sabato, giugno 25, 2005
Stanno tutti sparando sulla Croce Rossa
“Sparare sulla Croce Rossa” è un modo di dire che sta a significare un’azione molto facile, senza rischi come può essere quella di attaccare un veicolo della Croce Rossa che, ovviamente, non risponde al fuoco, si potrebbe aggiungere che in questa azione c’è una buona dose di vigliaccheria.
A chi mi riferisco nel citare la frase sull’attacco alla Croce Rossa? A tutte quelle Assemblee delle varie Confederazioni (Industriali, Commercianti, Artigiani, ecc) che in questo periodo si riuniscono e immancabilmente sparano “ad alzo zero” contro il governo, colpevole di tutte le magre situazioni nelle quali i nostri concittadini sono costretti a muoversi; l’ultima è stata quella della Confcommercio nel corso della quale il suo Presidente, Billé, ha invocato interventi improcrastinabili e di particolare durezza: ma in sintesi, per noi gente della strada, quali sarebbero? Noterete che nessuno lo dice! Forse perché non lo sa?
Intendiamoci, non che il governo non sia colpevole, ma accusarlo adesso è un po’ come dire “piove,governo ladro!”, cioè è talmente facile scagliarsi contro l’inettitudine dei nostri amministratori che mi farebbe quasi supporre un modo surrettizio di togliere le responsabilità di queste categorie dal cattivo funzionamento della nostra economia.
Diciamoci la verità: finché la pacchia è durata, cioè fino a quando ha retto un minimo di consumi interni, è stata una bel vendere la merce che fino al mese prima costava 50 mila lire direttamente a 50 euro, come i signori commercianti hanno fatto in larga misura.
Poi i consumi interni sono crollati ed allora la pacchia è finita, ma fino a quando hanno potuto arrangiarsi l’hanno fatto e a piene mani;e adesso invocano interventi drastici del governo, interventi anche dolorosi – dicono loro – alludendo ovviamente al dolore degli altri, non certo al proprio. Insomma, nessuno che si accolli un minimo di responsabilità in questa crisi e nessuno che si dichiari disposto a fare qualche sacrificio per uscirne.
Il governo dal canto suo brilla per la sua latitanza: non c’è una idea, non c’è una iniziativa che possa indurre la gente a guardare al futuro con una qualche speranza; stiamo già respirando un’aria da campagna elettorale – eppure mancano circa 12 mesi – una di quelle ariette nelle quali si cerca di accontentare gli amici e gli amici degli amici, al di la degli interessi reali del Paese che, intendiamoci bene, non interessano a nessuno.
Possiamo dare per scontato che se andiamo avanti a questi ritmi di “mancata crescita”, chiunque sia il vincitore delle prossime elezioni si ritroverà un tessuto sociale e produttivo così sfilacciato da mettersi le mani nei capelli.
C’è però una differenza non da poco: se vince il centro sinistra come dovrebbe, visti i sondaggi, Prodi può appellarsi ai disastri combinati dagli altri e, per un annetto circa, può campare su questo slogan: “stiamo sistemando i malestri compiuti da quegli altri”, ma se – per ironia della sorte – il centro destra dovesse bissare il successo di quattro anni fa, a quale “bugia” potrebbe attaccarsi per dire ai cittadini che stiamo nuotando in un mare di melma?
Forse può riferirsi all’Europa, a proposito della quale avrete letto dell’intervento di Blair al Palmento nel quale si è scagliato con i favoritismi che Francia e Germania hanno dall’attuale struttura di bilancio che privilegia l’agricoltura dei due paesi; ha ragione da vendere, peccato però che si sia scordato di citare anche lo “sconto” che la Gran Bretagna – attraverso gli urlacci della Tacher – pretese dall’U.E., proprio vista la struttura del bilancio tutta spostata verso l’agricoltura.
Sono tutti bravi a dire male degli altri, molto meno a guardarsi nello specchio!
A chi mi riferisco nel citare la frase sull’attacco alla Croce Rossa? A tutte quelle Assemblee delle varie Confederazioni (Industriali, Commercianti, Artigiani, ecc) che in questo periodo si riuniscono e immancabilmente sparano “ad alzo zero” contro il governo, colpevole di tutte le magre situazioni nelle quali i nostri concittadini sono costretti a muoversi; l’ultima è stata quella della Confcommercio nel corso della quale il suo Presidente, Billé, ha invocato interventi improcrastinabili e di particolare durezza: ma in sintesi, per noi gente della strada, quali sarebbero? Noterete che nessuno lo dice! Forse perché non lo sa?
