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venerdì, agosto 12, 2005

Il petrolio, le zucchine e...altro 

Con il petrolio alle stelle, con il famoso oro nero che tra poco costa più di quello giallo, tutte le economie si ritrovano bellamente in crisi, ma – perlomeno qui da noi – non c’è un cane di analista economico che provi a spiegare le problematiche che stanno dietro a questa terribile escalation.
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricordarci tempo addietro, quando – a seguito di alcune gelate e di altri fattori – il prezzo della zucchina ebbe a salire notevolmente: apriti cielo, spalancati terra, sembrava che tutti i problemi della nostra economia discendessero dalla zucchina.
Ed allora tutti i TG ed i quotidiani a indagare, tutti a cercare i motivi per i quali la zucchina era così fortemente aumentata, di chi era la colpa, se del povero contadino, del grossista oppure del venditore finale, sia esso il normale fruttivendolo o la grande distribuzione; e fu in quella occasione che – almeno io – appresi per la prima volta il concetto di "filiera del prezzo" ad indicare tutti i passaggi che avvenivano di questo, evidentemente, indispensabile prodotto.
Ma la zucchina – come ben sanno tutti i miei amici – non è affatto indispensabile per la sopravvivenza del genere umano, può essere agevolmente sostituita con un altro ortaggio o addirittura eliminata dalla nostra alimentazione senza che se ne risenta più di tanto.
Il petrolio invece è diventato – o meglio, l’hanno fatto diventare – un elemento assolutamente indispensabile di qualunque economia: adesso che il prezzo è fortemente lievitato, l’ENEL ha già annunciato un aumento della bolletta energetica del 2,5%; e questo è soltanto un esempio degli aumenti che sono collegati – direttamente, come la benzina, o indirettamente come l’elettricità ed altri che arriveranno in seguito – all’andamento del prezzo petrolifero.
Ebbene, per questo elemento che mi appare come un volano della moderna economia, non c’è un cane di economista che cerchi di dare una spiegazione comprensibile sia da me che dalla famosa "casalinga di Voghera"; per ora le uniche spiegazioni sono che questi aumenti discendono dalla paura degli attentati e dalla morte del saudita re Fahd: per il primo argomento mi piacerebbe conoscere la "filiera" di questi atteggiamenti psicologici (la paura), cioè chi ce l’ha e che cosa viene indotto a fare sotto l’effetto della paura e soprattutto mi dovrebbero spiegare il rapporto tra la paura e l’aumento dei prezzi.
Per quanto riguarda la seconda motivazione (la morte di re Fahd), mi sembra una amena sciocchezza, in quanto il sovrano saudita era impedito nel governo da circa dieci anni, durante i quali è stato sostituito dal fratello Abdhallah e questo è avvenuto anche dopo la sua morte.
Ho come l’impressione che non ce lo vogliano spiegare! Voi che ne dite?
Chiudiamo con una cosa allegra (ne abbiamo tanto bisogno) e curiosa: due ragazze di Dortmund (Nathalie e Tine) si sono cimentate in una originalissima gara, scommettendo su chi sarebbe riuscita – nell’arco di una giornata – a realizzare il maggior numero di "prestazioni sessuali" a pagamento; le due fanciulle hanno affittato una stanza ciascuno in un bordello a Colonia (pagandole 150 euro l’una) ed hanno messo il seguente annuncio su Internet – corredato da foto – "Ogni uomo che ci sta riceverà 50 euro; sono pronta a tutto, offro tutto a tutti".
A mezzanotte Tine è crollata sotto la fatica del cimento, ma Nathalie aveva già stravinto: 64 "rapporti" contro 52; all’esterno del locale erano ancora in fila 1.700 uomini che hanno dovuto tornare a casa "a bocca asciutta". Non si conosce la reazione dei delusi!.
La vincitrice spera di entrare nel celebre Guiness dei primati, intanto ha avuto la propria foto sulla prima pagina di "Bild". Costo dell’operazione: 3.350 euro per Nathalie e 2750 per Tine: auguriamo loro che fruttino.

