sabato, febbraio 07, 2009
BOSSI E DI PIETRO: POPULISMO CHE PAGA
Il Paese sembra apprezzare le “sparate” dei due leader politici che indico nel titolo e entrambi vengono pagati molto bene nei sondaggi di questi giorni; sia chiaro che si tratta di sondaggi e quindi, da questo a votare per loro nelle prossime elezioni il passo è lungo; comunque il sintomo è questo.
Bossi ottiene un innegabile successo personale con alcune norme inserite nel Decreto sulla sicurezza che fanno rizzare i capelli, ma che evidentemente piacciono a un certo elettorato: sto parlando delle “ronde” e della norma che impone la denuncia da parte dei medici per quegli emigranti clandestini che si presentano ai pronto soccorso.
Le polemiche su questa normativa si stanno sprecando e, per la verità, non si riesce neppure a intravedere nelle repliche della Lega un qualche discorso sensato – sia pure “di parte” – che la possa giustificare; intanto, si sta addirittura invocando il principio dell’”obiezione di coscienza” da parte dei sanitari che si trovassero a medicare un clandestino e la Chiesa ha già preso posizione.
Di Pietro, da parte sua, se la prende con l’inquilino del Quirinale, cioè con la massima carica dello Stato, colui che per prassi consolidata viene considerato un “inattaccabile” e che quindi, in caso contrario, suscita allarme sulla stampa nazionale e internazionale.
Il buon Tonino – ormai diventato un “cane sciolto” non controllabile dal leader del partito che lo ha fatto eleggere – ha cominciato con il comizio a Roma, nel quale ha attaccato il Presidente della Repubblica con un discorso basato sui “suoi silenzi” che rasenta l’accusa di collusione con la mafia.
Ha continuato poi in questi ultimissimo giorni, con una “lettera aperta” inviata dal proprio blog, nella quale si invita il Presidente a vigilare sulla situazione attuale del Governo che – a suo dire – “sembra ricalcare più le orme del partito nazionalsocialista tedesco degli anni ’30, che quelle di una democrazia fiondata sul diritto”.
Anche in questo caso le polemiche sono al color bianco e vengono usate addirittura parole forti come “pazzo”, “fuori di testa” e similari; e invece Tonino tutto è meno che pazzo e queste sue uscite sono mirate ad ottenere il massimo della visibilità possibile.
Questa sua ultima affermazione circa l’ipotetica “dittatura” della destra (ma dov’è una vera destra in Italia?) sembra ottenere consensi anche nel campo degli intellettuali più radicali, tutta gente che finora snobbava l’ex PM definendolo un “questurino”.
Se diamo per buono le considerazione dei sondaggisti, sia Lega che IDV stanno aumentando in modo considerevole il proprio appeal nei confronti delle frange di popolazione intervistata; tutti questi guadagni vanno ovviamente a scapito di qualcuno e, precisamente, del Pdl per quanto riguarda la Lega e del PD per i voti guadagnati da Di Pietro; da notare che il primo dei due partiti (il Pdl) è stato messo in piedi dall’iniziatore del modo populistico di fare politica: ricorderete che all’inizio della sua avventura politica, Berlusconi aveva sempre in bocca la parola “comunista” per smuovere la riprovazione della gente e avere l’approvazione alla propria “immagine”.
Queste due ascese di partiti “estremisti nella sostanza delle cose”, può andare bene solo in un Paese come il nostro, dove il popolo è stato ormai soppiantato dalla plebe e quindi la manovrabilità della gente è quasi totale: si tende l’orecchio a sirene politiche, si segue le mode del momento, si ascolta quello che parla più forte; insomma si fa tutte quelle cose che un popolo raziocinante non dovrebbe fare: rimanere abbindolati dal potere forte di turno e, soprattutto, dai mass media che gli fanno da cassa di risonanza.
Quindi possiamo affermare che le estreme sembrano in movimento e si caratterizzano per i continui “contro” che portano avanti: come finirà? Staremo a vedere!!
Bossi ottiene un innegabile successo personale con alcune norme inserite nel Decreto sulla sicurezza che fanno rizzare i capelli, ma che evidentemente piacciono a un certo elettorato: sto parlando delle “ronde” e della norma che impone la denuncia da parte dei medici per quegli emigranti clandestini che si presentano ai pronto soccorso.
Le polemiche su questa normativa si stanno sprecando e, per la verità, non si riesce neppure a intravedere nelle repliche della Lega un qualche discorso sensato – sia pure “di parte” – che la possa giustificare; intanto, si sta addirittura invocando il principio dell’”obiezione di coscienza” da parte dei sanitari che si trovassero a medicare un clandestino e la Chiesa ha già preso posizione.
Di Pietro, da parte sua, se la prende con l’inquilino del Quirinale, cioè con la massima carica dello Stato, colui che per prassi consolidata viene considerato un “inattaccabile” e che quindi, in caso contrario, suscita allarme sulla stampa nazionale e internazionale.
Il buon Tonino – ormai diventato un “cane sciolto” non controllabile dal leader del partito che lo ha fatto eleggere – ha cominciato con il comizio a Roma, nel quale ha attaccato il Presidente della Repubblica con un discorso basato sui “suoi silenzi” che rasenta l’accusa di collusione con la mafia.
Ha continuato poi in questi ultimissimo giorni, con una “lettera aperta” inviata dal proprio blog, nella quale si invita il Presidente a vigilare sulla situazione attuale del Governo che – a suo dire – “sembra ricalcare più le orme del partito nazionalsocialista tedesco degli anni ’30, che quelle di una democrazia fiondata sul diritto”.
Anche in questo caso le polemiche sono al color bianco e vengono usate addirittura parole forti come “pazzo”, “fuori di testa” e similari; e invece Tonino tutto è meno che pazzo e queste sue uscite sono mirate ad ottenere il massimo della visibilità possibile.
Questa sua ultima affermazione circa l’ipotetica “dittatura” della destra (ma dov’è una vera destra in Italia?) sembra ottenere consensi anche nel campo degli intellettuali più radicali, tutta gente che finora snobbava l’ex PM definendolo un “questurino”.
Se diamo per buono le considerazione dei sondaggisti, sia Lega che IDV stanno aumentando in modo considerevole il proprio appeal nei confronti delle frange di popolazione intervistata; tutti questi guadagni vanno ovviamente a scapito di qualcuno e, precisamente, del Pdl per quanto riguarda la Lega e del PD per i voti guadagnati da Di Pietro; da notare che il primo dei due partiti (il Pdl) è stato messo in piedi dall’iniziatore del modo populistico di fare politica: ricorderete che all’inizio della sua avventura politica, Berlusconi aveva sempre in bocca la parola “comunista” per smuovere la riprovazione della gente e avere l’approvazione alla propria “immagine”.
