venerdì, luglio 31, 2009
I DUE GIGANTI MALCONCI
I due giganti dei titolo sono gli Stati Uniti e la Cina - entrambe potenze mondiali sia economiche che militari – e il loro stato di salute, non splendido, ha diverse motivazioni che scopriremo più sotto; l’idea del post mi è venuta quando si è saputo che Cina e America si sono riuniti a Washington in quello che è stato definito il G2 – cioè l’incontro di due “grandi” – e che a me ha suggerito, invece, l’immagine di due pugili grandi e grossi ma un po’ suonati che si sorreggono a vicenda per non cadere.
Ma vediamo lo stato dell’arte: Obama ha grosse difficoltà interne, derivate in massima parte dalla grande avventura della riforma sanitaria, operazione talmente osteggiata da politici e gente comune, da portare l’indice di popolarità del Presidente ad uno sconfortante 49%, con una perdita di quasi venti punti in poco più di un mese.
Ha addirittura contrasti con il suo staff più ristretto, visto che da più parte si mormora che la Clinton stia prendendo le distanze da Obama per ripresentare la sua candidatura tra quattro anni, senza attendere il secondo mandato di Barack; eppure – notate bene – la Hillary fu la musa ispiratrice del coniuge nell’analoga iniziativa in campo sanitario; come mai avrà cambiato idea? Probabilmente perché ha visto che i primi segnali mostrano un bilancio nettamente negativo dell’iniziativa e gli stessi “democratici” ne temono la retorica sociale ed il pesante indebitamento cui andrebbe incontro il bilancio statale.
E a proposito di bilancio, diciamo subito che l’incontro di Washington è servito proprio a questo, cioè a cercare soldi dalla Cina che già è la maggiore creditrice dell’erario americano; ed è così che Obama ha battuto nuovamente cassa agli amici cinesi, promettendo loro di chiudere un occhio – forse tutti e due – sul problema dei diritti umani in Cina e aprendo un dialogo a proposito di un fronte comune per affrontare e risolvere i problemi scaturiti in entrambi i paesi dalla crisi mondiale.
Sull’argomento “crisi economica” anche la Cina ha i suoi grattacapi, sia perché i prodotti a basso costo vengono rifiutati dai paesi che cercano di risparmiare su tutto e quindi scartano il superfluo, sia perché l’economia cinese è sempre più indirizzata ad una dipendenza monetaria dal capitalismo americano; questo perché il fatto di possedere una così grande massa di dollari, “obbliga” il governo cinese a sostenerne il valore e quindi a fare, in un certo senso, il gioco degli Stati Uniti.
Ai tempi di Nixon la grande muraglia cinese venne superata per merito del ping pong, questa volta invece è il basket la chiave di volta della situazione: il più grande giocatore cinese, Yao Ming, è diventato il punto di forza degli Houston Rocket e - dato che il basket è il gioco preferito da Obama – si comprende come sia potuta nascere questa dichiarazione del giocatore: “sia io che il presidente Hu sappiamo quanto sia importante avere buone relazioni con gli USA”, alla quale ha risposto Barack, dicendo “naturalmente come nuovo presidente e come tifoso di basket, ho imparato molto da Yao Ming e da quanto lui sostiene circa la necessità di adattarsi al gioco di squadra”.
Insomma, entrambi i “giganti” hanno necessità di sostenersi reciprocamente, poiché la caduta di uno avrebbe catastrofiche conseguenze anche per l’altro; eppure c’è un punto per il quale non riescono a trovare una sintesi ed è il campo energetico: laddove Obama si è dichiarato disposto a diminuire drasticamente le emissioni di Co2, il presidente cinese Hu non ha preso impegni, rimandando al 2011 qualunque decisione in proposito; è un sostanziale “no” a qualunque riduzione, ma solo con l’insistenza dei partner mondiali ci potrà essere un cambio di strategia; auguriamocelo!!
Ma vediamo lo stato dell’arte: Obama ha grosse difficoltà interne, derivate in massima parte dalla grande avventura della riforma sanitaria, operazione talmente osteggiata da politici e gente comune, da portare l’indice di popolarità del Presidente ad uno sconfortante 49%, con una perdita di quasi venti punti in poco più di un mese.
Ha addirittura contrasti con il suo staff più ristretto, visto che da più parte si mormora che la Clinton stia prendendo le distanze da Obama per ripresentare la sua candidatura tra quattro anni, senza attendere il secondo mandato di Barack; eppure – notate bene – la Hillary fu la musa ispiratrice del coniuge nell’analoga iniziativa in campo sanitario; come mai avrà cambiato idea? Probabilmente perché ha visto che i primi segnali mostrano un bilancio nettamente negativo dell’iniziativa e gli stessi “democratici” ne temono la retorica sociale ed il pesante indebitamento cui andrebbe incontro il bilancio statale.
