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sabato, maggio 14, 2005

L'uomo col ciuffo 

In questa situazione di crisi generalizzata, nella quale tutti dicono la loro – a torto o a ragione – non potevano mancare le varie esternazioni di Luca Cordero di Montezemolo, il bel presidente di FIAT e Confindustria, nonché di Ferrari e Macerati.
Nel titolo di questo post lo chiamo “l’uomo col ciuffo”, in quanto mi ricollego a una ciocca di capelli (nerissimi, come farà!) che gli ricadono sistematicamente sulla fronte: il bravissimo Ballantini su “Striscia la Notizia” ne dà un’immagine efficacissima, seppure fortemente diretta alla satira.
È l’uomo che ispira – sia pure parzialmente – i testi del comico “Oriano” su Zelig e lì è presentato come uno tutto di un pezzo che non accetta scherzi e neppure eccessive confidenze, ma che dice sciocchezze e viene preso in giro un po’ da tutti.
Ma l’uomo, ricordiamocelo, nasce in ben altro modo: fino a quando non si è rotto il sodalizio, la conoscenza del bel Luca derivava dal rapporto con Edwige Fenech (“Giovannona coscialunga” ed altri film del genere): lei sì che era famosa, mentre lui era solo il marito della Fenech.
Sciolto il matrimonio lui è stato “preso a bottega” da Gianni Agnelli ed ha fatto quella bella carriera prima in Ferrari e poi in FIAT e si diceva – ma si dice ancora – che stesse studiando da Presidente del Consiglio; anche lei peraltro si è dimostrata completamente diversa da quello stereotipo di divetta da quattro soldi, tutta cosce e tette e niente cervello: si è messa a fare la produttrice e, pure in questi momenti di crisi, ha realizzato opere cinematografiche e televisive veramente importanti.
In Confindustria il bel Luca si è distinto nel chiedere al governo sempre più soldi per queste povere industrie italiane tartassate da tasse e sindacati: per la serie “chiedere è lecito, rispondere è cortesia”, le varie indicazioni della Confindustria riguardavano sempre ed unicamente sgravi fiscali, facilitazioni nei confronti delle assunzioni a tempo determinato ecc, insomma tutte cose che facilitino la vita delle aziende italiane, in particolare quelle medio/grosse che poi si scopre avere tagliato nel 2004 qualcosa come 150.000 posti di lavoro: alla faccia dell’inventiva e delle belle idee del nostro giovincello che, per la verità, adesso mostra tutti gli anni che ha attraverso le rughe sempre più incipienti e comincia anche a non convincere più neppure per quanto riguarda la Ferrari.
Proviamo a fare una piccola domanda al nostro pluri-presidente: attualmente una Fiat Panda (cioè siamo nel livello più basso delle auto) costa attorno ai 15 o 16 mila euro, secondo come viene accessoriata, corrispondenti, grosso modo a 30 milioni del vecchio conio; si ricorda il bravo Luca che tipo di auto si poteva acquistare, prima dell’euro, con i trenta milioni della Panda attuale? Concorda che si arrivava molto vicini ad acquistare una macchina di media cilindrata, diciamo una 190 della Mercedes oppure una Xantia della Citroen?
Allora, come si spiega che una macchina di piccola cilindrata, brutta e fatta male, costa adesso quanto una media cilindrata di allora?
Badate bene che si continua a fare i paragoni fra pre e post euro mettendo in ballo zucchine, arance, polli e altre cose del genere, dei quali abbiamo anche scarsi ricordi; proviamo invece a fare i confronti con merce della quale siamo in possesso dei listini dell’epoca (come auto e moto) pubblicati su riviste del settore e mettiamoli vicino ai listini attuali: vedrete poi che sorprese ci saranno!
Sempre per la serie l’euro non c’entra niente!

venerdì, maggio 13, 2005

Anche l'ISTAT contro il Cavaliere? 

