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sabato, febbraio 13, 2010

CHE SCHIFO, GENTE!! 

Viene voglia di dire: “fermate tutto, voglio scendere” ma purtroppo siamo su questa immensa trottola che è il mondo e dobbiamo continuare a girare cercando di scansare – se ci riesce – tutta la melma che sta schizzando a molti personaggi.
Anzitutto mi riferisco alla vicenda degli scandali sulla costruzione di mega strutture in occasione del G8 della Maddalena e del terremoto dell’Aquila, con vari personaggi del mondo imprenditoriale e altrettanti funzionari dello stato, ”sporcati” dalla pubblicazione di molte intercettazioni telefoniche.
Una parentesi: le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche non mi piacciono e non mi pare che rispondano alla verità; l’unico “personaggio” che in tempi non sospetti ebbe a dire che tali trascrizioni non possono essere rispondenti alla realtà della telefonata, è stato Massimo D’Alema che, a quanto ne so, non le ha mai subite: “qualunque conversazione trascritta in modo sommario, potrebbe risultare molto diversa dal suo reale contenuto”, ebbe a dire il buon “baffino”.
Della vicenda di cui sopra non mi interessa parlare; l’unica cosa che vorrei affermare è che – prima di fare uscire le trascrizioni – la Magistratura farebbe bene almeno ad interrogare gli indagati; almeno si chiarirebbe qualcosa e loro saprebbero già di cosa sono accusati e non dovrebbero leggersi tutto questo materiale.
Lasciamo perdere le nostre vicende scandalistiche (quella di cui sopra non è l’unica, anzi…) e vediamo altre cose che mi inducono “a scendere”: in America sta andando di moda il “debarking”, ovvero la pratica – non ammessa in Europa – di mozzare le corde vocali ai cani allo scopo di renderli afoni.
Dice il proverbio che “cane che abbaia non morde”, ma cosa dire di questa situazione? Sembra che i maggiori clienti di questa pratica barbara siano i malviventi, in particolare i narcotrafficanti, che i cani li vogliono “silenti e minacciosi”; ma anche coloro che frequentano le gare di bellezza per cani, sono buoni clienti, in quanto troppi latrati nuocciono alla beltà dell’esemplare; ma anche coloro che vivono in condomini in cui non si gradiscono i cani che abbaiano, sono inclini a renderli muti: vorrebbero così dimostrare amore per la bestiola? Ma mi facciano il piacere!!
E per concludere le cose che in questi giorni mi hanno “disturbato”, ma forse anche un po’ “turbato”, possiamo aggiungere la ricerca compiuta da una Università americana, dalla quale risulta che le comunicazioni attraverso “la rete” e quindi i vari social network, sono anni luce avanti ad ogni altro strumento, ai fini della conoscenza del suo utilizzatore: i suoi “tempi di propagazione” sono infinitamente più brevi di tutti, pensate che per raggiungere 150milioni di utilizzatori, impiega 5 anni, mentre il cellulare è a 14, la TV a 38 e il telefono a 89.
Di questa accelerazione dei messaggi abbiamo avuto il più recente esempio nella elezione di Obama, che ha trovato nella “rete” il perfetto ecosistema per veicolare il suo messaggio; mi chiedo – e vi chiedo – cosa dobbiamo farne delle persone, come me e altri, che non hanno dimestichezza con tale strumento e che usano il computer solo come mezzo per “scrivere qualcosa che prima scrivevano con la penna” e al massimo arrivano a mettere on-line i propri blog? È forse giunta l’ora di “passarli per le armi” e fare così posto a nuovi adepti del web? Un po’ scherzo, ma non troppo; la situazione del mondo che stiamo vivendo è sempre più “strana” e, soprattutto” subisce delle fortissime accelerazioni nei settori più disparati, che così prendono il posto di altri e diventano egemoni; e chi non segue?? Non meritano un po’ di pietà??

giovedì, febbraio 11, 2010

PERCHE’ L’IRAN CE L’HA CON NOI? 