E a proposito di bilancio, diciamo subito che l’incontro di Washington è servito proprio a questo, cioè a cercare soldi dalla Cina che già è la maggiore creditrice dell’erario americano; ed è così che Obama ha battuto nuovamente cassa agli amici cinesi, promettendo loro di chiudere un occhio – forse tutti e due – sul problema dei diritti umani in Cina e aprendo un dialogo a proposito di un fronte comune per affrontare e risolvere i problemi scaturiti in entrambi i paesi dalla crisi mondiale.
Sull’argomento “crisi economica” anche la Cina ha i suoi grattacapi, sia perché i prodotti a basso costo vengono rifiutati dai paesi che cercano di risparmiare su tutto e quindi scartano il superfluo, sia perché l’economia cinese è sempre più indirizzata ad una dipendenza monetaria dal capitalismo americano; questo perché il fatto di possedere una così grande massa di dollari, “obbliga” il governo cinese a sostenerne il valore e quindi a fare, in un certo senso, il gioco degli Stati Uniti.
Ai tempi di Nixon la grande muraglia cinese venne superata per merito del ping pong, questa volta invece è il basket la chiave di volta della situazione: il più grande giocatore cinese, Yao Ming, è diventato il punto di forza degli Houston Rocket e - dato che il basket è il gioco preferito da Obama – si comprende come sia potuta nascere questa dichiarazione del giocatore: “sia io che il presidente Hu sappiamo quanto sia importante avere buone relazioni con gli USA”, alla quale ha risposto Barack, dicendo “naturalmente come nuovo presidente e come tifoso di basket, ho imparato molto da Yao Ming e da quanto lui sostiene circa la necessità di adattarsi al gioco di squadra”.
Insomma, entrambi i “giganti” hanno necessità di sostenersi reciprocamente, poiché la caduta di uno avrebbe catastrofiche conseguenze anche per l’altro; eppure c’è un punto per il quale non riescono a trovare una sintesi ed è il campo energetico: laddove Obama si è dichiarato disposto a diminuire drasticamente le emissioni di Co2, il presidente cinese Hu non ha preso impegni, rimandando al 2011 qualunque decisione in proposito; è un sostanziale “no” a qualunque riduzione, ma solo con l’insistenza dei partner mondiali ci potrà essere un cambio di strategia; auguriamocelo!!
giovedì, luglio 30, 2009
REALTA' DELLA MIA CITTA'
Qualcuno potrà dirmi: ma chi se ne frega della “tua” città, parla di qualcosa di più “generale”; ma prima di dire questo, leggete il mio post e vedrete che ognuno di voi troverà cose che – più o meno - si ripetono anche nelle vostre realtà cittadine.
Dunque, cominciamo dalla nuova Giunta, fresca di elezione, che ha mandato in Comune un nuovo Sindaco, giovane, rampante, desideroso di fare carriera, insomma quello che ci vuole adesso per fare strada nella politica; il nuovo entrato – come è ormai consuetudine – ha fatto strame di molte cose messe in cantiere dal suo predecessore e, in particolare, ha preso contatto con le autorità romane in merito ad alcuni progetti discussi ed approvati, ma che la cittadinanza mostrava di non condividere: il tracciato dell’alta velocità ferroviaria” e la “tranvia”, una sorta di metropolitana fuori terra che sta per prendere il via in città.
Di entrambi i progetti – ormai accettati dal partito che sosteneva il precedente sindaco e che appoggia anche lui – ha voluto i progetti in dettaglio ed ha dichiarato di essere disponibile a modificare tracciati ed altri impatti urbanistici; insomma ha marcato una netta divisione tra lui e il partito, ponendosi dalla parte della gente in spregio a quello che già era stato deciso dalla nomenklatura politica. Ovviamente tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare come sappiamo bene, ma intanto ha voluto lanciare precisi segnali di “indipendenza” dalle forze politiche, cosa particolarmente gradita dai suoi concittadini.
Ha poi dovuto affrontare due problemi relativi ad altrettante “municipalizzate” e sembra in via di soluzione su entrambi i fronti: la prima – l’azienda di trasporti – ha avuto il vertice decapitato e il Presidente sostituito da un uomo di fiducia del sindaco (ha fatto perdere al comune 250.000 euro di buonuscita, ma in queste cose, sappiamo che si deve pagare); con questa mossa sembra avere placato la lotta tra dirigenza e struttura sindacale che, infatti, si è resa disponibile su alcune questioni di primaria importanza, prima tra tutti la mobilità assicurata in occasione di festività particolari.
