venerdì, marzo 25, 2005
Ma cosa è questa riforma costituzionale
L’agone politico nazionale è stato attraversato da una vicenda parlamentare che ha posto in fibrillazione tutti i nostri politici: si tratta della riforma costituzionale, fortemente voluta da questo governo ed anzi “promessa” ai propri elettori.
Confesso subito che non ci ho capito gran che, sotto il profilo dei risvolti concreti che la riforma dovrebbe portare alla vita di tutti noi, quindi mi limiterò ad osservare alcune, significative prese di posizione dei nostri mass-media.
La prima cosa che ho notato è che tutta la sinistra è incavolata perché parrebbe che con questa riforma il premier abbia più potere; mi sembra che essendo la nostra realtà politica fatta di varie formazioni, il governo che si forma è sempre “di coalizione” anche se questa dichiara prima delle elezioni a quale premier si riferisce; ovvio che – così come avviene adesso abbastanza spesso – se una di queste formazioni si impunta a favore o contro un punto del programma (magari approvato in sede di elezioni), il capo del governo ha due possibilità, o accetta il diktat (come fa sovente il Berlusca) oppure si dimette, ma così facendo il Presidente della Repubblica ha la possibilità di affidare l’incarico del nuovo governo ad una nuova persona, anche dell’altro schieramento; questo del resto è già avvenuto con il primo governo Berlusconi sostituito a metà legislatura da quello formato da Dini su istruzioni di Scalfaro e che ebbe l’appoggio di Bossi, originariamente alleato del governo..
La modifica che è stata ora approvata viene definita “anti ribaltone”, nel senso che se una forza politica cambia campo e mette in minoranza il governo fin qui appoggiato, si va alle urne e si chiede agli elettori il parere su quanto accaduto.
Su questa norma, debbo confessare, non ci trovo niente di scandaloso, anzi mi sembra di essere d’accordo con chi l’ha proposta; per altre, invece, che riguardano i funzionamenti di alcuni organi dello Stato – Corte Costituzionale in testa – confesso di non essere in grado di approfondire l’argomento in quanto si è modificato gli “elettori” dei membri della Corte a vantaggio del Parlamento e in questo non saprei proprio trovarci né il pro né il contro.
Una cosa che dovrebbe essere modificata molto velocemente è la norma che obbliga tutti i partiti a presentare per ogni elezione le proprie liste “appoggiate” da un certo numero di persone (non so quante) che firmano e tale firma viene autenticata o da un notaio o da un pubblico ufficiale (Sindaco o Assessore delegato).
Tutto il bordello scoppiato nel Lazio attorno alla lista della Mussolini – ora riammessa dal Consiglio di Stato – mi induce a credere che, a seconda di chi vince, le elezioni verranno impugnate di fronte alla magistratura ordinaria “per grave vizio di forma”. Forse questa impugnativa avrà luogo indipendentemente da chi vince!
Quindi, mi sembrerebbe naturale che l’appoggio alle liste diventi una cosa quasi simbolica, fatta di poche firme facilmente controllabili e non complicata come è adesso; ne va della credibilità delle istituzioni e delle forme di elezioni che le rappresentano.Io capisco che una lista “nuova” come è quella della Mussolini possa essere costretta dalle circostanze a ricorrere a qualche scorrettezza, ma allora cambiamo urgentemente la norma che sembra fatta apposta per indurre “a peccare” e quindi è peccaminosa come e forse più di colui che commette il peccato
Confesso subito che non ci ho capito gran che, sotto il profilo dei risvolti concreti che la riforma dovrebbe portare alla vita di tutti noi, quindi mi limiterò ad osservare alcune, significative prese di posizione dei nostri mass-media.
La prima cosa che ho notato è che tutta la sinistra è incavolata perché parrebbe che con questa riforma il premier abbia più potere; mi sembra che essendo la nostra realtà politica fatta di varie formazioni, il governo che si forma è sempre “di coalizione” anche se questa dichiara prima delle elezioni a quale premier si riferisce; ovvio che – così come avviene adesso abbastanza spesso – se una di queste formazioni si impunta a favore o contro un punto del programma (magari approvato in sede di elezioni), il capo del governo ha due possibilità, o accetta il diktat (come fa sovente il Berlusca) oppure si dimette, ma così facendo il Presidente della Repubblica ha la possibilità di affidare l’incarico del nuovo governo ad una nuova persona, anche dell’altro schieramento; questo del resto è già avvenuto con il primo governo Berlusconi sostituito a metà legislatura da quello formato da Dini su istruzioni di Scalfaro e che ebbe l’appoggio di Bossi, originariamente alleato del governo..
