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sabato, gennaio 25, 2014

ANCORA RUBERIE TRA I POLITICI 



Ma è mai possibile leggere un titolo del genere: “in Sicilia un deputato su tre è indagato dalla Procura della Repubblica”? Tutto questo, si rileva dai primi bilanci ragionati dopo la casistica imbarazzante degli “sprechi”;  per l’inchiesta della Procura di Palermo sono 10-13 milioni i rimborsi gonfiati all’Assemblea regionale siciliana, il parlamentino di Palermo dove si registra una rendicontazione truccata dai “Paperoni” dell’isola che superano i colleghi nazionali con una contabilità che nel 2011 ammontava a 175 milioni di euro (ovviamente rubacchiati).
Proprio per questo un terzo dei deputati regionali è iscritto nel registro degli indagati per peculato: sono 32 gli indagati sui 90 eletti in carica che sono stati stanati dalle indagini avviate dalla Guardia di Finanza nel 2012, mentre gli altri 52 politici nel mirino della Procura sono  ex onorevoli non rieletti; peraltro, cinque di loro risultano coinvolti in altre inchieste aventi sempre lo stesso oggetto.
Ma al totale degli inquisiti si devono aggiungere  i 13, tra dipendenti cosiddetti stabilizzati all’ARS – Assemblea Regionale Siciliana – e vari consulenti della stessa.
Il Gruppo politico che ha il maggior numero di indagati – anche perché è il più consistente – è quello del PD che ha 9 indagati su 19 eletti, quindi oltre il 50%.
Se leggiamo attentamente l’informativa consegnata alla Procura dalla Guardia di Finanza, vediamo che c’è proprio di tutto: c’è chi ha sperperato in cene, vestiti griffati, borse, gioielli, automobili, persino un capodanno in un Resort di lusso, c’è anche chi ha assunto come portaborse i propri parenti (ci risiamo con  “tengo famiglia”).
Ma c’è anche chi è finito sotto inchiesta per 180 euro incassati in contanti e non documentati; all’attuale presidente dell’ARS, Giovanni Ardizzone, che al tempo dei fatti contestati era un semplice deputato dell’UDC, vengono contestati 2.090 euro ricevuti dall’ARS dopo essere passato al Gruppo misto; motivo: rimborso forfettario per il suo portaborse.
In contrasto con quello che viene definito “un sistema tutto siciliano”, sono i deputati del movimento 5 stelle i quali sottolineano che, mentre in altre regioni d’Italia a fine legislatura tutti i gruppi sono tenuti a restituire i soldi assegnati dai Consigli e non spesi durante la legislatura, in Sicilia questo non accade.
E i grillini vanno oltre, investendo il problema della spreco del denaro pubblico sulle cosiddette auto blu: affermano che è doveroso bloccare la gara per le auto blu, ne bastano una per il Presidente; perché i vice presidenti e il deputato questore dovrebbero averla? La gara cui si riferiscono i deputati del M5S prevede il noleggio di 7 auto blu, che portano il totale delle auto a disposizione a dei numeri sconcertanti.
Si pensi che dopo questa operazione il Governatore Crocetta ne avrà ben 5, tutte blindate, una in più rispetto a quelle attualmente in carico (4); di queste macchine, una andrà a Bruxelles, alla sede della Regione siciliana, per garantire gli spostamenti in Europa del Presidente, un’altra a Roma, dove la Regione ha i suoi uffici e tre resteranno a Palermo, una delle quali viene considerata “di riserva”.
Queste sono spese sibaritiche, laddove l’aggettivo discende da Sibari e dai sibariti, e indica un eccesso di lusso e di mollezza; ed è proprio su queste due parole che voglio concludere il mio discorso: il “lusso” è assolutamente imperdonabile in un Paese che sta facendo i salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena e la “mollezza” è direttamente collegata al lusso, infatti il termine significa “un costume dominato da un eccesso di agi”, cioè proprio quello che si possono permettere con le ruberie!!

