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sabato, maggio 06, 2006

SCOPPIA IL BUBBONE CALCIO 

E’ scoppiato tutto il bordello relativo alle intercettazioni su alcuni grossi personaggi del mondo del calcio e – come al solito – i testi stenografici dei dialoghi sono già su tutti i giornali, alla faccia del segreto istruttorio.
Sul problema vorrei fare subito una considerazione: ma chi ha autorizzato (e quanto è venuto a costare) un anno di intercettazioni su una ventina di utenze telefoniche? Ma poi per scoprire che l’acqua, messa sul fuoco, si riscalda? Sì perché quello che emerge dai testi delle intercettazioni sono cose arcirisapute, delle quali tutti i giornali parlano da anni anche con dovizia di particolari.
E vorrei aggiungere che non mi sembra che emergano reati di natura penale di tale gravità da renderli perseguibili dalla magistratura ordinaria; per quanto riguarda invece quella sportiva, il discorso è diverso, perché esiste una specie di “slogan” che riguarda la cosiddetta “lealtà sportiva” la cui assenza può essere in qualche modo punita, ma per quanto riguarda la normale magistratura non credo che possa considerare reato il fatto di interloquire amabilmente con gli arbitri e con il loro designatore.
Sulla vicenda vorrei riportare solo due cose che mi sembrano simpatiche e che credo possano ammortizzare tutto questo clima da “colpo di stato” che sembra serpeggiare nel mondo del calcio; ricordatevi signori che in ultima analisi si tratta sempre di 22 giovanotti in mutande più uno un po’ meno giovane, che inseguono un pallone; e basta!!
Allora si diceva delle due cosette simpatiche: la prima deriva da una serie di dichiarazioni rilasciati da persone più o meno coinvolte con il mondo del pallone circa quest’ennesimo polverone; tra esse mi ha colpito quella di Diego della Valle che così recita: “Evidentemente c’è qualcuno che aveva ragione quando sosteneva certe cose; spero di sistemare un po’ alla volta questo Paese”.
Dunque, la prima parte della dichiarazione è assai criptica in quanto non viene citato né chi aveva ragione e neppure su cosa aveva ragione; nella seconda parte poi mi sembra che il Presidente della Fiorentina (a proposito, sarebbe interessante sapere i retroscena di come ne è venuto in possesso!) abbia perso leggermente la testa, pecchi leggermente di modestia e si prefigga addirittura di “sistemare una buona volta questo Paese”: non crederà mica che stiamo tutti aspettando lui per cominciare a riprenderci!! Non crederà mica di avere le capacità per poter sistemare il Paese! Si limiti a pensare alla sua azienda, alla Fiorentina e alle famose azioni RcS, delle quali non conosciamo la provenienza e comunque non è la stessa del povero Ricucci; oppure vuol copiare Berlusconi!
La seconda dichiarazione è di un noto giornalista sportivo (Italo Cucci), il quale invoca il celebre “fate piazza pulita” come unico rimedio per sistemare questa situazione. Ma perché, il buon Cucci è veramente convinto che ci sia di meglio? Ma non conosce il detto “al peggio non c’è mai limite”? Si ricordi – ma sono certo che ne è ben conscio – che il mondo del pallone ha preso ad inquinarsi quando è diventato troppo importante e troppo gonfio di soldi, come avviene sempre e in qualsiasi altra circostanza.
Un’ultima notazione: un signore di Boretto in Provincia di Reggio Emilia, ha trovato in un parcheggio la cifra di 54 centesimi di euro ed ha anche visto da quale auto erano caduti; si è recato dai Carabinieri con la cifra e con la targa dell’auto; prima domanda: e se fossero stati 54 milioni di euro? Seconda domanda: tanto per cambiare, perché la magistratura non mette sotto controllo il telefono di questo signore, almeno si avrebbero delle conversazioni un po’ più pulite e meno scontate?