La modifica che è stata ora approvata viene definita “anti ribaltone”, nel senso che se una forza politica cambia campo e mette in minoranza il governo fin qui appoggiato, si va alle urne e si chiede agli elettori il parere su quanto accaduto.
Su questa norma, debbo confessare, non ci trovo niente di scandaloso, anzi mi sembra di essere d’accordo con chi l’ha proposta; per altre, invece, che riguardano i funzionamenti di alcuni organi dello Stato – Corte Costituzionale in testa – confesso di non essere in grado di approfondire l’argomento in quanto si è modificato gli “elettori” dei membri della Corte a vantaggio del Parlamento e in questo non saprei proprio trovarci né il pro né il contro.
Una cosa che dovrebbe essere modificata molto velocemente è la norma che obbliga tutti i partiti a presentare per ogni elezione le proprie liste “appoggiate” da un certo numero di persone (non so quante) che firmano e tale firma viene autenticata o da un notaio o da un pubblico ufficiale (Sindaco o Assessore delegato).
Tutto il bordello scoppiato nel Lazio attorno alla lista della Mussolini – ora riammessa dal Consiglio di Stato – mi induce a credere che, a seconda di chi vince, le elezioni verranno impugnate di fronte alla magistratura ordinaria “per grave vizio di forma”. Forse questa impugnativa avrà luogo indipendentemente da chi vince!
Quindi, mi sembrerebbe naturale che l’appoggio alle liste diventi una cosa quasi simbolica, fatta di poche firme facilmente controllabili e non complicata come è adesso; ne va della credibilità delle istituzioni e delle forme di elezioni che le rappresentano.Io capisco che una lista “nuova” come è quella della Mussolini possa essere costretta dalle circostanze a ricorrere a qualche scorrettezza, ma allora cambiamo urgentemente la norma che sembra fatta apposta per indurre “a peccare” e quindi è peccaminosa come e forse più di colui che commette il peccato
giovedì, marzo 24, 2005
Seguitiamo a ragionare su....
Se qualcuno è interessato a conoscere come è andata a finire la vicenda del mio amico la cui moglie rischiava di essere rimandata a casa per le vacanze dell’intero reparto ospedaliero ebbene, è stata inviata per circa otto giorni ad una struttura, ridotta ma aperta, di medicina generale che si guarderanno bene dal curare la specifica disfunzione della donna,
Nel frattempo la disgraziata Terri non ha trovato un cane di giudice che le consentisse di vivere nonostante tutto; il capo dello stato, Bush, non ha potuto niente per salvarle la vita e neppure il fratello del presidente – Governatore dello Stato in cui giace la donna – pur intervenuto a difesa della vita, non ha potuto niente: sembrerebbe che la classe dei magistrati fosse tutta dalla parte dell’eutanasia.
Come ho già detto si discute male su queste vicende specie se non siamo toccati direttamente dal dramma; ecco, il mio unico suggerimento potrebbe essere quello di lasciare le discussioni a coloro che vivono il problema sulla loro pelle.
La pubblicità che i mass-media hanno dato alla vicenda di Terri ha fatto spuntare come funghi tutta una serie di situazioni analoghe nel nostro paese: ognuna di queste, corredata da foto impressionanti, narra di persone che da vari anni giacciono in un coma profondo e continuano a vivere solo se aiutati da macchine.
Anche loro hanno lo stesso problema della signora americana, ma qui non ci sono ne leggi ne interventi socio sanitari; chi ce li ha se li tiene, e teniamo conto che una situazione del genere può distruggere la vita di tutta una famiglia.
Ma in fin dei conti cosa è mai questa “vita”, dipende forse dal colore della pelle o dalla classe sociale il considerarla in un modo o nell’altro?
Mi sorge questa domanda nell’apprendere che un paio di scafisti ha annegato una diecina o forse più di immigrati clandestini in quanto stavano per essere scoperti dalla Polizia ed allora hanno pensato di “liberarsi dal carico”, peccato che il carico era rappresentato da uomini, donne e bambini.
Sono certo che in qualche Procura della Repubblica giace una denuncia per diffamazione nei confronti di coloro che continuano ad affermare che l’uomo discende dalla scimmia. I firmatari della denuncia sono un gruppo di scimmie che non intende a nessun costo mischiarsi con noi ed ha tutte le ragioni del mondo.
