sabato, luglio 25, 2009
OBAMA E LA SANITA'
Proprio nel momento in cui il Presidente USA, Barack Obama, affronta la riforma più spettacolare e, probabilmente più necessaria alla gente comune americana, il sondaggio più prestigioso degli Stati Uniti – il Rasmussen – conferma il calo di popolarità di Obama e segnala come solo il 49% degli elettori (badate bene, elettori e non cittadini americani) approva l’operato del Presidente.
La riforma del sistema sanitario americano è una di quelle patate bollenti che ha già scottato un Presidente come Bill Clinton che – spinto dalla moglie Hillary – fu costretto a fare marcia indietro visto l’atteggiamento del congresso, nel quale anche i democratici gli votavano contro; analoga situazione sembra che si stia verificando anche adesso: dallo stesso sondaggio il 20% dei democratici non lo seguirebbe in caso di presentazione della legge alla Camera dei Rappresentanti.
Ma quale sarebbe questo progetto che Obama star predisponendo? Per la verità ancora se ne sa poco delle linee guida; si conosce solo l’obiettivo che sarebbe duplice, da una parte dare assistenza anche ai 47milioni di americani che al momento ne sono sprovvisti e dall’altra, risparmiare sulla spesa sanitaria tagliando sprechi e doppioni e informatizzando l’intero sistema con la creazione di una vera e propria assistenza pubblica che, pur abbassando i costi attuali, fornisca ottime prestazioni.
La copertura medica per questi 47milioni di cittadini che ne sono sprovvisti, verrebbe a costare all’erario federale una cifra colossale: più di un trilione di dollari in 10 anni; forse è questa cifra mostruosa che ha indotto alla prudenza i cittadini del sondaggio e i deputati democratici.
E non è certamente bastato l’annuncio di un aumento della tasse di circa il 5% a tutti coloro che guadagnano più di un milione di dollari: va bene che la super tassa è pesante, ma quanti saranno mai i fortunati che guadagnano la cifra indicata? Non certo una moltitudine su cui contare per ripianare le spese della riforma.
La mia speranza è che Obama vada avanti nel suo progetto e che quando arriverà il momento giusto spieghi nei dettagli il funzionamento della riforma, indicando i costi effettivi e le fonti da cui ricavare tali cifre; al momento comunque è sulla graticola ed i giornali d’ispirazione repubblicana si divertono a sparare sul Presidente.
Noi italiani – in materia sanitaria - possiamo fornirgli solo la nostra triste ed amara esperienza: è di oggi il commissariamento dell’intero settore sanitario in Campania e in Molise; motivo del provvedimento? Molto semplice; il Ministero del Welfare ha rilevato nella sanità un “disavanzo strutturale” di 4 miliardi di euro, del quale l’83,39 (3.2 miliardi) è sulle spalle delle Regioni che vanno dal Lazio in giù.
Vediamole queste situazioni: il Lazio ha un disavanzo di 1,7 miliardi (ma per lui non è stato preso ancora nessun provvedimento), mentre la Campania è a -554,5 milioni, la Sicilia – 351, la Puglia -212, la Calabria – 160, la Sardegna – 109, l’Abruzzo -99 ed il Molise (punito!!) – 80,5.
Sinceramente non capisco il motivo per cui le altre regioni in deficit – oltre alla Campania ed al Molise – non abbiamo ancora subito nessuna reprimenda; forse è allo studio qualcosa anche per loro, ma per ora sono solo due le regioni commissariate, le quali, secondo uno studio effettuato dai tecnici ministeriali, avrebbero bisogno di importanti “manovre”: 881milioni per la Campania e 44 per il Molise; questo anche alla luce del paventato minore gettito statale nelle strutture sanitarie locali.
Caro Obama, se ti può essere di conforto…..!!
La riforma del sistema sanitario americano è una di quelle patate bollenti che ha già scottato un Presidente come Bill Clinton che – spinto dalla moglie Hillary – fu costretto a fare marcia indietro visto l’atteggiamento del congresso, nel quale anche i democratici gli votavano contro; analoga situazione sembra che si stia verificando anche adesso: dallo stesso sondaggio il 20% dei democratici non lo seguirebbe in caso di presentazione della legge alla Camera dei Rappresentanti.
Ma quale sarebbe questo progetto che Obama star predisponendo? Per la verità ancora se ne sa poco delle linee guida; si conosce solo l’obiettivo che sarebbe duplice, da una parte dare assistenza anche ai 47milioni di americani che al momento ne sono sprovvisti e dall’altra, risparmiare sulla spesa sanitaria tagliando sprechi e doppioni e informatizzando l’intero sistema con la creazione di una vera e propria assistenza pubblica che, pur abbassando i costi attuali, fornisca ottime prestazioni.
La copertura medica per questi 47milioni di cittadini che ne sono sprovvisti, verrebbe a costare all’erario federale una cifra colossale: più di un trilione di dollari in 10 anni; forse è questa cifra mostruosa che ha indotto alla prudenza i cittadini del sondaggio e i deputati democratici.
E non è certamente bastato l’annuncio di un aumento della tasse di circa il 5% a tutti coloro che guadagnano più di un milione di dollari: va bene che la super tassa è pesante, ma quanti saranno mai i fortunati che guadagnano la cifra indicata? Non certo una moltitudine su cui contare per ripianare le spese della riforma.
La mia speranza è che Obama vada avanti nel suo progetto e che quando arriverà il momento giusto spieghi nei dettagli il funzionamento della riforma, indicando i costi effettivi e le fonti da cui ricavare tali cifre; al momento comunque è sulla graticola ed i giornali d’ispirazione repubblicana si divertono a sparare sul Presidente.
Noi italiani – in materia sanitaria - possiamo fornirgli solo la nostra triste ed amara esperienza: è di oggi il commissariamento dell’intero settore sanitario in Campania e in Molise; motivo del provvedimento? Molto semplice; il Ministero del Welfare ha rilevato nella sanità un “disavanzo strutturale” di 4 miliardi di euro, del quale l’83,39 (3.2 miliardi) è sulle spalle delle Regioni che vanno dal Lazio in giù.
Vediamole queste situazioni: il Lazio ha un disavanzo di 1,7 miliardi (ma per lui non è stato preso ancora nessun provvedimento), mentre la Campania è a -554,5 milioni, la Sicilia – 351, la Puglia -212, la Calabria – 160, la Sardegna – 109, l’Abruzzo -99 ed il Molise (punito!!) – 80,5.
