sabato, gennaio 12, 2013
MOSCA PARADISO FISCALE
E così adesso c’è un nuovo “paradiso fiscale”
(ne sentivamo proprio il bisogno!!); l’obeso Gerard Depardieu ha abbandonato la Francia dopo che Hollande
ha imposto una tassa del 75% ai super ricchi (categoria alla quale lui
appartiene) ed è approdato alla corte di Putin, peraltro accolto con tutti gli
onori dal nuovo despota sovietico che gli ha consegnato il passaporto e la
cittadinanza russa.
Direi che il ciccione francese – a me non è
mai stato simpatico, neppure sullo schermo – ha voluto anzitutto lanciare un
segnale: l’Europa occidentale (Francia, Italia, Inghilterra, Germania) sta
morendo di tasse e lui non intende fare la stessa fine e quindi cerca una nuova
patria.
Capisco che la super tassa imposta da
Hollande possa spaventare i super ricchi, ma perché scegliere la Russia? Semplice; nel paese di Putin esiste la
cosiddetta “flat tax” (tassa piatta) un sistema fiscale – inventato peraltro
dall’americano Milton Friedman 25 anni fa – per cui tutti i contribuenti, tolte
doverose esenzioni, pagano allo Stato un’imposta unica del 13% e con questa
tassazione lo Stato ha fatto grandi progressi, fino a entrare nel “BRIC”, i
cinque Paesi emergenti con la maggiore produttività (Brasile, Russia, India e
Cina); ma come è possibile tutto ciò?
Con la nuova tassa del 13% gli introiti
fiscali nel 2001 sono aumentati del 25,2%, nel 2002 del 24,6%, nel 2003 del
15,2% e successivamente la percentuale di aumento si è ridotta leggermente, pur
rimanendo sempre in territorio positivo e portando la Russia – che era sull’orlo
della bancarotta – ad un tranquillo e positivo andamento dell’economia reale,
soprattutto per merito nella marcata riduzione dell’evasione fiscale che al
giorno d’oggi è quasi irrilevante.
E questa riduzione non discende dai controlli
maggiori, più accurati ed invasivi, ma da un diverso comportamento
dell’opinione pubblica russa: i più preferiscono non rischiare e pagano, magari
non quanto dovrebbero, ma pagano e per arrivare alla giusta fiscalità – ripeto,
del 13% - entrano in campo gli accertamenti sempre più rigorosi e così si
raggiunge il corretto equilibrio fiscale che è fortemente attivo rispetto al
passato e quindi consente al Paese il progresso che ha avuto.
Il sistema ha funzionato, e sta funzionando
anche adesso, in Russia, tant’è vero che la “flat tax” è stata introdotta in
quasi tutti gli ex satelliti di Mosca ora tornati alla libertà, anche
economica.
I Paesi Baltici hanno una tassazione che va
dal 15 al 21%, l’Ungheria e la
Romania tassano al 16%, mentre la Bulgaria è addirittura
ferma al 10%.
Ora, io mi chiedo, tutti questi sono Paesi
belli ed ospitali che farebbero la gioia di ciascuno di noi e diventano meta di
vacanzieri estivi; come mai non c’è venuto in mente di fare come Gerard
Depardieu? Abbiamo trasferito le nostre aziende manifatturiere, ma non abbiamo
preso la cittadinanza di qualche nazione dell’Est; quale è il motivo? Il grande
amore per la nostra Nazione o qualche altra cosa? Apro un dibattito con i miei
lettori per scoprire le vere ragioni per cui non ci siamo ancora trasferiti in
massa in questi accoglienti Paesi.
Apro un altro dibattito: sarebbe importabile
anche in Italia la famigerata flat tax? Su questa domanda mi aspetto molte
risposte e, in particolare, da qualche politico più o meno di professione che
mi dica se è possibile guardare anche al di là del mare e guardare a quello che
fanno gli altri Paesi.