Intendiamoci, non che il governo non sia colpevole, ma accusarlo adesso è un po’ come dire “piove,governo ladro!”, cioè è talmente facile scagliarsi contro l’inettitudine dei nostri amministratori che mi farebbe quasi supporre un modo surrettizio di togliere le responsabilità di queste categorie dal cattivo funzionamento della nostra economia.
Diciamoci la verità: finché la pacchia è durata, cioè fino a quando ha retto un minimo di consumi interni, è stata una bel vendere la merce che fino al mese prima costava 50 mila lire direttamente a 50 euro, come i signori commercianti hanno fatto in larga misura.
Poi i consumi interni sono crollati ed allora la pacchia è finita, ma fino a quando hanno potuto arrangiarsi l’hanno fatto e a piene mani;e adesso invocano interventi drastici del governo, interventi anche dolorosi – dicono loro – alludendo ovviamente al dolore degli altri, non certo al proprio. Insomma, nessuno che si accolli un minimo di responsabilità in questa crisi e nessuno che si dichiari disposto a fare qualche sacrificio per uscirne.
Il governo dal canto suo brilla per la sua latitanza: non c’è una idea, non c’è una iniziativa che possa indurre la gente a guardare al futuro con una qualche speranza; stiamo già respirando un’aria da campagna elettorale – eppure mancano circa 12 mesi – una di quelle ariette nelle quali si cerca di accontentare gli amici e gli amici degli amici, al di la degli interessi reali del Paese che, intendiamoci bene, non interessano a nessuno.
Possiamo dare per scontato che se andiamo avanti a questi ritmi di “mancata crescita”, chiunque sia il vincitore delle prossime elezioni si ritroverà un tessuto sociale e produttivo così sfilacciato da mettersi le mani nei capelli.
C’è però una differenza non da poco: se vince il centro sinistra come dovrebbe, visti i sondaggi, Prodi può appellarsi ai disastri combinati dagli altri e, per un annetto circa, può campare su questo slogan: “stiamo sistemando i malestri compiuti da quegli altri”, ma se – per ironia della sorte – il centro destra dovesse bissare il successo di quattro anni fa, a quale “bugia” potrebbe attaccarsi per dire ai cittadini che stiamo nuotando in un mare di melma?
Forse può riferirsi all’Europa, a proposito della quale avrete letto dell’intervento di Blair al Palmento nel quale si è scagliato con i favoritismi che Francia e Germania hanno dall’attuale struttura di bilancio che privilegia l’agricoltura dei due paesi; ha ragione da vendere, peccato però che si sia scordato di citare anche lo “sconto” che la Gran Bretagna – attraverso gli urlacci della Tacher – pretese dall’U.E., proprio vista la struttura del bilancio tutta spostata verso l’agricoltura.
Sono tutti bravi a dire male degli altri, molto meno a guardarsi nello specchio!
giovedì, giugno 23, 2005
Il presidente "playboy"
Dopo avere avuto il “presidente operaio” (ricordate l’arrabbiatura dei veri operai?), il Berlusca ha coniato un nuovo slogan: “il presidente playboy”.
Cribbio, ne sentivamo proprio il bisogno!
Raccontiamo prima i fatti, come è nel mio costume: nei giorni scorsi, inaugurando a Parma l’Agenzia Europea per l’Alimentazione – alla presenza delle maggiori autorità dell’U.E. a cominciare al presidente, il portoghese Barroso – si è sentito in dovere di prendersi i meriti di questa collocazione di un importante ufficio europeo, uscendosene con una battuta che – grosso modo – diceva quanto segue: “solo io so quanto mi è costato riuscire a strappare alla Finlandia, che era stata scelta in un primo tempo, l’assegnazione dell’Agenzia; pensate che per riuscire nell’intento ho dovuto fare la corte al Presidente finlandese, signora Tarja Halonen, rispolverando tutte le mie arti di playboy”.
La battuta era veramente pesante e di cattivo gusto, tanto che le autorità che erano lì convenute, hanno avuto un momento di imbarazzato silenzio; subito dopo però si sono ricordate che l’affermazione in questione proveniva da un noto “gaffeur”, uno che ogni volta che apre bocca ne combina qualcuna delle sue, uno insomma che ci indovina soltanto quando sta zitto e lascia la parola ai portavoce ufficiali.
Qui in Italia tutti hanno riso, prendendo in giro ancora una volta il Cavaliere, si sono dati di gomito alludendo all’ennesima gaffe, ma oltre non siamo andati; un po’ di più ha calcato la mano l’opposizione, ma quelli – si sa bene – sono tutti “comunisti” e quindi c’è da aspettarsi sempre il peggio.
