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venerdì, luglio 02, 2004

Siamo giunti all'ultimo atto 

Domenica, cioè domani l’altro, con la partita Portogallo – Grecia si conclude questo tormentato, ma molto ben organizzato, Campionato Europeo. Come andrà a finire e perché si concluderà in quel modo, sarà pane per i denti più affilati dei tecnici del pallone; noi, cioè io e chi vorrà leggermi, ci soffermeremo invece su aspetti massmediali e quindi secondari rispetto al risultato sportivo.
Anzitutto l’annunciata delibera CONI per la quale dal Campionato 2006-2007 tutti gli sport di squadra dovranno annoverare nelle settimanali partite un elenco di giocatori composto dal 50% - almeno – di italiani ed il restante da stranieri (comunitari e non).
I giornalisti del settore – seguaci della Dea Eupalla come diceva il compianto Brera - si sono immediatamente divisi tra favorevoli e contrari all’annunciato provvedimento; i contrari si sono trincerati dietro le spalle della normativa europea che – dopo la famosa sentenza Bosman – ha vietato qualunque limitazione dell’attività lavorativa all’interno dell’area Schengen (leggi Europa a 25); i favorevoli si sono rifatti ai nostri vivai che – in assenza delle attuali pletoriche masse di giocatori stranieri – avrebbero più possibilità di far emergere i loro talenti, che in effetti ci sono se è vero come è vero che anche quest’anno abbiamo vinto il Campionato Europeo “under 21”.
Come al solito, quanta confusione e mancanza di logica!
Prima osservazione: nessuno nota che la disposizione non ha effetto immediato, ma parte tra ben due anni: in questo lasso di tempo si può certamente trovare una forma di accordo con le Federazioni che sono affiliate al CONI e quindi aggirare la normativa europea; si tratterebbe, in soldoni, di un accordo tutto interno, che non avrebbe niente di impositivo ma solo una “forte raccomandazione”.
Seconda osservazione: il 50% dei tesserati che si mandano in campo, mi sembra una cifra sufficientemente alta, direi quasi che fotografa la situazione attuale; infatti se facciamo un excursus sulle squadre di calcio credo che soltanto l’Inter (sempre lei!) sia fuori da questi parametri.
Terza osservazione: la normativa (o raccomandazione che dir si voglia) tende ad eliminare l’arrivo dei tanti bidoni che i presidenti sprovveduti del nostro mondo pallonaro, si fanno affibbiare dai tanti procuratori disonesti: bidoni che costano, restano tra gli “stranieri” e non rendono niente ne sotto il profilo del bel gioco da mostrare al pubblico, ne sotto quello dell’eventuale insegnamento per i nostri giovani che gli giocano al fianco.
Quarta ed ultima osservazione: se facciamo mente locale, le quattro squadre che sono approdate alle semifinali (Portogallo, Grecia, Olanda e Repubblica Ceka) sono tutte provenienti da paesi il cui campionato è frequentato da pochissimo stranieri; sono nazioni invece che “esportano” calciatori nel campionati più ricchi (Spagna, Italia, Inghilterra, Germania, Francia) le cui nazionali sono state tutte eliminate.
Ora mi domando: tutto questo vorrà pur dire qualcosa, oppure è soltanto frutto di strane coincidenze?
Ma se queste coincidenze si ripetono in quattro casi su quattro finalisti, è chiaro che dobbiamo preoccuparci di capirne la ragione; una di queste potrebbe essere la poca presenza di “stranieri” nei loro campionati.
Mi sembra chiaro che pensare in questo modo non è proprio un’eresia; può essere sbagliato, ma certamente non è una colossale sciocchezza, anzi mi sembra che sia qualcosa su cui riflettere.

lunedì, giugno 28, 2004

Vendetta, tremenda vendetta! 

