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venerdì, agosto 15, 2008

PERCHE' NON SI "POSSONO" TAGLIARE ? 

Lo sapete quante sono state nel 2007 le “operazioni” fatte dalla barbieria della Camera dei Deputati? Ben 16.000; ora, se facciamo due conti, si ottiene che nei circa 200 giorni lavorativi, sono 80 le “operazioni” quotidiane; provate a chiedere al vostro barbiere di fiducia se tale cifra è nel target di qualche professionista di forbici e rasoi.

Prendo questa cifra dalla relazione sull’attività del Parlamento, voluta dal Presidente Fini in onore dell’operazione trasparenza; qualche altra cifra: ogni giorno ci sono 26.000 telefonate in uscita, ma la Camera si distingue nella raccolta differenziata dei rifiuti: pensate che nel 2007 ha destinato al riciclaggio 761.000 Kg di carta, 22.460 di plastica e 29.430 di vetro; l’autorimessa assicura circa 20.000 trasferimenti l’anno che – fermi restando i 200 giorni lavorativi – danno un utilizzo di 100 “movimenti” al giorno.

Oggi che sono in vena di citare cifre, mi voglio divertire a vedere quanto hanno incassato i giornali “di partito” nei sette anni che vanno dal 2000 al 2006: complessivamente la cifra è di oltre 1 miliardo di euro ed è passata dai 106 milioni del 2000 per arrivare a quasi il doppio nel 2006.

L’elenco dei beneficiati di questa specie di “manna dal cielo” è sterminato e va dai giornali di partito veri e propri a quotidiani editi da società controllate da fondazioni o enti morali: in questi sette anni l’ha fatta da padrone “l’Unità” con 43 milioni di euro, seguita da “Libero” con 39, “Il Manifesto” con circa 30 milioni, “La Padania” con 28 milioni, “Il Foglio” con oltre 25 milioni, “Il Riformista”, che in quattro anni ha portato a casa 10 milioni e “L’Avvenire” – quotidiano della C.E.I. – con oltre 6 milioni.

Quelli che ho citato finora li conosciamo un po’ tutti, ma sentite questi: “La discussione”, giornale fondato da Alcide De Gasperi, si prende oltre 15 milioni, “Linea”, organo del MSI ne becca addirittura 16, mentre “Il Campanile Nuovo”, organo dell’UDEUR di Mastella, di milioni ne prende “solo” 6, quasi la metà di quanto incassato da “L’Opinione delle libertà” che di milioni ne ha portati a casa più di 13.

Quale il motivo per cui vi ho sottoposto a questa lunga litania di numeri? Semplice, se ricordate, qualche tempo fa, ho affermato che il Governo avrebbe la strada spianata per fare delle riforme di struttura, basta che segua quanto pubblicato da alcuni libri (“La Casta” e “La deriva” per citare i più famosi) e intervenire su quelle che sono presentate come delle storture, inaccettabili per la gente – di qualunque colore sia – e sinonimo delle prevaricazioni del sistema politico nei confronti della macchina statale, considerata come “cosa nostra”; ebbene, quelle citate sopra appartengono a queste categorie e – prima di diminuire di un euro qualunque intervento pubblico per anziani, bambini e malati – dovrebbero essere eliminate, senza neppure accettare qualsiasi rimostranza degli antichi beneficiari, anche perché verrebbe mostrato al popolo che una sorta di Robin Hood che tuteli i deboli esiste ancora.

E non mi si venga a cianciare della libertà di espressione che verrebbe lesa dal tagliare le sovvenzioni statali, perché sono discorsi fatti da coloro che sono ormai abituati ad essere “mantenuti” dal sistema che magari attaccano a tutto fuoco.

Ma quello di cui parlo sono soltanto dei “sogni di mezza estate” che non troveranno sicuramente esecuzione concreta; a proposito, da qualche tempo i maggiori attacchi al Governo provengono da “Famiglia Cristiana”, periodico edito dalle Edizioni Paoline le quali ricevono un finanziamento pubblico di un milione di euro l’anno (c’è stato anche nel 2007 e ci sarà anche nel 2008). Che dire: facile sparlare su quello che ci mantiene e apparire così “veramente liberi”; ma mi facciano il piacere!!


giovedì, agosto 14, 2008

ZIBALDONE n.8/2008 

In piena canicola, con il termometro che schizza a livelli molto alti, con le strade svuotate dai cittadini ormai partiti per le vacanze, con i negozi “chiusi per ferie”, sono tre gli argomenti che mi hanno interessato e dei quali intendo parlare.

Il PRIMO riguarda il Governatore d’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, fra l’altro liberato dal carcere e messo agli arresti domiciliari, il quale ovviamente si è dimesso dalla carica istituzionale ed ha provocato lo scioglimento dell’intero consiglio.

