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venerdì, aprile 15, 2011

LA STORIA NELLA SCUOLA 

In questo periodo – con una ricorrenza impressionante – ritorna la polemica sui libri di storia che vengono adottati nelle scuole italiane; facciamo un po’ d’ordine: i libri vengono scritti da autori “professionisti”, ma scelti da insegnanti che determinano il successo o meno dello strumento; mi spiego meglio: se nessun insegnante “adotta” il libro scritto da quel tale autore, il libro viene inviato al macero, dato che non ha nessun altro mercato che lo possa assorbire; chiaro il concetto??
Premesso quanto sopra, credo che i libri di storia – per non “turbare” il tranquillo esercizio del potere – dovrebbero riguardare periodi abbastanza lontani nel tempo e quindi essere inoffensivi per il “potere politico” in corso; infatti, quei libri che dovessero contenere anche l’attuale stagione politica, sarebbero per forza di cose sotto la lente d’ingrandimento, dato che potrebbero influenzare i futuri elettori.
Diceva Croce che non si può scrivere la storia se non a distanza di vari decenni e questo non solo per consentire l’aperture di tutti o quasi tutti gli archivi che restano di norma preclusi a molti, ma anche per far decantare le polemiche e le varie situazioni calzate addosso ai personaggi storici.
Solo per fare un esempio, ma con il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia, si è andati a riscoprire tanti personaggi famosi, uno dei quali – forse il più carismatico – è indubbiamente Garibaldi, l’eroe dei due mondi, indicato in ogni libro scolastico come il grande eroe senza macchia e senza paura, dedito solo a combattere gli oppressori, sia quelli dell’Italia che quelli di altre zone del Mondo; ebbene, di questo straordinario personaggio, la storiografia ne tira fuori ogni giorno una: adesso si scrive della sua grande passione per le donne, siano esse baronesse, contadine, scrittrici o lavandaie, tutte andavano bene al grande Giuseppe e tutte sono passate per il suo letto.
Questo modo di interpretare la vita amorosa, non offusca le grandi imprese dell’eroe, che fu definito dal Mack Smith, forse il maggiore conoscitore del nostro risorgimento, “un soldato dalla mente semplice ma di grande cuore, per una intera vita fedele a un ideale”; e aggiungo io, alle tante donne avute!!
Gli archivi sovietici, fino ad ora chiusi a tutti, ci rivelano un interessante patto tra Badoglio e Stalin: quando si trattò di mettere in piedi “la svolta di Salerno”, ovvero l’apertura alla monarchia; il leader comunista Togliatti, dal canto suo, si rifiutava di compiere tale mossa, ma Stalin gli “impose” di stare al gioco, dato che “per un marxista non la forma bensì il contenuto ha sempre avuto un ruolo determinante” e in quel momento la linea di unità nazionale non andava messa in discussione. Quindi, la figura di Togliatti, alla luce di queste nuove rivelazioni, si modifica alquanto; o no??
Ma di questo è giusto parlare in un libro per le scuole? Come del resto spiegare che il termine “Cesare”, non fu solo un “nome proprio” ma soprattutto “un titolo” cioè l’unico che abbinò la penna alla spada; non ci riuscì Alessandro e neppure Carlo Magno, né Napoleone, tutti grandi condottieri ma dalla scarsa penna, mentre Caio Giulio Cesare oltre alle conquiste ha dalla sua anche i “commentari”; forse chi lo può avvicinare – sotto questo aspetto – è Churchill, il quale fu un grande condottiero e come scrittore ha vinto il Nobel per la letteratura per la sua “Storia della Seconda Guerra Mondiale”.
Ecco, tutto questo che va dall’aneddotica alla curiosità per le nuove notizie dagli archivi segreti, dovrebbe far parte di “riedizioni” di libri per la scuola, dato che sono sempre più convinto che la Storia come viene presentata al momento, non interessa i giovani più di tanto e dovrebbe quindi essere “insaporita” da qualche particolarità più gustosa.

mercoledì, aprile 13, 2011

PERCHÉ TUTTA QUESTA VIOLENZA?! 

