sabato, gennaio 31, 2009
IL CASO BATTISTI E IL PALLONE
La vicenda è nota: il terrorista Cesare Battisti, condannato con sentenza passata in giudicato a quattro ergastoli per vari episodi di delinquenza comune – omicidi a scopo di rapina e cose di questo genere – è fuggito a suo tempo dall’Italia ed è riparato in Francia dove, fino a poco tempo fa, si trovava la sede centrale del “Club dei terroristi”, guardato di buon occhio dai vari governi francesi; cambiato un po’ il vento e, sembra, avvertito dai servizi segreti francesi, il Battisti è riparato in Brasile, dove però è stato arrestato dalle locali autorità, alle quali il nostro Governo ha chiesto l’estradizione.
Al momento di estradarlo, le autorità brasiliane hanno concesso al Battisti lo “status” di rifugiato politico; vane le azioni fin qui svolte dal nostro ministero degli esteri e vano, addirittura, un appello “personale” di Napolitano al collega brasiliano Lula.
Di queste situazioni l’Italia ne ha conosciute già un paio abbastanza simili, ma a ruoli invertiti, nelle quali erano altri Paesi a chiederci l’invio di delinquenti che loro consideravano terroristi; le ricordo solo per rinfrescare la memoria di tutti noi: la prima riguardava uno “scazzo” tra noi (governo Craxi) e gli Stati Uniti (governo Reagan) con protagonista Abu Abbas, forse il più famoso e terribile terrorista dell’epoca: ricordiamo tutti la vicenda della mancata consegna ad un commando della Delta Force improvvidamente atterrato a Sigonella ed il successivo rifiuto di estradarlo in America per essere processato per l’uccisione – veramente barbara – del paraplegico Leon Klinghoffer, cittadino americano, durante l’abbordaggio della nostra nave “Lauro”; il terrorista venne imprigionato nelle nostre carceri ma le porte gli si schiusero dopo poco in cambio – si mormorò all’epoca – della “tranquillità” da episodi terroristici.
Ed il secondo episodio lo ricordiamo? Governo: D’Alema, Sottosegretario al Ministero di Giustizia: Raul Mantovani (Rifondazione), il quale decide di dare ospitalità al terrorista, compagno Ocalan, ricercaro dalla Turchia per vari omicidi, con la quale i nostri rapporti rimasero in bilico per un bel po’ di tempo, fino a quando il ricercato non venne consegnato alle autorità turche grazie anche a un intervento pesante della U.E.
E adesso siamo dalla parte opposta: chiediamo cioè a gran voce che ci venga restituito Battisti il quale intanto rilascia interviste di fuoco a giornali locali, nelle quali sbeffeggia il nostro Governo e, quel che è più grave, i parenti delle persone che ha ucciso in Italia.
Intanto si sta preparando una partita di pallone “amichevole” tra la nostra nazionale e quella brasiliana che si terrà il 10 febbraio allo stadio di Wembley; siccome siamo molto bravi a mandare tutto in farsa, ci sono ministri che chiedono addirittura che la partita non si giochi perché il clima tra i nostri paesi non è più “amichevole”. Mavvia!!
In qualunque modo vada a finire la vicenda, cerchiamo di tenere i nervi saldi e di non farci prendere la mano dalle provocazioni; ma cerchiamo anche di far capire a Sarkozy e signora che sappiamo bene come la loro influenza abbia giocato un ruolo importante nella vicenda e quindi evitiamo tanti salamelecchi come quelli di Fazio a Carlà.
Ma detto questo, dobbiamo fare in modo che, dopo averli catturati, non ci scappino, perché poi a riprenderli è sempre più difficile; intanto una buona notizia: la signora Roberta Cappelli, “collega” di Battisti, latitante rimasta in Francia, ha dichiarato che accetterà le decisioni dei governi italiano e francese senza scappare od opporsi all’estradizione: da notare che deve scontare tre ergastoli; la signora ha fatto di più: contrariamente alle buffonate dette da Battisti, “si è assunta tutta la responsabilità di quella storia”: brava!! Ci sono poi quelli che dicono che “bisogna mettere una pietra sopra”; certo che è logico “passare oltre”, ma solo dopo che i parenti delle vittime siano stati pienamente ripagati sia materialmente che, soprattutto, moralmente.
Al momento di estradarlo, le autorità brasiliane hanno concesso al Battisti lo “status” di rifugiato politico; vane le azioni fin qui svolte dal nostro ministero degli esteri e vano, addirittura, un appello “personale” di Napolitano al collega brasiliano Lula.
Di queste situazioni l’Italia ne ha conosciute già un paio abbastanza simili, ma a ruoli invertiti, nelle quali erano altri Paesi a chiederci l’invio di delinquenti che loro consideravano terroristi; le ricordo solo per rinfrescare la memoria di tutti noi: la prima riguardava uno “scazzo” tra noi (governo Craxi) e gli Stati Uniti (governo Reagan) con protagonista Abu Abbas, forse il più famoso e terribile terrorista dell’epoca: ricordiamo tutti la vicenda della mancata consegna ad un commando della Delta Force improvvidamente atterrato a Sigonella ed il successivo rifiuto di estradarlo in America per essere processato per l’uccisione – veramente barbara – del paraplegico Leon Klinghoffer, cittadino americano, durante l’abbordaggio della nostra nave “Lauro”; il terrorista venne imprigionato nelle nostre carceri ma le porte gli si schiusero dopo poco in cambio – si mormorò all’epoca – della “tranquillità” da episodi terroristici.
Ed il secondo episodio lo ricordiamo? Governo: D’Alema, Sottosegretario al Ministero di Giustizia: Raul Mantovani (Rifondazione), il quale decide di dare ospitalità al terrorista, compagno Ocalan, ricercaro dalla Turchia per vari omicidi, con la quale i nostri rapporti rimasero in bilico per un bel po’ di tempo, fino a quando il ricercato non venne consegnato alle autorità turche grazie anche a un intervento pesante della U.E.
E adesso siamo dalla parte opposta: chiediamo cioè a gran voce che ci venga restituito Battisti il quale intanto rilascia interviste di fuoco a giornali locali, nelle quali sbeffeggia il nostro Governo e, quel che è più grave, i parenti delle persone che ha ucciso in Italia.
Intanto si sta preparando una partita di pallone “amichevole” tra la nostra nazionale e quella brasiliana che si terrà il 10 febbraio allo stadio di Wembley; siccome siamo molto bravi a mandare tutto in farsa, ci sono ministri che chiedono addirittura che la partita non si giochi perché il clima tra i nostri paesi non è più “amichevole”. Mavvia!!