Sinceramente non capisco il motivo per cui le altre regioni in deficit – oltre alla Campania ed al Molise – non abbiamo ancora subito nessuna reprimenda; forse è allo studio qualcosa anche per loro, ma per ora sono solo due le regioni commissariate, le quali, secondo uno studio effettuato dai tecnici ministeriali, avrebbero bisogno di importanti “manovre”: 881milioni per la Campania e 44 per il Molise; questo anche alla luce del paventato minore gettito statale nelle strutture sanitarie locali.
Caro Obama, se ti può essere di conforto…..!!
venerdì, luglio 24, 2009
IL F.U.S.
In questi giorni si fa un gran parlare di un certo “F.U.S.”, acronimo la cui decodifica non mi era chiara; in un primo tempo ho pensato che si riferisse al “Fondo Unificato per i Salumieri” (categoria notoriamente in crisi), ma poi, mi sono dedicato ad approfondire il problema ed ho scoperto che il vero significato è “Fondo Unico per lo Spettacolo” ed è nient’altro che una grossa somma che lo Stato mette a disposizione del mondo dello spettacolo (una regalia).Quest’anno si parla di quasi 400milioni di euro, ma si prevedono tagli per l’immediato futuro a causa della crisi; comunque vediamo come vengono distribuiti questi soldi: gli Enti Lirici si beccano il 47,5%, oltre ad una cifra fissa di 20milioni destinata alle “Fondazioni lirico-sinfoniche” (che poi sarebbe la stessa zuppa), mentre il 18% va alle attività cinematografiche, il 16% alla prosa, il 13 alle attività musicali, il 2% alla danza e soltanto lo 0,2% al circo (poveri clowns).
Ma quali sono le motivazioni per tali elargizioni? Grosso modo si può dire che lo slogan è questo: fare cultura costa in quanto lo spettacolo che si mette in scena viene a costare più di quello che si riesce ad incassare al botteghino ed ecco così che interviene lo Stato a sanare la situazione.
Chiarito questo aspetto, mi faccio una domanda, anche sulla base di quanto già detto nel mio post del 17 scorso; gli spettacoli lirico-teratrali a cui ho assistito, ovviamente a pagamento, sono sempre risultati “esauriti” ed i biglietti, per la platea, variavano dai 70 ai 100 euro; mi chiedo, come si può fare perché uno spettacolo, dato in un teatro da oltre 1000 posti per una settimana circa, con biglietteria chiusa, possa almeno “fare pari”? Forse bisognerà andare a rivedere i costi e limare qualcosa in quei posti dove si verifica spreco o sperpero per nepotismo o peggio.
Questo perché, è una mia esatta sensazione, ma è anche il pensiero di molti frequentatori, in una struttura dove si sa che alla fine c’è qualcuno che ripiana i debiti, c’è meno attenzione a come si spendono i denari; e adesso, cari “artisti”, non è più il caso si sperperare denaro in spettacoli faraonici con ruoli affidati a tenori o soprani superpagati; i casi sono due: o ci accontentiamo di artisti di costo inferiore (ma non è detto che siano anche di “livello” inferiore) oppure aumentiamo ancora i biglietti e questi sprechi li facciamo pagare alla gente comune, perché mi sembra anche immorale che lo Stato, in questa crisi ancora montante, butti i soldi per pagare cachet stratosferici ad artisti ingordi e molte volte sfiatati, ma “amici” del potente di turno.
Ma torniamo al mio “abbaglio” iniziale, cioè al Fondo Unificato per i Salumieri; la categoria è certamente in crisi, stretta nella morsa dei supermercati che offrono le stesse cose (in apparenza) che offrono loro ma a prezzo molto inferiore; con il ragionamento fatto dagli “artisti”, anche loro si meriterebbero che lo Stato intervenisse per coprire i loro debiti, se vogliono vendere il salame – che a loro costa 10 – allo stesso prezzo della Coop – cioè 5 – rimettendoci così 5 ogni vendita; in questo caso, anziché scendere in piazza per esigere un intervento statale, i poveri salumieri hanno chiuso bottega ed hanno cambiato mestiere.È chiaro – e sono certo che i miei lettori lo hanno pienamente compreso – che sto usando un paragone assurdo, ma questo mi serve per porre in relazione problemi di natura diversa ma che sfociano nello stesso modo: gente innocente – salumieri da una parte e dipendenti degli Enti Lirici dall’altra – che ci rimettono il posto di lavoro e per evidenziare che in questo mondo, gli unici che non ci perdono mai niente sono coloro che “hanno il culo al caldo” e cioè i politici e i loro collaboratori, servi o famigli che siano. Chiaro il concetto??
Ma quali sono le motivazioni per tali elargizioni? Grosso modo si può dire che lo slogan è questo: fare cultura costa in quanto lo spettacolo che si mette in scena viene a costare più di quello che si riesce ad incassare al botteghino ed ecco così che interviene lo Stato a sanare la situazione.
Chiarito questo aspetto, mi faccio una domanda, anche sulla base di quanto già detto nel mio post del 17 scorso; gli spettacoli lirico-teratrali a cui ho assistito, ovviamente a pagamento, sono sempre risultati “esauriti” ed i biglietti, per la platea, variavano dai 70 ai 100 euro; mi chiedo, come si può fare perché uno spettacolo, dato in un teatro da oltre 1000 posti per una settimana circa, con biglietteria chiusa, possa almeno “fare pari”? Forse bisognerà andare a rivedere i costi e limare qualcosa in quei posti dove si verifica spreco o sperpero per nepotismo o peggio.
Questo perché, è una mia esatta sensazione, ma è anche il pensiero di molti frequentatori, in una struttura dove si sa che alla fine c’è qualcuno che ripiana i debiti, c’è meno attenzione a come si spendono i denari; e adesso, cari “artisti”, non è più il caso si sperperare denaro in spettacoli faraonici con ruoli affidati a tenori o soprani superpagati; i casi sono due: o ci accontentiamo di artisti di costo inferiore (ma non è detto che siano anche di “livello” inferiore) oppure aumentiamo ancora i biglietti e questi sprechi li facciamo pagare alla gente comune, perché mi sembra anche immorale che lo Stato, in questa crisi ancora montante, butti i soldi per pagare cachet stratosferici ad artisti ingordi e molte volte sfiatati, ma “amici” del potente di turno.
