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venerdì, novembre 22, 2013

ZIBALDONE N.11 



Le vicende che mi hanno interessato e che spero interessino anche voi, sono sostanzialmente due, anche se una di esse è a sua volta duplice. Vediamole.
LA PRIMA si riferisce – ancora!! – alla stramaledetta crisi e riferisce dell’ennesima morte derivante da questa nostra situazione finanziaria: un imprenditore di 47 anni (quindi ancora giovanissimo) si è ucciso a causa delle difficoltà economiche in cui si trovava.
Egli era titolare di due agenzie di viaggio e prima di impiccarsi nel garage di casa, ha lasciato alcuni biglietti si scuse nei quali ha scritto di non farcela più per i debiti.
Non molto tempo fa, qualcuno ricorderà, mi sono occupato del suicidio definendolo una sorta di “piano B dell’esistenza”: infatti, dopo aver vagliato il piano A, cioè la vita come si prospetta, se non l’accettiamo e se non abbiamo la forza o le capacità per modificarla, ci tuffiamo nel piano B e “togliamo il disturbo”; detto in parole povere è quanto accaduto al nostro imprenditore.
LA SECONDA – ancora sulla crisi, purtroppo!! – ci racconta di un imprenditore milanese condannato a 6 mesi per omessa dichiarazione IVA ma assolto dopo il ricorso dei legali perché “il fatto non costituisce reato” ossia perché, come sostenuto dalla difesa, mancava “la volontà di omettere il versamento”.
Gli avvocati hanno dimostrato che il titolare dell’azienda incriminata aveva 180/mila euro di IVA da versare nel 2009, relativi ad operazioni del 2008, e ha evaso l’imposta “a causa della crisi”.
In pratica, la crisi è diventata un comodo surrogato per il mancato pagamento delle tasse o imposte; speriamo che non venga accertato che al posto di pagare il dovuto all’erario, i nostrI bravi industriali non abbiamo cambiato la macchina o la barca!!
LA TERZA vicenda è di tutt’altro genere; il Tribunale di Parma ha stabilito che una bimba straniera di tre anni viva per i prossimi due anni con una coppia di omosessuali che conosce da tempo e che chiama “zii.”; non ci sono legami di parentela, ma anche i genitori naturali della bambina si fidano di loro e quindi l’affidamento sancito dal Giudice Tutelare è scattato con una logica ferrea (l’alternativa sarebbe stata forse l’Istituto?).
Il Giudice ha sottolineato, nella sentenza di affidamento, che “nessuna prova scientifica dice che a un bimbo nuoce vivere con due omosessuali” e con questo ha tappato la bocca a tanti perbenisti che invadono l’Italia; anche la Curia è andata cauta nel commentare il provvedimento, in quanto ha affermato che “il Giudice ha il dovere di tutelare il maggior bene possibile del minore”.
Ovviamente, poteva restare fuori dalla discussione, la politica, o meglio, i politicanti? Certo che no! Infatti, l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione infanzia della Camera, ha disposto un approfondimento sulla vicenda, precisando però che “la decisione del Giudice, se corrisponde all’interesse del minore, non scandalizza”
Una voce fuori dal coro: don Oreste Benzi, resoponsabile della comunità Giovanni XXIII, ha detto che “si tratta di una scelta inopportuna; si è andati oltre i principi di legge, ma soprattutto contro il diritto di ogni bambino di crescere tra le braccia di un papà e di una mamma”.
Per la cronaca, le coppie gay con un figlio, in Italia rappresentano il 17,7% del totale e ben 100/mila bambini hanno almeno uno dei due genitori dichiaratamente gay.

mercoledì, novembre 20, 2013

IRLANDA: UN ESEMPIO ANCHE PER NOI?? 