Aspettate a pronunciare qualche parola di conforto per i politici mandati a casa: prima di abbandonare la carica, hanno emesso una disposizione con la quale si sono autoassegnati ben 24.000 euro a titolo di “buonuscita” (due anni di stipendio di un operaio). Lo capite perché dico che con le buone non ce la possiamo fare? La Casta sopravvive a tutto e mostra le sue prepotenze a l’autoreferenzialità che contraddistingue il politico: complimenti e buon pro gli faccia!!

Il SECONDO si riferisce alla smania di un assessore comunale fiorentino, di conferire “decoro” alla splendida città di Firenze, contrassegnando la propria attività con tutta una serie di divieti che – pur avendo un loro senso logico – fanno un po’ sobbalzare sulla sedia coloro che, come me, ne hanno viste di tutti i colori.

A questo proposito, la giornata di ieri è stata particolarmente impegnativa per i Vigili e le Forze dell’Ordine: si è cominciato con il multare una signora che, forse ignara del divieto, stendeva i panni ad una finestra che da su una strada del centro storico; si è poi passati a comminare una contravvenzione ad un barista reo di aver negato l’accesso al “bagno” ad un cliente di passaggio; la notte poi, si è scatenato il pattuglione “anti lucciole”: ne sono state fermate e schedate tredici, quasi tutte albanesi e romene, una russa ed una uruguaiana, che sono state multate e denunciate per adescamento.

I cittadini morigerati ringraziano; io, come ho già detto altre volte, no!

Il TERZO si riferisce agli ultimi due – in ordine di tempo - incidenti automobilistici causati da TIR che hanno contrassegnato queste ultime settimane; il primo ha investito e maciullato un operaio intento a sistemare la segnaletica orizzontale in un cantiere mobile dell’A1; il secondo – guidato da un polacco “alticcio”, ha sradicato 55 metri di guardrail sulla tangenziale di Verona; l’incidente poteva trasformarsi nell’ennesima strage e solo una grandissima fortuna ha evitato che vi fossero coinvolti altri automezzi.

Fermiamoci a quest’ultimo e cerchiamo di formulare qualche considerazione: il polacco al quale è stato rilevato un tasso alcolico pari a 3,13 grammi per litro, è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza ed è ricoverato in Ospedale per una frattura che richiederà 25 giorni di prognosi; trascorsi questi giorni il signore non credo che abbia nessun altro debito impellente con la giustizia italiana, se non la “sciocchezzuola” della guida in stato di ebbrezza e quindi potrà riprendere tranquillamente la propria attività.

Non credete che in questi casi, cioè quando si rilevano delle situazioni di abuso alcolico, sarebbe doveroso una punizione, della serie “mettiamolo dentro e buttiamo la chiave”? Perché signori miei, un autista di un TIR che non è in possesso di tutte le proprie facoltà fisiche e mentali, è di una pericolosità indescrivibile; ma sia chiaro che di una analoga pericolosità è il “normale” automobilista che guida la propria auto in preda all’alcol: l’autista del TIR, magari, guida un mezzo che è solo “più grosso”.


mercoledì, agosto 13, 2008

ASSOMIGLIA ALLA RIVOLUZIONE ?! 

Le cronache dei quotidiani di questi giorni riportano un fatterello assai curioso che, in teoria, potrebbe essere interpretato in vari modi; come al solito andiamo prima alla vicenda.

Siamo in Costa Smeralda, sulla spiaggia di Capriccioli, luogo certamente non frequentato da veri proletari, ma certamente da “gente normale”, genitori con bambini al seguito, famiglie intere che vi si recano a passare la giornata, insomma la tipica spiaggia nella quale non penseresti certo di incontrare un Vip.

In questo luogo, sorgeva uno dei soliti baracchini dove a pranzo si poteva mangiare un’insalata, un panino con la frittata o una focaccia; il geometra Briatore lo ha rilevato e lo ha trasformato nell’ennesimo locale chic, il “Billionaire Rubacuori”, ambiente esclusivo, tipico per Vip o presunti tali, ovviamente carissimo e quindi fuori della portata dei bagnanti locali: naturalmente la struttura umana della spiaggia ne è stata completamente stravolta.

Se facciamo un piccolo ma significativo passo indietro, dobbiamo rilevare che la caletta di fronte alla spiaggia è tassativamente vietata a barche con motore ed è consentita solo a natanti a remi.