Quando parlo di pene esemplari che servano a sanare la ferita inferta alla società da un reato particolarmente efferato, mi riferisco proprio a queste situazioni: se vogliamo riprendere il nostro posto nella scala degli animali, dobbiamo punire severamente i colpevoli di questi crimini, nella speranza di scoraggiare gli altri che potrebbero provarci e con la certezza che “il popolo” è dalla parte del giudice giusto ma severo.
Nel frattempo giunge la notizia che la Cina si appresterebbe a debuttare in Italia anche nel mercato delle auto: sarebbe pronta una utilitaria accessoriata di tutto punto che verrebbe messa in vendita a meno di 4.000 euro; non è una balla, ci sono addirittura le riprese televisive del prototipo che sta girando per le strade dell’Abruzzo.
A parte ogni altra considerazione sul fatto, questo è un ulteriore segnale del “pericolo” cinese, addirittura nella tecnologia più raffinata come è quella automobilistica.
Auguriamoci che i barconi di immigrati, anziché a Pantelleria si dirigano verso la Cina, così prenderemo due piccioni con una fava: da una parte gli immigrati mollerebbero la presa sull’Italia e dall’altra i cinesi si renderebbero conto che diventare forti, ricchi e famosi ha i suoi lati negativi.
Nel frattempo la disgraziata Terri non ha trovato un cane di giudice che le consentisse di vivere nonostante tutto; il capo dello stato, Bush, non ha potuto niente per salvarle la vita e neppure il fratello del presidente – Governatore dello Stato in cui giace la donna – pur intervenuto a difesa della vita, non ha potuto niente: sembrerebbe che la classe dei magistrati fosse tutta dalla parte dell’eutanasia.
Come ho già detto si discute male su queste vicende specie se non siamo toccati direttamente dal dramma; ecco, il mio unico suggerimento potrebbe essere quello di lasciare le discussioni a coloro che vivono il problema sulla loro pelle.
La pubblicità che i mass-media hanno dato alla vicenda di Terri ha fatto spuntare come funghi tutta una serie di situazioni analoghe nel nostro paese: ognuna di queste, corredata da foto impressionanti, narra di persone che da vari anni giacciono in un coma profondo e continuano a vivere solo se aiutati da macchine.
Anche loro hanno lo stesso problema della signora americana, ma qui non ci sono ne leggi ne interventi socio sanitari; chi ce li ha se li tiene, e teniamo conto che una situazione del genere può distruggere la vita di tutta una famiglia.
Ma in fin dei conti cosa è mai questa “vita”, dipende forse dal colore della pelle o dalla classe sociale il considerarla in un modo o nell’altro?
Mi sorge questa domanda nell’apprendere che un paio di scafisti ha annegato una diecina o forse più di immigrati clandestini in quanto stavano per essere scoperti dalla Polizia ed allora hanno pensato di “liberarsi dal carico”, peccato che il carico era rappresentato da uomini, donne e bambini.
Sono certo che in qualche Procura della Repubblica giace una denuncia per diffamazione nei confronti di coloro che continuano ad affermare che l’uomo discende dalla scimmia. I firmatari della denuncia sono un gruppo di scimmie che non intende a nessun costo mischiarsi con noi ed ha tutte le ragioni del mondo.
Quando parlo di pene esemplari che servano a sanare la ferita inferta alla società da un reato particolarmente efferato, mi riferisco proprio a queste situazioni: se vogliamo riprendere il nostro posto nella scala degli animali, dobbiamo punire severamente i colpevoli di questi crimini, nella speranza di scoraggiare gli altri che potrebbero provarci e con la certezza che “il popolo” è dalla parte del giudice giusto ma severo.
Nel frattempo giunge la notizia che la Cina si appresterebbe a debuttare in Italia anche nel mercato delle auto: sarebbe pronta una utilitaria accessoriata di tutto punto che verrebbe messa in vendita a meno di 4.000 euro; non è una balla, ci sono addirittura le riprese televisive del prototipo che sta girando per le strade dell’Abruzzo.
A parte ogni altra considerazione sul fatto, questo è un ulteriore segnale del “pericolo” cinese, addirittura nella tecnologia più raffinata come è quella automobilistica.
