sabato, febbraio 21, 2009
AUMENTA LA VOGLIA DI PROTEZIONISMO
In piena grande depressione (1929/1934) venne varata in America una legge che aveva il compito di proteggere l’industria di casa propria; il risultato di tale provvedimento fu una riduzione degli scambi commerciali del 66% e quindi provocò un sostanziale aggravio della crisi e non il tanto ventilato alleggerimento; la storia dice che la rese più lunga e provocò maggiore disoccupazione, insomma ebbe l’effetto contrario a quello per cui era stata varata: però tacitò lavoratori e industriali che ebbero il contentino protezionistico!! E adesso il “buy american” di Obama, inserito grottescamente nel pacchetto di stimolo all’economia, è una forma di protezionismo senza etichetta, ma con maggiore sostanza di qualsiasi provvedimento legislativo.
E i sussidi del Presidente Sarkozy all’industr5ia automobilistica? Vengono concessi a condizione che siano utilizzati in patria e quindi niente aiuti per la stessa Casa francese ubicata nella Repubblica Ceca; forse il Presidente dimentica che il paese in questione fa parte dell’Unione Europea proprio come la Francia e quindi la formula utilizzata sottace uno strisciante protezionismo.
Ho citato quei due casi, ma potrei continuare con altri paesi, europei e non, tutti orientati a salvaguardare la propria industria e perciò votati al vecchio protezionismo; e c’è da notare che nel recente G7 tenutosi a Roma, tutti i partecipanti si sono sbracciati nel ripudiare il protezionismo, dimostrando ancora una volta che per fare politica bisogna “avere la faccia come il culo” (quest’ultima definizione è delle mie parti e mi sembra che calzi a pennello). In quel nobile consesso, il più esagitato a ripudiare ogni forma di protezionismo è stato il nostro Ministro Tremonti che evidentemente è l’unico che conosca la storia e le malefatte che in passato sono state compiute nel suo nome.
Eppure questi signori economisti sono gli stessi – o comunque fratelli gemelli – che fino a ieri hanno cantato le lodi della globalizzazione come unico modo di assicurare lo sviluppo alle future generazioni e poi si scopre che stanno tutti facendo marcia indietro verso il più vieto protezionismo: vacci a capire qualcosa!!
C’è da capire la pressione dell’opinione pubblica che invoca posti di lavoro e c’è da comprendere che il politico è particolarmente sensibile alla gente che si agita nelle piazze, ma dobbiamo guardare il passato prima di prendere provvedimenti per il futuro, altrimenti si rischia grosso.
E allora che si fa? Non vi aspetterete da me una qualche formula magica che risolva i problemi, altrimenti sarei Mandrake; no, non ho formule magiche, mi limito a qualche considerazione che penso discenda dal buon senso.
Ecco, vorrei propinarvi l’ultima: in questi ultimi giorni, è arrivata una nuova valanga di dati circa la “crescita negativa” (ricordate il mio post del 16/2) e tra tanti numeri ho letto anche una data con un piccolo discorsetto accanto: “questo valore ci riporta al 1992”; ed allora mi sono andato a chiedere – io che nel 1992 c’ero ed ero già grandicello – perché la stampa non fornisce delle situazioni storico/sociali del periodo in questione?
Si vedrebbe così che in quegli anni non si andava fuori a cavallo e che la lavatrice c’era già, così come la lavastoviglie; io ricordo che avevo anche un cellulare ed era di quelli che stavano nel bagagliaio della macchina e quando si scendeva, si portava con noi,come avere una valigetta, in modo che funzionava anche al Bar, in casa o al giardinetto; insomma quella era la vita e non si creda che fosse peggiore di quella di adesso; magari una differenza c’era ed era che si stava meno davanti alla TV e si usciva di più, si faceva vita sociale e culturale: insomma si viveva, mentre ora…!!
E i sussidi del Presidente Sarkozy all’industr5ia automobilistica? Vengono concessi a condizione che siano utilizzati in patria e quindi niente aiuti per la stessa Casa francese ubicata nella Repubblica Ceca; forse il Presidente dimentica che il paese in questione fa parte dell’Unione Europea proprio come la Francia e quindi la formula utilizzata sottace uno strisciante protezionismo.
Ho citato quei due casi, ma potrei continuare con altri paesi, europei e non, tutti orientati a salvaguardare la propria industria e perciò votati al vecchio protezionismo; e c’è da notare che nel recente G7 tenutosi a Roma, tutti i partecipanti si sono sbracciati nel ripudiare il protezionismo, dimostrando ancora una volta che per fare politica bisogna “avere la faccia come il culo” (quest’ultima definizione è delle mie parti e mi sembra che calzi a pennello). In quel nobile consesso, il più esagitato a ripudiare ogni forma di protezionismo è stato il nostro Ministro Tremonti che evidentemente è l’unico che conosca la storia e le malefatte che in passato sono state compiute nel suo nome.
Eppure questi signori economisti sono gli stessi – o comunque fratelli gemelli – che fino a ieri hanno cantato le lodi della globalizzazione come unico modo di assicurare lo sviluppo alle future generazioni e poi si scopre che stanno tutti facendo marcia indietro verso il più vieto protezionismo: vacci a capire qualcosa!!
C’è da capire la pressione dell’opinione pubblica che invoca posti di lavoro e c’è da comprendere che il politico è particolarmente sensibile alla gente che si agita nelle piazze, ma dobbiamo guardare il passato prima di prendere provvedimenti per il futuro, altrimenti si rischia grosso.
E allora che si fa? Non vi aspetterete da me una qualche formula magica che risolva i problemi, altrimenti sarei Mandrake; no, non ho formule magiche, mi limito a qualche considerazione che penso discenda dal buon senso.
Ecco, vorrei propinarvi l’ultima: in questi ultimi giorni, è arrivata una nuova valanga di dati circa la “crescita negativa” (ricordate il mio post del 16/2) e tra tanti numeri ho letto anche una data con un piccolo discorsetto accanto: “questo valore ci riporta al 1992”; ed allora mi sono andato a chiedere – io che nel 1992 c’ero ed ero già grandicello – perché la stampa non fornisce delle situazioni storico/sociali del periodo in questione?
