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venerdì, gennaio 20, 2012

CHE PAESE SIAMO? 

Quando ero ragazzo, i maestri della mia infanzia predicavano che il nostro Paese era composto da “santi, poeti e navigatori”; la cosa mi colpiva così tanto che non andavo mai a chiedere loro chi fossero i signori in questione; eppure c’erano e sono convinto che i maestri me li avrebbe potuti elencare a semplice richiesta.
Ma adesso possiamo dire altrettanto? Escluderei quasi subito la categoria dei Santi, l’ultimo dei quali è forse stato Padre Pio; anche di poeti non ne abbiamo a dozzine, anzi: l’unico del nostro tempo è forse Mario Luzi, ma è morto e quindi possiamo dire che “siamo senza”; non parliamo poi di navigatori, visto l’orrendo spettacolo che c’è stato ai bordi del porticciolo dell’Isola del Giglio, dove una mastodontica nave da crociera, la Concordia Costa, con quasi cinquemila persone a bordo, è naufragata su uno scoglio e si è inclinata pericolosamente; molti morti e dispersi, ma quello che è forse la peggiore immagine dell’incidente è che il capitano non è stato l’ultimo a sbarcare, ma anzi è stato uno dei primi: bel navigatore!
Sull’evento luttuoso del Giglio, vorrei fare alcune considerazioni che spero vorrete condividere; anzitutto il fatto che i passeggeri hanno detto “a caldo” che non era stata fatta nessuna prova di allarme generale, quella sorta di sceneggiata che ai tre colpi di sirena, ogni persona sa dove andare, in particolare, verso la propria cabina per indossare il giubbotto salvagente e successivamente raggiungere i punti di riunione stabiliti sul ponte-scialuppe. Perché tutto questo non è avvenuto e nessuno sapeva dove andare? Forse la “grandezza” della nave – considerata “inaffondabile” come il Titanic – ha fatto considerare superflui tutti questi controlli e questi rituali di sicurezza.
Se ci fate caso, sia questa tragedia che quella del Titanic, sono avvenute per una piccola (in apparenza) collisione che per il bastimento inglese si è verificata nei confronti di un iceberg e per la nave italiana per un tagliente scoglio in granito.
Una cosa che diverge nettamente tra i due eventi è il comportamento dei comandanti: il capitano Smith del Titanic preferì non abbandonare la nave neppure quando rimase praticamente solo e la nave si stava inabissando e morì aggrappato al timone della plancia di comando; il nostro capitano Schettino, dopo aver mostrato la propria superficialità nel fare una spericolata manovra vicino al porto, ha preferito tagliare la corda anziché restare a bordo della “sua” nave almeno per coordinare le operazioni del dopo incidente.
Ma oltre a queste considerazioni che testimoniano della stupidità umana, dobbiamo prendere in considerazione anche un qualcosa di immateriale: la iella; infatti, il grande bastimento “Concordia”, al momento del battesimo subì l’onta della iettatura, in quanto la tradizionale bottiglia di champagne lanciata dalla madrina contro il bordo della nave, non si è spezzata e questo, dicono gli uomini di mare, “porta male”; nella ripresa televisiva dell’evento, si sentono anche delle voci che confermano questa condizione e ne confermano la pericolosità.
A proposito, sempre sull’onda delle somiglianze o meno della vicenda Concordia con quella del Titanic, dobbiamo dire che quella avvenuta nei giorni scorsi e quella del 1912, riguardano entrambe anni “bisestili” anch’essi portati ad esemplificazione – dai superstiziosi – degli anni “terribili”.
Mi viene un’ultima considerazione: quando i comandanti montano su questi enormi palazzi di oltre sette piani, si sentono indistruttibili da tutto; e invece, basta poco per mandare ai pesci questi giganti del mare con i piedi d’argilla.

mercoledì, gennaio 18, 2012

E’ UN SISTEMA PER RIPRENDERCI LA TRIPLA “A”? 