Il problema invece ha continuato a montare – come si dice – in Finlandia e, probabilmente nella casa del primo ministro (forse anche del marito?) che non ha riso assolutamente ed anzi sembra che si sia arrabbiata moltissimo, tanto da richiamare l’Ambasciatore “per consultazioni” , creando così una vera e propria crisi diplomatica.
Il nostro premier ha dichiarato, stupito di tanto clamore, che “era evidente che stavo scherzando”; peccato che c’è ancora qualcuno – che evidentemente non lo conosce – che crede che qualche volta faccia sul serio!
Cari amici finlandese, carissima presidente del consiglio, egregio marito della signora presidente, evidentemente nessuno di Voi ha mai avuto modo di incontrare il nostro premier, altrimenti si sarebbe reso conto che “è tutto uno scherzo, è tutta una battuta”; guai a Voi se siete abituati alle cose serie, poiché con il nostro Cavaliere cascate proprio male.
Poiché la storia non mente mai, è chiaro che l’Italia aveva “bisogno” – storicamente parlando – di un simile personaggio sulla ribalta politica; adesso noi non ce ne rendiamo conto, ma gli studiosi che verranno tra una cinquantina di anni troveranno anche le motivazione per le quali il nostro Paese aveva “necessità” del Berlusconi, peccato che solo pochi tra i presenti le potranno apprendere.
Chiudiamo con un sorriso: se qualcuno dei miei lettori ha avuto modo di vedere qualche foto della signora Tarja – io ne ho sott’occhio una mentre si sventola vezzosamente con un ventaglio – avrà apprezzato lo sforzo che il Cavaliere stava facendo per il proprio Paese: la signora in questione è infatti – come dire, senza creare una nuova crisi diplomatica ? – di una notevole bruttura, e direi che il nostro Premier ci fa la sua porca figura accanto a lei, con tutti i suoi riporti, lifting, tacchetti, ecc; lei invece è proprio “al naturale”, con una bocca che potrebbe fare concorrenza ad una renna e un paio di occhialini da miope che la rendono proprio “simpatica”.
Cribbio, ne sentivamo proprio il bisogno!
Raccontiamo prima i fatti, come è nel mio costume: nei giorni scorsi, inaugurando a Parma l’Agenzia Europea per l’Alimentazione – alla presenza delle maggiori autorità dell’U.E. a cominciare al presidente, il portoghese Barroso – si è sentito in dovere di prendersi i meriti di questa collocazione di un importante ufficio europeo, uscendosene con una battuta che – grosso modo – diceva quanto segue: “solo io so quanto mi è costato riuscire a strappare alla Finlandia, che era stata scelta in un primo tempo, l’assegnazione dell’Agenzia; pensate che per riuscire nell’intento ho dovuto fare la corte al Presidente finlandese, signora Tarja Halonen, rispolverando tutte le mie arti di playboy”.
La battuta era veramente pesante e di cattivo gusto, tanto che le autorità che erano lì convenute, hanno avuto un momento di imbarazzato silenzio; subito dopo però si sono ricordate che l’affermazione in questione proveniva da un noto “gaffeur”, uno che ogni volta che apre bocca ne combina qualcuna delle sue, uno insomma che ci indovina soltanto quando sta zitto e lascia la parola ai portavoce ufficiali.
Qui in Italia tutti hanno riso, prendendo in giro ancora una volta il Cavaliere, si sono dati di gomito alludendo all’ennesima gaffe, ma oltre non siamo andati; un po’ di più ha calcato la mano l’opposizione, ma quelli – si sa bene – sono tutti “comunisti” e quindi c’è da aspettarsi sempre il peggio.
Il problema invece ha continuato a montare – come si dice – in Finlandia e, probabilmente nella casa del primo ministro (forse anche del marito?) che non ha riso assolutamente ed anzi sembra che si sia arrabbiata moltissimo, tanto da richiamare l’Ambasciatore “per consultazioni” , creando così una vera e propria crisi diplomatica.
Il nostro premier ha dichiarato, stupito di tanto clamore, che “era evidente che stavo scherzando”; peccato che c’è ancora qualcuno – che evidentemente non lo conosce – che crede che qualche volta faccia sul serio!
Cari amici finlandese, carissima presidente del consiglio, egregio marito della signora presidente, evidentemente nessuno di Voi ha mai avuto modo di incontrare il nostro premier, altrimenti si sarebbe reso conto che “è tutto uno scherzo, è tutta una battuta”; guai a Voi se siete abituati alle cose serie, poiché con il nostro Cavaliere cascate proprio male.