Auguriamoci che i barconi di immigrati, anziché a Pantelleria si dirigano verso la Cina, così prenderemo due piccioni con una fava: da una parte gli immigrati mollerebbero la presa sull’Italia e dall’altra i cinesi si renderebbero conto che diventare forti, ricchi e famosi ha i suoi lati negativi.
martedì, marzo 22, 2005
Vacanze di Pasqua
Si avvicina Pasqua e per noi giovanissimi (qualche fesseria mi sarà pure concessa!) questo tempo è abbinato alle vacanze pasquali che, sia pure più ristrette di quelle natalizie, sono una manna del cielo in quanto – di norma – avvengono all’inizio della primavera e – come ben sappiamo – per noi giovani la primavera ha tutta una serie di significati….
Smettiamola di scherzare e torniamo seri: pensavo che questo concetto di vacanze fosse riservato a studenti e professori, mentre gli altri onesti lavoratori parlassero di “ferie” usufruite in alternanza con un altro collega che rimane al lavoro. Invece ho scoperto che anche negli ospedali italiani si fa uso della parola vacanze; sentite questa: un mio carissimo amico che ha la moglie ricoverata in un ospedale dermatologico, si è sentito dire all’inizio di questa settimana che mercoledì 23, cioè domani, la clinica chiude perché tutto il personale medico e infermieristico va in vacanza, e riapre il martedì successivo, dopo pasquetta.
E i malati? Si arrangino; nella stragrande maggioranza sono stati rimandati a casa – anch’essi in vacanza? - mentre coloro che non sono in grado di essere gestiti dalla famiglia, vengono trasferiti in altri ospedali, specializzati in tutt’altre cose, ma tanto chi se ne frega.
Dobbiamo anteporre che la clinica dermatologica ha un flusso di malati che nella maggior parte dei casi sono affetti da malattie della pelle, cose tipo psoriasi ed altre amenità del genere; capitano però anche quei casi che - non saranno la maggioranza, ma insomma! – necessitano di assistenza medica e infermieristica 24 ore su 24 in quanto il paziente è costretto a letto, magari cateterizzato e con flebo da rinnovare a determinate scadenze; senza dire poi di quello che è l’assistenza per i bisogni corporali e per le pulizie.
Tutto questo è completamente disatteso dalle strutture sanitarie, le quali demandano il tutto alle famiglie o ad altre aziende sanitarie; sembrerebbe che i malati – anziché essere considerati il fulcro della loro attività – ne siano soltanto una delle componenti e neppure la più importante.
Io ricordo che negli anni passati ho avuto alcune volte sentore di reparti ospedalieri che venivano ridotti sotto il profilo del personale addetto, a circa il 50% della normalità, specie in periodi di ferie estive e simili, ma intere strutture che chiudono per vacanze, facendo così il verso alle scuole, non avevo mai sentito dire: si vede che al peggio non c’è mai fine, come recita un saggio proverbio.
Pensate poi se analogo comportamento fosse tenuto da banche, uffici postali, traghetti, personale di aeroporto, altri lavoratori insomma, tutta gente che le sue vacanza se le fa in tutta tranquillità, ma sulla scorta di un piano ferie redatto dagli uffici competenti che prevede comunque il mantenimento di una operatività, sia pure un po’ messa a dura prova dalle ferie che alcuni di loro stanno godendo.
E tutto questo avviene la settimana precedente le elezioni regionali, nelle quali probabilmente è candidato anche il signore che ha autorizzato questa situazione di non senso; a meno che i sindacati – vera e propria struttura regina nel campo ospedaliero – non abbiano “imposto” questo comportamento al quale le autorità sanitarie regionali sono state costrette a fare buon viso.
Analizzare quello che ho affermato in quest’ultimo capoverso ci condurrebbe lontano e ci farebbe attraversare una palude maleodorante; meglio allora augurarsi che questo mio amico riesca a trovare una buona soluzione per questo angoscioso problema che sta vivendo insieme alla moglie.
Smettiamola di scherzare e torniamo seri: pensavo che questo concetto di vacanze fosse riservato a studenti e professori, mentre gli altri onesti lavoratori parlassero di “ferie” usufruite in alternanza con un altro collega che rimane al lavoro. Invece ho scoperto che anche negli ospedali italiani si fa uso della parola vacanze; sentite questa: un mio carissimo amico che ha la moglie ricoverata in un ospedale dermatologico, si è sentito dire all’inizio di questa settimana che mercoledì 23, cioè domani, la clinica chiude perché tutto il personale medico e infermieristico va in vacanza, e riapre il martedì successivo, dopo pasquetta.
