sabato, maggio 17, 2014
SEMBRA UN FILM GIA' VISTO
Ricordate ai primi degli anni ’90 – cioè oltre
20 anni fa – quando sulle televisioni impazzavano altri volti, altre vicende;
avevamo Di Pietro, il Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, Primo Greganti,
Gianstefano Frigerio e, primo tra tutti, il grande accusato, Bettino Craxi.
Sì, avete
indovinato, sto riferendomi alle vicende di tangentopoli, di mani pulite,
chiamatela come volete, di quel grandissimo magna magna che consentiva ai
nostri partiti – ed a molti uomini politici – di mettersi in tasca una
grandissimo quantità di quei soldi che industriali e faccendieri erano
“costretti” a versare loro.
Ebbene,
con l’avvento di un grosso business –
l’Expo del 2015 che si terrà a Milano – il meccanismo sembra che riprenda vita e
si metta di nuovo a produrre tangenti e, conseguentemente, quattrini da
spartirsi tra i soliti, o quali.
Della
struttura di Tangentopoli, molti sono usciti di scena, alcuni sono morti, altri
sono fuori dal giro politico, nessuno, a quanto mi risulta, è ancora in galera;
quindi potremmo dire che l’apparato “umano” è cambiato quasi totalmente, sia
come uomini che come sistema.
Come
uomini, abbiamo una prima sorpresa: Primo Greganti, chiamato all’epoca “il
compagno G”, è ancora della partita e sembra rappresentare la stessa area
politica di allora – il Pci-Pds; un altro redivivo è sicuramente Gianstefano
Frigerio, adesso, come allora, rappresentante dell’area democristiana.
Greganti
si merita due parole in più degli altri; nella vicenda di Tantegentopoli si distinse
da tutti perché difese il PC fino in fondo, tenendo testa a Di Pietro e
facendosi anche un bel po’ di galera, il tutto con dignitosa fermezza, direi
quasi “fiero di essere un martire” che riporta in uso il motto “obbedir
tacendo”.
In quel
periodo, ma anche dopo, alle Feste dell’Unità il Compagno G fu portato in
trionfo come un novello reduce dalla resistenza; l’altro incriminato – il
Frigerio – ebbe a comportarsi in maniera diametralmente opposta e inguaiò tutto
il partito, o comunque il vertice, a cominciare dal Tesoriere nazionale che
ebbe la gogna di essere ripreso dalle TV mentre veniva portato via in manette;
ricordate il Di Pietro gongolante??
Nella
cosiddetta prima repubblica eravamo in presenza di un policentrismo, in cui
anche i piccoli partiti avevano la loro fetta di “quota affari”; nella
situazione politica attuale, i Frigerio e i Greganti si sono adattati
magnificamente al “bipolarismo”: Frigerio provvede al centrodestra, mentre
Greganti si dedica al centrosinistra, attraverso le cooperative (invischiate
pesantemente) storico braccio finanziario del Pci e delle successive
evoluzioni.
La
differenza con quanto avveniva nella Prima Repubblica è molto evidente: lì erano i partiti – prima
degli uomini – a fare gli affari, mentre qui sono soprattutto gli uomini; ma il
sistema è lo stesso: non c’è grande opera pubblica che non richiami sia la criminalità
organizzata e sia quella politica.
L’unica
differenza la possiamo rilevare nel fatto che in questo ultimo caso, non c’è in
ballo un tronco autostradale o un ospedale, ma l’intera Expo 2015, quella
mastodontica operazione che dovrebbe illustrare l’immagine del nostro Paese al
mondo intero; ecco perché in questo caso mi sembra che il governo dovrebbe
prendere il toro per le corna e restituire immediatamente la rispettabilità,
che si è incrinata, alla manifestazione più importante che l’Italia ospita dal
Giubileo del 2000.
Speriamo
che, come allora, non si dica “tanto lo fanno tutti”!!
giovedì, maggio 15, 2014
SCONCERTATI
Come di consueto, prima la notizia: siamo in
Sicilia e l’ex Presidente, Totò Cuffaro, è in carcere, condannato a sette anni
di reclusione per favoreggiamento nei confronti della mafia; nonostante la
reclusione, il nostro Totò continua a percepire un vitalizio di circa seimila euro al mese; quindi abbiamo
questa situazione: lo Stato italiano, da una parte relega questo individuo
nelle patrie galere e dall’altra gli corrisponde questo bel mucchietto di soldi
tutti i mesi, come vitalizio di ex parlamentare del consiglio regionale.
Siete abbastanza sconcertati, come recita il
titolo di questo post? Io lo sono e non
mi vergogno a dire che è una cosa a dir poco scandalosa, anche se tutto
è stato fatto a norma di legge.