In qualunque modo vada a finire la vicenda, cerchiamo di tenere i nervi saldi e di non farci prendere la mano dalle provocazioni; ma cerchiamo anche di far capire a Sarkozy e signora che sappiamo bene come la loro influenza abbia giocato un ruolo importante nella vicenda e quindi evitiamo tanti salamelecchi come quelli di Fazio a Carlà.
Ma detto questo, dobbiamo fare in modo che, dopo averli catturati, non ci scappino, perché poi a riprenderli è sempre più difficile; intanto una buona notizia: la signora Roberta Cappelli, “collega” di Battisti, latitante rimasta in Francia, ha dichiarato che accetterà le decisioni dei governi italiano e francese senza scappare od opporsi all’estradizione: da notare che deve scontare tre ergastoli; la signora ha fatto di più: contrariamente alle buffonate dette da Battisti, “si è assunta tutta la responsabilità di quella storia”: brava!! Ci sono poi quelli che dicono che “bisogna mettere una pietra sopra”; certo che è logico “passare oltre”, ma solo dopo che i parenti delle vittime siano stati pienamente ripagati sia materialmente che, soprattutto, moralmente.
venerdì, gennaio 30, 2009
LE PRIME MOSSE DI OBAMA
Il nuovo Presidente USA ha per ora parlato – e non poteva essere diversamente – e basta, ma queste parole cominciano ad avere delle risposte; fermo al momento la pratica “aiuti alle case automobilistiche” che attende il via libera dal Senato (dopo averlo ottenuto alla Camera), si sta muovendo su vari scacchieri internazionali.
Dopo l’annuncio della chiusura della prigione di Guantanamo, dove sono ammassati alcune centinaia di detenuti in odor di terrorismo ma che i normali Tribunali statunitensi assolverebbero per mancanza di prove, il nostro Barack si è mosso su due fronti per ricucire i rapporti che negli ultimi tempi si sono più o meno lacerati.
Ha parlato con Medvedev ed ha assicurato che l’intenzione degli USA è quella di dialogare con Mosca e di ricostruire un rapporto sereno tra i due paesi; intanto ha congelato l’istallazione del cosiddetto “scudo stellare” in Polonia, cioè ai confini russi, e di contro il Presidente Russo ha fatto indietreggiare le batterie missilistiche di stanza a Kaliningrad: possiamo dire che siamo sulla buona strada e solo qualche intervento scriteriato di una potenza minore può tornare a interrompere il dialogo.
Si è poi rivolto all’Iran ed ha avuto una bellissima immagine fantasmatica della possibilità di dialogo: “se voi aprirete la vostra mano ora chiusa a pugno, noi saremo lì per stringervela”; la frase ricrea l’immagine di un pugno chiuso (significato: minaccia) che si apre come un fiore a primavera e questa mano aperta viene afferrata e stretta da qualcuno che già è pronto a fare questo (dialogo).
Ma Ahmadinejad ha replicato in maniera che al momento non lascia molto spazio al dialogo: “prima di ogni altra cosa, chieda scusa per i 60 anni di crimini commessi contro il popolo iraniano, quindi ordini il ritiro di tutti i militari impegnati in missioni all’estero e smetta di sostenere i sionisti, fuorilegge e criminali”.
Con questa replica non mi sembra ci siano possibilità di dialogo, anche perché di mezzo c’è ancora la vicenda della costruzione della bomba atomica iraniana che agita le acque. A questo proposito, lungi dall’avere cessato l’arricchimento dell’uranio, l’Iran – secondo quanto riferito dall’International Institut for Strategic Studies – avrebbe “uranio a sufficienza per arrivare alla costruzione della bomba entro il 2009”.
C’è da dire che lo scenario iraniano ha avuto un diverso approccio anche da parte della nuova Ambasciatrice USA all’ONU, che ha dichiarato di volere con il Paese degli Ayatollah “un contatto diretto”, mentre finora le trattative avvenivano sempre tramite stati terzi o addirittura strutture internazionali..
In merito alla crisi dell’economia mondiale, si sta tenendo in questi giorni a Davos (Svizzera) il consueto meeting mondiale dei grandi della Terra, quelli veri non solo i politici; Obama non vi partecipa e al suo posto c’è Bill Clinton (non so in quale veste), ma saranno comunque presenti ben 41 capi di stato, 16 Ministri degli esteri e 17 ministri delle finanze, 20 ministri del commercio e – quelli che contano davvero – 1400 amministratori di grandi società internazionali; il tema è ambizioso e recita: “come salvare il mondo”; magari dovrebbero aggiungere “dai guai che loro stessi hanno combinato in questi ultimi anni” allora sarebbe più veritiero; ma lasciamo perdere!.
Al meeting, è presente anche il premier cinese, Wen Jiabao, che ha invocato per il futuro “un nuovo ordine economico mondiale” nel quale ovviamente la Cina dovrebbe avere una posizione ancora più preminente, forte del fatto di detenere ben il 40% del Debito Pubblico americano; a proposito, forse, Obama farebbe bene a spiegare come intenderebbe pagarlo nel caso che i cinesi lo rivolessero indietro; magari battendo ancora più moneta? Speriamo di no, altrimenti il dollaro cadrebbe sempre più in basso!
Dopo l’annuncio della chiusura della prigione di Guantanamo, dove sono ammassati alcune centinaia di detenuti in odor di terrorismo ma che i normali Tribunali statunitensi assolverebbero per mancanza di prove, il nostro Barack si è mosso su due fronti per ricucire i rapporti che negli ultimi tempi si sono più o meno lacerati.
Ha parlato con Medvedev ed ha assicurato che l’intenzione degli USA è quella di dialogare con Mosca e di ricostruire un rapporto sereno tra i due paesi; intanto ha congelato l’istallazione del cosiddetto “scudo stellare” in Polonia, cioè ai confini russi, e di contro il Presidente Russo ha fatto indietreggiare le batterie missilistiche di stanza a Kaliningrad: possiamo dire che siamo sulla buona strada e solo qualche intervento scriteriato di una potenza minore può tornare a interrompere il dialogo.
Si è poi rivolto all’Iran ed ha avuto una bellissima immagine fantasmatica della possibilità di dialogo: “se voi aprirete la vostra mano ora chiusa a pugno, noi saremo lì per stringervela”; la frase ricrea l’immagine di un pugno chiuso (significato: minaccia) che si apre come un fiore a primavera e questa mano aperta viene afferrata e stretta da qualcuno che già è pronto a fare questo (dialogo).