Poiché la storia non mente mai, è chiaro che l’Italia aveva “bisogno” – storicamente parlando – di un simile personaggio sulla ribalta politica; adesso noi non ce ne rendiamo conto, ma gli studiosi che verranno tra una cinquantina di anni troveranno anche le motivazione per le quali il nostro Paese aveva “necessità” del Berlusconi, peccato che solo pochi tra i presenti le potranno apprendere.
Chiudiamo con un sorriso: se qualcuno dei miei lettori ha avuto modo di vedere qualche foto della signora Tarja – io ne ho sott’occhio una mentre si sventola vezzosamente con un ventaglio – avrà apprezzato lo sforzo che il Cavaliere stava facendo per il proprio Paese: la signora in questione è infatti – come dire, senza creare una nuova crisi diplomatica ? – di una notevole bruttura, e direi che il nostro Premier ci fa la sua porca figura accanto a lei, con tutti i suoi riporti, lifting, tacchetti, ecc; lei invece è proprio “al naturale”, con una bocca che potrebbe fare concorrenza ad una renna e un paio di occhialini da miope che la rendono proprio “simpatica”.
mercoledì, giugno 22, 2005
Due forme di violenza
In questi ultimi giorni le cronache nostrane sono state caratterizzate da alcuni fatti di violenza le cui radici sono apparentemente misteriose, ma che – gratta, gratta – si scopre subito quale può essere la verità; questi atti di violenza si possono racchiudere in due grosse categorie: vediamole singolarmente.
La prima categoria di violenza è quella che viene perpetrata a danno di coppiette appartate, generalmente da piccoli gruppi di persone (da qui il termine stupro di gruppo) che al momento si rivelano in maggioranza extra comunitari, in particolare magrebini.
Il primo caso è quello verificatosi a Bologna dove due giovani hanno aggredito una coppia di fidanzati (lei 15 anni, lui 17) picchiando selvaggiamente l’uomo e violentando a turno la ragazzina.
Gli aggressori (e stupratori) sono stati catturati dopo pochi giornio dall’evento e pare che abbiano già confessato il loro reato.
Cosa dire in proposito? Anzitutto – ponendoci dalla parte di Abele – che i due ragazzi aggrediti sia pure in modo diverso, difficilmente riusciranno a scordare l’accaduto; in particolare lei, è presumibile che terrà d’ora in poi rapporti con l’altro sesso in forma e modalità diverse da quello che fa attualmente.
Passando poi alla parte di Caino, dobbiamo metterci anche noi un po’ nei panni di questi ragazzetti, venuti in Italia per fare parte della società opulenta che gli viene descritta dalla televisione e che invece si ritrovano ai margini, senza uno straccio di permesso di lavoro, ospitati in asili provvisori, pieni di maschi puzzolenti e di turbamenti.
Le rare volte che mettono il naso fuori s’imbattono in fior di ragazzine, sempre più discinte, sempre più formose; non voglio assolutamente dire che questi stupri sono determinati dall’attuale moda dell’ombelico scoperto – avvenivano anche in altre epoche – certo però che una forma così sfacciatamente espositiva delle proprie nudità può generare dei turbamenti in ragazzi che già sono turbati per loro conto.
Vorrei precisare subito che è lungi da me l’idea di mettere le gonne lunghe alle giovani fanciulle, ma dobbiamo pure riflettere sulla forma di comunicazione che provoca una minigonna o un ombelico scoperto, specie in quelle popolazioni la cui religione impone delle restrizioni anche sotto il profilo del vestiario..
L’altra forma di violenza è quella che sta sconvolgendo Napoli, città di per sé civilissima, con una popolazione tra le più intelligenti d’Italia: siamo già al secondo episodio in pochi giorni di aggressioni di gruppo (150 o 200 persone in maggioranza donne) a forze dell’ordine che stanno per effettuare un arresto o che debbono eseguire una perquisizione in uno dei famosi vicoli in cui la camorra impera sovrana.
In questi casi la gente dalle finestre prima lancia offese ai poliziotti (o carabinieri) e poi comincia a lanciare corpi contundenti verso le macchine e verso gli stessi agenti: ieri 12 poliziotti hanno dovuto farsi medicare in Ospedale.
Se la gente che vive una vita grama arraffando qualcosa per tirare avanti, preferisce la criminalità organizzata alle forze dell’ordine c’è da chiedersi il motivo; forse perché con i primi qualcosa si mangia, mentre con i secondi si tira la cinghia e nessuno è riuscito ad insegnare loro qualcosa circa la bellezza della legalità.
Non dobbiamo dimenticare che è nato a Napoli il famoso detto “con la Francia o l’Allemagna purché se magna!”, a dimostrazione che questo popolo bello e disgraziato, geniale e disperato, deve sempre fare il conto sul modo di mettere insieme il pranzo con la cena e, apparentemente, essi ritengono più facile schierarsi con i ladri anziché con le guardie (cioè lo Stato) che, evidentemente, non ha mai prodotto “benessere”.