Ma torniamo al mio “abbaglio” iniziale, cioè al Fondo Unificato per i Salumieri; la categoria è certamente in crisi, stretta nella morsa dei supermercati che offrono le stesse cose (in apparenza) che offrono loro ma a prezzo molto inferiore; con il ragionamento fatto dagli “artisti”, anche loro si meriterebbero che lo Stato intervenisse per coprire i loro debiti, se vogliono vendere il salame – che a loro costa 10 – allo stesso prezzo della Coop – cioè 5 – rimettendoci così 5 ogni vendita; in questo caso, anziché scendere in piazza per esigere un intervento statale, i poveri salumieri hanno chiuso bottega ed hanno cambiato mestiere.È chiaro – e sono certo che i miei lettori lo hanno pienamente compreso – che sto usando un paragone assurdo, ma questo mi serve per porre in relazione problemi di natura diversa ma che sfociano nello stesso modo: gente innocente – salumieri da una parte e dipendenti degli Enti Lirici dall’altra – che ci rimettono il posto di lavoro e per evidenziare che in questo mondo, gli unici che non ci perdono mai niente sono coloro che “hanno il culo al caldo” e cioè i politici e i loro collaboratori, servi o famigli che siano. Chiaro il concetto??
giovedì, luglio 23, 2009
UN PAIO DI PRECISAZIONI
Nel post di ieri l’altro nel quale ho parlato anche dell’amore, ho usato un concetto che ritengo utile ampliare: si tratta dell’”individualismo” imperante nell’odierna civiltà che, come ho detto varie volte, è dominata dall’uso indiscriminato dell’immagine.
Il continuo bombardamento di immagini audiovisive ed il conseguente fenomeno delle comunicazioni inavvertite, genera quella che viene chiamata “massificazione” che è il complesso di azioni e strumenti per cui i mass media non tanto si rivolgono alla “massa”, bensì “fanno massa”, cioè una moltitudine di persone caratterizzata da un denominatore comune che è appunto “la mentalità”.
Tale mentalità è il complesso di “idee allo stato d’opinione”, idee cioè che arrivano in noi senza passare attraverso il vaglio della nostra ragione cosciente. La mentalità massmediale si caratterizza per alcuni elementi, i quali si possono riassumere in questa prima grossa definizione: “far prendere il ciò che appare per il ciò che è e il ciò che si sente per ciò che vale”; se ci fate caso in questa caratteristica entra anche quanto riportato nel post di ieri sull’essere ed apparire riferito agli uomini politici.
Lasciamo in sospeso quest’ultimo concetto sulla politica (lo riprenderemo dopo) e proseguiamo con il primo aspetto trattato e cioè l’individualismo che – secondo quanto sopra specificato – discende direttamente dalla massificazione; se facciamo mente locale alla definizione sopra riportata, quando diciamo che “prendiamo il ciò che si sente per ciò che vale”, ci arroghiamo il diritto di stabilire delle scale di valori assoluti su ciò che andiamo ad analizzare e quindi possiamo dire che il soggettivismo esasperato indotto dai mass media ci induce ad un protagonismo spesso vuoto e sciocco, ma soprattutto ci fa dire – ovviamente a livello inconscio – che quella cosa vale in quanto piace a me, mentre non vale niente perché a me non piace; appare chiaro che le scelte susseguenti a questa affermazione inconscia sono intrise di individualismo e quindi possono non essere affatto veritiere.
Passiamo adesso a sviluppare la seconda citazione riferita al “futurismo” di Martinetti: il compito, o meglio la missione, del politico è quella di apparire il più possibile sui mezzi che ne possono veicolare l’immagine e giungere così a quello che in pubblicità si chiama “la soglia del ricordo”, oltre la quale c’è la “conoscenza” del prodotto o dell’uomo politico; avrete notato che parlo d’immagine e non di contenuto, in quanto spero che sia risultato chiaro come tale aspetto risulti ormai superfluo e superato.
Per questo aspetto mi sembra appropriato citare quanto sta accadendo in casa PD, dove in previsione del congresso del prossimo ottobre, si stanno aggiungendo varie candidature a quelle – chiamiamole così – “istituzionali” di Bersani e Franceschini per la segreteria del partito; ha cominciato Marino, oscuro senatore che cerca di cavalcare la notorietà acquisita per una battaglia sul laicismo; ha proseguito Beppe Grillo, sempre disponibile a salire sul palcoscenico e - da consumato attore – a interpretare una parte che gli si addica.
Quest’ultimo sembra estromesso “d’ufficio” in quanto non è stata accettata l’iscrizione al partito ed allora gli potrebbe subentrare Nicolini: chi è costui? Ha una sua “notorietà” che gli proviene dall’essere stato l’inventore delle “notti romane” quando era Assessore del Comune di Roma. Di questi, nessuno ha una idea politica, ma solo slogan propagandistici; nessuno propugna una ideologia e quindi deve fermarsi alle battute contro Berlusconi; tutti, però, fanno a gara per passare in TV, anche se non hanno niente da dire, anzi, proprio perché non hanno niente da dire, ma solo “da apparire”!!
Il continuo bombardamento di immagini audiovisive ed il conseguente fenomeno delle comunicazioni inavvertite, genera quella che viene chiamata “massificazione” che è il complesso di azioni e strumenti per cui i mass media non tanto si rivolgono alla “massa”, bensì “fanno massa”, cioè una moltitudine di persone caratterizzata da un denominatore comune che è appunto “la mentalità”.
Tale mentalità è il complesso di “idee allo stato d’opinione”, idee cioè che arrivano in noi senza passare attraverso il vaglio della nostra ragione cosciente. La mentalità massmediale si caratterizza per alcuni elementi, i quali si possono riassumere in questa prima grossa definizione: “far prendere il ciò che appare per il ciò che è e il ciò che si sente per ciò che vale”; se ci fate caso in questa caratteristica entra anche quanto riportato nel post di ieri sull’essere ed apparire riferito agli uomini politici.
