venerdì, ottobre 19, 2012
UNO SGUARDO A CHI STA MEGLIO DI NOI
Il posto dove gettiamo lo sguardo è la Cina, quel gigante economico
che sta mettendo in ginocchio tanti altri Paesi; volete un esempio: il debito
pubblico degli USA è quasi per intero nelle mani della Banca Centrale Cinese!!
La famosa “deriva capitalista” della Cina non
è più un modo di dire ma una autentica realtà; e a questo punto devo tediarvi
con qualche numero: nel secondo trimestre del 2012 l’espansione del Pil cinese
si è fermata al 7,6%, la peggiore performance dall’inizio della crisi economica
mondiale del 2008-2009 e il sesto trimestre di fila in cui si registra “un calo
della crescita”; caso mai non fossi stato chiaro, parlo di “calo della
crescita” e non di “calo” in assoluto; chiaro?
Paragonati con i nostri, ma anche con quelli
di tutte le Nazioni europee, questi dati ci fanno sbavare dall’invidia, ma così
è la vita e dobbiamo fare buon viso a cattiva stella; intanto dobbiamo rilevare
che nel Paese è in corso una lotta intestina dai risultati imprevedibili;
pensate che 1600 dirigenti del Partito Comunista Cinese hanno inviato una
lettera al comitato centrale del partito in cui invitano il premier cinese, Wen
Jiaboa, a dimettersi in quanto le varie riforme economiche adottate dal leader
cinese hanno squassato le fondamenta dell’economia socialista cinese.
Nella citata lettera, il gruppo dissidente ha
criticato la politica del leader che incoraggia le imprese private a scapito di
quelle statali; e nella stessa missiva si sostiene che “l’unico contributo di
Wen Jiabao al Paese è quello di aver creato una maggiore disparità tra ricchi e
poveri”, cosa che manderebbe in bestia qualunque socialista ortodosso, da Mao
in poi.
Comunque, con buona pace dei socialisti
ortodossi, le due correnti principali che si giocano la supremazia nella
cerchia ristretta del Comitato Permanente in Cina, sono entrambe liberiste: i
“tuanpai” che annoverano il premier attualmente in carica, si sono formati
nella Lega giovanile del partito e a loro si oppone la cosiddetta “cricca di
Shangai” di cui è stato leader indiscusso l’ex premier Jiang Zemin, conosciuto
per essere ancora più liberista – in economia – dell’attuale premier.
Ma pochi giorni fa, un quotidiano ha pubblicato
una foto – proveniente dall’agenzia Reuter – in cui si vedono degli altissimi
ed avveniristici grattacieli nello sfondo e, in primo piano, una tenda in cui
un operaio cinese si scalda la cena nella tenda-cucina- dormitorio- magazzino,
dopo 10 ore passate a lavorare nel cantiere edile che sta costruendo lo
splendido villaggio residenziale di Hefei, dove lui sicuramente non potrà
abitare perché i prezzi saranno sempre proibitivi.
Se vogliamo dare un titolo all’immagine che
vi ho sopra descritto sommariamente, potremmo chiamarla “nuove ricchezze e
vecchia povertà”, le due realtà che continuano a convivere nella Cina dei “mandarini
rossi” del ventunesimo secolo che fanno affari con gruppi d’investimento
stranieri nel nome della rivoluzione maoista fatta dai loro padri, fino ad
arrivare a comprare squadre di calcio (l’ultimo esempio sono i denari investiti
nella milanese Inter di Moratti).
L’uomo sotto la tenda che sta per mangiare una
minestra riscaldata, probabilmente non sa neppure che la lotta in corso per i
posti al Politbuso è talmente violenta e imprevedibile che ancora non si è
conclusa, ma quello che il nostro operaio spera è che prima o poi la tenda
umida possa diventare un “palazzo operaio” dove anche lui potrà avere una
cucina, un bagno e una camera con un materasso; e che tutto questo lui lo possa
acquistare con un mutuo che possa regolarmente pagare. Chiede troppo?mercoledì, ottobre 17, 2012
STABILITA'
La legge di stabilità si chiama così per
segnare una discontinuità con i precedenti Governi che la chiamavano
“finanziaria”, soprannominata “stangata”; ma la cosa è identica: trovare dei
soldi per ripianare dei buchi nella contabilità statale; chiaro?