venerdì, maggio 05, 2006

ZIBALDONE N.5/2006 

La stampa del nostro Paese è scatenata sul “dopo Ciampi” – cosa che mi interessa fino ad un certo punto e della quale comunque ho scritto ieri – e quindi cerco conforto in uno zibaldone a tre punte mettendo insieme degli argomenti che spero interessino anche ai miei lettori, oltre ovviamente a me.
IL PRIMO argomento si riferisce all’infortunio fotografico capitato al verde Alfonso Pecoraro Scanio in occasione dei funerali delle tre vittime di Nassirya: il deputato, riconfermato agevolmente anche a questa elezione, nonché potenziale ministro nel prossimo governo Prodi, è stato ripreso mentre se la ride allegramente e fa boccacce rivolto ad un altro simbolo delle istituzioni (sul quale peraltro non sono piovute analoghe critiche) che è il Presidente della Regione Emilia, Vasco Errani.
Entrambi se la ridono allegramente e sembrano due goliardi capitati per caso in mezzo alla mestizia generale che è ripresa nella stessa immagine: si intravedono infatti l’ex ministro Marzano e il Presidente della Regione Toscana, Claudio Martini.
È noto che la fotografia “fissa un istante senza tempo”, intendendo che non documenta né il prima né il poi; da questo aspetto semiologico si deduce che i due (Pecoraro ed Errani) non possono essere accusati di avere riso per tutta la cerimonia, ma soltanto in quel momento; quanto è durato? L’immagine non ce lo dice. È sufficiente quell’immagine per attaccare Pecoraio e Errani e accusarli di scarsa partecipazione? Direi di sì, in quanto entrambi mi sembrano abbastanza distaccati dalla cerimonia e intenti a parlare di “cose loro”: vergogna? Sì, vergogna!
IL SECONDO argomento si riferisce al recente ulteriore aumento del petrolio a causa di qualche dichiarazione proveniente dal Medio Oriente o dall’America Latina; a proposito, c’è stata anche la nazionalizzazione del gas boliviano che ha alimentato questa impennata ed ha messo in ginocchio una delle più grandi aziende spagnole, quella Repsol che – scusate il riferimento – sponsorizza la moto di Valentino Rossi.
Ebbene, non so se avete notato che all’atto degli aumenti del prezzo del greggio, alcuni titoli italiani, quotati alla nostra Borsa Valori, s’impennano verso l’alto, mentre quando il petrolio rientra a livelli accettabili, queste stesse aziende calano la loro quotazione borsistica.
Questo perché – a detta degli esperti - nel caso degli aumenti dei prezzi del greggio, queste aziende hanno un maggiore utile in quanto vendono anche le loro “riserve”, acquistate alla vecchia quotazione, ai prezzi rivenienti dal nuovo aumento..
Il discorso non fa una grinza ed è come se le pompe di carburante continuassero a vendere benzina al prezzo nuovo anche per le scorte che hanno in deposito e che sono state acquistate a prezzo vecchio; ma forse è proprio quello che fanno, o mi sbaglio??
IL TERZO argomento è quello che si riferisce al WC nel quale deve andare a fare i suoi bisogni il neo deputato Vladimir Luxuria, noto trans, cioè vestito da donna ma con, sotto gli abiti, gli attributi maschili.
Siamo al ridicolo: il deputato Lucio Barani ha presentato una interrogazione al Presidente, Bertinotti, chiedendo l’installazione urgente – e qui ha ragione, quando scappa, scappa – di una toilette transgender; non mi chiedete come sono fatte perché la stampa non lo indica e io non le ho mai frequentate, almeno fino ad ora.

