sabato, ottobre 23, 2010
COSE VARIE DAL MONDO
Inghilterra/Arabia Saudita, Cile e Cina: questi i luoghi dai quali partono le notizie che mi accingo a presentarvi; il primo (Inghilterra/Arabia Saudita) si è svolto a Londra, dove in un lussuoso albergo è stato arrestato un principe della famiglia reale saudita, accusato di avere ucciso il proprio domestico, un giovane di 32 anni, reo di avergli “resistito” alle richieste sessuali. Portato in Tribunale, la giuria ha emesso un verdetto in appena due ore, dichiarandolo colpevole di omicidio e di vari atti di violenza personale nei confronti del “servo”: il tutto fedelmente registrato dalle telecamere dell’albergo che hanno ripreso una scena di violenza avvenuta addirittura in ascensore.
Fin qui la vicenda del principe sporcaccione; ma questo signore, dopo essersi dichiarato “gay”, ha chiesto di essere rinchiuso in un carcere britannico in quanto se venisse rimandato in patria rischierebbe grosso – addirittura la vita – per le sue inclinazioni sessuali che non sono assolutamente ammesse nell’Arabia Saudita.
E passiamo al Cile, dove la vicenda dei 33 minatori salvati in un miniera bloccata da una frana, hanno commosso e impressionato l’intero paese sudamericano ma anche il mondo intero si è unito nella trepidazione dei 69 giorni di attesa e di “partecipazione emozionale” ai lavori messi in piedi dai tecnici; ovviamente il giorno in cui è cominciato il “risalire” dei minatori, la trepidazione e la gioia è straripata, anche perché l’evento è stato seguito in diretta da tutte le televisioni del mondo e da 750 giornalisti che hanno raccontato il tutto ai lettori sparsi nei cinque continenti.
Due cose, in particolare, mi hanno colpito: i 33 minatori sono diventati degli involontari “divi” e sono stati invitati da tutte le televisioni del Paese sia per normali interviste che per la partecipazione a trasmissioni delle reti; il tutto ovviamente a pagamento e quindi credo proprio che i 33 eroi nazionali, non riprenderanno a fare i minatori, ma avranno davanti tutta una gamma di possibilità, dagli intrattenitori televisivi ai divi del cinema: starà a loro scegliere per il meglio.
Intanto, hanno stabilito che tutti gli introiti che riceveranno per queste apparizioni televisive e cinematografiche andranno a far parte di un fondo comune che verrà diviso tra tutti loro in parti rigorosamente uguali; sarà interessante nel prossimo futuro controllare quanto durerà questo accordo che potremmo definire “socialista puro”.
La seconda cosa che mi ha colpito, è stato il fatto che tre tecnici – prima di iniziare la risalita dei minatori – sono scesi dentro il cunicolo per dirigere l’ordine della risalita e ci sono rimasti per due giorni (tanto è durata l’intera operazione) e quando sono risaliti nessuno li ha osannati e loro se ne sono tornati alla originale occupazione.
E l’ultima Nazione che utilizzo per questo viaggio nelle notizie particolari, è la Cina e la metto in relazione alla vicenda cilena con una notizia che dice come nel 2010 i minatori sepolti vivi e “dati per morti” sono stati 2800; ovviamente questa cifra non ha mai ricevuto una conferma ufficiale dalle autorità ma neppure una smentita e neppure un giornalista che abbia avuto la possibilità di raccontare qualcosa.
Ma facciamo il paragone tra le due vicende “minerarie”: in Cile lacrime di gioia, tecnologia alle stelle e apertura ai mass-media; dall’altra, la Cina, chiusa ad ogni notizia, che censura tutto, anche le lacrime di dolore dei parenti delle vittime.
Le differenze sono anche i punti di partenza: il Cile è un paese democratico che sta costruendo un sistema capitalista evoluto, mentre in Cina abbiamo un sistema paradossale che ha un capitalismo schizofrenico calato nella camicia di forza del partito unico: eppure tra vent’anni avrà strappato agli USA il primato del Pil. Basta??