In questa Europa che continua a mantenersi in deflazione vista la concezione “weimariana” dei tedeschi, c’è anche una nazione che può vantare una success story: si tratta dell’Irlanda che sta uscendo dalla fase dell’amministrazione controllata e può vantare il primo risanamento di uno dei tre piccoli malati (gli altri sono Grecia e Portogallo) che dovrebbe essere di incoraggiamento per i due grandi malati (Italia e Spagna).
Ma dobbiamo subito chiederci se la ricetta irlandese sia esportabile e possiamo subito dire che in effetti potrebbe essere valida anche per noi.
In tre anni l’Irlanda ha fatto una radicale cura dimagrante tagliando dalla spesa pubblica quasi 30/miliardi di euro (è come se l’Italia ne avesse tagliati 300 considerando che il Pil irlandese è un decimo di quello italiano).
Ha compresso al 12,5% la “corporate tax” (una sorta di tassa sugli utili delle società) mentre in Italia è quasi il triplo; il risultato è stato quello di rilanciare l’attività produttiva e attrarre nuovi investimenti stranieri, proprio quello che andiamo cercando invano da anni.
Non è un caso che Dublino ospiti le sedi centrali di colossi come Google, Twitter, Intel, PayPal, eccetera, tutte aziende del comparto della new economy; L’export è aumentato e la disoccupazione è scesa dal 15,1% al 13,2%, il deficit statale è passato dal 30,6% del Pil al 7,4% e sarà sotto il 3% nel 2015; e infine anche il mercato immobiliare si è ripreso.
Gli ispettori della Bce e del FMI, dopo aver visto questi dati, si sono complimentati con gli irlandese per i traguardi raggiunti ed hanno annunciato che il 15 dicembre – tra meno di 30 giorni – l’Irlanda si affrancherà ufficialmente dalla tutela internazionale; e se permettete è un passo molto importante!!
Questa tutela si era materializzata in crediti per 67,5/miliardi di euro ed è da questo “debito” che nascono le visite e le “attenzioni” degli ispettori: il commento di questi ultimi è stato “aiuti spesi bene”, il governo ha dimostrato decisione, intelligenza e coraggio, ha imposti sacrifici ma ha rilanciato la crescita.
Non altrettanto è avvenuto in Grecia e Portogallo, destinatari anch’essi di soccorsi finanziari internazionali; è l’Italia? L’Italia non ha chiesto aiuti e questa è una grande differenza con gli altri paesi “bisognosi”, differenza che va tutta a suo vantaggio.
Ma identica dovrebbe essere la politica dei tagli alle spese e identici gli sgravi fiscali all’attività produttiva e invece non riusciamo a tagliare se non marginalmente le spese superflue e non abbiamo ancora capito che solo gli sgravi fiscali per l’attività produttiva potranno rilanciare i consumi e dare il via alla tanto sospirata “crescita”.
Insomma, questa è la lezione che ci perviene dalla piccola Irlanda e che dobbiamo augurarci che scagli lontano il pericolo di una incombente deflazione, previsione che potrebbe rivelarsi “devastante” perché la deflazione – vale a dire il crollo dei prezzi – è peggio di un’inflazione che, peraltro non esiste.
Su questo argomento il Giappone insegna: per questo la NoJ, la banca centrale giapponese, ha copiato la Federal Riserve Bank americana per poter disporre della leva riguardante la liquidità, e c’è pienamente riuscita, allineando il proprio comportamento a quello americano e cioè immettendo o togliendo liquidità a secondo della necessità del mercato.
Quello che non è riuscito a fare Draghi, che con la Bce si ritrova le mani legate!!

lunedì, novembre 18, 2013

BENTORNATA TAGLIA 48 



Finalmente anche una buona notizia: in Oxford street, il luogo dei più prestigiosi Grandi Magazzini, la taglia 36 (con la massima concessione di arrivare alla 42) cede il passo ad altre “esigenze” e, agli occhi del mondo incredulo si è visto l’arrivo di un manichino taglia 48 che ci fa prevedere abiti dalla gioiosa carica sensuale e da una tanto attesa “normalità”.
E questa normalità che sembrerebbe ritrovata è un riscatto  dopo un lungo e buio periodo di ostracismo e derisione verso chi aveva cosce, seno e sedere  in carne e non poteva assolutamente ostentarlo.
Pensate che il massimo dell’extralarge si fermava alla 42 e, molte etichette del pret-a-porter mettevano in boutique solo le taglie più piccole, lasciando a bocca asciutta e in astinenza da ostentazione, la maggior parte del pianeta rosa.
Dopo aver confinato nelle cosiddette “collezioni speciali” riservate alle formose, tutto quello che era di taglie superiori, di recente sembra che si sia svoltato e sposato i trend più accessibili.
E per fare questo il fashion system fa dietrofront rivalutando le “curvy”, cioè tutte quelle signore e signorine (e sono tante, lo sa bene chi gira un po’ ad occhi aperti) che non mostrano solo ossa e non si nutrono solo di semi di lino come se fossero dei passerotti.
Il cinema si è interessato del problema, proponendo nel 2006 “Il diavolo veste Prada” in cui si vive dall’interno la vita di un grande giornale di moda e si assiste alla “mania” del “magro – è bello” che prende alla gola tutti coloro che dettano la moda per gli altri esseri umani che sono destinati solo a subirla.
Adesso il “fashion system” rivaluta le curve e il risultato approda anche nel mondo della musica dove si assiste al recupero di nuove eroine “over”, con l’esagerata Ben Dittho, che Jean Paul Gautier ha addirittura mandato in passerella; e si sono viste esaltate anche la “abbondante” Adele e l’esplosiva Beyoncé, tanto fiera delle sue curve da rifiutare il fotoshop.
Ed abbiamo visto anche Iggy Azalea con spacco inguinale esagerato e cosciotta (molto abbondante) esposta al vento durante una manifestazione pubblica.
Per non dire dell’outing di Monica Bellucci che pochi mesi fa ha gridato al mondo intero (che la volesse ascoltare) di amare la propria ciccia e di essere felice di possederla; mi posso dichiarare in perfetto accordo con lei?).
Ma cosa ha portato a questo pentimento? Cosa c’è sotto questa rivoluzione della moda che rilancia l’extralarge e lo rende elegante? Cosa si nasconde dietro a questa nuova presentazione del lusso che non è più soltanto abbinato allo “striminzito”?
Di certo la crisi aguzza la vista e di conseguenza l’ingegno e, di concerto, la cassa dei negozi che chiede una giusta amministrazione delle taglie al nobilissimo scopo di catturare nuovi clienti finora esclusi dalla bilancia.
Si assiste così al rilancio di un pubblico assai vasto e certamente disilluso di donne che dopo essere state  trascurate e messe all’indice, finalmente possono alzare orgogliosamente la propria testa e, tanto per cominciare, si mettono in vetrina, mostrando quello che madre natura ha loro concesso.
Ma se è vero che la “colpa” di questo ripensamento della moda nei confronti delle donne formose è della crisi, mi sento di dire che questo è l’unico pregio che possiamo ascrivergli; e aggiungo che, onestamente, non me lo aspettavo!!

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