venerdì, agosto 06, 2004
Ci risiamo con il "caro-petrolio"
Come se fossero scadenze preordinate, ogni tot numero di mesi si scatena la paura del “caro-petrolio” e la benzina s’impenna sull’onda di certi numerini che a Londra e a New York indicano – badate bene - il prezzo dei ”futures” del greggio espresso in dollari per barile (attualmente si oscilla tra i 40 e i 44). Ma tutto questo che significa?
Anzitutto il termine “futures” indica che si tratta di contratti che andranno a concretizzarsi dopo un certo tempo (in genere 90 giorni) e che quindi con gli aumenti attuali del prezzo della benzina non c’entrano niente se non a livello previsionale.
Andiamo avanti e vediamo quali sono le ragioni che i mass-media portano per tali aumenti: primo la crisi “Yukos”, intendendo il gigante petrolifero russo che ha grossi problemi con lo stato; in pratica sembra di assistere ad una lotta tra Putin e il magnate russo Khodorkovski: per ora tutti i round sono stati vinti dal capo del Cremino che è riuscito a mettere addirittura il nemico in manette con l’accusa di frode fiscale e, ultima mossa, a bloccare tutti i conti correnti dell’azienda. Vedremo come va a finire, comunque si tratta di un 2% sul totale!
Seconda motivazione: l’incremento del fabbisogno cinese che alle sue biciclette sta sostituendo delle automobili, le quali ovviamente – a differenza delle prime – usano benzina; se pensiamo che stiamo parlando di un miliardo e mezzo di autoveicoli che dovranno entrare in uso quanto prima c’è da spaventarsi. Anche qui non ci resta che stare a vedere come va a finire!
Terza motivazione: gli attentati dei terroristi all’oleodotto irakeno che, un giorno si ed uno no, blocca il flusso dell’esportazione di petrolio che è faticosamente ripresa da qualche mese a seguito dell’abolizione dell’embargo.
A corollario di tutto ciò, un celebre geologo inglese annuncia che dal 2007 il petrolio comincerà a scarseggiare, dato che non si tratta di una materia prima “eterna” bensì di una risorsa che non si riforma e quindi destinata – prima o poi – ad esaurirsi.
Mi sembrerebbe che sarebbe opportuna una informazione di qualità da parte delle varie nazioni, con riferimento ai singoli popoli; in questa informazione dovrebbero essere dettagliate tutte le problematiche che a breve interesseranno il famoso oro nero; ma dovrebbe esserci anche la situazione attuale degli studi che – voglio sperare – tutti i paesi stanno portando avanti per affrancarsi dalla schiavitù petrolifera.
In concreto, sarebbe interessante conoscere quali progetti sono in fase avanzata di sperimentazione per raggiungere le cosiddette energie alternative nei singoli comparti: i trasporti (auto, treni, autobus, aerei, ecc.), il fabbisogno delle industrie (energie di vario genere che servono per la produzione), il riscaldamento (dei singoli individui e delle aziende), il condizionamento, che ormai ha preso piede in modo impressionante.
A tutte queste situazioni mi aspetterei che un consesso di nazioni (l’O.N.U. ? oppure la comunità europea, che così farebbe qualcosa di utile?) fornisse ai circa sei miliardi di persone che abitano questo mondo un ventaglio di aspettative.
Chiedo troppo?
Anzitutto il termine “futures” indica che si tratta di contratti che andranno a concretizzarsi dopo un certo tempo (in genere 90 giorni) e che quindi con gli aumenti attuali del prezzo della benzina non c’entrano niente se non a livello previsionale.
Andiamo avanti e vediamo quali sono le ragioni che i mass-media portano per tali aumenti: primo la crisi “Yukos”, intendendo il gigante petrolifero russo che ha grossi problemi con lo stato; in pratica sembra di assistere ad una lotta tra Putin e il magnate russo Khodorkovski: per ora tutti i round sono stati vinti dal capo del Cremino che è riuscito a mettere addirittura il nemico in manette con l’accusa di frode fiscale e, ultima mossa, a bloccare tutti i conti correnti dell’azienda. Vedremo come va a finire, comunque si tratta di un 2% sul totale!
Seconda motivazione: l’incremento del fabbisogno cinese che alle sue biciclette sta sostituendo delle automobili, le quali ovviamente – a differenza delle prime – usano benzina; se pensiamo che stiamo parlando di un miliardo e mezzo di autoveicoli che dovranno entrare in uso quanto prima c’è da spaventarsi. Anche qui non ci resta che stare a vedere come va a finire!