Si vedrebbe così che in quegli anni non si andava fuori a cavallo e che la lavatrice c’era già, così come la lavastoviglie; io ricordo che avevo anche un cellulare ed era di quelli che stavano nel bagagliaio della macchina e quando si scendeva, si portava con noi,come avere una valigetta, in modo che funzionava anche al Bar, in casa o al giardinetto; insomma quella era la vita e non si creda che fosse peggiore di quella di adesso; magari una differenza c’era ed era che si stava meno davanti alla TV e si usciva di più, si faceva vita sociale e culturale: insomma si viveva, mentre ora…!!
venerdì, febbraio 20, 2009
UN PO' DI DECENZA, PLEASE!
Mi riferisco alla penosa esibizione di Lapo Elkan, il cui unico merito è quello di essere nipote dell’”avvocato”, quel Gianni Agnelli che se dall’alto ha visto il nipotino, avrà sobbalzato su una nuvoletta e, rivolto ad un diavolo lì vicino, avrà affermato, con l’inconfondibile erre moscia: “ma guavda cosa mi tocca vedeve anche da movto!”.
L’occasione per l’apparizione dello scapigliato Lapo, è stata l’udienza tenutasi presso il Tribunale di Milano, nel processo contro Fabrizio Corona per le foto realizzate e le successive trattative con la FIAT in occasione della vicenda della serata di Lapo con il transessuale brasiliano, tale Patrizia/Donato 50 anni di vita che lo hanno ridotto/a non benissimo, sia per l’immagine del volto che per quella del corpo.
Non pago della figuraccia fatta a suo tempo, quando venne trovato mezzo morto a seguito di una overdose di cocaina nell’appartamento del travestito, l’impunito Lapo si è presentato presso l’aula del Tribunale di Milano, calzando babbucce azzurre – quasi un novello Pontefice – capello svolazzante e pettinato con l’aspirapolvere e sguardo sicuro di chi sa molto bene che la vita appartiene a lui e non al povero Fabrizio Corona.
Intanto il Tribunale stenta a trovare le date utili per le prossime udienze, in quanto l’imputato Corona il prossimo 7 marzo dovrebbe partire per il Brasile per partecipare al Reality “La Fattoria”. Piccolo commento: ma la magistratura deve essere complice di queste esibizioni di dubbio gusto? Perché non fa queste udienze a porte chiuse? Sono certo che senza la presenza di fotografi e telecineoperatori l’interesse di tutti, anche dei magistrati, scemerebbe di colpo.
Ma torniamo a Lapo, nipote “prediletto” dell’avvocato: forse la predilezione è nata dalla comunanza di idee sul modo di intendere la vita, ma tra i due c’è un abisso in fatto di classe; dunque, il bravo Lapo, viene in Tribunale ad accusare Corona di aver cercato di corrompere diverse persone e diverse testate per fare uscire cose su di lui nel momento in cui era tra la vita e la morte; e qui immagino le lacrime che scendono sul viso del Presidente del Tribunale, vedendo il biondo giovanotto con le babbucce azzurre rivangare un episodio della propria vita non esattamente consono al ruolo che il nome stesso gli ha appioppato nella società.
È costretto a rivangare la notte in cui l’overdose di coca e gli eccessi sessuali lo condussero in ospedale, tenendolo appeso ad un filo per qualche giorno; e in quel periodo le interviste con Patrizia/Donato ed alcune foto che ritraevano il giovane fortemente prostrato, furono messe in vendita a 200mila euro, cifra “onesta” se rapportata alle disponibilità del rampollo FIAT e della sua famiglia.
Ma la famiglia non vuole pagare i 200mila euro e mette in campo tutta la propria forza dirompente di “padrone dei padroni”: è allora il momento di far passare l’intervista a Patrizia/Donato che, mondata dalle turpitudini sessuali, viene consegnata al settimanale “Chi” e pubblicata in una versione concordata con i vertici FIAT.
Una cosa che l’avvocato – di lassù – si chiederà è perché diavolo un giovanotto come Lapo, con le babbucce azzurre, gli occhi azzurri e le tasche piene di soldi, sia andato a impegolarsi con una baldracca cinquantenne di sesso incerto; ma come, dirà Gianni, il mondo è pieno di belle ragazze che non aspettano altro che giacere con il prode Lapo e lui, invece, sceglie Patrizia/Donato; l’avvocato non riesce a farsene una ragione!
Un’ultima notazione che depone a favore del Gruppo FIAT: nessuno dei Dirigenti e neppure il “curatore dell’immagine” del gruppo si è costituito nel processo a carico di Corona, lasciando così intendere di voler abbozzare, mettendoci una pietra sopra.
L’occasione per l’apparizione dello scapigliato Lapo, è stata l’udienza tenutasi presso il Tribunale di Milano, nel processo contro Fabrizio Corona per le foto realizzate e le successive trattative con la FIAT in occasione della vicenda della serata di Lapo con il transessuale brasiliano, tale Patrizia/Donato 50 anni di vita che lo hanno ridotto/a non benissimo, sia per l’immagine del volto che per quella del corpo.
Non pago della figuraccia fatta a suo tempo, quando venne trovato mezzo morto a seguito di una overdose di cocaina nell’appartamento del travestito, l’impunito Lapo si è presentato presso l’aula del Tribunale di Milano, calzando babbucce azzurre – quasi un novello Pontefice – capello svolazzante e pettinato con l’aspirapolvere e sguardo sicuro di chi sa molto bene che la vita appartiene a lui e non al povero Fabrizio Corona.
Intanto il Tribunale stenta a trovare le date utili per le prossime udienze, in quanto l’imputato Corona il prossimo 7 marzo dovrebbe partire per il Brasile per partecipare al Reality “La Fattoria”. Piccolo commento: ma la magistratura deve essere complice di queste esibizioni di dubbio gusto? Perché non fa queste udienze a porte chiuse? Sono certo che senza la presenza di fotografi e telecineoperatori l’interesse di tutti, anche dei magistrati, scemerebbe di colpo.
Ma torniamo a Lapo, nipote “prediletto” dell’avvocato: forse la predilezione è nata dalla comunanza di idee sul modo di intendere la vita, ma tra i due c’è un abisso in fatto di classe; dunque, il bravo Lapo, viene in Tribunale ad accusare Corona di aver cercato di corrompere diverse persone e diverse testate per fare uscire cose su di lui nel momento in cui era tra la vita e la morte; e qui immagino le lacrime che scendono sul viso del Presidente del Tribunale, vedendo il biondo giovanotto con le babbucce azzurre rivangare un episodio della propria vita non esattamente consono al ruolo che il nome stesso gli ha appioppato nella società.