L’altra struttura – della nettezza urbana – ha avuto la stessa conclusione, con il vecchio presidente al quale non è stato rinnovato il contratto e la carica affidata ad un “industriale”, amico del sindaco, che ha dichiarato che “non percepirà un euro, ma devolverà il suo stipendio ad iniziative per la città”; il costo rimane, ma se ne potrà riciclare l’importo su progetti specifici: staremo a vedere come si evolverà la cosa.
Ha poi combattuto e vinto una “finta guerra”: era corsa voce che l’U.E. stava vietando la vendita di bevande alcoliche anche in strutture ambulanti che somministrano cibo (nella mia città è tipico il venditore di panini con la trippa accompagnati dal gotto di vino); ebbene, il sindaco si è messo di traverso a tale norma ed ha dato l’esempio, andando personalmente a brindare in un banchino di trippa; perché ho detto “finta”? perché non c’era stato nessun recepimento di tale ordinanza europea che era destinata ad altre situazioni: bravissimo ad utilizzare la situazione!
Conclusione: si sta muovendo benissimo, se non avessi paura di essere frainteso, lo definirei un “berluschino”, usando il diminutivo non come un peggiorativo ma come una “scala” che deriva dalla diversità delle due cariche: insomma, come l’altro, ha capito come muoversi in questo mondo fatto di apparenza e sta cercando – prima della sostanza – il modo di darsi un’immagine nei confronti degli elettori; la prima caratteristica di questa immagine è l’indipendenza dai partiti e questo è già un bellissimo modo di cominciare; speriamo che faccia seguito anche un po’ più di “sostanza”: non dispero, perché la caratura dell’uomo mi sembra che ci sia tutta!!
Dunque, cominciamo dalla nuova Giunta, fresca di elezione, che ha mandato in Comune un nuovo Sindaco, giovane, rampante, desideroso di fare carriera, insomma quello che ci vuole adesso per fare strada nella politica; il nuovo entrato – come è ormai consuetudine – ha fatto strame di molte cose messe in cantiere dal suo predecessore e, in particolare, ha preso contatto con le autorità romane in merito ad alcuni progetti discussi ed approvati, ma che la cittadinanza mostrava di non condividere: il tracciato dell’alta velocità ferroviaria” e la “tranvia”, una sorta di metropolitana fuori terra che sta per prendere il via in città.
Di entrambi i progetti – ormai accettati dal partito che sosteneva il precedente sindaco e che appoggia anche lui – ha voluto i progetti in dettaglio ed ha dichiarato di essere disponibile a modificare tracciati ed altri impatti urbanistici; insomma ha marcato una netta divisione tra lui e il partito, ponendosi dalla parte della gente in spregio a quello che già era stato deciso dalla nomenklatura politica. Ovviamente tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare come sappiamo bene, ma intanto ha voluto lanciare precisi segnali di “indipendenza” dalle forze politiche, cosa particolarmente gradita dai suoi concittadini.
Ha poi dovuto affrontare due problemi relativi ad altrettante “municipalizzate” e sembra in via di soluzione su entrambi i fronti: la prima – l’azienda di trasporti – ha avuto il vertice decapitato e il Presidente sostituito da un uomo di fiducia del sindaco (ha fatto perdere al comune 250.000 euro di buonuscita, ma in queste cose, sappiamo che si deve pagare); con questa mossa sembra avere placato la lotta tra dirigenza e struttura sindacale che, infatti, si è resa disponibile su alcune questioni di primaria importanza, prima tra tutti la mobilità assicurata in occasione di festività particolari.
L’altra struttura – della nettezza urbana – ha avuto la stessa conclusione, con il vecchio presidente al quale non è stato rinnovato il contratto e la carica affidata ad un “industriale”, amico del sindaco, che ha dichiarato che “non percepirà un euro, ma devolverà il suo stipendio ad iniziative per la città”; il costo rimane, ma se ne potrà riciclare l’importo su progetti specifici: staremo a vedere come si evolverà la cosa.
Ha poi combattuto e vinto una “finta guerra”: era corsa voce che l’U.E. stava vietando la vendita di bevande alcoliche anche in strutture ambulanti che somministrano cibo (nella mia città è tipico il venditore di panini con la trippa accompagnati dal gotto di vino); ebbene, il sindaco si è messo di traverso a tale norma ed ha dato l’esempio, andando personalmente a brindare in un banchino di trippa; perché ho detto “finta”? perché non c’era stato nessun recepimento di tale ordinanza europea che era destinata ad altre situazioni: bravissimo ad utilizzare la situazione!
