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giovedì, giugno 29, 2006

LE GRANE DI CLEMENTE 

Il nuovo Ministro della Giustizia, il “democristiano” Clemente Mastella, comincia ad avere le prime grane che gli derivano dalla specificità del suo ministero; esso, infatti, fino a qualche tempo fa si chiamava “di grazia e giustizia”, ma di recente la prima parte del nome – quel “di grazia” è stato eliminato ed è rimasto soltanto quel “di giustizia” che adesso lo caratterizza e che provoca amarezze e problemi al bravo Mastella.
Per quanto riguarda il “di grazia” che – anche se non più nominato nel ministero è ancora di pertinenza dello stesso – il democristiano Clemente ha fatto subito una bellissima dichiarazione che, grosso modo, recita così: “io vorrei concedere anche subito l’amnistia o l’indulto, ma, come ben sapete, per varare questi provvedimenti, occorrono i due terzi del Parlamento e quindi…”; cioè , tipico dei D.C. di una volta: io vorrei ma sono quei cattivoni che me lo impediscono” e quindi salvo capra e cavoli.
Ma la grana più grossa avviene con i due ruoli principali della giustizia, i magistrati e gli avvocati; il buon Mastella, appena insediato, senza ancora capire un acca dei problemi giuridici, ma semplicemente per obbligo di schieramento, decide di “sospendere” l’entrata in vigore della riforma dell’ordinamento giuridico varata dal precedente governo di centro destra e fortemente osteggiata dai magistrati ma applaudita dagli avvocati.
In questa riforma si ha un timido, anzi timidissimo tentativo di “separazione delle carriere”, vero e proprio tabù per la nobile casta dei togati; il fatto di avere proceduto alla sospensione del provvedimento gli ha procurato gli applausi dei magistrati ma le vibranti proteste degli avvocati che sono addirittura scesi in sciopero e stanno decidendo in questi giorni altre forme di lotta ancora più violente.
A loro il signor Ministro Clemente si è così rivolto: “non accetto diktat né da voi né dai magistrati perché io non mi piego o genufletto nei confronti di chicchessia”: nobilissima dichiarazione, ma assai menzognera, perché, in precedenza, c’era stata la genuflessione nei confronti delle toghe che ha condotto addirittura alla sospensione dell’entrata in vigore di una norma, provvedimento che – a mio ricordo – non è mai stato preso da un governo che sostituisce un altro governo, entrambi eletti democraticamente; queste cose avvengono soltanto quando si insedia una democrazia che fa seguito ad una dittatura: se è questo che viene ritenuto, mi sembra sconvolgente ripetere ossessivamente che esiste la volontà di dialogare con la minoranza e, addirittura, che le norme che fungeranno da base per le modifiche costituzionali andranno fatte “tutti insieme”, maggioranza ed opposizione.
L’altra tegola che Mastella si è ritrovato a ricevere sulla sua capace testa è lo scandalo delle intercettazioni telefoniche e l’uso – quanto meno scriteriato – che i giornali ne hanno fatto; il “democristiano” Clemente ha dichiarato che ha allo studio una norma che condannerà a pene pesantissime tutti quei giornali che oseranno pubblicare intercettazioni telefoniche ritenute calunniose nei confronti del singolo oppure dannose allo sviluppo delle indagini; nessuna notizia per quanto riguarda “i fornitori” degli stenografici relativi a tali intercettazioni che, avendo sede nei prestigiosi Palazzi di Giustizia, non hanno “mai” colpa di niente, proprio per definizione, oserei dire “per assunto”.
E adesso spero che avrete capito perché nello svolgimento di questo mio discorso ho etichettato il ministro con l’aggettivo “democristiano”: per due motivi, il primo è che lo è stato veramente in passato ed il secondo è che l’atteggiamento di sudditanza alla magistratura, tipico dei democristiani dell’epoca, gli è rimasto addosso come una seconda pelle e non c’è possibilità di toglierselo.
Auguri Ministro e buon proseguimento nelle “leccate”; se non gli si consuma la lingua può arrivare lontano !!

martedì, giugno 27, 2006

L'ITALIA HA DETTO NO !! 