Terza motivazione: gli attentati dei terroristi all’oleodotto irakeno che, un giorno si ed uno no, blocca il flusso dell’esportazione di petrolio che è faticosamente ripresa da qualche mese a seguito dell’abolizione dell’embargo.
A corollario di tutto ciò, un celebre geologo inglese annuncia che dal 2007 il petrolio comincerà a scarseggiare, dato che non si tratta di una materia prima “eterna” bensì di una risorsa che non si riforma e quindi destinata – prima o poi – ad esaurirsi.
Mi sembrerebbe che sarebbe opportuna una informazione di qualità da parte delle varie nazioni, con riferimento ai singoli popoli; in questa informazione dovrebbero essere dettagliate tutte le problematiche che a breve interesseranno il famoso oro nero; ma dovrebbe esserci anche la situazione attuale degli studi che – voglio sperare – tutti i paesi stanno portando avanti per affrancarsi dalla schiavitù petrolifera.
In concreto, sarebbe interessante conoscere quali progetti sono in fase avanzata di sperimentazione per raggiungere le cosiddette energie alternative nei singoli comparti: i trasporti (auto, treni, autobus, aerei, ecc.), il fabbisogno delle industrie (energie di vario genere che servono per la produzione), il riscaldamento (dei singoli individui e delle aziende), il condizionamento, che ormai ha preso piede in modo impressionante.
A tutte queste situazioni mi aspetterei che un consesso di nazioni (l’O.N.U. ? oppure la comunità europea, che così farebbe qualcosa di utile?) fornisse ai circa sei miliardi di persone che abitano questo mondo un ventaglio di aspettative.
Chiedo troppo?
giovedì, agosto 05, 2004
E in Irak c'è qualcosa di nuovo?
Diciamo subito che non è cambiato molto. Si è formato il nuovo governo irakeno, in esso sono rappresentate le varie etnie e le varie religioni presenti nel paese, ma tutto questo non ha fermato i terroristi e gli integralisti religiosi.
Le tattiche di questi gruppuscoli (c’è Al Qeda alle spalle?) si sviluppano in due settori: il primo consiste nel lancio di autobombe imbottite di tritolo e guidate da kamikaze verso gruppi di irakeni in attesa di essere assunti nelle nuove formazioni di polizia e nel nuovo esercito.
Con questi attentati si vuole affermare che niente può tornare alla normalità senza che gli integralisti ci mettano bocca; insomma guai a chi partecipa alla ricostruzione del paese in questo tormentato dopo Saddam.
Il secondo sistema usato dai terroristi consiste nel rapire cittadini di nazioni che hanno truppe dislocate in Irak e che si trovano in Irak per lavoro (autisti di camion i più rapiti), quindi assolutamente al di fuori del contingente di truppe, e rivolgersi al governo del paese del malcapitato, chiedendo l’allontanamento immediato delle truppe dall’Irak per riavere vivo il rapito.
In genere se ne rapiscono due e – dopo averne ucciso uno – si lancia l’ultimatum con un video sempre uguale che viene trasmesso dalla TV Al Arabjia. Per il momento ha funzionato con le Filippine che se ne sono andati prontamente e i terroristi hanno rilasciato l’ostaggio.
In questo contesto di estrema violenza si registrano degli attentati anche verso i cristiani (cattolici e protestanti) e in particolare verso le Chiese, prese di mira durante le ore rivolte al culto.
Finora si erano limitati a farsi la guerra tra i vari gruppi di islamici (sunniti, sciiti, ed altro), mentre adesso sembra comparire un nuovo bersaglio sotto forma delle altre religioni (per loro sono tutti “infedeli”).
E’ indubbio che l’azione militare in Irak ha avuto come effetto di scoperchiare un pentolone che soltanto Saddam, con le violenze, i genocidi, le gassazioni, eccetera, riusciva a tenere sotto controllo.
Ma dall’ammettere questo a “glorificare” il prode Saddam per l’azione di controllo delle varie etnie e religioni ce ne corre. Eppure è quanto mi è capitato di leggere in un articolo a firma di un noto giornalista “sinistrese” che parrebbe quasi invocare il ritorno del rais al potere. Siamo tutti (o quasi) d’accordo che l’invasione irakena è stata costellata da numerosi errori soprattutto strategici, ma il problema di fondo – cioè la figura del sanguinario dittatore – resta immutato e non ammette discussioni. Resta aperto invece il problema di come fare a finirla!