Queste due ascese di partiti “estremisti nella sostanza delle cose”, può andare bene solo in un Paese come il nostro, dove il popolo è stato ormai soppiantato dalla plebe e quindi la manovrabilità della gente è quasi totale: si tende l’orecchio a sirene politiche, si segue le mode del momento, si ascolta quello che parla più forte; insomma si fa tutte quelle cose che un popolo raziocinante non dovrebbe fare: rimanere abbindolati dal potere forte di turno e, soprattutto, dai mass media che gli fanno da cassa di risonanza.
Quindi possiamo affermare che le estreme sembrano in movimento e si caratterizzano per i continui “contro” che portano avanti: come finirà? Staremo a vedere!!
venerdì, febbraio 06, 2009
ALCUNI COMMENTI SULLA TV
Per scrivere questo post mi “sono costretto” a vedere qualcosa della nostra televisione e, adesso, sono qui a parlarne con voi; anzitutto il programma di Rita Dalla Chiesa, quel “Forum” che va in onda dalle 11.00 fino alle 13.00, quindi a trainare il TG di Canale 5 (a dimostrazione che il programma “tira”) e in replica dalle 14.00 alle 15.00 su Rete 4; tutto si sostanzia in litigi tra due persone su vari argomenti: i due raccontano la loro versione dell’argomento dibattuto e, mentre il giudice si ritira in camera di consiglio per stilare la sentenza, quasi sempre molto sensata, si apre una sorta di dibattito con il pubblico e con due “aiutanti” (non so usare altra definizione) della conduttrice.
Dunque, a parte le fesserie (qualcuna anche simpatica) che vengono dette nei vari interventi della gente e che formano la parte “ridanciana” dello spettacolo, quello che trovo profondamente diseducativo sono gli interventi dei suddetti due aiutanti che – parlando inequivocabilmente “ex cattedra” in quanto lo schermo televisivo conferisce questo potere - lanciano punti di vista su questioni etiche e di morale spicciola che diventano una sorta di “insegnamento” per coloro che sono ancora legati allo slogan “l’ha detto la televisione e quindi è vero”; ecco, a mio giudizio, gli interventi di questi due giovanotti – assolutamente sprovveduti in ogni branca dello scibile umano – diventano degli autentici “insegnamenti” per coloro che seguono il programma “solo perché è divertente” e invece si ritrovano a ricevere delle comunicazioni clandestine che contribuiscono a creare mentalità, cioè a formare il modo di pensare della gente, cosa che poi si riverbera nelle azioni anche importanti della vita, tipo le scelte dei candidati politici, gli atteggiamenti circa le varie posizioni di ordine religioso o morale e, infine, il modo di affrontare il consumismo imperante nella nostra civiltà.
L’altro programma che registra delle intemperanze e dei cattivi insegnamenti è “Il Grande Fratello; diciamo subito che gli autori – di nazionalità olandese – non si prefiggono alcuno scopo educativo, ma semplicemente la costruzione di un format che sia il più scollacciato possibile, ma sempre nei limiti che loro stessi impongono.
E quindi assistiamo a risse da osteria tra certa Federica e certo Gianluca in uno sbracamento generale dei giovani presenti che rasenta lo schifo con un uso smodato della parolaccia; si dirà: cosa volete che facciano, senza giornali, senza libri, senza televisione? È vero, anzi è verissimo, ed infatti l’unico sfogo che consente la situazione di reclusione è qualche “sveltina” all’ombra di un lenzuolo o nascosta da qualche mobili; il tutto per non essere inquadrati dall’indiscreto occhio della telecamera che rappresenta appunto “il grande fratello” orwelliano.
Se scendiamo poi alle trasmissioni di Maria De Filippi – “Amici” e “Uomini e Donne” - assistiamo al nuovo sentimento nazionale: il furore agonistico per primeggiare e diventare così “una diva o un divo”, massima aspirazione per la gioventù nazionalpopolare. Qualcuno deve aver detto loro che per sfondare nel mondo dello spettacolo è indispensabile – oltre a qualche dote artistica naturale (pochissime) – la bellezza, ma soprattutto, la grinta e la volontà di emergere. E così viene messo in atto, in questi programmi che prevedono un vincitore al quale poi si apriranno le porte del dorato mondo dello spettacolo, una sorta di combattimento da Circo Massimo, senza esclusione di colpi, senza nessuna amicizie e soprattutto senza la minima morale.
Questo è quanto ci viene propinato dal nostro elettrodomestico preferito – la TV - ma ricordate che, così come vi ho già detto una volta, ne possiamo anche fare a meno e quindi vi ripeto l’invito a tenere spento il televisore per una settimana; vediamo poi che cosa è successo nella nostra psiche: siamo migliorati o peggiorati?
Dunque, a parte le fesserie (qualcuna anche simpatica) che vengono dette nei vari interventi della gente e che formano la parte “ridanciana” dello spettacolo, quello che trovo profondamente diseducativo sono gli interventi dei suddetti due aiutanti che – parlando inequivocabilmente “ex cattedra” in quanto lo schermo televisivo conferisce questo potere - lanciano punti di vista su questioni etiche e di morale spicciola che diventano una sorta di “insegnamento” per coloro che sono ancora legati allo slogan “l’ha detto la televisione e quindi è vero”; ecco, a mio giudizio, gli interventi di questi due giovanotti – assolutamente sprovveduti in ogni branca dello scibile umano – diventano degli autentici “insegnamenti” per coloro che seguono il programma “solo perché è divertente” e invece si ritrovano a ricevere delle comunicazioni clandestine che contribuiscono a creare mentalità, cioè a formare il modo di pensare della gente, cosa che poi si riverbera nelle azioni anche importanti della vita, tipo le scelte dei candidati politici, gli atteggiamenti circa le varie posizioni di ordine religioso o morale e, infine, il modo di affrontare il consumismo imperante nella nostra civiltà.
L’altro programma che registra delle intemperanze e dei cattivi insegnamenti è “Il Grande Fratello; diciamo subito che gli autori – di nazionalità olandese – non si prefiggono alcuno scopo educativo, ma semplicemente la costruzione di un format che sia il più scollacciato possibile, ma sempre nei limiti che loro stessi impongono.
E quindi assistiamo a risse da osteria tra certa Federica e certo Gianluca in uno sbracamento generale dei giovani presenti che rasenta lo schifo con un uso smodato della parolaccia; si dirà: cosa volete che facciano, senza giornali, senza libri, senza televisione? È vero, anzi è verissimo, ed infatti l’unico sfogo che consente la situazione di reclusione è qualche “sveltina” all’ombra di un lenzuolo o nascosta da qualche mobili; il tutto per non essere inquadrati dall’indiscreto occhio della telecamera che rappresenta appunto “il grande fratello” orwelliano.
