sabato, aprile 22, 2006
PRIMA INFANZIA NEL MIRINO DELLA PAZZIA
Due casi vedono purtroppo protagonisti bimbi molto piccoli o addirittura nascituri, e le relative madri; nel primo caso – accaduto a Macerata - abbiamo una mamma che si getta dal quarto piano con la sua bambina di due anni in braccio: entrambe sono ovviamente ricoverate in ospedale ma ci sono ragionevoli speranze che se la cavino.
Il secondo caso ha avuto luogo a Napoli ed ha per protagonista una giovane donna di appena 25 anni che ha partorito nel bagno di casa due gemellini (un maschio ed una femmina) e li ha gettati entrambi nel water: in questo caso ovviamente i piccoli sono morti e, si attende l’esito dell’autopsia per sapere se fossero vivi al momento del parto e morti solo dopo a seguito del lancio nel gabinetto; sembra dalle prime voci che la ragazza fosse riuscita a tenere nascosta la gravidanza – addirittura gemellare – grazie alla sua robusta costituzione.
Due casi diversi l’uno dall’altro, sia come genesi che come risultato effettivo, ma che chiamano entrambi in causa il rapporto madre e figli quando siamo in presenza di gravi turbe psichiche.
Nel primo caso, il lancio dalla finestra insieme alla figlia è un “classico” della depressione che prende – con maggiore frequenza – le madri all’indomani del parto; sono trascorsi due anni, ma l’atteggiamento psicologico non cambia di molto: siamo sempre in presenza di una donna, sopraffatta dalle incombenze e dalle responsabilità che non riesce a mettere ordine alla sua esistenza e neppure a chiedere aiuto e quindi sceglie la via del suicidio, portando però con se l’oggetto per lei più prezioso, cioè la bambina, alla quale non imputa, evidentemente, questa sua situazione psicologica.
C’è da chiedersi il motivo per il quale nessun familiare si sia accorto dell’aggravarsi di questo stato psicotico, ma dobbiamo tenere in debito conto che nel mondo contemporaneo c’è abbastanza indifferenza verso gli altri e l’unica cosa che ha veramente valore per ciascuno di noi è “IO”. Da qui, forse, l’acuirsi dello stato depressivo della giovane madre e la decisione di compiere il tragico gesto: è andato abbastanza bene, speriamo che serva a qualcosa nel futuro rapporto della donna con tutto il mondo che la circonda, prima di tutti la sua famiglia.
Il secondo caso è – come dicevo sopra – assai dissimile dal primo: anzitutto si svolge in una famiglia agiata (i genitori della ragazza insegnanti, un fratello iscritto alla Bocconi di Milano ed un secondo frequenta le superiori a Napoli); la madre della puerpera soffre di disturbi psichici che l’hanno condotta ad abbandonare la scuola; anche il padre ha problemi di salute, ma entrambi sono in casa e conducono una vita abbastanza normale; lei viene descritta come una ragazza “difficile”, sembra non avere un fidanzato e ai vicini appare come una persona “introversa”, quasi senza una vita relazionale; in casa è stata trovata una ecografia relativa al terzo mese di gravidanza e questo proverebbe che la ragazza “seguiva” la sua gestazione anche con una certa forma di regolarità.
Poi, all’improvviso, all’ottavo mese di gravidanza, le doglie del parto, il rifugiarsi in bagno, il recidere con le forbici di casa i due cordoni ombelicali, il lanciare i due corpicini nel water ed il piombare in uno stato confusionale dal quale non è ancora uscita.
Siamo in presenza ancora una volta di quella che già altre volte ho avuto modo di descrivere: una superficialità nei rapporti interpersonali anche quando essi concernono nostri familiari; ma anche una gravissima forma di incomunicabilità, una sorta di rinchiudersi dentro la nostra misera ed angusta fortezza inespugnabile dal di fuori e non accettare niente da nessuno.
L’argomento lo riprenderemo, ma per ora voglio solo dare un accenno: una delle poche forme che possono farci superare queste condizioni è l’AMORE; proviamoci!!
Il secondo caso ha avuto luogo a Napoli ed ha per protagonista una giovane donna di appena 25 anni che ha partorito nel bagno di casa due gemellini (un maschio ed una femmina) e li ha gettati entrambi nel water: in questo caso ovviamente i piccoli sono morti e, si attende l’esito dell’autopsia per sapere se fossero vivi al momento del parto e morti solo dopo a seguito del lancio nel gabinetto; sembra dalle prime voci che la ragazza fosse riuscita a tenere nascosta la gravidanza – addirittura gemellare – grazie alla sua robusta costituzione.