Ma Ahmadinejad ha replicato in maniera che al momento non lascia molto spazio al dialogo: “prima di ogni altra cosa, chieda scusa per i 60 anni di crimini commessi contro il popolo iraniano, quindi ordini il ritiro di tutti i militari impegnati in missioni all’estero e smetta di sostenere i sionisti, fuorilegge e criminali”.
Con questa replica non mi sembra ci siano possibilità di dialogo, anche perché di mezzo c’è ancora la vicenda della costruzione della bomba atomica iraniana che agita le acque. A questo proposito, lungi dall’avere cessato l’arricchimento dell’uranio, l’Iran – secondo quanto riferito dall’International Institut for Strategic Studies – avrebbe “uranio a sufficienza per arrivare alla costruzione della bomba entro il 2009”.
C’è da dire che lo scenario iraniano ha avuto un diverso approccio anche da parte della nuova Ambasciatrice USA all’ONU, che ha dichiarato di volere con il Paese degli Ayatollah “un contatto diretto”, mentre finora le trattative avvenivano sempre tramite stati terzi o addirittura strutture internazionali..
In merito alla crisi dell’economia mondiale, si sta tenendo in questi giorni a Davos (Svizzera) il consueto meeting mondiale dei grandi della Terra, quelli veri non solo i politici; Obama non vi partecipa e al suo posto c’è Bill Clinton (non so in quale veste), ma saranno comunque presenti ben 41 capi di stato, 16 Ministri degli esteri e 17 ministri delle finanze, 20 ministri del commercio e – quelli che contano davvero – 1400 amministratori di grandi società internazionali; il tema è ambizioso e recita: “come salvare il mondo”; magari dovrebbero aggiungere “dai guai che loro stessi hanno combinato in questi ultimi anni” allora sarebbe più veritiero; ma lasciamo perdere!.
Al meeting, è presente anche il premier cinese, Wen Jiabao, che ha invocato per il futuro “un nuovo ordine economico mondiale” nel quale ovviamente la Cina dovrebbe avere una posizione ancora più preminente, forte del fatto di detenere ben il 40% del Debito Pubblico americano; a proposito, forse, Obama farebbe bene a spiegare come intenderebbe pagarlo nel caso che i cinesi lo rivolessero indietro; magari battendo ancora più moneta? Speriamo di no, altrimenti il dollaro cadrebbe sempre più in basso!
giovedì, gennaio 29, 2009
MA COME, SI PARLA ANCORA DI ETNIE ?!
Credevo che il termine “etnie” fosse scomparso, se non dai vocabolari, almeno dalla pratica comune e invece me lo ritrovo nientemeno che in una ordinanza comunale; immaginate la sorpresa! Ma andiamo con ordine e vediamo l’editto!!
La Giunta Comunale di XXXXX ha deliberato che “nel centro storico non è ammessa l’attivazione di esercizi di somministrazione la cui attività sia riconducibile ad etnie diverse”; piccolo commento: ma “diverse” da chi? O meglio ancora, diverse da cosa? Insomma, quale è la base di riferimento? Ma siamo noi, cribbio! Ma noi chi? Noi !!
Il testo, o come lo abbiamo chiamato, l’editto, è stilato in puro stile burocratese, ma da un Ente Pubblico locale non c’era da attendersi niente di meglio; vediamo, prima di addentrarci nelle riflessioni, che cosa si intende per “etnia”, usando, come al solito il fidate Devoto – Oli: “raggruppamento umano basato sulla presenza di caratteri somatici, culturali, linguistici comuni”.
Mi sembra quindi sufficientemente chiaro a cosa si allude: noi, che c’eravamo prima, abbiamo i caratteri somatici e linguistici comuni, mentre voi che siete venuti dopo li avete diversi; chiaro il concetto??
In concreto, mi sembra che non si potrà aprire ristoranti che facciano cucina araba, africana, giapponese, cinese, vietnamita e – discriminazione all’interno della discriminazione – kasher, cioè ebraica.
Voglio subito premettere che non ho mai messo piede in ristoranti del genere, preferendo – caso mai - il vecchio panino col prosciutto e spero di poter continuare in questa discriminazione gastronomica, ma non riesco ad afferrare il motivo per cui queste somministrazioni, come le chiama l’editto comunale, non possano coesistere accanto al trippaio, al venditore di porchetta e perché no, anche vicino a ristoranti onusti di gloria e di stelle.
La Giunta del luogo che indico con XXXXX, dopo le prevedibili polemiche, si è affrettata a precisare che la normativa è tesa a “difendere la specificità del centro storico”; per la verità questa motivazione assomiglia assai a quella di un certo signore con i baffetti che diceva di difendere la specificità della razza ariana e pertanto gettava nei forni a gas tutti coloro che non lo erano; ma credevo che i tempi fossero cambiati e ormai si fosse capito che questa è una battaglia perduta in partenza!
Insomma, nel comunicato sopra citato, c’è un connotato razzista, laddove si fa riferimento ad etnie diverse, per cui non è vero che il centro di quel luogo è riservato solo per noi, ma ci possono stare anche altri, purché di etnia simile alla nostra; volete un esempio? Un ristorante tedesco con i suoi krauti e kartoffen è bene accetto, ma uno gestito da arabi che presentano il kebab non ci può stare; ed anche il vecchio ristorante cinese con il suo fritto primavera ed i suoi nidi di rondine non è ammesso; ripeto che tutti questi piatti a me non piacciono, ma evidentemente a qualcuno sì.
Forse sbaglio io a dargli troppa rilievo e ad usare parole troppo importanti per questa vicenda, come razzismo, discriminazione, eccetera, perché mi rimane il dubbio che alla base di tutto ci sia – come diceva Sciascia – “la roba”, cioè l’interesse di qualcuno che non vede di buon occhio la concorrenza che tali esercizi possono portare agli imprenditori locali; non ci dimentichiamo che se il resto del mondo avesse adottato una norma simile, le nostre pizzerie non sarebbero uscite dall’Italia!!
Come dicevo quando abbiamo parlato del federalismo – di cui sono contrario – è stato forse un errore dare tutta questa autonomia ai Sindaci, perché non l’hanno saputa usare; o meglio: l’hanno usata solo per fare cassetta!! Chiaro il concetto??
La Giunta Comunale di XXXXX ha deliberato che “nel centro storico non è ammessa l’attivazione di esercizi di somministrazione la cui attività sia riconducibile ad etnie diverse”; piccolo commento: ma “diverse” da chi? O meglio ancora, diverse da cosa? Insomma, quale è la base di riferimento? Ma siamo noi, cribbio! Ma noi chi? Noi !!
