venerdì, novembre 11, 2011
PRETI
Un episodio – drammatico e sconcertante – accaduto al Vescovo della mia città, ha portato alla ribalta il suo segretario, un “normalissimo” prete che si è beccato un proiettile in pancia sparato da un tizio (squilibrato, perseguitato, o altro?) che ce l’aveva con il porporato. Da qui la mia “voglia” di presentare un piccolo spaccato di preti della mia zona che – pur non potendo rappresentare un esempio totalizzante – sono da tenere in considerazione e, soprattutto, appaiono come persone di grande spessore.
Comincerò con un prete di 96 anni e 9 mesi, Don Luigi, che a questa venerabile età, continua imperterrito nella sua missione, curando le anime di tre parrocchie dell’Alta Val di Vara, nello Spezzino, zona nella quale si è abbattuto il recente nubifragio.
Il suo nome è diventato famoso nel mondo degli internauti per effetto di un gruppo di Facebook – “Don Luigi Lavagnino Fan Club” – che segnala le azioni e i movimenti, oltre ai pensieri ed alle prediche, di questo “dinosauro” della Chiesa cattolica.
Sono 73 anni che porta ininterrottamente la tonaca e non ha nessuna intenzione di togliersela; auguri di una lunga vita!
Un altro “prete- personaggio” è senza dubbio Don Maurizio, parroco di una Chiesa di Livorno, al quale è stato affibbiato il nomignolo di “Padre Nike”, a seguito della ben conosciuta idiosincrasia del prete per tutto quello che sono capi firmati ed altre diavoleria dell’era moderna; una volta è entrato in un negozio della Nike e vedendo i prezzi ha affermato: “in casa mia eravamo sette tra fratelli e sorelle e sono abituato a fare con poco: con questi prezzi ci campo un mese”.
Don Maurizio ha una vita precedente alla tonaca a dir poco interessante: a 21 anni era ballerino alla Scala; molla tutto – compresa la fidanzata – e si ritira in un convento per farsi frate; prende quattro lauree (teologia, filosofia, psicologia e neurobiologia), si ritrova a fare il “rapper” di fronte al Papa e, con il suo aspetto giovanile (ha solo 46 anni) – attira i giovani e i meno giovani; entrambe le categorie ammirano la freschezza e la genuinità che Padre Nike riesce a sprigionare; insomma un “personaggio-contro” che riesce ad attirare, in una situazione difficile per la Chiesa, un sacco di persone che assistono felici alle sue Messe.
Vorrei presentarvi poi un'altra figura di prete molto diversa da quello che ci aspetteremmo: Don Armando, parroco di una piccola parrocchia in Provincia di Pisa, oltre ad essere fondatore di una comunità per il recupero di tossicodipendenti, si è distinto il Natale scorso per aver messo nel tradizionale Presepe, alcune prostitute e Gesù Bambino che viene presentato a bordo di un cacciabombardiere.
Quando c’è la Festa Democratica (l’ex Festa dell’Unità), Don Armando lo potete trovare a fare la pizza per i convitati: è un provocatore? Certo! E se ne vanta! Del resto, a pochi chilometri dalla sua Chiesa, c’è un monaco trappista, Daniele Chiletti, che vive da eremita da oltre 40 anni. Una volta, ha convinto i ladri che erano penetrati nella sua casa, ad andarsene con solo un barattolo di miele! Vera figura carismatica!!
Sempre in Toscana, c’è un'altra figura di prete: Don Piergiorgio, il quale, a quasi settanta anni, continua ad interessarsi del reinserimento dei tossicodipendenti nel mondo del lavoro; è inoltre impegnato in un progetto per la costruzione di una scuola materna e di un ambulatorio ginecologico in Senegal e, al momento, è anche Presidente della locale squadra di Basket, della quale è ovviamente un super-tifoso.
Cosa ho voluto dire con la presentazione di queste figure? Forse niente o forse qualcosa; comunque mi premeva farveli conoscere; il resto scopritelo da soli!
Comincerò con un prete di 96 anni e 9 mesi, Don Luigi, che a questa venerabile età, continua imperterrito nella sua missione, curando le anime di tre parrocchie dell’Alta Val di Vara, nello Spezzino, zona nella quale si è abbattuto il recente nubifragio.
Il suo nome è diventato famoso nel mondo degli internauti per effetto di un gruppo di Facebook – “Don Luigi Lavagnino Fan Club” – che segnala le azioni e i movimenti, oltre ai pensieri ed alle prediche, di questo “dinosauro” della Chiesa cattolica.
