<$BlogRSDUrl$>

sabato, dicembre 16, 2006

LA BIELORUSSIA CI NEGA IL REGALO DI NATALE 

Il regalo di cui faccio cenno nel titolo di questo post è rappresentato da 27.000 bambini – dei quali 23.000 con famiglie “in difficoltà” e 4.000 completamente “orfani” – che erano attesi in Italia per trascorrere le Feste Natalizie con famiglie scelte da una Associazione dedita alle adozioni all’estero; la cosa si andava ripetendo da vari anni, tanto da diventare quasi una consuetudine per bambini e famiglie.
Quest’anno il governo di Minsk, capitanato da uno degli ultimi dittatori europei, quel Lukashenko accusato di vari crimini contro l’umanità, ha detto “niet” alla vacanza natalizia dei ragazzi trincerandosi – da bravo dittatore balcanico – dietro imprecisate difficoltà di ordine burocratico.
Cosa ci sia dietro questo divieto non è facile comprendere, anche perché le ragioni di frizione con l’Italia sono addirittura due e non sappiamo quale delle due abbia prevalso: la prima è la vicenda della piccola Maria (ricordate??) che i coniugi Giusto di Cogoleto ebbero a rapire la scorsa estate per impedirle il ritorno in patria, dove – a dire della bambina – avrebbe subito delle violenze, anche sessuali, nell’Istituto dove era alloggiata; l’intervento della magistratura sistemò la questione e, sia pure con ritardo, la piccola Maria fece ritorno in patria.
L’altra questione è forse anche più spinosa, in quanto si tratta di un braccio di ferro con i Paesi dell’U.E. a fronte dell’accusa rivolta a Minsk di violazione dei diritti umani, sul quale anche l’Italia si è allineata alla maggioranza dei paesi europei, facendo scattare una sorta di quorum che pone l’operato del paese baltico sotto i riflettori della U.E. per almeno sei mesi, al termine dei quali potrebbero scattare delle vere e proprie sanzioni: la prima conseguenza di tale nostro atteggiamento è stato l’annullamento della visita di una nostra delegazione in Bielorussia per trattare di adozioni e soggiorni terapeutici dei bambini; l’atteggiamento ricattatorio di Lukashenko è addirittura palese!!
Allo stato attuale sembrerebbe che i rapporti tra i due paesi – sul piano delle adozioni – siano del tutto bloccati e non si vede neppure quale possa essere la mossa per farli riprendere.
A mio modo di vedere - scusate l’atteggiamento forse troppo duro - mi sembra che questo esercito di bambini che arriva in Italia due volte l’anno (per le vacanze di Natale e per quelle estive) faccia un po’ impressione, anzi mi sembra quasi una valanga di “balocchi” che arrivano in Italia in occasione di queste ricorrenze e che vengono date a famiglie nostrane che hanno – per il momento – la sfortuna di non avere figli propri e quindi “si consolano” con quelli degli altri.
L’operazione, al di là delle brutture che ho appena detto e delle quali mi scuso, ha anche valenze positive, in quanto questi ragazzi vengono a stare bene per un mesetto l’anno (che è sempre meglio di niente) ma sono costretto a chiedermi che cosa accade nella loro testa al momento di rientrare in patria: quanta nostalgia, quanta voglia di rimanere accanto ai “genitori italiani”, quanta voglia di scappare; sono tutte cose che se non ben controllate portano a frustrazioni non facili a gestire.
Ecco perché ho parlato di “regali di Natale”, perché alle coppie italiane viene data l’opportunità di compiere un “bel gesto d’amore”, gesto appagante anche per coloro che lo compiono; ma quel distribuire gioia a questi bambini che poi però dovranno tornare nel loro tetro Istituto di Minsk, quale ridda di pensieri andrà creando nella loro già fragile e tormentata testolina?! E siamo certi che questi ragazzi sapranno poi trovare una giusta dimensione psicologica nella loro crescita ??

giovedì, dicembre 14, 2006

GOVERNO, FAI QUALCOSA DI SINISTRA!! 