Il testo, o come lo abbiamo chiamato, l’editto, è stilato in puro stile burocratese, ma da un Ente Pubblico locale non c’era da attendersi niente di meglio; vediamo, prima di addentrarci nelle riflessioni, che cosa si intende per “etnia”, usando, come al solito il fidate Devoto – Oli: “raggruppamento umano basato sulla presenza di caratteri somatici, culturali, linguistici comuni”.
Mi sembra quindi sufficientemente chiaro a cosa si allude: noi, che c’eravamo prima, abbiamo i caratteri somatici e linguistici comuni, mentre voi che siete venuti dopo li avete diversi; chiaro il concetto??
In concreto, mi sembra che non si potrà aprire ristoranti che facciano cucina araba, africana, giapponese, cinese, vietnamita e – discriminazione all’interno della discriminazione – kasher, cioè ebraica.
Voglio subito premettere che non ho mai messo piede in ristoranti del genere, preferendo – caso mai - il vecchio panino col prosciutto e spero di poter continuare in questa discriminazione gastronomica, ma non riesco ad afferrare il motivo per cui queste somministrazioni, come le chiama l’editto comunale, non possano coesistere accanto al trippaio, al venditore di porchetta e perché no, anche vicino a ristoranti onusti di gloria e di stelle.
La Giunta del luogo che indico con XXXXX, dopo le prevedibili polemiche, si è affrettata a precisare che la normativa è tesa a “difendere la specificità del centro storico”; per la verità questa motivazione assomiglia assai a quella di un certo signore con i baffetti che diceva di difendere la specificità della razza ariana e pertanto gettava nei forni a gas tutti coloro che non lo erano; ma credevo che i tempi fossero cambiati e ormai si fosse capito che questa è una battaglia perduta in partenza!
Insomma, nel comunicato sopra citato, c’è un connotato razzista, laddove si fa riferimento ad etnie diverse, per cui non è vero che il centro di quel luogo è riservato solo per noi, ma ci possono stare anche altri, purché di etnia simile alla nostra; volete un esempio? Un ristorante tedesco con i suoi krauti e kartoffen è bene accetto, ma uno gestito da arabi che presentano il kebab non ci può stare; ed anche il vecchio ristorante cinese con il suo fritto primavera ed i suoi nidi di rondine non è ammesso; ripeto che tutti questi piatti a me non piacciono, ma evidentemente a qualcuno sì.
Forse sbaglio io a dargli troppa rilievo e ad usare parole troppo importanti per questa vicenda, come razzismo, discriminazione, eccetera, perché mi rimane il dubbio che alla base di tutto ci sia – come diceva Sciascia – “la roba”, cioè l’interesse di qualcuno che non vede di buon occhio la concorrenza che tali esercizi possono portare agli imprenditori locali; non ci dimentichiamo che se il resto del mondo avesse adottato una norma simile, le nostre pizzerie non sarebbero uscite dall’Italia!!
Come dicevo quando abbiamo parlato del federalismo – di cui sono contrario – è stato forse un errore dare tutta questa autonomia ai Sindaci, perché non l’hanno saputa usare; o meglio: l’hanno usata solo per fare cassetta!! Chiaro il concetto??
mercoledì, gennaio 28, 2009
ANCORA DUE PAROLE SULLE INTERCETTAZIONI
Dal post di ieri sullo stesso argomento, sono emersi due problemi che meritano un supplemento d’indagine: il primo è l’abnorme numero di utenze poste sotto controllo e l’altro è la diffusione delle intercettazioni, anche quelle che non hanno rilevanza di reato. Per il primo problema non sarebbe male su qualcuno (C.S.M. ? Ministro di Giustizia?) ci fornisse uno straccio di motivazione sul perché le utenze intercettate in Italia cono quasi cento a uno rispetto a quelle U.S.A. (125mila da noi 1.705 da loro), più di 6 a uno sui francesi e 30 a uno sugli inglesi.
Abbiamo già detto che da noi c’è una forte carenza nel settore investigativo, cioè nelle nostre Polizie non c’è personale che sappia fare il mestiere dell’investigatore; tutta l’indagine è basata sull’acquisizione di prove attraverso mezzi tecnici (i RIS per la scena del crimine, l’uso del D.N.A., le telecamere sparse in numero altissimo per il Paese e, appunto, le intercettazioni ambientali).
Mi è stato detto che l’alto numero delle utenze intercettate deriva dai tanti telefoni che molti di noi hanno in proprietà o in uso (utenza fissa, cellulari vari, ecc.); questa scusa non regge, perché se il numero è alto “in assoluto” è altissimo “in relativo”, cioè se rapportato con gli altri Paesi, come ho fatto qui sopra; insomma, questi non sono certo zone del terzo mondo, dove è grassa se l’individuo ha un telefono, ma sono Nazioni sviluppate almeno quanto noi; quindi la scusa non regge, trovatene un’altra!
Forse ha ragione quel signore che mi ha detto che in Italia esiste il servizio investigativo (Polizia, Carabinieri) più scalcinato d’Europa; ma se è così, prima di tutto ammettiamolo e poi cerchiamo di migliorarlo in qualche modo, magari mandando all’estero per degli stage particolari i nostri migliori dirigenti.
Per il secondo problema – la pubblicazione delle intercettazioni – ho già detto il mio pensiero: vietiamole tutte fino a sentenza esecutiva; ma andiamo avanti e facciamo un esempio che a mio modo di vedere è calzante: tempo addietro, il figlio di Tonino Di Pietro, Cristiano, venne intercettato nell’ambito di una inchiesta della Procura napoletana e il testo di queste telefonate apparve sui quotidiani, dipingendo così il rampollo del “giustiziere” come un normale questuante di posti per i propri amici; il padre, affermò immediatamente che “i comportamenti di Cristiano non sono penalmente rilevanti. I magistrati indaghino pure”; primo commento: non poteva dire altro, e neppure comportarsi diversamente; il secondo commento è che nella frase c’è una contraddizione, in quanto l’ex P.M. dice che i fatti non hanno rilevanza penale e al tempo stesso invita i magistrati a indagare; sembra quasi una sfida!
