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sabato, novembre 27, 2004

Zibaldone n.12 

Gli argomenti più interessanti – almeno a mio modo di vedere – in questi ultimi giorni sono stati due: vediamoli uno dopo l’altro.
Il PRIMO si riferisce al balletto inscenato dagli americani con sullo sfondo il dollaro; non varrebbe la pena neppure approfondire il discorso, visto che tutti noi siamo ben consapevoli dell’operazione monetaria che gli Stati Uniti hanno messo in piedi.
Il marchingegno è molto semplice e noi italiani lo conosciamo forse meglio di tutti: gli U.S.A. hanno un disavanzo mostruoso nella Bilancia Commerciale per effetto delle maggiori importazioni di merce rispetto alle esportazioni, il tutto derivante dalla favorevole condizione dei cambi Euro/Dollaro e Yen/Dollaro; per invertire questa tendenza esiste un sistema molto semplice: fare una svalutazione strisciante e priva di qualsiasi annuncio, della propria moneta in modo da renderla più competitiva con le altre.
È quello che hanno fatto e sembra che gli stia riuscendo bene; l’unica situazione a noi favorevole è il petrolio che essendo quotato in dollari a noi ci dovrebbe costare meno: ma tanto nessuno se ne accorge.
Ho detto che noi italiani questo marchingegno lo conosciamo molto bene perché non è altro che quello che noi si è fatto per tutto il dopoguerra, fino all’introduzione della moneta unica: ricorderete che le mini o addirittura micro svalutazioni della lira erano volte proprio a rendere i nostri prodotti più appetibili sui mercati internazionali; ora tutto questo ci è impedito e un “eurocontrario” come sono io può solo dire “l’avevo detto che ci avremmo rimesso”, oppure “vedete che il tanto reclamizzato made in Italy, se non è accompagnato dal prezzo favorevole non tira”.
Il SECONDO argomento che desidero trattare è l’Irak: avete notato che dopo le elezioni americane il clima a Baghdad è molto cambiato?
Come mai, ci domandiamo tutti, forse che Al Zarkawi è stato definitivamente sconfitto con la presa di Falluja?
Non credo che le cose stiano così semplicemente, bensì sono certo che il cosiddetto terrorismo (da taluni contrabbandato addirittura da irredentismo) è pilotato dall’esterno ed ha una regia molto astuta che regola le mosse e le violenze sulla base dell’andamento dello scacchiere internazionale.
In pratica, tutto è mosso da fili sottili ma robusti il cui bandolo sta all’estero e le varie mosse dei delinquenti sgozzatori sono nient’altro che immagini dell’orrore buone per svolgere determinati compiti internazionali (vittoria alle elezioni in America di Tizio o di Caio, altrettanto in quelle in Afganistan); a riprova di quello che ho detto, azzardo una previsione: le elezioni in Irak sono previste per il 30 gennaio 2005, ebbene vedrete che una ventina di giorni prima si scatenerà di nuovo l’ondata di rapimenti, uccisioni, barbarie eccetera.
Era prevedibile tutto ciò? Gli americani avrebbero dovuto comportarsi in modo diverso? Probabilmente dobbiamo rispondere di “si” ad entrambi i quesiti, anche se in queste circostanze è sempre difficile giudicare “prima”, mentre è facilissimo “argomentare “dopo”, come sto facendo io adesso.
La situazione resta tesissima e incandescente anche se da qualche giorno sono cessate le autobomba e le altre birbonate messe in atto dai delinquenti; aspettiamo queste benedette elezioni e incrociamo le dita: del resto la conferenza “mondiale” in Egitto non ha partorito che generiche raccomandazioni.
Speriamo bene!