Fin qui la vicenda del principe sporcaccione; ma questo signore, dopo essersi dichiarato “gay”, ha chiesto di essere rinchiuso in un carcere britannico in quanto se venisse rimandato in patria rischierebbe grosso – addirittura la vita – per le sue inclinazioni sessuali che non sono assolutamente ammesse nell’Arabia Saudita.
E passiamo al Cile, dove la vicenda dei 33 minatori salvati in un miniera bloccata da una frana, hanno commosso e impressionato l’intero paese sudamericano ma anche il mondo intero si è unito nella trepidazione dei 69 giorni di attesa e di “partecipazione emozionale” ai lavori messi in piedi dai tecnici; ovviamente il giorno in cui è cominciato il “risalire” dei minatori, la trepidazione e la gioia è straripata, anche perché l’evento è stato seguito in diretta da tutte le televisioni del mondo e da 750 giornalisti che hanno raccontato il tutto ai lettori sparsi nei cinque continenti.
Due cose, in particolare, mi hanno colpito: i 33 minatori sono diventati degli involontari “divi” e sono stati invitati da tutte le televisioni del Paese sia per normali interviste che per la partecipazione a trasmissioni delle reti; il tutto ovviamente a pagamento e quindi credo proprio che i 33 eroi nazionali, non riprenderanno a fare i minatori, ma avranno davanti tutta una gamma di possibilità, dagli intrattenitori televisivi ai divi del cinema: starà a loro scegliere per il meglio.
Intanto, hanno stabilito che tutti gli introiti che riceveranno per queste apparizioni televisive e cinematografiche andranno a far parte di un fondo comune che verrà diviso tra tutti loro in parti rigorosamente uguali; sarà interessante nel prossimo futuro controllare quanto durerà questo accordo che potremmo definire “socialista puro”.
La seconda cosa che mi ha colpito, è stato il fatto che tre tecnici – prima di iniziare la risalita dei minatori – sono scesi dentro il cunicolo per dirigere l’ordine della risalita e ci sono rimasti per due giorni (tanto è durata l’intera operazione) e quando sono risaliti nessuno li ha osannati e loro se ne sono tornati alla originale occupazione.
E l’ultima Nazione che utilizzo per questo viaggio nelle notizie particolari, è la Cina e la metto in relazione alla vicenda cilena con una notizia che dice come nel 2010 i minatori sepolti vivi e “dati per morti” sono stati 2800; ovviamente questa cifra non ha mai ricevuto una conferma ufficiale dalle autorità ma neppure una smentita e neppure un giornalista che abbia avuto la possibilità di raccontare qualcosa.
Ma facciamo il paragone tra le due vicende “minerarie”: in Cile lacrime di gioia, tecnologia alle stelle e apertura ai mass-media; dall’altra, la Cina, chiusa ad ogni notizia, che censura tutto, anche le lacrime di dolore dei parenti delle vittime.
Le differenze sono anche i punti di partenza: il Cile è un paese democratico che sta costruendo un sistema capitalista evoluto, mentre in Cina abbiamo un sistema paradossale che ha un capitalismo schizofrenico calato nella camicia di forza del partito unico: eppure tra vent’anni avrà strappato agli USA il primato del Pil. Basta??
giovedì, ottobre 21, 2010
ZIBALDONE N.10
Spero che possano interessare anche i miei amici lettori, le tre notizie sulle quali vi invito a riflettere ed a fare tesoro delle vostre conoscenze, dimenticando tutte le “bugie semiologiche” che ci propina la stampa e la TV.
LA PRIMA è una “bella” notizia: pensate, anche quest’anno il “Grande Fratello” ha preso il via tra l’entusiasmo della gente (sei milioni di telespettatori incollati su Canale 5, 27% di share); io non ero tra loro e quindi non posso farvi alcun commento sui partecipanti al reality più famoso d’Italia, ma mi limito a fornivi una sola notizia: tra i giovani rinchiusi nella casa, c’è anche il figlio di un camorrista; questo fa la spia sulle metodologie di scelta dei concorrenti: bisogna che in “qualunque” modo siano “fuori dalla norma” e questo giovanotto lo è senz’altro; pensate che lui è “in galera” e spera di restarci il più possibile, mentre il padre …..!!