Conclusione: si sta muovendo benissimo, se non avessi paura di essere frainteso, lo definirei un “berluschino”, usando il diminutivo non come un peggiorativo ma come una “scala” che deriva dalla diversità delle due cariche: insomma, come l’altro, ha capito come muoversi in questo mondo fatto di apparenza e sta cercando – prima della sostanza – il modo di darsi un’immagine nei confronti degli elettori; la prima caratteristica di questa immagine è l’indipendenza dai partiti e questo è già un bellissimo modo di cominciare; speriamo che faccia seguito anche un po’ più di “sostanza”: non dispero, perché la caratura dell’uomo mi sembra che ci sia tutta!!
mercoledì, luglio 29, 2009
STATOLATRIA
Il significato della parola che forma il titolo di questo post è – ripreso dal Devoto Oli – “atteggiamento di assoluta e cieca fede per provvedimenti dello Stato”; è un po’ quello che s’intende quando si usa il termine “stato etico”, cioè uno Stato che vuole insegnare ai propri cittadini come comportarsi nella vita. Ed ecco la notizia che ha originato questo scritto: negli USA una madre è stata arrestata perché il figlio undicenne è obeso; il giudice che ha emesso il mandato, la ritiene colpevole di “negligenza nell’educazione del ragazzo” ed ha elevato tale negligenza al rango di reato penale.
È l’esempio di come lo stato moderno tenda ad entrare, in modo sempre più pesante, nei comportamenti privati; mi chiedo e vi chiedo, se il giudice che ha emesso il mandato si è preoccupato delle spese mediche cui lo Stato sarebbe incorso per un pessimo futuro della salute del giovane, oppure lo ha fatto perché il ragazzo non era come tutti gli altri, così come lo vuole la pubblicità e così come anelano di essere tutti i suoi coetanei, cioè glutei scolpiti, torace ben formato e spalle larghe con fianchi stretti, insomma un figurino, un “fighetto”, come si dice qui da noi.
Lo Stato, quindi, con i suoi apparati, vuole “educare” il cittadino, il singolo, perché si adegui agli usi ed agli atteggiamenti di massa, che vengono considerati gli unici “virtuosi”. Infatti, a leggere le riviste mediche e quelle di “healthy” (perfetta salute), dobbiamo essere tutti belli, sani, levigati, magri, giovani – o per lo meno apparirlo – ed essere in continuo movimento, in particolare per lo “jogging” che è ormai diventato una cosa indispensabile per essere considerato “in” da coloro che ti frequentano; apro una breve parentesi: come sono stato “contento” del lieve malore patito da Sarkozy durante questo dannato jogging; e mi sono detto: allora non fa poi così tanto bene correre tutte le mattine; forse gli avrebbe fatto meglio stare un po’ di più a letto con la moglie!!.
Oltre alle leggi ed ai magistrati che stangano a tutto spiano, dobbiamo guardarci anche dall’ossessiva pressione dei media – cioè da coloro che formano l’opinione pubblica – che cercano di rendere donne ed uomini tutti standard, cancellando dalla vista del mondo tutti coloro che con la loro obesità rappresentano un’indecenza, un segno di maleducazione, anzi, stando all’esempio americano, di “cattiva educazione”.
Eppure uno dei pochi ambiti nel quale lo Stato avrebbe potuto intervenire – la velocità delle auto – non lo ha fatto, limitandosi a mettere divieti ed autovelox che lasciano il tempo che trovano (o meglio fanno incassare i Comuni con le multe) ma non risolvono il problema alla radice.
Mi spiego meglio, ma ricordo di averlo già scritto un po’ di tempo addietro: il limite massimo di velocità consentito sulle strade italiane è di 130 chilometri all’ora; ebbene, non capisco a cosa servano le auto che corrono a 180, 200, 250 e perfino 280 chilometri l’ora. Quindi lo Stato, attraverso la struttura che concede l’autorizzazione ad immatricolare ogni veicolo, dovrebbe mettere una sorta di “fermo” che limita la velocità dell’auto al massimo consentito (130 al momento, se dovesse cambiare, si aggiorna il blocco su tutte le auto); inoltre, ogni macchina dovrebbe essere dotata di una specie di “scatola nera” che consenta di visionare il comportamento del guidatore in un periodo di tempo stabilito (un mese?) Se pensiamo che la velocità è uno delle maggiori cause degli incidenti ed è soprattutto quello che genera più morti, mi sembrerebbe doveroso che lo Stato facesse il proprio dovere e frenasse questa smania di correre; ma le lobby dell’auto non lo consentono; ma se il provvedimento serve, dovrebbe passare; o no??!!
