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sabato, agosto 21, 2004

Il brivido della velocità 

Abbiamo visto nel post di ieri che lo Stato si comporta nei confronti della velocità delle auto con una sorta di contraddizione: da una parte pone dei limiti di velocità, dall’altra autorizza la fabbricazione e la commercializzazione di macchine che tale limite lo superano di oltre il 50%.
Tutte le statistiche e le ricerche, pongono il problema dell’eccessiva velocità tra le primissime cause degli incidenti automobilistici ed anzi danno una diretta correlazione con le maggiori gravità degli eventi.
Accettiamo quindi questa banale realtà e andiamo avanti, domandandoci anzitutto il motivo per il quale tanta gente ama il cosiddetto brivido della velocità e, per soddisfarlo, non trova di meglio che lanciare la propria auto a velocità folle in strade che non lo consentono.
Uno dei motivi scatenanti di questa "follia" è indubbiamente la palese identificazione che i mezzi di comunicazione di massa inducono l’uomo contemporaneo a effettuare nei confronti degli eroi del volante, una sorta di "transfer".
La televisione, infatti, non paga di propinarci le corse di automobili con delle immagini che rendono "facile" e "semplice" la guida ad oltre 300 Kmh, ci mostra queste moderne giostre cavalleresche con dovizia di particolari e con situazioni che inducono lo spettatore a esaltarsi per la furbata di Schumy o di Barrichello, per la rotata di Montoya e per il tamponamento di Coultard; tutte queste situazioni inducono il telespettatore comune a ritenere che una corsa di formula uno sia una faccenda di semplice e comune esecuzione e che...insomma…anch’io, se avessi la macchina adatta, potrei dire la mia. Ovviamente non è così, anzi, i citati corridori sono degli autentici "fenomeni" e la facilità con cui eseguono le loro operazioni è data oltre che dalla loro perizia, dall’alonatura tipica del mezzo televisivo; ma la difficoltà di girare per circa due ore a 300 di media dovrebbe risultare evidente a tutti, ma così non è.
Ci si mette poi la pubblicità, che usa come testimonial i suddetti eroi del volante e che li mostra talmente umanizzati da togliere loro quella patina di superuomo che invece dovrebbe essere una continua sottolineatura. Insomma, loro sono loro e noi siamo noi; loro sono delle eccezioni per quanto riguarda la guida di un’auto (in un circuito, notare bene!) e noi siamo altrettanto bravi nel nostro lavoro (stagnaro, salumiere, commercialista, ecc): ognuno ha le sue specialità.
Pensiamo adesso al bombardamento che i nostri giovani ricevono dai mass media e poi riflettiamo sui loro sabato-sera-all’uscita-dalla-discoteca. Come possiamo pretendere che si comportino da persone mature e che sappiano respingere tutti i falsi miti che la moderna civiltà consumistica pone loro come modelli? Come si può vedere, l’ora di uscita non è affatto determinante.
Torniamo per un attimo al rapporto tra Stato e velocità delle auto: so che i camion (forse i TIR) hanno una specie di scatola nera che permette alla Polizia Stradale di controllare il loro comportamento e multare, se del caso, i camionisti in difetto.
Mi domando, se con i passi da gigante che ha fatto l’elettronica, non sarebbe possibile realizzare qualcosa del genere anche per le auto e renderlo obbligatorio su tutto il parco vetture in circolazione. Da questo marchingegno si dovrebbe vedere tutto il comportamento della macchina con particolare riferimento alla velocità sviluppata e quindi le autorità non avrebbero bisogno di "prendere in castagna" l’automobilista, ma avrebbero uno strumento di prova inoppugnabile. E se qualcuno lo manomette, sequestro dell’auto e ritiro della patente.

venerdì, agosto 20, 2004

Ma le auto sono armi improprie? 