LA SECONDA notizia riguarda l’orrendo omicidio di Sarah Scazzi, ma specificamente la devastante deriva mediatica che ha “indotto” molte persone a compiere nella domenica dedicata alla “gita fuori porta”, una sorta di pellegrinaggio di fronte alla casa del o dei presunti omicidi. Ebbene, questo mi ha fatto ricordare quanto accaduto proprio a me in occasione dei “delitti del mostro”, attribuiti al “tristemente famoso” Pietro Pacciani ed ai “compagni di merende”; dunque, il ricordo si riferisce ad un mio conoscente – scienziato di fama, genetista apprezzato in tutto il mondo – che in occasione di un congresso a Firenze, ho “guidato” per un paio di giorni per riempire le pause vuote del suo impegno: per farla breve, sapete qual è stata la prima cosa che mi ha chiesto appena sistemati i bagagli? Andare a vedere la casa del Pacciani in un paesino vicino a Firenze. Tutto questo in barba alla Galleria degli Uffizi, alla statua del David, al Ponte Vecchio e a tutte le altre cose belle da vedere a Firenze.
Come dire: in questa nostra sgangherata società, non si inventa niente, in quanto il turismo indotto dai mass-media è storia vecchia e già praticata.
LA TERZA notizia si riferisce ai modi di dire che certo giornalismo, ma soprattutto serti uomini politici, usano per rivolgersi alla gente: ricordate il “patto del predellino”, quando Berlusconi salì sul predellino della macchina e annunciò la nascita del PdL, nel quale confluirono Forza Italia e Alleanza Nazionale? Ebbene, colui che ebbe a coniare il primo slogan del predellino – il ministro Calderoli - ne ha coniato un altro, quando ha affermato che adesso c’è la necessità di fare un “patto del trampolino”.
Che avrà voluto dire? È tipico della politica parlare per enigmi (che sono tali per noi comuni mortali, ma sono chiarissimi per gli addetti ai lavori) ed in questo caso, l’uso del trampolino prefigura un tuffo non già da un predellino (sarebbe troppo basso) ma da una postazione più alta (il Governo?) nella quale innestare il trampolino: quindi crisi di governo ed elezioni anticipate.
E fin qui possiamo dire che è sufficientemente chiaro; ma sotto il trampolino cosa c’è per il nostro ministro Calderoli? C’è acqua “buona” come nelle piscine che si rispettano oppure c’è acqua stagnante e quindi non igienica?
Se volete il mio auspicio vi dico subito che sotto al trampolino vedrei bene un baratro altissimo dal quale fare sfracellare tutti quelli che si presentano per “fare il patto”, di qualunque “colore” siano; così avremmo veramente l’auspicato “ricambio” che viene invocato da tutti, anche da coloro che sarebbero rottamati, ma che sanno bene come ciò non possa avvenire, in quanto i rottamandi hanno la maggioranza e – come si dice – in democrazia la maggioranza decide; quindi, ci vuole altro….!!
LA PRIMA è una “bella” notizia: pensate, anche quest’anno il “Grande Fratello” ha preso il via tra l’entusiasmo della gente (sei milioni di telespettatori incollati su Canale 5, 27% di share); io non ero tra loro e quindi non posso farvi alcun commento sui partecipanti al reality più famoso d’Italia, ma mi limito a fornivi una sola notizia: tra i giovani rinchiusi nella casa, c’è anche il figlio di un camorrista; questo fa la spia sulle metodologie di scelta dei concorrenti: bisogna che in “qualunque” modo siano “fuori dalla norma” e questo giovanotto lo è senz’altro; pensate che lui è “in galera” e spera di restarci il più possibile, mentre il padre …..!!
LA SECONDA notizia riguarda l’orrendo omicidio di Sarah Scazzi, ma specificamente la devastante deriva mediatica che ha “indotto” molte persone a compiere nella domenica dedicata alla “gita fuori porta”, una sorta di pellegrinaggio di fronte alla casa del o dei presunti omicidi. Ebbene, questo mi ha fatto ricordare quanto accaduto proprio a me in occasione dei “delitti del mostro”, attribuiti al “tristemente famoso” Pietro Pacciani ed ai “compagni di merende”; dunque, il ricordo si riferisce ad un mio conoscente – scienziato di fama, genetista apprezzato in tutto il mondo – che in occasione di un congresso a Firenze, ho “guidato” per un paio di giorni per riempire le pause vuote del suo impegno: per farla breve, sapete qual è stata la prima cosa che mi ha chiesto appena sistemati i bagagli? Andare a vedere la casa del Pacciani in un paesino vicino a Firenze. Tutto questo in barba alla Galleria degli Uffizi, alla statua del David, al Ponte Vecchio e a tutte le altre cose belle da vedere a Firenze.