E i malati? Si arrangino; nella stragrande maggioranza sono stati rimandati a casa – anch’essi in vacanza? - mentre coloro che non sono in grado di essere gestiti dalla famiglia, vengono trasferiti in altri ospedali, specializzati in tutt’altre cose, ma tanto chi se ne frega.
Dobbiamo anteporre che la clinica dermatologica ha un flusso di malati che nella maggior parte dei casi sono affetti da malattie della pelle, cose tipo psoriasi ed altre amenità del genere; capitano però anche quei casi che - non saranno la maggioranza, ma insomma! – necessitano di assistenza medica e infermieristica 24 ore su 24 in quanto il paziente è costretto a letto, magari cateterizzato e con flebo da rinnovare a determinate scadenze; senza dire poi di quello che è l’assistenza per i bisogni corporali e per le pulizie.
Tutto questo è completamente disatteso dalle strutture sanitarie, le quali demandano il tutto alle famiglie o ad altre aziende sanitarie; sembrerebbe che i malati – anziché essere considerati il fulcro della loro attività – ne siano soltanto una delle componenti e neppure la più importante.
Io ricordo che negli anni passati ho avuto alcune volte sentore di reparti ospedalieri che venivano ridotti sotto il profilo del personale addetto, a circa il 50% della normalità, specie in periodi di ferie estive e simili, ma intere strutture che chiudono per vacanze, facendo così il verso alle scuole, non avevo mai sentito dire: si vede che al peggio non c’è mai fine, come recita un saggio proverbio.
Pensate poi se analogo comportamento fosse tenuto da banche, uffici postali, traghetti, personale di aeroporto, altri lavoratori insomma, tutta gente che le sue vacanza se le fa in tutta tranquillità, ma sulla scorta di un piano ferie redatto dagli uffici competenti che prevede comunque il mantenimento di una operatività, sia pure un po’ messa a dura prova dalle ferie che alcuni di loro stanno godendo.
E tutto questo avviene la settimana precedente le elezioni regionali, nelle quali probabilmente è candidato anche il signore che ha autorizzato questa situazione di non senso; a meno che i sindacati – vera e propria struttura regina nel campo ospedaliero – non abbiano “imposto” questo comportamento al quale le autorità sanitarie regionali sono state costrette a fare buon viso.
Analizzare quello che ho affermato in quest’ultimo capoverso ci condurrebbe lontano e ci farebbe attraversare una palude maleodorante; meglio allora augurarsi che questo mio amico riesca a trovare una buona soluzione per questo angoscioso problema che sta vivendo insieme alla moglie.
lunedì, marzo 21, 2005
Zibaldone n.5/2005
Dopo otto giorni di assenza da queste pagine gli argomenti che risaltano nel panorama dei mezzi di comunicazione di massa sono almeno tre.
Il PRIMO si riferisce a tutto il caos che è scoppiato nel Lazio in seguito alla scoperta che le firme raccolte dalla Mussolini (nipote della “buonanima”) erano palesemente false e – altro elemento di aspra polemica - erano state autenticate da elementi del raggruppamento di centro sinistra che, a lume di naso, dovrebbe essere il più feroce avversario della candidata napoletana.
Lei invece, uscita da Alleanza Nazionale nel momento in cui Fini ha “ripudiato” le leggi razziali emanate dallo zio, si candida nel Lazio in antitesi a Storace – candidato del centro destra – e quindi gli oppositori politici fanno ponti d’oro alla nipote del Duce che potrebbe portare via qualche voto a Storace.
La Mussolini, esclusa dalle elezioni nella regione Lazio, ha dichiarato che farà campagna elettorale “solo negativa”, indicando cioè agli elettori quelli che “NON” devono votare: questo ancora non l’avevamo mai visto!
Il SECONDO è la straziante odissea di Terri, una donna americana che è in coma da oltre quindici anni ed il cui marito ha chiesto giudizialmente che le fosse “staccato il tubo” che la tiene in vita. Un giudice gli dice di si, un altro invece controbatte con il no; è intervenuto anche il Congresso U.S.A. citandola come teste, chiara mossa per tenerla in vita. Anche Bush, che nella sua campagna elettorale si era schierato contro l’eutanasia, è intervenuto nella vicenda e in poche ore ha fatto approvare ai due rami del Parlamento una legge che rimanda tutto alla giustizia locale ed ha interrotto le vacanze nel ranch texano per precipitarsi a Washington con l’intento di firmare la legge appena sfornata dal Congresso.