Al momento e, secondo quanto ho capito io, le
fonti di gettito sono tre: tagli all’apparato statale, diminuzione dei fondi
alle Regioni e, ultima, ma forse la più interessante, l’introduzione della
“Tobin Tax”.
Questa nuova tassa, che nessun Governo
precedente aveva avuto il coraggio di introdurre, nasce a livello europeo con
molti contrasti: per la sua validità occorre che almeno 9 Paesi sui 27
dell’Eurozona, siano favorevoli e in questo caso – dopo l’ingresso dell’Italia
– siamo ai limiti; i Paesi a favore sono 11.
Ma cosa è questa “nuova” tassa? Anzitutto
diciamo che prende il nome dal premio Nobel per l’economia James Tobin, che la
propose fin dal 1972; questa tassa prevede di colpire TUTTE le transazioni sui
mercati valutari per stabilizzarli, penalizzando le speculazioni “a breve
termine”e contemporaneamente procurando entrate da destinare alla comunità
internazionale.
Mentre se ne parlava, gli speculatori hanno
già mosso le loro pedine: tra giugno 2011 e giugno 2012, secondo i dati diffusi
dal FMI, l’Italia ha avuto una “fuga di capitali” pari a 235 miliardi,
equivalenti al 15% del Pil (si comincia male!!); non a caso il più feroce
oppositore di questa normativa è il premier britannico, Cameron, che non solo
non ha firmato ma sta cercando di portare dalla sua parte altri partner
europei.
Come dicevo sopra, le altre due componenti
per la “stabilità”, sono i tagli verso gli statali e il minor gettito verso le
Regioni: per il primo, si sono già scatenati i sindacati, in particolare quelli
che hanno molti statali iscritti, e i lamenti si sentivano da Marte; per la
diminuzione dei fondi alle Regioni, si sono sentite delle affermazioni dai
Presidenti, che sembrerebbe di essere arrivati alla fine del mondo: si assicura
che molti servizi non potranno essere garantiti ai poveretti che ne avrebbero
diritto, per colpa del Governo che non manda i soldi; ovviamente si tratta di
comparti che riguardano la salute e gli aiuti ai disabili o ai diseredati
(parlare così mette i brividi e quindi scuote il Governo?).
Di tutte le cose che saranno tagliate, con o
senza le lamentazioni, ce ne manca una che mi preme molto e che ho proposto
varie volte; mi spiego: perché l’esecutivo non legifera con urgenza su una
norma che dice grosso modo così: “sono aboliti tutti i finanziamenti ai partiti
politici di qualunque natura si tratti” ?
Insomma, non si tratterebbe di una norma
tanto rivoluzionaria, ma solo di adeguare la legge a quello che è stato il
resoconto di uno specifico referendum avanzato nel 1993 dai radicali, che
ottenne un risultato plebiscitario (mi pare circa l’80% degli italiani votò a
favore dell’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti).
Credo che la norma abbia una sua valenza
anche in momenti “normali” (ed il referendum ne è buona prova), ma specialmente
in momenti come questi in cui si tagliano i posti letto agli Ospedali, lasciare
miliardi di euro a disposizione di ladroni che ne sanno una più del Diavolo mi
sembra proprio assurdo! Se c’è un taglio da fare subito è sicuramente quello di
eliminare questi autentici “sprechi” che tutti i politici chiamano “il prezzo
della democrazia”, ma nessuno mi spiega che nesso ci sia tra Lusi, Fiorito,
Maruccio, ecc. con la “povera” democrazia, quella che ha visto i De Gasperi, i
Togliatti e i Nenni che sono usciti dalla
scena politica senza che gli sia rimasto attaccato neppure un soldino.
