sabato, giugno 13, 2009
L'ACCATTONAGGIO
Forse è soltanto una mia impressione, ma mi sembra che da qualche tempo a questa parte, siano aumentati gli accattoni che si avvicinano alle auto e con il tipico bicchierino di carta, chiedono l’elemosina; abbiamo quindi una modifica nel modo di presentarsi di questi signori che, una volta si offrivano di lavare i vetri, ovviamente a pagamento, mentre adesso la richiesta è diretta all’elemosina.
Ovviamente questi personaggi, vanno ad assommarsi a quelli che incontriamo sui marciapiedi durante le nostre passeggiate in città; questa gente, che ha anche delle cianfrusaglie da vendere, non le offre nemmeno, ma si limita a chiedere un’elemosina, sul tipo di “regalami un caffé” o altre similari richieste.
In entrambe le tipologie di accattonaggio sono impegnati extra comunitari, alcuni di colore – quindi di provenienza nord o centro africana – ed altri di chiara origine dell’Europa orientale.
La maggior parte dei nostri concittadini mostra insofferenza, specialmente per la gran massa di “richiedenti” e solo pochi si fermano con qualcuno di loro e cerca un dialogo, sia pure di breve durata; a questo proposito ieri mi è capitato un fatto che desidero raccontarvi: direttamente alla porta d’ingresso del mio appartamento, ho trovato un giovane negro, alto, dinoccolato, insomma un bel tipo, che con un bel sorriso mi ha mostrato un foglio di carta in cui c’era scritto “aiutami a studiare in Italia giornalismo”; mi ha guardato speranzoso e – fidando nella bella faccia aperta – ho estratto il portafoglio e gli ho dato cinque euro, il corrispettivo di una pizza in un locale di infimo ordine; mi ha ringraziato calorosamente e si è diretto verso il mio coinquilino della porta accanto: non conosco l’esito della successiva richiesta.
Molti a cui ho raccontato l’episodio mi hanno tacciato di “incosciente” in quanto non dovevo dare niente al ragazzo e, soprattutto, non dovevo mostrare il portafoglio e neppure accettare che si trovasse all’interno del palazzo; per quest’ultima osservazione non so cosa avrei dovuto fare, forse prenderlo per un braccio ed accompagnarlo sulla strada? Ma perché; non aveva commesso nessuna malefatta!
Ed allora mi è venuto in mente quello che un giovane, simile a quello di cui sopra, ebbe a rispondere a mia moglie quando lei gli disse la tipica “non ho bisogno di niente”: lui rispose con una frase agghiacciante: “lo so bene che tu non hai bisogno di NIENTE, sono io che invece ho bisogno di TUTTO”.
E nel rivangare il passato – peraltro abbastanza recente – mi è tornato in mente un discorsetto che forse ho fatto altre volte: quando ci sentiamo “infastiditi” dalla petulanza di questi disperati, proviamo per un attimo a metterci nei loro panni e vedrete che, se siamo onesti con noi stessi, cambieremo idea.
Dunque questa gente è impegnata nel mestiere peggiore del mondo, quello di cercare di sbarcare il lunario o come si dice “legare il pranzo con la cena”; per cercare di sopravvivere si adatta a fare qualsiasi cosa (qualcuno anche a delinquere) e, quel che è peggio, riceve continue contumelie dai nostri concittadini che li trattano come se fossero venuti a “rubare” il nostro cibo, mentre questi signori e signore, sono qui per cercare di riprendersi una piccolissima parte di quello che noi gli abbiamo rubato a casa loro; e quando li guardiamo quasi con schifo perché non sono agghindati come noi, dovremmo pensare per un attimo al tipo di esistenza che stanno conducendo e porci questa domanda: “e se domani dovesse toccare a noi?”, cioè se si invertissero i ruoli e noi diventassimo extra comunitari mentre loro diventano nazione ospitante?
Ovviamente questi personaggi, vanno ad assommarsi a quelli che incontriamo sui marciapiedi durante le nostre passeggiate in città; questa gente, che ha anche delle cianfrusaglie da vendere, non le offre nemmeno, ma si limita a chiedere un’elemosina, sul tipo di “regalami un caffé” o altre similari richieste.
In entrambe le tipologie di accattonaggio sono impegnati extra comunitari, alcuni di colore – quindi di provenienza nord o centro africana – ed altri di chiara origine dell’Europa orientale.
La maggior parte dei nostri concittadini mostra insofferenza, specialmente per la gran massa di “richiedenti” e solo pochi si fermano con qualcuno di loro e cerca un dialogo, sia pure di breve durata; a questo proposito ieri mi è capitato un fatto che desidero raccontarvi: direttamente alla porta d’ingresso del mio appartamento, ho trovato un giovane negro, alto, dinoccolato, insomma un bel tipo, che con un bel sorriso mi ha mostrato un foglio di carta in cui c’era scritto “aiutami a studiare in Italia giornalismo”; mi ha guardato speranzoso e – fidando nella bella faccia aperta – ho estratto il portafoglio e gli ho dato cinque euro, il corrispettivo di una pizza in un locale di infimo ordine; mi ha ringraziato calorosamente e si è diretto verso il mio coinquilino della porta accanto: non conosco l’esito della successiva richiesta.
Molti a cui ho raccontato l’episodio mi hanno tacciato di “incosciente” in quanto non dovevo dare niente al ragazzo e, soprattutto, non dovevo mostrare il portafoglio e neppure accettare che si trovasse all’interno del palazzo; per quest’ultima osservazione non so cosa avrei dovuto fare, forse prenderlo per un braccio ed accompagnarlo sulla strada? Ma perché; non aveva commesso nessuna malefatta!
Ed allora mi è venuto in mente quello che un giovane, simile a quello di cui sopra, ebbe a rispondere a mia moglie quando lei gli disse la tipica “non ho bisogno di niente”: lui rispose con una frase agghiacciante: “lo so bene che tu non hai bisogno di NIENTE, sono io che invece ho bisogno di TUTTO”.
E nel rivangare il passato – peraltro abbastanza recente – mi è tornato in mente un discorsetto che forse ho fatto altre volte: quando ci sentiamo “infastiditi” dalla petulanza di questi disperati, proviamo per un attimo a metterci nei loro panni e vedrete che, se siamo onesti con noi stessi, cambieremo idea.