Come dire: in questa nostra sgangherata società, non si inventa niente, in quanto il turismo indotto dai mass-media è storia vecchia e già praticata.
LA TERZA notizia si riferisce ai modi di dire che certo giornalismo, ma soprattutto serti uomini politici, usano per rivolgersi alla gente: ricordate il “patto del predellino”, quando Berlusconi salì sul predellino della macchina e annunciò la nascita del PdL, nel quale confluirono Forza Italia e Alleanza Nazionale? Ebbene, colui che ebbe a coniare il primo slogan del predellino – il ministro Calderoli - ne ha coniato un altro, quando ha affermato che adesso c’è la necessità di fare un “patto del trampolino”.
Che avrà voluto dire? È tipico della politica parlare per enigmi (che sono tali per noi comuni mortali, ma sono chiarissimi per gli addetti ai lavori) ed in questo caso, l’uso del trampolino prefigura un tuffo non già da un predellino (sarebbe troppo basso) ma da una postazione più alta (il Governo?) nella quale innestare il trampolino: quindi crisi di governo ed elezioni anticipate.
E fin qui possiamo dire che è sufficientemente chiaro; ma sotto il trampolino cosa c’è per il nostro ministro Calderoli? C’è acqua “buona” come nelle piscine che si rispettano oppure c’è acqua stagnante e quindi non igienica?
Se volete il mio auspicio vi dico subito che sotto al trampolino vedrei bene un baratro altissimo dal quale fare sfracellare tutti quelli che si presentano per “fare il patto”, di qualunque “colore” siano; così avremmo veramente l’auspicato “ricambio” che viene invocato da tutti, anche da coloro che sarebbero rottamati, ma che sanno bene come ciò non possa avvenire, in quanto i rottamandi hanno la maggioranza e – come si dice – in democrazia la maggioranza decide; quindi, ci vuole altro….!!
martedì, ottobre 19, 2010
GUINNESS DEI PRIMATI
Credo che nella mia città ci sia un primatista mondiale assoluto, con dati eccezionali; pensate che esiste un autovelox, collocato in un viale abbastanza centrale, che in tre mesi – quindi 90 giorni circa – ha effettuato 44.364 rilevazioni di eccesso di velocità e, conseguentemente, sono state elevate altrettante contravvenzioni.
Facciamo un po’ di calcoli: se partiamo dalle fatidiche 44.364 rilevazioni e le dividiamo per i giorni ai quali ci riferiamo (90) abbiamo che l’autovelox ha scattato quasi 450 volte al giorno, vera tempra di lavoratore ligio al proprio dovere; se poi moltiplichiamo questo numero di verbali per gli importi delle singole contravvenzioni, facendo una media di 40 euro ciascuno, abbiamo un introito per il Comune di quasi 1milione e 800mila euro che, anch’esso suddiviso per tre, ci da un incasso di 600mila euro mensile.
L’Aduc – associazione che tutela i consumatori – afferma in una nota che questo apparecchio è mal segnalato e quindi le contravvenzioni possono essere facilmente impugnate davanti al Giudice di Pace con buone probabilità di vittoria; infatti, la normativa vigente prevede che le postazioni di controllo della velocità, debbano essere preventivamente segnalate e ben visibili e questa segnaletica debba essere realizzata e collocata in modo da essere facilmente avvistabile e riconoscibile.
Sarà che io mi ritengo uno abbastanza ligio alla normativa stradale, sarà anche che non amo viaggiare veloce, specie in città, ma non posso essere dì’accordo con questo principio; penso infatti che se all’inizio del viale c’è un limite di velocità, questo debba essere rispettato e non c’è bisogno che a quella certa distanza dal misuratore ci sia qualcosa che mi preavverte.