Lasciamo in sospeso quest’ultimo concetto sulla politica (lo riprenderemo dopo) e proseguiamo con il primo aspetto trattato e cioè l’individualismo che – secondo quanto sopra specificato – discende direttamente dalla massificazione; se facciamo mente locale alla definizione sopra riportata, quando diciamo che “prendiamo il ciò che si sente per ciò che vale”, ci arroghiamo il diritto di stabilire delle scale di valori assoluti su ciò che andiamo ad analizzare e quindi possiamo dire che il soggettivismo esasperato indotto dai mass media ci induce ad un protagonismo spesso vuoto e sciocco, ma soprattutto ci fa dire – ovviamente a livello inconscio – che quella cosa vale in quanto piace a me, mentre non vale niente perché a me non piace; appare chiaro che le scelte susseguenti a questa affermazione inconscia sono intrise di individualismo e quindi possono non essere affatto veritiere.
Passiamo adesso a sviluppare la seconda citazione riferita al “futurismo” di Martinetti: il compito, o meglio la missione, del politico è quella di apparire il più possibile sui mezzi che ne possono veicolare l’immagine e giungere così a quello che in pubblicità si chiama “la soglia del ricordo”, oltre la quale c’è la “conoscenza” del prodotto o dell’uomo politico; avrete notato che parlo d’immagine e non di contenuto, in quanto spero che sia risultato chiaro come tale aspetto risulti ormai superfluo e superato.
Per questo aspetto mi sembra appropriato citare quanto sta accadendo in casa PD, dove in previsione del congresso del prossimo ottobre, si stanno aggiungendo varie candidature a quelle – chiamiamole così – “istituzionali” di Bersani e Franceschini per la segreteria del partito; ha cominciato Marino, oscuro senatore che cerca di cavalcare la notorietà acquisita per una battaglia sul laicismo; ha proseguito Beppe Grillo, sempre disponibile a salire sul palcoscenico e - da consumato attore – a interpretare una parte che gli si addica.
Quest’ultimo sembra estromesso “d’ufficio” in quanto non è stata accettata l’iscrizione al partito ed allora gli potrebbe subentrare Nicolini: chi è costui? Ha una sua “notorietà” che gli proviene dall’essere stato l’inventore delle “notti romane” quando era Assessore del Comune di Roma. Di questi, nessuno ha una idea politica, ma solo slogan propagandistici; nessuno propugna una ideologia e quindi deve fermarsi alle battute contro Berlusconi; tutti, però, fanno a gara per passare in TV, anche se non hanno niente da dire, anzi, proprio perché non hanno niente da dire, ma solo “da apparire”!!
mercoledì, luglio 22, 2009
L'ATTUALITA' DEL FUTURISMO
Nel film “Vincere” di Marco Bellocchio, che ho avuto modo di vedere, in quanto incaricato della “lettura” da parte della rivista per cui scrivo, appare – nel contesto ben più ampio dell’ascesa di Mussolini al potere – la presenza storica e, in parte anche politica del “futurismo” e del suo ideatore Marinetti.
Nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare della cosa con un mio caro amico e insieme abbiamo convenuto che il movimento non è solo da valutare sotto il profilo pittorico, ma anche e, forse soprattutto, sotto l’aspetto antropologico.
Infatti Marinetti, con l’esasperazione della velocità, intesa come un valore assoluto, non faceva altro che anticipare la globalizzazione, quel “fenomeno” che stiamo vivendo attualmente e che consiste nell’omologare l’intero pianeta ad un unico modello economico, attraverso la rapidità impressa agli scambi commerciali.
Un’altra peculiarità del “futurismo” è l’accorgersi che l’uomo è soltanto quello che appare e non quello che vale; Marinetti fu il primo a dare priorità assoluta al modo con cui si riesce a mostrarsi, rispetto alle qualità intrinseche proprie del singolo individuo.
Ed anche questa, se permettete, non è stata altro che una anticipazione di quello che accade oggi, cioè il desiderio smodato di apparire e diventare famoso/a attraverso la sola “conoscenza” del pubblico; e ciò non solo nello spettacolo ma anche in politica.
Mi è capitato, la scorsa settimana, di vedere alcuni servizi sulla festa organizzata a New York in occasione del compleanno di Mandela; ebbene, nel momento in cui la Carla Bruni ha intonato la propria canzone, le telecamere delle varie televisioni presenti all’evento, si sono spostate in sala dove un soddisfatto coniuge sorrideva compiaciuto: questi era quel Sarkozy che riveste la carica di Presidente dei francesi e che ci saremmo aspettati di vederle in ben altra sede e circostanza, .
E badate bene che Sarkozy non commette nessun errore! Anche il più illustre uomo di stato “deve rendersi visibile” il più spesso possibile, al fine di poter aumentare la sua popolarità alla stessa stregua di quello che fa un cantante o un attore di cinema.
Ma questa “moda” quando ha avuto inizio? Non certo nell’immediato dopoguerra, perché solo al pensare ad un De Gasperi o ad un Togliatti che applaude la moglie in una arena ricolma da diecine di migliaia di spettatori, mi fa venire l’orticaria. Cosicché possiamo datare questo nuovo atteggiamento dei politici con l’entrata in politica di Berlusconi – anni ’90 – ma soprattutto dall’esplosione del mezzo televisivo, diventato unico elemento “di verità” per tutta la gente. E in questo contesto è ben difficile battere il nostro Presidente del Consiglio sul campo della comunicazione mediatica!!
Così stando le cose, il politico si è “costretto” ad apparire il più spesso possibile e, ben si sa, la quantità va a scapito della qualità, ed infatti gli interventi quotidiani dei nostri politici non brillano certo per autorevolezza.
Un altro elemento che ha giocato a favore dell’”apparire” è la sostanziale cancellazione di tutte le ideologie, considerate “inutili” e “superate”; vorrei sapere se qualcuno di voi può rilevare differenze ideologiche tra i due blocchi attualmente in campo?! E invece, ritengo che per avere una battaglia politica basata sulle idee e non sulle battute, sia indispensabile ritornare alla vecchia, cara e insuperabile ideologia, quella cosa che non può essere contrabbandata in mezzo alle veline ma ha una sua valenza assoluta e i due contendenti sono costretti a mostrare ognuno la propria; e tra queste la gente scelga quella che le sembra la migliore e poi si fanno i conti. Chiaro il concetto??!!
Nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare della cosa con un mio caro amico e insieme abbiamo convenuto che il movimento non è solo da valutare sotto il profilo pittorico, ma anche e, forse soprattutto, sotto l’aspetto antropologico.
Infatti Marinetti, con l’esasperazione della velocità, intesa come un valore assoluto, non faceva altro che anticipare la globalizzazione, quel “fenomeno” che stiamo vivendo attualmente e che consiste nell’omologare l’intero pianeta ad un unico modello economico, attraverso la rapidità impressa agli scambi commerciali.
Un’altra peculiarità del “futurismo” è l’accorgersi che l’uomo è soltanto quello che appare e non quello che vale; Marinetti fu il primo a dare priorità assoluta al modo con cui si riesce a mostrarsi, rispetto alle qualità intrinseche proprie del singolo individuo.
Ed anche questa, se permettete, non è stata altro che una anticipazione di quello che accade oggi, cioè il desiderio smodato di apparire e diventare famoso/a attraverso la sola “conoscenza” del pubblico; e ciò non solo nello spettacolo ma anche in politica.
Mi è capitato, la scorsa settimana, di vedere alcuni servizi sulla festa organizzata a New York in occasione del compleanno di Mandela; ebbene, nel momento in cui la Carla Bruni ha intonato la propria canzone, le telecamere delle varie televisioni presenti all’evento, si sono spostate in sala dove un soddisfatto coniuge sorrideva compiaciuto: questi era quel Sarkozy che riveste la carica di Presidente dei francesi e che ci saremmo aspettati di vederle in ben altra sede e circostanza, .
E badate bene che Sarkozy non commette nessun errore! Anche il più illustre uomo di stato “deve rendersi visibile” il più spesso possibile, al fine di poter aumentare la sua popolarità alla stessa stregua di quello che fa un cantante o un attore di cinema.
Ma questa “moda” quando ha avuto inizio? Non certo nell’immediato dopoguerra, perché solo al pensare ad un De Gasperi o ad un Togliatti che applaude la moglie in una arena ricolma da diecine di migliaia di spettatori, mi fa venire l’orticaria. Cosicché possiamo datare questo nuovo atteggiamento dei politici con l’entrata in politica di Berlusconi – anni ’90 – ma soprattutto dall’esplosione del mezzo televisivo, diventato unico elemento “di verità” per tutta la gente. E in questo contesto è ben difficile battere il nostro Presidente del Consiglio sul campo della comunicazione mediatica!!
Così stando le cose, il politico si è “costretto” ad apparire il più spesso possibile e, ben si sa, la quantità va a scapito della qualità, ed infatti gli interventi quotidiani dei nostri politici non brillano certo per autorevolezza.
Un altro elemento che ha giocato a favore dell’”apparire” è la sostanziale cancellazione di tutte le ideologie, considerate “inutili” e “superate”; vorrei sapere se qualcuno di voi può rilevare differenze ideologiche tra i due blocchi attualmente in campo?! E invece, ritengo che per avere una battaglia politica basata sulle idee e non sulle battute, sia indispensabile ritornare alla vecchia, cara e insuperabile ideologia, quella cosa che non può essere contrabbandata in mezzo alle veline ma ha una sua valenza assoluta e i due contendenti sono costretti a mostrare ognuno la propria; e tra queste la gente scelga quella che le sembra la migliore e poi si fanno i conti. Chiaro il concetto??!!
martedì, luglio 21, 2009
LA DIVISA, IL POTERE E L'AMORE
Ricorderete che alcuni giorni fa ho parlato di un tragico incidente in cui ha perso la vita una ragazza di appena 18 anni; ricorderete anche che l’incidente è stato provocato da un’auto-civetta dei Vigili Urbani in servizio “antri-degrado”, con una prostituita di origine russa a bordo, che veniva scortata alla Polizia Scientifica per essere fotografata.
Adesso è arrivata anche la conferma dell’assessore competente che ha ammesso quello che non era più possibile tenere nascosto: l’auto dei vigili ha passato l’incrocio con il rosso, a velocità sostenuta e con la sirena usata “a intermittenza”; niente è stato detto circa il motivo della velocità con cui la pattuglia portava la ragazza ad essere fotografata, cioè se era un ordine perentorio facente parte del protocollo d’intervento oppure se è stata una scelta dell’autista, il quale – 52 anni – è stato definito un uomo d’esperienza, ma chi lo conosce ha aggiunto che questa esperienza si è consumata quasi per intero alla guida dell’auto di rappresentanza di un assessore.
L’inchiesta ovviamente prosegue, ma permettete che anch’io dica la mia, a proposito di alcune realtà che conosco, purtroppo, date le tante primavere che sono situate sul mio groppone: per gli italiani (non so se questo atteggiamento è proprio anche di altri Paesi), l’indossare la divisa è sinonimo di “potere” e non di “servizio” come dovrebbe essere; infatti, colui che la indossa – dal vigile all’ammiraglio – ha tale indumento proprio perché è investito della responsabilità di un servizio che viene reso alla collettività; ed invece la divisa, le mostrine, gli stivaloni, gli alamari e quant’altro fa parte del “costume” indossato dal comune mortale, lo fa assurgere ad un “uomo di potere”; a questo proposito, per chi non lo avesse visto, consiglio il vecchio ma sempre attualissimo film “Il Vigile”, diretto da Luigi Zampa e interpretato da Alberto Sordi.
Ed esercitare il potere, amici mie, è quanto l’uomo desidera maggiormente tra le cose che gli possono toccare su questa terra; e qui, mi torna comodo un detto – credo siciliano – che dice “comandare è meglio che fottere”, in cui l’esercizio del potere viene anteposto a quello che è comunemente considerato il massimo del piacere terreno.
Nel detto sopra citrato, oltre che il termine comandare, c’è anche l’altro – “fottere” che, secondo il Devoto Oli, significa “congiungersi carnalmente con una donna”, quello che oggi, più semplicemente diciamo “fare all’amore”. E qui siamo arrivati all’ultimo concetto che voglio esprimere, quello dell’”amore”; badate bene che in un atto squisitamente materiale come il fottere viene immesso un concetto antitetico come l’amore, direi il più alto sentimento che un essere umano possa esprimere.