Se scendiamo poi alle trasmissioni di Maria De Filippi – “Amici” e “Uomini e Donne” - assistiamo al nuovo sentimento nazionale: il furore agonistico per primeggiare e diventare così “una diva o un divo”, massima aspirazione per la gioventù nazionalpopolare. Qualcuno deve aver detto loro che per sfondare nel mondo dello spettacolo è indispensabile – oltre a qualche dote artistica naturale (pochissime) – la bellezza, ma soprattutto, la grinta e la volontà di emergere. E così viene messo in atto, in questi programmi che prevedono un vincitore al quale poi si apriranno le porte del dorato mondo dello spettacolo, una sorta di combattimento da Circo Massimo, senza esclusione di colpi, senza nessuna amicizie e soprattutto senza la minima morale.
Questo è quanto ci viene propinato dal nostro elettrodomestico preferito – la TV - ma ricordate che, così come vi ho già detto una volta, ne possiamo anche fare a meno e quindi vi ripeto l’invito a tenere spento il televisore per una settimana; vediamo poi che cosa è successo nella nostra psiche: siamo migliorati o peggiorati?
giovedì, febbraio 05, 2009
QUALCHE INCIAMPONE DI OBAMA
Siamo appena alla prima quindicina di giorni di governo e già Obama ha grossi problemi, interni ed esterni, che gli stanno rovinando la difficile reggenza; specie perché i problemi da risolvere sono sempre lì e per ora non si vede soluzione.
È cominciato con il ritiro di Nancy Killefer, esperta di questioni contabili che il Presidente aveva messo al bilancio della Casa Bianca, ma alcune irregolarità commesse in passato ne hanno consigliato le dimissioni; analoga situazione, forse un po’ più grave, è stata quella del Ministro della Sanità, Tom Dasche, quello che Obama aveva incaricato di riformare il settore sanitario americano: è reo confesso di avere evaso oltre 120mila dollari e, di conseguenza, ha rassegnato le dimissioni.
Mi è piaciuta la dichiarazione del Presidente: “Chiedo scusa, mi sono accorto di avere fatto una cavolata”, intendendo con quest’ultima parola che nei controlli che vengono fatti sui precedenti di ogni personaggio pubblico, su Dasche si era toppato; pensate che questi controlli sono talmente scrupolosi che vanno a vedere anche vere sciocchezzuole, tipo “assunzione a nero di un domestico” o altre cose del genere; piccolo commento: cosa succederebbe se analoga procedura venisse seguita in Italia?
Ma continuiamo ad essere seri e andiamo avanti con i grattacapi di Obama: a margine delle dichiarazioni sui due personaggi dimissionari, il neo Presidente ha detto: “La crisi è molto grave; non mi fa dormire la notte”; e su questo problema c’è da registrare una clamorosa marcia indietro di Obama: fino a pochi giorni addietro aveva lanciato lo slogan “buy american”, cioè “compra americano”, mentre adesso è costretto a dire “no al protezionismo”.
Questo perché in questo mondo governato da giocatori di scacchi che ad ogni mossa rispondono con una contromossa, la Cina, appreso che il Presidente U.S.A. aveva lanciato uno slogan sostanzialmente protezionistico, si è subito premunita di ricordargli che il 40% del Debito Pubblico americano è nelle proprie mani (proprio del Governo cinese) e quindi attenzione a come si muove, perché il mettere all’incasso tale “cambiale” avrebbe significato un enorme sconquasso nella finanza statunitense.
Tra gli inciamponi di Obama ci sono da registrare anche le sostanziali “non accettazioni” del suo messaggio pacificatore: ha cominciato il vecchio Castro, che per bocca del fratello Raul, ha detto che le parole di questo Presidente sembrano uguali a quelle degli altri che lo hanno preceduto; Ahmadinejad, come già detto nei giorni scorsi, per “fare la pace” pretende cose irrealizzabili, tipo il blocco degli aiuti a Israele; e poi ci si mette anche il suo quasi omonimo Osama che pone anche Barack sullo stesso piano degli altri e invita tutti gli islamici a colpire il nuovo Satana.
Per la situazione della crisi recessiva mondiale – problema che riprenderò al più presto – non credo che sia sufficiente il blocco a 500mila dollari (390mila euro) degli stipendi dei supermanager di Wall Street, ma è un segnale; per il momento ho un solo consiglio che sommessamente vorrei dare a Obama: si ricordi che la crisi ha preso l’avvio dalla “finanza bacata” e quindi si è spostata all’industria; quindi, cominci con una supervisione forte e autorevole, come c’è in Italia (il Paese meno colpito dalla tempesta finanziaria); ciò significa innanzitutto un controllo sulla stabilità e solidità patrimoniale delle aziende bancarie e finanziarie, a scapito della esasperata rincorsa alla redditività di tali imprese; insomma, prima di tutto porre mano al “finanziario”, settore dal quale è partito il male, e poi affrontare il problema della mano d’opera, attraverso, eventualmente, anche aiuti, a quelle aziende che si impegnano a “non licenziare”. In caso contrario, mettere in galera gli amministratori!!
È cominciato con il ritiro di Nancy Killefer, esperta di questioni contabili che il Presidente aveva messo al bilancio della Casa Bianca, ma alcune irregolarità commesse in passato ne hanno consigliato le dimissioni; analoga situazione, forse un po’ più grave, è stata quella del Ministro della Sanità, Tom Dasche, quello che Obama aveva incaricato di riformare il settore sanitario americano: è reo confesso di avere evaso oltre 120mila dollari e, di conseguenza, ha rassegnato le dimissioni.
Mi è piaciuta la dichiarazione del Presidente: “Chiedo scusa, mi sono accorto di avere fatto una cavolata”, intendendo con quest’ultima parola che nei controlli che vengono fatti sui precedenti di ogni personaggio pubblico, su Dasche si era toppato; pensate che questi controlli sono talmente scrupolosi che vanno a vedere anche vere sciocchezzuole, tipo “assunzione a nero di un domestico” o altre cose del genere; piccolo commento: cosa succederebbe se analoga procedura venisse seguita in Italia?
Ma continuiamo ad essere seri e andiamo avanti con i grattacapi di Obama: a margine delle dichiarazioni sui due personaggi dimissionari, il neo Presidente ha detto: “La crisi è molto grave; non mi fa dormire la notte”; e su questo problema c’è da registrare una clamorosa marcia indietro di Obama: fino a pochi giorni addietro aveva lanciato lo slogan “buy american”, cioè “compra americano”, mentre adesso è costretto a dire “no al protezionismo”.
