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sabato, agosto 27, 2011

COME FINIRA' CON GHEDDAFI? 

Quando leggerete questo post, può darsi che la vicenda dell’ex Capo della Libia sia già mutata rispetto alle considerazioni che faccio mentre scrivo questo mio post, ma nel caso, prendetelo come un modo di fare una sorta di “punto” su quanto sta accadendo.
Mi sembra chiaro che la situazione del Rais è messa male e quindi si tratta solo di tempo; magari però, ci sarebbe da dire che l’ipotesi di portare Gheddafi di fronte al Tribunale Internazionale dell’Aia per i crimini contro l’umanità mi appare come minimo “strana” e solo atta a testimoniare la “stranezza” delle grandi potenze.
Dico questo perché a quanto ci è stato riportato dalla stampa, Gheddafi non ha condotto alcun genocidio, non ha ucciso nessuna persona solo per il gusto di uccidere, ma lo ha fatto dopo che era scoppiata la rivolta dei giovani libici, rivolta – sia ben chiaro – giustificabile a tutti gli effetti ed anzi oserei definirla “meritoria”.
Quando crolla un regime, i crimini del Capo e dei suoi famigli più o meno nominati dirigenti dello Stato stesso, vanno ben oltre i codici e debbono essere affrontati non certo dalle legge ma dalla politica; il Tribunale dell’Aia è stato invece costituito per giudicare singoli individui accusati di specifici reati commessi in clima bellico.
Di pari passo – o quasi – con la vicenda di Gheddafi, si sta svolgendo quella di un altro satrapo mediorientale, quell’Assad, che governa la Siria – per volontà testamentarie del padre – da alcuni anni e che attua una ferrea dittatura, senza lasciare alla sua gente il minimo spazio di libertà; ebbene, nei confronti di questo signore, la comunità internazionale non riesce a fare niente più di qualche dichiarazione bellicosa, ma solo a parole; si pensi che non sono riusciti neppure a mettere insieme una condanna dell’ONU, in quanto alcuni Paesi importanti – Russia, Cina, Cuba ed Equador – continuano ad opporsi a qualsiasi atto di denuncia nei confronti di un dittatore che in poco meno di un mese ha già messo insieme la bellezza di 2200 cadaveri di civili che hanno manifestato contro il regime.
Al momento, l’unica cosa che Assad può temere è il verdetto di una commissione dell’ONU che condurrà un’inchiesta sulla violazione dei diritti umani; le risultanze saranno presentate direttamente al Segretario Generale, Ban Ki-moon, ma solo quando sarà ultimata, cioè a fine novembre; mi sembra che non ci sia furia!!
Mi chiedo – e vi chiedo – perché nei confronti dei due personaggi, Gheddafi ed Assad, il comportamento delle potenze occidentali è stato così diverso: al primo sono stati riservati bombardamenti giornalieri di aerei NATO, con un gran numero di vittime civili, mentre al secondo non si va oltre a qualche tirata d’orecchi.
L’unica cosa che differenzia le due situazioni è “il petrolio” che abbonda in Libia e che invece è pochissimo presente in Siria; e proprio sull’oro nero, si appuntano gli interessi degli occidentali – in testa a tutti di Sarkozi – tutti pronti a gettarsi sul cadavere del perdente alla stesso modo di come si comportano le iene quando s’ìmbattono in un leone morente (e meglio ancora se è addirittura morto) e cercano di ottenere ognuno il proprio pezzo di carne; magari se lo incontrano in piena efficienza se la battono velocemente, un po’ come facevano tutti i Premier occidentali che si mettevano in fila per ossequiare il Rais al fine di ottenere la loro parte di petrolio.
Come andrà a finire la vicenda non è facile ipotizzarlo; l’unica cosa al momento che posso vedere è il buisiness della ricostruzione che in Libia avrà cifre importanti: gli occidentali non si fanno pregare a distruggere con i loro aerei le città libiche e altrettanto volentieri si precipitano a ricostruirle; strano vero??!!