Infatti, chi percorre – come me – queste strade, si trova ad essere sorpassato da auto che vanno alla velocità doppia della mia e che, ad un certo punto (cioè quando vedono il segnale o ricevono la segnalazione dal Tom Tom del navigatore satellitare) rallentano di colpo, mettendo nei guai anche coloro che procedono regolarmente.
Quindi, sia chiaro che io sono per rispettare le norme, siano essere segnalate con scrupolo oppure un po’ meno visibili; però, che nella mia città ci fosse questa pletora di trasgressori, non me lo sarei aspettato e quindi vorrei sapere se questo autovelox-campionissimo, ha una taratura particolare oppure è regolare.
Dico questo perché mi ha messo in allarme una notizia che ho letto in questi giorni e che diceva – grosso modo – che il Comune “XX”, visti i tagli del Governo agli enti locali, per poter assicurare gli stessi servizi sociali a vecchi e bambini, ha solo un modo: aumentare almeno del 20% l’ammontare delle contravvenzioni che annualmente vengono comminate nel territorio di sua competenza.
Se ho capito bene, si tratterebbe di aumentare una sorta di target al personale dei vigili addetti al controllo delle strade, a ciascuno dei quali viene detto, in soldoni, quanto segue: se tu nel 2009 hai fatto 1000 contravvenzioni, nel 2010 ne devi fare 1200; chiaro il concetto? Quindi non vorrei che lo stesso discorso venisse fatto – in forma tecnologica ovviamente - anche ai vari autovelox collocati sul territorio di competenza.
Come è possibile aumentare o diminuire un target che dipende dallo scrupolo e dall’osservanza del cittadino? Forse che le autorità comunali spingono perché l’utente della strada si comporti male in modo da cadere nella trappola della contravvenzione? Ma se non sbaglio, questi marchingegni (autovelox ed altri) dovrebbero servire principalmente alla sicurezza della strada e non come strumento per fare cassa per l’Ente locale di riferimento; o mi sbaglio??
Facciamo un po’ di calcoli: se partiamo dalle fatidiche 44.364 rilevazioni e le dividiamo per i giorni ai quali ci riferiamo (90) abbiamo che l’autovelox ha scattato quasi 450 volte al giorno, vera tempra di lavoratore ligio al proprio dovere; se poi moltiplichiamo questo numero di verbali per gli importi delle singole contravvenzioni, facendo una media di 40 euro ciascuno, abbiamo un introito per il Comune di quasi 1milione e 800mila euro che, anch’esso suddiviso per tre, ci da un incasso di 600mila euro mensile.
L’Aduc – associazione che tutela i consumatori – afferma in una nota che questo apparecchio è mal segnalato e quindi le contravvenzioni possono essere facilmente impugnate davanti al Giudice di Pace con buone probabilità di vittoria; infatti, la normativa vigente prevede che le postazioni di controllo della velocità, debbano essere preventivamente segnalate e ben visibili e questa segnaletica debba essere realizzata e collocata in modo da essere facilmente avvistabile e riconoscibile.
Sarà che io mi ritengo uno abbastanza ligio alla normativa stradale, sarà anche che non amo viaggiare veloce, specie in città, ma non posso essere dì’accordo con questo principio; penso infatti che se all’inizio del viale c’è un limite di velocità, questo debba essere rispettato e non c’è bisogno che a quella certa distanza dal misuratore ci sia qualcosa che mi preavverte.
Infatti, chi percorre – come me – queste strade, si trova ad essere sorpassato da auto che vanno alla velocità doppia della mia e che, ad un certo punto (cioè quando vedono il segnale o ricevono la segnalazione dal Tom Tom del navigatore satellitare) rallentano di colpo, mettendo nei guai anche coloro che procedono regolarmente.
Quindi, sia chiaro che io sono per rispettare le norme, siano essere segnalate con scrupolo oppure un po’ meno visibili; però, che nella mia città ci fosse questa pletora di trasgressori, non me lo sarei aspettato e quindi vorrei sapere se questo autovelox-campionissimo, ha una taratura particolare oppure è regolare.