giovedì, maggio 04, 2006

IL DOPO CIAMPI 

Il netto rifiuto di Carlo Azeglio Ciampi di ripetere il settennato al Quirinale mette le forze politiche in una nuova fibrillazione, perché questa elezione (che inizierà l’8 maggio) – è di gran lunga più importante delle due che l’hanno preceduta e perché il nuovo Presidente avrà da mettere bocca parecchie volte nell’andamento del governo, specie se guardiamo il futuro alla luce della risicata maggioranza che si ritrova il centro sinistra.
Ciampi quindi avrebbe scelto di tornare (ma quando mai c’è stato??) a fare il nonno, stanco del settennato quirinalizio e desideroso di riservare gli ultimi anni di vita ad una esistenza più tranquilla e pacifica; questa la versione ufficiale, ma io la penso in modo un po’ diverso.
Prima dell’avvento della nuova situazione politica che ha fotografato un’Italia spaccata quasi perfettamente a metà, Ciampi aveva lasciato intendere – abbastanza chiaramente – che egli avrebbe preso in considerazione una sua rielezione soltanto se fosse venuta da entrambi gli schieramenti; insomma avrebbe voluto una sorta di plebiscito!
Invece come è andata? Dopo lo scippo da parte di Bertinotti del più alto scranno della Camera dei Deputati ai danni di D’Alema, per quest’ultimo veniva da molti preconizzato il Quirinale; con una mossa che ha spiazzato gli avversari, Berlusconi ha annunciato che il suo schieramento avrebbe votato compatto per Ciampi, ovviamente se accettava la rielezione.
Il centro sinistra si è trovato in difficoltà e – sia pure ingoiando amaro – ha ammesso che, se Ciampi accettava, anche loro lo avrebbero votato; poteva questo essere considerato un plebiscito? Sicuramente no, perché una parte – il centro destra – lo aveva indicato “per scompaginare i piani degli altri” e il centro sinistra aveva subito questa candidatura soltanto per una questione di forma, ma sostanzialmente avrebbe preferito avere le mani libere ed essere loro ad indicare per primi il candidato e non andare dietro a quello indicato dall’”odiato” Berlusconi.
E Ciampi? Lui si è tirato fuori dalla contesa con la “scusa” di tornare a fare il nonno ed ottenendo così di “non fare un favore a Berlusconi” che sarebbe risultato come il suo grande elettore e quindi il vincitore morale di fatto dell’elezione presidenziale, condizione che Ciampi non desiderava anche a causa dei suoi rapporti con l’ex premier che non sono mai stati idilliaci, tanto diversi sono i due specie sotto il profilo caratteriale.
E ora? Ora le forze politiche sono impegnate nella ricerca di un nuovo nome che, possibilmente, sia in grado di mettere d’accordo entrambi gli schieramenti; a questo proposito mi piace ricordare una frase che lo stesso Ciampi ha pronunciato in occasione della consegna delle Stelle al Merito del Lavoro: “io non sono mai stato un politico, ma semplicemente un cittadino che da sempre si è messo al servizio dello Stato”.
Su questo identikit è difficile trovargli un sostituto, poiché i nomi che per ora circolano sono tutti di politici di professione, molti di loro sono anche molto bravi nel “salto della quaglia”, leggi Amato, e nel rimanere a galla anche quando crolla il partito di appartenenza, leggi Mancino, oppure veri e propri professionisti della politica come D’Alema; l’unico che poteva assomigliare a Ciampi ed essere considerato “fuori dalla politica” poteva essere Fazio, l’ex Governatore di Bankitalia, ma ce lo siamo giocato con le telefonate a Fiorani e quindi è diventato impresentabile.
Berlusconi propone Letta, del quale nessuno può dire male, ma ha un grosso difetto: il nome del suo presentatore!
Staremo a vedere!!

mercoledì, maggio 03, 2006

PADRONI E LAVORATORI 

I fischi alla Moratti in occasione della manifestazione per il Primo Maggio, suggeriscono alcune considerazioni circa le parole “padrone” e “lavoratore” che – mano a mano che passa il tempo - mutano il loro significato reale.
Anzitutto l’antefatto: i sindacati uniti, cioè la “triplice”, invitano i due candidati alla poltrona di Sindaco di Milano a partecipare al corteo che avrà luogo in quella città; entrambi accettano l’invito, ma quello del centro sinistra, l’ex Prefetto Ferrante, ha una uscita a dir poco infelice, infatti definisce la Moratti un “padrone” e la invita a non partecipare alla manifestazione che é invece riservata ai “lavoratori”.
Ovviamente la Moratti vi partecipa e riceve una salva di fischi e improperi che fa il paio con quella ricevuta per la manifestazione del 25 aprile; quando ritiene di averne avuto abbastanza esce dal corteo – da vincitrice – e se ne torna a casa.
Ai miei tempi si diceva: “da che pulpito vien la predica”; infatti il signor ex Prefetto Ferrante non è un padrone, ma non è neppure un lavoratore, è invece quello che Marx definiva un “parassita”, cioè uno che attraverso la bufala del servitore dello Stato, fa soprattutto i propri interessi; e a conclusione di questa prima sfuriata, mi meraviglio moltissimo che un partito serio come i DS candidi a Milano un “succhia ruote” come un ex prefetto, figura una volta fortemente avversata dai vertici e dalla base del partito comunista.
Comunque c’è da dire che il centro sinistra ha stigmatizzato la battuta di Ferrante,tanto più che lo stesso partito ha candidato, e continua a farlo, fior fiore di “padroni”, come Riccardo Illy a Trieste (si tratta del noto industriale del caffè) e Aldo Fumagalli a Milano, tanto per citare i più noti ed ha tra i propri sostenitori uno dei più grossi “padroni” d’Italia, come quel De Benedetti che sembra addirittura potere entrare nel prossimo governo.
Quindi, continuare a parlare di padroni e lavoratori nei termini che il signor ex Prefetto si è permesso di fare mi sembra quanto meno anacronistico.
Anche perché le cose sono fortemente mutate nei significati della dueparole; il fedele Devoto-Oli ci dà queste definizioni; “padrone”: datore di lavoro; “lavoratore” chi esercita un mestiere o una professione; nel Dizionario si precisa che anticamente quest’ultimo sostantivo si applicava – per antonomasia – soltanto al contadino.
Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando venivano coniate queste definizioni (il mio Dizionario risale al 1971); adesso per mettere in piedi un attendibile significato di lavoratore bisogna tenere presenti alcune realtà che stanno prendendo sempre più piede, quali il lavoro usurante, quello sottopagato, quello assegnato agli extra comunitari con paghe ridicole e, dulcis in fundo, il grosso fenomeno del precariato.
Senza addentrarmi nei meandri di quanto ho sopra riportato, spero comunque di avere ben chiarito che quando si usa il termine “lavoratore” bisogna intendersi sul suo significato e andarci cauti con il suo uso: insomma, il signor ex Prefetto non lo potrò mai definire un “lavoratore”, perché altrimenti dovrei accettare anche la definizione di “operaio” che Berlusconi si era data (facendo sbellicare tutti dalle risate).
Concludendo, se il corteo del Primo Maggio dovesse essere formato soltanto da “autentici lavoratori”, questo sarebbe ben poco frequentato, perché anche sui sindacalisti avrei tanto da ridire; il corteo quindi si ridurrebbe di moltissimo e diventerebbe quasi a livello di una Processione o poco più.
Spero di essere stato chiaro!!