E allora diamo la definizione di questo benedetto “amore”: per questo non mi avvalgo del Devoto-Oli, ma faccio di testa mia e dico che l’amore è “la donazione, completa (totale) e disinteressata dell’uno all’altro e dell’altro all’uno”; e si comprende subito che l’amore non ha e non potrà mai avere nessun contatto con il potere, in quanto al disinteresse materiale del primo, sta l’interesse per il proprio piacere del secondo.
Ma nella società contemporanea, nella quale ogni individuo ha una propria individualità che gli viene inculcata dai mass media – la TV in testa – è ancora possibile una cosa così sublime come la donazione per amore? Difficile a dirsi, ma certo che se l’uomo di oggi non sente il bisogno di ritornare a sentimenti “totali” come l’amore, non c’è più veramente via di scampo, in quanto tutto il resto è bruta materialità che genera soltanto
Il “fottere”. Ma chi è disposto a questa “donazione”? Tutti dovrebbero, perché questo sentimento non ha età né differenze sociali è l’unica cosa veramente “cosmica”, la sola speranza di diversificarsi dalle bestie: se non la cogliamo rimaniamo bestie!!
Adesso è arrivata anche la conferma dell’assessore competente che ha ammesso quello che non era più possibile tenere nascosto: l’auto dei vigili ha passato l’incrocio con il rosso, a velocità sostenuta e con la sirena usata “a intermittenza”; niente è stato detto circa il motivo della velocità con cui la pattuglia portava la ragazza ad essere fotografata, cioè se era un ordine perentorio facente parte del protocollo d’intervento oppure se è stata una scelta dell’autista, il quale – 52 anni – è stato definito un uomo d’esperienza, ma chi lo conosce ha aggiunto che questa esperienza si è consumata quasi per intero alla guida dell’auto di rappresentanza di un assessore.
L’inchiesta ovviamente prosegue, ma permettete che anch’io dica la mia, a proposito di alcune realtà che conosco, purtroppo, date le tante primavere che sono situate sul mio groppone: per gli italiani (non so se questo atteggiamento è proprio anche di altri Paesi), l’indossare la divisa è sinonimo di “potere” e non di “servizio” come dovrebbe essere; infatti, colui che la indossa – dal vigile all’ammiraglio – ha tale indumento proprio perché è investito della responsabilità di un servizio che viene reso alla collettività; ed invece la divisa, le mostrine, gli stivaloni, gli alamari e quant’altro fa parte del “costume” indossato dal comune mortale, lo fa assurgere ad un “uomo di potere”; a questo proposito, per chi non lo avesse visto, consiglio il vecchio ma sempre attualissimo film “Il Vigile”, diretto da Luigi Zampa e interpretato da Alberto Sordi.
Ed esercitare il potere, amici mie, è quanto l’uomo desidera maggiormente tra le cose che gli possono toccare su questa terra; e qui, mi torna comodo un detto – credo siciliano – che dice “comandare è meglio che fottere”, in cui l’esercizio del potere viene anteposto a quello che è comunemente considerato il massimo del piacere terreno.
Nel detto sopra citrato, oltre che il termine comandare, c’è anche l’altro – “fottere” che, secondo il Devoto Oli, significa “congiungersi carnalmente con una donna”, quello che oggi, più semplicemente diciamo “fare all’amore”. E qui siamo arrivati all’ultimo concetto che voglio esprimere, quello dell’”amore”; badate bene che in un atto squisitamente materiale come il fottere viene immesso un concetto antitetico come l’amore, direi il più alto sentimento che un essere umano possa esprimere.
E allora diamo la definizione di questo benedetto “amore”: per questo non mi avvalgo del Devoto-Oli, ma faccio di testa mia e dico che l’amore è “la donazione, completa (totale) e disinteressata dell’uno all’altro e dell’altro all’uno”; e si comprende subito che l’amore non ha e non potrà mai avere nessun contatto con il potere, in quanto al disinteresse materiale del primo, sta l’interesse per il proprio piacere del secondo.
Ma nella società contemporanea, nella quale ogni individuo ha una propria individualità che gli viene inculcata dai mass media – la TV in testa – è ancora possibile una cosa così sublime come la donazione per amore? Difficile a dirsi, ma certo che se l’uomo di oggi non sente il bisogno di ritornare a sentimenti “totali” come l’amore, non c’è più veramente via di scampo, in quanto tutto il resto è bruta materialità che genera soltanto
Il “fottere”. Ma chi è disposto a questa “donazione”? Tutti dovrebbero, perché questo sentimento non ha età né differenze sociali è l’unica cosa veramente “cosmica”, la sola speranza di diversificarsi dalle bestie: se non la cogliamo rimaniamo bestie!!
lunedì, luglio 20, 2009
LA SPECULAZIONE NON DEMORDE
In occasione del recente G8 tenutosi a L’Aquila, tutti i partecipanti si sono sperticati in discorsi contro la speculazione, sia finanziaria che sulle materie prime. E l’elenco delle promesse fatte dai Grandi della Terra è lunghissimo e da questo dovrebbe prendere vita un capitalismo “etico”, come è stato definito da più parti; il significato di tale termine è “attività umana valutabile con criterio di distinzione tra il bene e il male”. Sulla base di ciò, noi gente comune, ci saremmo aspettati un piano per costruire un nuovo modello di capitalismo sulla base anche di quanto la Chiesa continua a riproporre.
E invece, dopo un fiorire di tali “intenzioni”, si deve sentire alcune notizie allarmanti, specie perché la grande stampa internazionale si limita a “sussurrarle” senza fare mai nomi e cognomi: negli ultimi mesi è in atto una fortissima speculazione sui “futures” basati sulle materie prime (grano, mais, rame, petrolio, legno, zucchero, olio, per citare le più note), e questi movimenti hanno già provocato i primi contraccolpi: da gennaio ad oggi il rame è salito del 57% ed il petrolio del 51%
Tali aumenti sembrano dovuti a manovre di alcune banche d’affari come la Goldman Sachs e degli Etf; questi ultimi sono dei fondi comuni specializzati anche in materie prime ed hanno una tale forza da essere intervenuti anche nella trattativa per l’acquisizione della Opel.
La speculazione appare così forte e ben distribuita da impensierire tutti; basti pensare che sta toccando quasi tutti i comparti fondamentali dell’economia, dall’auto alle costruzioni e fino all’alimentazione; tutto questo induce gli esperti a parlare di “nuova bolla speculativa” che sta avanzando nel nostro mondo finanziario.