È costretto a rivangare la notte in cui l’overdose di coca e gli eccessi sessuali lo condussero in ospedale, tenendolo appeso ad un filo per qualche giorno; e in quel periodo le interviste con Patrizia/Donato ed alcune foto che ritraevano il giovane fortemente prostrato, furono messe in vendita a 200mila euro, cifra “onesta” se rapportata alle disponibilità del rampollo FIAT e della sua famiglia.
Ma la famiglia non vuole pagare i 200mila euro e mette in campo tutta la propria forza dirompente di “padrone dei padroni”: è allora il momento di far passare l’intervista a Patrizia/Donato che, mondata dalle turpitudini sessuali, viene consegnata al settimanale “Chi” e pubblicata in una versione concordata con i vertici FIAT.
Una cosa che l’avvocato – di lassù – si chiederà è perché diavolo un giovanotto come Lapo, con le babbucce azzurre, gli occhi azzurri e le tasche piene di soldi, sia andato a impegolarsi con una baldracca cinquantenne di sesso incerto; ma come, dirà Gianni, il mondo è pieno di belle ragazze che non aspettano altro che giacere con il prode Lapo e lui, invece, sceglie Patrizia/Donato; l’avvocato non riesce a farsene una ragione!
Un’ultima notazione che depone a favore del Gruppo FIAT: nessuno dei Dirigenti e neppure il “curatore dell’immagine” del gruppo si è costituito nel processo a carico di Corona, lasciando così intendere di voler abbozzare, mettendoci una pietra sopra.
giovedì, febbraio 19, 2009
PRESE LE DUE "BESTIE" DI ROMA
I due romeni autori dello stupro ai danni della ragazzina di 14 anni nel Parco della Caffarella a Roma, sono stati catturati e sono entrambi rei confessi; volete la prima dichiarazione di uno delle due bestie? “L’idea era di fare solo una rapina, ma quando l’abbiamo vista, così carina, abbiamo commesso l’abuso per dispetto”. Ma per dispetto nei confronti di chi? Forse del partner della ragazzina, anche lui giovanissimo, 16 anni, visto dai due bruti come un privilegiato nei loro confronti? Può essere! E questo avrebbe anche una sua logica, perversa finché vogliamo, ma pur sempre logica.
La ragazzina di 14 anni è stata molto bene definita dal Questore Caruso: “uno scricciolo con una forza incredibile”; questo scricciolo, dopo aver riconosciuto all’istante la foto di uno dei due stupratori ha avuto questa uscita, drammatica, ma comprensibile: “E’ lui, Queste immagini non le voglio più rivedere per tutta la vita”, cercando così di dimenticare quello che sarà ben difficilmente cancellabile dai suoi ricordi.
Uno dei due romeni arrestati, Isztoika Loyos, “il biondino”, aveva precedenti penali per rapina, lesioni, minacce, ricettazione e furto; l’ex Prefetto di Roma ed il Questore di Viterbo ne chiedevano il rimpatrio in Romania, ma nonostante queste “credenziali” il Giudice del Tribunale di Bologna, tale Mariangela Gentile, non ha convalidato l’espulsione che, per i cittadini comunitari, si chiama allontanamento; a suo giudizio non sussistevano i requisiti di pericolosità necessari per l’allontanamento e quindi il bravuomo fu rimesso in libertà.
Presso il Tribunale di Bologna si assiste ad un vero e proprio teatrino da parte del Presidente Scutellari che –adducendo una lieve difformità nel nome di battesimo del romeno (Isztoika anziché Istocosa) – dichiara che non esiste nessun fascicolo aperto al nome dell’arrestato anche se il cognome è coincidente; la verità ovviamente verrà presto a galla in quanto il Ministero ha provveduto a inviare d’urgenza gli ispettori.
Anche questa dell’invio degli ispettori è una delle tante “sceneggiate” che dobbiamo sopportare in questo nostro Paese: in quasi tutti i procedimenti giudiziari che suscitano qualche polemica per malfunzionamento o anomala applicazione delle norme, il Ministro invia gli ispettori al Tribunale di cui si discute; sono tantissime queste missioni ispettive, ma qualcuna di queste ha riscontrato delle anomalie comportamentali che hanno poi dato origine a provvedimenti? Mai e poi mai ho avuto sentore di cose del genere e i motivi possono essere due: il primo è che i provvedimenti ci sono stati ma la stampa non ne è venuta a conoscenza oppure l’arrivo degli inviati del ministero ha coinciso con una sistemazione formale della pratica in discussione in modo tale che nessun rilievo possa essere mosso: io propendo per la seconda ipotesi !!
Il problema, a mio modo di vedere, non è tanto sulla indipendenza dei magistrati, ma sulla loro totale intangibilità ad ogni effetto; per esempio, nel caso in questione, il parere del giudice non solo discende da una totale indipendenza ma non può neppure essere messo in discussione da NESSUNO e quindi la visita ispettiva è fatta solo per gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica che giustamente gradirebbe conoscere il perché un tizio, definito poco prima “non pericoloso”, si rende colpevole di un reato così odioso come lo stupro; insomma, il “superiore” del giudice ha avallato questo giudizio o non ha nessun potere di modifica? La seconda che ho detto!!
Questa, amici carissimi, come ho sempre sostenuto e come esiste solo in Italia, non è “indipendenza” ma “intoccabilità” dei giudici rispetto a TUTTI, anche ai loro superiori ed è quindi la vera anomalia della magistratura; ma sarà difficilissimo modificarla!!
La ragazzina di 14 anni è stata molto bene definita dal Questore Caruso: “uno scricciolo con una forza incredibile”; questo scricciolo, dopo aver riconosciuto all’istante la foto di uno dei due stupratori ha avuto questa uscita, drammatica, ma comprensibile: “E’ lui, Queste immagini non le voglio più rivedere per tutta la vita”, cercando così di dimenticare quello che sarà ben difficilmente cancellabile dai suoi ricordi.