Ho parafrasato la famosa invocazione rivolta da Nanni Moretti a Massimo D’Alema, quando era Presidente del Consiglio; ovviamente l’ho rivolta all’intero governo, trattandosi di una compagine di coalizione assai variegata che va da Mastella (centro-destra) a Diliberto e compagnucci vari (estrema sinistra).
Ma questo appello a fare “qualcosa di sinistra” non ha alcun significato né politico né partitico, ma soltanto vuole indicare che i cosiddetti “meno abbienti” non riescono ad intravedere in questa finanziaria niente che si traduca in provvedimenti a loro favore come sarebbe stato da attenderci da un governo così spostato verso sinistra.
Perché certo non potrà considerarsi tale la norma che limita a 750.000 euro il compenso per i manager pubblici: poveretti, con soli un miliardo e mezzo del vecchio conio riusciranno a mettere insieme il pranzo con la cena?
C’era una normativa che poteva essere intesa come “di sinistra”, il famoso contributo di solidarietà del 3% a carico di coloro che percepiscono una pensione mensile superiore ai 5.000 euro, ma è stato stralciato in sede di commissione: il motivo? Boh!
È di sinistra il provvedimento sulla rottamazione che prevede 800 euro a favore di chi cambia la propria auto non catalitica con una “euro 4 o 5”? Non credo proprio che si formerà una lunga coda di pensionati a 1000 euro il mese di fronte alle concessionarie, mentre coloro che possono, cambieranno l’auto vecchia con una nuovissima e in tal modo usufruiranno anche dell’abbattimento del bollo per due anni; e al pensionato gli verrà detto: “perché non l’hai fatto anche te?” e quando questi gli risponderà che non aveva i soldi, arricceranno il naso ed alzeranno le spalle come a dire “ma che sto a perdere tempo con questo poveraccio”!
C’era poi un altro provvedimento “moderatamente di sinistra” ed era quello sui controlli più approfonditi a carico di artigiani e professionisti, ma anche questo è stato assai annacquato, riducendo l’intervento soltanto a quando la divergenza tra il reddito dichiarato e lo studio di settore è superiore a 50.000 euro: ovviamente tutti gli interessati (e i loro commercialisti) limiteranno questa divaricazione a 49.000 euro e non saranno disturbati dal fisco; di chi sarà stata l’idea di questa impostazione??!!
Esiste poi un discorso a parte sui precari: viene creato un fondo ad hoc per quelli del “settore pubblico”, utilizzando i famosi conti correnti “dormienti” cioè inutilizzati da 15 anni; a parte l’evidente incostituzionalità del provvedimento, che rimarrà probabilmente soltanto sulla carta, mi chiedo e vi chiedo: ma i precari del “settore privato” (che poi sono i più tartassati) sono forse figli di un Dio minore rispetto a quelli pubblici??
Potrei continuare ma mi fermo qui e vi rivolgo un appello: no, compagni di sinistra, non ci siamo proprio, non vedo nessuna norma a favore del cosiddetto proletariato e, ancora più in generale, di coloro che fanno parte della fascia di povertà, se non generici rimandi a provvedimenti a favore dei più bisognosi i quali – notate bene – dovranno provare questo loro stato o condizione – per poter approdare al sussidio (normativa da terzo mondo!)
Vogliamo fare una prova? Invito il Presidente della Camera Bertinotti a mandare una copia della Finanziaria al suo caro amico, il sub-comandante Marcos (uno che sta veramente provando a fare la rivoluzione nell’America Latina) in compagnia del quale fino a qualche anno addietro trascorreva parte delle ferie (facendosi anche fotografare per propaganda personale) e chiedergli un parere. Sono pronto a scommettere che come minimo gli toglie il saluto e non lo vuole più incontrare!!

martedì, dicembre 12, 2006

I FISCHI ALLA POLITICA 

Hanno cominciato a Mirafiori a fischiare i Sindacati (longa mano della politica di sinistra), siamo poi passati ai giovani di Bologna che hanno inveito villanamente contro il Presidente del Consiglio; potremmo poi citare tutti i cortei delle varie categorie di lavoratori che sono scesi in piazza per manifestare contro la politica che non li ascolta e li spreme sempre di più: ne sono esempio i cortei di insegnanti, quelli di poliziotti, e di autoferrotranviari, e si potrebbe continuare.
I politici, per lo più, hanno alzato le spalle trincerandosi dietro l’impossibilità di fare meglio oppure usando la scusante che queste manifestazioni sono organizzate dall’opposizione all’attuale governo; solo alcuni politici più avveduti (Fassino ne è un raro esempio) richiamano i colleghi ad una maggiore conoscenza della gente che sono chiamati a guidare e della loro esistenza.
Infatti, in mezzo ai vari scandali e scaldaletti che rubano le prime pagine dei giornali, ci siamo dimenticati di quella che una volta si chiamava “classe lavoratrice” ed era rappresentata da tutti coloro che si alzano presto la mattina, usano mezzi di trasporto scalcagnati e si recano al lavoro per guadagnare uno stipendio che basta a malapena a sfamare la famiglia (ricordiamoci il grido di un operaio di Mirafiori al sindacalista che cercava di spiegare la finanziaria “prova tu a mandare avanti la famiglia con mille euro al mese!!”).
E lo stesso lavoratore che sbarca a malapena il lunario si deve poi sentire un “privilegiato” perché non fa parte del precariato imperante e dilagante e quindi, in un certo senso, acquisire quello che in psicologia si chiama “frustrazione da comparazione”.
E, sempre lo stesso lavoratore, tira su un ragazzo o una ragazza che sa benissimo essere destinati a sognare di fare il calciatore (se maschio) o la velina televisiva (se femmina) e che invece finiranno in uno dei tanti “call center” oppure faranno parte di quel limbo che è l’esercito dei “co.co.pro.”.
Ed i partiti, anche quelli che, per definizione e per schiere di votanti, dovrebbero avere come obiettivo quello di aiutare i più deboli, preferiscono parlare d’altro, affrontare problemi che alla gente comune interessano soltanto specularmene – tipo i “PACS” ed altre amenità del genere – invece di rivolgere la loro attenzione ai problemi reali della gente, a quelli veri, a quelli di tutti i giorni. Caso mai non si fosse capito, sto alludendo ai partiti dell’estrema sinistra che, per loro fortuna, sono al governo.
Diceva Lenin che per fare una rivoluzione – e avere buone probabilità di vincerla – occorrono due elementi: una situazione oggettivamente rivoluzionaria ed un partito autenticamente rivoluzionario, cioè un partito che metta la rivoluzione tra i suoi obiettivi.
Ebbene – sempre a mio modo di vedere – siamo molto vicini ad avere una situazione oggettivamente rivoluzionaria, ma siamo ben lontani dall’avere un partito che aneli la rivoluzione; magari aspira ad un sottosegretariato in più, magari cerca di ottenere una maggiore visibilità in vista delle prossime elezioni europee, ma per quanto riguarda la rivoluzione….beh, è meglio lasciar perdere.