Dunque questa gente è impegnata nel mestiere peggiore del mondo, quello di cercare di sbarcare il lunario o come si dice “legare il pranzo con la cena”; per cercare di sopravvivere si adatta a fare qualsiasi cosa (qualcuno anche a delinquere) e, quel che è peggio, riceve continue contumelie dai nostri concittadini che li trattano come se fossero venuti a “rubare” il nostro cibo, mentre questi signori e signore, sono qui per cercare di riprendersi una piccolissima parte di quello che noi gli abbiamo rubato a casa loro; e quando li guardiamo quasi con schifo perché non sono agghindati come noi, dovremmo pensare per un attimo al tipo di esistenza che stanno conducendo e porci questa domanda: “e se domani dovesse toccare a noi?”, cioè se si invertissero i ruoli e noi diventassimo extra comunitari mentre loro diventano nazione ospitante?
venerdì, giugno 12, 2009
A PROPOSITO DELLE INTERCETTAZIONI
“In questo modo credo che si depotenzi molto uno strumento di indagine e si leda la libertà di stampa di questo Paese”; l’autore della frase è Ferruccio De Bortoli, per la seconda volta Direttore del Corriere della Sera; come si sarà capito benissimo, l’affermazione del prestigioso giornalista si riferisce alla normativa, in corso di approvazione, circa le intercettazioni telefoniche e la sua pubblicazione sui mezzi d’informazione..
Non mi permetto di entrare in polemica con il Direttore del più prestigioso giornale italiano, ma vorrei solo raccontare a lui – che non leggerà certamente questo mio post – ed a voi tutti, quanto già ebbi modo di dire in occasione del noto scandalo denominato “calciopoli” che vedeva indagati Luciano Moggi ed il figlio Alessandro.
Ebbene, la cosa che mi colpì maggiormente, a livello di “scandalo vero e proprio”, fu la pubblicazione, su tutti i giornali italiani – ed anche sul Corriere della Sera –delle frasi scambiate dai dal signor Alessandro Moggi con un amico, nelle quali il primo riferiva di una sua disavventura nella quale era incappato: aveva invitato a Londra la nota giornalista sportiva televisiva Ilaria D’Amico (gran bella figliola) – che aveva accettato - con l’intento di passarci una focosa notte d’amore e, a questo scopo aveva noleggiato addirittura un aereo privato per fare bella figura; sfortuna volle che la bella Ilaria non si fece conquistare e il giovane Alessandro tornò a casa con le pive nel sacco e alleggerito fortemente nel portafoglio; ecco questa, raccontata in soldoni, era l’oggetto della conversazione pubblicata su tutti i giornali – anche sul suo, egregio signor De Bortoli – ed io ancora non capisco cosa c’entri questa gita a Londra con lo scandalo delle partite truccate.
E poi, se permettete, vorrei sapere chi rifonde la signora D’Amico dalla figuretta che è stata descritta dal giornale e dalle conseguenze che questa pubblicazione potrebbe avere avuto nei riguardi dei rapporti personali della bella signorina con altre persone.
Ho citato la dichiarazione di De Bortoli in quanto proviene da figura autorevole e molto ascoltata nel nostro Paese (mi pare che fosse in lizza per la Direzione del TG1), ma ne potrei riportare tante altre di provenienza dell’A.N.M., (leggasi: magistrati) e della F.N.S.I. (Federazione della Stampa).
Mi si dirà che quello è stato un banale incidente di percorso, commesso dal combinato disposto del magistrato che ha “dato” le registrazioni e del giornalista che le ha pubblicate, ma – a mio modo di vedere – indica che il sistema è folle, in quanto è nelle mani di due categorie che fanno solo i propri interessi.
E poiché sono anche abituato a ricercare le motivazioni negli accadimenti, mi viene il sospetto – del quale mi confesserò al più presto – che i magistrati siano arrabbiati perché da questa sorta di “commercio” con la carta stampata lucravano soldi (?) e favori, mentre i giornalisti ottenevano notizie pruriginose senza il minimo sforzo e potevano contrabbandare il tutto come “libertà di stampa”.
Quando si arriva a pubblicare qualsiasi conversazione, purché “a effetto”, significa che, l’autorità giudiziaria se ne frega della gente e la stampa, da parte sua, tira a fare il massimo profitto su queste notizie da Bar.
E quindi, qualsiasi nuova norma è migliore di quella che c’è adesso e siccome io sono per il principio che “è meglio un colpevole libero che un innocente in galera” spero proprio che non si verifichi più un caso Moggi/D’Amico e per quanto riguarda i mafiosi, ci sono sempre i pentiti a dar man forte ai P.M.
Non mi permetto di entrare in polemica con il Direttore del più prestigioso giornale italiano, ma vorrei solo raccontare a lui – che non leggerà certamente questo mio post – ed a voi tutti, quanto già ebbi modo di dire in occasione del noto scandalo denominato “calciopoli” che vedeva indagati Luciano Moggi ed il figlio Alessandro.
Ebbene, la cosa che mi colpì maggiormente, a livello di “scandalo vero e proprio”, fu la pubblicazione, su tutti i giornali italiani – ed anche sul Corriere della Sera –delle frasi scambiate dai dal signor Alessandro Moggi con un amico, nelle quali il primo riferiva di una sua disavventura nella quale era incappato: aveva invitato a Londra la nota giornalista sportiva televisiva Ilaria D’Amico (gran bella figliola) – che aveva accettato - con l’intento di passarci una focosa notte d’amore e, a questo scopo aveva noleggiato addirittura un aereo privato per fare bella figura; sfortuna volle che la bella Ilaria non si fece conquistare e il giovane Alessandro tornò a casa con le pive nel sacco e alleggerito fortemente nel portafoglio; ecco questa, raccontata in soldoni, era l’oggetto della conversazione pubblicata su tutti i giornali – anche sul suo, egregio signor De Bortoli – ed io ancora non capisco cosa c’entri questa gita a Londra con lo scandalo delle partite truccate.
E poi, se permettete, vorrei sapere chi rifonde la signora D’Amico dalla figuretta che è stata descritta dal giornale e dalle conseguenze che questa pubblicazione potrebbe avere avuto nei riguardi dei rapporti personali della bella signorina con altre persone.
