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sabato, dicembre 30, 2006

I BAMBINI E LA PUBBLICITA' 

Oltre trenta anni fa, quando cominciavo ad avvicinarmi alla pubblicità (televisiva) uscì uno studio che rivelava come i bambini erano facilmente suggestionabili dalle immagini della TV e quindi altrettanto accalappiabili per indurli a diventare “opinion leader” dei prodotti da acquistare; ovviamente il primo passo avveniva nei confronti degli oggetti dei quali i bambini erano anche “consumatori” (giocattoli e dolcetti), ma venne anche scoperto che potevano influenzare i consumi dei “grandi”, tipo oggetti di abbigliamento, automobili, tipo di vacanze, ecc.

Fu “scoperto” anche che si poteva fare leva sul complesso di colpa delle madri che erano costrette a lasciare i figli in balia delle suocere o di una estranea per andare al lavoro: ebbene, con determinati acquisti sui quali il bambino faceva sentire la propria voce, le madri vedevano placarsi il complesso; e poiché – come ho già detto – è sempre stato relativamente facile abbindolare i ragazzi attraverso lo strumento televisivo, ecco che il gioco era fatto.

Adesso il giornale inglese “The Economist” pubblica uno studio di fonte americana, nel quale viene rilevato che la pubblicità rivolta ai bambini non riguarda più solo la promozione di giochi e merendine tra un cartone animato e l’altro, ma i piccoli fruitori della TV influenzano anche gli acquisti di beni destinati agli adulti: ma questo lo avevano detto già noi italiani poco dopo l’inizio degli anni ’70; comunque andiamo avanti.

Il passo ulteriore fatto dalla pubblicità, è quello di alcune case produttrici di auto (la Honda e la Hummer fuoristrada) che stanno costruendo specifici messaggi rivolti ai bambini che poi vengono pianificati sugli appositi canali televisivi via satellite o via cavo destinati ai ragazzi; lo slogan di queste campagne è “I genitori hanno perso il controllo; i più piccoli prendono decisioni sulla maggior parte dei prodotti per la famiglia”.

Ed ecco i primi dati numerici che si affacciano nella ricerca; nel 2005 i ragazzi sotto i 14 anni hanno influenzato almeno il 47% degli acquisti delle famiglie americane, per un totale di circa 720 miliardi di dollari, così suddivisi: 40 miliardi di acquisti di cose per bambini, 340 miliardi di acquisti influenzati “direttamente” da loro (voglio un computer Dell), e altri 340 miliardi influenzati “indirettamente” (Il piccolo Steve sarebbe tanto felice se comprassimo una Lexus).

All’uscita di questa ricerca e dei dati sopra citati, molti gruppi di genitori si sono mostrati allarmati: “Come può una famiglia combattere contro un’industria (quella della pubblicità) da 15 miliardi di dollari che lavora giorno e notte per indebolire l’autorità dei genitori?”.

La strategia dei pubblicitari è chiara (ripeto, io l’avevo applicata già oltre 30 anni fa ed è stato il motivo che mi ha allontanato dalla creazione degli spot televisivi): è molto più semplice ed ha un minore costo reclutare un bambino come pubblicitario a domicilio, piuttosto che cercare di convincere l’adulto a comprare i loro prodotti, tenuto anche presente che i bambini hanno una maggiore memoria degli adulti e che il “messaggio” acquisito resta più a lungo nelle loro testoline; più subdoli di così….

Tutto chiaro?? Meditiamo, gente, meditiamo!!


giovedì, dicembre 28, 2006

LA CONDANNA A MORTE DI SADDAM 

Anche la Corte d’Appello irakena ha confermato la condanna a morte mediante impiccagione per l’ex dittatore Saddam Hussein, accusato di svariati omicidi di massa commessi per continuare a governare l’Iraq nonostante le varie etnia che si combattevano – e continuano anche adesso – per la supremazia nel paese.

Il mondo, in particolare l’Europa, si stanno dividendo in due fazioni, una a favore della sentenza e l’altra che invece sarebbe per risparmiare la vita a Saddam; vediamo queste posizioni: i favorevoli alla pena di morte fanno un discorso di una semplicità disarmante (lo stesso che fanno per le analoghe esecuzioni in Cina, Russia e U.S.A.) e cioè che anche se si rifiuta “per principio” l’impiego del boia, tuttavia non dobbiamo dimenticare che tale tipo di condanna è previsto dal codice penale iracheno e quindi….(è la posizione, tanto per citarne una a caso, della Cancelliera Tedesca Angela Merkel).

I contrari alla pena di morte si dividono a loro volta in due categorie: quelli che sono contrari “per principio” e che sono avversi a questa come a tutte le altre esecuzioni che avvengono nel mondo (magari in questo caso si agitano di più in quanto la stampa concede loro maggiore spazio); tra questi il più famoso è José Manuel Barroso il quale ha dichiarato che “l’Unione Europea è contro la pena di morte in qualsiasi caso e il qualsiasi Paese”: dichiarazione un po’ avventata, fatta a nome anche di coloro – tipo i francesi e i tedeschi – che appaiono assai più tiepidi nella condanna.