È difficile intromettersi in questo tipo di vicende: a chi fosse interessato alla problematica consiglio di vedere il film “Million dollar baby”, peraltro vincitore dell’Oscar 2005, nel quale è affrontata anche questa tematica ma, contrariamente ad altre opere, senza urlare, in maniera soffusa, silenziosa, proprio come dovremmo comportarci di fronte alla morte.
Il TERZO argomento che campeggia sui mass-media è la nuova riunione dell’Ecofin (il Consiglio dei Ministri dell’Economia dei 25 paesi che formano l’Europa).
Tema all’ordine del giorno lo sforamento del parametro di Maastrick che detta il 3% come massimo rapporto tra l’indebitamento ed il P.I.L. (Prodotto Interno Lordo) di ciascun paese; sappiamo che già l’anno scorso sia la Germania che la Francia superarono questo tetto; quest’anno oltre alle “solite” due, si aggiungono la Grecia e forse anche l’Italia ed il Portogallo.
Sembra che l’accordo raggiunto con i “nuovi” paesi (13 per l’esattezza e che non volevano nessuna modifica) sia di consentire un superamento del citato massimale a condizione che si riferisca ad investimenti produttivi e mirati al miglioramento della ricerca scientifica; per la Germania si tiene anche conto dei costi della riunificazione (avvenuta 15 anni fa!!) e comunque tali posizioni debbono rientrare “a regime” entro un termine massimo di tre anni.
Credo che quello che ha fatto mettere d’accordo tutti sia stato il fantasma della Cina che aleggiava nella sala di Bruxelles: tutti i paesi ne hanno una tale paura che cercano di rimanere il più possibile stretti gli uni agli altri, senza creare rotture o incidenti gravi.
Purtroppo non credo affatto che lo stare insieme sia buon viatico per combattere la battaglia economica contro le economie emergenti (Cina ed India), ma l’idea di fare gruppo sembra al momento l’unica ricetta sul tappeto.
Il PRIMO si riferisce a tutto il caos che è scoppiato nel Lazio in seguito alla scoperta che le firme raccolte dalla Mussolini (nipote della “buonanima”) erano palesemente false e – altro elemento di aspra polemica - erano state autenticate da elementi del raggruppamento di centro sinistra che, a lume di naso, dovrebbe essere il più feroce avversario della candidata napoletana.
Lei invece, uscita da Alleanza Nazionale nel momento in cui Fini ha “ripudiato” le leggi razziali emanate dallo zio, si candida nel Lazio in antitesi a Storace – candidato del centro destra – e quindi gli oppositori politici fanno ponti d’oro alla nipote del Duce che potrebbe portare via qualche voto a Storace.
La Mussolini, esclusa dalle elezioni nella regione Lazio, ha dichiarato che farà campagna elettorale “solo negativa”, indicando cioè agli elettori quelli che “NON” devono votare: questo ancora non l’avevamo mai visto!
Il SECONDO è la straziante odissea di Terri, una donna americana che è in coma da oltre quindici anni ed il cui marito ha chiesto giudizialmente che le fosse “staccato il tubo” che la tiene in vita. Un giudice gli dice di si, un altro invece controbatte con il no; è intervenuto anche il Congresso U.S.A. citandola come teste, chiara mossa per tenerla in vita. Anche Bush, che nella sua campagna elettorale si era schierato contro l’eutanasia, è intervenuto nella vicenda e in poche ore ha fatto approvare ai due rami del Parlamento una legge che rimanda tutto alla giustizia locale ed ha interrotto le vacanze nel ranch texano per precipitarsi a Washington con l’intento di firmare la legge appena sfornata dal Congresso.
È difficile intromettersi in questo tipo di vicende: a chi fosse interessato alla problematica consiglio di vedere il film “Million dollar baby”, peraltro vincitore dell’Oscar 2005, nel quale è affrontata anche questa tematica ma, contrariamente ad altre opere, senza urlare, in maniera soffusa, silenziosa, proprio come dovremmo comportarci di fronte alla morte.
Il TERZO argomento che campeggia sui mass-media è la nuova riunione dell’Ecofin (il Consiglio dei Ministri dell’Economia dei 25 paesi che formano l’Europa).