Ma a parte questa contraddizione piuttosto rilevante, c’è da dire che la vera questione è che – allo stesso modo del figlio Cristiano – centinaia di persone, pur non responsabili di fatti “penalmente rilevanti” vengono esposte al “pubblico ludibrio”, anche dallo stesso Tonino. E come dice Veltroni, “decine di migliaia di amministratori (del centro sinistra e del centro destra) si comportano onestamente, ma dobbiamo discernere tra l’uso disinvolto dell’auto blu e l’assegnazione truffaldina di un appalto”. Se mettiamo tutto sullo stesso piano, otteniamo che sono tutti colpevoli o sono tutti innocenti, cosa che non è vera ne in un caso e neppure nell’altro; quindi attenti al giustizialismo fine a se stesso, perché diventa solo una grande “sputtanatura nazionale” al termine della quale non sarà cambiato niente. Insomma, bisogna stare accortii che quella che viene presentata come un’operazione moralizzatrice non sveli la sua vera natura: una cupa parodia della giustizia e quindi una sostanziale ingiustizia, dove a cavarsela sono sempre i soliti: i più forti!! Chiaro il concetto??
Abbiamo già detto che da noi c’è una forte carenza nel settore investigativo, cioè nelle nostre Polizie non c’è personale che sappia fare il mestiere dell’investigatore; tutta l’indagine è basata sull’acquisizione di prove attraverso mezzi tecnici (i RIS per la scena del crimine, l’uso del D.N.A., le telecamere sparse in numero altissimo per il Paese e, appunto, le intercettazioni ambientali).
Mi è stato detto che l’alto numero delle utenze intercettate deriva dai tanti telefoni che molti di noi hanno in proprietà o in uso (utenza fissa, cellulari vari, ecc.); questa scusa non regge, perché se il numero è alto “in assoluto” è altissimo “in relativo”, cioè se rapportato con gli altri Paesi, come ho fatto qui sopra; insomma, questi non sono certo zone del terzo mondo, dove è grassa se l’individuo ha un telefono, ma sono Nazioni sviluppate almeno quanto noi; quindi la scusa non regge, trovatene un’altra!
Forse ha ragione quel signore che mi ha detto che in Italia esiste il servizio investigativo (Polizia, Carabinieri) più scalcinato d’Europa; ma se è così, prima di tutto ammettiamolo e poi cerchiamo di migliorarlo in qualche modo, magari mandando all’estero per degli stage particolari i nostri migliori dirigenti.
Per il secondo problema – la pubblicazione delle intercettazioni – ho già detto il mio pensiero: vietiamole tutte fino a sentenza esecutiva; ma andiamo avanti e facciamo un esempio che a mio modo di vedere è calzante: tempo addietro, il figlio di Tonino Di Pietro, Cristiano, venne intercettato nell’ambito di una inchiesta della Procura napoletana e il testo di queste telefonate apparve sui quotidiani, dipingendo così il rampollo del “giustiziere” come un normale questuante di posti per i propri amici; il padre, affermò immediatamente che “i comportamenti di Cristiano non sono penalmente rilevanti. I magistrati indaghino pure”; primo commento: non poteva dire altro, e neppure comportarsi diversamente; il secondo commento è che nella frase c’è una contraddizione, in quanto l’ex P.M. dice che i fatti non hanno rilevanza penale e al tempo stesso invita i magistrati a indagare; sembra quasi una sfida!
Ma a parte questa contraddizione piuttosto rilevante, c’è da dire che la vera questione è che – allo stesso modo del figlio Cristiano – centinaia di persone, pur non responsabili di fatti “penalmente rilevanti” vengono esposte al “pubblico ludibrio”, anche dallo stesso Tonino. E come dice Veltroni, “decine di migliaia di amministratori (del centro sinistra e del centro destra) si comportano onestamente, ma dobbiamo discernere tra l’uso disinvolto dell’auto blu e l’assegnazione truffaldina di un appalto”. Se mettiamo tutto sullo stesso piano, otteniamo che sono tutti colpevoli o sono tutti innocenti, cosa che non è vera ne in un caso e neppure nell’altro; quindi attenti al giustizialismo fine a se stesso, perché diventa solo una grande “sputtanatura nazionale” al termine della quale non sarà cambiato niente. Insomma, bisogna stare accortii che quella che viene presentata come un’operazione moralizzatrice non sveli la sua vera natura: una cupa parodia della giustizia e quindi una sostanziale ingiustizia, dove a cavarsela sono sempre i soliti: i più forti!! Chiaro il concetto??
martedì, gennaio 27, 2009
IL PROBLEMA DELLE INTERCETTAZIONI
A fianco del problema riguardante la riforma della giustizia, abbiamo una situazione – assolutamente anomala – che sta scoppiando in mano ai politici; mi riferisco alle intercettazioni disposte dai magistrati e alla loro diffusione.
Sembra che i due argomenti siano collimanti “fino a un certo punto”, ma nella nostra realtà politico-istituzionale mi appaiono più legati di quanto non sembri in apparenza; comunque, nel contesto generale della riforma della giustizia, le intercettazioni dovrebbero rappresentare solo un piccolo capitolo, mentre – specie con gli intrecci e i veti incrociati che si stanno verificando – assurgono a elemento determinante per la buona riuscita della riforma: riforma della quale tutti i partiti – a parole – strombazzano l’assoluta necessità, salvo poi – nei fatti concreti – tirare ognuno l’acqua al proprio mulino che, nella circostanza e detto in parole povere sta a significare l’ingraziarsi una delle componenti dell’associazionismo della magistratura.
Ma torniamo alle intercettazione e vediamo di analizzare il problema: a mio modo di vedere ci sono due aspetti da valutare, legati insieme da una situazione funzionale ma non sempre divisibili sulla carta: il primo riguarda l’opportunità di fare intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché la loro quantità e relative modalità di esecuzione, mentre il secondo si riferisce esplicitamente alla loro diffusione a mezzo stampa.
Vediamo allora il primo aspetto e cioè la funzionalità investigativa delle intercettazioni: a detta di esperti del settore, tale strumento è assolutamente indispensabile ai fini della soluzione di quasi tutti i casi delittuosi; questi esperti aggiungono che tale condizione è determinata dall’incompetenza funzionale degli organi addetti alle investigazioni, ma questo è un altro discorso che, caso mai, riprenderemo in un secondo tempo.
Diciamo allora che queste intercettazioni sono uno degli strumenti indispensabili alle indagini; ma il loro numero, specie se rapportato ad altri Paesi a noi vicini, è motivo di riflessione: i dati riferiti al 2007 (quelli del 2008 non sono ancora disponibili) ci dicono che in Italia abbiamo avuto quasi 125mila utenze sotto controllo, con una spesa per lo Stato (di 224milioni di euro; questi dati ci forniscono anche una scala degli incrementi che dice come, dal 2003 (77mila utenze) al 2007 abbiamo avuto quasi un raddoppio mentre le spese sono addirittura calate, andando dai 256milioni di allora ai 224 di adesso: forse è l’affidamento a terzi del lavoro?