Ho citato la dichiarazione di De Bortoli in quanto proviene da figura autorevole e molto ascoltata nel nostro Paese (mi pare che fosse in lizza per la Direzione del TG1), ma ne potrei riportare tante altre di provenienza dell’A.N.M., (leggasi: magistrati) e della F.N.S.I. (Federazione della Stampa).
Mi si dirà che quello è stato un banale incidente di percorso, commesso dal combinato disposto del magistrato che ha “dato” le registrazioni e del giornalista che le ha pubblicate, ma – a mio modo di vedere – indica che il sistema è folle, in quanto è nelle mani di due categorie che fanno solo i propri interessi.
E poiché sono anche abituato a ricercare le motivazioni negli accadimenti, mi viene il sospetto – del quale mi confesserò al più presto – che i magistrati siano arrabbiati perché da questa sorta di “commercio” con la carta stampata lucravano soldi (?) e favori, mentre i giornalisti ottenevano notizie pruriginose senza il minimo sforzo e potevano contrabbandare il tutto come “libertà di stampa”.
Quando si arriva a pubblicare qualsiasi conversazione, purché “a effetto”, significa che, l’autorità giudiziaria se ne frega della gente e la stampa, da parte sua, tira a fare il massimo profitto su queste notizie da Bar.
E quindi, qualsiasi nuova norma è migliore di quella che c’è adesso e siccome io sono per il principio che “è meglio un colpevole libero che un innocente in galera” spero proprio che non si verifichi più un caso Moggi/D’Amico e per quanto riguarda i mafiosi, ci sono sempre i pentiti a dar man forte ai P.M.
giovedì, giugno 11, 2009
APPARENTEMENTE LONTANI
Sono due argomenti che apparentemente sembrano lontano anni luce l’uno dall’altro e che invece hanno un comune denominatore: la vita e la morte. Vediamoli.
Il primo riguarda le difficoltà che cominciano ad incontrare i nostri militari della Folgore nella loro missione in Afghanistan (è di oggi l’ennesimo attacco dei talebani che ha provocato alcuni feriti tra i nostri connazionali); finora il nostro contingente era stato al di fuori degli attacchi dei ribelli, in quanto i nostri comandi avevano stipulato un tacito accordo con il nemico, alla stessa stregua di quanto praticato in Libano e in Iraq, dopo la strage di Nassirya; l’accordo recitava, grosso modo, così: “noi facciamo solo finta di controllare e voi ci lasciate in pace”.
Tutto è filato liscio fino poco tempo fa, quando i nostri militari hanno ucciso una bambina afgana di 12 anni sparando ad un’auto che, sulla propria corsia, veniva incontro ad una nostra colonna; con questo “incidente”, l’accordo è saltato e noi siamo diventati simili agli altri contingenti, forse anche un po’ più odiati.
Da quel momento in poi si sino ripetuti svariati attacchi – di gravità sempre crescente – sicché possiamo affermare con ragionevole certezza che – nonostante l’enorme superiorità del nostro armamento - prima o poi subiremo anche noi delle perdite, così come è avvenuto per americani, inglesi, canadesi e olandesi.
Il motivo per cui i nostri ragazzi stanno andando incontro alla morte: forse per difendere il sacro suolo della patria? Assolutamente no, ma per “imporre” ad una popolazione che non ne vuol sapere (talebani o no) i nostri valori, le nostre leggi, le nostre istituzioni e la nostra “democrazia”.
Il secondo argomento riguarda un evento lontano mille miglia (anche in senso fisico) dal precedente: ricorderete che poco meno di un mese fa è morta Susanna Agnelli, detta Suni, ed il suo corpo – come da esplicita richiesta – è stato cremato.
Le sue ceneri, almeno fino a qualche giorno addietro, si trovavano “in deposito” da uno dei suoi figli, Lupo Rattazzi, a Monte Argentario, in attesa che si verifichino le condizioni climatiche richieste: mare mosso e, in questo contesto spargere le ceneri.
Nel frattempo, è uscita una dichiarazione “ufficiale” del Vescovo di Pitigliano, Sovana e Orbetello, il quale fa chiarezza su una prassi attualmente ricorrente, quella della cremazione e dell’utilizzo “privatistico” delle ceneri.
Che cosa dice il porporato in proposito? “La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti negli appositi cimiteri. La Chiesa permette la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella risurrezione. Avvalersi della facoltà di spargere le ceneri oppure di conservare l’urna in un luogo diverso dal cimitero è comunemente considerata segno di una scelta compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana e pertanto comporta la privazione delle esequie ecclesiastiche”.
Quindi, facciamo un po’ d’ordine in questa lunga dichiarazione: la Chiesa tollera la cremazione dei defunti, a patto che le ceneri vadano nello stesso luogo dove andrebbe il corpo del morto, cioè nel cimitero; se queste ceneri vanno in un luogo diverso oppure se vengono sparse al vento, ecco che la Chiesa interviene con la “privazione delle esequie ecclesiastiche”. Ma Signor Vescovo, la cremazione è successiva alle esequie e non precedente e quindi per mettere in atto la privazione bisognerebbe togliere la funzione già eseguita (come si fa?); a meno che non si risolva tutto con una firma su una sorta di “dichiarazione d’intenti” e poi ognuno fa come gli pare!!
Il primo riguarda le difficoltà che cominciano ad incontrare i nostri militari della Folgore nella loro missione in Afghanistan (è di oggi l’ennesimo attacco dei talebani che ha provocato alcuni feriti tra i nostri connazionali); finora il nostro contingente era stato al di fuori degli attacchi dei ribelli, in quanto i nostri comandi avevano stipulato un tacito accordo con il nemico, alla stessa stregua di quanto praticato in Libano e in Iraq, dopo la strage di Nassirya; l’accordo recitava, grosso modo, così: “noi facciamo solo finta di controllare e voi ci lasciate in pace”.
Tutto è filato liscio fino poco tempo fa, quando i nostri militari hanno ucciso una bambina afgana di 12 anni sparando ad un’auto che, sulla propria corsia, veniva incontro ad una nostra colonna; con questo “incidente”, l’accordo è saltato e noi siamo diventati simili agli altri contingenti, forse anche un po’ più odiati.
