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venerdì, agosto 14, 2009

ZIBALDONE N.8 

Fare uno “zibaldone” in questa vigilia ferragostana, dovrebbe comportare l’uso di vicende legate a vacanze marine o montane; e invece no! Questo mio post riguarderà tre argomento completamente diversi da quelli che ci si aspetterebbe:
IL PRIMO argomento si riferisce alla vicenda dell’abuso alcolico da parte di minorenni, in particolare in questo periodo di vacanze; ebbene, in controtendenza con tutte le notizie che ci dicono come l’alcol faccia male e di conseguenza svariati Comuni e strutture pubbliche e private lo proibiscano, l’Università di Firenze pubblica uno studio dai risvolti interessanti: un consumo moderato, ma regolare, (cioè giornaliero) di vino rosso, avrebbe effetti positivi sul sesso delle donne, aumentandone sia il desiderio che la risposta agli stimoli maschili.
La ricerca è consistita nella compilazione – durante il periodo di studio – di un questionario da parte di circa 800 donne, e tra le partecipanti, coloro che erano abituate ad una confidenza – moderata ma regolare – con il vino rosso, hanno ottenuto punteggi più alti in tutti i campi (libido, lubrificazione vaginale e, più in generale sulla funzionalità sessuale) anche se mediamente avevano una età maggiore delle altre, circostanza che, come è noto, potrebbe comportare una caduta del desiderio.
A chi diamo retta? Al sesso o al resto?? Bella domanda!!
IL SECONDO argomento è anch’esso in relazione ad un mio scorso post nel quale si parlava di “sicurezza”; ebbene, un “campione” di tale categoria è stato un assessore del mio Comune che non si è presentato alle recenti elezioni e che quindi è “fuori dal comune”; pensate che i venditori abusivi gli avevano affibbiato il soprannome di “sceriffo”: ebbene, questo signore, adesso libero cittadino, passeggiando tranquillamente per il centro storico, si è imbattuto in una schiera di questi venditori ambulanti, i quali – al solo vederlo – si sono dati alla fuga abbandonando sul campo il corpo del reato (i borsoni con dentro la merce da piazzare).
Ed a niente sono valse le urla dell’ex assessore che gridava ai poveri “vu cumprà” che lui non erra più in carica, non aveva più poteri e via di questo passo; i poveracci non ci hanno creduto, forse hanno pensato a qualche diabolica messa in scena da parte dello “sceriffo” e hanno continuato la loro fuga.
Commentino finale: quando ti sei fatto un nome è difficile cancellarlo!!
IL TERZO fatterello che mi interessa raccontarvi è accaduto in un paesotto in Provincia di Foggia, Troia, dove abita – anzi ne è addirittura Sindaco – il pluri dottor Leonardo Altobelli che, alla non più verdissima età di 76 anni, ha conseguito la decima (si, leggete bene, proprio 10ma), laurea, quest’ultima in “Biotecnologie”.
Non è dato sapere se questo risultato rappresenta un record da “Guiness”, ma l’interessato non mostra di tenerci particolarmente, ma ci detta una sua ricetta personale: “studio solo prima di dare un esame, altrimenti il mio tempo lo dedico ad altre attività”; e infatti, il dottor Altobelli, dopo aver raggiunto la pensione dal suo lavoro di “medico di famiglia”, si dedica attivamente ad un altro tipo di salute, quella del suo Comune e lo fa dal più alto scranno, quello di Sindaco.
Le lauree conseguite sono abbastanza dissimili una dall’altra: ha cominciato con quella in Medicina, per proseguire con Giurisprudenza, Scienze politiche, Lettere, Filosofia, Scienze dell’Educazione, Agraria, Scienze Turistiche, Scienze storiche e sociali e – l’ultima – Biotecnologie.
Congratularsi con il dottore alla decima, è il minimo che si possa fare!!

