venerdì, luglio 15, 2005
E qui da noi intanto...
Quello che ci è riuscito di mettere in piedi – mentre tutta l’Europa commemorava le vittime degli attentati londinesi – è un ulteriore dimostrazione della spaccatura in atto tra il Parlamento e la corporazione della Magistratura: quest’ultima ha disposto un giorno di sciopero per protestare contro un provvedimento (la riforma dell’ordinamento giudiziario) che non è ancora entrato in vigore, dato che è stato approvato solo da uno dei due rami del Parlamento (il Senato) e non ancora dalla Camera.
Non voglio entrare in polemiche pretestuose, ma forse la gente avrebbe capito di più se la manifestazione di dissenso fosse avvenuta dopo l’entrata in vigore della legge e non prima, poiché in quest’ultimo caso appare come una sorta di forzatura nei confronti dei parlamentari chiamati a fare il loro mestiere (cioè fare le leggi).
Comunque lasciamo perdere e auguriamoci che in questo giorno di “vacanza” ci sia qualcuno che utilizza il tempo a disposizione con profitto: alludo alla G.I.P. di Milano Clementina Forleo che tempo addietro aveva mandato assolto alcuni nordafricani accusati di essere dei reclutatori di terroristi da inviare in Iraq per eseguire attentati.
Ebbene, l’ineffabile Clementina giudicò che eravamo in presenza di “guerriglieri” e non di “terroristi” e mandò tutti assolti: chissà se questo giorno di “vacanza” la porterà a fare nuove riflessioni, visto anche l’ultimo devastante attentato di un kamikaze a Bagdad che si è fatto saltare in aria vicino ad un assembramento di ragazzini uccidendone ben 24. Che forma di guerriglia è quella che uccide dei bambini inermi? Perché la signora Forleo non va a spiegarlo alle mamme di questi bambini?
Ma a proposito delle nostre divisioni tra i vari poteri dello Stato, delle quali parlavamo giorni addietro, dobbiamo rilevare divisioni anche all’interno del singolo potere: e alludo nuovamente alla Magistratura perché è di ieri la notizia che il nordafricano assolto e liberato dalla Forleo in quanto “guerrigliero” è stato invece condannato dal Tribunale di Brescia per lo stesso reato non accettato a Milano (terrorismo internazionale) a quasi cinque anni di carcere: alla faccia della invocata “certezza del diritto”!
Intanto, le indagini inglesi sugli attentatori mi sembra che stiano andando decisamente bene: a una settimana dal tragico evento sarebbe stato individuato anche un sesto terrorista il quale avrebbe avuto il compito di organizzare l’attentato e di catechizzare opportunamente i kamikaze: si tratterebbe di un giovane docente di chimica, di origine egiziana, anch’esso abitante a Leeds, che proprio il giorno precedente l’evento avrebbe salutato i suoi alunni dicendo che doveva recarsi urgentemente in America; nel bagno di casa sua è stato trovato molto materiale esplosivo e tutto quanto occorre per la fabbricazione di una bomba.
Facciamo due chiacchiere anche sul cinema e su come è stato trattato il fenomeno terroristico; direi che al di là di qualche spy-story non c’è stato niente che mostrasse l’inserimento delle cosiddette “cellule dormienti” nel tessuto sociale dove si trovano ad abitare: è sempre stato privilegiato il lato brillante, o avventuroso, sulla ricerca dell’analisi circa la situazione antropologica; e basta!
Evidentemente nessuno poteva ipotizzare che l’immagine rassicurante di giovani simpatici e affabili potesse celare la maschera del terrorista; eppure tutto questo era già avvenuto negli Stato Uniti in occasione delle indagini sull’11 settembre.
Ed in tutta Europa si continua a ripetere che ci sono cellule terroriste pronte a colpire; anche in Italia, il SISMI ha fatto un discorso analogo: ma io mi domando, se sanno che ci sono questi personaggi, perché non li arrestano? Oppure lo dicono solo per mettere le mani avanti e cadere in piedi qualora si verificasse il tragico evento?
Non voglio entrare in polemiche pretestuose, ma forse la gente avrebbe capito di più se la manifestazione di dissenso fosse avvenuta dopo l’entrata in vigore della legge e non prima, poiché in quest’ultimo caso appare come una sorta di forzatura nei confronti dei parlamentari chiamati a fare il loro mestiere (cioè fare le leggi).
Comunque lasciamo perdere e auguriamoci che in questo giorno di “vacanza” ci sia qualcuno che utilizza il tempo a disposizione con profitto: alludo alla G.I.P. di Milano Clementina Forleo che tempo addietro aveva mandato assolto alcuni nordafricani accusati di essere dei reclutatori di terroristi da inviare in Iraq per eseguire attentati.
Ebbene, l’ineffabile Clementina giudicò che eravamo in presenza di “guerriglieri” e non di “terroristi” e mandò tutti assolti: chissà se questo giorno di “vacanza” la porterà a fare nuove riflessioni, visto anche l’ultimo devastante attentato di un kamikaze a Bagdad che si è fatto saltare in aria vicino ad un assembramento di ragazzini uccidendone ben 24. Che forma di guerriglia è quella che uccide dei bambini inermi? Perché la signora Forleo non va a spiegarlo alle mamme di questi bambini?
