sabato, marzo 13, 2004
The days after
I giorni che seguono un evento così drammatico come quello di Madrid, sono caratterizzati da alcuni aspetti peculiari della psicologia dell’individuo singolo e della massa.
Facciamo un esempio: gli islamici di Bin Laden – unici rivendicatori dell’attentato – insistono su quello che seguirà l’evento: ora tocca agli U.SA.A. ed all’Italia (suo lacché in Irak) a pagare con la vita dei suoi concittadini; le esatte frasi sono: “seguirà il vento della morte nera negli USA” e “il fumo dello squadrone della morte in Italia”.
Permettete che ci giri le palle!
Ma non basta, perché la paura – che poi è quello che vogliono ingenerare – nei confronti di un nemico invisibile, induce alla paranoia più subdola; ed allora comincia l’ansia, a livello individuale, e la paura di massa a livello di comunità.
Tutto questo che è quasi peggio di una bomba, durerà fintanto che i mezzi di comunicazione di massa continueranno a fare cassa di risonanza nei confronti delle farneticazioni dei terroristi, i quali non hanno neppure bisogno di organizzare attentati, poiché le loro torbide finalità l’hanno già raggiunte.
Poi quando il battage tende a smorzarsi, ne faranno un altro e tutto ricomincerà da capo!
E’ ovvio che per quanto mi riguarda, ma sono certo che è tipico di quasi tutti noi “spiriti semplici”, ogniqualvolta incrocio uno “scuro” lui è per me un terrorista; ovvio che non è vero e magari è un onesto lavoratore che è venuto in Italia a “darci una mano per la nostra economia”, però è così.
Se poi gli “scuri” che incrocio sono più d’uno la paura aumenta in maniera esponenziale; e magari, come sopra, sono degli innocui giovanotti che vanno in giro allegramente per cercare di divertirsi.
Come possiamo liberare la nostra “mente bacata” da tale forma di paranoia?
E’ difficile a dirsi, specie perché non è ipotizzabile di mettere la sordina a giornali e televisioni che fanno il loro mestiere e, aggiungerei, il loro dovere. E poi non sarebbe giusto!
Qualcosa però dobbiamo inventarci “per sopravvivere”: a me non viene in mente nient’altro che quanto ho già avuto modo di esporre dettagliatamente in articoli su queste pagine web risalenti al novembre scorso e di ribadire ogni volta che accadono tragedie del genere.
Si tratta come è noto di una presa d’atto che questa forma di promiscuità non è più sostenibile e quindi, pur con grande rincrescimento per gli “innocenti che non c’entrano niente” (come i pendolari dei treni spagnoli?!) dobbiamo procedere ad una netta divisione: gli “scuri” se ne tornano a casina loro e noi, pur con la morte nel cuore, faremo a meno del loro contributo per la nostra economia e quindi avremo una violenta impennata dei prezzi, con tutte le conseguenze prevedibili, ma almeno non verremo assaliti da crisi di panico alla vista di uno che è appena tornato dal mare ed è quindi un po’ più scuro del normale.
Se poi invece vogliamo continuare a masturbarci la mente con i discorsi del tipo “la colpa è degli U.S.A., gli arabi lottano contro di loro, costringiamo l’America a cambiare politica”, facciamo pure, ma sappiamo che è pura utopia credere che una cacata di mosca come l’Italia sia in grado di far cambiare politica all’America.
Facciamo un esempio: gli islamici di Bin Laden – unici rivendicatori dell’attentato – insistono su quello che seguirà l’evento: ora tocca agli U.SA.A. ed all’Italia (suo lacché in Irak) a pagare con la vita dei suoi concittadini; le esatte frasi sono: “seguirà il vento della morte nera negli USA” e “il fumo dello squadrone della morte in Italia”.
Permettete che ci giri le palle!
Ma non basta, perché la paura – che poi è quello che vogliono ingenerare – nei confronti di un nemico invisibile, induce alla paranoia più subdola; ed allora comincia l’ansia, a livello individuale, e la paura di massa a livello di comunità.