giovedì, agosto 13, 2009

ANCORA VIOLENZA SUGLI ANZIANI 

La tragica vicenda di Bologna, dove un ultra novantenne è stato pestato a morte, mi riporta ad alcune realtà di violenza che destano sempre più allarme sociale e che la gente “esige” che siano trattate con mano particolarmente pesante.
Ma andiamo con ordine e vediamo cosa è accaduto a Bologna: un anziano signore – avrebbe compiuto 93 anni alla vigilia di Natale – ex capostazione di Crevalcore, ha preso il treno in quella località per raggiungere la sorella abitante a Bologna; giunto alla stazione del capoluogo emiliano, ha preso un autobus che lo avrebbe condotto vicino alla casa della sorella; sceso dal mezzo pubblico, è stato raggiunto da “un nordafricano di 30-35 anni” (definizione data dall’aggredito) che gli ha chiesto l’ora e dopo – accertatosi che la strada era deserta – ha aggredito a mani nude l’anziano, colpendolo alla testa e gettandolo a terra; dopo ha tagliato la tasca dei pantaloni ed ha rubato il portafoglio, contenente 200-300 euro e i documenti e si è dileguato; l’aggredito è stato soccorso da due signore che si sono trovate a passare dal luogo dell’agguato e che hanno chiamato l’ambulanza: portato in ospedale, gli sono state riscontrate ferite multiple ed un femore rotto, ma non sembrava in pericolo di vita, mentre il giorno successivo è spirato.
È un evento tragico, ma al tempo stesso reso banale dalla quantità di volte in cui accade; mi interessano alcune considerazioni circa quanto accaduto, ad esempio la dichiarazione del sindaco di Bologna Delbono: “è la conferma che non si deve mai abbassare la guardia sul tema della sicurezza”, ma lo stesso primo cittadino si era mostrato contrario all’uso di “ronde” o di militari nella sua città; mi chiedo e gli chiedo, come intenderebbe effettuare questa vigilanza, forse con i netturbini?
I sindaci – sia di destra che di sinistra – sanno benissimo che i loro concittadini pongono la questione della sicurezza al primo posto tra le cose da risolvere; e sanno anche che la gente è disposta ad accettare non solo le ronde, ma anche i militari e persino i blindati purché risolvano il problema, però sono costretti – per “dovere di partito” – a stigmatizzare tutto quello che puzza anche solo lontanamente di destrorso.
Però, quando la gente viene chiamata alle urne, vota per quello che gli promette un atteggiamento fermo e deciso verso coloro che – almeno in apparenza – turbano la tranquillità dei cittadini (extracomunitari, rom, eccetera); ed infatti mi voglio ricollegare ad un mio commento post elezioni amministrative, nel quale parlavo del neo sindaco di Sassuolo (del PdL) che aveva scalzato un amministrazione di sinistra durata cinquanta anni: ebbene, questo signore, appena insediato, ha dovuto pagare quanto promesso ed ha cominciato da una forsennata caccia agli islamici, dicendo “chiudo una moschea, poi penserò all’altra”.
In questo atteggiamento è chiaro un deciso attacco ai musulmani presenti nella cittadina (sono molti e nella maggior parte dei casi sono inseriti abbastanza bene nel tessuto della città), ma – se riflettiamo bene – è esattamente quanto la maggioranza delle persone che lo hanno eletto, gli ha chiesto di fare “se vuole assecondare le loro richieste e quindi aspettarsi un nuovo voto favorevole elle prossime elezioni”.
Questo è l’effetto della democrazia: se il voto dipende da quello che si richiede all’eletto, è chiaro che quest’ultimo – in caso di vittoria – dovrà ottemperare ai desideri dei suoi elettori; in caso contrario, ci rimette lui come singolo ed il partito che lo ha presentato, in quanto responsabile “indiretto” della mancata promessa; ed allora alle prossime elezioni si cambia partito e candidato!!

martedì, agosto 11, 2009

STRATEGIA ENERGETICA CINESE 

L’ho già scritto tempo fa, ma alcune notizie di stampa mi costringono a ripeterlo: il Dragone cinese – attualmente la seconda potenza mondiale dopo gli U.S.A. – ha strategie e modi di approcciare il problema del proprio approvvigionamento energetico assai diversi dagli altri paesi capitalisti occidentali.
Lo sapevate che l’Angola è il 12° paese per volume di esportazioni verso la Cina e che il valore dei tali merci è doppio rispetto a quello dell’Italia? Come potrà fare un paese incluso tra quelli “arretrati” e con soli 13milioni di abitanti a raggiungere tali livelli è presto detto: in Angola c’è il petrolio, quello che la Cina chiede oltre ogni cosa e in cambio del quale è disposta ad attuare una politica diversa dai “ladroni” occidentali che applicano il sistema del “ruba e fuggi”.
Qual è questo sistema? Semplice, in cambio dell’oro nero Pechino costruisce case ed ospedali, finanzia la nascente industria locale, insomma offre quello che si potrebbe chiamare “stabilità economica del paese”.
È quello che potremmo definire come “un farsi la piazza” al fine di avere la certezza di poter contare sul petrolio angolano; e tale impostazione è resa obbligata dal fatto che la Cina – con la crescita più alta al mondo – è seconda nella graduatoria dei consumatori di energia.
Per il futuro il governo cinese ha fatto colossali investimenti sulle energie rinnovabili, ma la loro redditività è assai differita nel tempo, per cui se vogliono continuare la crescita con i ritmi attuali debbono per forza ricorrere alle energie attualmente sul mercato, vale a dire petrolio e gas, entrambi soggetti a forti fluttuazioni sui mercati, in quanto facenti parte delle materie prime sottoposte a speculazione selvaggia; i cinesi si ricordano ancora del livello di 147 dollari al barile raggiunto dal petrolio non tanto tempo fa e sanno che se dovesse ripetersi sarebbe un disastro.
Guardando al futuro con occhio lungimirante, la Cina ha lasciato perdere l’affollato mercato mediorientale ed ha privilegiato quello africano – Nigeria e Angola in particolare – non disdegnando peraltro anche quello sudamericano: sono di quest’anno due giganteschi accordi stipulati dall’ente cinese preposto all’energia, la “PetroChina”, con il Venezuela, per oltre 10 miliardi di euro, e con il Brasile, con cui ha stabilito di realizzare la costruzione delle nuove piattaforme off-shore nell’Atlantico.
E non ha tralasciato il comparto della raffinazione, siglando un accordo in merito, con la Nippon Oil Corp in base al quale sorgerà una nuova struttura riveniente da una joint venture tra le due nazioni, la quale provvederà a raffinare il petrolio cinese.
Insomma, se devo esprimere un giudizio complessivo, debbo dire che la Cina mi appare come una Nazione che – lasciando da parte il problema dei diritti umani – guarda al futuro con occhi lungimiranti e che procede a fare delle scelte che meritano un occhio di rispetto da parte dell’occidente.
D’altro canto, dobbiamo anche rilevare che in Cina – da quando è iniziato il suo “miracolo economico” – il suicidio è diventata la prima causa di morte fra i giovani; questa circostanza dovrebbe farci riflettere e indurci, almeno, a riconsiderare la nostra “certezza” che la qualità della vita si identifica con la possibilità di consumare al più alto livello; dobbiamo chiederci quindi se noi continuiamo a chiamare “benessere” quello che è invece uno “straordinario malessere” e se i tanti aumenti del PiL valgano di più della qualità della vita o meglio, della vita stessa degli individui.
Ricordiamoci che al centro di tutti i processi dobbiamo metterci l’uomo; e basta!!

