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sabato, dicembre 27, 2003

Il bolide miliardario 

In uno dei telegiornali andati in onda durante questa prima tranche di feste, mi è capitato di imbattermi in una “marchetta” realizzata in favore di una nuova auto: si tratta di una Mercedes (la cui sigla mi sembra che sia SLK) costruita con il materiale che la McLaren usa per la propria auto da Formula 1.
Tra le tante magnificenze pubblicizzate nel filmato, la prima era quella della velocità: si raggiungono i trecento all’ora in pochi secondi; la seconda era il lusso dell’auto (tra l’altro una coupé) che la rendeva simile ad un sogno.
In ultimo veniva il costo: 430.000 euro (quindi circa 850 milioni delle vecchie lirette); si aggiungeva che in occasione delle feste, 24 italiani si sono “regalati” il bolide quasi miliardario.
Mentre sonnecchiavo di fronte alla TV, impegnato a respingere l’abbiocco “post prandiale”, mi sono venute alla mente alcune domande che giro anche a voi, per vedere se tutti insieme troviamo le risposte.
Prima domanda: cosa se ne fa un normale individuo di una auto che raggiunge tali velocità che neppure in pista riusciremmo a toccare – noi comuni mortali – e quindi possiamo considerare praticamente inutilizzabile il primo dei fascinosi “plus” pubblicizzati dallo spottone pubblicitario?
Secondo: in un paese che reclamizza la prudenza sulle strade, che ha emanato di recente la patente a punti e che quindi sembrerebbe preoccuparsi delle velocità che i “pazzi” al volante raggiungono sulle strade, come si può permettere di pubblicizzare un tale bolide che, in mani “normali” può fare più danni di una bomba?
Terzo: chi sono i 24 italiani che hanno acquistato (come regalo di Natale) il pezzo da 430.000 euro? Come si chiamano? Quanto pagano di tasse?
Queste sono le domande che il giornalista autore del servizio avrebbe dovuto porsi e, possibilmente, rispondere. Oppure il Garante della Privacy non lo consente!!
Credo che ci siano cose nelle quali neppure il garante dovrebbe ficcare il naso.


martedì, dicembre 23, 2003

La vicenda Parmalat 

I mass-media sono inondati dagli incredibili fatti inerenti lo scandalo Parmalat: in pratica, almeno a quanto ho capito io, a fronte di una situazione industriale abbastanza florida, le manie di fare i finanzieri della famiglia Tanzi, hanno portato l’azienda alla distruzione.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’affermazione di avere un deposito di oltre 3,5 miliardi di Euro presso la Bank of America intestato ad una società satellite della Parmalat. Il nuovo Amministratore Delegato ha chiesto e la banca americana è caduta dalle nuvole: qui non c’è proprio niente; gli è stato fatto vedere “le carte” ed è stato appurato che erano “false”, taroccate come potrebbe fare un furfantello di terza categoria e non il “grande Tanzi”, tra i primi dieci imprenditori d’Italia
Un solo dato: sono oltre quattro mesi che non viene cacciato un euro a fronte dei latte portato dai produttori allo stabilimento Parmalat.
La forza lavoro ammonta a oltre 35.000 dipendenti nelle 120 aziende create in tutto il mondo (a me sembrano troppe, e a Voi? Alle società di revisione non è sembrato così) e 4.000 solo in Italia.
Si apprende inoltre che il sistema di falsificare i documento “era una regola” in Parmalat e, a detta del Direttore Amministrativi, tutto avveniva sotto gli occhi e con la benedizione della famiglia Tanzi.
Il Governo sta cercando una soluzione con due obiettivi: salvaguardare i posti di lavoro e gli investitori italiani che hanno acquistato i famosi “bond” Parmalat che adesso sembrano buoni al massimo per incartare le arance.
Quello che mi auguro, anzi quello che pretendo, è che da questa vicenda i Tanzi escano con il vestito che hanno addosso e uno di ricambio e…BASTA.
Niente ville, niente fattorie, niente palazzi; al massimo un posto da autista di un autobus a 1.000 euro al mese e….BASTA.
D’accordo???!


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