Se confrontiamo questi numeri (ripeto: dati del 2007) con quelli di altri Paesi abbiamo che a fronte delle nostre 125mila utenze messe sotto controllo, in Francia ne abbiamo 20mila, in Gran Bretagna 5.500 e solo 1.705 negli Stati Uniti.
Per l’esecutività delle intercettazioni stiamo andando verso un completo “appalto” del settore a ditte e privati che conoscono il loro mestiere e che dovrebbero essere sotto il diretto controllo del magistrato; e qui ci sono alcune riserve da fare e precisamente il grado di trasparenza di queste situazioni e il motivo per cui questi signori diventano (leggi Tavaroli prima e Genchi adesso) dei titolari di autentici “forzieri pieni di pietre preziose” da utilizzare in proprio o per conto di terze persone.
In quale modo, è qui arriviamo al secondo aspetto? Semplicemente con il principio dello sputtanamento generale, il sistema che, facendo trapelare alla stampa alcuni brani di conversazioni di Tizio, questi diventano articoli scandalistici; quindi, per risolvere la questione mi sembra semplice: “non consentire a nessuno” di pubblicare questi scampoli di vita altrui fino a sentenza esecutiva. Ma di questo ne riparleremo, domani stesso, visto che la vicenda Genchi sta montando in modo particolare.
Sembra che i due argomenti siano collimanti “fino a un certo punto”, ma nella nostra realtà politico-istituzionale mi appaiono più legati di quanto non sembri in apparenza; comunque, nel contesto generale della riforma della giustizia, le intercettazioni dovrebbero rappresentare solo un piccolo capitolo, mentre – specie con gli intrecci e i veti incrociati che si stanno verificando – assurgono a elemento determinante per la buona riuscita della riforma: riforma della quale tutti i partiti – a parole – strombazzano l’assoluta necessità, salvo poi – nei fatti concreti – tirare ognuno l’acqua al proprio mulino che, nella circostanza e detto in parole povere sta a significare l’ingraziarsi una delle componenti dell’associazionismo della magistratura.
Ma torniamo alle intercettazione e vediamo di analizzare il problema: a mio modo di vedere ci sono due aspetti da valutare, legati insieme da una situazione funzionale ma non sempre divisibili sulla carta: il primo riguarda l’opportunità di fare intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché la loro quantità e relative modalità di esecuzione, mentre il secondo si riferisce esplicitamente alla loro diffusione a mezzo stampa.
Vediamo allora il primo aspetto e cioè la funzionalità investigativa delle intercettazioni: a detta di esperti del settore, tale strumento è assolutamente indispensabile ai fini della soluzione di quasi tutti i casi delittuosi; questi esperti aggiungono che tale condizione è determinata dall’incompetenza funzionale degli organi addetti alle investigazioni, ma questo è un altro discorso che, caso mai, riprenderemo in un secondo tempo.
Diciamo allora che queste intercettazioni sono uno degli strumenti indispensabili alle indagini; ma il loro numero, specie se rapportato ad altri Paesi a noi vicini, è motivo di riflessione: i dati riferiti al 2007 (quelli del 2008 non sono ancora disponibili) ci dicono che in Italia abbiamo avuto quasi 125mila utenze sotto controllo, con una spesa per lo Stato (di 224milioni di euro; questi dati ci forniscono anche una scala degli incrementi che dice come, dal 2003 (77mila utenze) al 2007 abbiamo avuto quasi un raddoppio mentre le spese sono addirittura calate, andando dai 256milioni di allora ai 224 di adesso: forse è l’affidamento a terzi del lavoro?
Se confrontiamo questi numeri (ripeto: dati del 2007) con quelli di altri Paesi abbiamo che a fronte delle nostre 125mila utenze messe sotto controllo, in Francia ne abbiamo 20mila, in Gran Bretagna 5.500 e solo 1.705 negli Stati Uniti.
Per l’esecutività delle intercettazioni stiamo andando verso un completo “appalto” del settore a ditte e privati che conoscono il loro mestiere e che dovrebbero essere sotto il diretto controllo del magistrato; e qui ci sono alcune riserve da fare e precisamente il grado di trasparenza di queste situazioni e il motivo per cui questi signori diventano (leggi Tavaroli prima e Genchi adesso) dei titolari di autentici “forzieri pieni di pietre preziose” da utilizzare in proprio o per conto di terze persone.
In quale modo, è qui arriviamo al secondo aspetto? Semplicemente con il principio dello sputtanamento generale, il sistema che, facendo trapelare alla stampa alcuni brani di conversazioni di Tizio, questi diventano articoli scandalistici; quindi, per risolvere la questione mi sembra semplice: “non consentire a nessuno” di pubblicare questi scampoli di vita altrui fino a sentenza esecutiva. Ma di questo ne riparleremo, domani stesso, visto che la vicenda Genchi sta montando in modo particolare.
lunedì, gennaio 26, 2009
VIOLENZA SULLE DONNE - ATTO SECONDO
Come avevo promesso nel post di ieri, torno sul problema della violenza alle donne per affrontare due aspetti, solo accennati nel mio precedente scritto, che ora, se mi riesce, vorrei riprendere ed ampliare sia come informativa che come modo di vedere le cose.
Il primo aspetto è quello della concessione degli arresti domiciliari allo stupratore di capodanno, un giovane incensurato di soli 22 anni, arrestato e rimesso in libertà.
La legge parla chiaro in proposito e stabilisce che la permanenza nelle patrie galere può essere comminata, nel periodo di fermo, solo se sussiste una di questi tre pericoli: a) reiterazione del reato; b) inquinamento delle prove; c) fuga.
Ora, mi sembra chiaro che nel caso del nostro imputato, nessuna delle tre condizioni è presente in quanto, per il punto a) si dà per preminente nell’esecuzione del reato l’alterazione di droga ed alcool e quindi si scarta l’ipotesi della possibile reiterazione; per il punto b), l’eventuale inquinamento delle prove è irrilevante in quanto l’imputato è reo confesso; per il punto c) l’irreprensibile condotta fin qui tenuta nella casa dei genitori e la fedina penale assolutamente immacolata fa scartare la possibilità di fuga..
La legge però non tiene minimamente conto di due cose: la prima è la particolare abiettezza del reato e la seconda è lo stato d’animo della vittima.