Da quel momento in poi si sino ripetuti svariati attacchi – di gravità sempre crescente – sicché possiamo affermare con ragionevole certezza che – nonostante l’enorme superiorità del nostro armamento - prima o poi subiremo anche noi delle perdite, così come è avvenuto per americani, inglesi, canadesi e olandesi.
Il motivo per cui i nostri ragazzi stanno andando incontro alla morte: forse per difendere il sacro suolo della patria? Assolutamente no, ma per “imporre” ad una popolazione che non ne vuol sapere (talebani o no) i nostri valori, le nostre leggi, le nostre istituzioni e la nostra “democrazia”.
Il secondo argomento riguarda un evento lontano mille miglia (anche in senso fisico) dal precedente: ricorderete che poco meno di un mese fa è morta Susanna Agnelli, detta Suni, ed il suo corpo – come da esplicita richiesta – è stato cremato.
Le sue ceneri, almeno fino a qualche giorno addietro, si trovavano “in deposito” da uno dei suoi figli, Lupo Rattazzi, a Monte Argentario, in attesa che si verifichino le condizioni climatiche richieste: mare mosso e, in questo contesto spargere le ceneri.
Nel frattempo, è uscita una dichiarazione “ufficiale” del Vescovo di Pitigliano, Sovana e Orbetello, il quale fa chiarezza su una prassi attualmente ricorrente, quella della cremazione e dell’utilizzo “privatistico” delle ceneri.
Che cosa dice il porporato in proposito? “La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti negli appositi cimiteri. La Chiesa permette la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella risurrezione. Avvalersi della facoltà di spargere le ceneri oppure di conservare l’urna in un luogo diverso dal cimitero è comunemente considerata segno di una scelta compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana e pertanto comporta la privazione delle esequie ecclesiastiche”.
Quindi, facciamo un po’ d’ordine in questa lunga dichiarazione: la Chiesa tollera la cremazione dei defunti, a patto che le ceneri vadano nello stesso luogo dove andrebbe il corpo del morto, cioè nel cimitero; se queste ceneri vanno in un luogo diverso oppure se vengono sparse al vento, ecco che la Chiesa interviene con la “privazione delle esequie ecclesiastiche”. Ma Signor Vescovo, la cremazione è successiva alle esequie e non precedente e quindi per mettere in atto la privazione bisognerebbe togliere la funzione già eseguita (come si fa?); a meno che non si risolva tutto con una firma su una sorta di “dichiarazione d’intenti” e poi ognuno fa come gli pare!!
mercoledì, giugno 10, 2009
NON SI PARLA PIU' DELLA CRISI ?
Sarà una mia impressione, ma gli animati dibattiti elettorali e le tante polemiche su veline e foto rubate, mi pare che abbiano distolto l’attenzione degli addetti ai lavori dalla crisi che – stando a quanto si tocca con mano – è ancora in atto e alla grande.
Una cosa che mi sarei aspettato dalla nostra classe politica, è una sorta di “storia della crisi”, nella quale evidenziare le cose fatte dal signor X che hanno provocato la tale contrazione in casa del Signor Y, eccetera; insomma una specie di excursus da cui ricavare, non dico utili insegnamenti per il futuro, ma almeno capire chi si è intascato i 3000 trilioni di dollari che sembrano essere andati in fumo; e dato che niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma, è logico supporre che queste cifre fantasmagoriche si siano “trasformate” in una certa quantità di conti in paradisi fiscali “off-shore”; se qualcuno mi spiega la situazione in modo tale che appaia come nessuno si è intascato niente, allora sarò pronto a fare ammenda.
Intanto, dobbiamo registrare un elogio del Governatore Draghi alle nostre banche che hanno evitato di caricarsi di titoli “tossici” – quei titoli che sarebbero alla base dello tsunami finanziario che ha originato la crisi economica – spiegando la cosa con il fatto che le nostre aziende di credito sono già profittevoli con la normale attività bancaria e non avevano quindi bisogno di ricorrere a strumenti a maggior rischio.
Lo stesso Draghi ha invocato da parte dei Governi nuove regole per il credito; a questo sembra dedicarsi l’OCSE che ha avviato una discussione per individuare i nuovi paletti – cioè le nuove regole – della finanza globale, dopo lo sconquasso economico provocato dai banchieri che Tremonti, con un eufemismo, dice che “hanno esagerato”.
E questa esagerazione discende dalla cupidigia di incassare commissioni per le loro banche, fare gli interessi esclusivamente dei loro azionisti e gonfiare i loro portafogli intascando bonus principeschi.
Questi “paletti” tanto invocati sono circa una dozzina: non li elenco per ragioni di spazio, ma aggiungo solo che hanno come parametro di riferimento, la correttezza, la trasparenza e l’etica negli affari e mettono limiti ai superbonus dei manager.
Dopo l’evidente fallimento dei modelli consumistici esasperanti l’indebitamento, è forse l’ora di ritornare all’etica nell’economia, elemento che ormai mi sembra possa rappresentare il caposaldo su cui innescare il resto delle norme.
Don Luigi Sturzo diceva “L’economia senza etica è diseconomia”, lanciando così una lezione morale – ma anche politica – spesso cancellata da coloro che vivono sulla violenza, la corruzione e la demagogia.
L’etica che ci viene indicata da uomini come Don Sturzo – ma anche da Einaudi – non è comoda, ma è una lezione morale – e politica – ancora attuale e vivissima.
Avrete notato che un paio di volte accanto al termine “morale” ho aggiunto quello di “politico”; l’ho fatto in quanto ritengo che al momento in cui siamo, la classe politica non può distaccarsi da una visione morale dell’azione sociale e quindi dobbiamo coniugare una sorta di unione di morale con la politica.
In assenza di tale operazione, siamo alla finanza disinvoltamente utilizzata per i propri interessi ed alla teoria per la quale “è vano opporsi alle leggi dell’economia e della finanza”; credo che sia giunta l’ora in cui la gente deve riappropriarsi delle leve delle decisioni sia in campo economico che in quello finanziario e questo – a meno di non voler fare la rivoluzione – si può ottenere solo attraverso il corretto uso dell’etica nella politica. Spero di essere stato abbastanza chiaro, almeno per quello che so io!!