Dello stesso giornalista avevo letto giorni addietro un altro pezzo che per la verità si occupava d’altro ovvero del “suo” reddito che per il 2003 ammontava a 250.000 Euro e sul quale era costretto a pagare le tasse (circa il 50%) ed era tutto incavolato perché non poteva evadere come invece era permesso a tanti altri.
Lui forse non ci ha badato, ma io ha fatto due conti e con i restanti 125/mila euro (pari in vecchie lirette a 250/milioni) mi sembra che se ne faccia di cose; anzi voglio battere il record della demagogia, ma non mi voglio privare di fare un certo conteggio: in pratica il nostro “sinistro” giornalista guadagna quanto dieci percettori di ottimi stipendi (cioè 25/milioni l’anno e quindi un po’ di più di 2/milioni al mese); non c’è da lamentarsi!
Mi direte: ma che c’entra con Saddam? Niente, è solo un accostamento di firma del pezzo e mi serve per ribadire che, come diceva mio nonno, l’ideale è essere di sinistra e guadagnare tanti soldi, o viceversa!
Le tattiche di questi gruppuscoli (c’è Al Qeda alle spalle?) si sviluppano in due settori: il primo consiste nel lancio di autobombe imbottite di tritolo e guidate da kamikaze verso gruppi di irakeni in attesa di essere assunti nelle nuove formazioni di polizia e nel nuovo esercito.
Con questi attentati si vuole affermare che niente può tornare alla normalità senza che gli integralisti ci mettano bocca; insomma guai a chi partecipa alla ricostruzione del paese in questo tormentato dopo Saddam.
Il secondo sistema usato dai terroristi consiste nel rapire cittadini di nazioni che hanno truppe dislocate in Irak e che si trovano in Irak per lavoro (autisti di camion i più rapiti), quindi assolutamente al di fuori del contingente di truppe, e rivolgersi al governo del paese del malcapitato, chiedendo l’allontanamento immediato delle truppe dall’Irak per riavere vivo il rapito.
In genere se ne rapiscono due e – dopo averne ucciso uno – si lancia l’ultimatum con un video sempre uguale che viene trasmesso dalla TV Al Arabjia. Per il momento ha funzionato con le Filippine che se ne sono andati prontamente e i terroristi hanno rilasciato l’ostaggio.
In questo contesto di estrema violenza si registrano degli attentati anche verso i cristiani (cattolici e protestanti) e in particolare verso le Chiese, prese di mira durante le ore rivolte al culto.
Finora si erano limitati a farsi la guerra tra i vari gruppi di islamici (sunniti, sciiti, ed altro), mentre adesso sembra comparire un nuovo bersaglio sotto forma delle altre religioni (per loro sono tutti “infedeli”).
E’ indubbio che l’azione militare in Irak ha avuto come effetto di scoperchiare un pentolone che soltanto Saddam, con le violenze, i genocidi, le gassazioni, eccetera, riusciva a tenere sotto controllo.
Ma dall’ammettere questo a “glorificare” il prode Saddam per l’azione di controllo delle varie etnie e religioni ce ne corre. Eppure è quanto mi è capitato di leggere in un articolo a firma di un noto giornalista “sinistrese” che parrebbe quasi invocare il ritorno del rais al potere. Siamo tutti (o quasi) d’accordo che l’invasione irakena è stata costellata da numerosi errori soprattutto strategici, ma il problema di fondo – cioè la figura del sanguinario dittatore – resta immutato e non ammette discussioni. Resta aperto invece il problema di come fare a finirla!
Dello stesso giornalista avevo letto giorni addietro un altro pezzo che per la verità si occupava d’altro ovvero del “suo” reddito che per il 2003 ammontava a 250.000 Euro e sul quale era costretto a pagare le tasse (circa il 50%) ed era tutto incavolato perché non poteva evadere come invece era permesso a tanti altri.
Lui forse non ci ha badato, ma io ha fatto due conti e con i restanti 125/mila euro (pari in vecchie lirette a 250/milioni) mi sembra che se ne faccia di cose; anzi voglio battere il record della demagogia, ma non mi voglio privare di fare un certo conteggio: in pratica il nostro “sinistro” giornalista guadagna quanto dieci percettori di ottimi stipendi (cioè 25/milioni l’anno e quindi un po’ di più di 2/milioni al mese); non c’è da lamentarsi!
