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domenica, marzo 16, 2014

COME ANDRA' CON IL GAS RUSSO ?? 



E’ evidente che la crisi ucraina si gioca soprattutto nel campo  dell’energia, in particolare sul gas;  i tempi in cui si giocherà questo match sono asimmetrici, ossia avremo un primo ed un secondo tempo o, per meglio dire, cosa accadrà a breve e cosa a lungo termine.
Nel primo caso (l’immediato) le conseguenze di un precipitare della crisi ricadrebbero soprattutto sull’Europa a seguito di una prevedibile interruzione delle forniture di metano, mentre a lungo termine a rimetterci sarebbe soprattutto la Russia., in particolare per la diversità degli atteggiamenti negoziali dei 28 paesi, che scelgono singolarmente in base alle peculiari necessità e situazioni.
E questo spiega anche perché al tavolo della crisi Bruxelles non sia presente, inerme e inerte e soprattutto incapace di proporre qualcosa di costruttivo all’infuori di ridicole sanzioni (sui visti e sui viaggi!!).
L’Europa, nel campo dell’energia è divisa in tre blocchi: da una parte i paesi che non importano o importano poco metano dalla Russia e quindi sono pronti a fare la voce grossa con la Russia ma non si dichiarano disponibili a condividere le risorse con la Gran Bretagna, unico Paese europeo produttore di metano.
Il secondo blocco ha al suo interno i paesi che dipendono ampiamente – con contratto a lungo termine che non possono stracciarsi da un giorno all’altro – e tra questi abbiamo la Germania e l’Italia.
Nel terzo blocco abbiamo i paesi del nord-est, specie le ex repubbliche sovietiche che dipendono totalmente dalla Russia e che farebbero di tutto per sottrarsi a questo “obbligo”.
Una eventuale azione di forza di Mosca che – come nel 2006/2009 -  portasse al blocco delle fornitura di metano come ritorsione politica alle posizioni filo-occidentali di Kiev, strumentalmente motivata da ragioni economiche come rimborso dei debiti e pagamento di prezzi “pieni” per il metano, ne ridurrebbe ulteriormente la credibilità, fattore che sta alla base dei rapporti commerciali nel mondo del metano.
Insomma, se nel breve periodo i costi ricadrebbero sui paesi europei “ostaggi” del mertano russo, con la possibilità comunque di rimediarvi, nel lungo termine le conseguenze per Mosca sarebbero inevitabili, in quanto si rimetterebbero in gioco i progetti che si vanno realizzando dalla  Russia all’Europa e si accelererebbero i progetti alternativi di rifornimento, dall’area azera a quella irachena e altre aree, via pipeline LNG.
E inoltre, si ridurrebbero le assurde resistenze all’esportazione del metano verso l’Europa da parte degli Stati Uniti, da sempre ostili alla dipendenza europea dal metano russo, ma contrari a venderci del suo.
Insomma, nel lungo termine si ridisegnerebbe la geopolitica del metano e questo avverrebbe a danno esclusivo della Russia in quanto si ridurrebbe la sua possibilità di mantenere il ruolo di fornitore primario dell’Europa, sia di petrolio che di metano.
Sembrerebbe quindi che, stando a questa analisi, basata su pragmatismo e razionalità, alla fine prevarrà la forza dell’economia sulla forza della politica e delle armi e quindi saranno i mercati a decidere la dinamica futura degli eventi.
Intanto vi saluto per una settimana – da oggi alla domenica dopo – in quanto sarò in Sicilia, a Taormina, per fare “una settimana di cinema”  in un liceo; speriamo vada tutto bene; fatemi gli auguri; ne ho proprio bisogno!!

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