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venerdì, febbraio 03, 2012

MULTICULTURALISMO 

Chiariamo subito un concetto: adeguare qualunque società ad un multiculturalismo effettivo, non è solo un problema italiano ma europeo, anzi, oserei dire, mondiale.
E allora che si fa? Per ora ci si muove a tentoni senza una linea precisa e si fanno grandi sobbalzi quando la cultura degli immigrati confligge fortemente con la nostra; a questo proposito, vi debbo raccontare quanto accaduto in una città toscana, dove un Romeno, in Italia con moglie e figlioletto di soli tre anni, è stato arrestato dalla Polizia per le violenze che l’uomo infliggeva alla donna ed al ragazzino.
La scusante che ha presentato alle autorità è stata significativa: “lo faccio per educarli! In Romania facciamo così!”. Dopo un attimo di sbigottimento, i militari lo hanno arrestato, anche se lui continuava a ripetere di non aver commesso nessun reato, ma solo un’azione a carattere educativo che nel suo Paese è considerata “normale”.
Per la verità, queste affermazioni e le botte ai familiari sono venute dopo una abbondante libagione e quindi c’è l’attenuante dell’alterazione alcolica, anche se un proverbio toscano recita che “in vino veritas”.
Come possiamo rispondere al nostro romeno manesco? Anzitutto diciamogli che noi siamo – prima di essere diventati un paese di accoglienza – una nazione di emigranti e quindi conosciamo bene le regole dell’accoglienza e il rispetto dei costumi diversi dai propri; proprio per questo sgomenta la giustificazione del padre, come se la violenza contro i più deboli e la sopraffazione maschilista potessero trovare accoglienza in qualche tradizione.
Il termine multiculturalismo è utilizzato oggi per descrivere lo stato delle società occidentali moderne, definito proprio dalla presenza simultanea di una pluralità di gruppi differenti che fungono da base per l'identificazione, il riconoscimento e l'orientamento delle azioni dei loro membri; la cosiddetta “multicultura”
si esprime all'interno delle metropoli dando luogo, spesso, a un multiculturalismo "soft". I modi di vivere e le abitudini di consumo della parte benestante ed istruita della popolazione vengono modificati da elementi provenienti dalle culture degli immigrati o, comunque, dalle subculture presenti nelle città.
I quartieri arabi, i ristoranti cinesi, la musica reggae, sono alcuni esempi della multicultura urbana. Più che un incontro reciproco con le diversità, questi fenomeni esprimono il bisogno di realizzazione personale degli individui che, riconoscendosi in un certo modello di cosmopolitismo coltivano ed ostentano la loro identità multipla.
Ma a tutte queste manifestazioni deve essere posto un limite invalicabile: la cultura non può mai essere portatrice di violenza altrimenti si sfocia nella barbarie e quindi nell’assenza di cultura; sono stato chiaro?
Nelle nostre città assistiamo spesso a manifestazioni che non sono “nostre” ma che lo potrebbero diventare qualora avessimo la forza e la capacità di intenderle: mi riferisco in particolare al cibo che ha preso un posto preminente ed ostentativo, ma anche ai balli ed alla musica che bene si integrano con la nostra realtà.
Ma stiamo attenti a non confondere il multiculturalismo con la tolleranza che tende a sfociare nel relativismo; ricordiamo che deve essere prioritaria l’idea che ogni essere umano è degno di rispetto, ma quando compie arbitrio e violenza su nostri o suoi simili, deve essere punito in nome del “diritto oggettivo” e non può pretendere nessuna attenuante in quanto la violenza non può mai essere contrabbandata sotto il concetto di “cultura”, perché è qualcosa di molto diverso!!

mercoledì, febbraio 01, 2012

L'URLO 

Eravamo nel 1893 quando il pittore norvegese Edward Munch realizzò la sua opera più famosa: “L’urlo”, quell’immagine di un uomo che in preda a un moto convulso di paura-protesta-arrabbiatura, urla la sua disperazione contro il mondo intero.
Prendo in prestito questa immagine per rapportarmi con quanto accade in Italia, dove un governo formato da tecnici – cioè “non politici” – cerca di rattoppare una situazione che non è propriamente felice, con un debito pubblico record e con il Pil che non riesce a salire, anzi….scende!!
Dopo alcuni interventi su pensioni e aumenti di tasse (ICI, IVA, ecc.), il governo si è dedicato ad azioni di “liberalizzazione” che dovrebbero migliorare le condizioni di vita e indurre maggiori capitali – anche stranieri – ad affluire nella nostra economia.
Per la verità, al momento non vedo niente di significativo ai fini dell’andamento del nostro futuro, se non un ricorso smodato all’uso di Internet per fare qualsiasi cosa, dai certificati comunali e di altri enti locali ai versamenti INPS e altro somme da pagare, per continuare con i rapporti con l’Università e altro del genere; questi provvedimenti presuppongono un paio di cose: una “banda larga” nell’intero paese (cosa promessa da altri governi e mai realizzata) e una Pubblica Amministrazione che sia pronta a lavorare on-line; a quel che so, ci sono strutture che hanno addirittura stampanti guaste da anni e quindi non si può stampare niente per gli utenti.
C’è un’altra cosa che mi ha fatto sorridere: la liberalizzazione degli orari dei negozi, come se tenendo aperti i locali, la gente fosse maggiormente invogliata a comprare; per la verità, qualcuno dovrebbe spiegare a Monti che la cosa che occorre per comprare sono i SOLDI; il tempo per comprate lo troviamo!!
Non dimentichiamo poi la bufala sul pane fresco alla domenica: se il Presidente lo vuole, basta che venga a trovarmi, a Firenze, e accanto a casa mia ce ne sono addirittura due di forni aperti anche la domenica che hanno il pane fresco; il tutto senza decreto e questo dura da alcuni anni!!
Nel contesto delle liberalizzazioni, c’è stata una autentica sollevazione di quasi tutte le categorie interessate: dagli avvocati ai farmacisti, dai tassisti ai pescatori, dai benzinai ai notai; alcune di queste categorie – che forse hanno fatto la voce più grossa o che “contano” più delle altre – hanno già avuto dei contentini da parte dell’esecutivo: i pescatori hanno avuto lo sconto sul gasolio ed anche i camionisti hanno avuto delle facilitazioni sia sul campo della benzina (tolta l’IVA) che su quello delle autostrade.
Questo mi induce a tirare fuori una battuta che circola a Livorno e che recita: “chi non piange non puppa!”, come a dire che solo il bambino che piange viene attaccato al seno della madre, sia perché se continua a piangere disturba, ma anche perché è quello che piange più forte di tutti, cioè è “il più forte”; spero di essere stato chiaro.
Nella realtà, dobbiamo rilevare che per l’ICI sulla prima casa – quasi tutta riguardante persone monoreddito – nessuno si è commosso e quindi la tassa è andata avanti tranquillamente e perciò in quest’anno cominceremo a pagarla.
Pertanto, possiamo dire che anche questo governo è sensibile alle lobby o come diavolo vogliamo chiamare coloro che tirano l’acqua al mulino che li paga; eppure il nostro attuale Presidente non ha certo paura del Parlamento – diventato un autentico “votificio” – che è costretto a ratificare tutto quello che gli viene sottoposto, altrimenti gli viene calata sulla testa la spada delle elezioni anticipate, con conseguente disastro economico-finanziario. Speriamo bene, ma intanto impariamo a “piangere”!!