Ma a proposito delle nostre divisioni tra i vari poteri dello Stato, delle quali parlavamo giorni addietro, dobbiamo rilevare divisioni anche all’interno del singolo potere: e alludo nuovamente alla Magistratura perché è di ieri la notizia che il nordafricano assolto e liberato dalla Forleo in quanto “guerrigliero” è stato invece condannato dal Tribunale di Brescia per lo stesso reato non accettato a Milano (terrorismo internazionale) a quasi cinque anni di carcere: alla faccia della invocata “certezza del diritto”!
Intanto, le indagini inglesi sugli attentatori mi sembra che stiano andando decisamente bene: a una settimana dal tragico evento sarebbe stato individuato anche un sesto terrorista il quale avrebbe avuto il compito di organizzare l’attentato e di catechizzare opportunamente i kamikaze: si tratterebbe di un giovane docente di chimica, di origine egiziana, anch’esso abitante a Leeds, che proprio il giorno precedente l’evento avrebbe salutato i suoi alunni dicendo che doveva recarsi urgentemente in America; nel bagno di casa sua è stato trovato molto materiale esplosivo e tutto quanto occorre per la fabbricazione di una bomba.
Facciamo due chiacchiere anche sul cinema e su come è stato trattato il fenomeno terroristico; direi che al di là di qualche spy-story non c’è stato niente che mostrasse l’inserimento delle cosiddette “cellule dormienti” nel tessuto sociale dove si trovano ad abitare: è sempre stato privilegiato il lato brillante, o avventuroso, sulla ricerca dell’analisi circa la situazione antropologica; e basta!
Evidentemente nessuno poteva ipotizzare che l’immagine rassicurante di giovani simpatici e affabili potesse celare la maschera del terrorista; eppure tutto questo era già avvenuto negli Stato Uniti in occasione delle indagini sull’11 settembre.
Ed in tutta Europa si continua a ripetere che ci sono cellule terroriste pronte a colpire; anche in Italia, il SISMI ha fatto un discorso analogo: ma io mi domando, se sanno che ci sono questi personaggi, perché non li arrestano? Oppure lo dicono solo per mettere le mani avanti e cadere in piedi qualora si verificasse il tragico evento?
giovedì, luglio 14, 2005
Cosa accade in Europa dopo le bombe?
Mentre in Inghilterra proseguono le indagini per catturare un quinto terrorista – anch’esso di nazionalità britannica e di origine pakistana – in tutta Europa stanno aspettando la prossima mossa di Al Qaeda (o come diavolo si chiama la struttura terroristica), con il capo di Scotland Yard che continua a ripetere che avverrà un nuovo attentato in Inghilterra ma nessuno è in grado di stabilire dove e quando.
In questo clima di grande incertezza quasi tutte le nazioni europee hanno cercato di mettere in piedi alcune misure che ritengono utili per scongiurare il pericolo dell’estremismo islamico: in Italia il Ministro dell’Interno, Pisanu, ha presentato alcuni accorgimenti (prolungamento del fermo di Polizia, possibilità di perquisizioni improvvise, estensione di colloqui investigativi, intercettazioni preventive e altro del genere) che dovrebbero rendere più efficiente il lavoro delle forze dell’ordine; ovviamente non tutti – neppure nella sua maggioranza – sono d’accordo su queste misure, ma non c’era da aspettarsi l’unanimità: per alcuni sono troppo severe, per altri troppo blande.
Intanto la Francia ha sospeso – da subito – l’applicazione del trattato di Schengen che prevede la libera circolazione e quindi l’abolizione dei controlli alle frontiere tra tutti i paesi aderenti all’U.E.; è una misura importante ma lo stesso trattato la prevede in caso di forza maggiore. Sembra che analoga misura stiano per prenderla Spagna e Olanda.
E tutti continuano a chiedersi “adesso a chi tocca?”, facendo appositi scongiuri e sperando che tocchi a un altro.
Ma di concreto non c’è proprio niente, di consistente neppure e non c’è neanche molte persone (qualcuno in più c’è) che abbiano il coraggio di chiamare questa situazione con il suo nome specifico: l’occidente è in stato di guerra, una guerra non voluta e non dichiarata – almeno da noi – una guerra che ha già fatto tante e tante vittime, da una parte e dall’altra.
“Signori occidentali, vinceremo la nostra guerra nei vostri confronti perché il nostro desiderio di morire per la giusta causa è superiore alla vostra voglia di vivere”: questa è la frase che Al Qaeda lanciò a mo’ di slogan dopo l’apocalisse dell’11 settembre, dopo che quasi quattro mila americani rimasero uccisi dagli aerei suicidi.
Ebbene, questi attacchi suicidi avvengono ancora e non è sufficiente che questi signori vivano la nostra civiltà piena di valori improntati alla voglia di vivere, per cambiare idea; ma vi immaginate questi quattro (o cinque, o anche di più) giovani, tutti sotto i 30 anni, che hanno vissuto fin dalla nascita in una cittadina inglese di provincia come Leeds e in quel contesto hanno acquisito la “volontà del martirio”, la volontà cioè di sacrificare quello che ci è più caro – la vita, appunto – per immolarsi alla causa della Jjad (la guerra santa).
E nessuno si è accorto di niente, perché i vicini interpellati dai giornalisti li hanno descritti come persone amabili e simpatiche; certo che non avevano due teste e quattro narici, ma mi sembrerebbe impossibile che le rotelle funzionassero allo stesso modo di uno di noi.