Questo perché in questo mondo governato da giocatori di scacchi che ad ogni mossa rispondono con una contromossa, la Cina, appreso che il Presidente U.S.A. aveva lanciato uno slogan sostanzialmente protezionistico, si è subito premunita di ricordargli che il 40% del Debito Pubblico americano è nelle proprie mani (proprio del Governo cinese) e quindi attenzione a come si muove, perché il mettere all’incasso tale “cambiale” avrebbe significato un enorme sconquasso nella finanza statunitense.
Tra gli inciamponi di Obama ci sono da registrare anche le sostanziali “non accettazioni” del suo messaggio pacificatore: ha cominciato il vecchio Castro, che per bocca del fratello Raul, ha detto che le parole di questo Presidente sembrano uguali a quelle degli altri che lo hanno preceduto; Ahmadinejad, come già detto nei giorni scorsi, per “fare la pace” pretende cose irrealizzabili, tipo il blocco degli aiuti a Israele; e poi ci si mette anche il suo quasi omonimo Osama che pone anche Barack sullo stesso piano degli altri e invita tutti gli islamici a colpire il nuovo Satana.
Per la situazione della crisi recessiva mondiale – problema che riprenderò al più presto – non credo che sia sufficiente il blocco a 500mila dollari (390mila euro) degli stipendi dei supermanager di Wall Street, ma è un segnale; per il momento ho un solo consiglio che sommessamente vorrei dare a Obama: si ricordi che la crisi ha preso l’avvio dalla “finanza bacata” e quindi si è spostata all’industria; quindi, cominci con una supervisione forte e autorevole, come c’è in Italia (il Paese meno colpito dalla tempesta finanziaria); ciò significa innanzitutto un controllo sulla stabilità e solidità patrimoniale delle aziende bancarie e finanziarie, a scapito della esasperata rincorsa alla redditività di tali imprese; insomma, prima di tutto porre mano al “finanziario”, settore dal quale è partito il male, e poi affrontare il problema della mano d’opera, attraverso, eventualmente, anche aiuti, a quelle aziende che si impegnano a “non licenziare”. In caso contrario, mettere in galera gli amministratori!!
mercoledì, febbraio 04, 2009
DUE FRASI DEL MINISTRO MARONI
Sono di ieri l’altro – in occasione di una sua visita ad Avellino – alcune affermazioni del Ministro Maroni, due delle quali mi lasciano particolarmente perplesso e quindi mi viene voglia di rifletterci sopra insieme a voi.
LA PRIMA è la seguente: “Per contrastare l’immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti, ma cattivi e determinati”; continuando poi che “la vera emergenza del nostro Paese è l’immigrazione clandestina e per contrastare tutto il male che ci porta, bisogna affermare il rigore della legge”; sono una serie di affermazioni che – a parte l’evidente cattivo gusto - lasciano intravedere un retroterra che non è consono ad un ministro: non possiamo invocare “la cattiveria”, quasi una sorta di ferocia, per le misure che dobbiamo prendere verso una situazione che è ormai diventata “normale”.
D’altro canto, il signor Ministro vorrà convenire con me che i disgraziati che scappano dai loro paesi e attraversano il mare a bordo di sfasciate barchette, non possono essere definirli “cattivi”; casomai “disperati”, “malridotti”, e potrei continuare ancora per molto aggiungendo altri aggettivi; ma dovrebbe – il Ministro - soprattutto convenire che se il buon Dio avesse fatto in modo che nelle loro patrie – disgraziate e depredate dall’occidente – avessero trovato un posticino “con il culo al caldo” come ha trovato il Ministro, forse non gli sarebbe venuto in mente di venire in Italia “a disturbare” i beati – come il Ministro – italioti che, pur in tempi di crisi, se ne stanno tranquilli (o quasi) a fare la loro vita (“bella” se paragonata a quella che fanno nei Paesi del terzo mondo).
E il discorso che fa il suo collega di governo Calderoli che invoca la sospensione del trattato di Schengen sulla libera circolazione dei lavoratori perché gli immigrati “rubano il lavoro agli operai italiani”? Si ricordi che analoga richiesta è stata fatta dagli inglesi, ma questa volta a non essere “desiderati” sono gli italiani; come si può vedere, nella vita esiste sempre una misteriosa realtà per cui “il pesce più grosso mangia quello più piccolo” e ognuno di noi ha i due ruoli (pesce grosso o piccolo) a seconda dei ruoli che si trova ad interpretare.
LA SECONDA frase di Maroni che mi interessa analizzare è questa: “Nel 2008, rispetto al 2007, i reati sono diminuiti dell’11%, le rapine del 12% e quelli di violenza sessuale sulle donne del 9%; poiché non ho motivo di dubitare che le cifre fornite dal ministro siano veritiere, dobbiamo analizzare il fenomeno di “allarme sociale” apparso su TV e giornali e anche da me tante volte rilanciato. Evidentemente, per qualche ragione, la stampa ha preso a fornire maggiori notizie sulla sicurezza e sulle violenze alle donne; però vi ricordo che l’articolo che appare sul giornale “X” circa un certo evento, non è l’evento, ma “l’idea dell’autore del pezzo sull’evento stesso”.
Perciò, quando raccogliamo le denunce dei giornali – sacrosante in assoluto, ma discutibili se rapportate ai reati precedenti – dobbiamo sempre porci di fronte al problema con l’occhio spalancato e dirci la frase che ho sopra indicato: “è l’idea di….”; da questo processo finzione/realtà nessuno è immune, neppure io che lo insegno, tant’è vero che alcune volte avrete letto miei articoli che invocavano maggiore fermezza, maggiore durezza delle pene e segnalavano un aumento di questi reati violenti; ebbene, anch’io ero vittima del processo finzione/realtà e contribuivo, nel mio piccolo, a far aumentare il cosiddetto “allarme sociale” circa la violenza sulle donne con il semplice rilanciare e commentare l’evento delittuoso.
Quindi andiamoci cauti nel tranciare giudizi e vediamo invece le cose nella loro giusta realtà; ma anche cerchiamo di capire perché i grossi network televisivi e di stampa si riempiono la bocca con il fatidico “allarme sociale”. Chiaro il concetto??
LA PRIMA è la seguente: “Per contrastare l’immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti, ma cattivi e determinati”; continuando poi che “la vera emergenza del nostro Paese è l’immigrazione clandestina e per contrastare tutto il male che ci porta, bisogna affermare il rigore della legge”; sono una serie di affermazioni che – a parte l’evidente cattivo gusto - lasciano intravedere un retroterra che non è consono ad un ministro: non possiamo invocare “la cattiveria”, quasi una sorta di ferocia, per le misure che dobbiamo prendere verso una situazione che è ormai diventata “normale”.