Insomma “fighetti” e con l’auto sfrecciante: questo è il nostro orizzonte!!
È l’esempio di come lo stato moderno tenda ad entrare, in modo sempre più pesante, nei comportamenti privati; mi chiedo e vi chiedo, se il giudice che ha emesso il mandato si è preoccupato delle spese mediche cui lo Stato sarebbe incorso per un pessimo futuro della salute del giovane, oppure lo ha fatto perché il ragazzo non era come tutti gli altri, così come lo vuole la pubblicità e così come anelano di essere tutti i suoi coetanei, cioè glutei scolpiti, torace ben formato e spalle larghe con fianchi stretti, insomma un figurino, un “fighetto”, come si dice qui da noi.
Lo Stato, quindi, con i suoi apparati, vuole “educare” il cittadino, il singolo, perché si adegui agli usi ed agli atteggiamenti di massa, che vengono considerati gli unici “virtuosi”. Infatti, a leggere le riviste mediche e quelle di “healthy” (perfetta salute), dobbiamo essere tutti belli, sani, levigati, magri, giovani – o per lo meno apparirlo – ed essere in continuo movimento, in particolare per lo “jogging” che è ormai diventato una cosa indispensabile per essere considerato “in” da coloro che ti frequentano; apro una breve parentesi: come sono stato “contento” del lieve malore patito da Sarkozy durante questo dannato jogging; e mi sono detto: allora non fa poi così tanto bene correre tutte le mattine; forse gli avrebbe fatto meglio stare un po’ di più a letto con la moglie!!.
Oltre alle leggi ed ai magistrati che stangano a tutto spiano, dobbiamo guardarci anche dall’ossessiva pressione dei media – cioè da coloro che formano l’opinione pubblica – che cercano di rendere donne ed uomini tutti standard, cancellando dalla vista del mondo tutti coloro che con la loro obesità rappresentano un’indecenza, un segno di maleducazione, anzi, stando all’esempio americano, di “cattiva educazione”.
Eppure uno dei pochi ambiti nel quale lo Stato avrebbe potuto intervenire – la velocità delle auto – non lo ha fatto, limitandosi a mettere divieti ed autovelox che lasciano il tempo che trovano (o meglio fanno incassare i Comuni con le multe) ma non risolvono il problema alla radice.
Mi spiego meglio, ma ricordo di averlo già scritto un po’ di tempo addietro: il limite massimo di velocità consentito sulle strade italiane è di 130 chilometri all’ora; ebbene, non capisco a cosa servano le auto che corrono a 180, 200, 250 e perfino 280 chilometri l’ora. Quindi lo Stato, attraverso la struttura che concede l’autorizzazione ad immatricolare ogni veicolo, dovrebbe mettere una sorta di “fermo” che limita la velocità dell’auto al massimo consentito (130 al momento, se dovesse cambiare, si aggiorna il blocco su tutte le auto); inoltre, ogni macchina dovrebbe essere dotata di una specie di “scatola nera” che consenta di visionare il comportamento del guidatore in un periodo di tempo stabilito (un mese?) Se pensiamo che la velocità è uno delle maggiori cause degli incidenti ed è soprattutto quello che genera più morti, mi sembrerebbe doveroso che lo Stato facesse il proprio dovere e frenasse questa smania di correre; ma le lobby dell’auto non lo consentono; ma se il provvedimento serve, dovrebbe passare; o no??!!
Insomma “fighetti” e con l’auto sfrecciante: questo è il nostro orizzonte!!
martedì, luglio 28, 2009
LE MISSIONI MILITARI ALL'ESTERO
Il paracadutista morto in una imboscata in Afghanisdtan ed i reiterati attacchi alle nostre truppe che controllano – o dovrebbero farlo – la zona di Herat, hanno suscitato un sacco di polemiche che, strano a dirsi, vedono schieramenti politici eterogenei.
In concreto, il governo – salvo alcuni distinguo di cui parlerò subito dopo – è schierato per il mantenimento della missione militare ed anche l’opposizione è dello stesso parere, salvo il solito Di Pietro che accusa Berlusconi di avere scambiato la pelle dei nostri soldati con l’accesso nella stanza dei bottoni per fare affari in sede di ricostruzione del Paese.
Dicevamo di una voce fuori dal coro nell’esecutivo che governa il Paese: è Bossi che afferma di non ritenere saggio il mandare i nostri figli allo sbaraglio per una cosa peraltro impossibile, cioè l’esportazione della democrazia. In effetti – chi mi segue l’avrà già letto – il volere per forza e con la forza imporre un nostro sistema a coloro che non ci pensano neppure è uno degli errori compiuto dagli americani (sia democratici che repubblicani) e del quale stanno pagando le conseguenze.