Eppure è così, eppure sono tra noi, ci odiano così tanto da sacrificare la loro vita per ucciderci e non li vediamo, non abbiamo modo di vederli, non abbiamo modo di capire quale è il tarlo che li rode.
Una delle misure che ritengo più appropriata e degna di essere seguita è ripetere fino al parossismo la frase che venne detta in risposta allo slogan dell’11 settembre del 2003 e cioè: “Noi vinceremo perché la nostra voglia di vivere (che è una cosa sana) è di gran lunga superiore alla vostra voglia di morire (che è invece una cosa malata)”. E così sia!
In questo clima di grande incertezza quasi tutte le nazioni europee hanno cercato di mettere in piedi alcune misure che ritengono utili per scongiurare il pericolo dell’estremismo islamico: in Italia il Ministro dell’Interno, Pisanu, ha presentato alcuni accorgimenti (prolungamento del fermo di Polizia, possibilità di perquisizioni improvvise, estensione di colloqui investigativi, intercettazioni preventive e altro del genere) che dovrebbero rendere più efficiente il lavoro delle forze dell’ordine; ovviamente non tutti – neppure nella sua maggioranza – sono d’accordo su queste misure, ma non c’era da aspettarsi l’unanimità: per alcuni sono troppo severe, per altri troppo blande.
Intanto la Francia ha sospeso – da subito – l’applicazione del trattato di Schengen che prevede la libera circolazione e quindi l’abolizione dei controlli alle frontiere tra tutti i paesi aderenti all’U.E.; è una misura importante ma lo stesso trattato la prevede in caso di forza maggiore. Sembra che analoga misura stiano per prenderla Spagna e Olanda.
E tutti continuano a chiedersi “adesso a chi tocca?”, facendo appositi scongiuri e sperando che tocchi a un altro.
Ma di concreto non c’è proprio niente, di consistente neppure e non c’è neanche molte persone (qualcuno in più c’è) che abbiano il coraggio di chiamare questa situazione con il suo nome specifico: l’occidente è in stato di guerra, una guerra non voluta e non dichiarata – almeno da noi – una guerra che ha già fatto tante e tante vittime, da una parte e dall’altra.
“Signori occidentali, vinceremo la nostra guerra nei vostri confronti perché il nostro desiderio di morire per la giusta causa è superiore alla vostra voglia di vivere”: questa è la frase che Al Qaeda lanciò a mo’ di slogan dopo l’apocalisse dell’11 settembre, dopo che quasi quattro mila americani rimasero uccisi dagli aerei suicidi.
Ebbene, questi attacchi suicidi avvengono ancora e non è sufficiente che questi signori vivano la nostra civiltà piena di valori improntati alla voglia di vivere, per cambiare idea; ma vi immaginate questi quattro (o cinque, o anche di più) giovani, tutti sotto i 30 anni, che hanno vissuto fin dalla nascita in una cittadina inglese di provincia come Leeds e in quel contesto hanno acquisito la “volontà del martirio”, la volontà cioè di sacrificare quello che ci è più caro – la vita, appunto – per immolarsi alla causa della Jjad (la guerra santa).
E nessuno si è accorto di niente, perché i vicini interpellati dai giornalisti li hanno descritti come persone amabili e simpatiche; certo che non avevano due teste e quattro narici, ma mi sembrerebbe impossibile che le rotelle funzionassero allo stesso modo di uno di noi.
Eppure è così, eppure sono tra noi, ci odiano così tanto da sacrificare la loro vita per ucciderci e non li vediamo, non abbiamo modo di vederli, non abbiamo modo di capire quale è il tarlo che li rode.
Una delle misure che ritengo più appropriata e degna di essere seguita è ripetere fino al parossismo la frase che venne detta in risposta allo slogan dell’11 settembre del 2003 e cioè: “Noi vinceremo perché la nostra voglia di vivere (che è una cosa sana) è di gran lunga superiore alla vostra voglia di morire (che è invece una cosa malata)”. E così sia!
mercoledì, luglio 13, 2005
Esiste l'Islam democratico?
Le indagini degli inglesi avrebbero condotto a scoperte, per un certo verso, incredibili: gli attentatori del 7 luglio scorso sono islamici, ma nati e cresciuti in Gran Bretagna, sia pure con genitori di origine nordafricana; sarebbero quindi quattro uomini di giovane età cresciuti a Leeds, nello Yorkshire, che avrebbero agito come kamikaze, sacrificando la propria vita per colpire altri connazionali britannici colpevoli soltanto di essere degli “infedeli”.
La domanda che dobbiamo subito porci è come mai gli attentatori – pur nati nella culla della democrazia e della tolleranza – non avevano imparato niente circa i valori della civiltà occidentale, in particolare su quella inglese, che pone la libertà umana alla base dei valori fondanti della democrazia.
Per cercare una risposta a questo quesito mi rifaccio a due esemplificazioni: la prima mi proviene dall’intervista televisiva ad un Imam londinese che, interrogato dal giornalista su come si sarebbe comportato nel caso fosse venuto a conoscenza di un complotto islamico per l’attentato, afferma che avrebbe cercato di dissuadere i correligionari; e se non ci fosse riuscito, lo incalza il telecronista, avrebbe avvertito le autorità di Polizia? Prima mi sarei rivolto alle mie “autorità religiose” ed avrei chiesto loro consiglio su come comportarmi.