Mi direte: ma che c’entra con Saddam? Niente, è solo un accostamento di firma del pezzo e mi serve per ribadire che, come diceva mio nonno, l’ideale è essere di sinistra e guadagnare tanti soldi, o viceversa!
mercoledì, agosto 04, 2004
Ancora sui diritti TV per il calcio
Dopo l’esternazione di Ciampi sul Calcio e sui soldi che si incassano dalle TV (vedi post del 20.7.2004), molte cose sono accadute in quel tormentato mondo, dal fallimento decretato per il Napoli, alla non iscrizione ai vari campionati di varie squadre tra le quali ricordo, oltre ai partenopei, l’Ancona e il Cosenza.
Inoltre, il digitale terrestre ha fatto la sua comparsa e promette di riversare un altro bel mucchio di milioni (di Euro) ad alcune squadre e questo incrementa la polemica: “perché loro e non altre?”
A paladino delle “altre” sembra autonominarsi il patron della Fiorentina, Della Valle, il quale non mi sembra in possesso di una carriera così immacolata (nel calcio) da potersi ergere a campione di un rassemblement composto da falliti, ex falliti, sull’orlo di fallire e, infine, da qualche persona perbene. Ora dicevo, Della Valle è entrato nel mondo del calcio sospinto non certo da passione sportiva ma da amore per il business, in particolare quello che permette di decuplicare l’investimento in pochi anni, così come gli è stato concesso (da manovre anche politiche) nell’operazione salvataggio della Fiorentina dopo il baratro nel quale era stata gettata.
Orbene, il Della Valle auspica che i diritti provenienti dalle TV vengano suddivisi con un piano di riparto costruito dalle stesse squadre (tutte) che vorrebbero guadagnare in modo quasi uguale per ciascuno.
Questo mi ricorda una celebre battuta: “quel che è mio rimane a me e quel che è tuo si divide!”
Torniamo un momento a Ciampi: il discorso del Presidente faceva leva su un altro concetto: i diritti televisivi drogano il calcio perché vengono considerati da quasi tutti come una specie di sopravvenienza attiva e quindi come denaro nuovo da spendere o meglio da gettare dalla finestra.
Leggo di una squadra – della quale non faccio il nome – che dopo aver raggiunto la iscrizione al Campionato con molta fatica, dichiara che dopo aver acquistato il calciatore “Tizio”, sta aspettando la definizione dei diritti sul digitale terrestre per acquistare l’altro giocatore “Caio”.
Questi sono i presupposti per una più equa suddivisione dei diritti TV?
Sembra che i presidenti delle squadre di calcio non vogliano rendersi conto che questa forma di diritti è direttamente proporzionale alle successive vendite che i vari gestori (SKY, Mediaset, RAI, La7) saranno in grado di realizzare nei confronti del mondo dei tifosi.
Pertanto, poiché i tifosi della Juve sono maggiori di quelli del Messina, è ovvio che il detentore dei diritti offrirà 10 alla Juve e 2 al Messina; e questo per tutte le squadre di Serie A e B; se questo è chiaro possiamo procedere.
Il mondo del calcio – bellissimo nella sua attività sportiva – è diventato sporco e maleolente in quello dei soldi; abbandonata la passione i presidenti sono diventati degli affaristi senza scrupoli e senza cervello; gli entourage dei dirigenti calcistici è formato da individui loschi e desiderosi di arricchirsi in breve tempo; i giocatori vengono manovrati dai loro procuratori e sono come dei burattini nelle loro avide mani.
Questo è il mondo; questo è ciò che accade.
Aspettiamo la prossima mossa, tanto da qui all’inizio del campionato ne devono succedere di belle!
Inoltre, il digitale terrestre ha fatto la sua comparsa e promette di riversare un altro bel mucchio di milioni (di Euro) ad alcune squadre e questo incrementa la polemica: “perché loro e non altre?”
A paladino delle “altre” sembra autonominarsi il patron della Fiorentina, Della Valle, il quale non mi sembra in possesso di una carriera così immacolata (nel calcio) da potersi ergere a campione di un rassemblement composto da falliti, ex falliti, sull’orlo di fallire e, infine, da qualche persona perbene. Ora dicevo, Della Valle è entrato nel mondo del calcio sospinto non certo da passione sportiva ma da amore per il business, in particolare quello che permette di decuplicare l’investimento in pochi anni, così come gli è stato concesso (da manovre anche politiche) nell’operazione salvataggio della Fiorentina dopo il baratro nel quale era stata gettata.