Proprio oggi a Teheran si festeggia il 31esimo anniversario della rivoluzione islamica che detronizzò lo Scia; mentre scrivo queste note, la TV di fronte a me sta trasmettendo immagini “binarie”: da una parte quelle ufficiali nelle quali si vede un popolo che sciama festoso per le vie della città, mentre dall’altra si hanno quelle dei “blogger” che mostrano gli incidenti che stanno avvenendo tra gli oppositori del regime e le forze dell’ordine: sembra che ci sia già un morto, una ragazza.
In questi ultimi giorni, abbiamo avuto un paio di mosse nei confronti del regine degli ayatollah, che sono sfociate in altrettante prese di posizione di Ahmadinejad, in cui si promette fuoco e fiamme nei confronti dell’occidente: nella prima, il ministro della difesa Gates invoca sanzioni pesanti contro l’Iran, a cui fa seguito la decisione di Obama di “congelare” i depositi detenuti in America dai “Pasdaran”; nella seconda la dichiarazione di Berlusconi, in visita in Israele, in cui si auspica sanzioni decisive nei confronti di un Paese che “promette la distruzione di un altro popolo”.
La prima mossa poteva essere prevista dai governanti iraniani, mentre la seconda non era certamente attesa ed è stata presa come “un dito in un occhio”, a cui hanno fatto seguito tutta una serie di manifestazioni – pilotate e sapientemente orchestrate – di fronte all’Ambasciata italiana a Teheran.
Il regime iraniano sembra si sia sentito tradito da un Paese che riteneva più “amico” e che solo ora mostra la faccia dura; ed infatti ecco che vengono organizzate manifestazioni per indicare al popolo che il governo iraniano non si lascia intimidire dalle parole; se qualcuno non più giovanissimo ricorda, è la stessa tattica usata da fascismo e nazismo nei confronti delle nazioni che li attaccavano verbalmente prima di muovere in guerra: anche in quei casi, tutto era organizzato in modo tale che non ci fosse violenza ma si mostrasse i muscoli a coloro che “dovevano vedere”; le ultime manifestazioni “organizzate” sono state quelle di Gheddafi nei nostri confronti, con i dimostranti sempre allontanati dalla Polizia prima che si arrivasse alla violenza vera e propria.
È logico che le risposte “forti” che l’occidente mostra agli iraniani, prevedono una risposta altrettanto forte del regime che quindi è costretto a giocare al rialzo e ad incattivirsi; ma nella sfida che sta per aprirsi, dobbiamo tenere a mente due realtà: la prima è che lo Stato iraniano ha già l’economia al collasso e il popolo – se danneggiato dalle sanzioni – potrebbe riconciliarsi automaticamente con il regime, visto come unica spiaggia a cui approdare e come unico baluardo allo strapotere degli stranieri.
La seconda realtà è che l’iraniano medio non è affatto contrario alla repubblica islamica e neppure al conseguimento di una autonomia nucleare, di cui l’Iran ha tremendamente bisogno, visto che non ha approntato nessuna diversificazione.
Altra cosa, ovviamente, è la bomba che neppure la gente iraniana desidera e che deve essere fermata con qualunque mezzo che non danneggi la popolazione, già provata dalla crisi economica.
Insomma, finché davanti alla nostra Ambasciata troviamo i basiji – cioè il braccio armato del regime – non c’è da preoccuparsi in quanto fanno parte della sceneggiata messa in piedi dal sistema; altro sarebbe se al loro posto ci fosse la gente comune, il cosiddetto uomo della strada: allora vorrebbe dire che il popolo si è stretto attorno al regine ed agli ayatollah, in quanto non ha trovato niente di meglio a cui attaccarsi per proporre le sue istanze di giustizia sociale; chiaro il concetto??

mercoledì, febbraio 10, 2010

DOVE SONO GLI INVESTIGATORI DI UNA VOLTA? 

In questi ultimi anni si è assistito ad un progressivo peggioramento di quello che – una volta – si chiamava “l’acume investigativo”, quell’applicazione cioè della scienza criminale che consentiva agli investigatori di fare luce su delitti ed altre attività criminali.
A mio giudizio tale situazione si è verificata da quando le nuove procedure hanno trasformato i PM in “sceriffi – investigatori”, facendo sì che le attenzioni e, di conseguenza, le luci della ribalta di stampa e televisioni, si posizionassero soltanto su di loro a discapito di quello che avveniva in precedenza, quando gli “intervistati” erano ispettori di polizia e marescialli dei carabinieri.
E così si sono avute alcune situazioni che definire imbarazzanti è poco: Alberto Stasi che, nel delitto di Garlasco, viene assolto in giudizio dopo un paio di anni di “tribolazioni” e il tutto per varie manchevolezze iniziali della giovane PM; abbiamo poi il caso “Franzoni, condannata ma con forti dubbi e senza nessuna certezza dell’andamento dell’evento, probabilmente per alcune iniziali superficialità della PM che, aveva solo 28 anni ed era pure incinta; andando un po’ indietro, ricordiamo il suicidio della contessa Vacca Augusta, imbrogliato e reso incomprensibile fin dal principio per l’arrivo ritardato del PM incaricato dell’indagine; potrei continuare….
Le indagini attuali sembra che si rivolgano solo a particolari supporti che, se mancano, mettono nei problemi l’intero castello indagatore; mi riferisco, in particolare ai supporti tecnologici (DNA, telecamere situate nei pressi del delitto), oltre ai “soliti” informatori che adesso sono diventati “i pentiti” e conducono una loro strategia particolare che li porta a guadagnare in soldi e in prestigio (molto di più di quello che erano gli “informatori” di una volta che ogni investigatore aveva a sua disposizione) e permette loro di indirizzaare l’indagine verso obiettivi specifici che, magari poi crollano in sede dibattimentale, ma intanto hanno “sciupato” l’andamento dell’intera operazione.
Lasciamo stare i Maigret, i Poirot, gli Ellery Queen e tanti altri che sono frutto della fantasia di un autore, ma che – come è logico e naturale – ricalcano quello che è o dovrebbe essere la realtà; ricordiamo invece quelli che erano i commissari della “Mobile” o quei marescialli della Benemerita con il fiuto di un “bracco” e che alcuni cronisti ribattezzavano con i nomi di cui sopra, ricavati appunto sulla base della tattica che ognuno di loro adottava a seconda della propria personalità.
Possibile che dalle file della Polizia o dei Carabinieri non ne esca più uno? Io non lo credo, ma penso invece che le nuove procedure che hanno trasformato i PM in Investigatori, abbiano indotto i “professionisti delle indagini” a tirare i remi in barca, in quanto non più gratificati dalla luce dei riflettori.: atteggiamento “umano”!
A nessuno piace fare il “portatore d’acqua, quando sa che l’eventuale successo non sarà attribuito – dai media, ovviamente – alla sua squadra, al suo acume, alla sua astuzia, ma al “PM/sceriffo” che si presenterà da solo al traguardo per ricevere gli applausi della folla.
Il quale PM, peraltro, non ha scarpinato tra i vicoli, non ha frequentato – con abiti appropriati – luoghi malfamati, non ha raccolto i tasselli degli indizi che fornisce il mondo dei papponi, delle battone dei trans, inserendoli poi in un mosaico a prova di logica; nossignori, tutto questo viene fatto dal commissario che, al termine, vedrà solo il PM presentarsi trionfalmente alla stampa e alle telecamere; e l’investigatore “dietro” mai inquadrato dalle telecamere e neppure intervistato dai giornalisti.
A lungo andare, tutto questo demotiva; sbaglio a pensarla così??