Prima di trinciare giudizi su siffatti atteggiamenti pensiamoci bene e cerchiamo di conoscere la vera storia.
La prima categoria di violenza è quella che viene perpetrata a danno di coppiette appartate, generalmente da piccoli gruppi di persone (da qui il termine stupro di gruppo) che al momento si rivelano in maggioranza extra comunitari, in particolare magrebini.
Il primo caso è quello verificatosi a Bologna dove due giovani hanno aggredito una coppia di fidanzati (lei 15 anni, lui 17) picchiando selvaggiamente l’uomo e violentando a turno la ragazzina.
Gli aggressori (e stupratori) sono stati catturati dopo pochi giornio dall’evento e pare che abbiano già confessato il loro reato.
Cosa dire in proposito? Anzitutto – ponendoci dalla parte di Abele – che i due ragazzi aggrediti sia pure in modo diverso, difficilmente riusciranno a scordare l’accaduto; in particolare lei, è presumibile che terrà d’ora in poi rapporti con l’altro sesso in forma e modalità diverse da quello che fa attualmente.
Passando poi alla parte di Caino, dobbiamo metterci anche noi un po’ nei panni di questi ragazzetti, venuti in Italia per fare parte della società opulenta che gli viene descritta dalla televisione e che invece si ritrovano ai margini, senza uno straccio di permesso di lavoro, ospitati in asili provvisori, pieni di maschi puzzolenti e di turbamenti.
Le rare volte che mettono il naso fuori s’imbattono in fior di ragazzine, sempre più discinte, sempre più formose; non voglio assolutamente dire che questi stupri sono determinati dall’attuale moda dell’ombelico scoperto – avvenivano anche in altre epoche – certo però che una forma così sfacciatamente espositiva delle proprie nudità può generare dei turbamenti in ragazzi che già sono turbati per loro conto.
Vorrei precisare subito che è lungi da me l’idea di mettere le gonne lunghe alle giovani fanciulle, ma dobbiamo pure riflettere sulla forma di comunicazione che provoca una minigonna o un ombelico scoperto, specie in quelle popolazioni la cui religione impone delle restrizioni anche sotto il profilo del vestiario..
L’altra forma di violenza è quella che sta sconvolgendo Napoli, città di per sé civilissima, con una popolazione tra le più intelligenti d’Italia: siamo già al secondo episodio in pochi giorni di aggressioni di gruppo (150 o 200 persone in maggioranza donne) a forze dell’ordine che stanno per effettuare un arresto o che debbono eseguire una perquisizione in uno dei famosi vicoli in cui la camorra impera sovrana.
In questi casi la gente dalle finestre prima lancia offese ai poliziotti (o carabinieri) e poi comincia a lanciare corpi contundenti verso le macchine e verso gli stessi agenti: ieri 12 poliziotti hanno dovuto farsi medicare in Ospedale.
Se la gente che vive una vita grama arraffando qualcosa per tirare avanti, preferisce la criminalità organizzata alle forze dell’ordine c’è da chiedersi il motivo; forse perché con i primi qualcosa si mangia, mentre con i secondi si tira la cinghia e nessuno è riuscito ad insegnare loro qualcosa circa la bellezza della legalità.
Non dobbiamo dimenticare che è nato a Napoli il famoso detto “con la Francia o l’Allemagna purché se magna!”, a dimostrazione che questo popolo bello e disgraziato, geniale e disperato, deve sempre fare il conto sul modo di mettere insieme il pranzo con la cena e, apparentemente, essi ritengono più facile schierarsi con i ladri anziché con le guardie (cioè lo Stato) che, evidentemente, non ha mai prodotto “benessere”.
Prima di trinciare giudizi su siffatti atteggiamenti pensiamoci bene e cerchiamo di conoscere la vera storia.
martedì, giugno 21, 2005
Il caso Sofri
In queste prime giornate torride dell’estate 2005 campeggia un caso politico-giudiziario niente male: quello che riguarda il detenuto Sofri, che la magistratura pisana ha autorizzato a svolgere un lavoro fuori dal carcere e precisamente quello di bibliotecario presso la “Normale” di Pisa, prestigiosa Università che ha visto transitare tutti i più bei nomi della cultura (e della politica) italiana.