Sono 73 anni che porta ininterrottamente la tonaca e non ha nessuna intenzione di togliersela; auguri di una lunga vita!
Un altro “prete- personaggio” è senza dubbio Don Maurizio, parroco di una Chiesa di Livorno, al quale è stato affibbiato il nomignolo di “Padre Nike”, a seguito della ben conosciuta idiosincrasia del prete per tutto quello che sono capi firmati ed altre diavoleria dell’era moderna; una volta è entrato in un negozio della Nike e vedendo i prezzi ha affermato: “in casa mia eravamo sette tra fratelli e sorelle e sono abituato a fare con poco: con questi prezzi ci campo un mese”.
Don Maurizio ha una vita precedente alla tonaca a dir poco interessante: a 21 anni era ballerino alla Scala; molla tutto – compresa la fidanzata – e si ritira in un convento per farsi frate; prende quattro lauree (teologia, filosofia, psicologia e neurobiologia), si ritrova a fare il “rapper” di fronte al Papa e, con il suo aspetto giovanile (ha solo 46 anni) – attira i giovani e i meno giovani; entrambe le categorie ammirano la freschezza e la genuinità che Padre Nike riesce a sprigionare; insomma un “personaggio-contro” che riesce ad attirare, in una situazione difficile per la Chiesa, un sacco di persone che assistono felici alle sue Messe.
Vorrei presentarvi poi un'altra figura di prete molto diversa da quello che ci aspetteremmo: Don Armando, parroco di una piccola parrocchia in Provincia di Pisa, oltre ad essere fondatore di una comunità per il recupero di tossicodipendenti, si è distinto il Natale scorso per aver messo nel tradizionale Presepe, alcune prostitute e Gesù Bambino che viene presentato a bordo di un cacciabombardiere.
Quando c’è la Festa Democratica (l’ex Festa dell’Unità), Don Armando lo potete trovare a fare la pizza per i convitati: è un provocatore? Certo! E se ne vanta! Del resto, a pochi chilometri dalla sua Chiesa, c’è un monaco trappista, Daniele Chiletti, che vive da eremita da oltre 40 anni. Una volta, ha convinto i ladri che erano penetrati nella sua casa, ad andarsene con solo un barattolo di miele! Vera figura carismatica!!
Sempre in Toscana, c’è un'altra figura di prete: Don Piergiorgio, il quale, a quasi settanta anni, continua ad interessarsi del reinserimento dei tossicodipendenti nel mondo del lavoro; è inoltre impegnato in un progetto per la costruzione di una scuola materna e di un ambulatorio ginecologico in Senegal e, al momento, è anche Presidente della locale squadra di Basket, della quale è ovviamente un super-tifoso.
Cosa ho voluto dire con la presentazione di queste figure? Forse niente o forse qualcosa; comunque mi premeva farveli conoscere; il resto scopritelo da soli!
mercoledì, novembre 09, 2011
ZIBALDONE N.11
Vorrei sottoporre ai miei amici lettori quattro notizie di stampa e tratteggiare le relative vicende che mi sono apparse assai singolari, proprio come quelle che mi piace trattare.
LA PRIMA si riferisce ad una notizie che riporta come gli alluvionati della zona tra la Liguria e la Toscana hanno accolto le “autorità” che, a bordo delle immancabili auto blu, hanno visitato i paesi e le città piene di fango e di acqua.
La gente, ai bordi delle strade, intenta a mettere in salvo quello che era possibile salvare alle acque, ha accolto i potenti di turno con fischi e incitamenti di “andate a lavorare” (frase un tempo riservata solo ai calciatori bighelloni).
In qualche caso c’è stato un lancio di fango attraverso l’uso di un badile e, molte volte il bersaglio è stato raggiunto in pieno; ho solo un appunto da muovere a queste persone: anziché gettare il fango in faccia ai politici, usando un badile, cercate di lanciare lo stesso badile e di fare centro nella faccia dell’onorevole; vedrete che ci sarà più gusto!
LA SECONDA è uscita nei giorni delle festività dei “morti” ed ha come luogo di riferimento la città di Livorno: Don Paolo Razzauti, parroco del Duomo e Vicario del Vescovo, ha scritto una “lettere ai fedeli” e l’ha messa su Facebook; in questa lettera il prete si rivolge ai propri fedeli invitandoli – in occasione della ricorrenza del 2 novembre – a “ricordare” i defunti, ma senza lo sperpero dei fiori sulle tombe; “ai morti non servono e sono soltanto una nostra gratificazione”.