E’ di ieri l’ultimo dato dell’ISTAT che mostra un PIL (Prodotto Interno Lordo) in calo dello 0,5% nel primo trimestre del 2005. Il commento del nostro premier è tra i più ridicoli che ho sentito da uno che di ridicoli ne ha sfornati tanti: “colpa delle vacanze pasquali, bisogna lavorare di più”. A stretto giro di comunicato, l’istituto di statistica – magari saranno tutti comunisti!! – ha replicato affermando che la comparazione con il primo trimestre del 2004 avviene a giorni costanti e quindi tenendo conto di eventuali festività in più o in meno. Ed a questo punto tutta l’Italia ha tirato lo sciacquone…
Ma come si fa a farsi prendere in castagna in questo modo, come si fa a continuare a giocare a fare il premier ed a tenere tutto bloccato in attesa che venga una qualche idea; “è recessione” tuona la sinistra e nessuno può contraddire Prodi e compagnia bella, ma nessuno che faccia un qualche straccio di proposta operativa.
L’ultima trovata del Cavaliere è la riduzione dell’IRAP alle imprese: quale potrà essere il motivo di questa mossa che si rivela anche assai onerosa? Forse che tale abbassamento di tasse è teso a provocare un maggiore incremento nelle assunzioni del personale da parte della grande industria?
Può essere, ma ammesso e non concesso che il risultato sia questo, i benefici non si vedono adesso e neppure tra sei mesi, ma almeno a scadenza di otto/dieci mesi; e per questo risultato a medio termine di impegna questa cifra e si indica come il toccasana per la nostra economia?
Non è possibile che non ci sia un economista alla corte del Cavaliere che non gli ribadisca che il problema sta nel crollo dei consumi e che attraverso l’IRAP non si risolve proprio niente.
Passiamo poi alla sceneggiata del rinnovo del contratto degli statali: sono un paio di mesi che le offerte e le varie domande si alternano attorno alla linea dei 100 euro mensili, chi cinque euro in più e chi cinque euro in meno; oggi abbiamo anche la cifra proposta da Pezzotta – il segretario della CISL – che indica in 97,75 la quota alla quale si può chiudere il contratto. Da notare che la CISL è il sindacato più forte nel settore dello stato e parastato.
Ma il problema non sono i cinque o dieci euro di differenza tra domanda e offerta, il problema è che all’interno del governo esistono due anime che vedono la situazione dei dipendenti statali in modo assai diverso: da una parte la Lega che indica gli statali come il sinonimo dell’impiegato assolutamente non produttivo, assenteista e poco preparato; dall’altra abbiamo AN e UDC che invece hanno il loro maggiore serbatoio di voti proprio all’interno di questa categoria di lavoratori e quindi non vanno certo a fargli le pulci addosso, ma cercano di tenerseli più buoni possibile.
Tutto questo alla faccia dei conteggi che il povero Siniscalco – Ministro dell’Economia che dovrebbe indicare le disponibilità economiche a disposizione – si affanna a produrre, a fare ed il giorno dopo a disfare, un po’ come la famosa tela di Penelope.
Questo per dire delle situazioni emergenti, senza per nulla intaccare l’attività di ricostruzione di un tessuto economico e produttivo in totale sfilacciamento: credo che basti e avanzi per essere fortemente preoccupati.

giovedì, maggio 12, 2005

Nuova raffica di scioperi: che vuol dire? 