Una cosa che mi sarei aspettato dalla nostra classe politica, è una sorta di “storia della crisi”, nella quale evidenziare le cose fatte dal signor X che hanno provocato la tale contrazione in casa del Signor Y, eccetera; insomma una specie di excursus da cui ricavare, non dico utili insegnamenti per il futuro, ma almeno capire chi si è intascato i 3000 trilioni di dollari che sembrano essere andati in fumo; e dato che niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma, è logico supporre che queste cifre fantasmagoriche si siano “trasformate” in una certa quantità di conti in paradisi fiscali “off-shore”; se qualcuno mi spiega la situazione in modo tale che appaia come nessuno si è intascato niente, allora sarò pronto a fare ammenda.
Intanto, dobbiamo registrare un elogio del Governatore Draghi alle nostre banche che hanno evitato di caricarsi di titoli “tossici” – quei titoli che sarebbero alla base dello tsunami finanziario che ha originato la crisi economica – spiegando la cosa con il fatto che le nostre aziende di credito sono già profittevoli con la normale attività bancaria e non avevano quindi bisogno di ricorrere a strumenti a maggior rischio.
Lo stesso Draghi ha invocato da parte dei Governi nuove regole per il credito; a questo sembra dedicarsi l’OCSE che ha avviato una discussione per individuare i nuovi paletti – cioè le nuove regole – della finanza globale, dopo lo sconquasso economico provocato dai banchieri che Tremonti, con un eufemismo, dice che “hanno esagerato”.
E questa esagerazione discende dalla cupidigia di incassare commissioni per le loro banche, fare gli interessi esclusivamente dei loro azionisti e gonfiare i loro portafogli intascando bonus principeschi.
Questi “paletti” tanto invocati sono circa una dozzina: non li elenco per ragioni di spazio, ma aggiungo solo che hanno come parametro di riferimento, la correttezza, la trasparenza e l’etica negli affari e mettono limiti ai superbonus dei manager.
Dopo l’evidente fallimento dei modelli consumistici esasperanti l’indebitamento, è forse l’ora di ritornare all’etica nell’economia, elemento che ormai mi sembra possa rappresentare il caposaldo su cui innescare il resto delle norme.
Don Luigi Sturzo diceva “L’economia senza etica è diseconomia”, lanciando così una lezione morale – ma anche politica – spesso cancellata da coloro che vivono sulla violenza, la corruzione e la demagogia.
L’etica che ci viene indicata da uomini come Don Sturzo – ma anche da Einaudi – non è comoda, ma è una lezione morale – e politica – ancora attuale e vivissima.
Avrete notato che un paio di volte accanto al termine “morale” ho aggiunto quello di “politico”; l’ho fatto in quanto ritengo che al momento in cui siamo, la classe politica non può distaccarsi da una visione morale dell’azione sociale e quindi dobbiamo coniugare una sorta di unione di morale con la politica.
In assenza di tale operazione, siamo alla finanza disinvoltamente utilizzata per i propri interessi ed alla teoria per la quale “è vano opporsi alle leggi dell’economia e della finanza”; credo che sia giunta l’ora in cui la gente deve riappropriarsi delle leve delle decisioni sia in campo economico che in quello finanziario e questo – a meno di non voler fare la rivoluzione – si può ottenere solo attraverso il corretto uso dell’etica nella politica. Spero di essere stato abbastanza chiaro, almeno per quello che so io!!
martedì, giugno 09, 2009
ELEZIONI
Non lo vorrei fare, perché l’argomento non m’intriga più di tanto, ma purtroppo non posso esimermi dal trattare dell’evento che ci ha tenuti occupati tra il sabato pomeriggio e la domenica sera scorsi: le elezioni, europee e in molti enti locali
Parliamo prima delle europee: rispetto le previsioni – fantascientifiche – il partito di Berlusconi non ha raggiunto le aspettative, fermandosi al 35.3% con 29 seggi, ma se guardiamo le precedenti elezioni, riscontriamo un aumento del 2.8% e 1 seggio rispetto alle europee del 2004 e un lieve calo (-2.1% rispetto alle politiche del 2008); il motivo, a mio modo di vedere, risiede in due fattori: il primo è la forte astensione verificatasi ed il secondo è l’atteggiamento tenuto da Fini nei due mesi precedenti le elezioni, durante i quali si è svincolato dalle maglie del centro destra per costruirsi una sua personale figura di “garante delle istituzioni” che potrà spendere nelle prossime elezioni presidenziali.
Il PD ha raggiunto il 26.1% con 21 seggi, facendo registrare un calo del 5% e di 3 seggi rispetto alle precedenti europee ed una stessa diminuzione rispetto alle politiche.
I trionfatori della tornata europea si chiamano Lega, 10,2% (9 seggi) con un incremento del 5% (4 seggi) sulle precedenti elezioni e dell’1,5% sulle politiche, e l’IdV – Di Pietro che fa registrare un 8% (7 seggi), quadruplicando il risultato delle precedenti europee e raddoppiando quello delle politiche.
Per gli altri: buon risultato – ma niente di eclatante – per l’UDC di Casini, mentre tutte le altre liste sono state spazzate via dallo sbarramento al 4%.
Nelle amministrative si è registrata una marcata avanzata del PdL che è riuscito ad ottenere 26 Province contro le 14 del PD e 9 Comuni capoluogo contro i 6 del PD; il risultato piè eclatante è stato comunque quello di “portare al ballottaggio” due Comuni tipicamente rossi come Firenze e Bologna; nel primo il candidato del PD, Matteo Renzi, ha fatto una dichiarazione che fotografa bene la situazione, stante che era sicuro di vincere al primo turno: “una batosta, ma ora non faremo accordi”.
Possiamo cercare qualche “costante” e portarla a livello di conclusione? Proviamoci, tenendo presente che la prima è la considerazione che i gossip, le veline, le foto e via discorrendo non hanno inciso – come avevo largamente previsto – nell’andamento elettorale di Berlusconi: quelli scandalizzati dai suoi atteggiamenti sono pareggiati da quelli che invece “lo invidiano”; la seconda considerazione è che la vittoria della Lega conferma una realtà ormai acclarata: la gente comune, quella che vota e che tira la cinghia, ha paura di quello che succede nelle strade e quindi è indotta a premiare tutti quelli che parlano di “sicurezza” anche in termini brutali tipo “fuori tutti i clandestini” ed altri slogan similari; in tale contesto le brusche frenate di Fini ai programmi della Lega, hanno portato voti a questi ultimi e ne hanno tolti qualcuno a Berlusconi.