Due casi diversi l’uno dall’altro, sia come genesi che come risultato effettivo, ma che chiamano entrambi in causa il rapporto madre e figli quando siamo in presenza di gravi turbe psichiche.
Nel primo caso, il lancio dalla finestra insieme alla figlia è un “classico” della depressione che prende – con maggiore frequenza – le madri all’indomani del parto; sono trascorsi due anni, ma l’atteggiamento psicologico non cambia di molto: siamo sempre in presenza di una donna, sopraffatta dalle incombenze e dalle responsabilità che non riesce a mettere ordine alla sua esistenza e neppure a chiedere aiuto e quindi sceglie la via del suicidio, portando però con se l’oggetto per lei più prezioso, cioè la bambina, alla quale non imputa, evidentemente, questa sua situazione psicologica.
C’è da chiedersi il motivo per il quale nessun familiare si sia accorto dell’aggravarsi di questo stato psicotico, ma dobbiamo tenere in debito conto che nel mondo contemporaneo c’è abbastanza indifferenza verso gli altri e l’unica cosa che ha veramente valore per ciascuno di noi è “IO”. Da qui, forse, l’acuirsi dello stato depressivo della giovane madre e la decisione di compiere il tragico gesto: è andato abbastanza bene, speriamo che serva a qualcosa nel futuro rapporto della donna con tutto il mondo che la circonda, prima di tutti la sua famiglia.
Il secondo caso è – come dicevo sopra – assai dissimile dal primo: anzitutto si svolge in una famiglia agiata (i genitori della ragazza insegnanti, un fratello iscritto alla Bocconi di Milano ed un secondo frequenta le superiori a Napoli); la madre della puerpera soffre di disturbi psichici che l’hanno condotta ad abbandonare la scuola; anche il padre ha problemi di salute, ma entrambi sono in casa e conducono una vita abbastanza normale; lei viene descritta come una ragazza “difficile”, sembra non avere un fidanzato e ai vicini appare come una persona “introversa”, quasi senza una vita relazionale; in casa è stata trovata una ecografia relativa al terzo mese di gravidanza e questo proverebbe che la ragazza “seguiva” la sua gestazione anche con una certa forma di regolarità.
Poi, all’improvviso, all’ottavo mese di gravidanza, le doglie del parto, il rifugiarsi in bagno, il recidere con le forbici di casa i due cordoni ombelicali, il lanciare i due corpicini nel water ed il piombare in uno stato confusionale dal quale non è ancora uscita.
Siamo in presenza ancora una volta di quella che già altre volte ho avuto modo di descrivere: una superficialità nei rapporti interpersonali anche quando essi concernono nostri familiari; ma anche una gravissima forma di incomunicabilità, una sorta di rinchiudersi dentro la nostra misera ed angusta fortezza inespugnabile dal di fuori e non accettare niente da nessuno.
L’argomento lo riprenderemo, ma per ora voglio solo dare un accenno: una delle poche forme che possono farci superare queste condizioni è l’AMORE; proviamoci!!
venerdì, aprile 21, 2006
RISARCIMENTO DAL MINISTRO
Ricordate il caso di Angelo Izzo, il cosiddetto mostro del Circeo per avere massacrato una ragazzina e un’altra averla ridotta in fin di vita? Il nostro Izzo, durante la detenzione in carcere, ha ottenuto prima dei permessi premio (ma premio a cosa??) e successivamente l’autorizzazione a lavorare in qualità di (udite, udite!!) assistente sociale presso l’associazione Città futura; peraltro nel P.C. del presidente di questa associazione è stato trovato materiale pedopornografico: non vorrà dire niente, però…
Durante questo periodo, il detenuto – nonostante gravi inadempienze nella condotta carceraria (tra le altre cose una evasione) – ha ottenuto la libertà diurna, su conforme parere anche degli psicologi del carcere.
Due donne, Carmela e la figlia Valentina di soli 14 anni, furono attirato in una casa gentilmente fornita da un complice e, dopo essere state violentate e seviziate, vennero barbaramente uccise dal mostro che, mentre Valentina spirava, beveva tranquillamente una Coca Cola.
Ieri si è aperto il processo presso la Corte d’Assise di Campobasso e alla prima udienza Angelo Izzo è stato accolto dai parenti delle vittime con un coro di imprecazioni la più lieve delle quali era bastardo; lui imperterrito, ha lievemente accennato un sorrisetto di superiorità e si è seduto, sprezzante dei suoi accusatori, al banco degli imputati.