domenica, dicembre 10, 2006

IL CASO WELBY 

Piergiorgio Welbi, affetto da una malattia degenerativa dal nome di “distrofia miotonica”, è da 78 giorni assolutamente immobile in un letto di ospedale, attaccato ad una serie di macchine che mandano avanti i suoi polmoni bloccati dalla malattia; ha scritto a tutti, giornali, televisioni, politici, perfino al Presidente Napolitano, per chiedere che gli venga concessa una morte indolore.
E qui si è scatenata la bagarre, perché si è cominciato a fare confusione tra i due termini che vengono applicati – uno dei due non correttamente – e cioè “accanimento terapeutico” ed “eutanasia”.
Cominciamo da quest’ultima e diamo subito la definizione che mi perviene dal Devoto-Oli: “morte serena e indolore che viene data per mezzo di narcotici, a infermi atrocemente sofferenti”; tenete a mente l’aspetto della somministrazione dei narcotici, perché ritornerà anche dopo. Ebbene, questa forma di “dare la morte” in Italia è vietata dalla legge ed è sanzionata addirittura con 15 anni di reclusione: qualcuno di voi ricorderà che poche settimane or sono, il Presidente Napolitano ha graziato, dopo quattro anni di carcere, quel medico che aveva dato la “serena morte” al figlio incurabile.
Torniamo allora al capoverso precedente e diciamo subito che – al contrario – l’accanimento terapeutico è un reato perseguibile dalla magistratura e sanzionabile nei confronti dei medici con alcuni anni di carcere; il tutto discende da un concetto che esiste nella nostra pratica terapeutica e cioè quello di “consenso informato”, in base al quale ogni cura ed ogni strategia medica deve essere autorizzata dal paziente dopo che allo stesso sono state fornite tutte le informazioni circa lo stato della sua malattia e le possibilità che si hanno di una guarigione o meno.
Quindi, dopo che al povero Welby sono state fornite le informazioni circa la impossibilità di guarire, lo stesso ha chiesto che si interrompesse la “ventilazione polmonare” e quindi gli si desse la morte per soffocamento, morte atroce che dovrebbe essere lenita con farmaci narcotici; e qui subentra l’unione tra le due pratiche, in quanto la narcosi rientra nel campo dell’eutanasia, mentre tutto il resto fa parte del consenso informato.
Insomma – per quello che ho capito io – tutta la vicenda, a prescindere dalle questioni “di principio”, ruota attorno a quei pochissimi minuti nei quali Welby, al quale staccano la spina della macchina, muore per soffocamento, cioè in modo atroce, cosa che si vorrebbe evitare facendo emergere dalla finestra quello che non può passare dalla porta, cioè la narcotizzazione e quindi l’eutanasia.
Poiché siamo in Italia, viene ventilata una ipotesi di soluzione “all’italiana”: fare il trattamento narcotizzante, poi staccare la spina e non dire niente a nessuno; ma qui casca l’asino, in quanto Welby è Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscione, il primo distrofico a chiedere la dolce morte e quindi la battaglia diventa politica, con prese di posizione da una parte e dall’altra.
Da notare che nel caso di Welby e dei tanti malati nelle sue condizioni, non c’è neppure la scusa della difficoltà di interpretare la sua volontà, in quanto egli è perfettamente in grado di intendere e di volere, come suol dirsi, e di comunicare, aggiungo io, e la sua lucidità è di gran lunga superiore alla maggior parte di coloro che stanno dibattendo la questione.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?