Certo che il 16%, rispetto al nostro 40 e
passa per cento, è meno di un terzo!! Chiaro?
giovedì, gennaio 10, 2013
PANORAMA ITALIANO
Ci sono alcune realtà nel nostro panorama
politico che inducono – subito dopo essersi arrabbiati – alla risata, perché
evidenziano una totale assenza di logica, non dico politico/economica, ma
proprio “umana”.
Cominciamo dal comparto della sanità, laddove
sia in “centro” che alla “periferia” si tende a tagliare tutto quello che si
può (e anche quello che non si dovrebbe); ebbene, l’ineffabile Presidente del
Senato, Renato Schifani ha deciso di rafforzare il presidio di cardiologi ed
esperti in rianimazione dell’ambulatorio di Palazzo Madama; a questo scopo ha
bandito un concorso per dieci specialisti del settore, i quali andranno ad
aggiungersi ai 26 camici bianchi che già forniscono il loro supporto – 24 ore
su 24 – a senatori, ex parlamentari e dipendenti del Senato.
Come vede la cosa la gente comune, quella che
fa la spesa al mercato per risparmiare e viaggia sui mezzi pubblici? La prima
battuta che è circolata è stata: “adesso, per chiudere il cerchio manca solo
un’igienista dentale” a dimostrazione che ogni iniziativa che abbia una
provenienza politica viene vista dalla gente come il fumo agli occhi.
Però, vista l’età e la permanenza di
parlamentari nei loro scranni, si crede che il tutto possa avere un senso,
anche se non si comprende il “24 ore su 24”, come se il Parlamento sia in seduta
continua per l’intero arco della giornata e della nottata.
Ma torniamo alla permanenza dei nostri
parlamentari; sapete chi è l’onorevole di “più lungo corso”? Il signor Giorgio La Malfa – figlio del compianto
Ugo – che siede in Parlamento da 37 anni, a pari merito con Pisanu, dopo questi
due capofila, abbiamo Matteoli con quasi 30 anni, alla pari con Casini e Fini,
mentre D’Alema può vantare solo 25 anni di “servizio” e la Bindi solo 20.
Se questi signori non hanno fatto nient’altro
per campare, la permanenza è grande, ma se questi, invece, hanno prima lavorato
in qualche altro settore e poi sono approdati alla politica, è addirittura
grandissima.
C’è poi da dire qualcosa sulle “agende”, vero
totem politico che racchiude tutte le sapienze del Mondo; al vertice,
ovviamente, quella del Prof. Monti che viene sbandierarla a destra e a manca;
gli ultimi sondaggi danno Bersani stabilmente in testa con oltre il 40% dei
consensi e questo mi sembra un dato difficilmente scalfibile dal Prof, il quale
– vista la mala parata – sta brigando per cercare una sorta di alleanza con il
PD in vista di una governabilità che però – almeno al momento – non viene ben
spiegata agli elettori.
Monti, che sembra avere perduto un po’
dell’affetto del Presidente Napolitano e anche della Chiesa, comincia a
comportarsi proprio come un politico, cioè quella figura che gli italiani
stanno rigettando per buttarsi nelle braccia di Grillo; a proposito delle
intenzioni su cosa fare, Monti si è lasciato sfuggire una sua frase: “cambierò
la legge elettorale”; lo hanno detto in molti, ma poi quando si è trattato di
passare dalla teoria alla pratica, tutti hanno visto che conveniva lasciare le
cose come stanno.
Sono certo che Monti saprà come nasce l’attuale
legge elettorale; non è un parto del solo Calderoli, ma nasce sulla base di una
analoga legge “inventata” in Toscana dall’allora Governatore Claudio Martini
che ebbe a dire: “saranno le primarie lo strumento per selezionare i politici
da eleggere” e così tolse il voto di preferenza.