Dico questo perché mi ha messo in allarme una notizia che ho letto in questi giorni e che diceva – grosso modo – che il Comune “XX”, visti i tagli del Governo agli enti locali, per poter assicurare gli stessi servizi sociali a vecchi e bambini, ha solo un modo: aumentare almeno del 20% l’ammontare delle contravvenzioni che annualmente vengono comminate nel territorio di sua competenza.
Se ho capito bene, si tratterebbe di aumentare una sorta di target al personale dei vigili addetti al controllo delle strade, a ciascuno dei quali viene detto, in soldoni, quanto segue: se tu nel 2009 hai fatto 1000 contravvenzioni, nel 2010 ne devi fare 1200; chiaro il concetto? Quindi non vorrei che lo stesso discorso venisse fatto – in forma tecnologica ovviamente - anche ai vari autovelox collocati sul territorio di competenza.
Come è possibile aumentare o diminuire un target che dipende dallo scrupolo e dall’osservanza del cittadino? Forse che le autorità comunali spingono perché l’utente della strada si comporti male in modo da cadere nella trappola della contravvenzione? Ma se non sbaglio, questi marchingegni (autovelox ed altri) dovrebbero servire principalmente alla sicurezza della strada e non come strumento per fare cassa per l’Ente locale di riferimento; o mi sbaglio??
domenica, ottobre 17, 2010
IL TEA PARTY
Nel dicembre 1773, a Boston, avvenne il cosiddetto “Boston Tea Party”, letteralmente “il ricevimento del te di Boston”, durante il quale una nutrita schiera di coloni americani, attuò una protesta contro il governo britannico che si concretizzo con la distruzione di molte ceste di tè; il tutto era volto a protestare conte le leggi sull’aumento della tassazione e fu vista da molti storici dell’epoca come la scintilla dalla quale scaturì la rivoluzione americana che finì – com’è noto – con l’abbandono da parte degli inglesi del territorio americano e la successiva nascita degli Stati Uniti d’America.
Adesso, giocando sul duplice significato della parola “party” (ricevimento e partito), negli USA è nato il “Tea Party” che – a differenza di quasi tutti i partiti politici – è sorto prima nelle case, proprio tra tè e pasticcini, e solo dopo è finito nelle strade a manifestare contro il governo Obama.
Quali le cose che il nuovo partito propugna all’elettore: anzitutto il ritorno ai valori primigeni dell’individuo, sentimento fortemente sentito specie nei ceti medio bassi, e una sorta di crociata per cacciare “l’alieno dalla Casa Bianca”, quel Presidente che proprio con le sue costose e pasticciate riforme, contraddice i valori su cui si è formata la patria, cioè le intoccabili “libertà individuali”.
A detta dei partecipanti a questo nuovo partito, lo stesso non ha leader, non ha sede ufficiale e, purtroppo aggiungono loro, neppure fondi per sviluppare una campagna pubblicitario/politica degna di questo nome; la loro attività avviene quasi esclusivamente via web, formando così un network che si sta sempre più ingrandendo.
Per la verità, almeno a quanto mi è dato sapere, un leader il partito ce l’avrebbe ed anzi sembra destinato a cimentarsi a novembre per concorrere al seggio di deputato per l’Ohio: si tratta di tale Rich Iott e viene candidato dal partito repubblicano, ma si dichiara “vicino” al Tea Party.
Il personaggio è abbastanza particolare: ho visto una sua foto nella quale si presenta con un gonnellino scozzese e con la divisa nazista, si dichiara fervente cattolico e attacca ebrei e gay; ai leader ebrei del suo distretto elettorale che gli chiedevano spiegazioni sul suo abbigliamento nazista, il bravo Rich risponde: “dovete vederlo nel contesto storico; reinterpretavo i passaggi più importanti della seconda guerra mondiale, ma a casa ho anche altre uniformi”.
Insomma, il candidato repubblicano a queste elezioni di metà mandato, ha fatto mostra di se nel modo più squallido, mischiando cioè insulti ai democratico con rigurgiti nazisti e omofobi; non a caso molti osservatori politici hanno definito questa tornata elettorale come la più costosa e la più “sporca” dell’ultimo mezzo secolo di politica americana.