Ma all’apertura del processo si è avuta una grande novità: gli avvocati di parte civile hanno annunciato che citeranno in sede civile il Ministero della Giustizia, i magistrati di sorveglianza che hanno autorizzato le uscite di Angelo (mai nome fu più improprio!) Izzo, nonché gli psicologi del carcere che giudicarono il boia del Circeo idoneo ad ottenere la libertà diurna.
E questo, amici miei, è una grandissima novità, perché si rimette in piedi quella norma che è stata oggetto anche di referendum e poi vanificata dalla legge attuativa, secondo la quale esiste una responsabilità oggettiva del magistrato e dei consulenti, oltre che per dolo, anche per “colpa grave”; quest’ultimo caso sarebbe quello che gli avvocati portano avanti nella causa per il risarcimento dei danni ai superstiti delle due vittime.
Magari non riusciranno a scucire qualche miliardo dalle tasche dei magistrati, psicologi e compagnia bella, ma sono certo che almeno un po’ di paura gliela faranno; e pensate poi quello che significherebbe per il futuro se i magistrati giudicanti avanzassero una qualche ipotesi di colpevolezza – magari in solido – per tutti coloro che hanno avuto per le mani il fascicolo di Izzo e non ci hanno capito niente.
Non credo che questi errori derivino da eccesso di garantismo, anzi secondo me questo non è mai troppo, basta concederlo al momento ed alla persona giusta; quello che invece ritengo possa essere accaduto è che la superficialità da passacarte dello psicologo e del suo collega, deve avere influenzato anche coloro che dovevano decidere operativamente il da farsi: e qui la frittata è stata fatta e con un numero molto alto di uova.
In relazione ai casi della banda di pedofili romani di cui ho parlato nel mio post di ieri, il bravissimo Fiorello ha lanciato uno slogan nella sua trasmissione radiofonica: “Per i pedofili? Ergastolo secco!” Come non essere d’accordo con lui. Ma dobbiamo aggiungere una piccola postilla: “e buttare via la chiave” cioè che non si venga a parlare di premi, di recupero e balle del genere. L’ergastolo, quando viene comminato significa che per tutta la vita non metti il naso fuori dal carcere, punto e basta.
E Izzo é uno che rientrava facilmente in questa categoria, ricondiamocelo.
Durante questo periodo, il detenuto – nonostante gravi inadempienze nella condotta carceraria (tra le altre cose una evasione) – ha ottenuto la libertà diurna, su conforme parere anche degli psicologi del carcere.
Due donne, Carmela e la figlia Valentina di soli 14 anni, furono attirato in una casa gentilmente fornita da un complice e, dopo essere state violentate e seviziate, vennero barbaramente uccise dal mostro che, mentre Valentina spirava, beveva tranquillamente una Coca Cola.
Ieri si è aperto il processo presso la Corte d’Assise di Campobasso e alla prima udienza Angelo Izzo è stato accolto dai parenti delle vittime con un coro di imprecazioni la più lieve delle quali era bastardo; lui imperterrito, ha lievemente accennato un sorrisetto di superiorità e si è seduto, sprezzante dei suoi accusatori, al banco degli imputati.
Ma all’apertura del processo si è avuta una grande novità: gli avvocati di parte civile hanno annunciato che citeranno in sede civile il Ministero della Giustizia, i magistrati di sorveglianza che hanno autorizzato le uscite di Angelo (mai nome fu più improprio!) Izzo, nonché gli psicologi del carcere che giudicarono il boia del Circeo idoneo ad ottenere la libertà diurna.
E questo, amici miei, è una grandissima novità, perché si rimette in piedi quella norma che è stata oggetto anche di referendum e poi vanificata dalla legge attuativa, secondo la quale esiste una responsabilità oggettiva del magistrato e dei consulenti, oltre che per dolo, anche per “colpa grave”; quest’ultimo caso sarebbe quello che gli avvocati portano avanti nella causa per il risarcimento dei danni ai superstiti delle due vittime.
Magari non riusciranno a scucire qualche miliardo dalle tasche dei magistrati, psicologi e compagnia bella, ma sono certo che almeno un po’ di paura gliela faranno; e pensate poi quello che significherebbe per il futuro se i magistrati giudicanti avanzassero una qualche ipotesi di colpevolezza – magari in solido – per tutti coloro che hanno avuto per le mani il fascicolo di Izzo e non ci hanno capito niente.