Il giorno dell’inaugurazione del locale, la gente ha visto arrivare – su tre gommoni a motore – il sullodato Briatore con l’intera sua corte che, zigzagando pericolosamente tra i bambini che stavano facendo il bagno, si è avvicinato alla spiaggia; dal primo è sceso il boss – circondato dalle guardie del corpo, autentico esercito privato del feudatario – il quale se l’è cavata in qualche modo dalle parolacce della gente, mentre gli occupanti delle altre due imbarcazioni sono stati presi a secchiate e c’è mancato poco che si riuscisse a respingere al largo, verso i loro yacht, questo vero e proprio manipolo di invasori, beceri e rumorosi.

È un segnale, piccolo ma significativo, lanciato dalla gente comune che – già stretta nella morsa economica della quale non si intravede ancora l’uscita – mostra di avere le scatole piene di questi nuovi ricchi (coloro che hanno il “denaro fresco” come li chiama un mio amico) e in generale di VIP, politici compresi, delle loro arroganze e dei loro soprusi, del loro ritenersi dei veri e propri “unti del Signore” ai quali tutto è dovuto; e anziché idolatrarli perché li ha visti in televisione o perché è insieme alla velina di turno, li considera per quello che sono realmente: dei privilegiati ignoranti e prepotenti ai quali è giunta l’ora che qualcuno insegni l’educazione e anche qualcos’altro.

Lo ripeto, si tratta di un segnale piccolo, ma anche significativo, che mi induce a pensare come ci stiamo stufando di essere considerati solo dei sudditi; pensate se al posto delle secchiate piene di acqua di mare si cominciasse ad usare altri tipi di “proiettili”!!

Non pensate male di me, non sono un pericoloso sovversivo, ma soltanto una persona normale che si è stancata di assistere a queste scene di prevaricazione; se c’è una spiaggia che è vietata alle barche a motore, non mi sogno neppure lontanamente di evadere la norma, ma se lo racconto in giro mi prendono come minimo per un fifone; e allora attendo che qualcuno più coraggioso di me ricacci in mare questi squallidi individui e faccia in modo che non ritornino mai più.

Lo vogliamo chiamare un anticipo di “rivoluzione”? Magari fosse così, ma la rivoluzione è qualcosa di molto più complesso che al momento non riesco ad intravedere.

Anche se…..a ben guardare……


martedì, agosto 12, 2008

RISPETTO PER LA VITA 

Più che passa il tempo e più ho la netta sensazione che il vecchio ma ancora valido “rispetto per la vita” - sia per la propria che per quella degli altri - vada sempre più scomparendo, in una nebbia fatta di incoscienza e di disinteresse per la vita, unico bene che noi possediamo che non sia ripristinabile, cioè una volta perduto, non resta che … farne a meno!!

La storia che vi sto per narrare – presa dalle cronache nostrane – è veramente esplicativa di quanto sopra ho affermato; la vicenda si svolge a Desio, una cittadina alle porte di Monza, dove una anziana – ma ancora assai prestante – signora di 77 anni, dopo essere uscita a fare delle spese in vari negozi, si dirige verso casa, camminando tranquillamente sul marciapiede e tenendo le due borse della spesa una per mano e la borsetta stretta al petto.

All’improvviso una moto con un giovane a bordo si è affiancata alla donna e il guidatore ha afferrato con forza la borsetta della malcapitata, tirando con violenza per fare in modo che lei lasciasse il manico; poiché l’anziana ha evidentemente opposto resistenza, il delinquente è sceso dalla moto e l’ha strattonata con sempre maggiore violenza fino a che la donna è caduta pesantemente sbattendo fortemente la testa sul selciato; a quel punto il malvivente si è impossessato delle due borse nelle quali c’erano varia merce acquistata e della borsetta contenente 800 euro ed i documenti, abbandonando la donna in un lago di sangue.

Soccorsa da alcuni passanti, la donna è stata portata al vicino ospedale ma non ce l’ha fatta ed è spirata poco dopo; i Carabinieri di Desio hanno immediatamente iniziato le indagini e sono riusciti a catturare il delinquente, un giovane di 31 anni, tossicodipendente, uscito di galera per effetto dell’indulto.

Fin qui la vicenda nuda e cruda, adesso vediamo di trarre qualche conclusione: certo che l’assassino, colui che non ha avuto il minimo rispetto per la vita umana troverà degli avvocati difensori che individueranno dieci, cento, mille cavilli per scansare dal loro assistito il massimo della pena, ma è proprio di questa che intendo parlare, anche se sono conscio di farmi soltanto dei nemici e di scrivere cose “politically incorrect”.