La seconda esemplificazione la prendo dal processo che si tiene ad Amsterdam contro un marocchino – nazionalizzato olandese - islamico, reo confesso di avere ucciso il regista cinematografico Theo Van Gogh, colpevole ai suoi occhi di aver realizzato un “film denuncia” sulle condizioni di vita delle donne musulmane; in sede di replica alla requisitoria del P.M. che ha chiesto l’ergastolo, ha affermato, fra l’altro, di avere agito per “convinzione religiosa” e che ammette di non sentire il vostro dolore (rivolgendosi alla madre dell’ucciso) in quanto lei è un’infedele.
Ha poi continuato affermando di desiderare sopra ogni altra cosa di poter vivere in un paese governato dall’Islam e fondato sui principi del Corano
Sono due esempi – ma potrei seguitare per pagine e pagine – ma mi sembrano significativi dell’assunto che ho dato a questo post: è conciliabile l’Islam con la democrazia?
Non mi sembra di poter rispondere affermativamente, soprattutto perché quella religione non ammette “opposizione” che – come ben sappiamo – è il sale della democrazia.
Quelli che non sono islamici vengono tacciati di essere “infedeli”: riflettiamo un momento su questa applicazione del termine; con questa parola si vuole intendere che non esiste altro valore al di fuori di quello che è contenuto nel Corano.
E questo – se mi viene concesso – è un filino più pesante delle “raccomandazioni” del Cardinale Ruini in sede referendaria!
Un’altra cosa che mette in discussione la potenzialità democratica dei musulmani è l’assoggettare qualsiasi autorità a quella religiosa: l’Imam londinese infatti, pur ormai legato a conoscenze e tradizioni inglesi, sorretto anche da vincoli di conoscenza britannica, non interpella le “normali” Autorità di Polizia per sgominare una banda di terroristi, ma si rivolge alle “sue” autorità, cioè ai religiosi suoi superiori e si dichiara pronto a seguire tutti i consigli che gli daranno.
Non penso di essere stato esaustivo circa il problema affrontato – ritorneremo sopra, speriamo non in occasione di altre bombe – ma mi auguro di avere aperto una discussione su un argomento che sta alla base dell’attuale confronto che non so come chiamare: religioso? di civiltà? Vanno bene tutti, basta intendersi.
La domanda che dobbiamo subito porci è come mai gli attentatori – pur nati nella culla della democrazia e della tolleranza – non avevano imparato niente circa i valori della civiltà occidentale, in particolare su quella inglese, che pone la libertà umana alla base dei valori fondanti della democrazia.
Per cercare una risposta a questo quesito mi rifaccio a due esemplificazioni: la prima mi proviene dall’intervista televisiva ad un Imam londinese che, interrogato dal giornalista su come si sarebbe comportato nel caso fosse venuto a conoscenza di un complotto islamico per l’attentato, afferma che avrebbe cercato di dissuadere i correligionari; e se non ci fosse riuscito, lo incalza il telecronista, avrebbe avvertito le autorità di Polizia? Prima mi sarei rivolto alle mie “autorità religiose” ed avrei chiesto loro consiglio su come comportarmi.
La seconda esemplificazione la prendo dal processo che si tiene ad Amsterdam contro un marocchino – nazionalizzato olandese - islamico, reo confesso di avere ucciso il regista cinematografico Theo Van Gogh, colpevole ai suoi occhi di aver realizzato un “film denuncia” sulle condizioni di vita delle donne musulmane; in sede di replica alla requisitoria del P.M. che ha chiesto l’ergastolo, ha affermato, fra l’altro, di avere agito per “convinzione religiosa” e che ammette di non sentire il vostro dolore (rivolgendosi alla madre dell’ucciso) in quanto lei è un’infedele.
Ha poi continuato affermando di desiderare sopra ogni altra cosa di poter vivere in un paese governato dall’Islam e fondato sui principi del Corano
Sono due esempi – ma potrei seguitare per pagine e pagine – ma mi sembrano significativi dell’assunto che ho dato a questo post: è conciliabile l’Islam con la democrazia?
Non mi sembra di poter rispondere affermativamente, soprattutto perché quella religione non ammette “opposizione” che – come ben sappiamo – è il sale della democrazia.
Quelli che non sono islamici vengono tacciati di essere “infedeli”: riflettiamo un momento su questa applicazione del termine; con questa parola si vuole intendere che non esiste altro valore al di fuori di quello che è contenuto nel Corano.
E questo – se mi viene concesso – è un filino più pesante delle “raccomandazioni” del Cardinale Ruini in sede referendaria!
Un’altra cosa che mette in discussione la potenzialità democratica dei musulmani è l’assoggettare qualsiasi autorità a quella religiosa: l’Imam londinese infatti, pur ormai legato a conoscenze e tradizioni inglesi, sorretto anche da vincoli di conoscenza britannica, non interpella le “normali” Autorità di Polizia per sgominare una banda di terroristi, ma si rivolge alle “sue” autorità, cioè ai religiosi suoi superiori e si dichiara pronto a seguire tutti i consigli che gli daranno.
Non penso di essere stato esaustivo circa il problema affrontato – ritorneremo sopra, speriamo non in occasione di altre bombe – ma mi auguro di avere aperto una discussione su un argomento che sta alla base dell’attuale confronto che non so come chiamare: religioso? di civiltà? Vanno bene tutti, basta intendersi.
martedì, luglio 12, 2005
Continuiamo a dividerci!