Non credo che questi errori derivino da eccesso di garantismo, anzi secondo me questo non è mai troppo, basta concederlo al momento ed alla persona giusta; quello che invece ritengo possa essere accaduto è che la superficialità da passacarte dello psicologo e del suo collega, deve avere influenzato anche coloro che dovevano decidere operativamente il da farsi: e qui la frittata è stata fatta e con un numero molto alto di uova.
In relazione ai casi della banda di pedofili romani di cui ho parlato nel mio post di ieri, il bravissimo Fiorello ha lanciato uno slogan nella sua trasmissione radiofonica: “Per i pedofili? Ergastolo secco!” Come non essere d’accordo con lui. Ma dobbiamo aggiungere una piccola postilla: “e buttare via la chiave” cioè che non si venga a parlare di premi, di recupero e balle del genere. L’ergastolo, quando viene comminato significa che per tutta la vita non metti il naso fuori dal carcere, punto e basta.
E Izzo é uno che rientrava facilmente in questa categoria, ricondiamocelo.
giovedì, aprile 20, 2006
ANCORA INFANZIA OFFESA
Quello che ho visto ieri in TV, anzi, dico meglio, ho sentito in TV, mi ha profondamente colpito e mi ha convinto che siamo ancora assai lontani dall’avere compiuto l’ultimo salto che ci dovrebbe portare a livello di “homo sapiens: sto alludendo all’organizzazione romana che trafficava in bambini e al cui smantellamento ha provveduto la Polizia della capitale, facendo 18 arresti ed altri 36 persone “indagate” e, per quanto riguarda il giro di affari, abbiamo circa 200 bambini finiti in questa maledetta rete..
Andiamo per ordine e cominciamo col dire che a Roma aveva la sede principale – con “filiali” in Lombardia, Sicilia, Abruzzo, Campania e Valle d’Aosta – una organizzazione malavitosa e spregevole che aveva per obiettivo il traffico di bambini; il loro reclutamento avveniva in vari modi, ma il principale era quello del “rimorchio” ai semafori dove questi disgraziati fanciulli erano inviati dai genitori a chiedere l’elemosina: si parla quindi di ambienti estremamente degradati e soprattutto di campi ROM, ma non per questo meritevoli della nostra attenzione e del nostro rispetto.
I ragazzini venivano avvicinati da “specialisti” che li attiravano in qualche tranello e successivamente erano messi in vendita a “collezionisti” del genere, tra i quali si trovano manager, imprenditori, funzionati di emittenti televisive, un attore di secondo piano, un autore di canzoni ed altre “brave persone” che avevano il vizietto di procurarsi un bambino per i loro sollazzi personali.
La cosa che più mi ha sconvolto è stata la riproduzione di una telefonata – intercettata dalla Polizia – tra un venditore ed un acquirente: il venditore stava proponendo un ragazzino di 11 anni e l’acquirente stava cercando di farselo descrivere prima di andare a vederlo personalmente: “non sarà mica grasso!” chiede il compratore e l’altro risponde “macché, è fatto benissimo, fianchi stretti e un bel culetto!”, e ancora l’acquirente “allora vengo subito, mi aspetti al solito posto”.
Per chi si mette in ascolto e in visione soltanto adesso, ripeto che stiamo parlando di bambini, con una media di età tra gli 8 e i 16 anni e non di agnelli o di cavalli e i due degenerati che stanno trattando l’affare sono esseri umani, come me e come voi.
Devo dire che quando ho sentito la telefonata mi si è accapponata la pelle, sono rimasto così male che ho faticato un po’ a riprendermi; subito dopo si è passati al commercio vero e proprio: tale Matteo (il cognome non viene indicato: perché??) insisteva perché i bambini che gli venivano consegnati per i festini che organizzava nel suo appartamento, fossero ben puliti: “Ricorda, lo devi pulire per bene” intimava al venditore.
Tra le varie tipologie di persone che sono state identificate, c’è anche un allenatore di una scuola di calcio che, oltre ad avere messo una telecamera nascosta nelle docce del campo di gioco e vendere così le cassette che riprendono i piccoli tutti nudi che si lavano, aveva anche “acquistato” un ragazzino che ha vissuto per un anno con lui: cucinava, teneva in ordine la casa e…si prestava alle sue voglie: meglio di una colf di colore.
Chiudo con una notazione: qualcuno mi vuole spiegare perché tutti i media usano mettere soltanto i nomi dei delinquenti e degenerati e del cognome mettono solo l’iniziale? Non sarà mica per rispettare la privacy, perché questi turpi individui non dovrebbero avere nessun diritto ed un solo obbligo, lo stesso che viene indicato nel Vangelo: “colui che farà del male ad un bambino è meglio che si leghi al collo una macina e si getti in un pozzo”.