Abbiamo detto poco sopra che al comando di questa manovra c’è una “banca d’affari”; ebbene di questa categoria di aziende di credito, quella che è diventata più conosciuta al grosso pubblico è la “Lehman Brothers”, saltata in aria negli Stati Uniti, con centinaia di miliardi di dollari che sono andati in fumo; ebbene, questa banca controllava una gran quantità di società di vario genere, sparse nel mondo, e tutte finite in amministrazione controllata; per toccare con mano l’entità del fenomeno, dobbiamo dire che queste società “in affaticamento” sono 20 negli USA, una alle Cayman e una alle Bermuda, 27 in Europa (nessuna in Italia, per fortuna), una in Cina, 7 nelle Filippine, 8 a Hong Kong, 9 a Singapore,11 in Australia, 4 in Giappone e 3 nella Corea del Sud: insomma, una marea di situazioni debitorie che prima o poi dovranno essere sistemate da qualcuno; insomma, un’altra polveriera sulla quale è seduto il mondo.
Ma tutto questo cosa c’entra con il capitalismo etico tanto sbandierato dai Grandi del Mondo? C’entra nel senso che ci mostra come sono le cose reali dell’economia: ognuno tira a fare soldi e se ne frega di tutti gli altri; se questa è “etica” !!!
Volete un altro piccolo esempio? Il costo del denaro, al maggio scorso, sbandierato ai minimi storici, è in Italia il più alto di tutta l’area Euro per i prestiti a breve (4.37% contro il 4,02 degli altri) mentre per i finanziamenti superiori a 5 anni, da noi si paga il 3,87% contro il 4,12% della media europea.
Insomma, oltre alla stretta creditizia tante volte ricordata, c’è da rilevare che i 30 centesimi per i finanziamenti a breve, incidono – a detta delle strutture imprenditoriali – fortemente sull’andamento della nostra economia e quindi penalizzano in particolar modo le piccole e piccolissime imprese, infatti chi ricorre ai prestiti “a breve” sonno soprattutto le micro imprese che fanno operazioni di cassa per “tirare avanti” l’attività” dell’azienda. Spero di essere stato chiaro!!
E invece, dopo un fiorire di tali “intenzioni”, si deve sentire alcune notizie allarmanti, specie perché la grande stampa internazionale si limita a “sussurrarle” senza fare mai nomi e cognomi: negli ultimi mesi è in atto una fortissima speculazione sui “futures” basati sulle materie prime (grano, mais, rame, petrolio, legno, zucchero, olio, per citare le più note), e questi movimenti hanno già provocato i primi contraccolpi: da gennaio ad oggi il rame è salito del 57% ed il petrolio del 51%
Tali aumenti sembrano dovuti a manovre di alcune banche d’affari come la Goldman Sachs e degli Etf; questi ultimi sono dei fondi comuni specializzati anche in materie prime ed hanno una tale forza da essere intervenuti anche nella trattativa per l’acquisizione della Opel.
La speculazione appare così forte e ben distribuita da impensierire tutti; basti pensare che sta toccando quasi tutti i comparti fondamentali dell’economia, dall’auto alle costruzioni e fino all’alimentazione; tutto questo induce gli esperti a parlare di “nuova bolla speculativa” che sta avanzando nel nostro mondo finanziario.
Abbiamo detto poco sopra che al comando di questa manovra c’è una “banca d’affari”; ebbene di questa categoria di aziende di credito, quella che è diventata più conosciuta al grosso pubblico è la “Lehman Brothers”, saltata in aria negli Stati Uniti, con centinaia di miliardi di dollari che sono andati in fumo; ebbene, questa banca controllava una gran quantità di società di vario genere, sparse nel mondo, e tutte finite in amministrazione controllata; per toccare con mano l’entità del fenomeno, dobbiamo dire che queste società “in affaticamento” sono 20 negli USA, una alle Cayman e una alle Bermuda, 27 in Europa (nessuna in Italia, per fortuna), una in Cina, 7 nelle Filippine, 8 a Hong Kong, 9 a Singapore,11 in Australia, 4 in Giappone e 3 nella Corea del Sud: insomma, una marea di situazioni debitorie che prima o poi dovranno essere sistemate da qualcuno; insomma, un’altra polveriera sulla quale è seduto il mondo.
Ma tutto questo cosa c’entra con il capitalismo etico tanto sbandierato dai Grandi del Mondo? C’entra nel senso che ci mostra come sono le cose reali dell’economia: ognuno tira a fare soldi e se ne frega di tutti gli altri; se questa è “etica” !!!
Volete un altro piccolo esempio? Il costo del denaro, al maggio scorso, sbandierato ai minimi storici, è in Italia il più alto di tutta l’area Euro per i prestiti a breve (4.37% contro il 4,02 degli altri) mentre per i finanziamenti superiori a 5 anni, da noi si paga il 3,87% contro il 4,12% della media europea.
Insomma, oltre alla stretta creditizia tante volte ricordata, c’è da rilevare che i 30 centesimi per i finanziamenti a breve, incidono – a detta delle strutture imprenditoriali – fortemente sull’andamento della nostra economia e quindi penalizzano in particolar modo le piccole e piccolissime imprese, infatti chi ricorre ai prestiti “a breve” sonno soprattutto le micro imprese che fanno operazioni di cassa per “tirare avanti” l’attività” dell’azienda. Spero di essere stato chiaro!!
domenica, luglio 19, 2009
LE BARCHE E IL FISCO
Sarà che i soldi nelle casse dello Stato non bastano mai, sarà che i bisogni aumentano, fatto sta che adesso, per rastrellare delle risorse da utilizzare nella crisi in atto, il Ministro dell’Economia, il buon Tremonti, tira fuori una nuova idea,partendo da una constatazione: l’evasione fiscale stimata ammonta a 100 miliardi di euro; su questa cifra abbiamo ottenuto nello scorso anno una serie di accertamenti fiscali per un totale di 20 miliardi di euro, a dei quali è stato incassato il 10%, in progresso rispetto al 3% degli anni scorsi, ma sempre poco rispetto al totale degli accertamenti.