Un’altra considerazione è quella che rileviamo dal confronto dei voti delle due coalizioni in Parlamento: il Governo ha raccolto –0,2% e l’opposizione -2.6% che poi sono rappresentati dal plafond del 2.4% che la Lista Pannella/Bonino porta in Parlamento e che non è presente invece in Europa; quindi anche qui -0,2%: entrambi i dati sono assolutamente insignificanti, specie a causa dell’astensione.
A livello di Parlamento Europeo, c’è solo da notare che il PPE (centro-destra) ha preso 25 seggi in più, mentre il Pse (socialisti) ne hanno 56 in meno; passo avanti preoccupante dei partiti nazionalisti e xenofobi che, peraltro, erano già presenti a Bruxelles; non sarà facile decidere qualcosa? Ma tanto basta stare alla greppia!!
Parliamo prima delle europee: rispetto le previsioni – fantascientifiche – il partito di Berlusconi non ha raggiunto le aspettative, fermandosi al 35.3% con 29 seggi, ma se guardiamo le precedenti elezioni, riscontriamo un aumento del 2.8% e 1 seggio rispetto alle europee del 2004 e un lieve calo (-2.1% rispetto alle politiche del 2008); il motivo, a mio modo di vedere, risiede in due fattori: il primo è la forte astensione verificatasi ed il secondo è l’atteggiamento tenuto da Fini nei due mesi precedenti le elezioni, durante i quali si è svincolato dalle maglie del centro destra per costruirsi una sua personale figura di “garante delle istituzioni” che potrà spendere nelle prossime elezioni presidenziali.
Il PD ha raggiunto il 26.1% con 21 seggi, facendo registrare un calo del 5% e di 3 seggi rispetto alle precedenti europee ed una stessa diminuzione rispetto alle politiche.
I trionfatori della tornata europea si chiamano Lega, 10,2% (9 seggi) con un incremento del 5% (4 seggi) sulle precedenti elezioni e dell’1,5% sulle politiche, e l’IdV – Di Pietro che fa registrare un 8% (7 seggi), quadruplicando il risultato delle precedenti europee e raddoppiando quello delle politiche.
Per gli altri: buon risultato – ma niente di eclatante – per l’UDC di Casini, mentre tutte le altre liste sono state spazzate via dallo sbarramento al 4%.
Nelle amministrative si è registrata una marcata avanzata del PdL che è riuscito ad ottenere 26 Province contro le 14 del PD e 9 Comuni capoluogo contro i 6 del PD; il risultato piè eclatante è stato comunque quello di “portare al ballottaggio” due Comuni tipicamente rossi come Firenze e Bologna; nel primo il candidato del PD, Matteo Renzi, ha fatto una dichiarazione che fotografa bene la situazione, stante che era sicuro di vincere al primo turno: “una batosta, ma ora non faremo accordi”.
Possiamo cercare qualche “costante” e portarla a livello di conclusione? Proviamoci, tenendo presente che la prima è la considerazione che i gossip, le veline, le foto e via discorrendo non hanno inciso – come avevo largamente previsto – nell’andamento elettorale di Berlusconi: quelli scandalizzati dai suoi atteggiamenti sono pareggiati da quelli che invece “lo invidiano”; la seconda considerazione è che la vittoria della Lega conferma una realtà ormai acclarata: la gente comune, quella che vota e che tira la cinghia, ha paura di quello che succede nelle strade e quindi è indotta a premiare tutti quelli che parlano di “sicurezza” anche in termini brutali tipo “fuori tutti i clandestini” ed altri slogan similari; in tale contesto le brusche frenate di Fini ai programmi della Lega, hanno portato voti a questi ultimi e ne hanno tolti qualcuno a Berlusconi.
Un’altra considerazione è quella che rileviamo dal confronto dei voti delle due coalizioni in Parlamento: il Governo ha raccolto –0,2% e l’opposizione -2.6% che poi sono rappresentati dal plafond del 2.4% che la Lista Pannella/Bonino porta in Parlamento e che non è presente invece in Europa; quindi anche qui -0,2%: entrambi i dati sono assolutamente insignificanti, specie a causa dell’astensione.
A livello di Parlamento Europeo, c’è solo da notare che il PPE (centro-destra) ha preso 25 seggi in più, mentre il Pse (socialisti) ne hanno 56 in meno; passo avanti preoccupante dei partiti nazionalisti e xenofobi che, peraltro, erano già presenti a Bruxelles; non sarà facile decidere qualcosa? Ma tanto basta stare alla greppia!!
lunedì, giugno 08, 2009
IL DRAGONE FUMANTE
I meno giovani ricorderanno che i cinesi presenti in Italia nell’immediato dopoguerra - pochi per la verità - si caratterizzavano per due cose: il continuo sputacchiare e il fumo incessante delle sigarette; c’è da notare che la Cina è stato l’ultimo Paese al mondo ad abolire la sputacchiera nei locali pubblici, in quanto tale oggetto veniva ancora usato dai signori con gli occhi a mandorla; adesso sembra che questo “vizio” sia stato debellato e non si trovano più giovani o vecchi cinesi che, tra una tirata e l’altra di sigaretta, sputano per terra.
La seconda caratteristica, invece, è ancora in grande voga e possiamo dire che l’industria del tabacco è tra le più prospere del paese: i consumatori sono in costante aumento, i profitti sono enormi ed anzi, le maggiori Aziende stanno procedendo ad una ristrutturazione per dargli ancora maggiore modernizzazione.
Quando si parla di “un cinese che fuma”, scusate tanto ma a me viene in mente la celebre sequenza del film “Il Cacciatore” di Michael Cimino, dove assistiamo ad una tragica roulette russa tra due americani (uno dei quali è interpretato da un fantastico Robert De Niro) e la gara è diretta da un orientale – per la verità si tratta di un vietnamita, ma fa lo stesso – che fuma incessantemente: ricordate la sequenza?