Uno dei due romeni arrestati, Isztoika Loyos, “il biondino”, aveva precedenti penali per rapina, lesioni, minacce, ricettazione e furto; l’ex Prefetto di Roma ed il Questore di Viterbo ne chiedevano il rimpatrio in Romania, ma nonostante queste “credenziali” il Giudice del Tribunale di Bologna, tale Mariangela Gentile, non ha convalidato l’espulsione che, per i cittadini comunitari, si chiama allontanamento; a suo giudizio non sussistevano i requisiti di pericolosità necessari per l’allontanamento e quindi il bravuomo fu rimesso in libertà.
Presso il Tribunale di Bologna si assiste ad un vero e proprio teatrino da parte del Presidente Scutellari che –adducendo una lieve difformità nel nome di battesimo del romeno (Isztoika anziché Istocosa) – dichiara che non esiste nessun fascicolo aperto al nome dell’arrestato anche se il cognome è coincidente; la verità ovviamente verrà presto a galla in quanto il Ministero ha provveduto a inviare d’urgenza gli ispettori.
Anche questa dell’invio degli ispettori è una delle tante “sceneggiate” che dobbiamo sopportare in questo nostro Paese: in quasi tutti i procedimenti giudiziari che suscitano qualche polemica per malfunzionamento o anomala applicazione delle norme, il Ministro invia gli ispettori al Tribunale di cui si discute; sono tantissime queste missioni ispettive, ma qualcuna di queste ha riscontrato delle anomalie comportamentali che hanno poi dato origine a provvedimenti? Mai e poi mai ho avuto sentore di cose del genere e i motivi possono essere due: il primo è che i provvedimenti ci sono stati ma la stampa non ne è venuta a conoscenza oppure l’arrivo degli inviati del ministero ha coinciso con una sistemazione formale della pratica in discussione in modo tale che nessun rilievo possa essere mosso: io propendo per la seconda ipotesi !!
Il problema, a mio modo di vedere, non è tanto sulla indipendenza dei magistrati, ma sulla loro totale intangibilità ad ogni effetto; per esempio, nel caso in questione, il parere del giudice non solo discende da una totale indipendenza ma non può neppure essere messo in discussione da NESSUNO e quindi la visita ispettiva è fatta solo per gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica che giustamente gradirebbe conoscere il perché un tizio, definito poco prima “non pericoloso”, si rende colpevole di un reato così odioso come lo stupro; insomma, il “superiore” del giudice ha avallato questo giudizio o non ha nessun potere di modifica? La seconda che ho detto!!
Questa, amici carissimi, come ho sempre sostenuto e come esiste solo in Italia, non è “indipendenza” ma “intoccabilità” dei giudici rispetto a TUTTI, anche ai loro superiori ed è quindi la vera anomalia della magistratura; ma sarà difficilissimo modificarla!!
mercoledì, febbraio 18, 2009
M'HANNO LASCIATO "SORU"
Stamani, in una trasmissione de “La7”, campeggiava questa scritta che, secondo me, è l’esatta fotografia di quello che è successo nel PD: “M’hanno lasciato “Soru” (intendendo solo), ‘sti quattro cornuti”; ovviamente l’autore della frase sarebbe Walter Veltroni che ieri sera ha confermato le proprie irrevocabili dimissioni.
Chi sarebbero quelli che hanno lasciato “soru” il segretario politico? Possiamo mettere in testa a tutti baffino D’Alema, da sempre caustico con tutti – escluso se stesso – ed alla ricerca di una risalita in sella a qualcosa che non sia la Fondazione da lui creata; possiamo poi proseguire con Bersani, anch’egli sostanzialmente disimpegnatosi nella recente contesa sarda, insomma uno di quelli bravissimo a dire che ”si doveva fare così”, peccato che lo dica sempre dopo che la cosa è successa.
In campo ex DS si potrebbe proseguire con tutta una serie di mezze figure – dalla Turco alla Finocchiaro – che non hanno mai preso posizione netta nei confronti di Veltroni che, non dimentichiamolo, impersonava l’ideatore di un nuovissimo progetto politico (connubio ex comunisti con ex DC) che aveva ed ha bisogno di tempo per potersi affermare; questo tempo non glielo hanno dato.
Dalla parte opposta abbiamo altri pezzi da 90 che non hanno mai mosso un dito se non per sparare a palle incatenate verso il segretario: mi riferisco al buon Marini, culo e camicia con il Vaticano, ed anche alla Bindi – da sempre avversari politici di Veltroni – che non hanno mai detto bene, ma neppure male, del segretario, utilizzando il sistema tanto caro ai forchettoni DC: spara quando non ti vedono.
Sia chiaro che non intendo difendere Veltroni con queste mie poche righe, in quanto saprà farlo bene da solo e comunque il buon Walter – con quelle continue citazioni di Obama - non è il mio tipo; la mia presa di posizione è solo per sistemare qualche situazione apparsa sulla stampa che merita delle precisazioni.
Per esempio: si erano accorti alla Direzione del PD che i colonnelli stavano già facendo il proprio porco comodo? Mi riferisco in particolare alla vicenda delle”primarie” per il Sindaco di Firenze: dopo una serie interminabile di balletti e di tiri mancini tra i galletti/candidati, si arriva al punto che viene richiesto l’intervento del “babbo”, cioè del segretario politico del partito, al fine di trovare una soluzione al problema.
Veltroni manda a Firenze un “pezzo grosso”, Michele Ventura, membro autorevole del governo ombra del PD; ebbene, alle primarie, i colonnelli muovono le proprie pedine e, insieme al PDL, fanno vincere, con un clamoroso 40%, un innocuo Matteo Renzi, ex Margherita ed ex Presidente della Provincia, mentre l’uomo del partito, Ventura, chiude la partita con un malinconico 12%.
Il segretario avrebbe dovuto accorgersi già da quell’evento che il partito con era più ligio alle consegne ed anzi sembrava quasi che si muovesse per fargli dispetto; nessuno ha fatto dichiarazioni circa l’elezione di Renzi – né Veltroni e neppure il povero Ventura, catapultato a Firenze per fare quella figuraccia – aspettando tutti l’evento più importante e cioè le elezioni in Sardegna, dove il governatore uscente ha preso una bella batosta da uno sconosciuto, tale Cappellacci, pilotato da Berlusconi fin sullo scranno presidenziale.