Orbene, il Della Valle auspica che i diritti provenienti dalle TV vengano suddivisi con un piano di riparto costruito dalle stesse squadre (tutte) che vorrebbero guadagnare in modo quasi uguale per ciascuno.
Questo mi ricorda una celebre battuta: “quel che è mio rimane a me e quel che è tuo si divide!”
Torniamo un momento a Ciampi: il discorso del Presidente faceva leva su un altro concetto: i diritti televisivi drogano il calcio perché vengono considerati da quasi tutti come una specie di sopravvenienza attiva e quindi come denaro nuovo da spendere o meglio da gettare dalla finestra.
Leggo di una squadra – della quale non faccio il nome – che dopo aver raggiunto la iscrizione al Campionato con molta fatica, dichiara che dopo aver acquistato il calciatore “Tizio”, sta aspettando la definizione dei diritti sul digitale terrestre per acquistare l’altro giocatore “Caio”.
Questi sono i presupposti per una più equa suddivisione dei diritti TV?
Sembra che i presidenti delle squadre di calcio non vogliano rendersi conto che questa forma di diritti è direttamente proporzionale alle successive vendite che i vari gestori (SKY, Mediaset, RAI, La7) saranno in grado di realizzare nei confronti del mondo dei tifosi.
Pertanto, poiché i tifosi della Juve sono maggiori di quelli del Messina, è ovvio che il detentore dei diritti offrirà 10 alla Juve e 2 al Messina; e questo per tutte le squadre di Serie A e B; se questo è chiaro possiamo procedere.
Il mondo del calcio – bellissimo nella sua attività sportiva – è diventato sporco e maleolente in quello dei soldi; abbandonata la passione i presidenti sono diventati degli affaristi senza scrupoli e senza cervello; gli entourage dei dirigenti calcistici è formato da individui loschi e desiderosi di arricchirsi in breve tempo; i giocatori vengono manovrati dai loro procuratori e sono come dei burattini nelle loro avide mani.
Questo è il mondo; questo è ciò che accade.
Aspettiamo la prossima mossa, tanto da qui all’inizio del campionato ne devono succedere di belle!
lunedì, agosto 02, 2004
Zibaldone n.2
Gli argomenti che hanno fatto oggetto del mio interessamento durante quest’ultimo week end a cavallo tra luglio e agosto sono principalmente tre; vediamoli in ordine di importanza.
Il primo riguarda sicuramente il ferimento mortale di LUCIANO LIBONI, che rispettando una etichetta “eroico – mascalzonesca” (non creata da lui ma dai mass media) è stato rintracciato a Roma, nei pressi del Circo Massimo, quasi ad indicare un suo status di gladiatore (novello Spartacus?).
“Non lo prenderete mai vivo”: questo slogan cominciava a campeggiare sui muri della capitale e, puntualmente, si è avverato: ma il fatto di non essere catturato dipende dalla volontà del fuggiasco oppure da quella degli inseguitori?
Si cerca adesso gli eventuali fiancheggiatori, coloro cioè che gli hanno permesso di stare alla macchia tutti questi giorni, nonostante l’imponente numero di “cacciatori” che lo inseguiva. Sembra che questo favoreggiatori debbano ricercarsi nel sottobosco dei diseredati (barboni, zingari, ecc) tra i quali il Liboni con tutti i soldi che aveva in tasca aveva buon gioco ad imporre la propria volontà.
A proposito di soldi, nelle tasche del fuggitivo sono stati rinvenuti 33.000 euro: sarebbe forse molto interessante conoscerne la provenienza.
Comunque, le parole migliori su questa vicenda sono state dette da un frate di un convento vicino a casa della madre del Liboni: da ora in poi cerchiamo di dimenticare e, per i familiari che sono ancora in vita, non facciamoli sentire in colpa.
L’unica nota che mi è sembrata stonata: il bambino del carabiniere ucciso dal Liboni che viene presentato dai giornali come “esultante”; mi sembra un aggettivo quanto mai stupido di fronte alla morte di un uomo.
Aspettiamoci ora numerosi servizi dallo Sri Lanka dove sembra esserci l’ultima moglie del Liboni (sposata come “Franchetti”), la quale – ripeto sembra – aspettare un bambino dell’ucciso.