D’altro canto, il signor Ministro vorrà convenire con me che i disgraziati che scappano dai loro paesi e attraversano il mare a bordo di sfasciate barchette, non possono essere definirli “cattivi”; casomai “disperati”, “malridotti”, e potrei continuare ancora per molto aggiungendo altri aggettivi; ma dovrebbe – il Ministro - soprattutto convenire che se il buon Dio avesse fatto in modo che nelle loro patrie – disgraziate e depredate dall’occidente – avessero trovato un posticino “con il culo al caldo” come ha trovato il Ministro, forse non gli sarebbe venuto in mente di venire in Italia “a disturbare” i beati – come il Ministro – italioti che, pur in tempi di crisi, se ne stanno tranquilli (o quasi) a fare la loro vita (“bella” se paragonata a quella che fanno nei Paesi del terzo mondo).
E il discorso che fa il suo collega di governo Calderoli che invoca la sospensione del trattato di Schengen sulla libera circolazione dei lavoratori perché gli immigrati “rubano il lavoro agli operai italiani”? Si ricordi che analoga richiesta è stata fatta dagli inglesi, ma questa volta a non essere “desiderati” sono gli italiani; come si può vedere, nella vita esiste sempre una misteriosa realtà per cui “il pesce più grosso mangia quello più piccolo” e ognuno di noi ha i due ruoli (pesce grosso o piccolo) a seconda dei ruoli che si trova ad interpretare.
LA SECONDA frase di Maroni che mi interessa analizzare è questa: “Nel 2008, rispetto al 2007, i reati sono diminuiti dell’11%, le rapine del 12% e quelli di violenza sessuale sulle donne del 9%; poiché non ho motivo di dubitare che le cifre fornite dal ministro siano veritiere, dobbiamo analizzare il fenomeno di “allarme sociale” apparso su TV e giornali e anche da me tante volte rilanciato. Evidentemente, per qualche ragione, la stampa ha preso a fornire maggiori notizie sulla sicurezza e sulle violenze alle donne; però vi ricordo che l’articolo che appare sul giornale “X” circa un certo evento, non è l’evento, ma “l’idea dell’autore del pezzo sull’evento stesso”.
Perciò, quando raccogliamo le denunce dei giornali – sacrosante in assoluto, ma discutibili se rapportate ai reati precedenti – dobbiamo sempre porci di fronte al problema con l’occhio spalancato e dirci la frase che ho sopra indicato: “è l’idea di….”; da questo processo finzione/realtà nessuno è immune, neppure io che lo insegno, tant’è vero che alcune volte avrete letto miei articoli che invocavano maggiore fermezza, maggiore durezza delle pene e segnalavano un aumento di questi reati violenti; ebbene, anch’io ero vittima del processo finzione/realtà e contribuivo, nel mio piccolo, a far aumentare il cosiddetto “allarme sociale” circa la violenza sulle donne con il semplice rilanciare e commentare l’evento delittuoso.
Quindi andiamoci cauti nel tranciare giudizi e vediamo invece le cose nella loro giusta realtà; ma anche cerchiamo di capire perché i grossi network televisivi e di stampa si riempiono la bocca con il fatidico “allarme sociale”. Chiaro il concetto??
martedì, febbraio 03, 2009
LE "MESSE CANTATE" DELLA GIUSTIZIA
Il mese appena terminato – gennaio – si caratterizza, oltre che per la Festa dell’Epifania – anche per tutta una serie di “messe cantate” che si tengono nelle sedi delle Corti d’Appello italiane e celebrano l’apertura dell’”anno giudiziario”.
Le ho definite “messe cantate” perché di questo rito cattolico hanno la pompa, immutata negli anni, con quegli ermellini che sfilano solennemente e si concludono con la “relazione” che ogni Presidente pronuncia , sul tipo dell’omelia, a beneficio di coloro che lo stanno ad ascoltare e che, immancabilmente segnala i mali della giustizia, senza che mai siano pronunciate due parole per dire quale medicina si possa adottare per scongiurare il ripetersi della malattia.
Ovviamente, la relazione più significativa è quella pronunciata dal primo Presidente della Cassazione che – purtroppo per lui – ha coinciso con l’uscita di alcuni dati relativi ad una ricerca della Banca Mondiale sullo stato della giustizia nel mondo; ebbene, da questa ricerca viene fuori una “classifica” che vede l’Italia al 156mo posto (su 181 paesi) , alle spalle di Sao Tomè – che non so neppure dove si trova – della Guinea e del Gabon mentre riesce a battere Gibuti e la Liberia. Il Presidente, dopo avere ribadito le ovvietà di sempre e cioè che “la giustizia tardiva è come quella negata” oppure che “questo stato di cose genera una crisi di fiducia del cittadino”, ha detto anche cose interessanti e condivisibili; in particolare ha riconosciuto che la crisi della giustizia deriva “dalla mancanza di una cultura dell’organizzazione e dell’efficienza”.
Ma ancora più interessante è la relazione del Procuratore Generale della Cassazione che rileva come nella Magistratura siano presenti “sacche di inefficienza e inettitudine” e ribadisce il proprio “no” alla politicizzazione dell’azione dei magistrati, con il grave rischio che questi si trasformino in “tribuni della plebe”. E per concludere le affermazioni del Procuratore, mi sembra particolarmente significativa quella che si rivolge ai magistrati invitandoli “non solo ad essere, ma anche ad apparire indipendenti, sia dalla politica che dai poteri forti”.
Ritorniamo un attimo alla classifica sull’efficienza della giustizia dei vari paesi; è stata fatta una “media dei paesi OCSE” e questo dato si colloca al 33mo posto; avanti a questa posizione, c’è la Francia (10ma posizione) la Germania (9na) e la Gran Bretagna (24ma); dietro alla posizione mediana, c’è la Spagna (54ma) e noi che, come detto, siamo al 156mo posto; eppure, andando a vedere quanto gli Stati investono nella Giustizia, abbiamo che i cugini francesi spendono 6,66 miliardi di euro e noi – che facendo una proporzione matematica dovremmo spendere poche centinaia di migliaia di euro – in realtà ne spendiamo più di loro, esattamente 7,56 miliardi di euro.