I “maghi” del rating hanno declassato l’Italia – insieme a tanti altri Paesi europei, tra cui la sussiegosa Francia – e quindi a noi ci resta solo l’onere di “pedalare” per ritornare in testa; per inciso, la nostra “posizione” - ripeto: secondo i maghi del rating – ci conduce ad appaiare Perù, Colombia e Kazakhistan: come dire che siamo in compagnia di persone “simpaticissime”.
Ma come si fa a riprenderci la posizione di prima? Dicono tutti – e quindi lo dico anch’io – che il nostro problema è l’alto debito pubblico; per farlo diminuire, bisogna fare leva su due componenti: la prima è quella di spendere meno nell’amministrazione della cosa pubblica e la seconda è quella di aumentare le entrate dello Stato; detto così sembra facile ma applicare questi concetti nella realtà non è semplice, poiché si vanno a toccare interessi di categorie finora sempre protette, e quindi…..
Ma siccome le idee che mi vengono sono sempre un po’ controcorrente, vi voglio parlare dell’ultima che ho avuto: mi è venuta nell’apprendere che i Carabinieri di Bologna, dopo aver fermato una prostituta per strada, l’hanno sottoposta ad un questionario che poi è stato consegnato anche alle altre ”colleghe”.
In questa scheda, oltre ai dati normalmente richiesti in occasione di qualunque controllo delle Forze dell’Ordine, compaiono una serie di domande decisamente irrituali; ve ne riporto alcune, che mi appaiono già esemplificative per identificare “dove vogliono andare a parare”: la prima è “da quanto tempo svolge attività di meretrice?”; seguono: “qual è il guadagno medio giornaliero?” e “qual è il compenso medio per ciascuna prestazione?”.
In tempi di lotta dura all’evasione fiscale, mi sembra che queste domande suonino come un accertamento fiscale sul lavoro del “marciapiede”, ma forse mi sbaglio.
Prima di andare avanti, vediamo qualche cifra che illustri meglio il fenomeno: le prostitute operanti in Italia sarebbero almeno 70.000, delle quali almeno 25.000 provenienti da altri Paesi (per 2.000 possiamo addirittura parlare di riduzione in stato di schiavitù). Di queste “signorine”, il 65% lavora in strada, svolgendo poi la materiale prestazione in albergo (29%) e in case private (il resto).
I clienti sarebbero 9/milioni, ciascuno dei quali spenderebbe almeno una cifra “media” di 50 euro; la cifra riveniente è impressionante: 450/milioni di euro, cifra che fino ad ora è completamente esente da tassazione, o meglio, viene tassata soltanto la capacità di spesa del contribuente, cioè l’acquisto da parte della “signorina” di una casa o altro.
Torniamo all’iniziativa dei carabinieri di Bologna; il comandante provinciale afferma che le segnalazioni raccolte saranno inviate all’Agenzia delle Entrate per l’eventuale seguito della pratica.
Ma anche le prostitute, come gli altri lavoratori, hanno un sindacato e cioè il “Comitato per i diritti delle prostitute”, la cui segretaria generale, Pia Covre, si è detta “allarmata dell’iniziativa fatta in aperto contrasto con quanto previsto dalla famosa Legge Merlin che vieta qualunque forma di schedatura ed ha invitato le ragazze a “farsi identificare dalle Forze dell’Ordine ma a rifiutarsi di rispondere a tutte le domande che riguardano il loro privato”.
Ecco un intoppo che sarà difficile da superare; questa sindacalista, novella Camusso, tiene a non far pagare alle proprie iscritte quelle tasse che – probabilmente - sarebbero dovute, ma altrettanto probabilmente appaiono di difficile riscossione, visto il genere di attività delle contribuenti; chiaro il concetto??

lunedì, gennaio 16, 2012

PROVIAMO AD APPOGGIARCI ALLA CINA 

Tutti i maggiori Paesi dell’U.E. ci guardano in cagnesco (secondo me perché siamo troppo “splendidi nel nostro tenore di vita) ed allora mi voglio provare a dirigere il nostro sguardo verso le sponde cinesi.
Del resto la Cina è impegnata in uno “shopping” continuo in ogni parte del Mondo; volete qualche esempio? Da tutte le parti, ma privilegiando l’Africa, i cinesi comprano minieri e terreni, questi ultimi per coltivare materie prime alimentari; anche il comparto delle auto è nell’occhio dei cinesi: la Geely ha rilevato la Volvo e sta per acquisire la fallita SAAB; e per concludere questi esempi, ricorderò il comparto dell’energia, nel quale i cinesi hanno acquisito il 21% della Energias Portugal, il 45% della russa Nobel Oil e il 30% della divisione “esplorazione” di Edf, olrtre alla maggioranza assoluta dell’azienda che gestisce il porto del Pireo.
Ed anche da noi i cinesi hanno acquistato uno dei nostri “gioielli del lusso” (per la verità abbastanza “traballante”): l’azienda che produce i famosi yacht Ferretti ha ceduto il 75% del pacchetto azionario alla Shandon Heavy Industry; quest’ultima ha dichiarato di avere stanziato 196/milioni di euro per il rilancio della fabbrica.
È chiaro che questi interventi sui nostri mercati di aziende cinesi vengono da noi ricevuti “turandoci il naso” su quello che è il comportamento del governo cinese nei confronti dei diritti civili.
L’ultima “invenzione” è quella di “legalizzare le scomparse”; il significato del provvedimento è quello di trasformare in legge il “confino” dei sospetti – procedura già ampiamente usata – con l’aggiunta della “residenza sorvegliata”, una variante orientale degli arresti domiciliari; questo complesso di norme permetterebbe alla Polizia di detenere per sei mesi i sospetti in località di sua scelta, “senza avvertire la famiglia”.
Per la verità questa proceduta è già in atto da mesi, ma adesso avrebbero la norma dalla loro parte e potrebbero così applicarla nei confronti degli attivisti per i diritti umani e dei dissidenti.
Per la verità, questi atteggiamenti sono contraddittori con gli obblighi che la Cina ha assunto firmando la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, atto eseguito materialmente nel 1998, ma non ancora ratificato dall’Assemblea Nazionale del Popolo, equivalente ai Parlamenti occidentali.
C’è poi da aggiungere una “voce” di provenienza americana: il Financial Times afferma con certezza che il 4% del debito pubblico italiano sarebbe in mano ai cinesi; non ci sono state né conferme e neppure smentite, ma la sola notizia ha contribuito a far risollevare i nostri titoli.
Del resto, lo stesso premier cinese Wen Jiabao ha dichiarato che “la Cina continuerà ad espandere i suoi investimenti in Europa perché ha fiducia nella ripresa economica della zona dell’euro”; non c’è che dire, si tratta di una sorta di “affidavit” sulle capacità di ripresa del nostro Paese e delle altre Nazioni Europee.
Se ci pensiamo un attimo, vediamo che si sta ribaltando un concetto che ha guidato la nostra politica economica per anni, quello cioè di favorire le esportazioni verso i Paesi in via di sviluppo; ebbene, adesso è la Cina che teme il rallentamento delle economie dei paesi dell’eurozona in quanto tale situazione potrebbe incidere sulle esportazioni cinesi nei nostro Paesi. E queste esportazioni sono – in massima parte – deleterie per la nostra economia e per i nostri mercati e vanno a danneggiare pesantemente la nostra industria manifatturiera; comunque, per ora è meglio “abbozzare”!

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