giovedì, gennaio 23, 2014

RENZI COMINCIA A RISCHIARE 



Con  l’elezione alla segreteria politica del PD, il giovane Matteo Renzi è automaticamente passato dalla stagione del “dire” a quella del “fare”, con tutti i rischi che questo comporta. E se fallisce in qualcuna delle cose che si è impegnato a “fare”, il suo appeal diminuisce e i suoi tanti avversari politici gli piombano alle spalle per sbranarlo senza pietà: purtroppo così è la politica, per lo meno dalle nostre parti.
Il primo problema è senza dubbio quello della legge elettorale, sul quale Renzi ci ha messo la faccia arrivando a ricercare un “pericoloso” accordo anche con il “nemico di tutti”Silvio Berlusconi. Questo perché il bravo Matteo è conscio che un mancato accordo non potrebbe imputarlo al “solito” Letta, ma si tradurrebbe in una figuraccia.
Del resto, la Corte Costituzionale, nel trasmettere le motivazioni  della bocciatura del “porcellum”, ha di fatto rimesso in vita il sistema proporzionale e – sia pure per ragioni diverse – l’idea di votare con questo sistema piace a Grillo, a Casini e alla parte centrista del PD, nonché alla Lega Nord di Salvini e sotto sotto anche a Berlusconi.
I margini per condurre una trattativa con i partiti si sono assottigliati e perciò Renzi si è visto costretto a ripartire dalla maggioranza, pur sapendo benissimo che un accordo concluso soltanto all’interno degli angusti confini dell’attuale maggioranza cosiddetta delle larghe intese, lo esporrebbe al fuoco di fila dei tanti franchi tiratori che si eserciterebbero al tir a segno nelle aule parlamentari.
E quindi, dopo aver assicurato a mezzo stampa che un nuovo sistema avrebbe visto la luce entro un mese, si corre il rischio che il 27 gennaio – giorno fissato per la verifica – la Camera dei Deputati si riunisca per votare una legge che ancora non esiste, con le conseguenze che è facile immaginare.
Un altro rischio, forse minore perché gestibile all’interno del suo partito,  Renzi lo corre sulla cosiddetta “questione morale”; infatti, dopo aver elogiato il passo indietro del ministro Josefa Idem chiedendo di fare altrettanto alla De Girolamo, ha scoperto che un membro della sua segreteria, a lui particolarmente fedele, Davide Faraone, è inquisito per peculato nella vicenda che riguarda l’utilizzo dei fondi attribuiti ai gruppi regionali siciliani. L’interessato invoca la presunzione d’innocenza, atteggiamento che Renzi finora non ha rispettato con gli altri.
I “nemici”potrebbero invocare il “dioppiopesismo” del segretario, chiedendogli di dimettersi subito qualora non riesca a dimostrarsi, almeno mediaticamente, estraneo all’accusa. In ogni caso resterebbe un’ombra da cui scaturisce un concetto che in politica assume valore: la consapevolezza che la questione morale non è monopolio di nessuno e che nessuno può ergersi al di sopra degli altri.
Comunque sia, su quest’ultimo aspetto, se diamo per buono che un uomo politico, al minimo schizzo di fango che gli piomba addosso dovrebbe dimettersi e cambiare mestiere, il Parlamento e quasi tutti i Consigli regionali, provinciali e comunali, resterebbero sgombri dai loro eletti.
D’altro canto resta valido il concetto che un uomo pubblico non solo deve essere onesto, ma anche apparire tale e quindi non dovrebbe essere neppure sfiorato dal benché minimo sospetto sulla propria integrità; e se non si fa così, si dà la stura a situazioni in cui si dice che “il mio è meno colpevole del tuo” oppure  “il tuo è meno innocente del mio”.
E questo ci porta lontano, molto lontano da quello che succede oggi, addirittura a quello che “succedeva ieri” e che tutti hanno rinnegato!!

martedì, gennaio 21, 2014

ZIBALDONE N.1 



Per questo primo zibaldone del 2014 ho scelto tre notizie, nessuna delle quali è intrisa nella drammatica “crisi” in cui viviamo; per una volta cerchiamo di pensare a qualcosa di diverso!!
LA PRIMA è di antropologia è riferisce di una notizia per lo meno singolare: l’Islanda ha un solo ceppe, cioè in questa isola ai confini del mondo che conta poco meno di 300/mila abitanti, non si sa cosa sia la diversità genetica perché – a quanto pare – tutta la popolazione islandese sembra discendere da un unico ceppo il cui codice si è trasmesso di generazione in generazione per la bellezza di dodici secoli senza mescolarsi con altri.
Verrebbe da dire: “che noia”!! E infatti se ricordiamo bene Paul Valery ebbe a dire “arricchiamoci alle nostre reciproche differenze”.
A questo proposito, inorgogliamoci: l’Italia è il paese europeo più ricco di geni, ha  una tale varierà nel proprio DNA  che ci fa definire “il Paese delle differenze”.
LA SECONDA è divertente, se possiamo usare questo termine: ricordare il divino Otelma, il grande mago che ha sbaragliato in quasi tutte le televisioni nostrane? Ebbene, udite, udite, il grande Mago ha conseguito presso l’Università di Genova la sua sesta laurea, in filosofia questa volta, con una tesi su Sant’Agostino.
Le malelingue hanno subito coniato alcune battute: “finalmente una vera magia” ed anche “adesso almeno c’è un perché al fatto che non lavori”.
Comunque, il nostro grande Mago si ricordi di essere in buona compagnia:  Sara Tommasi si è laureata alla Bocconi e pure Vittorio Cecchi Gori è stato sempre molto fiero della sua “frequentazione universitària”.
Ma cos’è la fiolosofia?Il grande Voltaire ebbe a definirla così: “quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è la filosofia”. Ed allora, chi più del divino Otelma potrebbe definirsi “filosofo”?!
LA TERZA notizia ci giunge da Mosca e riferisce di un nuovo tipo di bar, lo Ziferblat, il locale dove si può consumare quello che si vuole “gratis”, in quanto l’unica cosa  ad avere un prezzo è il tempo passato nel locale; infatti, il termine ziferblat significa “orologio in faccia”, in riferimento alla sveglia che viene prelevata da uno scaffale all’ingresso e piazzata sul proprio tavolo, alla stessa stregua di un timer di una bomba ad orologeria.
Questa singolare idea sta facendo diventare ricco il ventinovenne russo Ivan Mitin, convinto che posti del genere favoriscano le relazioni umane, ma anche intento a percepire due euro ogni ora trascorsa al tavolino del suo Bar.
Viene in mente un film di qualche anno fa, mi pare che il titolo fosse “In time”, in cui il tempo è diventato la valuta corrente con cui la gente viene pagata per il proprio lavoro e grazie al quale prolunga un’esistenza altrimenti destinata a finire entro i 25 anni.
Mi viene in mente una cosa: chissà che conto rimetterebbe il signor Mitin a Ernest Hemingway, il quale faceva dei bar l’anello di congiunzione tra la letteratura e la vita reale e ci passava intere giornate.
Un’ultima notazione: in un Bar di Palermo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa compose quasi l’intero manoscritto del “Gattopardo”; se a quei tempi ci fossero già stati gli ziferblat, forse non avrebbe fatto pari con i diritti d’autore.
Insomma, per letterati e gente di cultura in genere, il Bar è luogo di ispirazione e quindi è come tassare  le fonti dalle quali hanno tratto la linfa delle loro opere. Non si può!!