Ho detto sopra che Renzi è stato votato anche dai cittadini simpatizzanti del PDL e lo confermo, tant’è vero che il suo avversario potrebbe essere l’ex portiere (di calcio) Giovanni Galli, candidatura assolutamente inconsistente: come a dire che il candidato che li rappresenta c’è già. Ed è dalla parte opposta!
Chi sarebbero quelli che hanno lasciato “soru” il segretario politico? Possiamo mettere in testa a tutti baffino D’Alema, da sempre caustico con tutti – escluso se stesso – ed alla ricerca di una risalita in sella a qualcosa che non sia la Fondazione da lui creata; possiamo poi proseguire con Bersani, anch’egli sostanzialmente disimpegnatosi nella recente contesa sarda, insomma uno di quelli bravissimo a dire che ”si doveva fare così”, peccato che lo dica sempre dopo che la cosa è successa.
In campo ex DS si potrebbe proseguire con tutta una serie di mezze figure – dalla Turco alla Finocchiaro – che non hanno mai preso posizione netta nei confronti di Veltroni che, non dimentichiamolo, impersonava l’ideatore di un nuovissimo progetto politico (connubio ex comunisti con ex DC) che aveva ed ha bisogno di tempo per potersi affermare; questo tempo non glielo hanno dato.
Dalla parte opposta abbiamo altri pezzi da 90 che non hanno mai mosso un dito se non per sparare a palle incatenate verso il segretario: mi riferisco al buon Marini, culo e camicia con il Vaticano, ed anche alla Bindi – da sempre avversari politici di Veltroni – che non hanno mai detto bene, ma neppure male, del segretario, utilizzando il sistema tanto caro ai forchettoni DC: spara quando non ti vedono.
Sia chiaro che non intendo difendere Veltroni con queste mie poche righe, in quanto saprà farlo bene da solo e comunque il buon Walter – con quelle continue citazioni di Obama - non è il mio tipo; la mia presa di posizione è solo per sistemare qualche situazione apparsa sulla stampa che merita delle precisazioni.
Per esempio: si erano accorti alla Direzione del PD che i colonnelli stavano già facendo il proprio porco comodo? Mi riferisco in particolare alla vicenda delle”primarie” per il Sindaco di Firenze: dopo una serie interminabile di balletti e di tiri mancini tra i galletti/candidati, si arriva al punto che viene richiesto l’intervento del “babbo”, cioè del segretario politico del partito, al fine di trovare una soluzione al problema.
Veltroni manda a Firenze un “pezzo grosso”, Michele Ventura, membro autorevole del governo ombra del PD; ebbene, alle primarie, i colonnelli muovono le proprie pedine e, insieme al PDL, fanno vincere, con un clamoroso 40%, un innocuo Matteo Renzi, ex Margherita ed ex Presidente della Provincia, mentre l’uomo del partito, Ventura, chiude la partita con un malinconico 12%.
Il segretario avrebbe dovuto accorgersi già da quell’evento che il partito con era più ligio alle consegne ed anzi sembrava quasi che si muovesse per fargli dispetto; nessuno ha fatto dichiarazioni circa l’elezione di Renzi – né Veltroni e neppure il povero Ventura, catapultato a Firenze per fare quella figuraccia – aspettando tutti l’evento più importante e cioè le elezioni in Sardegna, dove il governatore uscente ha preso una bella batosta da uno sconosciuto, tale Cappellacci, pilotato da Berlusconi fin sullo scranno presidenziale.
Ho detto sopra che Renzi è stato votato anche dai cittadini simpatizzanti del PDL e lo confermo, tant’è vero che il suo avversario potrebbe essere l’ex portiere (di calcio) Giovanni Galli, candidatura assolutamente inconsistente: come a dire che il candidato che li rappresenta c’è già. Ed è dalla parte opposta!
martedì, febbraio 17, 2009
I BABY - PAPA'
Ha fatto scalpore la notizia – con relativa immagine – di un bambino di 13 anni, Alfie Pattern, che è, forse, diventato papà di una bambina, Maisie, ovviamente con l’aiuto di una madre, tale Chantelle, di 15 anni: direte che siamo in presenza di una precocità impressionante, ma aspettate il resto prima di pronunciarvi.
Dunque, il baby-papà, fotografato insieme alla baby-bambina, già si arrischiava in spericolate dichiarazioni circa il suo impegno di novello genitore, quando l’offerta da parte di un tabloid londinese di tantissimi soldi per avere la testimonianza in esclusiva, ha solleticato gli appetiti di alcune famiglie, due in particolare, che hanno mandato in pista i loro “cavalli”, pardon, figli, che, secondo le dichiarazioni avrebbero avuto rapporti sessuali con la bambina Chantelle e quindi potrebbero essere genitori della neonata; conclusione: ovvia richiesta di esame del DNA della bambina da comparare con quello dei due ragazzini – Richard e Tyler – ai fini dell’identificazione del vero padre.
Pensate dove arriva la cupidigia: i genitori dei due ragazzini che si propongono per interpretare il ruolo di padre della piccola Maisie, si sono presentati davanti ad un notaio ed hanno rilasciato apposita dichiarazione giurata, in cui riassumono, nei minimi dettagli, gli incontri sessuali avuti dai propri figli con la giovane mamma Chantelle.
Di contro, la famiglia di Chantelle, giura che la propria figlia ha perduto la verginità con Alfie, il quale quindi avrebbe concepito la piccola Maisie alla verdissima età di 12 anni.
Comunque, l’offensiva dei due “new entry”, Richard e Tyler, non demorde: il primo dei due rilascia alla stampa affamata di queste notizie la seguente dichiarazione: “Io e Chantelle ci siamo messi insieme circa due anni fa, quando lei aveva 13 anni ed io 14; nel giro di poco tempo dormivamo già nello stesso letto e sua madre era d’accordo (il termine dormire è evidentemente un sinonimo). Non abbiamo mai fatto uso di contraccettivi, ma quando ho scoperto che lei andava anche con altri ci siamo lasciati e ripresi più volte. Per essere onesti, chiunque tra i miei compagni di classe potrebbe essere il padre”. Certo che il piccolo Richard – non me ne vorrà se nonostante le sue imprese sessuali continuo a chiamarlo “piccolo” – non ha una grande considerazione di colei che potrebbe essere la madre di sua figlia e potrei aggiungere che, se sarà confermato nel ruolo di genitore, avrà un bel daffare a spiegare tra qualche anno alla povera Maisie la situazione.