Per il primo aspetto sarebbe sufficiente che i politici, anziché starnazzare sulla decisione del giudice, si impegnassero per modificare la legge introducendo la particolare abiettezza (bassezza, viltà) del reato, mentre per il secondo si ritorna a quanto già detto ieri e cioè che tutte le normative sembrano fatte apposta per Caino e dimenticano completamente Abele; la ragazza infatti è arrivata a dire questa frase straziante: “mi farò giustizia da sola”.
Per il secondo aspetto – la sessualità imperante ai nostri giorni nel mondo occidentale e la conflittualità con l’oriente – mi voglio riferire ad una domanda che tempo addietro ho avuto modo di porre ad un islamico: perché è così importante che fuori dalla propria casa la donna si copra almeno i capelli se non il viso con il velo? “Perché, mi venne risposto, i capelli sono una parte rilevante della bellezza femminile e molto provocatoria; e, fuori dal talamo, non è bene usare la propria bellezza per provocare gli uomini; è come se da voi una donna girasse per la strada con il seno nudo”.
Non credete che questo “insegnamento” della loro religione vada a confliggere apertamente con la realtà dei nostri tempi? E questo, legato alla situazione che si trovano davanti – islamici ed altri migranti – può diventare una polveriera: la nostra società è proiettata verso il futuro e, anziché cercare un punto di equilibrio con la natura che la circonda, è dedita all’inseguimento di un solo, unico mito: il successo; tale inseguimento viene da tutti noi eseguito senza esclusione di colpi e di argomenti, per cui il sesso – per le donne, ma anche per gli uomini – è diventato nient’altro che un’altra arma a disposizione per la dura battaglia alla conquista del primato, sia esso nell’azienda o nella società, nel campo televisivo o nel campo artistico; tutto è permesso, in questa lotta senza esclusione di colpi, per sconfiggere “tutti gli altri” e far emergere solo il proprio “ego”. Coloro che provengono da realtà sociali o religiose diverse dalle nostre, si ritrovano proiettati in questa specie di cinodromo dove i cani corrono all’inseguimento di una finta preda così come noi corriamo dietro ad un finto successo, usando armi che agitano gli ormoni di coloro che non ci sono abituati e in questo caso…… Sono forse troppo semplicistico? Speriamo di sì!! Ma ricordiamoci che il sesso, così ostentato nella nostra civiltà, può diventare sinonimo di una sfacciata provocazione, con il risultato che ben conosciamo.
Il primo aspetto è quello della concessione degli arresti domiciliari allo stupratore di capodanno, un giovane incensurato di soli 22 anni, arrestato e rimesso in libertà.
La legge parla chiaro in proposito e stabilisce che la permanenza nelle patrie galere può essere comminata, nel periodo di fermo, solo se sussiste una di questi tre pericoli: a) reiterazione del reato; b) inquinamento delle prove; c) fuga.
Ora, mi sembra chiaro che nel caso del nostro imputato, nessuna delle tre condizioni è presente in quanto, per il punto a) si dà per preminente nell’esecuzione del reato l’alterazione di droga ed alcool e quindi si scarta l’ipotesi della possibile reiterazione; per il punto b), l’eventuale inquinamento delle prove è irrilevante in quanto l’imputato è reo confesso; per il punto c) l’irreprensibile condotta fin qui tenuta nella casa dei genitori e la fedina penale assolutamente immacolata fa scartare la possibilità di fuga..
La legge però non tiene minimamente conto di due cose: la prima è la particolare abiettezza del reato e la seconda è lo stato d’animo della vittima.
Per il primo aspetto sarebbe sufficiente che i politici, anziché starnazzare sulla decisione del giudice, si impegnassero per modificare la legge introducendo la particolare abiettezza (bassezza, viltà) del reato, mentre per il secondo si ritorna a quanto già detto ieri e cioè che tutte le normative sembrano fatte apposta per Caino e dimenticano completamente Abele; la ragazza infatti è arrivata a dire questa frase straziante: “mi farò giustizia da sola”.
Per il secondo aspetto – la sessualità imperante ai nostri giorni nel mondo occidentale e la conflittualità con l’oriente – mi voglio riferire ad una domanda che tempo addietro ho avuto modo di porre ad un islamico: perché è così importante che fuori dalla propria casa la donna si copra almeno i capelli se non il viso con il velo? “Perché, mi venne risposto, i capelli sono una parte rilevante della bellezza femminile e molto provocatoria; e, fuori dal talamo, non è bene usare la propria bellezza per provocare gli uomini; è come se da voi una donna girasse per la strada con il seno nudo”.
Non credete che questo “insegnamento” della loro religione vada a confliggere apertamente con la realtà dei nostri tempi? E questo, legato alla situazione che si trovano davanti – islamici ed altri migranti – può diventare una polveriera: la nostra società è proiettata verso il futuro e, anziché cercare un punto di equilibrio con la natura che la circonda, è dedita all’inseguimento di un solo, unico mito: il successo; tale inseguimento viene da tutti noi eseguito senza esclusione di colpi e di argomenti, per cui il sesso – per le donne, ma anche per gli uomini – è diventato nient’altro che un’altra arma a disposizione per la dura battaglia alla conquista del primato, sia esso nell’azienda o nella società, nel campo televisivo o nel campo artistico; tutto è permesso, in questa lotta senza esclusione di colpi, per sconfiggere “tutti gli altri” e far emergere solo il proprio “ego”. Coloro che provengono da realtà sociali o religiose diverse dalle nostre, si ritrovano proiettati in questa specie di cinodromo dove i cani corrono all’inseguimento di una finta preda così come noi corriamo dietro ad un finto successo, usando armi che agitano gli ormoni di coloro che non ci sono abituati e in questo caso…… Sono forse troppo semplicistico? Speriamo di sì!! Ma ricordiamoci che il sesso, così ostentato nella nostra civiltà, può diventare sinonimo di una sfacciata provocazione, con il risultato che ben conosciamo.
domenica, gennaio 25, 2009
VIOLENZA SULLE DONNE
Dall’inizio dell’anno è stato tutto un susseguirsi di violenze perpetrate ai danni delle donne; e qui si parla solo di quelle “denunciate” che, da una recente inchiesta, sono una percentuale inferiore al 50%: si è cominciato la notte di Capodanno quando una ragazza – Elisa, nome convenzionale – è stata stuprata durante il veglione che si è tenuto nei locali della Fiera di Roma: la ragazza è stata portata lontana dalla folla festante e violentata ripetutamente; il brutale individuo, arrestato in questi giorni e reo confesso, è un “banale giovanottino” di appena 22 anni che le autorità descrivono come “fortemente prostrato e intimamente pentito”; comunque sia, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari e questo ha già scatenato una marea di polemiche.