Tema all’ordine del giorno lo sforamento del parametro di Maastrick che detta il 3% come massimo rapporto tra l’indebitamento ed il P.I.L. (Prodotto Interno Lordo) di ciascun paese; sappiamo che già l’anno scorso sia la Germania che la Francia superarono questo tetto; quest’anno oltre alle “solite” due, si aggiungono la Grecia e forse anche l’Italia ed il Portogallo.
Sembra che l’accordo raggiunto con i “nuovi” paesi (13 per l’esattezza e che non volevano nessuna modifica) sia di consentire un superamento del citato massimale a condizione che si riferisca ad investimenti produttivi e mirati al miglioramento della ricerca scientifica; per la Germania si tiene anche conto dei costi della riunificazione (avvenuta 15 anni fa!!) e comunque tali posizioni debbono rientrare “a regime” entro un termine massimo di tre anni.
Credo che quello che ha fatto mettere d’accordo tutti sia stato il fantasma della Cina che aleggiava nella sala di Bruxelles: tutti i paesi ne hanno una tale paura che cercano di rimanere il più possibile stretti gli uni agli altri, senza creare rotture o incidenti gravi.
Purtroppo non credo affatto che lo stare insieme sia buon viatico per combattere la battaglia economica contro le economie emergenti (Cina ed India), ma l’idea di fare gruppo sembra al momento l’unica ricetta sul tappeto.
domenica, marzo 20, 2005
Cosa trovo al mio ritorno a casa?
Dopo otto giorni di assenza rientro nella mia sede abituale e il primo pensiero è per i lettori dei miei post; sento che dovrei fare un sia pure breve resoconto di quanto ho visto e sentito e quindi vi dico subito che il mio impatto con ragazzi dai 15 ai 18 anni è stato, sotto alcuni aspetti, veramente traumatico: non credevo che la gioventù di adesso avesse tutte queste potenzialità (conoscenze, intelligenza, possibilità di studiare) e ne facesse un così cattivo uso.
Anzi, dico meglio, anziché cattivo uso direi che li ho trovati come appiattiti su loro stessi, intenti soltanto a studiare (di per se attività encomiabile) ed a cercare di acquisire sempre maggiori conoscenze, come se i loro guadagni futuri (autentico target) dipendessero soltanto da questo.
Non dico che siano degli U.F.O., ma non assomigliano affatto a quelli che ho incontrato circa quindici anni fa, in occasione di una analoga iniziativa; questi ultimi s’incazzavano per niente, lottavano per cavolate o per fesserie, si agitavano per un nonnulla, ma erano presenti sul palcoscenico sociale che poi sarebbe diventato il loro. Ovviamente non hanno realizzato niente dei loro sogni e delle loro aspettative, ma almeno ci anno provato; quelli di adesso mi sembra che non facciano neppure questo. Comunque, a questo proposito, fra il 3 e il 10 aprile replicherò questa iniziativa, ancora in Sicilia, ma con giovani addirittura più piccoli (14-16 anni): quando l’avrò fatta vi farò sapere.
Tanto per restare in tema di giovani, mi ha enormemente turbato la notizia che un ragazzo di 14 anni, autentico genio come vedremo più sotto, si è tolto la vita con una revolverata alla testa, senza lasciare neppure un rigo di spiegazione: il giovane quattordicenne, tra pochi mesi avrebbe completato la tesi di laurea, battendo così ogni primato.
Vediamo meglio questo “genio” di nome Brandenn e residente negli Stati Uniti: a 18 mesi (sì, avete letto bene, proprio mesi) mentre il sottoscritto ed anche la maggior parte di voi, non aveva ancora imparato che pochissime parole, sapeva già leggere perfettamente e conosceva tutti i libri di fiabe che gli avevano regalato i parenti.
A tre anni suonava Chopin al pianoforte e a 10 anni aveva già completato il Liceo e attualmente – appunto 14 anni – si stava per laureare in anestesia.
Pensate che il piccolo Brandenn, all’età di cinque anni è stato sottoposto al celeberrimo test per quantificare il Q.I. (Quoziente di intelligenza): ebbene, se viene raggiunta la quota di 130 si è “molto intelligenti”, a 150 si è classificati “geniali”, mentre lui ha ottenuto il punteggio di 178 (ripeto, all’età di soli cinque anni).
Siamo quindi in presenza di un personaggio assolutamente fuori della norma che avrebbe potuto avere grandi soddisfazioni dalla vita e che invece, a soli 14 anni, si è tolto la vita, in silenzio, senza lasciare niente di scritto, lasciando i genitori nel più profondo dolore.