Comunque, oltre ai citati “pretendenti”, sembra che Chantelle abbia avuto “relazioni complete” con altri 8 o 9 ragazzini, ognuno dei quali potrebbe essere “il padre”.
Qualche commento: da quanto sono riuscito ad apprendere dai giornali, i giovani – o meglio i bambini – si sono comportati molto meglio degli adulti; questi ultimi si vedono alle spalle dei loro figlioletti, mentre li pilotano verso l’acquisizione di un bel gruzzoletto, alla faccia della creatura che è entrata a far parte del genere umano e della di lei madre che viene trattata…..beh, diciamo con disinvoltura!
Gli adulti hanno sentito profumo di soldi e non guardano in faccia a nessuno; questi stessi adulti, almeno stando a come ce li descrivono, sono talmente avidi di denaro che passano sopra anche ad un evento di così smisurata grandezza per dei bambini, come è il diventare padre o madre.
Per chi fosse interessato, posso consigliare la visione di un film di Jason Reitman, uscito nella primavera del 2008, dal titolo “Juno” che narra la storia di una ragazzina che si accorge di essere rimasta incinta di un coetaneo e cerca una soluzione al problema; è un film molto interessante nella tematica e ben fatto nel linguaggio.
Dunque, il baby-papà, fotografato insieme alla baby-bambina, già si arrischiava in spericolate dichiarazioni circa il suo impegno di novello genitore, quando l’offerta da parte di un tabloid londinese di tantissimi soldi per avere la testimonianza in esclusiva, ha solleticato gli appetiti di alcune famiglie, due in particolare, che hanno mandato in pista i loro “cavalli”, pardon, figli, che, secondo le dichiarazioni avrebbero avuto rapporti sessuali con la bambina Chantelle e quindi potrebbero essere genitori della neonata; conclusione: ovvia richiesta di esame del DNA della bambina da comparare con quello dei due ragazzini – Richard e Tyler – ai fini dell’identificazione del vero padre.
Pensate dove arriva la cupidigia: i genitori dei due ragazzini che si propongono per interpretare il ruolo di padre della piccola Maisie, si sono presentati davanti ad un notaio ed hanno rilasciato apposita dichiarazione giurata, in cui riassumono, nei minimi dettagli, gli incontri sessuali avuti dai propri figli con la giovane mamma Chantelle.
Di contro, la famiglia di Chantelle, giura che la propria figlia ha perduto la verginità con Alfie, il quale quindi avrebbe concepito la piccola Maisie alla verdissima età di 12 anni.
Comunque, l’offensiva dei due “new entry”, Richard e Tyler, non demorde: il primo dei due rilascia alla stampa affamata di queste notizie la seguente dichiarazione: “Io e Chantelle ci siamo messi insieme circa due anni fa, quando lei aveva 13 anni ed io 14; nel giro di poco tempo dormivamo già nello stesso letto e sua madre era d’accordo (il termine dormire è evidentemente un sinonimo). Non abbiamo mai fatto uso di contraccettivi, ma quando ho scoperto che lei andava anche con altri ci siamo lasciati e ripresi più volte. Per essere onesti, chiunque tra i miei compagni di classe potrebbe essere il padre”. Certo che il piccolo Richard – non me ne vorrà se nonostante le sue imprese sessuali continuo a chiamarlo “piccolo” – non ha una grande considerazione di colei che potrebbe essere la madre di sua figlia e potrei aggiungere che, se sarà confermato nel ruolo di genitore, avrà un bel daffare a spiegare tra qualche anno alla povera Maisie la situazione.
Comunque, oltre ai citati “pretendenti”, sembra che Chantelle abbia avuto “relazioni complete” con altri 8 o 9 ragazzini, ognuno dei quali potrebbe essere “il padre”.
Qualche commento: da quanto sono riuscito ad apprendere dai giornali, i giovani – o meglio i bambini – si sono comportati molto meglio degli adulti; questi ultimi si vedono alle spalle dei loro figlioletti, mentre li pilotano verso l’acquisizione di un bel gruzzoletto, alla faccia della creatura che è entrata a far parte del genere umano e della di lei madre che viene trattata…..beh, diciamo con disinvoltura!
Gli adulti hanno sentito profumo di soldi e non guardano in faccia a nessuno; questi stessi adulti, almeno stando a come ce li descrivono, sono talmente avidi di denaro che passano sopra anche ad un evento di così smisurata grandezza per dei bambini, come è il diventare padre o madre.
Per chi fosse interessato, posso consigliare la visione di un film di Jason Reitman, uscito nella primavera del 2008, dal titolo “Juno” che narra la storia di una ragazzina che si accorge di essere rimasta incinta di un coetaneo e cerca una soluzione al problema; è un film molto interessante nella tematica e ben fatto nel linguaggio.
lunedì, febbraio 16, 2009
MA LA CRESCITA E' PROPRIO OBBLIGATORIA ?
L’idea di questo post nasce dalla lettura di un articolo su un quotidiano, nel quale si affermava che nel 2009 avremo una crescita di -2,1%; ma come, mi sono chiesto, se abbiamo un -2,1% non possiamo parlare di crescita ma di diminuzione! E invece, usare quest’ultimo termine è come bestemmiare, mai dire che si diminuisce, sempre che si cresce, anche quando non lo stiamo facendo e allora, ecco lo scamotto (traduzione maccheronica dal francese escamotage) di parlare comunque di crescita ma di presentare le cifre reali, cioè il meno 2,1%: nella confusione a cosa crederemo?
Un mio amico mi diceva che questo “bisogno di crescita” è in diretta correlazione con il fatto che tutti i Paesi del mondo sono fortemente indebitati e quindi hanno un impellente bisogno della crescita a meno di non voler “fallire” e questo può essere la diagnosi, ma non la cura; io invece pensavo che questa crisi avrebbe dato l’opportunità ai nostri governanti di proporre alla gente un nuovo stile di vita, nel quale i canoni della globalizzazione vengono superati da quelli della felicità dell’individuo.