Tutto questo che è quasi peggio di una bomba, durerà fintanto che i mezzi di comunicazione di massa continueranno a fare cassa di risonanza nei confronti delle farneticazioni dei terroristi, i quali non hanno neppure bisogno di organizzare attentati, poiché le loro torbide finalità l’hanno già raggiunte.
Poi quando il battage tende a smorzarsi, ne faranno un altro e tutto ricomincerà da capo!
E’ ovvio che per quanto mi riguarda, ma sono certo che è tipico di quasi tutti noi “spiriti semplici”, ogniqualvolta incrocio uno “scuro” lui è per me un terrorista; ovvio che non è vero e magari è un onesto lavoratore che è venuto in Italia a “darci una mano per la nostra economia”, però è così.
Se poi gli “scuri” che incrocio sono più d’uno la paura aumenta in maniera esponenziale; e magari, come sopra, sono degli innocui giovanotti che vanno in giro allegramente per cercare di divertirsi.
Come possiamo liberare la nostra “mente bacata” da tale forma di paranoia?
E’ difficile a dirsi, specie perché non è ipotizzabile di mettere la sordina a giornali e televisioni che fanno il loro mestiere e, aggiungerei, il loro dovere. E poi non sarebbe giusto!
Qualcosa però dobbiamo inventarci “per sopravvivere”: a me non viene in mente nient’altro che quanto ho già avuto modo di esporre dettagliatamente in articoli su queste pagine web risalenti al novembre scorso e di ribadire ogni volta che accadono tragedie del genere.
Si tratta come è noto di una presa d’atto che questa forma di promiscuità non è più sostenibile e quindi, pur con grande rincrescimento per gli “innocenti che non c’entrano niente” (come i pendolari dei treni spagnoli?!) dobbiamo procedere ad una netta divisione: gli “scuri” se ne tornano a casina loro e noi, pur con la morte nel cuore, faremo a meno del loro contributo per la nostra economia e quindi avremo una violenta impennata dei prezzi, con tutte le conseguenze prevedibili, ma almeno non verremo assaliti da crisi di panico alla vista di uno che è appena tornato dal mare ed è quindi un po’ più scuro del normale.
Se poi invece vogliamo continuare a masturbarci la mente con i discorsi del tipo “la colpa è degli U.S.A., gli arabi lottano contro di loro, costringiamo l’America a cambiare politica”, facciamo pure, ma sappiamo che è pura utopia credere che una cacata di mosca come l’Italia sia in grado di far cambiare politica all’America.
venerdì, marzo 12, 2004
I bastardi del terrore
Vedendo le tragiche immagini di Madrid, con quei corpi straziati e quei poveri oggetti abbandonati per terra (borse, scarpe, vesti, ecc) il cuore si stringe in una sensazione di impotenza, di furia cieca e di paura indeterminata (ho sentito alla radio che in Italia alcune persone non sono riuscite a dormire stanotte).
Le piste seguite dagli investigatori sono due: i baschi dell’ETA e il “solito” Osama Bin Laden; i primi perché ormai di casa nel campo del terrorismo madrileno, il secondo in virtù di una rivendicazione fatta ad un giornale londinese e per il ritrovamento nei pressi dei luoghi teatro degli attentati di un camioncino con esplosivo e un libretto di versetti islamici.
Per il terrorismo basco, nessun commento da uno come me che se ne intende poco della situazione sul campo; l’unica cosa da dire è che i terroristi colpiscono in Spagna e si rifugiano in Francia, dove sono protetti dagli stessi “compagnucci” che hanno protetto il nostro Cesare Battisti.
Per il vecchio Osama, a parte un enorme colpo di fortuna nel catturarlo (ammesso che sia sufficiente per far cessare il terrore), si ritorna a quanto già da me scritto su queste stesse pagine nel novembre scorso: l’occidente, se si considera etnicamente vincitore nei confronti degli arabi che stanno cercando la rivincita, deve prendere tutti gli “scuri” e rimandarli coattivamente a casa propria o comunque fuori dalle palle.