A proposito di quello che dicevamo ieri, circa tutte le divisioni in “guelfi e ghibellini” che avvengono nel nostro Paese, si è assistito ad una nuova forma di litigio – nuova per modo di dire perché era già avvenuta in passato – quella tra Polizia e Magistratura; prima di entrare nel merito della vicenda è bene precisare che il Paese non ha affatto bisogno che queste due autorità che presiedono alla sicurezza interna si spernacchino a vicenda, tutt’altro si avrebbe necessità, specie in questi momenti che possiamo considerare almeno “problematici”.
Ed allora veniamo alla vicenda che ha fatto bella mostra di sé sui giornali e su tutti i telegiornali, a dimostrazione della inveterata smania di protagonismo che abbiamo qui da noi; allora, ricordate l’ineffabile Clementina Forleo, GIP presso il Tribunale di Milano, resasi famosa tempo addietro per avere derubricato le accuse di terrorismo verso alcuni nordafricani che reclutavano persone da mandare in Iraq a fare i kamikaze, sostenendo che si era in presenza di azioni di guerriglia e non di terrorismo.
Il nuovo episodio che ha visto protagonista il magistrato milanese è accaduto su un tram del capoluogo lombardo, dove un immigrato egiziano – che si è scoperto essere un irregolare – trovato senza il regolare biglietto ha pestato un controllore dell’ATM e si è dato alla fuga; raggiunto da alcuni agenti di Polizia – ai quali sembra aver fatto resistenza – veniva ammanettato e stava per essere condotto in Questura quando sopraggiungeva l’ineffabile Clementina che si schierava decisamente a fianco dell’egiziano dichiarando poi (udite, udite!!) “Non sapevo cosa avesse fatto ma il modo in cui veniva trattato quello straniero non era consono allo stato di diritto; sono intervenuta come un qualunque cittadino contro un arresto brutale per le modalità in cui stava avvenendo, mi sono fatta generalizzare (cioè ha chiesto i nomi degli Agenti) per poter testimoniare nel caso di un eventuale processo per resistenza a pubblico ufficiale. Lo rifarei cento, mille volte, perché disprezzo la violenza in tutte le sue forme, soprattutto quando compiuta da forze dell’ordine”.
È intervenuto addirittura il Sindacato Agenti di Polizia ed il segretario provinciale ha a sua volta dichiarato: “Le affermazioni del giudice Forleo non corrispondono alla realtà perché è intervenuta dopo che i fatti erano già accaduti. Il giudice ha poi diffidato i nostri agenti a non indagare l’uomo per resistenza a pubblico ufficiale che invece c’è stata. I due agenti potrebbero adire le vie legali”.
Gli Agenti hanno indagato a piede libero l‘egiziano per i reati di lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità.
Un solo commento: sono proprio contento di apprendere che c’è un giudice che disprezza la violenza, ma ho l’impressione che si riferisca solo a “una certa violenza”, perché quella compiuta dall’immigrato egiziano verso il controllore ATM e verso gli agenti di polizia non mi sembra che venga considerata “violenza”; che forse venga ritenuta un atto di guerriglia nei confronti dello Stato Italiano? Può essere, dalla Forleo c’è da aspettarsi questo ed altro!
Per concludere, poiché non ci vogliamo fare mancare proprio niente, abbiamo l’immancabile dichiarazione del leghista Borghezio secondo il quale “la Forleo è un personaggio che fa vergogna all’ordinamento giudiziario”.
E così i Corpi dello Stato in lotta tra loro sono diventati tre: Magistratura, Forze dell’Ordine e Politica, anche se quest’ultimo è così male rappresentato; è proprio quello che dicevamo ieri, siamo bravissimi a metterci continuamente gli uni contro gli altri, e i risultati si vedono, purtroppo.
Ed allora veniamo alla vicenda che ha fatto bella mostra di sé sui giornali e su tutti i telegiornali, a dimostrazione della inveterata smania di protagonismo che abbiamo qui da noi; allora, ricordate l’ineffabile Clementina Forleo, GIP presso il Tribunale di Milano, resasi famosa tempo addietro per avere derubricato le accuse di terrorismo verso alcuni nordafricani che reclutavano persone da mandare in Iraq a fare i kamikaze, sostenendo che si era in presenza di azioni di guerriglia e non di terrorismo.
Il nuovo episodio che ha visto protagonista il magistrato milanese è accaduto su un tram del capoluogo lombardo, dove un immigrato egiziano – che si è scoperto essere un irregolare – trovato senza il regolare biglietto ha pestato un controllore dell’ATM e si è dato alla fuga; raggiunto da alcuni agenti di Polizia – ai quali sembra aver fatto resistenza – veniva ammanettato e stava per essere condotto in Questura quando sopraggiungeva l’ineffabile Clementina che si schierava decisamente a fianco dell’egiziano dichiarando poi (udite, udite!!) “Non sapevo cosa avesse fatto ma il modo in cui veniva trattato quello straniero non era consono allo stato di diritto; sono intervenuta come un qualunque cittadino contro un arresto brutale per le modalità in cui stava avvenendo, mi sono fatta generalizzare (cioè ha chiesto i nomi degli Agenti) per poter testimoniare nel caso di un eventuale processo per resistenza a pubblico ufficiale. Lo rifarei cento, mille volte, perché disprezzo la violenza in tutte le sue forme, soprattutto quando compiuta da forze dell’ordine”.