giovedì, agosto 25, 2011

SCIENZA E SOSPETTI 

Uno studio australiano – non è stato comunicato il nome dell’autore, forse se ne vergognano – ha sentenziato che guardare la televisione accorcia la vita; quanto? Calma, adesso vi svelo l’arcano: ogni 60 minuti che trascorriamo davanti al totem della nostra vita socio-culturale, la vita si accorcia di 22 minuti.
La ricerca non dice se il problema sia la televisione in quanto elettrodomestico oppure i suoi programmi; nel primo caso mi aspetterei analoga situazione anche stando a guardare uil frigorifero o la lavastoviglie, ma non mi viene detto e quindi non posso affermarlo; nel secondo caso (quello che trasmette) non viene specificato se esiste un genere particolare che incide maggiormente sulla caduta della vita oppure se genericamente, basta che qualcosa si muova sullo schermo, è la trasmissione che automaticamente ci fa perdere questa percentuale di esistenza.
A parte questi distinguo che inficiano – almeno a mio giudizio - la ricerca, se continuiamo a suffragare quanto affermato dagli australiani, abbiamo dati che non possono non preoccuparci: con i livelli sopra enunciati, possiamo affermare che quattro ore di televisione al giorno (statisticamente è una media accettabile) dopo dieci anni di questo tipo di esistenza, un individuo ne “butta via” quasi uno sull’altare della TV: non mi sembra affatto poco e credo che ci sia da preoccuparci, almeno se crediamo a quanto affermato in partenza dai ricercatori australiani.
Quello che mi lascia perplesso è la trascuratezza nei generi televisivi che scegliamo, come a dire che quattro ore giornaliere davanti a “Il grande fratello” sono uguali allo stesso tempo passato a vedere un film o un documentario sulle bestie feroci; insomma, questo fare di tutt’erba un fascio mi induce a sospettare.
Un po’ come avviene nel campo degli invalidi civili e dei conseguenti permessi per circolare nei centri storici delle città, luoghi di norma vietati al transito delle auto; ebbene, in una città del centro Italia, si è scoperto uno scandalo dalle proporzioni gigantesche: il rilascio di questi contrassegni da attaccare al veicolo relativo, era diventata una autentica barzelletta; ne volete un esempio? Ai giocatori più rappresentativi della locale squadra di calcio, veniva “regalato” il contrassegno che consentiva loro di scorrazzare tranquillamente per il centro storico.
I giocatori si difendono dicendo di essere in buona fede, ma solo se si proclamano totalmente incapaci di intendere e di volere possiamo credere a questa loro affermazione: come è possibile che non si siano resi conto che il contrassegno che veniva regalato era chiaramente un qualcosa che faceva parte di una “truffa”?
Questi signori (inteso nel senso di ricchi, ma con poco cervello), sono stati naturalmente convocati in Procura e sono caduti dalle nuvole, come si dice in questi casi, sostenendo la loro situazione con affermazioni che definirei comiche; sentitene una: “ci possono essere stati errori da parte nostra, ma commessi banalmente; in questa vicenda siamo tutti in buonafede; se abbiamo sbagliato pagheremo”.
Nessuno di loro si è reso neppure conto dell’ossimoro (accostamento di due realtà assolutamente contrarie) che si era verificato: ad un campione del pallone, notoriamente agile e bravissimo a correre e scattare, viene data la patente di “invalido”, cioè di uno che ha grandi difficoltà a muoversi. Ma forse hanno pensato che a loro tutto era dovuto, anche entrare in zone vietate alla gente comune e quindi non ci hanno fatto caso se hanno ricevuto un cartoncino: forse l’hanno preso per il contrassegno dovuto alle persone “diverse” (in senso buono ovviamente).

martedì, agosto 23, 2011

LA PENSIONE E IL SOGNO 

Nel contesto di questa martoriata manovra finanziaria per raddrizzare i nostri conti, un posto di rilievo è occupato dal problema “pensioni” e, in particolare da due punti: l’età in cui si può andare in pensione e la perpetuazione del sistema retributivo anziché di quello contributivo come avviene in quasi tutto il mondo.
Come ho già avuto modo di scrivere in questi ultimi tempo, non è che approvando il sistema proposto dal Governo si risolva il problema alla radice, ma sarebbe – a mio giudizio – soltanto un modo di far vedere ai “mercati” che abbiamo l’intenzione di risparmiare, dato che entrambe le opzioni comincerebbero tra alcuni anni.
Ci sarebbe poi da notare che uno dei partiti della coalizione al Governo, si è impuntato ed sembra molto difficile farlo recedere: Bossi non vuol sentire parlare di toccare le pensioni, altrimenti fa cadere il Governo!! Ma perché fa questo? Perché pensa ed a ragione che la gente non voglia che sia toccato uno dei pochi capisaldi della vecchiaia, la pensione, soprattutto ora che non si avvertono più nessun punto di appoggio. Ma anche perché tutti, sono ormai venuti a conoscere lo scandalo delle pensioni ( le chiamano vitalizi ma è la stessa cosa) dei rappresentanti della “casta”, i quali con pochissimi anni di contribuzione si portano a casa cifre importanti.
Questo è un altro motivo che frena l’esecutivo nel cercare di convincere Bossi; tutti loro si rendono conto che “PRIMA” di mettere mano alle pensioni degli altri, dovrebbero “TOGLIERSI” (e non tagliare) quei famosi vitalizi che rappresentano una autentica ruberia; insomma, hanno tutti “il culo sudicio” come si dice dalle mie parti!!
Poiché questo sistema esiste ad ogni livello della politica, ho una mia idea, bislacca come al solito: abolire i vitalizi e ai signori che entrano in politica imporr di farsi una assicurazione (da pagare con i propri soldi) che gli garantisca un certo gettito quando vorranno ritirarsi dalla scena politica; mi sembra che i soldi per fare questa assicurazione non gli dovrebbero mancare e poi, visto che dobbiamo ridimensionare tutto, questo mi sembra un buon inizio. E per finire, allora avremmo veramente della gente che è “al servizio” del Paese e non al servizio delle proprie tasche.
Aggiungo un consiglio: con i media che continuano a presentare tavole di vitalizi e di benefit – molti li ho usati per i miei blog – va a finire che poi qualche giovane s’incazza e allora ci scappano le botte o peggio le fucilate.
Mi attendo questa posizione in particolare dai giovani (ma anche dai “maturi”) specie se si considera che la notizia di una scienziato di Cambridge è particolarmente interessante: egli afferma che oltre il nostro attuale stato cerebrale non si può andare, perché ogni evoluzione in più costerebbe un tale dispendio di energia da distruggere il cervello stesso; quindi siamo al capolinea, al massimo delle possibilità del nostro cervello e questo, se permettete, ci toglie il sogno di un futuro migliore in quanto….meglio di così non sembra possibile. Magari possiamo sperare di affinare le qualità generali dei nostri cervelli, cioè di eliminare alcuni di questi che proprio non c’entrano niente; non voglio far nomi, ma li conoscete da soli e quindi l’unico augurio che possiamo fare è che nella prossima generazione non ci siano; del resto dalle mie parti c’è un detto che recita: “speriamo che non ne rinascano come te!!”.
E noi che si pensava di raggiungere chissà quali vette e chissà quali scoperte!! Certo che non poter più sognare un futuro migliore non ci esalta e possiamo dire come diceva il Pascoli “il sogno è l’infinita ombra del vero”, ma se il vero si ferma come faremo (o meglio faranno) a dilatarlo ancora nel sogno?