Però, nessun dato e nessuna reprimenda toglie ai magistrati ed ai lori sodali, la spocchia tipica dell’”intangibile”: volete sapere come replica il Vice Presidente del CSM, Mancino? “Ci sono circa 200 posti scoperti nelle procure, soprattutto in quelle esposte alla presenza della malavita organizzata; riuscirà il Governo a coprire i posti vuoti? Che ci può dire in proposito il ministro Alfano?”; tipico esempio di scaricabarile! A nessuno di loro è venuto in mente di proporre che siano VIETATE le consulenze che tantissimi magistrati fanno e sulle quali lucrano un bel po’ di quattrini e che questo personale venga adibito ad altro incarico, insomma a togliere un po’ di arretrato?
E se qualcuno propone la pur minima “riforma”, tutte le toghe si scagliano unite contro qualsiasi mutamento, quasi a dire che va tutto bene così e che non si cambia niente; eppure, qualsiasi modifica, anche la più sbagliata credo che ci consentirebbe di battere Sao Tomè e la Guinea; ma forse a nessuno di loro interessa!!
Le ho definite “messe cantate” perché di questo rito cattolico hanno la pompa, immutata negli anni, con quegli ermellini che sfilano solennemente e si concludono con la “relazione” che ogni Presidente pronuncia , sul tipo dell’omelia, a beneficio di coloro che lo stanno ad ascoltare e che, immancabilmente segnala i mali della giustizia, senza che mai siano pronunciate due parole per dire quale medicina si possa adottare per scongiurare il ripetersi della malattia.
Ovviamente, la relazione più significativa è quella pronunciata dal primo Presidente della Cassazione che – purtroppo per lui – ha coinciso con l’uscita di alcuni dati relativi ad una ricerca della Banca Mondiale sullo stato della giustizia nel mondo; ebbene, da questa ricerca viene fuori una “classifica” che vede l’Italia al 156mo posto (su 181 paesi) , alle spalle di Sao Tomè – che non so neppure dove si trova – della Guinea e del Gabon mentre riesce a battere Gibuti e la Liberia. Il Presidente, dopo avere ribadito le ovvietà di sempre e cioè che “la giustizia tardiva è come quella negata” oppure che “questo stato di cose genera una crisi di fiducia del cittadino”, ha detto anche cose interessanti e condivisibili; in particolare ha riconosciuto che la crisi della giustizia deriva “dalla mancanza di una cultura dell’organizzazione e dell’efficienza”.
Ma ancora più interessante è la relazione del Procuratore Generale della Cassazione che rileva come nella Magistratura siano presenti “sacche di inefficienza e inettitudine” e ribadisce il proprio “no” alla politicizzazione dell’azione dei magistrati, con il grave rischio che questi si trasformino in “tribuni della plebe”. E per concludere le affermazioni del Procuratore, mi sembra particolarmente significativa quella che si rivolge ai magistrati invitandoli “non solo ad essere, ma anche ad apparire indipendenti, sia dalla politica che dai poteri forti”.
Ritorniamo un attimo alla classifica sull’efficienza della giustizia dei vari paesi; è stata fatta una “media dei paesi OCSE” e questo dato si colloca al 33mo posto; avanti a questa posizione, c’è la Francia (10ma posizione) la Germania (9na) e la Gran Bretagna (24ma); dietro alla posizione mediana, c’è la Spagna (54ma) e noi che, come detto, siamo al 156mo posto; eppure, andando a vedere quanto gli Stati investono nella Giustizia, abbiamo che i cugini francesi spendono 6,66 miliardi di euro e noi – che facendo una proporzione matematica dovremmo spendere poche centinaia di migliaia di euro – in realtà ne spendiamo più di loro, esattamente 7,56 miliardi di euro.
Però, nessun dato e nessuna reprimenda toglie ai magistrati ed ai lori sodali, la spocchia tipica dell’”intangibile”: volete sapere come replica il Vice Presidente del CSM, Mancino? “Ci sono circa 200 posti scoperti nelle procure, soprattutto in quelle esposte alla presenza della malavita organizzata; riuscirà il Governo a coprire i posti vuoti? Che ci può dire in proposito il ministro Alfano?”; tipico esempio di scaricabarile! A nessuno di loro è venuto in mente di proporre che siano VIETATE le consulenze che tantissimi magistrati fanno e sulle quali lucrano un bel po’ di quattrini e che questo personale venga adibito ad altro incarico, insomma a togliere un po’ di arretrato?
E se qualcuno propone la pur minima “riforma”, tutte le toghe si scagliano unite contro qualsiasi mutamento, quasi a dire che va tutto bene così e che non si cambia niente; eppure, qualsiasi modifica, anche la più sbagliata credo che ci consentirebbe di battere Sao Tomè e la Guinea; ma forse a nessuno di loro interessa!!
lunedì, febbraio 02, 2009
DUE CHIACCHIERE SUL "NEGAZIONISMO"
Con il termine “negazionismo” s’intende quella corrente di pensiero che nega l’esistenza della Shoah e, di conseguenza, dell’olocausto e dello sterminio degli ebrei da parte di Hitler, mediante l’utilizzo delle famose camere a gas; campione attuale di tale corrente è il Presidente iraniano Ahmadinejad, ma l’origine del pensiero negazionista si ha in Inghilterra ed è teso a dimostrare – sia pure induttivamente – che lo sterminio non sarebbe mai esistito e che, al contrario, sarebbe stato utilizzato dagli ebrei per giustificare la illegittima costituzione dello Stato di Israele nel dopoguerra; sorpresa grandissima ha provocato in me l’apprendere che il sottile veleno negazionista si era infiltrato anche tra i seguaci del Vescovo Lefebvre, da tempo scomunicati e, di recente, riammessi nell’ampio grembo della Chiesa romana.
Si è così appreso che uno dei vescovi lefebvriani, tale Williamson, di stanza in Inghilterra – è un convinto negazionista; da qui la chiusura dell’equazione: la Chiesa Cattolica riammette i seguaci di Lefebvre, dove impera il negazionismo e quindi fa uno sgarro agli ebrei, con i quali, peraltro, non corre buon sangue, specie dopo l’avvento dell’attuale Pontefice; in semiologia si chiama “bugia semiologia” cioè una serie di cose vere che. messe insieme in un certo modo, possono diventano una menzogna.
Fin qui tutto bene e tutto chiaro, ma a noi che ce ne frega? Potrei rispondere subito “niente”, ma vedendo i titoli di prima pagina che imperversano sui nostri quotidiani, mi chiedo se l’evento non sia veramente importante e forse sono io a non capirlo.