Dalle ore 21 di questa sera e fino alla fine del corrente mese saremo investiti da una raffica di scioperi mirati al settore dei trasporti; volete qualche esempio? Fino a domani alla stessa ora (21.00) sciopero di 24 ore nelle ferrovie; domani quattro ore di sciopero nel settore aereo; mercoledì 18 ancora 24 ore di sciopero nel settore aereo; venerdì 20 si fermano per otto ore i trasporti pubblici locali; domenica 22 ancora 24 ore di stop nel settore aereo; sabato 28 altre otto ore nel settore aereo ed infine martedì 31 altre 24 ore nel trasporto pubblico locale.
Esaminiamo intanto le motivazioni relative alla prima astensione, quella che ha inizio da stasera: oggi che ero in giro con il treno mi è capitato di imbattermi in una sorta di pre-manifestazione dei ferrovieri che in una stazione distribuivano manifestini per “spiegare” le ragioni di questo sciopero; ve le riporto integralmente perché è meglio vedere le cose tutti insieme.
Allora, i ferrovieri scioperano perché (l’ordine è quello indicato sul volantino): 1) Il trasporto regionale sia potenziato; 2) le merci vengano indirizzate sui treni; 3) sia incrementata la manutenzione delle linee e dei mezzi; 4) la sicurezza venga considerata una risorsa e non un costo; 5) il governo mantenga unito il gruppo FS: 6) venga definito il rinnovo del contratto.
Se facciamo un sommario esame delle sei rivendicazioni notiamo subito che – senza entrare nel merito della opportunità e della ragionevolezza – cinque di queste riguardano forse più noi utenti che i ferrovieri in quanto sono tutte richieste tese a migliorare il servizio nei confronti della clientela; solo la sesta è rivolta al benessere del ferroviere in quanto tratta del rinnovo del contratto di lavoro: non si spiegano le differenze tra domanda e offerta, ma sono certo che è soltanto per non annoiarci e per banali motivi di spazio.
Torniamo allora ai cinque motivi che interessano la clientela: mi voglio subito domandare se c’è qualcuno tra noi così ingenuo che possa credere che le tre sigle sindacali (la “trimurti” come la chiama Pannella) faccia imbarcare i propri iscritti, ai quali chiede anche dei sostanziosi sacrifici economici, per delle cose che non riguardano strettamente la categoria, ma sono invece delle generiche richieste di migliorie nel servizio e nell’assetto azionario del gruppo FS addirittura; e per questo impegna 24 ore di sciopero??.
Io non ci credo, non credo cioè che questi scioperi – dei quali quello sopra specificato è il primo esempio – siano stati lanciati per meri interessi sindacali; no, cari amici, per me non regge, le motivazioni sono altre e di più alto spessore, come ad esempio attaccare frontalmente il governo specie ora che è particolarmente in crisi.
Se questa idea è venuta a me, non posso dubitare che sia venuta anche ai maggiorenti del governo (non al cavaliere che mi sembra impegnato solo a dire bischerate, quando non è teso a ricucire i rapporti internazionali); se nessuno dice le stesse cose che sto dicendo io, evidentemente ci deve essere un motivo.
Proviamo a cercarlo insieme: escludiamo, come ho già detto il Berlusca e lasciamolo a giocare con le figurine, ma prendiamo invece gli alleati di governo e tentiamo di formulare una ipotesi; se tutti danno per scontata la sconfitta alle elezioni del 2006, l’unica cosa che resta agli altri partner della coalizione per rimanere a galla è cercare di scaricare il premier in modo più plateale possibile, facendo quasi finta di non conoscerlo e organizzare il futuro in modo totalmente diverso, cioè senza il Berlusconi che fa e disfà.
E non ci dimentichiamo poi che potrebbero essere già aperte le iscrizioni alla gara nella quale noi italiani siamo i più bravi del mondo: la corsa per chi sale per primo sul carro del vincitore!