In sostanza, il problema di fondo è questo: l’uomo e la donna contemporanei possono vivere senza spendere mille euro per un paio di scarpe o tremila per un completo? Perché se non è possibile fare questo, l’uomo e la donna devono trovare i soldi per comprare a queste cifre folli il proprio vestiario e da qui nasce il più spietato capitalismo; una bella definizione di capitalismo nasce da una frase di Valerio Baldini che dice ad un amico, passeggiando in un campo in Africa: “La differenza tra un nero e un bianco sta in questo: che un nero se ha un campo lo coltiva per quanto gli basta, mentre il bianco lo coltiva tutto: ecco in due parole la definizione più calzante di capitalismo”; infatti, da questo diverso atteggiamento discende un altrettanto diverso approccio con la natura, in quanto il nero la usa rispettandola, mentre il bianco cerca di sottometterla e, quasi sempre ci riesce, salvo quando questa si rivolta e allora sono guai seri. Ma il bianco ha necessità di coltivare l’intero campo perché è abituato ad avere “bisogni costosi”, superflui, ma costosi e quindi non ha modo di fare turnazioni per le coltivazioni, ma cerca di coltivare perennemente, supportato dalla tecnologia (altro elemento che prevarica la natura): ormai sono all’ordine del giorno le prese di posizione di esperti biologi che sostengono la necessità di una riconsiderazione generale, perché l’aumento della produzione ha provocato processi distruttivi di carattere sociale (la quasi scomparsa dei contadini), ecologici (inquinamento ormai divenuto insostenibile) e patologici (all’insorgenza di malattie provenienti da un’alimentazione frutto dell’industria).
Ma chi dovrebbe proporre questa nuova “via della vita”? Non certo i politici, che anche nel recente summit dei G7 hanno mostrato la loro insipienza: raccomandazione di salvaguardare il mercato e quindi bando a ogni protezionismo (poi appena tornati in patria, ognuno fa quello che vuole) e nuove regole entro i prossimo quattro mesi del commercio mondiale e della finanza; se pensano che basti questo per risolvere tutti i problemi, sono – oltre il resto – anche degli illusi, ammettendo però che abbiano veramente interesse a risolvere i problemi della gente, cosa tutta da dimostrare.
Da parte mia, non ho la certezza che “la cosa” che io propongo funzioni, ma non vedo neppure quale altra “cosa” possa dare beneficio a questo nostro pianeta massacrato dall’egoismo di alcuni che si ritorce contro tutti: insomma, se consideriamo questa crisi come un’avvisaglia di una catastrofe che potrebbe essere imminente, forse ci è più facile cambiare i valori fondanti di questa nostra altrimenti inutile esistenza.
Un mio amico mi diceva che questo “bisogno di crescita” è in diretta correlazione con il fatto che tutti i Paesi del mondo sono fortemente indebitati e quindi hanno un impellente bisogno della crescita a meno di non voler “fallire” e questo può essere la diagnosi, ma non la cura; io invece pensavo che questa crisi avrebbe dato l’opportunità ai nostri governanti di proporre alla gente un nuovo stile di vita, nel quale i canoni della globalizzazione vengono superati da quelli della felicità dell’individuo.
In sostanza, il problema di fondo è questo: l’uomo e la donna contemporanei possono vivere senza spendere mille euro per un paio di scarpe o tremila per un completo? Perché se non è possibile fare questo, l’uomo e la donna devono trovare i soldi per comprare a queste cifre folli il proprio vestiario e da qui nasce il più spietato capitalismo; una bella definizione di capitalismo nasce da una frase di Valerio Baldini che dice ad un amico, passeggiando in un campo in Africa: “La differenza tra un nero e un bianco sta in questo: che un nero se ha un campo lo coltiva per quanto gli basta, mentre il bianco lo coltiva tutto: ecco in due parole la definizione più calzante di capitalismo”; infatti, da questo diverso atteggiamento discende un altrettanto diverso approccio con la natura, in quanto il nero la usa rispettandola, mentre il bianco cerca di sottometterla e, quasi sempre ci riesce, salvo quando questa si rivolta e allora sono guai seri. Ma il bianco ha necessità di coltivare l’intero campo perché è abituato ad avere “bisogni costosi”, superflui, ma costosi e quindi non ha modo di fare turnazioni per le coltivazioni, ma cerca di coltivare perennemente, supportato dalla tecnologia (altro elemento che prevarica la natura): ormai sono all’ordine del giorno le prese di posizione di esperti biologi che sostengono la necessità di una riconsiderazione generale, perché l’aumento della produzione ha provocato processi distruttivi di carattere sociale (la quasi scomparsa dei contadini), ecologici (inquinamento ormai divenuto insostenibile) e patologici (all’insorgenza di malattie provenienti da un’alimentazione frutto dell’industria).
Ma chi dovrebbe proporre questa nuova “via della vita”? Non certo i politici, che anche nel recente summit dei G7 hanno mostrato la loro insipienza: raccomandazione di salvaguardare il mercato e quindi bando a ogni protezionismo (poi appena tornati in patria, ognuno fa quello che vuole) e nuove regole entro i prossimo quattro mesi del commercio mondiale e della finanza; se pensano che basti questo per risolvere tutti i problemi, sono – oltre il resto – anche degli illusi, ammettendo però che abbiano veramente interesse a risolvere i problemi della gente, cosa tutta da dimostrare.
Da parte mia, non ho la certezza che “la cosa” che io propongo funzioni, ma non vedo neppure quale altra “cosa” possa dare beneficio a questo nostro pianeta massacrato dall’egoismo di alcuni che si ritorce contro tutti: insomma, se consideriamo questa crisi come un’avvisaglia di una catastrofe che potrebbe essere imminente, forse ci è più facile cambiare i valori fondanti di questa nostra altrimenti inutile esistenza.
domenica, febbraio 15, 2009
NUOVA ONDATA DI VIOLENZA
Due episodi di barbara violenza hanno scosso la coscienza dei bravi italiani: il primo avviene a Roma, in un parco, dove una coppietta di giovanissimi –lei ha solo 14 anni – sono stati aggrediti da due, definiti genericamente “stranieri”, che hanno malmenato il ragazzo e violentato a turno la ragazza; in un primo tempo la donna – per paura che il padre si sentisse male – ha denunciato ai primi soccorritori solo la rapina; solo dopo ha avuto il coraggio di dire la verità e sono scattati tutti gli allarmi possibili, ma dei due aggressori non è stata trovata traccia, almeno fino al momento in cui scrivo.