Ed allora proseguo nell’analisi della questione: il suddetto Williamson è celebre per una dichiarazione che recita così: “credo che non ci siano state camere a gas e che solo 300mila ebrei al massimo morirono nei campi di concentramento nazisti e non 6milioni”; questo il testo che – a detta dei quotidiani – sarebbe “importante” per lo scazzo tra Benedetto e gli ebrei; è una sua idea, che cozza però con le verità storiche e con gli ordinamenti giuridici di quasi tutti i Paesi che hanno introdotto una pena per il reato di negazionismo, delegando così ai Tribunali quello che dovrebbe essere risolto solo dagli storici; ma io continuo a dire: ma a noi che ce ne frega??
Un altro lefebvriano, tale Don Floriano Abrahamowicz, ha fatto una affermazione curiosa, direi ridicola: “le camere a gas servivano solo a disinfettare”: esimio Don, ma ci sei o ci fai? Cioè, sei così di natura o lo sei diventato? Ma anche qui, a parte la battuta, continuo a dire: che ce ne frega?? Abbiamo cose più importanti di cui occuparci, smettiamo di trastullarci con queste bischerate!!
Intanto, il Vescovo Williamson, è andato a Canossa: “le mie dichiarazioni sono state imprudenti; ho fatto soffrire il Papa e me ne scuso”; il che non mi sembra un tornare indietro nelle convinzioni negazioniste, ma solo un modo di prendere tempo.
Tra il Vaticano e Israele intanto la polemica continua a montare:; è di ieri la notizia che il Ministro Israeliano per gli Affari religiosi ha chiesto al proprio Governo di interrompere i rapporti con la Santa Sede: un solo commento – oltre al solito “chi se ne frega” - ma come, Israele con tutti i problemi che ha, con i missili che gli piovono in testa, si è anche potuta togliere lo sfizio di creare un ministero che si occupa specificatamente e solo di “affari religiosi”? Strano, strano, molto strano!!
Alcune raccomandazioni finali: i giornali si occupino di cose più serie e più importanti; la Santa Sede, così brava a bacchettare lo stato italiano sui migranti, aumenti l’impegno nella carità, come gli verrebbe “imposto” dall’8%; e Israele la smetta di far pesare al mondo intero i campi di sterminio, tanto quello che cercava l’ha già ottenuto, ora cerchi di mantenerlo e ricordi i poveri morti, tutti; questo sì!!
Si è così appreso che uno dei vescovi lefebvriani, tale Williamson, di stanza in Inghilterra – è un convinto negazionista; da qui la chiusura dell’equazione: la Chiesa Cattolica riammette i seguaci di Lefebvre, dove impera il negazionismo e quindi fa uno sgarro agli ebrei, con i quali, peraltro, non corre buon sangue, specie dopo l’avvento dell’attuale Pontefice; in semiologia si chiama “bugia semiologia” cioè una serie di cose vere che. messe insieme in un certo modo, possono diventano una menzogna.
Fin qui tutto bene e tutto chiaro, ma a noi che ce ne frega? Potrei rispondere subito “niente”, ma vedendo i titoli di prima pagina che imperversano sui nostri quotidiani, mi chiedo se l’evento non sia veramente importante e forse sono io a non capirlo.
Ed allora proseguo nell’analisi della questione: il suddetto Williamson è celebre per una dichiarazione che recita così: “credo che non ci siano state camere a gas e che solo 300mila ebrei al massimo morirono nei campi di concentramento nazisti e non 6milioni”; questo il testo che – a detta dei quotidiani – sarebbe “importante” per lo scazzo tra Benedetto e gli ebrei; è una sua idea, che cozza però con le verità storiche e con gli ordinamenti giuridici di quasi tutti i Paesi che hanno introdotto una pena per il reato di negazionismo, delegando così ai Tribunali quello che dovrebbe essere risolto solo dagli storici; ma io continuo a dire: ma a noi che ce ne frega??
Un altro lefebvriano, tale Don Floriano Abrahamowicz, ha fatto una affermazione curiosa, direi ridicola: “le camere a gas servivano solo a disinfettare”: esimio Don, ma ci sei o ci fai? Cioè, sei così di natura o lo sei diventato? Ma anche qui, a parte la battuta, continuo a dire: che ce ne frega?? Abbiamo cose più importanti di cui occuparci, smettiamo di trastullarci con queste bischerate!!
Intanto, il Vescovo Williamson, è andato a Canossa: “le mie dichiarazioni sono state imprudenti; ho fatto soffrire il Papa e me ne scuso”; il che non mi sembra un tornare indietro nelle convinzioni negazioniste, ma solo un modo di prendere tempo.
Tra il Vaticano e Israele intanto la polemica continua a montare:; è di ieri la notizia che il Ministro Israeliano per gli Affari religiosi ha chiesto al proprio Governo di interrompere i rapporti con la Santa Sede: un solo commento – oltre al solito “chi se ne frega” - ma come, Israele con tutti i problemi che ha, con i missili che gli piovono in testa, si è anche potuta togliere lo sfizio di creare un ministero che si occupa specificatamente e solo di “affari religiosi”? Strano, strano, molto strano!!
Alcune raccomandazioni finali: i giornali si occupino di cose più serie e più importanti; la Santa Sede, così brava a bacchettare lo stato italiano sui migranti, aumenti l’impegno nella carità, come gli verrebbe “imposto” dall’8%; e Israele la smetta di far pesare al mondo intero i campi di sterminio, tanto quello che cercava l’ha già ottenuto, ora cerchi di mantenerlo e ricordi i poveri morti, tutti; questo sì!!
domenica, febbraio 01, 2009
QUANTI LAMENTI, COMPAGNI E CAMERATI !!
Una nuova normativa stabilisce che alle prossime elezioni europee – giugno 2009 – ci sarà uno “sbarramento” del 4%; tutti i partitini, quelli che certamente valgono meno di quella cifra, sono in grave ambasce; il rammarico vale sia per la presenza nel Parlamento di Bruxelles e sia, ma forse potrei dire: soprattutto, per l’impossibilità di accedere ai rimborsi elettorali.
Vediamo allora singolarmente i due problemi: per quanto riguarda la partecipazione politica ai dibattiti in sede europea, oltre all’interesse per far sentire la propria voce – specie ora che sono tagliati fuori dal Parlamento nazionale – c’è da tenere nel debito conto le indennità che percepiscono i nostri rappresentanti; sono quasi 150.000 euro l’anno che, rapportati al mese danno all’incirca 12.5mila euro mensili, ai quali dobbiamo aggiungere i vari benefit, come i biglietti aerei, le facilitazioni per gli alloggi e la possibilità di avere uffici in luoghi prestigiosi a zero lire; questo poi, se paragonato alle prebende degli altri colleghi di altri Paesi, raggiunge il ridicolo (non mi viene nessun’altra parola): pensate che per lo stesso lavoro il tedesco incassa 84mila euro, 82mila l’inglese, 63mila il francese, 61mila lo svedese e soltanto 39mila lo spagnolo.