Con la sconfitta di ieri sera della Danimarca ad opera della Repubblica Ceka, si è completata la vendetta italiana nei confronti degli scandinavi: la Svezia infatti era già stata battuta dai portoghesi.
I vari maghi italici, le varie fattucchiere avevano già infisso i loro spilloni nelle figurine dei giocatori danese e svedesi, rei – secondo la voce comune – di essersi messi d’accordo per far terminare la loro partita 2-2 ed eliminare così la nazionale italiana.
Signori miei, e mi rivolgo oltre che al popolo dei pallonari anche a fior di commentatori sportivi e conduttori televisivi, un minimo di logica farebbe il pari con la decenza che mi sembra vi faccia difetto.
E mi spiego: stiamo incolpando Trapattoni di tutte le possibili nefandezze, tant’è vero che il buon Giovanni, uomo astuto e navigato, ebbe a dire in terra portoghese una delle migliori battute che ho avuto modo di ascoltare: “ora che abbiamo perso, vuoi vedere che tutti diranno che sono stato io a sputare a Paulsen?”.
Allora, se la colpa di tutto è stato Trapattoni, cosa diavolo c’entra la presunta combine tra le due squadre scandinave? E ribaltando il concetto abbiamo: se le due squadre non si fossero accordate, noi avremmo passato il girone eliminatorio e il C.T. sarebbe stato osannato, unitamente ai giocatore, come i migliori del mondo?
Allora dov’è la logica?
Comunque sia Trapattoni è stato esonerato ed al suo posto è subentrato Marcello Lippi, ex Juventus, al quale tutti i giornali – sportivi e non – si affannano a fornire consigli; eccone alcuni tra i più divertenti.
Il primo è quello di non scambiare il ruolo di C.T. della nazionale con quello di allenatore di una squadra di club; egli infatti si deve limitare a convocare i giocatori più in forma del momento e mandarli in campo, dopo averli forniti di una opportuna carica agonistica, ma astenendosi dall’insegnare la tattica, il tipo di gioco e quant’altro.
Un po’ come si faceva da ragazzi: importante era chi portava il pallone, poi tutti in campo e via di corsa all’inseguimento della palla!
Il secondo è quello di considerarsi il C.T. della nazionale degli italiani, cioè il suo presidente di riferimento, il datore di lavoro sarebbe l’intero popolo italiano, quindi il bravo Lippi deve seguire i desiderata della gente come se fosse oro colato.
Mi domando come possa fare a realizzare questa massa di opinioni, come possa raccapezzarsi tra la gente che lo ferma al Bar con una miriade di suggerimenti e quelli che invece scrivono ai giornali per fornire la loro formazione ideale.
Credo che la migliore cosa sia quella di avvalersi di un istituto demoscopico che – a scadenza, diciamo mensile – rileva gli umori della gente “ruolo per ruolo” e così facendo fa trovare la formazione già scodellata.
Comunque stiamo scherzando; stiamo raccogliendo tutta una sequela di assurdità proprio perché siamo attorno al mondo del calcio, dove ogni scemenza è ammessa, anzi oserei dire è gradita.

domenica, giugno 27, 2004

Ancora Europa (calcistica)! 

Scusate il ritardo con cui affronto il “dramma” tutto nostrano dell’eliminazione dal Campionato Europeo; altre cose – per me più importanti – hanno preso il posto del tifo sportivo e così eccoci a quasi cinque giorni di distanza dal ferale evento senza avere ancora accennato niente in merito.
Allora cominciamo subito: le vesti stracciate di tutti i commentatori e giornalisti italiani si sono sprecate; il fatidico “io l’avevo detto” è risuonato sinistro più di una volta; il C.T. della nazionale, Trapattoni, è stato considerato da tutti come il responsabile unico della nostra figuraccia e così – sull’altare del volere della pubblica opinione – è stato esonerato e sostituito da un altro, Lippi, ex Juventus; da notare che i vertici della nostra Federazione sono rimasti tutti al loro, invidiatissimo, posto dopo aver scaricato tutte le colpe sul povero Trapattoni (povero si fa per dire, visto che sembra abbia avuto una buonuscita di un certo rilievo).
Tra i tanti commenti più o meno esagitati dei tanti tecnici e giornalisti che hanno detto la loro (anche firme illustri che pensavo si dedicassero ad altro) mi ha colpito una affermazione: “non è che continuiamo a sopravalutare la nostra nazionale?”.
Con questa affermazione sono molto d’accordo: facciamo una prima considerazione sulle partecipazioni alle due ultime competizioni; in Giappone eliminati dal Campionato Mondiale (giugno 2002), adesso altrettanto nel Campionato d’Europa.
Seconda considerazione: il nostro Campionato è infarcito di giocatori stranieri, mentre gli italiani che giocano in squadre straniere si contano sulle dita di un paio di mani. Questo a mio modo di vedere, indica che sotto il profilo tecnico i giocatori degli altri paesi ci sono superiori; nell’affrontare le Coppe internazionali di club, ovviamo a questo gap comprando stranieri a tutto spiano (ci sono squadre che hanno in formazione tre o quattro “italiani” e il resto tutti stranieri), ma quando dobbiamo incontrare rappresentative nazionali, i nostri superpagati giovanotti in mutande si trovano in grosse difficoltà.
D’altro canto i regolamenti sulla libertà di passaggio di menci e lavoratori in ambito comunitario (25 paesi europei) privilegia l’internazionalità a scapito delle singole nazioni che sono così soggette a grosse figuracce.
Figuracce che, peraltro, in questo europeo ci hanno visto in ottima compagnia (Francia, Germania, Inghilterra) a dimostrazione – e questa è un’altra considerazione che ho sentito da varie parti e che condivido - di un sostanziale livellamento delle nazionali di tutto il mondo, in particolare dell’Europa; non esistono più le cosiddette “squadre materasso” e a questo proposito dobbiamo ricordare che nella semifinale del Mondiale 2002 c’erano Corea del Sud e Turchia.
L’ultima considerazione sulla disgraziata spedizione portoghese della nostra nazionale concerne il numero di funzionari della federazione che ha seguito la squadra ed ha alloggiato in un sontuoso Hotel a quasi 400 Euro giornalieri: da un’indagine svolta da alcuni quotidiani sportivi, sembra che la comitiva fosse di oltre 90 persone; quindi se ai 23 giocatori aggiungiamo 12 fra tecnici e preparatori vari, avanzano ancora 65 persone (funzionari con famiglia?) che si sono fatti una bella vacanza a nostre spese.
A proposito: ma come si fa a trovare un posto in Federazione, oppure nel CONI? Sono tutte strutture che fanno parte del “generone” romano e che quindi sfuggono a qualsiasi logica di controllo?

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