È intervenuto addirittura il Sindacato Agenti di Polizia ed il segretario provinciale ha a sua volta dichiarato: “Le affermazioni del giudice Forleo non corrispondono alla realtà perché è intervenuta dopo che i fatti erano già accaduti. Il giudice ha poi diffidato i nostri agenti a non indagare l’uomo per resistenza a pubblico ufficiale che invece c’è stata. I due agenti potrebbero adire le vie legali”.
Gli Agenti hanno indagato a piede libero l‘egiziano per i reati di lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità.
Un solo commento: sono proprio contento di apprendere che c’è un giudice che disprezza la violenza, ma ho l’impressione che si riferisca solo a “una certa violenza”, perché quella compiuta dall’immigrato egiziano verso il controllore ATM e verso gli agenti di polizia non mi sembra che venga considerata “violenza”; che forse venga ritenuta un atto di guerriglia nei confronti dello Stato Italiano? Può essere, dalla Forleo c’è da aspettarsi questo ed altro!
Per concludere, poiché non ci vogliamo fare mancare proprio niente, abbiamo l’immancabile dichiarazione del leghista Borghezio secondo il quale “la Forleo è un personaggio che fa vergogna all’ordinamento giudiziario”.
E così i Corpi dello Stato in lotta tra loro sono diventati tre: Magistratura, Forze dell’Ordine e Politica, anche se quest’ultimo è così male rappresentato; è proprio quello che dicevamo ieri, siamo bravissimi a metterci continuamente gli uni contro gli altri, e i risultati si vedono, purtroppo.
lunedì, luglio 11, 2005
Continuiamo a farci del male
Siamo uno strano popolo,degno continuatore della sagra “guelfi – ghibellini”: voglio dire che non siamo mai d’accordo su niente e anche nei momenti di panico o di particolari necessità ognuno di noi vuole esprimere la propria opinione.
Perché questa premessa, questa sorta di dichiarazione d’intenti? Una delle tante cose che mi ha colpito nella tragica vicenda londinese è stata la tradizionale assenza di qualsiasi voce dissonante rispetto a quella ufficiale del governo: vi immaginate quello che sarebbe successo da noi? Sicuramente l’opposizione (non questa in particolare, qualsiasi opposizione) avrebbe imputato alla maggioranza tutta una serie di manchevolezze e quindi ci sarebbe stato una specie di pubblico dibattimento circa l’operato delle autorità: diciamo che sarebbero stati incolpati più le autorità di governo che i terroristi.
In concreto è da sottolineare che una parte afferma – per partito preso – che l’operato dell’altra è sbagliato per principio, poi magari andiamo anche a cercare le singole ragioni, ma queste vengono dopo e non sono importanti al momento.
Una dimostrazione l’abbiamo avuta anche in questa occasione: il G8 è in pieno svolgimento, a Londra scoppiano le bombe, alcuni siti arabi rivendicano l’attentato e indicano l’Italia come uno dei prossimi obiettivi, su un sito internet appaiono minacce personali per il nostro premier e l’opposizione cosa fa? Anzitutto nessuna solidarietà al Cavaliere che – voi sapete i miei rapporti con il medesimo ma è il Capo del Governo finche la gente continua a votarlo – è stato minacciato personalmente e come unica presa di posizione ribadisce – con una fretta eccessiva – che loro voteranno contro il rifinanziamento della missione in Iraq.
Sia chiaro che la nostra partecipazione è stata sciagurata, ma nessuno può pensare che al primo abbaiare di un mussulmano ce ne torniamo bellamente a casa, neppure l’opposizione dice questo, però vota contro il provvedimento che verrà presentato in Parlamento, alla faccia della coerenza.
È naturale che l’opposizione ne ha tutti i diritti di comportarsi come si comporta, ma in questa atmosfera di tensione e di paura generalizzata, questo atteggiamento è sicuramente deleterio per la coesione della gente.
Ripeto, in Inghilterra tutta un altro modo di comportarsi!
Ma anche nella vita civile, cioè fuori dalle situazioni politiche o poggio ancora, partitiche, si ha quell’assioma di cui ho fatto cenno all’inizio.
Mi riferisco alla presunta (dico presunta perché non ho i titoli per dire altro) scoperta del vaccino contro l’AIDS messo a punto da Barbara Ensoli, una nota e apprezzata ricercatrice.
Cosa succede nel mondo della scienza? Una parte dei soloni della ricerca – con il noto Aiuti in testa – cercano di contestare le modalità della sperimentazione del nuovo farmaco, adducendo dei cavilli che a me – purissimo ignorante – non mi appaiono di grande rilevanza ai fini delle prove che vengono effettuate su poco meno di cento volontari.
Anche in questo caso, anziché stringerci attorno a questa gentile signora che se imbrocca questa scoperta diventa famosa almeno quanto Sabin o personaggi del genere, ci dividiamo ancora una volta in “guelfi” da una parte e “ghibellini” dall’altra; e badate bene che le maggiori discussioni vengono fatte al di fuori del ristretto cerchio di coloro che ne capiscono, ma si spostano al Bar o nelle sagre paesane, per la sola voglia di stare da una parte diversa da quella dove stai tu.
Questo è il nostro limite, ma forse anche la nostra grandezza, in tempi normali, ma con l’Islam e l’AIDS non posso definire questi tempi come “normali”.