L’opposizione repubblicana – a parte le follie del Tea Party – ha buon gioco nell’attaccare Obama, proprio perchè la situazione economica del paese glielo consente: la disoccupazione continua a salire, i banchieri che due anni fa erano sull’orlo della bancarotta, per effetto dei tantissimi soldi ricevuto dallo Stato guidano la danza dei profitti miliardari; insomma, con tutto questo è facile fomentare la protesta.
Ma abbandonando la situazione politica ed economica degli Stati Uniti – che comunque è sempre meglio della nostra – mi sono chiesto se una struttura sul tipo del Tea Party potesse allignare anche in Italia; ebbene, noi, per la serie “non ci facciamo mai mancare niente” abbiamo già messo in piedi un Tea Party a Milano ed uno a Bologna, mentre stanno procedendo sullo stesso percorso anche alcuni giovani della Toscana. Così ci sarà un soggetto in più a cui riconoscere i diritti elettorali (cioè i soldi).
17/10/2010
Adesso, giocando sul duplice significato della parola “party” (ricevimento e partito), negli USA è nato il “Tea Party” che – a differenza di quasi tutti i partiti politici – è sorto prima nelle case, proprio tra tè e pasticcini, e solo dopo è finito nelle strade a manifestare contro il governo Obama.
Quali le cose che il nuovo partito propugna all’elettore: anzitutto il ritorno ai valori primigeni dell’individuo, sentimento fortemente sentito specie nei ceti medio bassi, e una sorta di crociata per cacciare “l’alieno dalla Casa Bianca”, quel Presidente che proprio con le sue costose e pasticciate riforme, contraddice i valori su cui si è formata la patria, cioè le intoccabili “libertà individuali”.
A detta dei partecipanti a questo nuovo partito, lo stesso non ha leader, non ha sede ufficiale e, purtroppo aggiungono loro, neppure fondi per sviluppare una campagna pubblicitario/politica degna di questo nome; la loro attività avviene quasi esclusivamente via web, formando così un network che si sta sempre più ingrandendo.
Per la verità, almeno a quanto mi è dato sapere, un leader il partito ce l’avrebbe ed anzi sembra destinato a cimentarsi a novembre per concorrere al seggio di deputato per l’Ohio: si tratta di tale Rich Iott e viene candidato dal partito repubblicano, ma si dichiara “vicino” al Tea Party.
Il personaggio è abbastanza particolare: ho visto una sua foto nella quale si presenta con un gonnellino scozzese e con la divisa nazista, si dichiara fervente cattolico e attacca ebrei e gay; ai leader ebrei del suo distretto elettorale che gli chiedevano spiegazioni sul suo abbigliamento nazista, il bravo Rich risponde: “dovete vederlo nel contesto storico; reinterpretavo i passaggi più importanti della seconda guerra mondiale, ma a casa ho anche altre uniformi”.
Insomma, il candidato repubblicano a queste elezioni di metà mandato, ha fatto mostra di se nel modo più squallido, mischiando cioè insulti ai democratico con rigurgiti nazisti e omofobi; non a caso molti osservatori politici hanno definito questa tornata elettorale come la più costosa e la più “sporca” dell’ultimo mezzo secolo di politica americana.
L’opposizione repubblicana – a parte le follie del Tea Party – ha buon gioco nell’attaccare Obama, proprio perchè la situazione economica del paese glielo consente: la disoccupazione continua a salire, i banchieri che due anni fa erano sull’orlo della bancarotta, per effetto dei tantissimi soldi ricevuto dallo Stato guidano la danza dei profitti miliardari; insomma, con tutto questo è facile fomentare la protesta.
Ma abbandonando la situazione politica ed economica degli Stati Uniti – che comunque è sempre meglio della nostra – mi sono chiesto se una struttura sul tipo del Tea Party potesse allignare anche in Italia; ebbene, noi, per la serie “non ci facciamo mai mancare niente” abbiamo già messo in piedi un Tea Party a Milano ed uno a Bologna, mentre stanno procedendo sullo stesso percorso anche alcuni giovani della Toscana. Così ci sarà un soggetto in più a cui riconoscere i diritti elettorali (cioè i soldi).
17/10/2010