venerdì, novembre 26, 2004

Finalmente é finito il tormentone tasse 

Il titolo giusto avrebbe dovuto essere: mentre loro abbassano le tasse a noi ci abbassano i pantaloni: per quale motivo? Io lo so, ma lo sapete anche voi!
Scherzi a parte, la montagna della coalizione di centro destra ha partorito il topolino dell’abbassamento dell’ISPEF che viene ridotta proporzionalmente (meno a chi guadagna poco, parecchio a chi guadagna molto).
Oggi quasi tutti i quotidiani, ed anche i telegiornali, pubblicano delle tavole sinottiche, esplicative di quello a cui andremo incontro nel 2005: in pratica una specie di “chi guadagna cosa”; le cifre che vengono fuori da queste comparazioni sono così ridicole che non merita conto neppure commentarle. Volete un esempio? Un single che guadagna 20.000 euro l’anno ne risparmia 66 di tasse: vi immaginate quanto ci guadagna? Poco più di 5 Euro al mese!
Del resto basta leggere i miei post precedenti per vedere che anche uno come me che non se ne intende molto, aveva già capito che era tutta una solenne presa per i fondelli.
O meglio, è una “immagine” che viene propinata agli italiani (IO HO ABBASSATO LE TASSE) e sotto questo aspetto, se la gente non si sofferma sulle cifre, il Berlusca potrebbe anche essere osannato. Il problema però è quando sorge la domanda: hai abbassato le tasse? Ma di quanto? E allora casca l’asino dei numeri, siamo costretti ad andare a leggerli ed a scoprire che è tutto una solenne bufala.
Io voglio essere onesto – ed anche un po’ cattivo – ma sono certo che quando si tratta di somme da scalare ai singoli individui, il Cavaliere non si renda conto di quello che significano le cifre. Forse perché sono decenni che non si reca ad un mercato per acquistare la frutta e la verdura, oppure in un Supermercato per comprare il fabbisogno di una famiglia.
In questa circostanza ha avuto buon gioco perché ha azzeccato la mossa vincente mediante un bluff (o si abbassa le tasse o si va ad elezioni anticipate) che nessuno degli alleati ha avuto il coraggio di “andare a vedere”.
Forse può essere vero che “gli altri” avrebbero più di lui da perdere nel caso di catastrofe elettorale; può darsi che si siano lasciati convincere che questa mossa – soprattutto sotto il profilo mediatico – rappresenta un autentico toccasana per la litigiosa Casa delle Libertà.
Certo che gli alleati si sono trovati di fronte “al fatto compiuto”, come si dice, ed hanno cercato di limitare i danni, ma hanno fatto sì che adesso la riforma non è “completamente quella voluta da Berlusconi” e non è neppure “quella che avrebbero voluto A.N., UDC e Lega”: è un ibrido, un frutto di mediazioni estenuanti.
Si sa che quando si cerca di mediare su questioni di principio, poi nasce inevitabilmente un pastrocchio che è poi difficile da aggiustare.
Comunque sia il Centro Destra, con i voti a disposizione, è in grado tranquillamente di fare passare l’emendamento del governo; eventuali incidenti possono essere soltanto effetto dei cosiddetti franchi tiratori.
E adesso tiriamo avanti, affrontiamo le Feste Natalizie, con la certezza che i soldi da spendere sono molto pochi e che la speranza dell’abbassamento delle tasse nel prossimo anno non indurrà certo la gente a scatenarsi in acquisti scriteriati.
Una cosa buona la stiamo ottenendo: la diminuzione degli acquisti ha generato un progressivo abbassamento (per ora lieve) dei prezzi con benefici effetti specie sul versante dell’inflazione.
Contentiamoci di questo!

martedì, novembre 23, 2004

Tre domande sul fisco 

Da persona non addetta ai lavori, con una certa acculturazione – non specifica del settore tributario – mi pongo e vi pongo tre domande in ordine al problema del fisco.
La prima si riferisce al problema dell’elusione, di quel fenomeno cioè che grava come una cappa di piombo su ogni conteggio che la Ragioneria dello Stato mette in piedi.
Se avete notato, ogni volta che viene effettuata una previsione di entrata nel settore fiscale, si aggiunge una cifra – che ahimé è soltanto virtuale – che riguarda il cosiddetto “nero”, quella massa cioè di contribuenti che evade il fisco totalmente o parzialmente.
Queste figure di contribuenti (ovviamente non dipendenti, ma professionisti e autonomi di varia natura) mi hanno sempre dato l’impressione di essere quelli che ci fanno pagare una maggior cifra a noi utenti regolari.
In pratica lo Stato ha bisogno di 15 e se lo spalmiamo su 5 contribuenti viene 3 a testa, se invece i contribuenti sono solo 3, la cifra da pagare ammonta a 5. Mi sembra tutto molto chiaro.
Ora, mi domando cosa ha fatto lo Stato per ovviare a questo problema? L’unico accorgimento messo in piedi consiste nei cosiddetti “studi di settore”, studi cioè che stabiliscono “prima della fine dell’anno” quanto guadagnerai l’anno “prossimo”. E un vero e proprio ladrocinio e invoglia i contribuenti a cercare il “nero”.
Ma se questo sistema non funziona, perché nell’immediato dopoguerra – anziché mettere in piedi la famosa “riforma Vanoni (fu fatta la rima con ..e Dio lo levi dai co…) – non abbiamo mandato una schiera di nostri tecnici a studiare i sistemi fiscali dei principali e più evoluti paesi del mondo e abbiamo poi adottato quello che ci sembrava il migliore?
E questa sarebbe stata la seconda domanda che mi e vi rivolgo; ma ritengo che sia difficile dare una risposta precisa perché nessuno di noi, probabilmente, faceva parte di quelle commissioni destinate a decidere il da farsi.
Ed allora passiamo alla terza domanda e soffermiamoci sul sistema fiscale americano, tante volte visto nei film (ricorderete che Al Capone fu incastrato dal fisco) e, secondo il mio modo di vedere, adattissimo a risolvere due ordini di problemi; andiamo con ordine e cerchiamo di spiegarlo – per quello che ne possa conoscere – almeno nelle sue linee guida, tenendo comunque presente che in America è più facile andare in galera per evasione fiscale che per furto (da noi invece non ci si va in entrambi i casi!!).
Anzitutto il sistema si avvale del principio che afferma la deducibilità di ogni spesa effettuata da ciascun contribuente; mi spiego meglio: se ognuno di noi avesse un guadagno (cioè potesse scaricarla) non credete che si farebbe fare la fattura da ogni artigiano con cui entra in rapporti d’affari?
Ma se così non è, cioè l’eventuale fattura rilasciatami dal falegname o dall’idraulico non mi serve a niente fiscalmente parlando, preferisco un po’ di sconto all’inutile pezzo di carta.In pratica, da quando usciamo al mattino a quando rientriamo la sera, ogni atto economico che abbiamo posto in essere dovrebbe essere suffragato da una regolare fattura che poi si possa detrarre dalla denuncia dei redditi.
Ho avuto modo di vedere le pezze d’appoggio di un cittadino americano per l’effettuazione della denuncia: ebbene era una vera e propria balla, di quelle che noi usiamo per la farina, quasi tutta piena di fogli e foglietti (forse c’era anche lo scontrino del Bar).
Ma sarebbe proprio una cosa improponibile mettere in piedi una riforma del genere? Anche sotto il profilo psicologico, sapendo che tutti fanno la regolare fattura, si pagherebbero le tasse molto meno di malavoglia; non siete d’accordo anche voi?


