questo vuole la gente; questo dovete dare alla gente; chiaro il concetto?

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