È un periodo in cui non si fa altro che leggere di violenze insensate e barbare che si susseguono senza interruzione nel nostro Paese (forse anche in altri ma ora penso all’Italia) e credo che siamo giunti a livelli ormai insopportabili, per cui mi sembra che sia giusto e logico che la gente si domandi il perché di una simile situazione.
Vi riporto qualcuno di questi accadimenti, sulla base della stampa di un paio di giorni, a dimostrazione di quanto dico sopra: si comincia a Ventimiglia, dove un padre vede dalla finestra il proprio figlio coinvolto in una rissa con una banda di romeni scoppiata per futili motivi; scende in strada e gli aggressori lasciano la giovane preda originaria per prendersela con l’adulto: il risultato è che l’uomo, di soli 53 anni, è stato pestato a MORTE; arrestati quattro romeni di età compresa tra i 19 e i 37 anni.
La seconda avviene in una discoteca di Ciampino, dove un giovane di 27 anni è stato aggredito e raggiunto da tre coltellate – una al volto e due all’addome – in quanto l’aggressore (un egiziano) lo aveva visto ballare con la sua fidanzata di origine marocchina; tra l’altro sembra che il vero ballerino sarebbe stato un altro, ma l’egiziano, nel vedere la fidanzata ballare con un uomo non ci ha visto più e di conseguenza ha sbagliato la fisionomia del ballerino.
Il terzo evento drammatico ha luogo a Reggio Calabria ed ha per protagonisti due fidanzatini – lui 17 anni e lei 13 – che dopo un litigio avvenuto per motivi sentimentali, sono passati a vie di fatto: lui le ha scaraventato addosso un pietrone mandando la ragazzina in coma profondo, con entrambe le orbite oculari sfondate; una delle ipotesi che viene fatta per motivare tanta ferocia, è quella che il ragazzo avrebbe chiesto alla ragazza “qualcosa di più dei soliti baci” e lei si sarebbe rifiutata, motivando così la reazione del fidanzatino.; oppure una scena di gelosia conclusasi tragicamente. Per simulare un incidente il giovane ha coperto la faccia della ragazza con una grossa lastra di pietra; comunque sia, il futuro di un paio di ragazzi è distrutto e le loro famiglie – che si conoscono peraltro da tanti anni – altrettanto dilaniate dal tragico evento..
Su quest’ultimo avvenimento, è interessante notare che alcuni quotidiani hanno titolato “tredicenne lapidata dal fidanzatino”, alludendo alla barbara usanza islamica ma che nel caso specifico non c’entra assolutamente niente.
Come si vede in questi tre “esempi”, la componente straniera è predominante ma non decisiva, in quanto i due ragazzi dell’ultima avventura sono decisamente “figli nostri”: quindi niente da fare con conclusioni xenofobe; cerchiamo altro!
Così alla buona, vorrei tracciare alcune strade che i miei amici più bravi di me potranno percorrere: anzitutto il grado alcolico dei protagonisti delle vicende (i romeni erano tutti alticci) e poi il fatto che nella odierna società non si tollera più alcuno “sgarro”, ma siamo disposti anche ad uccidere per ripagare l’offensore.
Ma bastano queste poche considerazioni? Ne vorrei aggiungere un’altra: la violenza è ormai diventata una compagna fissa della nostra vita e ci permea, ci circonda, ci tenta, fino al punto di esplodere quando meno te lo aspetti, e questo avviene ovunque e “per niente”; i cosiddetti “futili motivi” sono ormai immanenti sulle nostre vite!
Italiani, stranieri, insomma, gli uni valgono gli altri e sono tutti sotto lo stesso Cielo che a volte si dimentica di tenerli a freno come sarebbe giusto; ed allora ecco che esce “la bestia” che alberga in molti di noi e commette violenze che non dovrebbero essere nelle nostre corde di esseri umani: siamo diversi dalle bestie, vero? Si, probabilmente siamo diversi, ma in peggio!!).

lunedì, aprile 11, 2011

MA SARA' UNA BUONA IDEA? 