Andiamo per ordine e cominciamo col dire che a Roma aveva la sede principale – con “filiali” in Lombardia, Sicilia, Abruzzo, Campania e Valle d’Aosta – una organizzazione malavitosa e spregevole che aveva per obiettivo il traffico di bambini; il loro reclutamento avveniva in vari modi, ma il principale era quello del “rimorchio” ai semafori dove questi disgraziati fanciulli erano inviati dai genitori a chiedere l’elemosina: si parla quindi di ambienti estremamente degradati e soprattutto di campi ROM, ma non per questo meritevoli della nostra attenzione e del nostro rispetto.
I ragazzini venivano avvicinati da “specialisti” che li attiravano in qualche tranello e successivamente erano messi in vendita a “collezionisti” del genere, tra i quali si trovano manager, imprenditori, funzionati di emittenti televisive, un attore di secondo piano, un autore di canzoni ed altre “brave persone” che avevano il vizietto di procurarsi un bambino per i loro sollazzi personali.
La cosa che più mi ha sconvolto è stata la riproduzione di una telefonata – intercettata dalla Polizia – tra un venditore ed un acquirente: il venditore stava proponendo un ragazzino di 11 anni e l’acquirente stava cercando di farselo descrivere prima di andare a vederlo personalmente: “non sarà mica grasso!” chiede il compratore e l’altro risponde “macché, è fatto benissimo, fianchi stretti e un bel culetto!”, e ancora l’acquirente “allora vengo subito, mi aspetti al solito posto”.
Per chi si mette in ascolto e in visione soltanto adesso, ripeto che stiamo parlando di bambini, con una media di età tra gli 8 e i 16 anni e non di agnelli o di cavalli e i due degenerati che stanno trattando l’affare sono esseri umani, come me e come voi.
Devo dire che quando ho sentito la telefonata mi si è accapponata la pelle, sono rimasto così male che ho faticato un po’ a riprendermi; subito dopo si è passati al commercio vero e proprio: tale Matteo (il cognome non viene indicato: perché??) insisteva perché i bambini che gli venivano consegnati per i festini che organizzava nel suo appartamento, fossero ben puliti: “Ricorda, lo devi pulire per bene” intimava al venditore.
Tra le varie tipologie di persone che sono state identificate, c’è anche un allenatore di una scuola di calcio che, oltre ad avere messo una telecamera nascosta nelle docce del campo di gioco e vendere così le cassette che riprendono i piccoli tutti nudi che si lavano, aveva anche “acquistato” un ragazzino che ha vissuto per un anno con lui: cucinava, teneva in ordine la casa e…si prestava alle sue voglie: meglio di una colf di colore.
Chiudo con una notazione: qualcuno mi vuole spiegare perché tutti i media usano mettere soltanto i nomi dei delinquenti e degenerati e del cognome mettono solo l’iniziale? Non sarà mica per rispettare la privacy, perché questi turpi individui non dovrebbero avere nessun diritto ed un solo obbligo, lo stesso che viene indicato nel Vangelo: “colui che farà del male ad un bambino è meglio che si leghi al collo una macina e si getti in un pozzo”.
mercoledì, aprile 19, 2006
E ADESSO POVERO RICUCCI ??
In certi ambienti tutti se lo aspettavano, ma lui – “furbetto” per l’ennesima volta – non dava peso alle chiacchiere e continuava imperterrito per la sua strada: mi riferisco a Stefano Ricucci ed al suo arresto con l’accusa di “aggiotaggio”.
Anzitutto vediamo cosa significa il termine usato dal magistrato, avvalendoci come di consueto del Devoto – Oli: dicesi aggiotaggio “la speculazione sul crescere o diminuire del costo di pubblici valori o sul prezzo di certe merci, fatta (la speculazione) avvalendosi di informazioni riservate o divulgando notizie false per alzare o abbassare tali quotazioni, allo scopo di avvantaggiarsi a danno dei risparmiatori e dei consumatori”.
Evidentemente i due autori del celebre Dizionario non avevano sentore della pratica, dato che quello che è sopra riportato viene comunemente messo in opera da qualunque persona che faccia di mestiere il finanziere (cioè colui che acquista beni mobili e li rivende ad un prezzo maggiorato) oppure l’immobiliarista (cioè colui che acquista beni immobili e li rivende a prezzo maggiorato).