È solo una battuta, ma l’inventore delle
primarie, non ha partecipato a quelle del PD di poche settimane or sono,
rifugiandosi in un “listino per VIP” in modo da avere assicurato il posto in
Parlamento; quando si dice la coerenza!!
martedì, gennaio 08, 2013
POSSIAMO ESSERE OTTIMISTI?
Io ho un’età in cui l’ottimismo è una cosa
rarissima, ma ciononostante nutro qualche speranza per il nostro futuro del
Mondo. Probabilmente sbaglio!!
Per quanto ci riguarda, partiamo da un fatto
specifico che - sia pure non potendosi
definire “emblematico” – la dice lunga sulla nostra situazione; ho già parlato
del rapporto tra i bambini e Babbo Natale e sulle loro richieste di “regali”
utili e non di giocattoli; ebbene, le letterine inviate al vecchio dalla barba
bianca si rifanno a situazioni di indigenza e di dolore.
Sentitene alcune: “vorrei un po’ di felicità
per tutti i bambini che soffrono nel Mondo”; in questo caso la richiesta è
generica, anche se sentimentalmente rilevante e quindi ci interessa meno di
quella che segue: “vorrei che la mia mamma trovasse un lavoro”; questa lettera
non è generica, ma è scritta sulla pelle di una bambina che sta soffrendo per
l’indigenza che si respira nella sua casa, dove la madre – forse rimasta sola –
è addirittura senza lavoro.
E mentre noi adulti sappiamo bene che Babbo
Natale non può niente per queste situazioni, sappiamo altrettanto bene che in
uno Stato civile e facente parte dei primi dieci “più industrializzati del
Mondo”, queste cose dovrebbero essere risolte dallo Stato, quello stesso
organismo che vediamo impegnato in contumelie contro gli avversari, in
affermazione di grande responsabilità (teorica) e soprattutto impegnato a
discettare su una specie di Tavola dei Comandamenti: l’Agenda Monti, nella
quale non c’è assolutamente scritto che finalmente si comincerà a fare pagare
più tasse ai ricchi e meno alla classe media e meno ancora agli indigenti.
Questa affermazione la troviamo in ciò che è
successo in America, dove Obama è riuscito a raddrizzare la situazione del Debito
Pubblico, aumentando – neppure troppo vertiginosamente (+ 4,6%) – le tasse ai
super ricchi che guadagnano 400 (singolarmente) o 450 mila dollari (per
l’intera famiglia).
Il concetto che emerge dal modo di affrontare
il problema da parte di Obama è molto semplice, forse troppo semplice per i
nostri politici: risanare un debito attingendo laddove le sostanze sono assai
cospicue e dove, quindi, un maggior drenaggio non influirà sulla vita dei
fortunati possessori di tali sostanze.
E contemporaneamente assicurare coloro che
con il proprio lavoro – corrente o passato – vive dignitosamente ma senza
sfarzi, che vengono esentati da questo prelievo forzoso e quindi possono
continuare la loro vita economica allo stesso modo di come l’hanno condotta
fino ad ora.
Così facendo, sia i super ricchi, toccati non in modo decisivo, sia la classe media, assolutamente non
intaccata nel proprio reddito, possono continuare ad aiutare il ciclo virtuoso produzione/commercio/impiego,
ciclo che se non riceve l’apporto di una classe media forte e numerosa, entra
in crisi e il primo a risentirne è sicuramente l’impiego, inteso come
fuoruscita dal mondo del lavoro con conseguente disoccupazione e accesso ai
sussidi che gravano sullo Stato, cioè sul debito pubblico.
Non mi sembra che questa ipotesi sia al di
sopra della comprensione dei nostri politici/economisti; quindi se non ci sono
approdati, significa una cosa sola: “devono” difendere proprio coloro che Obama
ha colpito in esclusiva, perché è proprio dai supero ricchi che discendono le
loro possibilità di fare carriera e di intascare più soldi, soldi, ovviamente,
di noi tutti e non dei ricchi.