martedì, maggio 10, 2005

Quante sciocchezze su prezzi e dintorni 

Mentre il nostro beneamato premier da Mosca si vanta di aver fatto fare la pace a Bush e Putin (detto tra noi: ma chi se ne frega! Crede di guadagnare voti con queste dichiarazioni?) i suoi ministri rimasti in patria sono alle prese con qualche provvedimento per cercare di battere il carovita. Ma neppure l’ultima, ennesima batosta elettorale del recente fine settimana apre gli occhi a questi mangia pane a tradimento!
Capisco che non è facile affrontare questo problema sull’onda della drammatica situazione nella quale si dibatte la nostra economia; volete una delle ultime notizie di fonte Italcamere? Ebbene sembrano in grosso calo anche i consumi a carattere alimentare, l’ultima spiaggia della spesa della famiglia che può rinunciare a tutto ma ovviamente non al mangiare. Eppure sembra che anche queste spese subiscano un forte ridimensionamento: il motivo, mi sembra perfino superfluo ricordarlo, è dovuto alla carenza di denaro che affluisce nelle famiglie.
Un noto economista, consulente della Presidenza del Consiglio, dice la sua ovviamente come fanno tutti, prima alla grande stampa e solo dopo al suo datore di lavoro: questo perché così vede cosa ne pensano gli altri e nel riferire al premier può anche accennare alle reazioni di amici e nemici.
Allora, torniamo al nostro economista e alle sue “massime”, la prima delle quali recita: “ci vogliono tariffe sociali – cioè per ceti deboli - per battere il carovita”; ma cosa vuol dire, chi sono i ceti deboli e, ammesso che si possano identificare con esattezza, cosa facciamo, mettiamo in vendita una certa cosa con due o più prezzi a seconda di quanto guadagna l’acquirente?
E nel caso delle tariffe (gas, luce ed acqua) che da quando sono state privatizzate le relative società di gestione hanno subito degli aumenti mostruosi, addirittura esponenziali?
Ricordiamoci che quando furono ventilate le famose privatizzazioni tutti gridarono alla scoperta …dell’acqua calda: ora sì che avremo dei veri risparmi, con le aziende che si faranno concorrenza a vicenda e che diminuiranno così le tariffe. Mai nessuna profezia è risultata così sballata: queste strutture che continuano a mantenere una partecipazione azionaria pubblica, hanno operato in regime di cartello, ritagliandosi ognuna un proprio territorio nel quale avere carta bianca per spennare il malcapitato utente. Forse qualcuno avrà pur notato che quelle aziende di servizi che si sono quotate in Borsa hanno guadagnato tantissimo ed hanno anche fatto guadagnare gli investitori. Non mi sembra che fosse questo il piano strategico che il governo prevedeva di attuare. Ma c’è nessuno che si è messo a spulciare i nomi dei componenti dei C.d.A di queste Aziende? Sono pieni di politici trombati ai quali viene trovata una sistemazione economica di tutto rispetto.
In aggiunta a questi prezzi dei servizi essenziali per la gente, si hanno poi i già notati aumenti dei generi (alimentari e non) che nelle strutture di vendita subiscono aumenti di una certa entità: si ritorna a dire che non si può usare i finanzieri per combattere queste situazioni e che al massimo si può adottare una “moral suasion”, frase tipica nella nostra politica che viene presa in prestito dagli anglosassoni e che sta ad indicare un certo tipo di pressione psicologica che ha effetto se proviene da un’alta autorità morale: e da noi dove la trovano questa Autorità, forse il Santo Padre?
Quante fesserie debbo leggere, mentre il Cavaliere si gode il trionfo (ma chi glielo va a dire che a noi non ci frega niente) della riappacificazione Bush – Putin ed è contento come un bambino che ha un giocattolo nuovo: tutto bene, peccato che abbia anche il compito di governare l’Italia, ma anche questo chi glielo va a dire?