Non voglio dire che il bravo Ricucci non abbia commesso qualche reato, anzi forse ne ha commessi assai, e questo da quando ha iniziato a fare soldi abbandonando la nobile professione di odontotecnico per intraprendere quella ben più remunerativa di immobiliarista; quello però che mi lascia un poco perplesso è che la buccia di banana sulla quale è scivolato sia stata la scalata alla RCS, società editoriale del Corriere della Sera, dove il nostro “furbetto” era arrivato a detenere il 20% della quota sociale e quindi ad un passo dall’entrare nel “sindacato di controllo”.
Sull’RCS esistono due frasi celebri e ve le riporto così come mi sono arrivate: la prima parla di una sorta di autorizzazione preventiva (da parte di chi?) per muovere queste scalate, in assenza della quale vale il principio che “chi tocca il corrierone muore!”; la seconda è un celebre motto del compianto Enrico Cuccia, il quale affermava come in certe circostanze “le azioni non si contano ma si pesano” alludendo al fatto che una azione in possesso di Tizio può “pesare” più dell’analogo titolo detenuto da Caio.
Ricucci, con la spavalderia della persona che si è fatta da solo, con la sicumera di quello al quale sono sempre andate tutte bene, non ha usato un minimo di prudenza e si è invece gettato allo sbaraglio; al primo passo falso (sembra che abbia brigato per cercare di far lievitare il prezzo delle azioni che era costretto a rivendere) la magistratura che ne seguiva le orme da tempo, è intervenuta e anche pesantemente.
Certo che mi viene in mente quello che vado affermando da tempo: i nostri giudici decidono le loro mosse sull’onda della notorietà della persona da inquisire; mi spiego meglio: i magistrati che hanno fatto arrestare Ricucci (il GIP Villoni ed i PM Cascini e Sabelli) sono oggi su tutti i giornali nazionali e anche su qualcuno straniero.
Il magistrato invece che avrebbe dovuto arrestare Emilio Zanini, massacratore della povera Roberta di Partitico, non avrebbe visto il suo atto coronato dal successo mediatico che ha l’arresto di Ricucci e quindi ha lasciato in libertà il delinquente nonostante una informativa dei Carabinieri che ne sottolineava la ferocia e la pericolosità specialmente alla luce dello stupro commesso ai danno della nonna ottantaquattrenne, stupro eseguito ovviamente soltanto per rubargli i risparmi.
Comunque, tornando a Ricucci, si libera una casella al fianco di Anna Falchi; chi è interessato all’oggetto ed è in possesso dei requisiti (quattrini) per aspirarci, si prenoti e buona fortuna!
Anzitutto vediamo cosa significa il termine usato dal magistrato, avvalendoci come di consueto del Devoto – Oli: dicesi aggiotaggio “la speculazione sul crescere o diminuire del costo di pubblici valori o sul prezzo di certe merci, fatta (la speculazione) avvalendosi di informazioni riservate o divulgando notizie false per alzare o abbassare tali quotazioni, allo scopo di avvantaggiarsi a danno dei risparmiatori e dei consumatori”.
Evidentemente i due autori del celebre Dizionario non avevano sentore della pratica, dato che quello che è sopra riportato viene comunemente messo in opera da qualunque persona che faccia di mestiere il finanziere (cioè colui che acquista beni mobili e li rivende ad un prezzo maggiorato) oppure l’immobiliarista (cioè colui che acquista beni immobili e li rivende a prezzo maggiorato).
Non voglio dire che il bravo Ricucci non abbia commesso qualche reato, anzi forse ne ha commessi assai, e questo da quando ha iniziato a fare soldi abbandonando la nobile professione di odontotecnico per intraprendere quella ben più remunerativa di immobiliarista; quello però che mi lascia un poco perplesso è che la buccia di banana sulla quale è scivolato sia stata la scalata alla RCS, società editoriale del Corriere della Sera, dove il nostro “furbetto” era arrivato a detenere il 20% della quota sociale e quindi ad un passo dall’entrare nel “sindacato di controllo”.
Sull’RCS esistono due frasi celebri e ve le riporto così come mi sono arrivate: la prima parla di una sorta di autorizzazione preventiva (da parte di chi?) per muovere queste scalate, in assenza della quale vale il principio che “chi tocca il corrierone muore!”; la seconda è un celebre motto del compianto Enrico Cuccia, il quale affermava come in certe circostanze “le azioni non si contano ma si pesano” alludendo al fatto che una azione in possesso di Tizio può “pesare” più dell’analogo titolo detenuto da Caio.
Ricucci, con la spavalderia della persona che si è fatta da solo, con la sicumera di quello al quale sono sempre andate tutte bene, non ha usato un minimo di prudenza e si è invece gettato allo sbaraglio; al primo passo falso (sembra che abbia brigato per cercare di far lievitare il prezzo delle azioni che era costretto a rivendere) la magistratura che ne seguiva le orme da tempo, è intervenuta e anche pesantemente.