Il secondo evento è la consegna da parte dell’Avv. TAORMINA della famosa denuncia con il nome del “suo” assassino del piccolo Samuele.
La denuncia è stata recapitata al Procuratore di Torino, Caselli, l’unico del quale l’avvocato si fida per il proseguo delle indagini.
Ovviamente niente è trapelato, ma sono certo che non passerà molto tempo che il signore indicato da Taormina si troverà i giornalisti fuori della porta a tempestarlo di domande sul celebre delitto.
Terzo evento, è per me la diatriba che accomuna PIPPO BAUDO e la RAI: il celebre presentatore si è lamentato perché dopo 47 anni di onorata attività, viene ora messo un po’ in disparte dall’Azienda.
Ma proprio in questi giorni è passato il decreto sulle pensioni: occorrono 40 anni di contributi o 60 anni di età. Mi sembra che Pippo rientri in entrambi i casi, e molto abbondantemente, quindi si tratta di un evento che il celebre catanese dovrebbe saper ricondurre ad una normale situazione di quiescenza, motivata da esplicita senilità.
Insomma, Pippo, voler continuare a imperversare sui teleschermi è proprio contro natura e quindi la mia preghiera è : per favore abbozzala!
Il primo riguarda sicuramente il ferimento mortale di LUCIANO LIBONI, che rispettando una etichetta “eroico – mascalzonesca” (non creata da lui ma dai mass media) è stato rintracciato a Roma, nei pressi del Circo Massimo, quasi ad indicare un suo status di gladiatore (novello Spartacus?).
“Non lo prenderete mai vivo”: questo slogan cominciava a campeggiare sui muri della capitale e, puntualmente, si è avverato: ma il fatto di non essere catturato dipende dalla volontà del fuggiasco oppure da quella degli inseguitori?
Si cerca adesso gli eventuali fiancheggiatori, coloro cioè che gli hanno permesso di stare alla macchia tutti questi giorni, nonostante l’imponente numero di “cacciatori” che lo inseguiva. Sembra che questo favoreggiatori debbano ricercarsi nel sottobosco dei diseredati (barboni, zingari, ecc) tra i quali il Liboni con tutti i soldi che aveva in tasca aveva buon gioco ad imporre la propria volontà.
A proposito di soldi, nelle tasche del fuggitivo sono stati rinvenuti 33.000 euro: sarebbe forse molto interessante conoscerne la provenienza.
Comunque, le parole migliori su questa vicenda sono state dette da un frate di un convento vicino a casa della madre del Liboni: da ora in poi cerchiamo di dimenticare e, per i familiari che sono ancora in vita, non facciamoli sentire in colpa.
L’unica nota che mi è sembrata stonata: il bambino del carabiniere ucciso dal Liboni che viene presentato dai giornali come “esultante”; mi sembra un aggettivo quanto mai stupido di fronte alla morte di un uomo.
Aspettiamoci ora numerosi servizi dallo Sri Lanka dove sembra esserci l’ultima moglie del Liboni (sposata come “Franchetti”), la quale – ripeto sembra – aspettare un bambino dell’ucciso.
Il secondo evento è la consegna da parte dell’Avv. TAORMINA della famosa denuncia con il nome del “suo” assassino del piccolo Samuele.
La denuncia è stata recapitata al Procuratore di Torino, Caselli, l’unico del quale l’avvocato si fida per il proseguo delle indagini.
Ovviamente niente è trapelato, ma sono certo che non passerà molto tempo che il signore indicato da Taormina si troverà i giornalisti fuori della porta a tempestarlo di domande sul celebre delitto.
Terzo evento, è per me la diatriba che accomuna PIPPO BAUDO e la RAI: il celebre presentatore si è lamentato perché dopo 47 anni di onorata attività, viene ora messo un po’ in disparte dall’Azienda.
Ma proprio in questi giorni è passato il decreto sulle pensioni: occorrono 40 anni di contributi o 60 anni di età. Mi sembra che Pippo rientri in entrambi i casi, e molto abbondantemente, quindi si tratta di un evento che il celebre catanese dovrebbe saper ricondurre ad una normale situazione di quiescenza, motivata da esplicita senilità.
Insomma, Pippo, voler continuare a imperversare sui teleschermi è proprio contro natura e quindi la mia preghiera è : per favore abbozzala!