Facciamo un passo indietro e ripercorriamo la “carriera” carceraria di Adriano Sofri: l’ex direttore di “Lotta Continua” – giornale dell’ala estremista di sinistra – è stato accusato di essere, insieme ad altri collaboratori, il mandante dell’omicidio del commissario di P.S. Luigi Calabresi, avvenuto nel 1972; ad accusare lui ed i compari sarebbe l’esecutore materiale dell’omicidio, quel Marino che nel 1995 è stato scarcerato per la sopravvenuta prescrizione del reato.
Sofri ha subito ben otto giudizi del Tribunale di Milano e l’ultimo della Suprema Corte, nel 2000, ha confermato la condanna a 22 anni di reclusione incarcerandolo nuovamente.
È di questi ultimi tempi la diatriba tra il Guardasigilli Castelli e il Presidente della Repubblica Ciampi a proposito della domanda di grazia che, peraltro, Sofri si è sempre rifiutato di avanzare: ciononostante la discussione tra i due poteri dello stato è se la massima autorità può esaminare “motu proprio” una eventuale concessione di grazia oppure se questo esame deve essere preventivamente controfirmato dal Ministro della Giustizia.
Comunque, in attesa di decidere se e come riusciranno i nostri eroi a mettere fuori il buon Adriano, lo stesso è alloggiato nel carcere di Pisa dove, però, gode di un trattamento – diciamo così – a cinque stelle: la cella è composta da camera con vista mare, annessa abbiamo la sala dove il detenuto convoca conferenze stampa e dove rilascia interviste televisive; lo stesso carcerato ha la possibilità di tornare a casa due volte al mese; lavora dal proprio “angolo scrittura” ad alcune rubriche fisse su quotidiani e periodici; tiene continue trasmissioni radiofoniche e adesso anche questo incarico di bibliotecario alla Normale, dove mi sembra che abbia studiato anche Ciampi, con rientro in cella alle ore 19.30.
Tutta la banda dei vip intellettualoidi italiani, tutti i politici più o meno di rango, sono al fianco del Presidente nel brigare alla ricerca di tutti i mezzi possibili per liberare Sofri; unica eccezione la Lega (ma loro sono sempre bastian contrari), in parte A.N. e, soprattutto, l’Associazione Vittime del Terrorismo e della Mafia che per bocca del proprio presidente, Bruno Berardi, si rivolge a Sofri chiedendogli …”ma di che ti lamenti, sei trattato e coccolato come un bambolotto, servito e riverito e non ti manca neppure la solidarietà del Capo dello Stato”.
Non intendo prendere posizione, ma soltanto fare alcune considerazioni: siamo in uno Stato in cui non si riconoscono i meriti e quindi – per indiretta analogia – neppure i demeriti, tuttavia la vicenda di Sofri rasenta il ridicolo (così viene giudicata all’estero), con tutta una sequela di persone importanti che si scalmanano per cercare di liberare un tizio che si ostina a non pentirsi e a non chiedere la grazia (atteggiamento che peraltro potrebbe essere giudicato positivamente se non dal lato formalistico); parrebbe quasi che in carcere si trovi talmente bene da non avere nessuna voglia di andarsene!
Un’altra piccola considerazione è che in questo Paese la Storia non “sconfigge” nessuno ed anzi, tutti coloro che sono stati dichiarati “perdenti dagli eventi” (Sofri è uno di questi, insieme a Ferrara ed altri), occupano posti di comando e di alta responsabilità: sarà un bene oppure no?
Facciamo un passo indietro e ripercorriamo la “carriera” carceraria di Adriano Sofri: l’ex direttore di “Lotta Continua” – giornale dell’ala estremista di sinistra – è stato accusato di essere, insieme ad altri collaboratori, il mandante dell’omicidio del commissario di P.S. Luigi Calabresi, avvenuto nel 1972; ad accusare lui ed i compari sarebbe l’esecutore materiale dell’omicidio, quel Marino che nel 1995 è stato scarcerato per la sopravvenuta prescrizione del reato.
Sofri ha subito ben otto giudizi del Tribunale di Milano e l’ultimo della Suprema Corte, nel 2000, ha confermato la condanna a 22 anni di reclusione incarcerandolo nuovamente.
È di questi ultimi tempi la diatriba tra il Guardasigilli Castelli e il Presidente della Repubblica Ciampi a proposito della domanda di grazia che, peraltro, Sofri si è sempre rifiutato di avanzare: ciononostante la discussione tra i due poteri dello stato è se la massima autorità può esaminare “motu proprio” una eventuale concessione di grazia oppure se questo esame deve essere preventivamente controfirmato dal Ministro della Giustizia.