Ed ha aggiunto: “sapete quanti bimbi si possono sfamare e quante famiglie potrebbero essere aiutate nel loro disagio, con tutti i soldi che vengono spesi per i fiori da cimitero?”. È demagogia e basta quell’invito del prete? Forse, ma i fedeli sembra che lo abbiano molto gradito e in tanti hanno seguito l’invito; nettamente contrari – come era logico supporre – i fiorai che aspettano questa festività per sistemare il loro bilancio.
LA TERZA notizia si riferisce ad una bambina afgana (10 anni di età), Nazifa, che è stata “affidata” tempo fa ad un Vigile di Ravenna; improvvisamente alla bambina cadono sulla testa due massi pesanti: il primo è una grave malattia (linfoma di Hodgkin) che le è stata diagnosticata, mentre la seconda è una richiesta della famiglia originaria che ha presentato una richiesta ufficiale di rimpatrio con una motivazione che definirei singolare: “deve sposarsi”; vi ricordo l’età della ragazzina (10 anni).
Mentre il “padre” italiano sta sottoponendo la bambina ad apposite terapie, cerca contemporaneamente di impedire il rimpatrio di Nazifa, motivando il rifiuto sia per ragioni mediche e sia per la troppo giovane età per le nozze.
Speriamo che ce la faccia a salvare la pelle della bambina e ad impedire l’assurdo matrimonio di una bambina di 10 anni, me non c’è nessuna sicurezza in proposito.
LA QUARTA vicenda ci riporta a Livorno, ma in un luogo ben diverso dal Duomo; per questa notizia ci rechiamo alle Carceri delle “Sughere”, celebre in tutta la città, ma anche nel resto d’Italia, per l’eccezionale sovraffollamento della struttura.
In questo carcere c’è stato un suicidio, che sarebbe passato quasi inosservato se non si fosse scoperto che il morto è Agatino Filia, un uomo di 56 anni, in prigione per omicidio e alcuni furti, che aveva passato quasi l’intera vita “vedendo il sole a scacchi”; ebbene, a tre giorni dalla libertà si è ucciso con il più classico dei modi: ha annodato un lenzuolo e lo ha legato all’inferriata, infilando poi il capo nel cappio.
Due commenti; il primo è il motivo del suicidio: probabilmente, anzi direi certamente, il povero Agatino temeva il futuro lontano dall’unica casa che ha conosciuto negli ultimi 30 anni; il secondo è che il sovraffollamento non c’entra niente con questa storia.
LA PRIMA si riferisce ad una notizie che riporta come gli alluvionati della zona tra la Liguria e la Toscana hanno accolto le “autorità” che, a bordo delle immancabili auto blu, hanno visitato i paesi e le città piene di fango e di acqua.
La gente, ai bordi delle strade, intenta a mettere in salvo quello che era possibile salvare alle acque, ha accolto i potenti di turno con fischi e incitamenti di “andate a lavorare” (frase un tempo riservata solo ai calciatori bighelloni).
In qualche caso c’è stato un lancio di fango attraverso l’uso di un badile e, molte volte il bersaglio è stato raggiunto in pieno; ho solo un appunto da muovere a queste persone: anziché gettare il fango in faccia ai politici, usando un badile, cercate di lanciare lo stesso badile e di fare centro nella faccia dell’onorevole; vedrete che ci sarà più gusto!
LA SECONDA è uscita nei giorni delle festività dei “morti” ed ha come luogo di riferimento la città di Livorno: Don Paolo Razzauti, parroco del Duomo e Vicario del Vescovo, ha scritto una “lettere ai fedeli” e l’ha messa su Facebook; in questa lettera il prete si rivolge ai propri fedeli invitandoli – in occasione della ricorrenza del 2 novembre – a “ricordare” i defunti, ma senza lo sperpero dei fiori sulle tombe; “ai morti non servono e sono soltanto una nostra gratificazione”.
Ed ha aggiunto: “sapete quanti bimbi si possono sfamare e quante famiglie potrebbero essere aiutate nel loro disagio, con tutti i soldi che vengono spesi per i fiori da cimitero?”. È demagogia e basta quell’invito del prete? Forse, ma i fedeli sembra che lo abbiano molto gradito e in tanti hanno seguito l’invito; nettamente contrari – come era logico supporre – i fiorai che aspettano questa festività per sistemare il loro bilancio.
LA TERZA notizia si riferisce ad una bambina afgana (10 anni di età), Nazifa, che è stata “affidata” tempo fa ad un Vigile di Ravenna; improvvisamente alla bambina cadono sulla testa due massi pesanti: il primo è una grave malattia (linfoma di Hodgkin) che le è stata diagnosticata, mentre la seconda è una richiesta della famiglia originaria che ha presentato una richiesta ufficiale di rimpatrio con una motivazione che definirei singolare: “deve sposarsi”; vi ricordo l’età della ragazzina (10 anni).