mercoledì, agosto 10, 2005

L'implosione dell'informazione 

Per “implosione” s’intende una forma di esplosione che – anziché verso l’esterno – getta il risultato della reazione chimica all’interno di se stessa.
Uso questo termine per segnalare – qualora i miei amici non se ne fossero già accorti – un fenomeno che avviene nel campo dell’informazione e che ho definito appunto “implosione”; questo fenomeno analizza i fatti accaduti in forma così massiccia da far sì che il normale lettore alla fine dei salmi si sia sperduto in un mare di parole e – di fatto - non ci abbia capito niente circa l’evento e, di conseguenza, a ben guardare, si possa considerare “non informato per troppa informazione”.
Cominciamo ad analizzare sommariamente il comportamento del normale cittadino, quello che un tempo si chiamava “il buon padre di famiglia”: egli, tutte le mattine, si reca all’edicola ed acquista un quotidiano, forse due (ma siamo già ad una spesa non sostenibile da tutti) e comincia a sfogliarlo; notate bene che uno che segue un pochino l’informazione, conosce già attraverso la televisione le notizie pubblicate sul quotidiano che ha in mano..
Comunque sia, il nostro utente medio comincia a sfogliare il primo giornale ed è immediatamente assalito da una serie di titoloni – quasi tutti accattivanti – centrati sugli eventi che il giorno precedente hanno avuto maggior rilievo: ad esempio in questi giorni tutto il problema delle intercettazioni a personaggi dell’alta finanza e l’incidente aereo sul volo charter Bari – Djerba. Da notare che non sempre il senso del titolo viene rispecchiato nel corpo dell’articolo.
Come vengono trattati questi due argomenti? Ogni giornale ha a disposizione un certo numero di inviati che predispongono un articolo ciascuno, il quale viene pubblicato insieme a tutti gli altri; sono tutti dello stesso tenore? Non è detto, quindi sarebbe opportuno che fossero letti tutti, ma chi ne ha il tempo, la voglia e lo stomaco; bisognerebbe forse fare di mestiere “il lettore di giornali”, ma chi può permetterselo?
Qualcuno di voi meno giovane ricorderà che la vecchia scuola di giornalismo aveva ereditato da quella inglese il gioco delle cinque “W”, dalle iniziali degli avverbi che avrebbero dovuto guidare l’estensore a realizzare l’articolo ideale.
Esso infatti doveva contenere Who (chi), Where (dove), When (quando), What (come) e infine Why (perché). Sono infatti cinque avverbi ciascuno dei quali – nella lingua inglese - inizia con la lettera w; è evidente che questa forma di indirizzamento dell’articolo doveva indurre il giornalista ad essere breve e possibilmente schematico e, qualora avesse risposto a tutti i quesiti contenuti indirettamente nei cinque “w”, si sarebbe potuto considerare esaustivo del problema da trattare.
Se vogliamo concederci ancora un tuffo nel passato, vi dirò che Leo Longanesi, uno dei più grandi giornalisti che l’Italia abbia avuto, faceva leggere il suo editoriale del giorno al proprio portiere e poi lo interrogava per vedere se aveva capito quello che lui voleva dire e – in caso negativo – tornava in casa e lo correggeva.
Mi sembra che adesso, con questa abbondanza di informazione, con questa dovizia di particolari sull’accaduto – diversi su ciascun giornale – faccia ricevere al comune cittadino certamente una massa di informazioni assai superiore a quella che riceveva fino all’immediato dopoguerra, ma che questa materiale gli venga gettato addosso in modo disorganico e comunque senz’altro ridondande, senza cioè una effettiva voglia di farsi capire.
Abbiamo perso la semplicità di una volta, forse perché coloro che gestiscono i giornali sono gli stessi che gestiscono “il potere”, quello vero, quello delle banche, quello dei denari, dei petroldollari, delle proprietà, delle ville, delle barche da miliardi; e sia chiaro che questi signori non hanno proprio nessun interesse per la promozione sociale e culturale del cittadino, non hanno nessun desiderio che il cittadino vada a guardare più a fondo di quello che gli viene mostrato e quindi la conclusione è persino ovvia: ci viene data così tanta informazione che ci riteniamo informati ma, di fatto, non ci si capisce niente e si continua a lasciare il timone nelle mani del padrone del vapore, lasciandolo rimestare in pace e senza che neppure ci si lagni, perché l’informazione ce l’abbiamo, ma in che modo…..e che ce ne facciamo?

lunedì, agosto 08, 2005

La Strana Coppia oppure i "compagni di merenda"? 