Dunque, torniamo alla Cina odierna: accanto ai grandi risultati conseguiti dall’industria del tabacco, c’è da rilevare anche un altro record – meno invidiabile – e cioè quello delle morti per fumo che hanno da tempo superato la soglia di un milione l’anno.
Ed è così che al momento il Governo cinese sta adottando una tattica ambivalente, ma chiaramente sbilanciata verso il mantenimento dello status quo: da una parte incoraggia la prevenzione ma con misure che mostrano il desiderio di rimandare il tutto più avanti; è stata comunque proibita la pubblicità e il marketing del tabacco e sono previsti aumenti delle imposte sul tabacco allo scopo di scoraggiarne il consumo: inoltre, a far tempo dal 2011, nei luoghi pubblici, negli uffici e nei mezzi di trasporto dovrebbe essere proibito fumare.
Inoltre, la Cina è invasa da enormi cartelloni pubblicitari che ritraggono la star del cinema Jack Chan che con un micidiale colpo di arte marziale (karatè o qualche altra diavoleria) sgretola un pacchetto di sigarette.
Evidentemente però, le autorità di governo si rendono conto di non poter fare a meno dell’industria del tabacco, visto che la stessa fornisce allo Stato un contributo dell’8% alla formazione delle entrate; ovvio che è difficile rinunciarvi.
C’è anche da rilevare che in Cina si stanno registrando sempre maggiori sensibilità verso i temi della salute, specie tra i più giovani, che hanno vissuto con apprensione le varie epidemie che si sono susseguite, dalla Sars, all’aviaria e adesso vorrebbero che il loro futuro fosse meno “intossicato” ; comunque, si ha coscienza che in Cina i temi cari all’economia hanno sempre la meglio su altri aspetti e in particolare sulle istanze civili e sociali che si stanno muovendo in quello sterminato Paese.
Per concludere, alcuni dati che fotografano il fenomeno: il 60% dei maschi adulti fuma, mentre le donne si stanno affacciando adesso al “vizio” che finora era loro vietato; ogni anno vengono consumate 2mila miliardi di sigarette da 330milioni di consumatori, con una media di oltre 6.000 sigarette al giorno (media giornaliera 16.6); a queste cifre dobbiamo aggiungere i fumatori passivi che assommano a ben 540 milioni, più di 1.6 per ogni fumatore attivo; comunque sia, il totale degli “intossicati” è di 870 milioni, una cifra colossale, proprio come è qualsiasi cosa che sia Made in China.
La seconda caratteristica, invece, è ancora in grande voga e possiamo dire che l’industria del tabacco è tra le più prospere del paese: i consumatori sono in costante aumento, i profitti sono enormi ed anzi, le maggiori Aziende stanno procedendo ad una ristrutturazione per dargli ancora maggiore modernizzazione.
Quando si parla di “un cinese che fuma”, scusate tanto ma a me viene in mente la celebre sequenza del film “Il Cacciatore” di Michael Cimino, dove assistiamo ad una tragica roulette russa tra due americani (uno dei quali è interpretato da un fantastico Robert De Niro) e la gara è diretta da un orientale – per la verità si tratta di un vietnamita, ma fa lo stesso – che fuma incessantemente: ricordate la sequenza?
Dunque, torniamo alla Cina odierna: accanto ai grandi risultati conseguiti dall’industria del tabacco, c’è da rilevare anche un altro record – meno invidiabile – e cioè quello delle morti per fumo che hanno da tempo superato la soglia di un milione l’anno.
Ed è così che al momento il Governo cinese sta adottando una tattica ambivalente, ma chiaramente sbilanciata verso il mantenimento dello status quo: da una parte incoraggia la prevenzione ma con misure che mostrano il desiderio di rimandare il tutto più avanti; è stata comunque proibita la pubblicità e il marketing del tabacco e sono previsti aumenti delle imposte sul tabacco allo scopo di scoraggiarne il consumo: inoltre, a far tempo dal 2011, nei luoghi pubblici, negli uffici e nei mezzi di trasporto dovrebbe essere proibito fumare.
Inoltre, la Cina è invasa da enormi cartelloni pubblicitari che ritraggono la star del cinema Jack Chan che con un micidiale colpo di arte marziale (karatè o qualche altra diavoleria) sgretola un pacchetto di sigarette.
Evidentemente però, le autorità di governo si rendono conto di non poter fare a meno dell’industria del tabacco, visto che la stessa fornisce allo Stato un contributo dell’8% alla formazione delle entrate; ovvio che è difficile rinunciarvi.
C’è anche da rilevare che in Cina si stanno registrando sempre maggiori sensibilità verso i temi della salute, specie tra i più giovani, che hanno vissuto con apprensione le varie epidemie che si sono susseguite, dalla Sars, all’aviaria e adesso vorrebbero che il loro futuro fosse meno “intossicato” ; comunque, si ha coscienza che in Cina i temi cari all’economia hanno sempre la meglio su altri aspetti e in particolare sulle istanze civili e sociali che si stanno muovendo in quello sterminato Paese.
Per concludere, alcuni dati che fotografano il fenomeno: il 60% dei maschi adulti fuma, mentre le donne si stanno affacciando adesso al “vizio” che finora era loro vietato; ogni anno vengono consumate 2mila miliardi di sigarette da 330milioni di consumatori, con una media di oltre 6.000 sigarette al giorno (media giornaliera 16.6); a queste cifre dobbiamo aggiungere i fumatori passivi che assommano a ben 540 milioni, più di 1.6 per ogni fumatore attivo; comunque sia, il totale degli “intossicati” è di 870 milioni, una cifra colossale, proprio come è qualsiasi cosa che sia Made in China.
domenica, giugno 07, 2009
LO TSUNAMI DELLE MULTE
Ricorderete – almeno i più fedeli tra i mie lettori - che tempo addietro ebbi modo di fare alcune congetture sul meccanismo usato dai Comuni per mettere in bilancio le multe agli automobilisti; in quella sede mi chiesi come si potesse “prevedere” quanto i cittadini sarebbero stati indisciplinati e quindi come fanno gli Enti locali a indicare nel Bilancio di previsione, un aumento del X% (il dato dipende dalla voracità degli amministratori). Adesso abbiamo le idee un po’ più chiare e questo grazie alle indagini delle Forze dell’Ordine sui semafori taroccati (i T-Red) e gli autovelox clonati; in sostanza, alcuni Comuni italiani (direi molti), si mettevano d’accordo con le aziende fornitrici delle strutture tecnologiche e queste provvedevano ad “aggiornare” l’apparecchio con un presunto aumento di infrazioni desiderato.