lunedì, agosto 10, 2009

ELOGIO DELLA PAURA 

Questo mio post prende spunto dalle notizie apparse sulla stampa in relazione al terribile incidente aereo capitato a New York sopra il fiume Hudson, dove un elicottero pieno di turisti impegnati ad ammirare Manhattan dall’alto, si è scontrato con un piccolo aereo da turismo; di chi sia la colpa non è dato sapere al momento, ma essendo implicati due mezzi, è chiaro che la responsabilità è di uno dei due, se non di entrambi.
Tra i morti ci sono diversi italiani due dei quali appartengono alla stessa famiglia residente a pochi passi da Bologna: sono padre e figlio e la moglie e madre (Silvia) non figura nella lista dei morti in quanto al momento di organizzare l’escursione, si è tirata indietro dicendo di ”avere paura” e così è rimasta a terra, unico superstite di un gruppo di famiglia arrivato a New York anche per festeggiare il 25mo anniversario del matrimonio di Silvia: non potrà fare la festa del 30mo.
Ed ecco il problema che vorrei trattare: Silvia si è salvata in quanto “ha avuto paura”; ma che cosa è la paura? Vediamo dal Devoto Oli come viene definita: “stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero o presunto pericolo”.
A leggere la definizione sembrerebbe quasi che si fosse in presenza di una “veggenza di pericolo”, cioè – dalla nostra immaginazione o dal nostro inconscio – scaturisce una o più immagini che si compongono a formare la scena del pericolo; Silvia, infatti, non può avere genericamente “paura di volare”, in quanto dall’Italia all’America è giunta con un aereo, ma in quel momento e con quell’oggetto particolare (l’elicottero), la donna non ha avuto il coraggio di salire e affrontare il breve viaggio sul fiume Hudson, con virata attorno alla Statua della Libertà. E si è salvata la vita!
Ma quante sono le “paure” nella nostra vita? Tantissime e la prima è “quella del buio” che fin da bambini ci ha ossessionato; poi abbiamo quelle relative a pericoli reali, tipo la paura della guerra o del terremoto; i due tipi di “paure” si diversificano per una opposta conoscenza del pericolo che incombe sopra di noi: nel primo caso non lo conosciamo, nel secondo lo abbiamo invece ben presente e può determinare alcuni atteggiamenti – specie nel caso della guerra – tipo la diserzione che è proprio la paura di affrontare quello specifico pericolo e morirne o la psicosi.
Ma a proposito di “morte”, ricordiamoci che proprio questa è la massima paura dell’uomo, in quanto non sa che cosa significhi esattamente morire (infatti nessuno è mai tornato a raccontarcelo); a questo proposito l’uomo ha inventato – fin dai primordi – la religione, vista come una sorta di lenitivo all’angoscia del NULLA.
A proposito dell’esistenza di Dio – qualsiasi Dio, riferito ad una della tante religioni presenti – c’è una battuta di uno scrittore francese di cui non ricordo il nome che narra di due personaggi, il primo è Ludwig van Beethoven che è stato l’unico a non poter ascoltare la “sua” Nona Sinfonia, dato che quando la compose era già diventato sordo (da notare che anche l’anarchico Bakunin auspicò che la rivoluzione spazzasse via tutto ciò che era borghese ad esclusione della sinfonia di Beethoven); l’altro personaggio è Ambrogio Fogar che aveva il movimento come “mito” della sua esistenza e che è rimasto negli ultimi 13 anni paralizzato dalla testa in giù; questo il commento dello scrittore francese: “l’unica scusa di Dio è quella di non esistere”.
Guardate dove siamo andati a finire? Siamo partiti dal colpo di fortuna di una donna che non è voluta salire sull’elicottero che l’avrebbe uccisa e siamo finiti a parlare di Dio; però, se ci pensate, Egli – se esiste – è colui che determina i colpi di fortuna e di sfortuna e quindi è logico farne riferimento: sono riuscito a spiegarmi??

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