Così facendo, a parte ogni altra considerazione di sicurezza, si verrebbe ad attenuare quel senso di paura incontrollabile che prende la brava gente, quella che ci va sempre di mezzo, quella che non sa niente di strategie del terrore, quella che non gli interessa la situazione petrolifera mondiale, ma al massimo il prezzo della benzina per la propria utilitaria comprata a rate. Perché ricordiamoci bene che nei treni presi di mira a Madrid non c’è Aznar o Berlusconi ne tanto meno Bush, ma ci sono soltanto persone che stavano andando a lavorare per tirare avanti il meglio possibile, gente normale che neppure sa chi è Osama.
Nella farneticante rivendicazione di ieri al quotidiano di lingua araba che si stampa a Londra, i prodi terroristi, dopo essersi vantati del “bel gesto” di Nassirya, puntano il dito anche sull’Italia rea di aver collaborato all’invasione dell’IraK (come se glie ne fregasse qualcosa a Osama di Saddam).
Potrebbe anche darsi che i due gruppi terroristi si fossero fusi per l’occasione, realizzando un link micidiale di bastardi pronti a tutto alla faccia di tutti.
Questa sensazione di pericolo incombente è quanto di più deleterio per tutti noi: sembra di vivere in attesa dell’evento traumatico che riteniamo imminente e qui il nostro senso paranoico fa il resto.
Certo non è un bel vivere! Riflettete gente, riflettete!
Le piste seguite dagli investigatori sono due: i baschi dell’ETA e il “solito” Osama Bin Laden; i primi perché ormai di casa nel campo del terrorismo madrileno, il secondo in virtù di una rivendicazione fatta ad un giornale londinese e per il ritrovamento nei pressi dei luoghi teatro degli attentati di un camioncino con esplosivo e un libretto di versetti islamici.
Per il terrorismo basco, nessun commento da uno come me che se ne intende poco della situazione sul campo; l’unica cosa da dire è che i terroristi colpiscono in Spagna e si rifugiano in Francia, dove sono protetti dagli stessi “compagnucci” che hanno protetto il nostro Cesare Battisti.
Per il vecchio Osama, a parte un enorme colpo di fortuna nel catturarlo (ammesso che sia sufficiente per far cessare il terrore), si ritorna a quanto già da me scritto su queste stesse pagine nel novembre scorso: l’occidente, se si considera etnicamente vincitore nei confronti degli arabi che stanno cercando la rivincita, deve prendere tutti gli “scuri” e rimandarli coattivamente a casa propria o comunque fuori dalle palle.
Così facendo, a parte ogni altra considerazione di sicurezza, si verrebbe ad attenuare quel senso di paura incontrollabile che prende la brava gente, quella che ci va sempre di mezzo, quella che non sa niente di strategie del terrore, quella che non gli interessa la situazione petrolifera mondiale, ma al massimo il prezzo della benzina per la propria utilitaria comprata a rate. Perché ricordiamoci bene che nei treni presi di mira a Madrid non c’è Aznar o Berlusconi ne tanto meno Bush, ma ci sono soltanto persone che stavano andando a lavorare per tirare avanti il meglio possibile, gente normale che neppure sa chi è Osama.
Nella farneticante rivendicazione di ieri al quotidiano di lingua araba che si stampa a Londra, i prodi terroristi, dopo essersi vantati del “bel gesto” di Nassirya, puntano il dito anche sull’Italia rea di aver collaborato all’invasione dell’IraK (come se glie ne fregasse qualcosa a Osama di Saddam).
Potrebbe anche darsi che i due gruppi terroristi si fossero fusi per l’occasione, realizzando un link micidiale di bastardi pronti a tutto alla faccia di tutti.
Questa sensazione di pericolo incombente è quanto di più deleterio per tutti noi: sembra di vivere in attesa dell’evento traumatico che riteniamo imminente e qui il nostro senso paranoico fa il resto.
Certo non è un bel vivere! Riflettete gente, riflettete!
giovedì, marzo 11, 2004
Ma che casino è questo!!
Oggi: una giornata di ordinaria follia! Ve la descrivo.
Stamattina ho sentito, registrata, una conferenza stampa della Presidente RAI, Annunziata, “presidente di garanzia” come si è autodefinita. Ebbene, l’argomento era tutto uno sproloquio nei confronti del Governo (ma direi di Berlusconi in particolare) per lo strapotere, tante volte affermato, sui mezzi di comunicazione di massa.