lunedì, maggio 09, 2005

Ancora sugli aumenti dei prezzi 

Le dichiarazioni di Berlusconi circa l’impotenza del governo di fronte agli aumenti dei prezzi hanno determinato – come era ovvio aspettarsi – una ridda di polemiche e di prese di posizioni: forse le più interessanti sono firmate da alcune associazioni di consumatori.
Una di queste si riferisce ad una legge – peraltro del governo Berlusconi, quindi dovrebbe essere ben conosciuta dal nostro premier – che incarica la Guardia di Finanza di sorvegliare le cosiddette “vendite sottocosto”, cioè quelle che alcuni Supermercati utilizzano per attirare la clientela nei loro magazzini; ebbene, per estensione (??) questa norma potrebbe essere utilizzata anche per le vendite “ingiustificatamente sopracosto” e agire con gli stessi strumenti: finanza che si presenta nella struttura commerciale o di servizi e chiede di vedere le fatture di acquisto dalle quali è stato formato il prezzo di vendita.
Tanto per iniziare la Guardia di Finanza potrebbe partire dalle Banche e chiedere ragione degli aumenti assolutamente ingiustificati dei movimenti operativi – quasi raddoppiato –e, nella circostanza cercare di capire come hanno fatto, in una stagione piena di scandali finanziari (Cirio, Parmalat, Argentina) a chiudere dei bilanci stratosferici e a trovarsi talmente tanti soldi in cassa da partire all’attacco per l’acquisizione di altri Istituti di Credito; dovrebbe poi passare all’Alitalia e chiedere per quale ragione aumentano così tanto le tariffe aeree, pur in presenza di un servizio reso alla clientela in maniera assolutamente insoddisfacente. E almeno per quest’ultima categoria, ma ce ne sarebbero tante altre, il cittadino non può neppure scegliere, poiché specie sul territorio nazionale le tratte aeree sono state ripartite tra le varie Compagnie in barba alla tanto strombazzata concorrenza.
I finanzieri potrebbero poi fare una capatina alle compagnie di assicurazioni dove, nonostante la diminuzione degli incidenti verificatasi nel 2004, le tariffe RC auto continuano ad aumentare (quest’anno un altro 5%); poi potremmo inviare i militi in un luogo più ameno e precisamente sulle nostre spiagge, dove sono previsti aumenti che vanno dal 15 fino al 100%: ai signori gestori dei bagni potrebbero chiedere cosa avrebbe determinato questo balzo in avanti del costo medio di un ombrellone e farsi spiegare come mai l’affitto di una cabina costa quanto quello di un appartamento in pieno centro a Milano.
Ci sarebbe poi da dare una controllatina alle compagnie petrolifere e chiedere come mai il greggio sale continuamente e loro mostrano degli storici guadagni acquisiti nell’ultima stagione: come avranno fatto? È bravura dei manager o soltanto abilità nel far ricadere sull’utenza un aumento dell’1% (ad esempio) portandolo al 2% ?
Potrei continuare per pagine e pagine, ma l’impostazione sarebbe sempre la stessa e la legge da applicare anche (quella del “menga”), in virtù della quale l’ultimo anello della catena è quello su cui si scaricano tutte le tensioni produttive o finanziarie; guarda caso questo disgraziatissimo anello non ha nessuna tutela – checché ne dicano le associazioni dei consumatori – ed ha un’unica arma a disposizione: il voto nelle rare occasioni nelle quali è chiamato ad esprimersi. Così ha fatto nelle recenti amministrative e così farà nelle prossime politiche a meno che non si trovi il modo di invertire la tendenza in questo ciclo di aumenti che è assurdo anche continuare a chiamare “ingiustificati”: TUTTI gli aumenti sono da considerare INGIUSTIFICATI, poiché ricadono sulle spalle del cittadino che non può rivalersi su nessuno e pertanto dobbiamo trovare un qualche sistema di protezione.
Non ho molta fiducia che possa avverarsi quanto sopra esposto, ma “chiedere è lecito e rispondere è cortesia”, come si dice dalle mie parti!