Comunque, in attesa di decidere se e come riusciranno i nostri eroi a mettere fuori il buon Adriano, lo stesso è alloggiato nel carcere di Pisa dove, però, gode di un trattamento – diciamo così – a cinque stelle: la cella è composta da camera con vista mare, annessa abbiamo la sala dove il detenuto convoca conferenze stampa e dove rilascia interviste televisive; lo stesso carcerato ha la possibilità di tornare a casa due volte al mese; lavora dal proprio “angolo scrittura” ad alcune rubriche fisse su quotidiani e periodici; tiene continue trasmissioni radiofoniche e adesso anche questo incarico di bibliotecario alla Normale, dove mi sembra che abbia studiato anche Ciampi, con rientro in cella alle ore 19.30.
Tutta la banda dei vip intellettualoidi italiani, tutti i politici più o meno di rango, sono al fianco del Presidente nel brigare alla ricerca di tutti i mezzi possibili per liberare Sofri; unica eccezione la Lega (ma loro sono sempre bastian contrari), in parte A.N. e, soprattutto, l’Associazione Vittime del Terrorismo e della Mafia che per bocca del proprio presidente, Bruno Berardi, si rivolge a Sofri chiedendogli …”ma di che ti lamenti, sei trattato e coccolato come un bambolotto, servito e riverito e non ti manca neppure la solidarietà del Capo dello Stato”.
Non intendo prendere posizione, ma soltanto fare alcune considerazioni: siamo in uno Stato in cui non si riconoscono i meriti e quindi – per indiretta analogia – neppure i demeriti, tuttavia la vicenda di Sofri rasenta il ridicolo (così viene giudicata all’estero), con tutta una sequela di persone importanti che si scalmanano per cercare di liberare un tizio che si ostina a non pentirsi e a non chiedere la grazia (atteggiamento che peraltro potrebbe essere giudicato positivamente se non dal lato formalistico); parrebbe quasi che in carcere si trovi talmente bene da non avere nessuna voglia di andarsene!
Un’altra piccola considerazione è che in questo Paese la Storia non “sconfigge” nessuno ed anzi, tutti coloro che sono stati dichiarati “perdenti dagli eventi” (Sofri è uno di questi, insieme a Ferrara ed altri), occupano posti di comando e di alta responsabilità: sarà un bene oppure no?
lunedì, giugno 20, 2005
Il ritorno a casa
Appena rientrato in sede, dopo aver disfatto le valige, il primo pensiero è per gli amici che seguono il mio blog; com’è noto, sono stato dieci giorni a Taormina per seguire il Festival del Cinema: il luogo è decisamente splendido, la gente del posto affabile e molto bella (ovviamente le donne), il festival caratterizzato da luci ed ombre, con le seconde che forse hanno superato le prime; ma di questo – se del caso – parleremo più avanti.
Durante la mia permanenza sicula ho naturalmente letto i quotidiani – anche se in numero minore del solito – e da questo ho rilevato soprattutto il problema del centro sinistra che non riesce a trovare un accordo decente per andare alle prossime elezioni e, soprattutto, l’Europa che va sempre più configurandosi come una litigiosa accolita di finanzieri che sta insieme soltanto se il proprio portafoglio continua a gonfiarsi, alla faccia di tutte le idealità che continuano ad essere messe in campo per gli ingenui che ci credono.
Del primo argomento non mette conto parlarne per il momento, visto il tempo che ancora intercorre con la consultazione elettorale politica (circa 12 mesi) e potrebbe essere liquidato con la battuta “come farsi del male da soli”, ma ci sarà tempo per tornarci sopra.
Il secondo invece merita qualche riflessione in più: all’indomani della bocciatura degli unici due referendum popolari indetti nell’intera Europa per approvare o meno la nuova Costituzione, sono venuti al pettine i soliti nodi: quando si è trattato di fare venticinque fettine (e non 12 come prima) della torta europea (periodo 2007-2013) si è visto che i “vantaggi” che alcuni paesi avevano sin qui acquisito non erano più materialmente sostenibili: l’Inghilterra non poteva continuare a pretendere il famoso “sconto” strappato dalla Tacher a suon di ricatti e di urlacci e neppure la Francia poteva continuare a pretendere che quasi la metà del bilancio della U.E. (il 45% per l’esattezza) fosse dedicato all’agricoltura, a quel settore cioè sul quale i nostri cugini d’oltralpe fondano la propria adesione a Maastrickt e dal quale ricavano grosse cifre.