lunedì, maggio 01, 2006

UN PAIO DI COSETTE PER IL NUOVO GOVERNO 

Quelle che suggerisco al nuovo esecutivo non sono cose da “massimi sistemi”, ma sono inconvenienti che se risolti consentirebbero una vita migliore per il cittadino normale, quello che campa con 1.500 euro (quando va bene).
Il primo riguarda – sia pure indirettamente – la sanità pubblica; ho già parlato tempo addietro dell’anomalia delle cure dentarie che non rientrano nel prontuario regionale delle appendici fisiche che sono a carico della sanità: capisco che non sia una cosa facile, ma sarebbe una bella cosa se il nuovo governo riuscisse a dare una risposta a questo angoscioso problema.
Agganciato a questo e quindi sempre nella categoria “sanità”, sia pure in modo indiretto, sono a collocare il servizio veterinario per gli amici dell’uomo: cani e gatti; mi ha raccontato una cara vecchietta che il suo bastardino è stato colpito da un tumore al fegato; il veterinario le ha consigliato l’intervento chirurgico, assicurandole buone speranze di guarigione; il costo – su esplicita richiesta della signora – ammonta a 1.600 euro; la connetta, che ha come unico affetto “vero” questo cagnolino, non può permettersi questa cifra e quindi – pensando che il professionista al quale si è rivolta sia “un ladro” – ha chiesto un analogo intervento ad un altro veterinario; risposta: 1.650 euro; si è rivolta allora ad un terzo, la cui risposta è stata di 1.600 euro.
Come si vede, le cifre si assomigliano tutte e stanno ad indicare una sorta di “cartello” che questi esimi professionisti hanno messo in piedi, per evitare quello che si chiama “concorrenza”; si costa tutti grosso modo uguale e quindi la scelta del cliente deriva solo dai nostri begli occhi!
Per il momento la cara vecchietta ha deciso di non farne di niente poiché non si può permettere questa cifra e quindi di aspettare gli eventi.
Capisco che non si può includere il cane (o il gatto) nel nostri libretto sanitario, ma poiché tutti gli studi di psicologia considerano la vicinanza di un animale come un autentico toccasana per le persone anziane, bisognerebbe inventare qualcosa che alleviasse gli oneri della gestione dell’animale; anche perché se il cane dell’esempio che ho sopra indicato dovesse morire, le cure con pastiglie o gocce per alleviare il dolore della signora costerebbero all’incirca quanto l’ intervento al cane.
Seconda cosa della quale chiederei un intervento al nuovo esecutivo: quando una persona a reddito fisso (e scarso!) è costretta a utilizzare i servigi di un professionista (avvocato, ingegnere, geometra) si sente rifilare delle notule veramente imponenti e un’eventuale azione di protesta può essere effettuata soltanto all’Ordine relativo.
Secondo voi, salvo casi clamorosi, i vari Ordini che raggruppano i nostri professionisti, daranno ragione al cittadino oppure al proprio iscritto? Facile la risposta!!
Mi è capitato di apprendere di un signore che – separato dalla moglie – guadagna 1.500 euro ed è costretto dal Giudice a versarne 800 al coniuge; ha chiesto al proprio legale di fare qualcosa per diminuire questo salasso e – dopo alcuni mesi – si è sentito rispondere: “abbiamo vinto, ora lei deve pagare soltanto 750 euro; il mio onorario? 1.600 euro”.
Ha fatto proprio un bel guadagno!
Ecco, queste sono due “piccole cose” che il cittadino subisce sulla propria pelle e che potrebbero essere risolte in modo da sgravare il più possibile queste spese che purtroppo capitano nella vita di tutti i giorni; e non dimentichiamo il problema dei dentisti!!