domenica, agosto 21, 2011

IL CINEMA E LA REALTA' 

In questo post voglio tornare a parlare delle cose che conosco meglio: il cinema; voglio infatti mostrare ai miei amici come il cinema si rifaccia alla realtà e la realtà si rifaccia al cinema; insomma è un interagire tra i due mondi che porta (quasi) sempre a cose di ottima levatura.
Prima parliamo del cinema e in particolare del film che mi è venuto in mente dopo aver letto i giornali: si tratta di “Ieri, oggi, domani” un film realizzato dal grande Vittorio De Sica nel 1965 con il sistema degli “episodi”; siamo in pieno boom economico e De Sica comincia infatti il suo racconto da una vicenda realmente accaduta nell’immediato dopoguerra (ieri), quindi esaltazione della vitalità partenopea e dell’arte di arrangiarsi.
La protagonista del film è Adelina, una contrabbandiera di sigarette che esercita il “mestiere” nel noto quartiere di Forcella e che con i suoi traffici riesce a tenere in piedi la famiglia.
Ovviamente la legge la tiene d’occhio e le denunce per contrabbando si susseguono e si dovrebbero concretizzare con il carcere; ma qui viene il bello: la bella Adelina, interpretata nel film da Sophia Loren, per non essere arrestata inventa un sistema originalissimo: rimane continuamente incinta e così riesce ad evitare la galera.
Carmine (interpretato da Marcello Mastroianni) è il marito della bella Adelina che cerca di “collaborare” nel modo migliore per non perdere gli introiti della consorte; riuscirà a mettere incinta la moglie per ben 19 volte, 7 delle quali si concludono con la nascita di un bambino; dopo questi exploit, il bravo Carmine getterà la spugna – sessualmente parlando – ma ormai la moglie non verrà più arrestata.
Comunque Adelina continuerà il suo mestiere fino alla sua morte, avvenuta il 21 novembre del 2001 all’età di 78 anni.
La storia riprende passo per passo la vita reale di Concetta Muccardi e nel film viene utilizzata – sotto il profilo della struttura tematica – per indicare l’”ieri”, mentre l’oggi e il domani presentano altre storie di donne, tutte interpretate da Sophia Loren.
Dicevo all’inizio di questo scritto che la realtà ed il cinema a volte si confondono: mi riferisco a quanto accaduto in questi tempi a Roma (come dire che tutto il mondo è paese) e che ha visto Maria Capolongo come protagonista; è una romana di 29 anni finita agli arresti domiciliari perché a capo di una banda di spacciatori di droga (si cambia genere merceologico); la donna è stata arrestata insieme ad altri 8 pusher, dopo essere stata denunciata in passato per reati legati allo spaccio di stupefacenti.
Gestiva l’intera banda, compreso il marito già finito in carcere alcuni anni fa, con piglio deciso e senza nessuna paura; in pratica aveva eletto la propria “zona” al Residence Bastogi, diventato un luogo di spaccio di ogni tipo di stupefacenti.
Dopo alcuni appostamenti, gli agenti sono riusciti a dimostrare che Maria era la mente del gruppo criminale, ma nonostante questo non è finita in cella: è incinta di quattro mesi e aspetta il quinto figlio del suo nuovo compagno che, invece, unitamente all’ex marito è finito dietro le sbarre,
Gli “uomini” quindi (sia il marito che il nuovo compagno) sono sacrificabili per fare in modo che la famiglia Campolongo, assai numerosa e abitante in una casa piena di vagiti e di grida di bambini, continui ad avere il vero capofamiglia, la donna.
Un ultima curiosità sulla brava Maria Campolongo: anche la sua è una storia a cavallo tra fiction e realtà, dato che in passato è stata anche attrice in un documentario sul degrado delle periferie romane: complimenti per la versatilità!!

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