C’è poi una ulteriore corrente di pensiero che fa un discorso assai utilitaristico che recita, grosso modo, così: “Nell’Iraq già destabilizzato di oggi, sarebbe un errore politico aggiungere un ulteriore elemento di destabilizzazione”. In concreto, il discorso che sta sotto questa dichiarazione è “ c’è già abbastanza confusione in Iraq e questo evento non farà altro che aumentarla”; autore di questa dichiarazione è, tra gli altri, il Presidente della Regione Lombardia, Formigoni, - già amico personale di Tarek Aziz – che si rifugia in un “politichese” d’altri tempi

Adesso che ho riportato le posizioni di alcuni leader politici, vorrei provare a dire la mia, giusta o sbagliata che sia: anzitutto diciamo che una condanna a morte deve provocare una feroce riprovazione da parte di tutti; ma quando dico questo alludo non solo a Saddam, ma anche a tutti coloro (oltre dieci mila l’anno) che nella Cina della libertà economica, vengono uccisi ogni anno; oppure alle centinaia di esecuzioni (di cui sappiamo meno) che avvengono in Russia e alle decine (delle quali sappiamo invece tutto) che si svolgono in America: quindi l’ordine di scuderia dovrebbe essere “mobilitiamoci per ogni esecuzione”, e invece….

Detto questo e scendendo al caso in esame, si comprende benissimo che la posizione processuale di Saddam rappresenta una sorta di “patata bollente”: se gli viene comminata la pena di morte si rischia di farlo diventare un martire (figura quanto mai antitetica al dittatore iracheno); se invece la pena gli viene commutata nell’ergastolo, si rischia di avere un personaggio scomodo che può fare dei danni incalcolabili, contrappuntando ogni scelta e ogni decisione del governo.

La Storia (quella con la “s” maiuscola”) riserva sempre la morte ai dittatori sconfitti (Hitler, Mussolini, Ceausescu, per citare gli ultimi casi) facendo una sola eccezione per Francisco Franco, ma in quel caso, il personaggio scelse di uscire di scena con morbidezza e con l’aiuto della reintegrata famiglia reale.


lunedì, dicembre 25, 2006

ZIBALDONE N.12/2006 

In questo zibaldone di fine anno ho racchiuso tre argomenti che non hanno molto in comune, ma che riguardano vicende avvenute in questi ultimi tempi.
IL PRIMO argomento si riferisce alla vicenda del povero Welby, al quale un “volontario” ha staccato la spina e lo ha fatto morire, come del resto lui desiderava; due sono le riflessioni che mi vengono spontanee: la prima è il “ripensamento morale” dell’anestesista che ha staccato la spina (“non lo rifarò mai più” ha detto) e la seconda è la pretesa – tutta di sapore propagandistico – di far celebrare alla Chiesa il funerale di Welby come se si trattasse di una Impresa di Pompe Funebri alla quale si chiede una prestazione, si paga e si pretende che sia fatta; ovviamente con la Chiesa le cose non stanno proprio così: il funerale è un rito che viene celebrato solo in presenza di determinate circostanze e quindi il solo fatto di chiederlo – magari in una conferenza stampa – mi sa di propaganda secolaristica e basta. E fermiamoci qui in questa tragica vicenda, lasciando in pace il povero morto.
IL SECONDO argomento si riferisce ai rigurgiti di “grande centro” che si agitano in seno ai due poli: da una parte Casini e Follini, dall’altra Mastella e, sia pure in tono minore, Rutelli. Quale sia l’obiettivo di questi signori è chiaro e trasparente: rifare la DC, la vecchia “balena bianca” che conteneva al suo interno tante anime che venivano tenute assieme soltanto dall’uso del potere.
Dopo avere subito una sorta di terremoto all’epoca di tangentopoli ed essersi smembrata in varie parti, ognuna delle quali sbraita di rappresentarne l’autentica “anima”, adesso che si intravede una insicurezza nei due schieramenti, si vorrebbe buttare a monte e ridare le carte; sia chiaro che se i sopra citati nominativi, si potessero avvalere di un “ritiro” di Berlusconi e della conseguente assimilazione di Forza Italia, si avrebbe una DC sopra al 40%, già pronta per dialogare di volta in volta con la destra o con la sinistra a seconda del tornaconto del momento.
IL TERZO argomento è una mia idea – balzana finché volete – sull’atteggiamento di questo Papa nei confronti delle altre religioni e, segnatamente dei musulmani: l’impressione che ho avuto dai vari interventi di Benedetto XVI, se si esclude quello l’infelice di Ratisbona, peraltro subito corretto e puntualizzato, è che questo Pontefice giochi di sponda con le altre religioni, con le quali tende ad andare oltre ad un discorso esclusivamente interreligioso, ma miri addirittura a stabilire delle solide alleanze operative.
E questo perché il vero “nemico” del cristianesimo e segnatamente del cattolicesimo, sembra essere il secolarismo, quella sorta di ateismo strisciante, quel modo di approcciare la vita sotto il mantello del consumismo più sfrenato e che ragiona grosso modo così: “forse ci credo, ma non pratico perché ritengo che il dialogo con il Padreterno possa avvenire in qualsiasi posto e comunque l’importante è godere in questa vita, nella prossima poi si vedrà”.
Questi, secondo il Papa, sono i veri avversari per la religione cattolica, quelli cioè che antepongono la ricchezza ad ogni cosa, quelli che hanno una “loro fede” che mal si concilia con la dottrina. Come alleati in questa impari lotta, il Papa vede bene i musulmani, stante il loro fervore e la loro pedissequa obbedienza al Corano, circostanze che nelle alte sfere Vaticane provocano, ne sono certo, anche qualche punta d’invidia, visto il distacco che attualmente esiste tra fede e pratica religiosa.

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