Da notare che noi parliamo di “democrazia” ma intendiamo la liberal-democrazia, quella cioè che abbina la forma di stato e di governo con il sistema economico in uso nel Paese; e proprio in Afghanistan si vive una realtà che ha dalla parte opposta un certo Mullah Omar, colui che ha già rimandato a casa i russi con le pive nel sacco e che ha un suo modo di vedere il futuro del proprio paese.
Anzitutto Omar – che è anche genero di Bin Laden – ha compreso che qualsiasi contatto che il suo paese – con la sua società tradizionale, tribale o come si dice da più parti “medioevale - avrà con l’occidente, porterà irrimediabilmente alla disgregazione antropologica e la sua gente verrà ridotta nella miseria più nera; tale situazione, peraltro non se l’è inventata, ma l’ha presa da quanto accaduto nei paesi del Terzo Mondo, dove gli abbiamo portato il rock e la droga e gli abbiamo rubato tutto quello che ci poteva far comodo, lasciando popolazioni disgregate e disadattate.
Ma torniamo all’offensiva in Afghanistan: questa volta l’intento è quello di controllare il posto dove c’è la più estesa superficie del mondo di papaveri destinati alla produzione di oppio, area di competenza dei signori della guerra, adesso diventati anche signori della droga; chiaro che in ballo non ci sono soltanto “valori” o “forme di governo”, ma ci sono anche, forse soprattutto, montagne di dollari, quelli appunto rivenienti dall’eroina che gli afgani non vogliono mollare a nessun costo.
Ma se avete fatto caso, nel titolo di questo mio post, parlo di “missioni”, quindi oltre a quella di cui sopra, vorrei dare qualche notizia sulle altre: sapete che i nostri militari sono impegnati in 20 luoghi del mondo – oltre quelli a disposizione NATO – e che assommano a 9.107 tra soldato e ufficiali? Si va dai 4 soldati di stanza a Cipro ai 2.795 in Afghanistan. Ma sapete uno dei motivi di tali “invasioni”? Semplice; sia gli ufficiali che i subordinati, si beccano delle cifre da capogiro a titolo di “missione” e, poiché non sono proprio luoghi in cui si può fare la bella vita, sono tutti soldi che entrano in tasca puliti e servono, magari, per comprare un appartamento al rientro in Italia.
Mi diceva un amico ufficiale, che c’è la coda per far parte di questi contingenti e che, se qualcuno si accorge di essere stato scavalcato, pianta un casino dell’ottanta.
Quindi, gratitudine ai nostri militari che vanno all’estero e qualcuno ci rimette la pelle, ma guardiamo la cosa da tutti i versi e vedrete che non ci sono eroi!!
Del resto, come si dice, “beato il paese che non ha bisogno di eroi”!!
In concreto, il governo – salvo alcuni distinguo di cui parlerò subito dopo – è schierato per il mantenimento della missione militare ed anche l’opposizione è dello stesso parere, salvo il solito Di Pietro che accusa Berlusconi di avere scambiato la pelle dei nostri soldati con l’accesso nella stanza dei bottoni per fare affari in sede di ricostruzione del Paese.
Dicevamo di una voce fuori dal coro nell’esecutivo che governa il Paese: è Bossi che afferma di non ritenere saggio il mandare i nostri figli allo sbaraglio per una cosa peraltro impossibile, cioè l’esportazione della democrazia. In effetti – chi mi segue l’avrà già letto – il volere per forza e con la forza imporre un nostro sistema a coloro che non ci pensano neppure è uno degli errori compiuto dagli americani (sia democratici che repubblicani) e del quale stanno pagando le conseguenze.
Da notare che noi parliamo di “democrazia” ma intendiamo la liberal-democrazia, quella cioè che abbina la forma di stato e di governo con il sistema economico in uso nel Paese; e proprio in Afghanistan si vive una realtà che ha dalla parte opposta un certo Mullah Omar, colui che ha già rimandato a casa i russi con le pive nel sacco e che ha un suo modo di vedere il futuro del proprio paese.
Anzitutto Omar – che è anche genero di Bin Laden – ha compreso che qualsiasi contatto che il suo paese – con la sua società tradizionale, tribale o come si dice da più parti “medioevale - avrà con l’occidente, porterà irrimediabilmente alla disgregazione antropologica e la sua gente verrà ridotta nella miseria più nera; tale situazione, peraltro non se l’è inventata, ma l’ha presa da quanto accaduto nei paesi del Terzo Mondo, dove gli abbiamo portato il rock e la droga e gli abbiamo rubato tutto quello che ci poteva far comodo, lasciando popolazioni disgregate e disadattate.