Certo che mi viene in mente quello che vado affermando da tempo: i nostri giudici decidono le loro mosse sull’onda della notorietà della persona da inquisire; mi spiego meglio: i magistrati che hanno fatto arrestare Ricucci (il GIP Villoni ed i PM Cascini e Sabelli) sono oggi su tutti i giornali nazionali e anche su qualcuno straniero.
Il magistrato invece che avrebbe dovuto arrestare Emilio Zanini, massacratore della povera Roberta di Partitico, non avrebbe visto il suo atto coronato dal successo mediatico che ha l’arresto di Ricucci e quindi ha lasciato in libertà il delinquente nonostante una informativa dei Carabinieri che ne sottolineava la ferocia e la pericolosità specialmente alla luce dello stupro commesso ai danno della nonna ottantaquattrenne, stupro eseguito ovviamente soltanto per rubargli i risparmi.
Comunque, tornando a Ricucci, si libera una casella al fianco di Anna Falchi; chi è interessato all’oggetto ed è in possesso dei requisiti (quattrini) per aspirarci, si prenoti e buona fortuna!
martedì, aprile 18, 2006
IL DOPO PASQUA
Mi auguro che abbiate trascorso delle buone festività pasquali anche se il tempo non splendido in tutta Italia, non ha contribuito a questo; io mi sono riposato – e non è poco – mi sono tenuto al corrente di quanto accade nel mondo (soprattutto in Italia) e adesso sono qui, dopo due giorni di inattività, a riprendere il contatto con i miei amici lettori.
In politica si può dire che non è cambiato niente rispetto ai giorni pre-pasquali: ci sono ancora tante polemiche sul numero e sull’assegnazione dei voti e, in conclusione, ancora non si ha la matematica certezza che l’Unione abbia vinto – sia pure di misura – queste elezioni; non credo che ci possa essere un qualche verdetto della Cassazione o del TAR che possa ribaltare quanto ormai sembra dato per scontato, ma di fatto ancora non c’è stata la proclamazione ufficiale dei risultati.
Passiamo quindi a parlare d’altro: se ricordate bene, l’ultimo mio post era centrato sui prezzi petroliferi; a onor del vero potrei fare riferimento a quanto detto in quella occasione e caso mai ampliarlo, poiché il “brent” ha raggiunto quota 72 dollari al barile; si comincia già a fare i conti dell’aggravio che avrà la famiglia media italiana con questo aumento e c’è addirittura chi ipotizza una scalata del petrolio fino a 100 dollari al barile: credo che sarebbe una autentica catastrofe poiché le economie occidentali sono ancora totalmente dipendenti da questa materia prima e pertanto si potrebbe addirittura verificare una stagnazione delle economie, circostanza che causerebbe inflazione crescente e disoccupazione a livelli altissimi.
Come ho avuto modo di dire varie volte, non capisco perché il cittadino comune debba far dipendere la sua misera vita da strategie di carattere bellico che transitano allegramente sulla sua testa e che arricchiscono altra gente – quelli furbi – sempre a scapito di noi comuni mortali.
Ma la cosa che più mi ha impressionato in questo periodo post-pasquale, è l’appello dei genitori del piccolo Tommy, il bambino barbaramente ammazzato da una banda di scalcinati rapitori; i signori Onori sono veramente stufi di assistere ad una sorta di “moda dell’orrore” che comprende le visite ai luoghi simbolo della vicenda, comprese le abitazioni degli Onofri e una specie di asta per i santini fatti stampare in occasione dei funerali di Tommy.
Addirittura, sembra che ci siano delle Agenzie Turistiche che organizzano gite nella zona del parmense, con visite ai luoghi dell’orrore e foto con cellulari e cineprese; sembra addirittura che si abbia quasi dei set cinematografici con tanto di ciak e con frasi del genere “rifallo; quando deponi i fiori devi essere più spontaneo/a”; c’è poi il problema del traffico, risolto dalla Polizia Municipale di Parma istituendo un senso unico sulla strada che porta alla “tomba” di Tommy: si entra da una parte e si esce dall’altra.
Possiamo dire quindi che la gente non è affatto diventata più intelligente, ma che dico intelligente, neppure un po’ più civile, ma che dico civile, mi basterebbe anche meno; chiediamoci però per quale motivo la gente sarebbe dovuta diventare migliore, cosa è avvenuto che avrebbe potuto cambiarla.