Vorrei conoscere la ragione per la quale l’italiano percepisce più di tre volte lo stipendio dello spagnolo e oltre il 60% in più di tutti gli altri; quale è il motivo? Nessuno lo spiega, ma se ci sono queste differenze abissali, è ovvio che si creino anche smodati appetiti per fare parte di questa struttura dove … si parla e basta!
Il secondo problema è l’impossibilità di accedere ai rimborsi elettorali che, nelle scorse elezioni (2004) sono stati assai pingui; tralascio i grandi partiti che parteciperanno anche alla prossima tornata e vi segnalo quanto hanno percepito i cosiddetti “piccoli partiti”: la Fiamma Tricolore quasi 2milioni di euro, “I pensionati” quasi 3milioni, Alternativa Sociale (non mi chiedete che cos’è perché non lo so) si è beccata quasi 3.2milioni di euro, mentre I Socialisti Uniti (solo il rimborso elettorale poteva fare il miracolo di riunirli) hanno incassato 5.3milioni di euro, mentre una strana lista “Di Pietro/Occhetto” ha percepito 5.5milioni di euro, la lista Bonino (radicali) ha preso quasi 6milioni, il PDCI 6.2milioni, mentre “I Verdi” si sono arraffati quasi 6milioni e mezzo ed il PRC (Rifondazione) ha incassato quasi 16milioni.
Da queste cifre vi renderete conto che gli interesse in gioco sono tanti e “corposi”, tutte cifre delle quali era già stato messo in cantiere l’utilizzo ed ora i “piccoli” come potranno fare? La risposta sarebbe semplice, ma forse troppo semplice: basterebbe che si mettessero insieme - la sinistra da una parte e la destra dall’altra – e il quorum potrebbe essere raggiunto; ma no, gli egoismi e le piccinerie dei singoli esponenti sono superiori anche a queste cifre da capogiro (per un qualsiasi essere umano), un po’ come nella battuta in cui il marito, per fare dispetto alla moglie, si taglia gli attributi.
Da notare che dalle prossime elezioni, il conteggio dei rimborsi diventa ancora più chiaro: ogni partito che riesca a portare al Parlamento Europeo almeno un deputato incassa 1 euro moltiplicato il numero degli elettori e gli anni di legislatura; quindi, esemplificando, il partito X che ha raccolto 1 milione di voti, incassa questo numero, moltiplicato per i cinque anni di legislatura, cioè 5milioni di euro.
Intanto continuano gli attacchi dei piccoli partiti di destra all’asse Fini-Berlusconi e di quelli di sinistra a Veltroni, accusati di volerli distruggere; fra le tante risposte che ho letto, una mi è piaciuta: “abbiamo deciso di fare stop ai cacciatori di dote”; non male, decisamente non male, anche perché fa emergere la figura del cacciatore di dote che, a livello umano, è sempre descritta in modo squallido.
Vediamo allora singolarmente i due problemi: per quanto riguarda la partecipazione politica ai dibattiti in sede europea, oltre all’interesse per far sentire la propria voce – specie ora che sono tagliati fuori dal Parlamento nazionale – c’è da tenere nel debito conto le indennità che percepiscono i nostri rappresentanti; sono quasi 150.000 euro l’anno che, rapportati al mese danno all’incirca 12.5mila euro mensili, ai quali dobbiamo aggiungere i vari benefit, come i biglietti aerei, le facilitazioni per gli alloggi e la possibilità di avere uffici in luoghi prestigiosi a zero lire; questo poi, se paragonato alle prebende degli altri colleghi di altri Paesi, raggiunge il ridicolo (non mi viene nessun’altra parola): pensate che per lo stesso lavoro il tedesco incassa 84mila euro, 82mila l’inglese, 63mila il francese, 61mila lo svedese e soltanto 39mila lo spagnolo.
Vorrei conoscere la ragione per la quale l’italiano percepisce più di tre volte lo stipendio dello spagnolo e oltre il 60% in più di tutti gli altri; quale è il motivo? Nessuno lo spiega, ma se ci sono queste differenze abissali, è ovvio che si creino anche smodati appetiti per fare parte di questa struttura dove … si parla e basta!
Il secondo problema è l’impossibilità di accedere ai rimborsi elettorali che, nelle scorse elezioni (2004) sono stati assai pingui; tralascio i grandi partiti che parteciperanno anche alla prossima tornata e vi segnalo quanto hanno percepito i cosiddetti “piccoli partiti”: la Fiamma Tricolore quasi 2milioni di euro, “I pensionati” quasi 3milioni, Alternativa Sociale (non mi chiedete che cos’è perché non lo so) si è beccata quasi 3.2milioni di euro, mentre I Socialisti Uniti (solo il rimborso elettorale poteva fare il miracolo di riunirli) hanno incassato 5.3milioni di euro, mentre una strana lista “Di Pietro/Occhetto” ha percepito 5.5milioni di euro, la lista Bonino (radicali) ha preso quasi 6milioni, il PDCI 6.2milioni, mentre “I Verdi” si sono arraffati quasi 6milioni e mezzo ed il PRC (Rifondazione) ha incassato quasi 16milioni.
Da queste cifre vi renderete conto che gli interesse in gioco sono tanti e “corposi”, tutte cifre delle quali era già stato messo in cantiere l’utilizzo ed ora i “piccoli” come potranno fare? La risposta sarebbe semplice, ma forse troppo semplice: basterebbe che si mettessero insieme - la sinistra da una parte e la destra dall’altra – e il quorum potrebbe essere raggiunto; ma no, gli egoismi e le piccinerie dei singoli esponenti sono superiori anche a queste cifre da capogiro (per un qualsiasi essere umano), un po’ come nella battuta in cui il marito, per fare dispetto alla moglie, si taglia gli attributi.
Da notare che dalle prossime elezioni, il conteggio dei rimborsi diventa ancora più chiaro: ogni partito che riesca a portare al Parlamento Europeo almeno un deputato incassa 1 euro moltiplicato il numero degli elettori e gli anni di legislatura; quindi, esemplificando, il partito X che ha raccolto 1 milione di voti, incassa questo numero, moltiplicato per i cinque anni di legislatura, cioè 5milioni di euro.
Intanto continuano gli attacchi dei piccoli partiti di destra all’asse Fini-Berlusconi e di quelli di sinistra a Veltroni, accusati di volerli distruggere; fra le tante risposte che ho letto, una mi è piaciuta: “abbiamo deciso di fare stop ai cacciatori di dote”; non male, decisamente non male, anche perché fa emergere la figura del cacciatore di dote che, a livello umano, è sempre descritta in modo squallido.