Sul tema potrei essere d’accordo, ma poi mi sento dire letteralmente: “se qualcuno sente, battesse un colpo” (questa frase l’ha detta due volte, quindi non si tratta di un peccato veniale, ma proprio di “ignoranza”: la beneamata presidente di garanzia conosce un pochino l’italiano che vuole, ripeto vuole, quella frase recitata così: “se qualcuno sente, batta un colpo!”? Oppure da cotanto senno può scaturire qualsiasi sciocchezza (formale fin che si vuole, ma sempre sciocchezza)
All’ora di pranzo dai TG ho appreso di tale deputato Carra della Margherita (oltre 15.000 euro mensili) che ha fatto un discorso contorto per legare all’attentato di Madrid (anche quello è un bel casino!) il malore di Bossi, unendo i terroristi dell’ETA ai secessionisti della Lega e vedendo l’infarto come una specie di punizione divina; ovviamente l’hanno salvato a stento dalle furie leghiste. Poi ovviamente si è scusato per iscritto, ma ormai la frittata era fatta e i TG l’hanno mostrata.
Ragazzi, va bene che l’ho visto ed è anziano, ma qui siamo in presenza di demenza senile, se non peggio! Ma non c’è una specie di esame sulla labilità psichica che potrebbe colpire un parlamentare? Non è prevista una sua sostituzione in caso di “senilità precoce”? Forse chiedo troppo, ma sarei curioso di conoscere uno che l’ha votato per chiedergli se e come si sente rappresentato da un tipetto del genere!
Sempre dai TG apprendo che il Procuratore Generale della Cassazione ha inquisito “la coppia più bella del mondo” (Colombo e Bocassini) a proposito di alcune malefatte circa un fascicolo non mostrato a chi doveva essere mostrato. Credo che sia la prima volta che i due rimasti del glorioso “pool” vengono presi di mira dalla stessa magistratura; fino a pochi anni or sono, vigeva la frase: “chi tocca il pool muore (metaforicamente è ovvio)”!
A proposito di questi due illustri magistrati, mi è venuto in mente una cosa: c’è qualcuno che ha sentore di qualche altro processo che i due stanno conducendo? Oppure sono sempre e soltanto a dare la caccia a Berlusconi?
Questo è quanto, e pensate che ancora non siamo all’ora di cena; che succederà di altro?
Stamattina ho sentito, registrata, una conferenza stampa della Presidente RAI, Annunziata, “presidente di garanzia” come si è autodefinita. Ebbene, l’argomento era tutto uno sproloquio nei confronti del Governo (ma direi di Berlusconi in particolare) per lo strapotere, tante volte affermato, sui mezzi di comunicazione di massa.
Sul tema potrei essere d’accordo, ma poi mi sento dire letteralmente: “se qualcuno sente, battesse un colpo” (questa frase l’ha detta due volte, quindi non si tratta di un peccato veniale, ma proprio di “ignoranza”: la beneamata presidente di garanzia conosce un pochino l’italiano che vuole, ripeto vuole, quella frase recitata così: “se qualcuno sente, batta un colpo!”? Oppure da cotanto senno può scaturire qualsiasi sciocchezza (formale fin che si vuole, ma sempre sciocchezza)
All’ora di pranzo dai TG ho appreso di tale deputato Carra della Margherita (oltre 15.000 euro mensili) che ha fatto un discorso contorto per legare all’attentato di Madrid (anche quello è un bel casino!) il malore di Bossi, unendo i terroristi dell’ETA ai secessionisti della Lega e vedendo l’infarto come una specie di punizione divina; ovviamente l’hanno salvato a stento dalle furie leghiste. Poi ovviamente si è scusato per iscritto, ma ormai la frittata era fatta e i TG l’hanno mostrata.
Ragazzi, va bene che l’ho visto ed è anziano, ma qui siamo in presenza di demenza senile, se non peggio! Ma non c’è una specie di esame sulla labilità psichica che potrebbe colpire un parlamentare? Non è prevista una sua sostituzione in caso di “senilità precoce”? Forse chiedo troppo, ma sarei curioso di conoscere uno che l’ha votato per chiedergli se e come si sente rappresentato da un tipetto del genere!