Mentre il “padre” italiano sta sottoponendo la bambina ad apposite terapie, cerca contemporaneamente di impedire il rimpatrio di Nazifa, motivando il rifiuto sia per ragioni mediche e sia per la troppo giovane età per le nozze.
Speriamo che ce la faccia a salvare la pelle della bambina e ad impedire l’assurdo matrimonio di una bambina di 10 anni, me non c’è nessuna sicurezza in proposito.
LA QUARTA vicenda ci riporta a Livorno, ma in un luogo ben diverso dal Duomo; per questa notizia ci rechiamo alle Carceri delle “Sughere”, celebre in tutta la città, ma anche nel resto d’Italia, per l’eccezionale sovraffollamento della struttura.
In questo carcere c’è stato un suicidio, che sarebbe passato quasi inosservato se non si fosse scoperto che il morto è Agatino Filia, un uomo di 56 anni, in prigione per omicidio e alcuni furti, che aveva passato quasi l’intera vita “vedendo il sole a scacchi”; ebbene, a tre giorni dalla libertà si è ucciso con il più classico dei modi: ha annodato un lenzuolo e lo ha legato all’inferriata, infilando poi il capo nel cappio.
Due commenti; il primo è il motivo del suicidio: probabilmente, anzi direi certamente, il povero Agatino temeva il futuro lontano dall’unica casa che ha conosciuto negli ultimi 30 anni; il secondo è che il sovraffollamento non c’entra niente con questa storia.
lunedì, novembre 07, 2011
GLI ESAMI NON FINISCONO MAI
La frase nel titolo è ripresa dalla celebre commedia di Eduardo de Filippo e, nella circostanza, la uso per rappresentare la situazione di molti Paesi europei.
In particolare, Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda: sono tutte Nazioni sotto esame da parte dei dirigenti dell’U.E. che bacchettano sulle dita i governanti che non si adeguano ai diktat degli economisti centrali.
Uno di questi governanti, il premier greco, Papandreu, l’ha pensata bella: facendo intravedere la possibilità di indire un referendum sulle misure che l’U.E. ha chiesto ai greci per concedere loro i prestiti richiesti, ha messo tutto in subbuglio: le borse impazzite, i titoli bancari precipitati e, di conseguenza, tutto è entrato in fibrillazione.
Ma questo perché? Semplicemente perché il referendum – qualora fosse stato indetto – avrebbe consegnato la vittoria a coloro che “non vogliono gli aiuti dell’Europa”, preferendo uscire dall’Euro e riprendersi la Dracma; questa mossa avrebbe significato una catastrofica distruzione dell’Euro in quanto moneta europea di riferimento e quindi tutti i Paesi europei – Francia e Germania in testa – sarebbe entrati in crisi.
Inoltre, i titoli del debito pubblico greco sarebbero diventati “carta straccia” e le banche che ne avevano in portafoglio avrebbero avuto dei pesanti contraccolpi in Borsa, con perdite imprevedibili.
Allora, quelli che “fanno gli esami” hanno preferito abbozzare e rimandare l’esame alla Grecia e, conseguentemente il premier Papandreu ha bloccato il referendum.
Appena arrivato alla direzione della Banca Centrale, questa è stata la prima grana che il “nostro” Mario Draghi si è trovato sul tavolo; lui, da bravo economista “all’americana”, ha controbattuto con una mossa spiazzante: ha diminuito il tasso d’interesse all’1,25%, facendo infiammare la Borsa che ha avuto rialzi importanti in tutta Europa; motivo di questi rimbalzi? Semplicemente che gli speculatori hanno avuto il denaro a disposizione per “cambiare cavallo”, cioè titolo, con un costo minore!!
A proposito di Draghi: sapete che il nostro ex Governatore di Bankitalia ha avuto una forte rimessa ad essere “promosso” alla Banca Centrale Europea? Pensate che in Italia guadagnava 757/mila euro annue, mentre in Europa prende meno della metà, cioè 360/mila euro; sicuramente ci saranno maggiori onori e maggiori rimborsi spese, ma insomma, la base di calcolo è inferiore, su questo non ci piove.
Se poi vogliamo continuare su questa disanima dei compensi dei governatori delle banche centrali, dobbiamo dire che le cifre pagate dalla nostra Banca Centrale sono superiori di parecchio a quelle di ogni altra parte del Mondo: pensate che il celebre Ben Bernanke, Presidente della Federal Riserve americana, non arriva a prendere 200/mila dollari e non euro, cioè molto meno della metà del nostro governatore.