domenica, gennaio 19, 2014

LA CRISI CONTINUA A UCCIDERE 



E’ la storia di un giovane di 29 anni, che chiameremo convenzionalmente Mario, il quale ha impiegato i trascorsi 24 mesi (due anni!!) a inviare curriculum con il proprio diploma alle aziende che riteneva potessero essere interessate, ma nessuna ha mostrato un qualche interesse, al massimo lo hanno liquidato con un “le faremo sapere”.  Dopo questo tempo trascorso a fare il proprio dovere di “bravo ragazzo diplomato”, ha perso le speranze ed ha deciso di togliersi la vita: è uscito di casa a bordo della piccola auto di famiglia, ha vagato per alcune ore in preda all’angoscia ed alla disperazione e infine ha raggiunto uno spiazzo a poca distanza dal proprio paese e si è stretto attorno al collo una fascetta da elettricisti fino a darsi la morte.
Nell’auto i carabinieri hanno trovato – oltre al corpo del povero giovane – alcuni bigliettini che stavano a testimoniare la disperazione e l’estrema solitudine in cui il giovane stava vivendo la propria esistenza.
La madre, che chiameremo convenzionalmente Maria, ha dichiarato che il giovane “da quando si era diplomato andava avanti con lavori saltuari e malpagati; era disoccupato da due anni, continuava a ricevere porte sbattute in faccia e a inviare alle aziende – anche fuori Italia – curriculum che forse nessuno leggeva”.
Nel mondo politico si dice che le istituzioni dovrebbero fare di più; o meglio dovrebbero informarsi di più; in pratica, “chi ha responsabilità nelle istituzioni deve chiedersi per primo se, pur nelle mille difficoltà e vincoli di competenze e di risorse, siamo capaci di dare tutte le risposte concrete possibili rispetto a questi drammatici problemi.
Nel 2013 sono stati 119 i suicidi registrati a causa della crisi economica e della mancanza di lavoro; forse vale la pena ricordarne qualcuno, tanto per chiarire il concetto e renderlo emblematico di una realtà drammaticamente indecente.
A capodanno del 2013, nelle Marche, una laureata di 34 anni con borsa di studio e stage effettuato in Canada, non trova lavori in Italia e si impicca per la disperazione.
Poco dopo, a febbraio dello stesso anno, un operaio di Trapani si toglie la vita lasciando un biglietto d’addio nella pagina contenente l’articolo 1 della Costituzione che recita come l’Italia sia “una repubblica fondata sul lavoro”.
Qualche mese dopo, ad aprile per l’esattezza, ci spostiamo nel Torinese dove un muratore di 38 anni che stava per diventare padre e che aveva da poco perduto il proprio lavoro, decide di togliersi la vita e s’impicca.
E i nostri politici come rispondono a quest’emergenza umanitaria? Parlano di misure atte a incrementare il lavoro, parlano di stimoli alle imprese che assumono, insomma – a parole – sembrano veramente “interessati” a risolvere il problema.
Ma nella nuda realtà, perdono il loro tempo a parlare del problema del cognome da assegnare al nascituro, cioè se debba essere quello della madre o quello del padre (ammesso di trovarlo); insomma a parlare del “niente”, magari di quel niente che occupa le prime pagine dei giornali e che fa fare bella figura a quelli che ne parlano, ma non spostano di un grammo la situazione occupazionale, l’unica che sta veramente a cuore agli italiani.
E allora come possiamo fare a ricordare questa priorità anche a coloro che hanno le mani in pasta nella politica?  Speravamo che “gente nuova” come i cinque stelle potessero cambiare la politica nostrale, ma visti i magri risultati, bisogna convenire che dalla politica non ci si può attendere proprio niente: sono solo degli approfittatori e basta; e allora? Allora c’è poco da sperare, resta solo da arrabbiarsi, ma sul serio!!

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