Da notare che per legge, il 30% dei proventi delle multe deve essere investito nella “sicurezza”; ora ci sarebbe da chiedersi chi controlla che questo rapporto venga mantenuto vivo o che, invece, tali proventi vadano a finire nel calderone solito, dove ci stanno le varie consulenze a favore di amici degli amici, le gite all’estero dell’intera compagine comunale con mogli e eventualmente amanti – per chi ne è provvisto – oppure, e questa è l’ultima chicca, la partecipazione ad eventi culturali in zone amene tipo Cannes o altre città della Costa Azzurra.
Ma torniamo ai taroccamenti: come è noto, il Codice della Strada non prevede un tempo minimo di accensione del giallo; se questo tempo fosse indicato – diciamo a mo’ di esempio – dai 6 agli 8 secondi e se il giallo, dalla luce fissa passasse a quella lampeggiante negli ultimi secondi utili per impegnare l’incrocio, ne guadagnerebbe davvero la sicurezza, ma così non è e quindi ogni struttura si comporta come gli pare.
Ma chi è questa struttura? Anzitutto diciamo subito che stanno nascendo come funghi delle aziende private che girano l’Italia offrendo ai Comuni la classica gallina dalle uova d’oro, cioè il “tutto incluso”, ovverosia la gestione completa dell’intera vita della contravvenzione; questo dal rilevamento dell’infrazione alla riscossione della multa: ovviamente più se ne fa e più si guadagna, sia il Comune ma anche l’azienda che gestisce l’aspetto tecnologico e contabile dell’intera vicenda.
È naturale che in un business del genere non potessero mancare i lestofanti – non dico che siano la maggioranza, ma insomma… - ed infatti le indagini della Magistratura si susseguono a mitraglia; pensate che l’ultima inchiesta ha riguardato un’Azienda che ha come capofila una struttura “off-shore”, cioè situata fuori dei nostri confini e più precisamente in uno dei tanti “paradisi fiscali, ed un sistema di scatole cinesi che, secondo gli inquirenti, si avvale di centinaia di società; questa azienda lavora con 1500 Comuni italiani e nessuno di loro si è sentito in dovere di andare a verificare le credenziali della società; ora infatti si fa tutto a mezzo dell’autocertificazione e quindi è probabile che in sede di stipula del contratto non sia venuto fuori niente, ma almeno dopo ci potremmo aspettare un minimo di controllo; o no??!!
Un’ultima cosa: è noto a noi tutti che le contravvenzioni che ci arrivano a casa riguardano eventi lontani nel tempo e quindi di difficile rintraccio nella memoria; ma è tutto legale, perché la Polizia Municipale ha ancora oggi, per legge, 150 giorni di tempo per la notifica; tale norma, arcaica più di me, serviva quando le ricerche sulla targa e altro, venivano fatte “a mano”, ma adesso, con il computer, bastano pochi secondi, eppure la norma resta in vigore; siccome tutte le norme sono varate per la “sicurezza stradale”, sono così anche i 150 giorni? Non mi pare, ma non si sa mai!!
Da notare che per legge, il 30% dei proventi delle multe deve essere investito nella “sicurezza”; ora ci sarebbe da chiedersi chi controlla che questo rapporto venga mantenuto vivo o che, invece, tali proventi vadano a finire nel calderone solito, dove ci stanno le varie consulenze a favore di amici degli amici, le gite all’estero dell’intera compagine comunale con mogli e eventualmente amanti – per chi ne è provvisto – oppure, e questa è l’ultima chicca, la partecipazione ad eventi culturali in zone amene tipo Cannes o altre città della Costa Azzurra.
Ma torniamo ai taroccamenti: come è noto, il Codice della Strada non prevede un tempo minimo di accensione del giallo; se questo tempo fosse indicato – diciamo a mo’ di esempio – dai 6 agli 8 secondi e se il giallo, dalla luce fissa passasse a quella lampeggiante negli ultimi secondi utili per impegnare l’incrocio, ne guadagnerebbe davvero la sicurezza, ma così non è e quindi ogni struttura si comporta come gli pare.
Ma chi è questa struttura? Anzitutto diciamo subito che stanno nascendo come funghi delle aziende private che girano l’Italia offrendo ai Comuni la classica gallina dalle uova d’oro, cioè il “tutto incluso”, ovverosia la gestione completa dell’intera vita della contravvenzione; questo dal rilevamento dell’infrazione alla riscossione della multa: ovviamente più se ne fa e più si guadagna, sia il Comune ma anche l’azienda che gestisce l’aspetto tecnologico e contabile dell’intera vicenda.
È naturale che in un business del genere non potessero mancare i lestofanti – non dico che siano la maggioranza, ma insomma… - ed infatti le indagini della Magistratura si susseguono a mitraglia; pensate che l’ultima inchiesta ha riguardato un’Azienda che ha come capofila una struttura “off-shore”, cioè situata fuori dei nostri confini e più precisamente in uno dei tanti “paradisi fiscali, ed un sistema di scatole cinesi che, secondo gli inquirenti, si avvale di centinaia di società; questa azienda lavora con 1500 Comuni italiani e nessuno di loro si è sentito in dovere di andare a verificare le credenziali della società; ora infatti si fa tutto a mezzo dell’autocertificazione e quindi è probabile che in sede di stipula del contratto non sia venuto fuori niente, ma almeno dopo ci potremmo aspettare un minimo di controllo; o no??!!
Un’ultima cosa: è noto a noi tutti che le contravvenzioni che ci arrivano a casa riguardano eventi lontani nel tempo e quindi di difficile rintraccio nella memoria; ma è tutto legale, perché la Polizia Municipale ha ancora oggi, per legge, 150 giorni di tempo per la notifica; tale norma, arcaica più di me, serviva quando le ricerche sulla targa e altro, venivano fatte “a mano”, ma adesso, con il computer, bastano pochi secondi, eppure la norma resta in vigore; siccome tutte le norme sono varate per la “sicurezza stradale”, sono così anche i 150 giorni? Non mi pare, ma non si sa mai!!