Ebbene, nessuno dei due Paesi ha fatto la benché minima marcia indietro, attanagliati come sono tutti e due da gravi problemi interni che vengono poi ricondotti in sede comunitaria; cioè, qualunque cedenza nel bilancio europeo, viene considerata dai partiti dell’attuale opposizione francese e inglese come una “calata di brache” e come tale viene presentata alla gente e rinfacciata per anni, con il risultato di erodere una bella fetta di voti e questo nessuno può permetterselo
Come una chiamata del destino, dal primo luglio sarà proprio Blair a presiedere questa sgangherata assemblea europea che proprio lui ha così tanto contribuito ad affossare; resta solo da aggiungere che la stessa Inghilterra non ha aderito all’Euro e non ha nessuna intenzione di sottoporre la Costituzione al popolo inglese: non c’è che dire, proprio un bell’esemplare di “euro.convinto”!
E il nostro Cavaliere? In sede di votazione per il bilancio di cui sopra si è astenuto e quindi non ha preso posizione, anche se – a stare ai commenti del dopo – l’Italia sarebbe stata disponibile a fare “qualche piccolo sacrificio” pur di chiudere la vertenza, però, visto che non c’è stata una maggioranza, meglio così, se ne riparla più in qua, tanto – dice il Berlusca – c’è tanto tempo fino al 2007, è inutile farne un dramma adesso!
Per chiudere: un altro evento ha caratterizzato questo mese di giugno, i referenda sulla procreazione assistita: sono andati come già sapete e non intendo parlarne più a lungo, così come non ne ho parlato prima, tanto c’è già chi ne sproloquia a favore o contro i risultati, che ce n’è per tutti i gusti!
Durante la mia permanenza sicula ho naturalmente letto i quotidiani – anche se in numero minore del solito – e da questo ho rilevato soprattutto il problema del centro sinistra che non riesce a trovare un accordo decente per andare alle prossime elezioni e, soprattutto, l’Europa che va sempre più configurandosi come una litigiosa accolita di finanzieri che sta insieme soltanto se il proprio portafoglio continua a gonfiarsi, alla faccia di tutte le idealità che continuano ad essere messe in campo per gli ingenui che ci credono.
Del primo argomento non mette conto parlarne per il momento, visto il tempo che ancora intercorre con la consultazione elettorale politica (circa 12 mesi) e potrebbe essere liquidato con la battuta “come farsi del male da soli”, ma ci sarà tempo per tornarci sopra.
Il secondo invece merita qualche riflessione in più: all’indomani della bocciatura degli unici due referendum popolari indetti nell’intera Europa per approvare o meno la nuova Costituzione, sono venuti al pettine i soliti nodi: quando si è trattato di fare venticinque fettine (e non 12 come prima) della torta europea (periodo 2007-2013) si è visto che i “vantaggi” che alcuni paesi avevano sin qui acquisito non erano più materialmente sostenibili: l’Inghilterra non poteva continuare a pretendere il famoso “sconto” strappato dalla Tacher a suon di ricatti e di urlacci e neppure la Francia poteva continuare a pretendere che quasi la metà del bilancio della U.E. (il 45% per l’esattezza) fosse dedicato all’agricoltura, a quel settore cioè sul quale i nostri cugini d’oltralpe fondano la propria adesione a Maastrickt e dal quale ricavano grosse cifre.
Ebbene, nessuno dei due Paesi ha fatto la benché minima marcia indietro, attanagliati come sono tutti e due da gravi problemi interni che vengono poi ricondotti in sede comunitaria; cioè, qualunque cedenza nel bilancio europeo, viene considerata dai partiti dell’attuale opposizione francese e inglese come una “calata di brache” e come tale viene presentata alla gente e rinfacciata per anni, con il risultato di erodere una bella fetta di voti e questo nessuno può permetterselo
Come una chiamata del destino, dal primo luglio sarà proprio Blair a presiedere questa sgangherata assemblea europea che proprio lui ha così tanto contribuito ad affossare; resta solo da aggiungere che la stessa Inghilterra non ha aderito all’Euro e non ha nessuna intenzione di sottoporre la Costituzione al popolo inglese: non c’è che dire, proprio un bell’esemplare di “euro.convinto”!
E il nostro Cavaliere? In sede di votazione per il bilancio di cui sopra si è astenuto e quindi non ha preso posizione, anche se – a stare ai commenti del dopo – l’Italia sarebbe stata disponibile a fare “qualche piccolo sacrificio” pur di chiudere la vertenza, però, visto che non c’è stata una maggioranza, meglio così, se ne riparla più in qua, tanto – dice il Berlusca – c’è tanto tempo fino al 2007, è inutile farne un dramma adesso!
Per chiudere: un altro evento ha caratterizzato questo mese di giugno, i referenda sulla procreazione assistita: sono andati come già sapete e non intendo parlarne più a lungo, così come non ne ho parlato prima, tanto c’è già chi ne sproloquia a favore o contro i risultati, che ce n’è per tutti i gusti!