La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che sta facendo molto discutere e che vorrei sottoporre anche ai miei amici lettori per conoscere la loro idea in proposito; anzitutto la sentenza: ha confermato la condanna (peraltro il reato è prescritto) nei confronti di tre medici per la morte di una loro paziente di 44 anni, operata per un tumore, in stato avanzato, al pancreas; la donna era ovviamente morta e il tutto si era svolto nel dicembre del 2001 all’ospedale San Giovanni di Roma.
Le motivazioni della Consulta sono state che i tre medici hanno operato in “dispregio del codice deontologico che fa divieto di trattamenti improntati a forme di inutile accanimento diagnostico-terapeutico” questo anche se la donna aveva rilasciato specifica autorizzazione all’intervento, firmando il cosiddetto “consenso informato”, in quanto – continua la sentenza della Corte – “il prioritario profilo di colpa consiste nella violazione di prudenza, nonché delle disposizioni dettate dalla scienza e dalla coscienza dell’operatore”.
Insomma, per tradurre in “parole povere” la sentenza, possiamo dire che la Corte ha affermato che una paziente che ha già un piede nella fossa, non può essere operata in quanto tale intervento concorre ad abbreviare ancora di più la vita della donna; i medici obbiettano: ma noi l’avevamo avvertita che si trattava di un “tentativo rischioso”; del resto era un tentativo che poteva anche riuscire; come dire: tanto, peggio di così….!!
E qui sta forse il nocciolo della questione: fare un estremo tentativo per cercare di ottenere qualcosa di utile, tentativo che naturalmente comporta alti tassi di rischio, oppure lasciare che le cose procedano verso una fine certa e ineluttabile.
Il codice deontologico che cita la Consulta, prevede che in casi del genere il medico limiti la sua opera all’assistenza morale e alla terapia necessaria a risparmiare inutili sofferenze; nel caso in questione, il medico ha proposto – e la paziente ha liberamente accettato – un’operazione che, se fosse andata a buon fine, le avrebbe consentito di mantenere una migliore qualità della vita.
Per quanto attiene al concetto di “accanimento terapeutico”, mi sembra che sussista solo nel caso in cui l’operato NON sia ispirato al mantenimento di livelli accettabili di qualità di vita durante la fase terminale di una malattia inguaribile e l’intervento chirurgico in questione non mi appare come un sistema di accanimento.
Vi riporto adesso alcune considerazioni di esperti del ramo: la prima recita che la sentenza in esame potrebbe rivelarsi devastante, in quanto migliaia di vite sono state salvate con interventi temerari che, ovviamente, adesso non ci saranno o ci saranno con minore frequenza.
Un’altra opinione afferma che da ora in poi nessun chirurgo opererà in situazioni al limite tra il rischio di morte sotto i ferri del paziente e la sua salvezza.
Ci sono poi alcuni favorevoli alla sentenza della Corte e questi affermano che “il consenso informato all’operazione è necessario ma non sufficiente” oppure che “il medico non può limitarsi ad eseguire ciò che il paziente chiede viste le sue condizioni”.
Insomma, mi par di capire che una persona con un tumore in fase terminale, accetta qualsiasi intervento e non è detto che questo serva a migliorargli la qualità di vita, neppure se è fatto proprio con questo scopo.
Mi sembra che cerchino ci complicarci anche una delle cose più semplici: la morte. Infatti, non si capisce quanto incida la volontà del morituro nelle azioni di coloro che sono preposti a organizzare “una bella morte”. Eppure mi sembrava così semplice!

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