Sempre dai TG apprendo che il Procuratore Generale della Cassazione ha inquisito “la coppia più bella del mondo” (Colombo e Bocassini) a proposito di alcune malefatte circa un fascicolo non mostrato a chi doveva essere mostrato. Credo che sia la prima volta che i due rimasti del glorioso “pool” vengono presi di mira dalla stessa magistratura; fino a pochi anni or sono, vigeva la frase: “chi tocca il pool muore (metaforicamente è ovvio)”!
A proposito di questi due illustri magistrati, mi è venuto in mente una cosa: c’è qualcuno che ha sentore di qualche altro processo che i due stanno conducendo? Oppure sono sempre e soltanto a dare la caccia a Berlusconi?
Questo è quanto, e pensate che ancora non siamo all’ora di cena; che succederà di altro?
martedì, marzo 09, 2004
Ci risiamo: aumenta la benzina
Periodicamente, come nei cicli ricorrenti ed inarrestabili, il petrolio torna ad aumentare (supera i 35 dollari l’oncia e si avvicina ai 40) e di conseguenza la benzina costa oltre 1 euro e 10 centesimi.
Le cause: sembra che come tutti i mercati che si rispettano, anche quello del petrolio si affida alle regole che valgono per le zucchine o l’insalata. Cioè se la domanda supera l’offerta il prodotto aumenta di prezzo. A questo proposito sembra che l’aumento ci sia stato ed anche di portata smisurata, e questo per “colpa” della Cina che nel suo slancio produttivistico consuma una quantità enorme di petrolio (materia prima che non possiede): pensate che il solo incremento tra il 2002 e il 2003 è pari all’intero consumo italiano.
Bene, abbiamo compreso il motivo del rincaro, ma possibile che non ci sia nessun accorgimento che i paesi occidentali possono prendere a difesa della propria economia?
A questo proposito, già nel novembre scorso, proprio su queste stesse pagine web, mi ero permesso di suggerire all’occidente di togliersi dalla dipendenza nei confronti dei produttori del cosiddetto oro nero.
In che modo? Facendo progredire sempre più la ricerca su nuove fonti energetiche; per esempio che il motore delle automobili continui a bruciare benzina è una vera presa in giro. Sappiamo benissimo che da oltre venti anni esistono progetti di auto con motori ad acqua, idrogeno, ed altro. Sono tutti progetti già sperimentati, funzionanti, dei quali è già stato costruito un prototipo, ma il tutto è riposto in un cassetto e coperto da una segretezza degna di miglior causa.
Perché? Non lo so, ma anche se lo sapessi mi sembra inutile dirlo, pensiamo invece ad altre strade che possono essere imboccate..
Se l’occidente vuol continuare a dipendere dal petrolio, allora che si faccia carico di controllarne la produzione ed il relativo prezzo, perché non si può ipotizzare che l’aumento del costo di questa materia prima possa mettere in ginocchio le economie di tanti paesi.
In che modo può avvenire tale controllo? In svariati modi, anche di natura militare (la crisi irakena insegna), purché servano come monito diretto agli arabi (ma anche ai russi ed anche agli americani) che il petrolio non è come le zucchine ed i carciofi, è un prodotto diverso dal quale discende il benessere di troppe persone per consentirne una completa liberalizzazione.
Vi sembra sbagliato? Badate bene che abbiamo addirittura due opzioni (farne a meno o controllarlo) e quindi potremmo stare addirittura meglio che di fronte ad altre situazioni.
Le cause: sembra che come tutti i mercati che si rispettano, anche quello del petrolio si affida alle regole che valgono per le zucchine o l’insalata. Cioè se la domanda supera l’offerta il prodotto aumenta di prezzo. A questo proposito sembra che l’aumento ci sia stato ed anche di portata smisurata, e questo per “colpa” della Cina che nel suo slancio produttivistico consuma una quantità enorme di petrolio (materia prima che non possiede): pensate che il solo incremento tra il 2002 e il 2003 è pari all’intero consumo italiano.