domenica, aprile 30, 2006

SINDACALISTI AL POTERE 

Finalmente, non senza polemiche e strascichi sulla formazione del nuovo governo, si è conclusa la vicenda dell’elezione dei Presidenti dei due rami del Parlamento: ha vinto facile Bertinotti alla Camera mentre l’ha sfangata per pochi voti Marini al Senato.
Qual’è la particolarità che mi ha spinto a centrare questo mio post su questo duplice evento? Semplice, entrambi provengono dalla categoria dei “sindacalisti di professione”, cioè nessuno dei due ha mai guadagnato cinquanta lire con il suo lavoro, ma si sono sempre appoggiati sul lavoro di altri.
Andiamo con ordine e vediamoli singolarmente: Fausto Bertinotti, “cashmirino” per gli amici, data la sua predilezione per questo tessuto, nasce nel 1940 e, dopo studi molto stentati e svogliati, si diploma perito industriale e – sentite questa – si iscrive alla CGIL e dopo pochissimi anni ne diventa leader locale; nelle sue biografie non risulta che egli abbia mai lavorato in qualche azienda e da questa sia passato al sindacato!
Si iscrive ovviamente anche al PCI e, se escludiamo una breve parentesi nel PSI di De Martino, la carriera nel sindacato va di pari passo con quella nel partito; in questo periodo rimangono celebri alcune occupazioni memorabili, come quella alla FIAT nel 1980, durata ben 35 giorni.
Comunista duro e puro – è leader di un partito che auspica la “rifondazione del comunismo” – ha un look in netto contrasto con la sua appartenenza politica: da molte parti si dice che l’uso del cashmire e del particolare portaocchiali è frutto di consigli della bella moglie Lella, anch’essa impegnata fin da giovane nell’agone politico.
Sullo scranno più alto del Senato si siederà invece Franco Marini, “scintillone” per gli amici, più vecchio di Bertinotti di sette anni, ma con la stessa passione per il sindacato; infatti dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza, dalla Marsica, suo luogo di nascita, approda direttamente nel sindacato (la CISL in questo caso) senza passare, neppure lui – almeno apparentemente – da una qualsiasi azienda; scala tutte le cariche fino a diventare segretario generale e restandoci fino al 1991 quando decide di entrare in politica attiva.
Protagonista della scissione della DC nel 1997 in antitesi a Buttiglione, si è da sempre schierato a sinistra nei partiti in cui è militato, come gli ha insegnato il suo maestro democristiano “di base”, come veniva allora chiamata quella corrente, Carlo Donat-Cattin.
Per la carica di Presidente del Senato ha sconfitto Andreotti che è stato quello che gli ha affidato il primo incarico governativo: fu ministro del lavoro nel 91/92; credo che sia stata l’unica esperienza di questo genere.
Da giovane appesta tutti i suoi interlocutori con gli sbuffi del suo sigaro “toscano”; adesso ha optato per una più comoda pipa che fuma con una certa regolarità, lasciando il sigaro al collega Bertinotti.
Queste le brevi e scherzose – almeno nelle intenzioni - schede “segnaletiche” della seconda e terza carica dello Stato; se dicessi che mi rimangono simpatici direi una bugia, anche se sotto il profilo della comunicazione il buon Bertinotti, con la sua eleganza e con la sua erre moscia, suscita interesse: sono curioso di vedere come affronterà e risolverà tutti i problemi che gli si presenteranno, anche se Fausto ha una specifica cultura della trattativa, acquisita nel sindacato, che probabilmente gli verrà buona con i colleghi parlamentari.
Comunque, auguri di buon lavoro a entrambi e speriamo bene per noi!!

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