Ah già, nel frattempo c’è stato il mistero della resurrezione pasquale, un mistero così misterioso che per coloro che non sono supportati dalla fede rimane totalmente oscuro; ecco, la fede, forse è questo che manca alla nostra civiltà occidentale, forse è questa forma mentale che scaturisce dal cuore che tutti noi dovremmo possedere e utilizzare; ho paura infatti che il razionalismo imperante non ce la faccia con i mass media, non ce la faccia con le televisioni e neppure con i giornali; l’aiuto della fede sarebbe quel “qualcosa” che al momento manca a noi tutti e che può trasformare il nostro relativismo etico, il nostro secolarismo in qualcosa che ci renda felici del nostro modo di vivere, perché diciamocela tutta, nelle rare volte che osiamo guardarci allo specchio, davanti a noi non c’è quasi mai una faccia felice.
In politica si può dire che non è cambiato niente rispetto ai giorni pre-pasquali: ci sono ancora tante polemiche sul numero e sull’assegnazione dei voti e, in conclusione, ancora non si ha la matematica certezza che l’Unione abbia vinto – sia pure di misura – queste elezioni; non credo che ci possa essere un qualche verdetto della Cassazione o del TAR che possa ribaltare quanto ormai sembra dato per scontato, ma di fatto ancora non c’è stata la proclamazione ufficiale dei risultati.
Passiamo quindi a parlare d’altro: se ricordate bene, l’ultimo mio post era centrato sui prezzi petroliferi; a onor del vero potrei fare riferimento a quanto detto in quella occasione e caso mai ampliarlo, poiché il “brent” ha raggiunto quota 72 dollari al barile; si comincia già a fare i conti dell’aggravio che avrà la famiglia media italiana con questo aumento e c’è addirittura chi ipotizza una scalata del petrolio fino a 100 dollari al barile: credo che sarebbe una autentica catastrofe poiché le economie occidentali sono ancora totalmente dipendenti da questa materia prima e pertanto si potrebbe addirittura verificare una stagnazione delle economie, circostanza che causerebbe inflazione crescente e disoccupazione a livelli altissimi.
Come ho avuto modo di dire varie volte, non capisco perché il cittadino comune debba far dipendere la sua misera vita da strategie di carattere bellico che transitano allegramente sulla sua testa e che arricchiscono altra gente – quelli furbi – sempre a scapito di noi comuni mortali.
Ma la cosa che più mi ha impressionato in questo periodo post-pasquale, è l’appello dei genitori del piccolo Tommy, il bambino barbaramente ammazzato da una banda di scalcinati rapitori; i signori Onori sono veramente stufi di assistere ad una sorta di “moda dell’orrore” che comprende le visite ai luoghi simbolo della vicenda, comprese le abitazioni degli Onofri e una specie di asta per i santini fatti stampare in occasione dei funerali di Tommy.
Addirittura, sembra che ci siano delle Agenzie Turistiche che organizzano gite nella zona del parmense, con visite ai luoghi dell’orrore e foto con cellulari e cineprese; sembra addirittura che si abbia quasi dei set cinematografici con tanto di ciak e con frasi del genere “rifallo; quando deponi i fiori devi essere più spontaneo/a”; c’è poi il problema del traffico, risolto dalla Polizia Municipale di Parma istituendo un senso unico sulla strada che porta alla “tomba” di Tommy: si entra da una parte e si esce dall’altra.
Possiamo dire quindi che la gente non è affatto diventata più intelligente, ma che dico intelligente, neppure un po’ più civile, ma che dico civile, mi basterebbe anche meno; chiediamoci però per quale motivo la gente sarebbe dovuta diventare migliore, cosa è avvenuto che avrebbe potuto cambiarla.
Ah già, nel frattempo c’è stato il mistero della resurrezione pasquale, un mistero così misterioso che per coloro che non sono supportati dalla fede rimane totalmente oscuro; ecco, la fede, forse è questo che manca alla nostra civiltà occidentale, forse è questa forma mentale che scaturisce dal cuore che tutti noi dovremmo possedere e utilizzare; ho paura infatti che il razionalismo imperante non ce la faccia con i mass media, non ce la faccia con le televisioni e neppure con i giornali; l’aiuto della fede sarebbe quel “qualcosa” che al momento manca a noi tutti e che può trasformare il nostro relativismo etico, il nostro secolarismo in qualcosa che ci renda felici del nostro modo di vivere, perché diciamocela tutta, nelle rare volte che osiamo guardarci allo specchio, davanti a noi non c’è quasi mai una faccia felice.