Dunque, si diceva che servono soldi e, visto che anche la lotta all’evasione non è molto remunerativa – anche se deve essere proseguita con grandissima lena per una questione di giustizia sociale – il nostro ministro ha guardato la cartina geografica e si deve essere accorto che l’Italia è una penisola, cioè è per tre lati bagnata dal mare e quindi le zone di balneazione, ma anche di attracco natanti, sono parecchie.
Ed allora ha avuto l’idea di attaccare i possessori di natanti, costruendo una sorta di “redditometro” in cui si ragiona pressappoco così: se hai casa in città, al mare ed in montagna, se viaggi per il mondo varie volte all’anno, se usi una Ferrari (o altra auto di valore similare) per i tuoi spostamenti ed hai una barca da 15 metri non è possibile che tutto questo possa rientrare in una denuncia dei redditi da 30mila euro l’anno.
Qui però arriva il problema, in quanto tutto questo passa attraverso un “accertamento” di carattere fiscale, al quale il contribuente preso di mira può opporre ricorso in vari gradi di giudizio; insomma, prima che scucia un centesimo ne deve passare di tempo.
Questo perché l’accertamento viene fatto in forma induttiva, cioè attraverso dei parametri in parte forniti dal contribuente e in parte dagli Enti pubblici e solo incrociando queste cifre si arriva a determinare l’eventuale evasione, alla quale poi segue l’accertamento, i ricorsi nelle varie sedi tributarie e via di questo passo.
Io invece, sempre con le mie idee bislacche, avevo messo in piedi e pubblicato su questo blog alcuni anni addietro, un sistema molto più semplice ma efficace e, soprattutto veloce, basato sulla proprietà o il possesso di natanti di lusso.
Dunque, torniamo alla conformazione geografica del nostro Paese; siamo una penisola e quindi girandogli attorno incontriamo una notevole quantità di porti, più o meno grandi, più o meno frequentati da natanti da diporto. Ebbene, gli agenti della Guardia di Finanza dovrebbero compiere delle ispezioni sistematiche a questi luoghi e salire su “TUTTE” le barche attraccate; al signore o signora che riceve i militi, dovrebbe essere chiesto l’atto di proprietà, oppure altro documento attestante il possesso (contratto di noleggio o altro); da questo primo approccio si dovrebbe venire a conoscere se il signor Rossi è il proprietario della barca (valore stimato XXX) o ne è il legittimo possessore (valore del contratto di noleggio XXX).; in tempo reale i militari potrebbero conoscere – via computer – i dati fiscali del signore in questione e, accertata la eventuale “non congruità” tra cifre pagate e beni utilizzati, passare immediatamente a vie di fatto, cioè “fermare” il presunto evasore e portarlo – sull’auto della G.d.F. a sirene spiegate – verso la più vicina Stazione di Polizia o di Carabinieri, dove viene fatto un verbale di accertamento dei fatti riscontrati in porto; insomma fare prendere un po’ di paura al tizio ed ai suoi amici, poi riportarlo sulla barca con il verbale in tasca e passare a visitare il natante vicino; e via così fino a quando non siano stati “TUTTI” controllati. Lo so che verrebbero fuori frasi del tipo “Stato di Polizia” e similari, ma tanto c’è chi lo dice già adesso, quindi…..!!
Dunque, si diceva che servono soldi e, visto che anche la lotta all’evasione non è molto remunerativa – anche se deve essere proseguita con grandissima lena per una questione di giustizia sociale – il nostro ministro ha guardato la cartina geografica e si deve essere accorto che l’Italia è una penisola, cioè è per tre lati bagnata dal mare e quindi le zone di balneazione, ma anche di attracco natanti, sono parecchie.
Ed allora ha avuto l’idea di attaccare i possessori di natanti, costruendo una sorta di “redditometro” in cui si ragiona pressappoco così: se hai casa in città, al mare ed in montagna, se viaggi per il mondo varie volte all’anno, se usi una Ferrari (o altra auto di valore similare) per i tuoi spostamenti ed hai una barca da 15 metri non è possibile che tutto questo possa rientrare in una denuncia dei redditi da 30mila euro l’anno.
Qui però arriva il problema, in quanto tutto questo passa attraverso un “accertamento” di carattere fiscale, al quale il contribuente preso di mira può opporre ricorso in vari gradi di giudizio; insomma, prima che scucia un centesimo ne deve passare di tempo.
Questo perché l’accertamento viene fatto in forma induttiva, cioè attraverso dei parametri in parte forniti dal contribuente e in parte dagli Enti pubblici e solo incrociando queste cifre si arriva a determinare l’eventuale evasione, alla quale poi segue l’accertamento, i ricorsi nelle varie sedi tributarie e via di questo passo.
Io invece, sempre con le mie idee bislacche, avevo messo in piedi e pubblicato su questo blog alcuni anni addietro, un sistema molto più semplice ma efficace e, soprattutto veloce, basato sulla proprietà o il possesso di natanti di lusso.
Dunque, torniamo alla conformazione geografica del nostro Paese; siamo una penisola e quindi girandogli attorno incontriamo una notevole quantità di porti, più o meno grandi, più o meno frequentati da natanti da diporto. Ebbene, gli agenti della Guardia di Finanza dovrebbero compiere delle ispezioni sistematiche a questi luoghi e salire su “TUTTE” le barche attraccate; al signore o signora che riceve i militi, dovrebbe essere chiesto l’atto di proprietà, oppure altro documento attestante il possesso (contratto di noleggio o altro); da questo primo approccio si dovrebbe venire a conoscere se il signor Rossi è il proprietario della barca (valore stimato XXX) o ne è il legittimo possessore (valore del contratto di noleggio XXX).; in tempo reale i militari potrebbero conoscere – via computer – i dati fiscali del signore in questione e, accertata la eventuale “non congruità” tra cifre pagate e beni utilizzati, passare immediatamente a vie di fatto, cioè “fermare” il presunto evasore e portarlo – sull’auto della G.d.F. a sirene spiegate – verso la più vicina Stazione di Polizia o di Carabinieri, dove viene fatto un verbale di accertamento dei fatti riscontrati in porto; insomma fare prendere un po’ di paura al tizio ed ai suoi amici, poi riportarlo sulla barca con il verbale in tasca e passare a visitare il natante vicino; e via così fino a quando non siano stati “TUTTI” controllati. Lo so che verrebbero fuori frasi del tipo “Stato di Polizia” e similari, ma tanto c’è chi lo dice già adesso, quindi…..!!