lunedì, febbraio 08, 2010

LA VECCHIAIA 

Sarà perché è venuto a mancare una carissima persona a cui tenevo molto, sarà che la mia età non è più “verdissima”, ma oggi mi va di parlare di vecchiaia e quindi è quello che faccio, coinvolgendo, ovviamente, i miei amici lettori.
Anzitutto una buona notizia che vi proviene dalla scienza: la vecchiaia non è più databile secondo l’anagrafe perché adesso si è più giovani di almeno due decenni rispetto ai vecchi di venti anni fa: direi che la notizia è di quelle che ci ridà la carica, cioè ci restituisce un bel po’ di energie, quelle energie che la vita quotidiana ci chiede di consumare per “restare giovani”.
Insomma, prendiamo atto che siamo più giovani di una ventina d’anni rispetto a quanto scritto sulla carta d’identità! Ma è vero per tutti o solo per alcuni? La statistica è la scienza dei grandi numeri e non sta certo a sottilizzare: così è per la maggioranza e questo ci basti.
Mi balza alla mente una domanda: quanto durerà questo processo di allungamento della vita? Oltre all’ovvietà che, continuando di questo passo, si raggiungeranno delle cifre impensabili, diciamo però che dalla risposta al suddetto quesito dipende buona parte dell’organizzazione delle future società.
Il professor Antonini, “inventore della moderna geriatria”, il primo in Italia ad attivare l’unità coronarica per anziani, soleva dire: “ero e sono spinto dall’idea che la vita non perde valore con gli anni; però consultando l’elenco dei ricoverati si nota come gli ultrasessantenni siano scarsamente presenti; si dirà: per forza, sono morti! E invece “no”, dipende dall’atteggiamento dei baroni della medicina che già negano il trapianto a persone di più di 60 anni; pensate che Barnard rifiutò un mio paziente che aveva 51 anni perché – a suo dire – era troppo in là con l’età; era a rischio il malato o la reputazione del chirurgo?”
Ed alla domanda – chi è il vecchio? - lo stesso Antonimi rispondeva: “un vincitore; vinto è chi muore giovane, chi cade prima di arrivare in cima alla montagna; il vecchio ha ancora dei compiti: avendo conosciuto quasi tutto il percorso, può indicarlo ad altri”.
In sostanza, la vecchiaia è un insperato e piacevole allungamento della vita; solo per i più sfortunati – malati o disabili – diventa una prova ingiustamente severa, addirittura punitiva.
E poi, chi non vede l’interesse che la pubblicità riversa sull’anziano? Segno tangibile che egli è ancora “opinion leader” in fatto di consumi e non è quindi per niente menomato nella conoscenza e nella spesa dei propri soldi.
Ma la cosa importante è riuscire a guardarsi obiettivamente e vedere “cosa” realmente siamo diventati ed accettare se qualcosa nella nostra realtà si è consumata e impedisce a molti di noi questo indispensabile bilancio.
E per finire, diciamo subito che l’anziano è – per definizione – colui che ha più “tempo” di tutti; ma dobbiamo chiederci che cosa farne, come riempirlo questo benedetto tempo che ci viene concesso.
Ed il nostro slogan deve essere uno ed uno soltanto: viverlo, non solo contarlo; e non vorrei che scambiaste questa frase con uno slogan pubblicitario o, peggio ancora, con una di quelle frasi fatte che si leggono nei cioccolatini: è una verità inconfutabile che ci dice con estrema chiarezza quale è il ruolo e il futuro dell’anziano: se dobbiamo metterci a sedere e “fare i vecchi” allora è meglio morire, almeno si lascia un posto libero! Chiaro il concetto??

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