A cosa ha detto no l’Italia? Non certo alla squadra nazionale di calcio, che ieri si è qualificata per i quarti di finale ed ha fatto impazzire di gioia una moltitudine di tifosi; non ha detto no neppure alle gite al mare in occasione dei week-end, viste le code che si formano sulle strade, superstrade e autostrade; non ha detto no neanche a “ombelichi in mostra”, siano essi femminili che maschili (questi ultimi in minoranza); a proposito, non pensate che sia un sintomo di crisi l’essere costretti a risparmiare dieci centimetri sulla maglietta e altrettanti sui pantaloni?
Allora, a cosa avrebbe detto “no” l’Italietta del pallone in questo momento di calura dominato dal mondiale? Ma alla riforma referendaria così come era stata approvata dal precedente governo Berlusconi, sulla spinta dei federalisti della Lega Nord !
E adesso? Adesso cosa succede? Chiarissimo: viene buttato via tutto quello approvato nella scorsa legislatura e si ritorna alla situazione “quo ante”, cioè alla normativa che c’era prima, che poi sarebbe quella approvata dai nostri Padri Costituenti nel lontano 1946/47 (non sono ancora 60 anni).
Quando dico cosa succede, intendo come si comporteranno le forze politiche? Il governo si è sgolato a dire che avrebbe ripreso in mano il problema ed avrebbe proceduto ad una nuova modifica della Costituzione, questa volta in forma “condivisa”, cioè con la partecipazione della minoranza. Apro una piccola parentesi: come si fa ad approvare qualcosa in modo “condiviso”? Se io la vedo blu e l’altro la vede verde come si approva, forse in un colore strano che deriva dalla sommatoria non aritmetica di blu e verde? Mah, io non ho mai capito cosa intendano con questa affermazione e, se qualcosa non si capisce allora è bene guardarci dietro e cioè vedere bene se questa formula di condivisione non sott’accia un accordo assai più ampio nel quale fare rientrare alcune poltrone di potere e altre normative che possono interessare l’opposizione. Cioè, per dirla con un termine dalemiano: un inciucio gigantesco. E allora? Allora niente, staremo a vedere, disse il cieco.
Se proprio vogliamo esaminare questo voto referendario possiamo dire che la discreta percentuale di votanti non deve trarre in inganno: coloro che conoscevano con esattezza le materie oggetto di referendum sono una esigua minoranza (io sono con la maggioranza) e quindi il voto ha risentito soprattutto delle indicazioni partitiche e non è entrato nel merito della questione da approvare o respingere.
Se poi vogliamo fare una piccola analisi del dopo-voto, dobbiamo rilevare che due regioni italiane hanno dato la maggioranza al “SI” e queste sono la Lombardia e il Veneto; come possiamo interpretare questo atteggiamento e, soprattutto, cosa possiamo aspettarci?
Il motivo di questo voto controtendenza sta – a mio giudizio – nella radicazione della Lega Nord, unico partito autenticamente federalista, in queste due regioni.
Se poi passiamo a chiederci quale sarà l’atteggiamento di queste due popolazioni in un futuro prossimo, è più difficile parlarci sopra, è più difficile fare previsioni; certo che se l’ala dei facinorosi della Lega riprenderà in mano la bandiera della secessione, avrà un bel punto di appoggio nel voto specifico di queste due regioni.
C’è da avere qualche timore per l’ordine democratico del Paese? Non è facile fare previsioni, ma – se ricordate bene – l’on.Bossi aveva ventilato un cambio di strategia, in caso di vittoria del “No” e cioè la sostituzione del metodo democratico con altri sistemi, senza ovviamente precisare quali.
Io, ripeto senza essere della partita, non avrei timori eccessivi, perché anche qualche manifestazione che potrà avvenire, se non sarà contrastata con assurda durezza, credo che andrà a spengersi da sola e poi…tutti al mare.
Ricordiamoci che in Agosto (manca poco) non si fa nessuna rivoluzione ma si va soltanto in ferie; ovviamente chi ha i soldi, e gli altri…ciccia!