lunedì, gennaio 30, 2012

METTIAMOLI ALLA GOGNA 

Prendo lo spunto da una vicenda accaduta in Brianza, dove una anziana signora è caduta nella rete di due giovani truffatori e ha versato loro 3.000 euro per “risarcire” i danni provocati dal figlio della signora in un incidente stradale; dopo aver fatto questo versamento, telefona al figlio e gli comunica il buon esito dell’operazione, al che il giovane rimane per un attimo interdetto, ma poi – avendo capito la truffa – tranquillizza la madre, ma a lei è bastato quel momento di silenzio per capire di essere stata truffata.
Ed a questo punto non ha avuto altra idea se non quella di farla finita: ha afferrato una confezione di “idraulico liquido” – potentissimo acido usato per stasare i lavandini – e ne beve una lunga sorsata; il marito se ne accorge e chiama i soccorsi; la donna viene portata in ospedale, dove morirà dopo un mese di inenarrabili sofferenze.
Da notare che nessuno aveva minimamente rimproverato l’anziana signora – non ce s’è stato neppure il tempo – ma la sua decisione così drammatica discende da una insopportabile vergogna che la donna si portava dietro per il raggiro subito; e questo modo di sentirsi è molti diffuso tra gli anziani, i quali odiano prima di tutto di essere considerati dei rincoglioniti.
Il figlio, naturalmente ce l’ha con i due giovani truffatori, imputando loro di “prendersela con i più deboli”, ma sono proprio questi ultimi che diventano sempre più delle prede ambite per coloro che vivono di raggiri.
Ed allora, al di là dell’iter giudiziario - che spero si concluda con l’arresto e la condanna dei vili truffatori – propongo quanto anticipato nel titolo di questo post: metterli alla gogna, sistema usato nell’antichità per “svergognarli di fronti a tutti ed esporli al pubblico ludibrio” attraverso l’imposizione di un collare di ferro, appunto la cosiddetta “gogna”; al giorno d’oggi basterà pubblicarne la foto con i dati anagrafico sulla stampa.
Questo perché i citati truffatori, qualora vengano arrestati e processati, nel peggiore (per loro) dei casi, tra pochissimo tempo saranno fuori e riprenderanno la loro vita di sempre: questa sorta di segnalazione diventerebbe quasi un modo di mettere i cittadini sul “chi va là” di fronte a queste situazioni.
Del resto, i giornali hanno cominciato a pubblicare diversi nomi di “potenti” che balzano al “dis-onore della cronaca” per malefatte particolarmente odiose, come quelle di non pagare le tasse; ecco, io propongo che la Guardia di Finanza, la quale afferma di avere “smascherato 7.500 evasori totali” ne pubblichi il nome, il cognome e l’indirizzo, nonché i beni posseduti dagli evasori, in modo che coloro che li conoscono, sappiano come comportarsi nei loro confronti.
Per la verità, non sto inventando niente, dato che a poche miglia dall’Italia, un governo di una nazione facente parte dell’Europa, si è comportato come vorrei che si facesse anche da noi: mi riferisco alla Grecia, il cui governo ha pubblicato sul suo sito i nomi di 4.152 evasori i quali, sottraendo al fisco circa 15/miliardi di euro, hanno contribuito alla catastrofe del loro Paese; la chiamano “la lista della vergogna” e, se mi permettete, assomiglia come una goccia d’acqua alla “lista della gogna” che propongo qui sopra.
Mi chiedo cosa si aspetta a mettere on-line questi dati, in modo che i giovani senza lavoro, i malati male assistiti e gli inabili inascoltati, sappiano a chi rivolgersi per fare in modo che il loro futuro cambi radicalmente.
Si ha forse paura che s’inneschi una specie di “caccia all’evasore”? Non me ne preoccuperei più di tanto e comunque, quei signori se la sono cercata…..

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