Ma torniamo all’offensiva in Afghanistan: questa volta l’intento è quello di controllare il posto dove c’è la più estesa superficie del mondo di papaveri destinati alla produzione di oppio, area di competenza dei signori della guerra, adesso diventati anche signori della droga; chiaro che in ballo non ci sono soltanto “valori” o “forme di governo”, ma ci sono anche, forse soprattutto, montagne di dollari, quelli appunto rivenienti dall’eroina che gli afgani non vogliono mollare a nessun costo.
Ma se avete fatto caso, nel titolo di questo mio post, parlo di “missioni”, quindi oltre a quella di cui sopra, vorrei dare qualche notizia sulle altre: sapete che i nostri militari sono impegnati in 20 luoghi del mondo – oltre quelli a disposizione NATO – e che assommano a 9.107 tra soldato e ufficiali? Si va dai 4 soldati di stanza a Cipro ai 2.795 in Afghanistan. Ma sapete uno dei motivi di tali “invasioni”? Semplice; sia gli ufficiali che i subordinati, si beccano delle cifre da capogiro a titolo di “missione” e, poiché non sono proprio luoghi in cui si può fare la bella vita, sono tutti soldi che entrano in tasca puliti e servono, magari, per comprare un appartamento al rientro in Italia.
Mi diceva un amico ufficiale, che c’è la coda per far parte di questi contingenti e che, se qualcuno si accorge di essere stato scavalcato, pianta un casino dell’ottanta.
Quindi, gratitudine ai nostri militari che vanno all’estero e qualcuno ci rimette la pelle, ma guardiamo la cosa da tutti i versi e vedrete che non ci sono eroi!!
Del resto, come si dice, “beato il paese che non ha bisogno di eroi”!!
lunedì, luglio 27, 2009
I RISPARMI DELLA POLITICA
Ricordate che non molto tempo fa effettuai una specie di screening delle spese degli enti locali, in particolare dei Comuni? Ebbene, poiché la Regione è l’ente locale che si pone tra il Comune e lo Stato, ho fatto un bel salto sulla sedia quando ho letto su un quotidiano che il Presidente della struttura regionale dove io abito, lanciava questo slogan: “tempo di crisi? Allora tagliamo le poltrone”.
Bene, vediamo il progetto: ad oggi abbiamo 79 posti (1 governatore, 13 assessori e 65 consiglieri) che costano ai contribuenti 9,5 milioni di euro l’anno; l’obiettivo è quello di ridurre la compagine a 65 elementi, tagliando 3 assessori e 10 consiglieri, con un costo che passerebbe a 7,5 milioni di euro; il risparmio quindi sarebbe di 2 milioni di euro l’anno che non mi sembra una cifra da buttare.
Ma andiamo a vedere “dentro” la situazione attuale e vediamo a quanto ammontano gli emolumenti lordi in denaro (escludiamo quindi i benefit): il presidente della giunta e quello del consiglio guadagnano 10.5mila euro al mese, gli assessori e i vice presidenti del consiglio 9.4mila euro, i presidenti di gruppo e di commissione 8.8mila euro, i vicepresidenti ed i segretari di commissione 8.2mila euro, mentre i consiglieri “semplici” si portano a casa 7.6mila euro ogni mese; a queste cifre vanno aggiunti 936 euro al mese a titolo di “gettoni di presenza” e 1.000/1.200 euro quali rimborsi chilometrici e per missioni.
Sono belle cifre, sono cifre importanti e – salvo per qualcuno – non compromettono l’esercizio di una eventuali libera professione o la partecipazione ad una azienda personale; questo in conseguenza della sostanziale aleatorietà dell’incarico politico che – pur in presenza di lautissime pensioni – potrebbe distogliere l’individuo dal suo mestiere di partenza.
Ma se poi andiamo al di là dei casi di politici che potrebbero appellarsi al detto “oggi ci sono domani chissà”, vediamo una classe di funzionari e dipendenti in genere che guadagna delle cifre molto importanti, per un lavoro che non è poi così difficile come si vorrebbe far credere; insomma, tra un dipendente dell’azienda “XW” ed un analogo impiegato alla Regione “YZ” (in particolare in Sicilia) ci corre circa un 50%, ovviamente a favore del pubblico, il quale ha dalla sua anche il fatto che – salvo eventuali arresti per motivi scandalosi – non perde il posto neppure se parla male del Papa o di Lenin; e questa sostanziale inamovibilità è una gran bella cosa, specie adesso che, con la crisi in atto, quasi tutte le aziende tendono a scremare la forza lavoro.