La madre ritiene, fra le altre cose “che il giorno che si è tolto la vita egli sia stato toccato da qualcosa di indescrivibile che gli ha fatto capire che per lui era giunto il momento di andarsene”.
I suoi organi sono stati trapiantati a svariate persone; questa circostanza ha fatto dire alla madre che “il fatto che con la sua morte abbia salvato tante altre persone ci fa stare meglio. Forse era proprio quello che lui voleva”.
Probabilmente la spiegazione più logica ed allo stesso tempo più semplice è quella che un ragazzo – geniale fin che si vuole – a 14 anni cerca degli amici e dei compagni con cui giocare e con cui condividere ansie di crescita e speranze per il futuro: guardandosi attorno si è accorto di essere tremendamente solo e di non poter dialogare o interagire con nessuno e non ha retto a questa scoperta: tutto molto triste!
Anzi, dico meglio, anziché cattivo uso direi che li ho trovati come appiattiti su loro stessi, intenti soltanto a studiare (di per se attività encomiabile) ed a cercare di acquisire sempre maggiori conoscenze, come se i loro guadagni futuri (autentico target) dipendessero soltanto da questo.
Non dico che siano degli U.F.O., ma non assomigliano affatto a quelli che ho incontrato circa quindici anni fa, in occasione di una analoga iniziativa; questi ultimi s’incazzavano per niente, lottavano per cavolate o per fesserie, si agitavano per un nonnulla, ma erano presenti sul palcoscenico sociale che poi sarebbe diventato il loro. Ovviamente non hanno realizzato niente dei loro sogni e delle loro aspettative, ma almeno ci anno provato; quelli di adesso mi sembra che non facciano neppure questo. Comunque, a questo proposito, fra il 3 e il 10 aprile replicherò questa iniziativa, ancora in Sicilia, ma con giovani addirittura più piccoli (14-16 anni): quando l’avrò fatta vi farò sapere.
Tanto per restare in tema di giovani, mi ha enormemente turbato la notizia che un ragazzo di 14 anni, autentico genio come vedremo più sotto, si è tolto la vita con una revolverata alla testa, senza lasciare neppure un rigo di spiegazione: il giovane quattordicenne, tra pochi mesi avrebbe completato la tesi di laurea, battendo così ogni primato.
Vediamo meglio questo “genio” di nome Brandenn e residente negli Stati Uniti: a 18 mesi (sì, avete letto bene, proprio mesi) mentre il sottoscritto ed anche la maggior parte di voi, non aveva ancora imparato che pochissime parole, sapeva già leggere perfettamente e conosceva tutti i libri di fiabe che gli avevano regalato i parenti.
A tre anni suonava Chopin al pianoforte e a 10 anni aveva già completato il Liceo e attualmente – appunto 14 anni – si stava per laureare in anestesia.
Pensate che il piccolo Brandenn, all’età di cinque anni è stato sottoposto al celeberrimo test per quantificare il Q.I. (Quoziente di intelligenza): ebbene, se viene raggiunta la quota di 130 si è “molto intelligenti”, a 150 si è classificati “geniali”, mentre lui ha ottenuto il punteggio di 178 (ripeto, all’età di soli cinque anni).
Siamo quindi in presenza di un personaggio assolutamente fuori della norma che avrebbe potuto avere grandi soddisfazioni dalla vita e che invece, a soli 14 anni, si è tolto la vita, in silenzio, senza lasciare niente di scritto, lasciando i genitori nel più profondo dolore.
La madre ritiene, fra le altre cose “che il giorno che si è tolto la vita egli sia stato toccato da qualcosa di indescrivibile che gli ha fatto capire che per lui era giunto il momento di andarsene”.
I suoi organi sono stati trapiantati a svariate persone; questa circostanza ha fatto dire alla madre che “il fatto che con la sua morte abbia salvato tante altre persone ci fa stare meglio. Forse era proprio quello che lui voleva”.
Probabilmente la spiegazione più logica ed allo stesso tempo più semplice è quella che un ragazzo – geniale fin che si vuole – a 14 anni cerca degli amici e dei compagni con cui giocare e con cui condividere ansie di crescita e speranze per il futuro: guardandosi attorno si è accorto di essere tremendamente solo e di non poter dialogare o interagire con nessuno e non ha retto a questa scoperta: tutto molto triste!