Vorrei concludere con una notizia “diversa” dalle ruberie dei potenti: a Roma si è svolta in questi giorni la Festa del Cinema; ebbene, una di queste sere, si è presentato al botteghino un funzionario del Quirinale che ha “comprato” due biglietti; indovinate per chi? Per Giorgio Napolitano e per la consorte Clio.
Come si può vedere da questo “piccolo/grande” esempio, la casta, la vituperata casta non è tutta uguale, ma in mezzo ci sono anche fior di galantuomini che meritano il nostro rispetto; purtroppo sono pochi e soprattutto non hanno il potere di fare piazza pulita di tutti coloro che inquinano queste categorie con ruberie e cialtronate varie.
Qui veramente ci vorrebbero “gli esami”, ma per i bocciati non si ripete l’anno, ma c’è l’espulsione che li aspetta; sono stato chiaro??
In particolare, Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda: sono tutte Nazioni sotto esame da parte dei dirigenti dell’U.E. che bacchettano sulle dita i governanti che non si adeguano ai diktat degli economisti centrali.
Uno di questi governanti, il premier greco, Papandreu, l’ha pensata bella: facendo intravedere la possibilità di indire un referendum sulle misure che l’U.E. ha chiesto ai greci per concedere loro i prestiti richiesti, ha messo tutto in subbuglio: le borse impazzite, i titoli bancari precipitati e, di conseguenza, tutto è entrato in fibrillazione.
Ma questo perché? Semplicemente perché il referendum – qualora fosse stato indetto – avrebbe consegnato la vittoria a coloro che “non vogliono gli aiuti dell’Europa”, preferendo uscire dall’Euro e riprendersi la Dracma; questa mossa avrebbe significato una catastrofica distruzione dell’Euro in quanto moneta europea di riferimento e quindi tutti i Paesi europei – Francia e Germania in testa – sarebbe entrati in crisi.
Inoltre, i titoli del debito pubblico greco sarebbero diventati “carta straccia” e le banche che ne avevano in portafoglio avrebbero avuto dei pesanti contraccolpi in Borsa, con perdite imprevedibili.
Allora, quelli che “fanno gli esami” hanno preferito abbozzare e rimandare l’esame alla Grecia e, conseguentemente il premier Papandreu ha bloccato il referendum.
Appena arrivato alla direzione della Banca Centrale, questa è stata la prima grana che il “nostro” Mario Draghi si è trovato sul tavolo; lui, da bravo economista “all’americana”, ha controbattuto con una mossa spiazzante: ha diminuito il tasso d’interesse all’1,25%, facendo infiammare la Borsa che ha avuto rialzi importanti in tutta Europa; motivo di questi rimbalzi? Semplicemente che gli speculatori hanno avuto il denaro a disposizione per “cambiare cavallo”, cioè titolo, con un costo minore!!
A proposito di Draghi: sapete che il nostro ex Governatore di Bankitalia ha avuto una forte rimessa ad essere “promosso” alla Banca Centrale Europea? Pensate che in Italia guadagnava 757/mila euro annue, mentre in Europa prende meno della metà, cioè 360/mila euro; sicuramente ci saranno maggiori onori e maggiori rimborsi spese, ma insomma, la base di calcolo è inferiore, su questo non ci piove.
Se poi vogliamo continuare su questa disanima dei compensi dei governatori delle banche centrali, dobbiamo dire che le cifre pagate dalla nostra Banca Centrale sono superiori di parecchio a quelle di ogni altra parte del Mondo: pensate che il celebre Ben Bernanke, Presidente della Federal Riserve americana, non arriva a prendere 200/mila dollari e non euro, cioè molto meno della metà del nostro governatore.
Vorrei concludere con una notizia “diversa” dalle ruberie dei potenti: a Roma si è svolta in questi giorni la Festa del Cinema; ebbene, una di queste sere, si è presentato al botteghino un funzionario del Quirinale che ha “comprato” due biglietti; indovinate per chi? Per Giorgio Napolitano e per la consorte Clio.
Come si può vedere da questo “piccolo/grande” esempio, la casta, la vituperata casta non è tutta uguale, ma in mezzo ci sono anche fior di galantuomini che meritano il nostro rispetto; purtroppo sono pochi e soprattutto non hanno il potere di fare piazza pulita di tutti coloro che inquinano queste categorie con ruberie e cialtronate varie.
Qui veramente ci vorrebbero “gli esami”, ma per i bocciati non si ripete l’anno, ma c’è l’espulsione che li aspetta; sono stato chiaro??