Comunque, andiamo avanti nel labirinto delle cifre e, anzitutto congratuliamoci in anticipo, se riusciranno a ridurre il peso dei politici “a stipendio” e, conseguentemente ridurranno di 2milioni di euro il costo di questa voce; ma attenti a gioire troppo in fretta, perché oltre a quello che abbiamo indicato finora, c’è un altro capitolo di spesa che fa capo alla Regione e che costa in maniera impressionante: le consulenze private.
Ebbene, diciamo subito che, ammesso di riuscire a risparmiare i famosi due milioni di euro, ne dobbiamo impiegare 4 (sempre annui) per una serie di parcelle che a chiamarle “strampalate” è dir poco.
Sentite un po’ quelle più singolari: 100mila euro a tale “Fondazione Toscana Sostenibile” onlus, 50mila all’associazione no-profit Kyoto Club Roma, 160mila come distaff (non so cosa voglia dire) per “sviluppo di un indice di rischio finale” e 72,600 per “attività di business process reengenering nel contesto del progetto e-move” (ma che significa?). Ecco dove vanno i nostri quattrini!! Chiaro il concetto??
Bene, vediamo il progetto: ad oggi abbiamo 79 posti (1 governatore, 13 assessori e 65 consiglieri) che costano ai contribuenti 9,5 milioni di euro l’anno; l’obiettivo è quello di ridurre la compagine a 65 elementi, tagliando 3 assessori e 10 consiglieri, con un costo che passerebbe a 7,5 milioni di euro; il risparmio quindi sarebbe di 2 milioni di euro l’anno che non mi sembra una cifra da buttare.
Ma andiamo a vedere “dentro” la situazione attuale e vediamo a quanto ammontano gli emolumenti lordi in denaro (escludiamo quindi i benefit): il presidente della giunta e quello del consiglio guadagnano 10.5mila euro al mese, gli assessori e i vice presidenti del consiglio 9.4mila euro, i presidenti di gruppo e di commissione 8.8mila euro, i vicepresidenti ed i segretari di commissione 8.2mila euro, mentre i consiglieri “semplici” si portano a casa 7.6mila euro ogni mese; a queste cifre vanno aggiunti 936 euro al mese a titolo di “gettoni di presenza” e 1.000/1.200 euro quali rimborsi chilometrici e per missioni.
Sono belle cifre, sono cifre importanti e – salvo per qualcuno – non compromettono l’esercizio di una eventuali libera professione o la partecipazione ad una azienda personale; questo in conseguenza della sostanziale aleatorietà dell’incarico politico che – pur in presenza di lautissime pensioni – potrebbe distogliere l’individuo dal suo mestiere di partenza.
Ma se poi andiamo al di là dei casi di politici che potrebbero appellarsi al detto “oggi ci sono domani chissà”, vediamo una classe di funzionari e dipendenti in genere che guadagna delle cifre molto importanti, per un lavoro che non è poi così difficile come si vorrebbe far credere; insomma, tra un dipendente dell’azienda “XW” ed un analogo impiegato alla Regione “YZ” (in particolare in Sicilia) ci corre circa un 50%, ovviamente a favore del pubblico, il quale ha dalla sua anche il fatto che – salvo eventuali arresti per motivi scandalosi – non perde il posto neppure se parla male del Papa o di Lenin; e questa sostanziale inamovibilità è una gran bella cosa, specie adesso che, con la crisi in atto, quasi tutte le aziende tendono a scremare la forza lavoro.
Comunque, andiamo avanti nel labirinto delle cifre e, anzitutto congratuliamoci in anticipo, se riusciranno a ridurre il peso dei politici “a stipendio” e, conseguentemente ridurranno di 2milioni di euro il costo di questa voce; ma attenti a gioire troppo in fretta, perché oltre a quello che abbiamo indicato finora, c’è un altro capitolo di spesa che fa capo alla Regione e che costa in maniera impressionante: le consulenze private.
Ebbene, diciamo subito che, ammesso di riuscire a risparmiare i famosi due milioni di euro, ne dobbiamo impiegare 4 (sempre annui) per una serie di parcelle che a chiamarle “strampalate” è dir poco.
Sentite un po’ quelle più singolari: 100mila euro a tale “Fondazione Toscana Sostenibile” onlus, 50mila all’associazione no-profit Kyoto Club Roma, 160mila come distaff (non so cosa voglia dire) per “sviluppo di un indice di rischio finale” e 72,600 per “attività di business process reengenering nel contesto del progetto e-move” (ma che significa?). Ecco dove vanno i nostri quattrini!! Chiaro il concetto??