Perché questa premessa, questa sorta di dichiarazione d’intenti? Una delle tante cose che mi ha colpito nella tragica vicenda londinese è stata la tradizionale assenza di qualsiasi voce dissonante rispetto a quella ufficiale del governo: vi immaginate quello che sarebbe successo da noi? Sicuramente l’opposizione (non questa in particolare, qualsiasi opposizione) avrebbe imputato alla maggioranza tutta una serie di manchevolezze e quindi ci sarebbe stato una specie di pubblico dibattimento circa l’operato delle autorità: diciamo che sarebbero stati incolpati più le autorità di governo che i terroristi.
In concreto è da sottolineare che una parte afferma – per partito preso – che l’operato dell’altra è sbagliato per principio, poi magari andiamo anche a cercare le singole ragioni, ma queste vengono dopo e non sono importanti al momento.
Una dimostrazione l’abbiamo avuta anche in questa occasione: il G8 è in pieno svolgimento, a Londra scoppiano le bombe, alcuni siti arabi rivendicano l’attentato e indicano l’Italia come uno dei prossimi obiettivi, su un sito internet appaiono minacce personali per il nostro premier e l’opposizione cosa fa? Anzitutto nessuna solidarietà al Cavaliere che – voi sapete i miei rapporti con il medesimo ma è il Capo del Governo finche la gente continua a votarlo – è stato minacciato personalmente e come unica presa di posizione ribadisce – con una fretta eccessiva – che loro voteranno contro il rifinanziamento della missione in Iraq.
Sia chiaro che la nostra partecipazione è stata sciagurata, ma nessuno può pensare che al primo abbaiare di un mussulmano ce ne torniamo bellamente a casa, neppure l’opposizione dice questo, però vota contro il provvedimento che verrà presentato in Parlamento, alla faccia della coerenza.
È naturale che l’opposizione ne ha tutti i diritti di comportarsi come si comporta, ma in questa atmosfera di tensione e di paura generalizzata, questo atteggiamento è sicuramente deleterio per la coesione della gente.
Ripeto, in Inghilterra tutta un altro modo di comportarsi!
Ma anche nella vita civile, cioè fuori dalle situazioni politiche o poggio ancora, partitiche, si ha quell’assioma di cui ho fatto cenno all’inizio.
Mi riferisco alla presunta (dico presunta perché non ho i titoli per dire altro) scoperta del vaccino contro l’AIDS messo a punto da Barbara Ensoli, una nota e apprezzata ricercatrice.
Cosa succede nel mondo della scienza? Una parte dei soloni della ricerca – con il noto Aiuti in testa – cercano di contestare le modalità della sperimentazione del nuovo farmaco, adducendo dei cavilli che a me – purissimo ignorante – non mi appaiono di grande rilevanza ai fini delle prove che vengono effettuate su poco meno di cento volontari.
Anche in questo caso, anziché stringerci attorno a questa gentile signora che se imbrocca questa scoperta diventa famosa almeno quanto Sabin o personaggi del genere, ci dividiamo ancora una volta in “guelfi” da una parte e “ghibellini” dall’altra; e badate bene che le maggiori discussioni vengono fatte al di fuori del ristretto cerchio di coloro che ne capiscono, ma si spostano al Bar o nelle sagre paesane, per la sola voglia di stare da una parte diversa da quella dove stai tu.
Questo è il nostro limite, ma forse anche la nostra grandezza, in tempi normali, ma con l’Islam e l’AIDS non posso definire questi tempi come “normali”.
domenica, luglio 10, 2005
Dopo le bombe la paura continua
Sono già passati tre giorni dal terribile attentato londinese e al terrore delle bombe è subentrato il terrore della paura delle bombe, quel terrore cieco e irrazionale che fa vedere in ogni pacchetto un ordigno pronto ad esplodere.
Anche oggi ci sono stati diversi casi di evacuazione di civili da posti nei quali veniva segnalato un sospetto di bombe, tutti poi verificatosi – per fortuna – infondati ma che già hanno provocato panico e danni sostanziali ai paesi che li subiscono; e se vogliamo aggiungere qualcosa, anche sorrisini di compiacimento nei terroristi.
L’ultimo grido – in Italia - per combattere il terrorismo è l’instaurazione di una Super Procura antiterrorismo con poteri similari all’antimafia: ovviamente non c’è unanimità di consensi alla proposta – avanzata da Cossiga – che pertanto rischia di subire quanto meno un rinvio.
Intanto i nostri quotidiani – contrariamente a quello che è avvenuto e continua ad avvenire in Inghilterra – sembrano presi dalla libidine dell’orrore e riportano anche piccoli episodi come esemplificazioni di quello che, purtroppo, potrebbe essere una verità ma che non si dimostra con queste becerate; sentite qui: in un paesetto in provincia di Ferrara un signore “testimonia” che mentre i londinesi piangevano i loro morti, ha visto un gruppo di extracomunitari che nel piazzale di una autostazione improvvisava una sorta di danza tribale accompagnata da grandi urla di gioia e da abbracci. Soffermatosi per capire meglio quello che stava succedendo è stato apostrofato in tono duro con una decisa intimazione a starsene buono che tra poco comanderanno loro e che la loro era una danza in onore degli eroici kamikaze.
Immaginiamoci come la stampa ha potuto intingere le loro penne avvelenate in questo squallido fatto di cronaca che potrebbe fare il paio con le urla di gioia che si levarono nei carceri italiani all’annuncio dell’attentato al giudice Falcone.