ACCIDENTI, SIAMO NEI QUARTI !! 

La partita degli azzurri contro l’Australia è finita da poche ore e i nostri “eroi”, pur rimasti in dieci contro undici, sono riusciti a vincere – con una certa dose di fortuna - nonostante tutto e tutti e a rimandare “il mago” Gus Hiddink a casa.
Perché dico che abbiamo vinto nonostante tutto e tutti? Ve lo spiego: anzitutto premettiamo che non ho visto la partita se non l’ultima mezz’ora, ma il primo tempo l’ho sentito alla radio mentre rientravo dall’ufficio e, arrivato a casa durante l’intervallo, ho ricevuto una telefonata che mi ha tenuto all’apparecchio per quasi venti minuti e quindi ho visto soltanto l’ultima parte del secondo tempo, compreso il rigore tirato da Totti, che ci ha dato la vittoria.
Allora, torniamo ai “gufi” che nel primo tempo ripetevano incessantemente che l’allenatore olandese dell’Australia (vero “mago” dicevano loro) ci aveva messi alle corde con una tattica splendida che il nostro C.T. non aveva saputo controbattere: io dalla radio ho sentito che i “canguri” avevano la predominanza sul possesso di palla, ma questo era assolutamente improduttivo in quanto non hanno mai tirato in porta, mentre gli azzurri hanno avuto almeno tre chiarissime occasioni per marcare il gol che avrebbe sbloccato la partita; insomma, per semplificare, gli australiani che – secondo i radiocronisti avevano dominato – non hanno mai tirato in porta, mentre gli azzurri – che sarebbero stati dominati tatticamente – hanno mancato tre palle gol e si sono resi pericolosi varie volte.
Ma allora, perché i signori giornalisti sportivi ce l’avevano tanto con gli azzurri? Semplicemente perché il C.T. Lippi aveva avuto l’ardine di attaccarli durante la Conferenza Stampa del giorno prima, e li aveva tacciati di “stronzi”, provocando addirittura un comunicato di protesta della Segreteria Nazionale dell’ USSI, Unione Stampa Sportiva Italiana.
Il C.T. Lippi è uno che “non si fa mettere sotto dai giornalisti” , diciamo che non è il solito “lecchino”, visto che ha già vinto tutto: e questo ai nostri “pennivendoli” non va proprio giù; il sentirsi toccare nel vivo e il sentirsi rinfacciare “di telefonargli in albergo anche la sera dopo cena per avere la formazione” li aveva talmente colpiti da fargli fare il tifo contro l’Italia; so che avrò tutti contro in questa mia affermazione ma dico ciò che ho percepito dalla radiocronaca e, vi assicuro, che “l’odio verso Lippi” traspariva da ogni frase nella quale invece si incensava il mago olandese accasato in Australia.
Credo di averlo detto un’altra volta, ma mi piace ripeterlo: se è vero come è vero che i giornalisti in genere sono una razzaccia, quelli sportivi sono il peggio del peggio della categoria che – come i colleghi della carta stampata e della TV – credono di essere gli unico a detenere “il verbo”, gli unici ad essere in possesso di autorità e di cultura tali da farli essere superiori ad ogni comune mortale.
I cronisti sportivi hanno l’aggravante di occuparsi di una cosa assolutamente “ludica” che ha importanza per loro stessi e per i fans di quello sport; ecco perché lanciano i loro proclami come se fossero sulle barricate di Place de la Bastille; ecco perché si permettono di criticare sempre l’allenatore di turno, sovrapponendo alle sue mosse tattiche altrettante mosse tattiche che “loro” avrebbero fatto se fossero stati al suo posto.
Va bene che l’Italia – Repubblica fondata sulle ferie e sul Totocalcio – tollera questi atteggiamenti anche perché il potere dei media è illimitato al giorno d’oggi, ma ad ogni fesseria c’è un limite e in questo caso credo che questo limite sia stato ampiamente superato.

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