Vorrei soffermarmi su un aspetto della vita contemporanea che, a mio avviso, contiene una serie di incongruenze.
E mi spiego. Facciamo prima l’esempio delle armi (pistole, fucili, ecc.): per possedere e, ancor di più, per usare tali strumenti sono necessarie tutta una serie di autorizzazioni da parte di istituzioni statali. Inoltre, l’uso – fatte salve alcune categorie di persone – è riservato ad appositi ambienti (poligoni e strutture similari), dove lo strumento viene usato in totale sicurezza per se e per le terze persone.
Le cautele predisposte per l’uso di tali armi derivano direttamente dalla loro pericolosità e quindi ne sono direttamente proporzionali; mi spiego meglio: le precauzioni per l’uso di pistole e revolver sono minori di quelle per fucili e mitragliatori, ovviamente.
Questo grosso modo e detto in soldoni il capitolo armi.
Passiamo adesso alle auto. Esse escono dalla fabbrica con motori che il più piccolo sviluppa una velocità già superiore al limite di velocità fissato dal Ministero competente.
Anzi, dobbiamo aggiungere che uno dei "plus" pubblicitari per le auto di una certa categoria è senza dubbio la grande velocità che riescono a sviluppare. Insomma, tali auto vengono acquistate "anche" per andare ai 200 e più Kmh, fregandosene se il limite massimo consentito è quello di 130 Kmh.
E allora mi chiedo: ma perché lo Stato (non solo il nostro ovviamente) autorizza la costruzione e la commercializzazione di auto che hanno tra i loro requisiti uno che è tassativamente vietato dalle norme.
Sarebbe come se venisse autorizzata la vendita di cannoni anticarro, che pure sono in chiaro contrasto con la normativa vigente.
Quindi mi sembra che possiamo rilevare e sottolineare la prima incongruenza, ma al tempo stesso si resta turbati dal fenomeno.
Perché, mi sono sempre domandato, la gente compra delle auto che sviluppano una velocità di gran lunga superiore a quella consentita? Dove vanno a raggiungere tale velocità, in quali strade?
Possiamo quindi registrare quanto segue: per le armi lo Stato è rigidissimo, mentre per le automobili è fortemente lassista. E badate bene che se facciamo i paragoni tra i morti di un week end in tutto il mondo e quelli registrati nei vari teatri di guerra nell’intera settimana, scopriamo che le auto "uccidono" molto di più delle armi che sono deputate esplicitamente a farlo.
Ed eccoci allora a discutere del perché le auto "uccidono": lo Stato si è reso conto della loro pericolosità ed infatti ha messo il limite di velocità (da noi 130 Kmh) ma non ha avuto la forza o la sapienza di fare questo discorsetto ai vari costruttori: "fai pure auto belle e spaziose, riempile di tutti i vari aggeggi che fanno felice il cliente, ma per quanto riguarda la velocità massima sviluppata, ti consento di superate il limite fissato di solo il 10% e quindi di raggiungere al massimo i 143 Kmh, indipendentemente dalla potenza del tuo motore; se superano tale limite non concederò l’autorizzazione all’immatricolazione ".
Come pensate che sarebbe accolto un discorso del genere, sia dalle case costruttrici che dagli utenti? Io credo bene, e credo soprattutto che con questa forma di limitazione potremmo risparmiare diverse vite umane, facendo a meno dei vari marchingegni studiati dallo Stato per raggiungere lo stesso scopo, tipo "la patente a punti".
Comunque ne riparliamo al più presto cercando di ampliare il discorso al rapporto tra velocità e incidenti.

giovedì, agosto 19, 2004

Zibaldone n.4 

Avete visto? L’ipotesi che avevo formulato nel post di ieri circa l’origine della bandana del Berlusca si è rivelata esatta: il problema è …sotto, nel senso che il sotto è in riparazione da un chirurgo di fama mondiale che sta attuando una sorta di autotrapianto.
Però, da questo si vede il "presidente operaio": mentre tutti si stanno divertendo in vacanza, lui approfitta di questi pochi giorni di pausa dai molteplici impegni per sistemare il motore o la carrozzeria ed essere così pronto alla ripresa degli impegni pubblici. Bravo!
Dobbiamo sempre temere questi periodi di inattività: ricorderete che nell’agosto dello scorso anno fu la volta dell’intervista al settimanale inglese nella quale definiva i magistrati "tutti matti"; durante le vacanze di Natale e Fine Anno 2003 c’è stata la fase della "levigatura con stiramento" per le rughe facciali, con la quale si è tolto un bel numero di anni.
Insomma, fatelo stare sempre impegnato altrimenti combina qualche danno!
E’ di oggi un’altra cosa che mi ha lasciato perplesso: l’ineffabile ministro Giovanardi che sembra dedito solo alla battaglia per la chiusura anticipata delle discoteche, ha avuto la faccia tosta di affermare (cito a memoria): facciamo tanto chiasso per la morte di un cavallo al Palio di Siena e non ci preoccupiamo di tutti i giovani che muoiono per le droghe in discoteca e per gli incidenti d’auto alla chiusura dei locali.
Mi permetto di replicare. Il signor cavallo "Amoroso" (questo è il suo nome) non è andato in Piazza del Campo a Siena e, di sua spontanea volontà si è gettato a perdifiato nella sua ultima carriera, forzando insensatamente un passaggio interno in curva e andando così a sbattere il collo contro un colonnino della piazza, morendo così quasi all’istante.
In pratica, dobbiamo ribadire che il succitato "Amoroso" è stato distolto da altre attività che la natura ha da sempre considerato più congeniali al cavallo ed è stato costretto – dall’uomo - a gettarsi nella mischia, a correre sempre più velocemente, insomma – per dirla con una parola – a gareggiare, per il godimento dello stesso uomo.
Diverso invece il caso dei frequentatori delle discoteche. Un po’ gli scazzi con la famiglia, un po’ le incomprensioni con la società, un po’ la loro stessa natura, insomma per un coacervo di ragioni, una parte dei giovani di oggi, ma anche quelli di ieri e di ieri l’altro, trovano sollazzo solo a frequentare i locali dove si balla e, soprattutto, si sballa.
Tutto questo viene realizzato in perfetta autonomia decisionale, se togliamo i pur pesanti condizionamenti che i giovani ricevono da tutto quello che li circonda e che li considera ormai solo un oggetto consumistico.
Il paragonare quindi le due tragedie (morte del cavallo e morte dei giovani che si drogano), mi sembra difficilmente proponibile per "difetto di volontà propria" nel caso del cavallo e per difetto di cervello funzionante al massimo nel caso dei giovani discotecari (la riprova è che non tutti sono uguali nei comportamenti).
Un’ultima considerazione per quanto riguarda gli incidenti, salvo impegnarmi a tornare sull’argomento quanto prima: l’abuso di droghe e di alcolici è sicuramente al primo posto tra le varie cause, ma non dobbiamo dimenticare anche una buona dose di imperizia e di incoscienza dei giovani piloti.
Comunque ne riparliamo più approfonditamente.