Questo è il perché non mi posso dichiarare
ottimista; forse sbaglio?
domenica, gennaio 06, 2013
OBAMA E LA MERKEL
Sono i due “capi” del mondo, almeno in attesa
che si presenti l’altro personaggio importante, il Presidente cinese, colui
cioè che con una economia “occidentale” su una piattaforma umana di
“comunisti”, continua a meravigliare il Mondo intero; anche quest’anno farà un
aumento del Pil a due cifre, mentre quasi tutti gli altri piangono.
Dunque, torniamo ai nostri due personaggi
“importanti”: Obama ha evitato il baratro del “fiscal cliff” con il voto
favorevole dei due rami del Parlamento attraverso un provvedimento che ancora
nessun Paese al Mondo – tanto meno l’Italia – aveva osato fare: ha rastrellato
i soldi occorrenti per scongiurare il baratro evitando di fare il solito
prelievo indifferenziato, ma rivolgendo la scure solo a coloro che guadagnano
più di 400/mila dollari (per i singoli) e più di 450/mila dollari per le
famiglie.
A questi superfortunati ha portato le
aliquote per la tassazione dal 35 al 39,6% ed ha evitato di rivolgere la scure
alla solita classe media; però un aggiustamento ha dovuto farlo: in un primo
tempo aveva impostato l’aggravio fiscale su coloro che guadagnano più di
250/mila dollari e alla fine della trattativa si è dovuto spostare su coloro
che guadagnano 400/mila dollari.
Non vi meravigliate delle aliquote sui “super
ricchi”; in Italia queste aliquote sono applicate ai redditi medio/bassi e non
alle situazioni apicali degli introiti.
Gli analisti americani, dopo aver plaudito
all’accordo tra i due partiti che ha permesso l’approvazione della norma, ha subito
chiesto di più: “l’accordo è un passo avanti, ma servono ulteriori misure per
ridurre il debito, altrimenti si rischia l’abbassamento del rating; tutti gli
esperti puntano il dito sulla riforma sanitaria che al momento – pur non
essendo ancora totalmente in vigore – ingoia il 47% del bilancio federale ed ha
portato ad un rincaro del 35% delle polizze assicurative private.
E la Merkel? La bravissima Angela ha chiuso un anno
che per la Germania
è stato molto positivo, sia in termini finanziari che per l’occupazione che non
ha fatto registrare alcun segno meno; ed allora, direte voi, si merita un
aumento di stipendio, perché la
Cancelliera è una funzionaria statale e quindi anch’essa ha diritto del “regalino
di fine anno”? Certo!!
Da gennaio, guadagnerà l’1,2% in più (200
euro circa) che le consente di guadagnare ben 16.816 euro al mese, un po’ meno
di quanto porta a casa uno dei nostri quasi mille deputati, tra onorevoli e
senatori.
Questo aumento lo percepiscono anche i
ministri del governo Merkel (160 euro) che pertanto arrivano a guadagnare
13.630 euro; roba da paragonarsi con la nostra Minetti, anche se lei guadagna
un po’ di più.
Il Presidente del Bundestag è un po’ più
fortunato, in quanto troverà nella sua busta paga un aumento di 584 euro,
arrivando così a percepire 16.505 euro; ancora meglio starà il Presidente della
Repubblica che, in virtù dell’aumento di 210 euro, si troverà a guadagnare
17.685 euro.
L’avversario della Merkel, Steinbruck, che
spera di batterla alle prossime elezioni, non è d’accordo su queste
retribuzioni: “non è dignitoso; un qualunque direttore di banca ha uno
stipendio migliore”; i suoi compagni di partito, dopo aver definito
“inelegante” la sua dichiarazione, gli ribattono: “se gli sembra poco, si trovi
un altro lavoro”.
Angela, al momento lo batte, su una scala di
gradimento, 71 a
49 (lui dice che è avvantaggiata per il fatto di essere donna); comunque, il
bravo Steinbruck – qualora dovesse perdere – potrà consolarsi con un impiego in
Banca.
06/01/2013