Qui però, forse, qualcosa di diverso esiste, se è vero quanto narrato dal nostro testimone: una sorta di consapevolezza degli islamici che stava avvenendo una guerra nella quale la loro parte era nettamente in vantaggio e quindi si comprende il “tra poco comandiamo noi”.
D’altro canto, tutti i paesi del mondo – giustamente scossi all’evento londinese – sono alla ricerca di impossibili misure per rendere impraticabili questi o altri attentati; tra le tante teorie anti terrorismo che ho letto dai vari leader politici, mi ritrovo in modo particolare con quanto affermato da Tony Blair, il quale dopo aver definito “inevitabile” (nel senso che non era materialmente possibile evitarlo) l’attentato ai trasporti londinesi ha continuato dicendo che nel caso la Polizia programmi controlli più rigidi si avrebbe – come risultato – soltanto una limitazione delle nostre libertà.
E continuando quanto già detto “a caldo”, ribadisce che non dobbiamo farci imporre una sostanziale modifica del nostro stile di vita, del nostro modo di rapportarci con gli altri, insomma, in una parola nel nostro modo di esistere.
Se ricordate bene – chi ha letto un qualche libro di storia – in Inghilterra neppure i bombardamenti di Hitler con le famigerate V1 e poi V2 impedirono la circolazione della metropolitana, l’apertura dei cinema e la stagione operistica al Covent Garden, nonché le varie rappresentazioni teatrali. Era un modo per mostrare al mondo intero la loro forza d’animo, ma era anche un sistema per “occupare” le menti degli abitanti di Londra, altrimenti sempre impegnate a pensare ai bombardamenti ed ai morti sotto le macerie.
Non credo però che altri paesi – noi per primi – possano essere in grado di reagire psicologicamente in questo splendido modo; del resto ognuno è come è e ci vuole pazienza.
Anche oggi ci sono stati diversi casi di evacuazione di civili da posti nei quali veniva segnalato un sospetto di bombe, tutti poi verificatosi – per fortuna – infondati ma che già hanno provocato panico e danni sostanziali ai paesi che li subiscono; e se vogliamo aggiungere qualcosa, anche sorrisini di compiacimento nei terroristi.
L’ultimo grido – in Italia - per combattere il terrorismo è l’instaurazione di una Super Procura antiterrorismo con poteri similari all’antimafia: ovviamente non c’è unanimità di consensi alla proposta – avanzata da Cossiga – che pertanto rischia di subire quanto meno un rinvio.
Intanto i nostri quotidiani – contrariamente a quello che è avvenuto e continua ad avvenire in Inghilterra – sembrano presi dalla libidine dell’orrore e riportano anche piccoli episodi come esemplificazioni di quello che, purtroppo, potrebbe essere una verità ma che non si dimostra con queste becerate; sentite qui: in un paesetto in provincia di Ferrara un signore “testimonia” che mentre i londinesi piangevano i loro morti, ha visto un gruppo di extracomunitari che nel piazzale di una autostazione improvvisava una sorta di danza tribale accompagnata da grandi urla di gioia e da abbracci. Soffermatosi per capire meglio quello che stava succedendo è stato apostrofato in tono duro con una decisa intimazione a starsene buono che tra poco comanderanno loro e che la loro era una danza in onore degli eroici kamikaze.
Immaginiamoci come la stampa ha potuto intingere le loro penne avvelenate in questo squallido fatto di cronaca che potrebbe fare il paio con le urla di gioia che si levarono nei carceri italiani all’annuncio dell’attentato al giudice Falcone.
Qui però, forse, qualcosa di diverso esiste, se è vero quanto narrato dal nostro testimone: una sorta di consapevolezza degli islamici che stava avvenendo una guerra nella quale la loro parte era nettamente in vantaggio e quindi si comprende il “tra poco comandiamo noi”.
D’altro canto, tutti i paesi del mondo – giustamente scossi all’evento londinese – sono alla ricerca di impossibili misure per rendere impraticabili questi o altri attentati; tra le tante teorie anti terrorismo che ho letto dai vari leader politici, mi ritrovo in modo particolare con quanto affermato da Tony Blair, il quale dopo aver definito “inevitabile” (nel senso che non era materialmente possibile evitarlo) l’attentato ai trasporti londinesi ha continuato dicendo che nel caso la Polizia programmi controlli più rigidi si avrebbe – come risultato – soltanto una limitazione delle nostre libertà.
E continuando quanto già detto “a caldo”, ribadisce che non dobbiamo farci imporre una sostanziale modifica del nostro stile di vita, del nostro modo di rapportarci con gli altri, insomma, in una parola nel nostro modo di esistere.
Se ricordate bene – chi ha letto un qualche libro di storia – in Inghilterra neppure i bombardamenti di Hitler con le famigerate V1 e poi V2 impedirono la circolazione della metropolitana, l’apertura dei cinema e la stagione operistica al Covent Garden, nonché le varie rappresentazioni teatrali. Era un modo per mostrare al mondo intero la loro forza d’animo, ma era anche un sistema per “occupare” le menti degli abitanti di Londra, altrimenti sempre impegnate a pensare ai bombardamenti ed ai morti sotto le macerie.
Non credo però che altri paesi – noi per primi – possano essere in grado di reagire psicologicamente in questo splendido modo; del resto ognuno è come è e ci vuole pazienza.