mercoledì, agosto 18, 2004

Zibaldone n.3 

Dopo alcuni giorni di inattività – dovuti a un po’ di vacanza – ritorno ad affrontare i temi che mi hanno maggiormente colpito e a commentarli insieme a voi.
In questo periodo le tematiche sono sostanzialmente tre: la prima è l’allarme terrorismo in occasione del ferragosto. Come è noto i terroristi di Bin Laden avevano lanciato una sorta di ultimatum all’Italia secondo il quale se non avessimo ritirato i nostri soldati dall’Irak entro il 15 di agosto, saremmo stati sottoposti ad attacchi di terroristi – kamikaze.
La paura è serpeggiata (giustamente, per carità!) tra le istituzioni preposte all’ordine pubblico e sono stati individuati i cosiddetti "obiettivi sensibili" da tenere particolarmente d’occhio. Per fortuna non è successo niente e tutti hanno tirato un sospiro di sollievo.
Dovremmo però riflettere sull’evento ed ammettere che i terroristi (che sia Bin Laden o qualche altro) hanno già avuto una vero e autentico successo: pensate che senza spendere un soldo nell’organizzare gli attentati, hanno messo in stato di agitazione un intero paese; più successo di così!
In questo periodo un altro avvenimento che mi ha colpito (negativamente, s’intende!) è la morte del cavallo durante l’effettuazione del Palio di Siena.
Debbo premettere che sono un grande amante dei cavalli, nobili animali da sempre sfruttati dall’uomo o per i suoi lavori o, peggio ancora, per i suoi divertimenti; allora, vediamo di affrontare l’argomento da un’ottica un po’ diversa e cioè quella delle responsabilità.
Chi ha visto la corsa in diretta e negli scarsi replay forniti dalla RAI (altra fonte di polemica dovuta al fatto che le immagini vengono realizzate da un Consorzio senese e date alla RAI: ma è mai possibili?), avrà notato che l’incidente è stato causato dall’imperizia, dalla superficialità e dalla poca attenzione con cui il fantino del cavallo deceduto ("Amoroso") ha tentato un impossibile passaggio interno nella curva più difficile dell’intera carriera. E’ ovvio che il cavallo si è infilato nello stretto pertugio nel quale il proprio "conducente" lo ha cacciato, senza rifiutarsi di compiere una operazione che era chiaramente impossibile.
Il responsabile è quindi facilmente trovato: il fantino che in preda a quella sorta di raptus agonistico ha eseguito una manovra al limite del lecito e dell’incoscienza.
Sarebbe come se Schumacher, forzando un passaggio impossibile, andasse a fracassare la propria Ferrari contro un ostacolo; ecco in questo caso la Ferrari è rappresentata dal povero cavallo che ci ha rimesso la buccia.
Il terzo evento che ha colpito la mia attenzione, è "la bandana del cavaliere"; breve cronistoria dei fatti: Berlusconi ha ricevuto nella sua villa in Sardegna la visita del premier inglese Blair, accompagnato dalla moglie, il quale ha interrotto le proprie vacanze in Toscana per raggiungere l’"amico" Silvio in Sardegna. Ebbene, sapete con quale look il cavaliere ha ricevuto il collega Tony? Completo bianco candido con camicione ampio e abbondantemente sbottonato con bella mostra della peluria del petto villoso; scarpina pure bianca con tacchetto rialzante e, dulcis in fundo, bandana bianca a fiorellini. Con questa bardatura si è presentato a passeggio per le viuzze di Porto Cervo, suscitando curiosità e, diciamola tutta, anche ilarità tra i passanti.
Una domanda sorge spontanea: quale il motivo per siffatta acconciatura: le risposte sono tante e ognuno ha la propria idea; cosicché anch’io dico la mia: aveva il parrucchino in riparazione e doveva coprirsi in qualche modo. Non sarà la vera ragione, ma a me piace!

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