Il punto, a mio avviso, è nel titolo di questo post: il rispetto della vita; a questo proposito mi viene fatto di affermare che nei confronti di coloro che non hanno il minimo rispetto della vita altrui, non riesco a trovare neppure un motivo per cui uno Stato che amministra la giustizia in nome del suo popolo, dovrebbe avere rispetto per la “loro” vita; è una richiesta di ripristinare la pena di morte? Non è questo il punto, in quanto la pena da comminare potrebbe essere di vario genere, ma comunque dovrebbe essere di una tale esemplarità da rimanere negli annali della Giustizia, proprio perché non si possono trovare attenuanti né psicologiche e neppure familiari o sociali per chi non ha avuto rispetto della vita altrui ed ha ucciso una povera donna solo per appropriarsi di un po’ di denaro da spendere nella droga.

Ed invece le attenuanti si troveranno in maniera copiosa, si dirà che è stata la società a guastare il giovane (e in parte può essere anche vero) e, al massimo tra una diecina d’anni, sarà fuori, libero e con tutta la vita davanti, quella vita che hanno tolto alla povera donna.

Non ci dimentichiamo che “la pena”, oltre ad essere il giusto castigo per il reo, è anche il modo con cui il “vulnus” provocato dal delitto all’intera società, viene, almeno in parte, sanato: al di fuori di questo c’è la terra di nessuno, dove la civiltà va a farsi benedire.


domenica, agosto 10, 2008

PACE E GUERRA 

Nel giorno che dovrebbe simboleggiare “la pace” – magari impropriamente, ma ormai lo diamo per scontato – cioè all’atto dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino, il Mondo assiste impotente all’accensione di un nuovo focolaio di guerra, questa volta nell’estremo lembo orientale dell’Europa.

Come è mia consuetudine, partiamo dalla vicenda, anche se in questo caso non è facilissimo individuarla: due minuscole “enclave” (territori cioè abitati da gente che non è della stessa etnia dello Stato), l’Ossezia e l’Abkhazia, si ribellano alla Georgia e quest’ultima manda esercito, carri armati (quei pochi che ha) e aerei (pochi anch’essi) per fronteggiare l’insurrezione.

Come in tutte le guerre moderne, i veri attori non sono le forze che si fronteggiano, ma quelle che fomentano le operazioni e si schierano con l’uno o con l’altro: da una parte la Russia di Putin, acerrima nemica della Georgia (anche per ragioni economiche, leggi: gas) che sembra essere quella che sta "accorrendo" in aiuto dei “fratelli” dell’Ossezia e dell’Abkhazia (quante guerre si sono fatte per aiutare i fratelli che magari non chiedevano affatto di essere aiutati), bombardando la terra georgiana; dall’altra parte è da notare che l’occidente – Europa e Stati Uniti – che ancora non riescono a fidarsi della Russia, hanno spinto la Georgia ad essere intransigente con le due etnie in rivolta, il tutto soltanto….per dire cose diverse da quelle che dice Putin.

Per ora le forze in campo sono solo quelle del teatro regionale, in quanto sia l’Europa che l’America si limitano ad ammonire la Russia ad adottare prudenza nelle trattazione della vicenda; ma questa situazione non deve farci dormire sonni tranquilli, in quanto se diamo fuoco ad un lembo del bosco, è notorio che l’incendio fa presto a propagararsi.

Le ultime notizie ci annunciano che l’armata russa è entrata nell’Ossezia del Sud, sempre – come detto sopra – su richiesta dei fratelli di quel Paese: l’escalation che può portare questa mossa è difficilmente ipotizzabile e non è da escludere che i due Paesi passino a vie di fatto, se non altro di carattere ritorsivo sia per l’energia che per il gas.

Si diceva all’inizio che questa situazione nasce in un contesto di “pace” come è quello delle Olimpiadi di Pechino, dove si ritrovano radunati tutti gli attori della tragica vicenda: il comportamento è stereotipato, e comprende dichiarazioni di fuoco dei due contendenti principali – presenti a Pechino ai massimi livelli – e contemporanee strette di mano ad uso dei fotografi e delle telecamere.

E noi? Dico noi intendendo l’Italia, poiché parlare di posizione unitaria europea è solo un sogno: noi teniamo incrociate le dita e facciamo gli scongiuri, in quanto per il prossimo inverno ci riscalderemo – per il 35 per cento – con il gas russo che però ci arriva tramite un gasdotto che passa attraverso la Georgia; ce n’è a sufficienza per non stare affatto tranquilli!!

Un’ultima notazione: la stampa nostrana ci mostra le forze in campo, proprio come se fossimo già in presenza di un conflitto conclamato; ebbene, ai quasi 400 mila soldati russi, se ne contrappone meno di un decimo da parte georgiana e, contro i 23.000 carri armati russi, ne abbiamo poco più di 100 nell’altro campo, e ai 1.809 aerei russi si contrappongono appena 8 velivoli della Georgia: in campo ippico si direbbe che non c’è corsa!!


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