A Bologna invece l’aggressore è stato trovato, ancora sopra il corpo violentato della quindicenne che stava stuprando ed è stato arrestato; pensate che questa bestia, di nazionalità tunisina, 33 anni, irregolare senza fissa dimora, ha incontrato la ragazzina che ha meno della metà dei suoi anni e, dopo averla picchiata con estrema violenza, l’ha trascinata sull’erba di un parco pubblico ed ha preso a violentarla; un uomo che era uscito di casa per smaltire la rabbia dopo una litigata con la moglie (litigio quanto mai provvido) ha visto il primo atto di violenza ed ha avvertito il 113; per fortuna una volante stava passando nelle vicinanze ed è accorsa sul posto, riuscendo ad arrestare il bruto che non smetteva di violentare la ragazzina: in Questura non ha proferito verbo.
Il tunisino, già arrestato il 7 agosto per spaccio di droga, era uscito di galera il 15 gennaio scorso “per revoca delle misure cautelari”; è come dire che il tale è morto perché gli si è fermato il cuore! Per quale motivo è stato rimesso in libertà? Questa domanda che noi profani della legge ci poniamo, è la stessa che rivolge ai propri colleghi il sostituto procuratore di Bologna, Luigi Persico, che dice: “Vogliamo capire perché quell’uomo era in libertà”. E se lo vuole capire lui, figuriamoci noi.
Comunque, siamo alle solite: sotto il profilo formale non ci saranno dubbi che le norme siano state rispettate; il problema è che l’applicazione di tali norme può essere intesa in vari modi; è possibile accettare questa frase: “è stato liberato per una serie di cavilli legali”? Ma chi li ha trovati questi cavilli? Non credo che il tunisino abbia un fior di avvocato che non dorme la notte per trovare qualche soluzione utile al cliente! E allora chi interpreta la legge in questo barbaro modo? Forse la stessa Procura?
In questo drammatico evento si deve registrare anche una novità: le persone che vedono ma che non denunciano! Già, perché oltre a colui che ha telefonato al 113, altre due persone hanno visto l’accaduto, ma con una scusa o con l’altra non hanno prestato soccorso; lo slogan ricorrente – barbaro quasi quanto l’atto dello stupratore – è “non sono affari miei”! Per questo modo di comportarsi, specie in una città covile come Bologna, ci sono anche le loro brave spiegazioni, ma le più intelligenti vengono addirittura dai familiari della vittima che dicono: “la gente si comporta così per paura: se fanno arrestare qualcuno rischiano di ritrovarselo davanti per strada dopo 15 giorni”.
È una frase che induce a profonde riflessioni, la prima delle quali è che la in-giustizia genera addirittura paura nei giusti, oltre che la gioia degli in-giusti; insomma, se c’è il rischio, o meglio la quasi certezza, che il denunciato possa incrociare il denunciante e passare a vie di fatto, si arriva anche a comprendere come lo slogan “non sono affari miei” che più sopra ho definito barbaro, abbia una sua motivazione, giusta o sbagliata che sia, ma comprensibile
E per concludere, non dimentichiamo che gli eventi sono accaduto il giorno di San Valentino, festa degli innamorati, in questa società che cerca con tutti i modi di sostituire l’amore con il sesso; e ci riesce!
A Bologna invece l’aggressore è stato trovato, ancora sopra il corpo violentato della quindicenne che stava stuprando ed è stato arrestato; pensate che questa bestia, di nazionalità tunisina, 33 anni, irregolare senza fissa dimora, ha incontrato la ragazzina che ha meno della metà dei suoi anni e, dopo averla picchiata con estrema violenza, l’ha trascinata sull’erba di un parco pubblico ed ha preso a violentarla; un uomo che era uscito di casa per smaltire la rabbia dopo una litigata con la moglie (litigio quanto mai provvido) ha visto il primo atto di violenza ed ha avvertito il 113; per fortuna una volante stava passando nelle vicinanze ed è accorsa sul posto, riuscendo ad arrestare il bruto che non smetteva di violentare la ragazzina: in Questura non ha proferito verbo.
Il tunisino, già arrestato il 7 agosto per spaccio di droga, era uscito di galera il 15 gennaio scorso “per revoca delle misure cautelari”; è come dire che il tale è morto perché gli si è fermato il cuore! Per quale motivo è stato rimesso in libertà? Questa domanda che noi profani della legge ci poniamo, è la stessa che rivolge ai propri colleghi il sostituto procuratore di Bologna, Luigi Persico, che dice: “Vogliamo capire perché quell’uomo era in libertà”. E se lo vuole capire lui, figuriamoci noi.
Comunque, siamo alle solite: sotto il profilo formale non ci saranno dubbi che le norme siano state rispettate; il problema è che l’applicazione di tali norme può essere intesa in vari modi; è possibile accettare questa frase: “è stato liberato per una serie di cavilli legali”? Ma chi li ha trovati questi cavilli? Non credo che il tunisino abbia un fior di avvocato che non dorme la notte per trovare qualche soluzione utile al cliente! E allora chi interpreta la legge in questo barbaro modo? Forse la stessa Procura?
In questo drammatico evento si deve registrare anche una novità: le persone che vedono ma che non denunciano! Già, perché oltre a colui che ha telefonato al 113, altre due persone hanno visto l’accaduto, ma con una scusa o con l’altra non hanno prestato soccorso; lo slogan ricorrente – barbaro quasi quanto l’atto dello stupratore – è “non sono affari miei”! Per questo modo di comportarsi, specie in una città covile come Bologna, ci sono anche le loro brave spiegazioni, ma le più intelligenti vengono addirittura dai familiari della vittima che dicono: “la gente si comporta così per paura: se fanno arrestare qualcuno rischiano di ritrovarselo davanti per strada dopo 15 giorni”.
È una frase che induce a profonde riflessioni, la prima delle quali è che la in-giustizia genera addirittura paura nei giusti, oltre che la gioia degli in-giusti; insomma, se c’è il rischio, o meglio la quasi certezza, che il denunciato possa incrociare il denunciante e passare a vie di fatto, si arriva anche a comprendere come lo slogan “non sono affari miei” che più sopra ho definito barbaro, abbia una sua motivazione, giusta o sbagliata che sia, ma comprensibile
E per concludere, non dimentichiamo che gli eventi sono accaduto il giorno di San Valentino, festa degli innamorati, in questa società che cerca con tutti i modi di sostituire l’amore con il sesso; e ci riesce!