domenica, febbraio 12, 2006
E’ SCONTRO DI RELIGIONI O DI CIVILTA’ ?
A margine della vicenda del prete italiano ucciso a Trebisonda, un nostro network ha messo in onda ieri, in tardissima serata, uno “speciale” sul problema islamico in occidente (perché così a tarda ora?).
Ovviamente il filmato ha preso l’avvio dalla chiesetta di Don Andrea e lì sono stati intervistati alcuni cattolici (quattro) – in buona parte convertiti dalla religione islamica – che hanno narrato alle telecamere le difficoltà che incontrano in un paese come la Turchia – che sta per entrare nell’U.E. – per essere cattolici; uno che mi ha colpito in modo particolare è il racconto di un professore di fisica che, ripreso da una troupe della TV di stato, si è ritrovato sul giornale con la seguente scritta a mo’ di didascalia “mandate i vostri figli a scuola da questo infedele??”: conclusione, è stato licenziato!
Poi il servizio si sposta a Milano e specificatamente nella Moschea di Viale Jenner e si ha una sorta di intervista “ufficiale” all’Imam, nella quale si vede lontano un miglio che il modo di affrontare le cose è come frenato da ragioni di opportunità; poi ci sono una serie di riprese, effettuata con telecamera nascosta, di alcune prediche dello stesso Imam.
Da queste traspare la profonda e assoluta diversità tra le due religioni, ma viene fuori anche una cosa che io in parte già conoscevo ma della quale ora ho avuto la conferma: mentre per noi la religione è (quando c’è) una delle componenti della nostra vita, per i musulmani è “la vita”, “lo stato”, “il governo”, tutto insomma!
È sintomatica una affermazione dell’Imam di Viale Jenner: “i miscredenti ci lasciano predicare, ci lasciano fare le cose a modo nostro, ma tutto questo non ci deve ingannare, perché loro lo fanno soltanto per esaltare uno dei loro capisaldi: la democrazia; è sulla scorta di questa forma di vita che ci lasciano fare e quindi – poiché noi combattiamo e combatteremo sempre questa democrazia – in concreto sono e rimangono nostri nemici”.
Afferrato il concetto? In pratica, il nemico da combattere per i musulmani è la democrazia, poiché con essa tutto (o quasi) è concesso, con essa tutti possono dire la loro opinione, con essa abbiamo una maggioranza ed una minoranza che possono alternarsi tra loro: tutte cose assurde per il mondo musulmano che gli contrappone la “teocrazia”.
Quindi, la lotta dell’Islam è specificatamente verso coloro che cercano di “dialogare”, in virtù della vituperata democrazia, perché così facendo mostrano alla loro gente un modo di comportarsi che è assolutamente contrario ai dettami della loro religione.
E questo viene fuori anche in un libro che sto finendo di leggere proprio adesso e che vi indico perché molto interessante sull’argomento: è una specie di intervista fatta da una giornalista italiana, Marcella Andreoli, ed il titolo del volumetto è “Il telefonista di Al Qaeda”, la confessione del primo terrorista pentito della Jihad in Italia, e riporta quasi all’inizio, questa precisa frase: “Potrei essere un consulente, un consulente sul terrorismo islamico, un ruolo utilissimo perché voi occidentali non riuscite a capire, a volte nemmeno ad intuire, sia la profondità sia l’ineluttabilità dello scontro in atto, uno scontro tra due parti del mondo. Vi siete svegliati dopo l’11 settembre, ma il quadro non vi è ancora chiaro, né avete la capacità di immaginare quanto sia forte e profondo l’odio che viene covato e alimentato contro l’Occidente”.
Questa frase rappresenta una specie di preambolo che il pentito – nel libro si fa chiamare Riadh, ma non credo che sia il suo vero nome – antepone alla narrazione delle varie cellule terroristiche in Italia, il cui cordone ombelicale è da lui indicato nella Moschea di Viale Jenner: interessante, molto interessante!!
Ovviamente il filmato ha preso l’avvio dalla chiesetta di Don Andrea e lì sono stati intervistati alcuni cattolici (quattro) – in buona parte convertiti dalla religione islamica – che hanno narrato alle telecamere le difficoltà che incontrano in un paese come la Turchia – che sta per entrare nell’U.E. – per essere cattolici; uno che mi ha colpito in modo particolare è il racconto di un professore di fisica che, ripreso da una troupe della TV di stato, si è ritrovato sul giornale con la seguente scritta a mo’ di didascalia “mandate i vostri figli a scuola da questo infedele??”: conclusione, è stato licenziato!
Poi il servizio si sposta a Milano e specificatamente nella Moschea di Viale Jenner e si ha una sorta di intervista “ufficiale” all’Imam, nella quale si vede lontano un miglio che il modo di affrontare le cose è come frenato da ragioni di opportunità; poi ci sono una serie di riprese, effettuata con telecamera nascosta, di alcune prediche dello stesso Imam.
Da queste traspare la profonda e assoluta diversità tra le due religioni, ma viene fuori anche una cosa che io in parte già conoscevo ma della quale ora ho avuto la conferma: mentre per noi la religione è (quando c’è) una delle componenti della nostra vita, per i musulmani è “la vita”, “lo stato”, “il governo”, tutto insomma!
È sintomatica una affermazione dell’Imam di Viale Jenner: “i miscredenti ci lasciano predicare, ci lasciano fare le cose a modo nostro, ma tutto questo non ci deve ingannare, perché loro lo fanno soltanto per esaltare uno dei loro capisaldi: la democrazia; è sulla scorta di questa forma di vita che ci lasciano fare e quindi – poiché noi combattiamo e combatteremo sempre questa democrazia – in concreto sono e rimangono nostri nemici”.
Afferrato il concetto? In pratica, il nemico da combattere per i musulmani è la democrazia, poiché con essa tutto (o quasi) è concesso, con essa tutti possono dire la loro opinione, con essa abbiamo una maggioranza ed una minoranza che possono alternarsi tra loro: tutte cose assurde per il mondo musulmano che gli contrappone la “teocrazia”.
Quindi, la lotta dell’Islam è specificatamente verso coloro che cercano di “dialogare”, in virtù della vituperata democrazia, perché così facendo mostrano alla loro gente un modo di comportarsi che è assolutamente contrario ai dettami della loro religione.
E questo viene fuori anche in un libro che sto finendo di leggere proprio adesso e che vi indico perché molto interessante sull’argomento: è una specie di intervista fatta da una giornalista italiana, Marcella Andreoli, ed il titolo del volumetto è “Il telefonista di Al Qaeda”, la confessione del primo terrorista pentito della Jihad in Italia, e riporta quasi all’inizio, questa precisa frase: “Potrei essere un consulente, un consulente sul terrorismo islamico, un ruolo utilissimo perché voi occidentali non riuscite a capire, a volte nemmeno ad intuire, sia la profondità sia l’ineluttabilità dello scontro in atto, uno scontro tra due parti del mondo. Vi siete svegliati dopo l’11 settembre, ma il quadro non vi è ancora chiaro, né avete la capacità di immaginare quanto sia forte e profondo l’odio che viene covato e alimentato contro l’Occidente”.
Questa frase rappresenta una specie di preambolo che il pentito – nel libro si fa chiamare Riadh, ma non credo che sia il suo vero nome – antepone alla narrazione delle varie cellule terroristiche in Italia, il cui cordone ombelicale è da lui indicato nella Moschea di Viale Jenner: interessante, molto interessante!!