domenica, maggio 08, 2005

Zibaldone n.7/2005 

Poiché gli argomenti che hanno colpito il mio interesse sono due – e molto dissimili tra loro – ritorno alla formula dello zibaldone e passo ad esaminarli singolarmente, aggiungendovi una sorta di “epilogo”.
Il PRIMO riguarda uno strano “fenomeno” che si sta verificando in questi giorni: il ritorno forzoso con la memoria a fatti e, soprattutto, misfatti accaduti circa trenta anni fa, cioè attorno al ’75: i fatti in questione sono orribili delitti a sfondo maniacale con tanto spargimento di sangue e con gli autori catturati e assicurati alle patrie galere dove hanno o stanno scontando un certo numero di anni. Mi riferisco – oltre alla vicenda di Angelo Izzo accaduta in quegli anni e della quale ho già avuto modo di scrivere - a quella riguardante l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, per il quale venne arrestato, all’epoca, Pino Pelosi – detto “Pino la rana” nell’ambiente degli omosessuali – il quale, data la minore età al momento dell’omicidio, dopo aver confessato venne condannato a nove anni di carcere dei quali scontati solo sette; in questi giorni il Pelosi esce dall’anonimato nel quale era piombato e rivela che, in realtà non fu lui ad uccidere Pasolini bensì tre uomini, poco meno che cinquantenni, che, usciti dall’oscurità dell’Idroscalo romano dove si erano appartati lui e Pier Paolo, cominciarono a picchiare selvaggiamente il regista e poeta con lo scopo di “dargli una lezione”; la brutalità che animava il terzetto rese la “lezione” qualcosa di più e infatti fu massacrato di botte e di calci; il Pelosi continua dicendo che per tutti questi anni – trenta – ha sempre coperto i tre individui perché minacciato di morte unitamente ai genitori; adesso che i genitori sono morti può rivelare la verità, tanto più che anche i tre omicidi saranno, se non morti, molto in là con l’età.
Che dire a proposito di quanto adesso confessato da Pino la rana? La cosa lascia perplesso, proprio per il tanto tempo trascorso e le modalità delle nuove rivelazioni (per esempio non ha detto i nomi); ricordo che all’epoca vennero ventilate altre ipotesi, ma tutto tramontò per le indagini che accertarono come la morte di Pasolini fosse stata causata dall’auto dello stesso Pasolini – guidata dal Pelosi – che gli era passata addosso più volte maciullandolo orrendamente. E poi c’era la confessione!
A sentire le voci della Procura romana, i magistrati avrebbero forti dubbi sulle rivelazioni attuali del Pelosi e sarebbero restii a riaprire l’indagine. Staremo a vedere!
La SECONDA si riferisce a quanto affermato ieri – l’ho sentito con i miei orecchi in televisione – dal Cavaliere in visita a Catania dove si terranno delle elezioni comunali e dove soprattutto la Casa delle Libertà tenta di riconquistare un po’ del prestigio perduto nelle recenti amministrative: alle domande dei giornalisti che seguivano il corteo presidenziale circa il “recuperare il potere d’ acquisto delle famiglie” ventilato nel nuovo programma, ha ammesso che nei confronti dei prezzi che sono lievitati per colpa dell’euro, il governo non può nulla e deve essere lo stesso cittadino a “non comprare o non usufruire del servizio” se siamo in presenza di aumenti abnormi.
Verità sacrosanta, verità incontrovertibile – sotto il profilo tecnico – ma da non dire in questo modo, come a sollecitare la gente a fare giustizia sommaria degli speculatori e, soprattutto a volersene lavare le mani.
Soprattutto, ricordiamoci che in pubblicità non si deve mai dire una certa cosa sotto l’aspetto “negativo” ma sempre sottolineando il lato “positivo”: queste cose il Berlusca immagino che le sappia bene e quindi…
Mi sembra però che ormai siamo alla frutta, non sa più da che parte rigirarsi, non ha idee e non ha voglia di ascoltare chi potrebbe avercele. E quindi non vedo via di scampo.
L’EPILOGO a questo zibaldone, si riferisce alla brutalità dei fatti citati al punto PRIMO: per non essere da meno, è di oggi la notizia che uno psicolabile sessantenne di un paesino in provincia di Ragusa è stato preso a sprangate e ucciso “per noia e un po’ per gioco” da un branco di ragazzotti che, dopo aver confessato, hanno chiesto se potevano “tornare al lavoro”, intendendo così di non rendersi conto di quanto commesso…anzi di trovarlo quasi normale.

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