Meditiamo gente, meditiamo!!
lunedì, ottobre 15, 2012
ATTENTI AI GIUDIZI IN POLITICA
La sinistra italiana, quella del PCI prima,
dei DS poi e infine del PD, ha sempre stretto dei patti più o meno limpidi con
qualche industriale; al momento ha fatto eleggere Colaninno, figlio del patron
della Piaggio e gli sta facendo fare carriera nel partito; in passato si
ricordano gli abbracci (simbolici) con Gianni Agnelli, in contraddizione con i
litigi con Valletta, Romiti, ecc.; insomma, il legame, più o meno stretto, c’è
sempre stato e anche adesso, stando alle notizie che vi riporto, c’è qualcosa
del genere, anche se si riferisce al passato, ma non troppo remoto.
Adesso il personaggio che si pone in antitesi
con la sinistra sindacale è indubbiamente Marchionne, Amministratore Delegato
di FIAT, gran condottiero specialmente per la parte che riguarda l’America;
ebbene, questo signore che adesso è quasi un “diavolo”, nel 2007 (quindi solo 5
anni fa) partecipò al congresso fiorentino dei DS e venne accolto come un vero
amico; ricordo che lo slogan del congresso era “Una forza grande come il
futuro” e gli interventi dei vari leader sindacali e politici si susseguivano
pigramente, quando il sonnacchioso auditorio viene scosso da un fremito: “sta
arrivando” sussurrano all’orecchio del segretario uscente, in attesa di riconferma,.
Piero Fassino; i big del partito, i vari D’Alema, Chiamparino eccetera, si
scambiano un cenno di attesa e guardano verso il luogo dove dovrebbe arrivare
questo “personaggio” e si dirigono a passo svelto verso il parcheggio, per
accoglierlo.
E dopo pochi minuti, nel parcheggio fa il suo
trionfale ingresso una Jaguar dalla quale scende Sergio Marchionne, da tre anni
Amministratore Delegato della FIAT; è lui l’ospite d’onore, è lui il garante
della transizione dei DS in PD, è lui il nuovo idolo della sinistra alle prese
con una difficile metamorfosi e perciò più che mai bisognosa di sponde molto
“alte” in Italia e, soprattutto negli ambienti che contano.
Dal canto suo, Marchionne ha fatto una “furbata”:
prima di presentarsi al congresso dei DS
ha pubblicato un intervento astutissimo sul “Corriere della Sera” dove parla di
responsabilità sociale e dove afferma che “è dovere di una società liberale
sostenere coloro che sono colpiti dal cambiamento”, mostrando così di
rispettare la forte coscienza sindacale italiana e, a conclusione, dice che il
modello economico americano non è auspicabile per il nostro Paese.
Fassino fa seguito all’intervista del capo
della FIAT affermando di “essere pronto ad allearsi con Marchionne; lui si che
è un vero socialdemocratico” e gli fa eco l’allora premier, Romano Prodi, che
non arriva a definire Marchionne un
socialdemocratico, ma lo considera “un grande”; e Massimo D’Alema sottoscrive:
“ho sempre pensato che il destino della FIAT fosse quello di una forte
internazionalizzazione; Marchionne lo sta facendo nel modo migliore”.
Ed il leader di Rifondazione, Bertinotti, si
lascia andare a giudizi entusiastici: “Marchionne mi piace perché è un borghese
buono”; e la sua portavoce, Ritanna Armeni, si stupisce dello stupore: “c’è un
manager che dice che licenziare non va bene; non vedo perché non dobbiamo
essere d’accordo con lui; solo perché a dirlo è un borghese ?”. Se questi
giudizi li legge adesso il nemico giurato di Marchionne, quel Maurizio Landini,
Segretario Nazionale della FIOM, sono certo che gli viene uno “sturbone”;
eppure anche lui era già “in pista” in quegli anni, cosi come Bersani ed entrambi non dissero niente!!
Certo, ora che ha definito Firenze
“povera e piccola”, se li è messi tutti contro, da Renzi a Bersani alla Camusso;
insomma ha compiuto il miracolo: li ha riuniti tutti contro un nemico comune!!
Fino a quando??