domenica, novembre 21, 2004

Abbasso le tasse, oppure... 

La mania del Cavalier Berlusconi di abbassare le tasse a tutti (ovviamente ai titolari di stipendi medi e piccoli corrispondono guadagni medio piccoli, a quelli con introiti medio grandi guadagni medio grandi, a chi ha introiti grandi o grandissimi, in proporzione).
Insomma lo slogan era “meno tasse per tutti” e così vuole fare il Berlusca, attratto anche dal successo di Bush che ha usato questo stesso slogan (anzi lo ha applicato) ed ha stracciato Kerry.
Il nostro Premier è altresì convinto che questa forma di abbassamento del prelievo fiscale darà una forte spallata alla ripresa dei consumi che – proprio in prossimità delle feste natalizie –si presentono in forma recessiva e vedono quindi i commercianti fortemente preoccupati.
È tutto vero? Oppure è tutto una balla?
Cerchiamo di vedere un po’ – ovviamente secondo le mie modeste capacità – quali potranno essere gli sviluppi.
Che il Berlusca avesse promesso un abbassamento delle tasse nel corso della campagna elettorale che poi lo ha visto vincitore, è un dato di fatto; in questi giorni l’opposizione gli ha anche rinfacciato la cosa, mostrando sulle strade i manifesti dell’epoca che contenevano il faccione del cavaliere e lo slogan “meno tasse per tutti”.
Eravamo però nel 2001, non avevamo avuto ancora l’attentato alle Due Torri, insomma le barche andavano discretamente e una promessa del genere poteva essere anche fatta con ragionevole speranza di poterla mantenere.
Adesso l’economia mondiale è in crisi e le risorse non sono certo quelle del 2001, quindi per abbassare le tasse bisogna tagliare su altri capitoli di spesa: facile a dirsi, difficile a realizzare.Sembrava che un accordo ci fosse stato attorno alla proposta di abbassare nel 2005 l’IRAP e di mettere mano all’IRPEF nel 2006.
Gli alleati di governo (con i quali il cavaliere deve per forza accordarsi) si dicevano favorevoli a questa linea di condotta e così si è chiusa la scorsa settimana: il Berlusca che spiega questa forma di gradualità e l’opposizione che gli si scatena contro dandogli del mentitore in quanto non manterrebbe la parola data agli elettori.
I sondaggi commissionati dal cavaliere davano la Casa delle Libertà in calo di oltre 8 punti, dopo questa situazione; ovvio che il Premier – che crede tantissimo nei sondaggi - sia subito corso ai ripari facendo agli alleati di governo questo discorsetto: o si abbassano subito le tasse per tutti (dove trovare le risorse ci penseremo dopo!) oppure si va subito ad elezioni anticipate, nel qual caso io corro da solo non alleandomi con nessuno di voi e poi staremo a vedere quello che succede. Se invece mi date una mano a fare come dico io, oltre agli Esteri a Fini e la Vice Presidenza a Follini, sono disposto a mettere in gioco altri due ministeri, uno per ciascuno ad A.N. e U.D.C.
Ed ha aggiunto qualcosa che richiama la parabola di “Muoia Sansone con tutti i Filistei”, con la variante che in quel caso i Filistei erano i “nemici”, mentre in questo caso i destinatari della sparata sono o dovrebbero essere “gli amici”.
Quale conclusione trarre: se Berlusconi crede che un guadagno di 15 o 20 Euro al mese per minori tasse possa essere un viatico per una sua nuova vittoria e per la ripresa economica, si sbaglia di grosso. Ci vuol ben altro!
L’opposizione, come ho gia avuto modo di affermare, basta che lo lasci fare, va da solo verso il baratro, è sufficiente che nessuno si metta in mezzo.
Questo è il mio parere!

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