Bene, abbiamo compreso il motivo del rincaro, ma possibile che non ci sia nessun accorgimento che i paesi occidentali possono prendere a difesa della propria economia?
A questo proposito, già nel novembre scorso, proprio su queste stesse pagine web, mi ero permesso di suggerire all’occidente di togliersi dalla dipendenza nei confronti dei produttori del cosiddetto oro nero.
In che modo? Facendo progredire sempre più la ricerca su nuove fonti energetiche; per esempio che il motore delle automobili continui a bruciare benzina è una vera presa in giro. Sappiamo benissimo che da oltre venti anni esistono progetti di auto con motori ad acqua, idrogeno, ed altro. Sono tutti progetti già sperimentati, funzionanti, dei quali è già stato costruito un prototipo, ma il tutto è riposto in un cassetto e coperto da una segretezza degna di miglior causa.
Perché? Non lo so, ma anche se lo sapessi mi sembra inutile dirlo, pensiamo invece ad altre strade che possono essere imboccate..
Se l’occidente vuol continuare a dipendere dal petrolio, allora che si faccia carico di controllarne la produzione ed il relativo prezzo, perché non si può ipotizzare che l’aumento del costo di questa materia prima possa mettere in ginocchio le economie di tanti paesi.
In che modo può avvenire tale controllo? In svariati modi, anche di natura militare (la crisi irakena insegna), purché servano come monito diretto agli arabi (ma anche ai russi ed anche agli americani) che il petrolio non è come le zucchine ed i carciofi, è un prodotto diverso dal quale discende il benessere di troppe persone per consentirne una completa liberalizzazione.
Vi sembra sbagliato? Badate bene che abbiamo addirittura due opzioni (farne a meno o controllarlo) e quindi potremmo stare addirittura meglio che di fronte ad altre situazioni.
lunedì, marzo 08, 2004
L'Europa e la Giustizia
Nell’immediato dopoguerra, un certo numero di Paesi si mise insieme per cercare di realizzare quello che poi sarebbe stata chiamate l’Unione Europea; scopo di questo era unificare le economie e, successivamente, le politiche dei singoli stati in un unico crogiolo di razze, idee e leggi varie.
Il primo passo, cioè l’unione economica, si è andato formando con una certa speditezza e con strutture che sono passate sopra la testa dei singoli popoli; si è realizzato in pratica l’Europa dei banchieri, e questa – per i loro interessi – è venuta anche bene.
Si è trattato poi di ampliare questa unione ad altre materie e qui sono cominciate a nascere i veri problemi: ognuno voleva che la propria sovranità non venisse messa in discussione, anche se voleva mettere il becco negli altri stati per vedere se c’era qualcosa da arraffare.
In pratica nessuno è disposto a cedere niente: ne abbiamo avuto un fulgido esempio nella diatriba che c’è stato tra Italia e Francia a proposito dell’estradizione di tale Cesare Battista, omonimo e, credo, anche lontano parente dell’eroe risorgimentale.
Il sig. Battisti, noto alle cronache per la sua appartenenza ai Nuclei Proletari per il Comunismo, si è macchiato di varie nefandezze, tra le quali l’uccisione in modo alquanto odioso di quattro persone.
Arrestato e tradotto in galera, ne è fuggito con l’aiuto, sembra, dei “compagni di lotta” ed è riparato in Francia dove ha preso a scrivere romanzi gialli, acquisendo così l’etichetta di “intellettuale”, ovviamente “di sinistra” (certo, basta anche poco!)
In Italia intanto i processi al nostro eroe – contumace - andavano avanti e si concludevano con due ergastoli; tale pena veniva confermata anche dalla Corte Costituzionale e quindi si poteva ritenere “passata in giudicato”.
Recentemente, accordi tra i Ministeri della Giustizia dei due Paesi hanno inteso sistemare il contenzioso nato con “la promessa Mitterand”, che in pratica aveva assicurato gli “intellettuali” che nessuno li avrebbe toccati.