La definizione di "Strana Coppia" non è mia bensì della stampa quotidiana che si è ampiamente occupata della vicenda, in particolare per storcere il naso sulla natura della sinergia che i due avevano in animo di mettere in piedi: chi sono i due? Li chiamerò l’Ingegnere e il Cavaliere, certo che ogni lettore del mio blog saprà benissimo identificare chi sta sotto a questi titoli.
Ma la vicenda quale sarebbe? Cominciamo dall’inizio e narriamola seguendone il racconto fatto dall’Ingegnere in una lettera a "Repubblica"; dunque, siamo in casa Letta, dove i due sono riuniti insieme alle rispettive signore per una cena chiamiamola pure di riappacificazione, dato che erano circa dieci anni che i due si parlavano soltanto attraverso velenose dichiarazioni alla stampa e comunicati altrettanto infamanti.
In questi dieci e più anni, l’Ingegnere era diventato l’archetipo dell’industriale "buono", "generoso", insomma uno "di sinistra", mentre il Cavaliere era stato indicato come la peggiore feccia che fosse comparsa nel nostro paese.
Continuiamo il racconto: al termine della cena, poco prima di andarsene, i due si appartano un momento e il Cavaliere chiede all’Ingegnere in quale progetto finanziario è attualmente impegnato, al che quest’ultimo gli parla della "CdB Web" S.p.A., una società creata per sostenere le piccole e medie imprese in difficoltà; il Cavaliere domanda l’entità del suo investimento e, appresa la cifra, chiede se può entrare nella società con la stessa cifra, al che l’Ingegnere risponde di essere ben lieto di questa partecipazione.
A questo punto, venuti a conoscenza della cosa, tutti i giornali si scatenano a fare mille congetture sulla Joint Venture instaurata; quelli della sinistra, ovviamente, sparano a palle incatenate contro il proprio eroe che diventa un "normale" finanziere come tutti, uno cioè che ha come scopo essenziale quello di fare soldi, proprio come il suo socio.
Ci sarebbe da ricordare – specie a quelli di sinistra con la memoria corta - alcune cosette che riguardano l’Ingegnere, in pista già negli anni ’70 alla guida dell’Olivetti dove è riuscito a distruggere una delle più antiche aziende d’Italia (e il povero Arnaldo Olivetti, grande industriale e mecenate si sarà rigirato nella tomba chissà quante volte); poco prima di vendere tutto a prezzi di saldo al bravo Colaninno, il nostro Ingegnere ebbe la "fortuna" di trovare qualcuno che ai vertici dello Stato imponesse il prodotto Olivetti per la elettronificazione in corso presso Stato e parastato (di questo ne sono stato testimone, in quanto i terminali Olivetti costavano il triplo di quelli I.B.M. e valevano meno della metà ma dovevano essere acquistati per forza); comunque dall’Azienda è uscito pieno di contanti versati dall’acquirente (non mi chiedete dove li ha trovati!), ha distrutto 30.000 posti di lavoro e si è spostato nel settore bancario.
Qualcuno ricorda la "toccata e fuga" dell’Ingegnere nel Banco Ambrosiano di Calvi? Investimento di poco meno di un miliardo e uscita dal CdA dopo otto giorni con un utile di otto miliardi.
Ma torniamo alla nostra coppia: dopo le accuse, i rimproveri, le parolacce che gli sono state lanciate contro in particolar modo dagli intellettuali di sinistra (Sylos Labini, Giovanni Sartori, Eugenio Scalfari, Ezio Mauro, ecc.), il "povero" Ingegnere è stato in qualche modo "costretto" a telefonare a Letta preannunciandogli il ripensamento.
Facile il commento del Cavaliere: "Non ha saputo resistere al massacro mediatico a cui è stato sottoposto".
Comunque sia anche in questa operazione sia pure abortita, l’Ingegnere ha avuto il suo bravo tornaconto: il suoi titolo (CdB Web) già ai minimi storici alla fine di luglio, dopo aver veleggiato per tutto il mese al ribasso, nella prima settimana di agosto, dopo l’annuncio dell’accordo ha fatto un poderoso balzo in avanti, con il risultato di consentire all’Ingegnere – che non è uno sprovveduto – di mettere in campo tutta una serie di operazioni che gli hanno aumentato il portafoglio titoli di 250 mila azioni e il "portafoglio contanti" di 2,8 milioni di euro, oltre 5 miliardi e mezzo del vecchio conio. Anche questa volta ha colpito!
Vorrei concludere con un mio commento e, per farlo, prenderò in prestito una celebre frase di Salvatore Sciascia: "gratta su qualsiasi ideologia e sotto ci trovi la robba", intendendo, ovviamente, con quest’ultimo termine(proprio "robba") il denaro, i titoli, i possessi, in pratica tutto quello che determina il potere, ma quello vero, quello che mette sull’attenti qualunque Capo di Stato o di Governo.
Così la pensava Sciascia ed io trovo che sia difficile esporre meglio il rapporto tra ideologia e denaro, tanto di moda – specialmente oggi – nel nostro Paese.

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