Alle propaggini di Roma, a Guidonia, si è consumato un'altra violenza, questa volta mirata ad una coppia appartata nell’auto: frantumato un vetro, picchiato il ragazzo e quindi rinchiuso nel portabagagli, tirata fuori la ragazza, sulla quale si sono avventato 5 bestie furenti che, coltelli in mano, l’hanno ripetutamente violentata a turno; la ragazza urla, si dibatte, ma loro come risposta la riempiono di botte e continuano nella bestiale violenza; entrambi i giovani, dichiarano che gli aggressori avevano un accento dell’Europa dell’est, un po’ generico, ma forse sufficiente a dare inizio alla caccia.
Ancora a Roma, alla fermata di un’autobus nella zona di Primavalle, una donna di poco più di 40 anni è stata selvaggiamente picchiata, derubata e violentata da due giovani che vengono descritti come “magrebini”.
Sono di ieri altre violenze: a Genova una trentenne è stata violentata e percossa con furore da un magrebino, mentre a Napoli la vittima è una ragazza ucraina di appena 20 anni, che si è rivolta alle Forze dell’Ordine per denunciare di essere stata violentata: la donna, in stato confusionale e piuttosto alticcia, è al momento sotto interrogatorio da parte degli investigatori che stanno cercando riscontri precisi su quanto accaduto.
L’ultimo evento del genere è accaduto a Brescia, dove una ragazza romena di 18 anni, arrivata in città da quattro anni per fare la badante prima e la colf adesso, è stata violentata nel proprio appartamento da tre uomini, un polacco e due romeni che – dopo avere alzato al massimo il livello audio del televisore – l’hanno ripetutamente violentata uno dopo l’altro e l’hanno anche stordita con una pasticca sciolta nell’acqua; lei ha gridato con tutto il fiato che aveva in gola, ma nessuno l’ha udita, cosicché si è dovuta rassegnare a subire le violenze del gruppetto il quale, dopo una prima fase di “divertimento” e convinti di averla ormai domata, è uscito dalla casa dicendole: “andiamo a prendere il vino per continuare la festa”; ovviamente la ragazza non li ha attesi ed è scappata trovando un taxi che l’ha condotta dai carabinieri.
Le polemiche sono al calor bianco e sono tutte rivolte alla poca fermezza della giustizia che- dicono in molti – tutela sempre Caino, cioè il colpevole, infischiandosene di Abele, cioè di colui che ha subito la violenza.
Come rimedio si torna a parlare di aumentare il numero dei militari che presidiano alcune città; non so se la misura sia idonea, forse per l’opinione pubblica, ma per i violentatori non credo. Come ho detto altre volte, non c’è nessuna correlazione tra l’atteggiamento lassista della magistratura e l’atto di violenza che è, quasi sempre, proveniente dall’inconscio e realizzato in una sorta di trance sessuale; ecco è questa situazione, o condizione umana, che dovrebbe essere maggiormente tenuta d’occhio e per far questo i militari – con tutto il rispetto – non servono.
Domani, a Dio piacendo, ritorneremo sull’argomento degli arresti domiciliari e sul problema della sessualità dirompente che stiamo vivendo ai nostri giorni.
Alle propaggini di Roma, a Guidonia, si è consumato un'altra violenza, questa volta mirata ad una coppia appartata nell’auto: frantumato un vetro, picchiato il ragazzo e quindi rinchiuso nel portabagagli, tirata fuori la ragazza, sulla quale si sono avventato 5 bestie furenti che, coltelli in mano, l’hanno ripetutamente violentata a turno; la ragazza urla, si dibatte, ma loro come risposta la riempiono di botte e continuano nella bestiale violenza; entrambi i giovani, dichiarano che gli aggressori avevano un accento dell’Europa dell’est, un po’ generico, ma forse sufficiente a dare inizio alla caccia.
Ancora a Roma, alla fermata di un’autobus nella zona di Primavalle, una donna di poco più di 40 anni è stata selvaggiamente picchiata, derubata e violentata da due giovani che vengono descritti come “magrebini”.
Sono di ieri altre violenze: a Genova una trentenne è stata violentata e percossa con furore da un magrebino, mentre a Napoli la vittima è una ragazza ucraina di appena 20 anni, che si è rivolta alle Forze dell’Ordine per denunciare di essere stata violentata: la donna, in stato confusionale e piuttosto alticcia, è al momento sotto interrogatorio da parte degli investigatori che stanno cercando riscontri precisi su quanto accaduto.
L’ultimo evento del genere è accaduto a Brescia, dove una ragazza romena di 18 anni, arrivata in città da quattro anni per fare la badante prima e la colf adesso, è stata violentata nel proprio appartamento da tre uomini, un polacco e due romeni che – dopo avere alzato al massimo il livello audio del televisore – l’hanno ripetutamente violentata uno dopo l’altro e l’hanno anche stordita con una pasticca sciolta nell’acqua; lei ha gridato con tutto il fiato che aveva in gola, ma nessuno l’ha udita, cosicché si è dovuta rassegnare a subire le violenze del gruppetto il quale, dopo una prima fase di “divertimento” e convinti di averla ormai domata, è uscito dalla casa dicendole: “andiamo a prendere il vino per continuare la festa”; ovviamente la ragazza non li ha attesi ed è scappata trovando un taxi che l’ha condotta dai carabinieri.
Le polemiche sono al calor bianco e sono tutte rivolte alla poca fermezza della giustizia che- dicono in molti – tutela sempre Caino, cioè il colpevole, infischiandosene di Abele, cioè di colui che ha subito la violenza.
Come rimedio si torna a parlare di aumentare il numero dei militari che presidiano alcune città; non so se la misura sia idonea, forse per l’opinione pubblica, ma per i violentatori non credo. Come ho detto altre volte, non c’è nessuna correlazione tra l’atteggiamento lassista della magistratura e l’atto di violenza che è, quasi sempre, proveniente dall’inconscio e realizzato in una sorta di trance sessuale; ecco è questa situazione, o condizione umana, che dovrebbe essere maggiormente tenuta d’occhio e per far questo i militari – con tutto il rispetto – non servono.
Domani, a Dio piacendo, ritorneremo sull’argomento degli arresti domiciliari e sul problema della sessualità dirompente che stiamo vivendo ai nostri giorni.