Il nostro Ministro della Giustizia ha inviato formale richiesta di estradizione e, sulla base dei nuovi accordi intercorsi, la Polizia si è affrettata ad arrestare il Battisti come forma precauzionale in attesa della decisione della Ministero della Giustizia francese.
Apriti cielo!! Gli “intellettuali” francesi (ma anche quelli nostrani) si sono scatenati al grido di “nessuno tocchi Battisti” e hanno praticamente costretto la magistratura a liberarlo.
Niente è ancora definito, manca il responso ufficiale sulla richiesta di estradizione, ma sono abbastanza pessimista.
Ma la vicenda mi serve per corroborare il mio concetto esposto sopra: nessun Paese è disposto a cedere un briciolo di sovranità, neppure a rivedere non dico le leggi ma neanche le “promesse”, in quanto tutto ciò fa parte della propria sovranità.
Niente di tutto ciò può essere messo in discussione da un altro Stato, il quale si deve accontentare di quello che bonariamente gli viene concesso.
In pratica, ognuno rimane nel proprio orticello, nel quale è signore e padrone, salvo fare delle puntate nel “campo grande” per vedere se c’è qualcosa da arraffare.
E questo è lo spirito europeista!
Il primo passo, cioè l’unione economica, si è andato formando con una certa speditezza e con strutture che sono passate sopra la testa dei singoli popoli; si è realizzato in pratica l’Europa dei banchieri, e questa – per i loro interessi – è venuta anche bene.
Si è trattato poi di ampliare questa unione ad altre materie e qui sono cominciate a nascere i veri problemi: ognuno voleva che la propria sovranità non venisse messa in discussione, anche se voleva mettere il becco negli altri stati per vedere se c’era qualcosa da arraffare.
In pratica nessuno è disposto a cedere niente: ne abbiamo avuto un fulgido esempio nella diatriba che c’è stato tra Italia e Francia a proposito dell’estradizione di tale Cesare Battista, omonimo e, credo, anche lontano parente dell’eroe risorgimentale.
Il sig. Battisti, noto alle cronache per la sua appartenenza ai Nuclei Proletari per il Comunismo, si è macchiato di varie nefandezze, tra le quali l’uccisione in modo alquanto odioso di quattro persone.
Arrestato e tradotto in galera, ne è fuggito con l’aiuto, sembra, dei “compagni di lotta” ed è riparato in Francia dove ha preso a scrivere romanzi gialli, acquisendo così l’etichetta di “intellettuale”, ovviamente “di sinistra” (certo, basta anche poco!)
In Italia intanto i processi al nostro eroe – contumace - andavano avanti e si concludevano con due ergastoli; tale pena veniva confermata anche dalla Corte Costituzionale e quindi si poteva ritenere “passata in giudicato”.
Recentemente, accordi tra i Ministeri della Giustizia dei due Paesi hanno inteso sistemare il contenzioso nato con “la promessa Mitterand”, che in pratica aveva assicurato gli “intellettuali” che nessuno li avrebbe toccati.
Il nostro Ministro della Giustizia ha inviato formale richiesta di estradizione e, sulla base dei nuovi accordi intercorsi, la Polizia si è affrettata ad arrestare il Battisti come forma precauzionale in attesa della decisione della Ministero della Giustizia francese.
Apriti cielo!! Gli “intellettuali” francesi (ma anche quelli nostrani) si sono scatenati al grido di “nessuno tocchi Battisti” e hanno praticamente costretto la magistratura a liberarlo.
Niente è ancora definito, manca il responso ufficiale sulla richiesta di estradizione, ma sono abbastanza pessimista.
Ma la vicenda mi serve per corroborare il mio concetto esposto sopra: nessun Paese è disposto a cedere un briciolo di sovranità, neppure a rivedere non dico le leggi ma neanche le “promesse”, in quanto tutto ciò fa parte della propria sovranità.
Niente di tutto ciò può essere messo in discussione da un altro Stato, il quale si deve accontentare di quello che bonariamente gli viene concesso.
In pratica, ognuno rimane nel proprio orticello, nel quale è signore e padrone, salvo fare delle puntate nel “campo grande” per vedere se c’è qualcosa da arraffare.
E questo è lo spirito europeista!