Allora, torniamo al nostro protagonista: Totò
Cuffaro – detto “vasa vasa” per la sua abitudine di baciare tutti – è il
personaggio principale di questa storia tipicamente italiana, nella quale la
burocrazia – ancora una volta – abbandona il buon senso e segue la illogicità della
normativa che l’uomo crea a suo esclusivo interesse.
Infatti, sia chiaro che Cuffaro ci può
scandalizzare quanto volete, ma i seimila euro mensili sono perfettamente
legittimi e quindi assolutamente legali.
A questo punto facciamo un piccolo passo indietro:
il governo Monti ha emesso, quando era in
carica, un decreto che taglia stipendi e indennità a parlamentari ed
altri politici che sono accusasti e riconosciuti colpevoli di reati contro la Pubblica
Amministrazione.
Quindi, il decreto sopra indicato non intacca
il privilegio dei Totò, in quanto il reato per il quale è stato incarcerato
non riguarda la Pubblica Amministrazione
ma “solo” la mafia; se vi sembra logico, affari vostri.
Si potrebbe addirittura trarre questo
convincimento: il favoreggiamento ad uno dei “cancri” del Paese è meno
pericoloso del normale reato commesso contro la Pubblica
Amministrazione.
Comunque sia, il nostro Totò – supportato dal
“suo legittimo” vitalizio di seimila euro al mese – sta scontando sette anni di
carcere; questa situazione è chiaramente supportata da una legge che i
politici, quando debbono legiferare su se stessi, rendono il tutto enormemente restrittivo, tanto che arriveremo
a stabilire il colore della cravatta che “deve” avere il reo di una colpa nella
quale è incappato; se la cravatta è di un altro colore, non esiste neppure il
reato; chiaro il concetto??
Ovviamente, mi sembra “ozioso” fare questa
considerazione: il politico Cuffaro, l’uomo pubblico Cuffaro, avrebbe fatto una
figura decisamente migliore se, appena messo piede nelle patrie galere, avesse
rinunciato al vitalizio; tanto, sono certo, i soldi per fare una vita
“discreta” anche in galera, non gli mancano.
Ma, amici miei, siamo in Italia e le cose che
dobbiamo aspettarci sono queste: solo ora si viene a scoprire che il pulman
precipitato dal viadotto di Monteforte Irpino (40 morti) aveva l’obbligatoria
revisione tecnica taroccata e, tanto per non scordarcelo subito, il nostro
“Genny ‘a carogna” con una maglietta che inneggia alla libertà di un delinquente
che ha ucciso un poliziotto e tiene improvvisate conferenze stampa installato
sulle transenne dello stadio.
Il tutto, naturalmente, davanti alle telecamere di tutto il mondo che
ci guarda e ci giudica come se “gli altri” fossero sempre delle “mammolette”;
possiamo avere qualche speranza di essere considerati un “paese normale”?
Ed io, ho diritto di essere sconcertato?
martedì, maggio 13, 2014
PROVIAMO CON LE CAREZZE!!
È una buffa storia
quella che mi accingo a raccontarvi, una di quelle storie che non si sa bene se
prenderle per cose da ridere o da piangere.
Siamo in Germania, a
Berlino, e la signorina Milka Reich (chiaramente è un nome d’arte), 49 anni, un
compagno e due figli, dopo vari lavori, scopre la sua vera “vocazione”: fare
l’accarezzatrice.
I soliti benpensanti
sono pregati di continuare a leggere e non archiviare questa notizia come la
solita pubblicità di una prostituta.
Ma vediamo di cosa si
tratta: partiamo dal regno animale e così scopriamo che il gattino di casa che
fa le fusa e il molosso che mostra le zanne, si accucciano tranquilli quando
vengono carezzati; da questa semplice e banale constatazione nasce l’idea di Frau
Milka: mettersi a fare l’accarezzatrice di professione; ovviamente niente a che
vedere con le carezze di origine sessuale tendenti al solo piacere fisico.
Ovviamente, tale
attività viene messa in piedi anche con una precisa finalità di lucro e infatti
la nostra Milka, per una seduta di un paio di ore di accarezzamento, fissa un
costo di 150 euro: niente di particolarmente esoso, ma solo quanto occorre alla
ragazza per tirare avanti con la sua famiglia.
Ma come avviene tutto
questo? Semplice: si fissa un appuntamento con questa signorina e ci si fa
accarezzare per un paio d’ore, non prima però di avere scambiato qualche
chiacchiera per conoscersi, altrimenti una carezza tra sconosciuti diventa un
“massaggio” che non è proprio la stessa cosa.
Ma torniamo a parlare
della nostra Milka; anzitutto mi incuriosisce la quantità di clienti che la
ragazza riesce ad “accarezzare” ogni giorno: “ho un certo numero di clienti, ma
non riesco a fare più di una o al massimo due sedute al giorno; a volte dopo la
prima sono completamente svuotata e debbo attendere un po’ per ricaricarmi”.
Aggiunge Milka: “non
si può accarezzare senza una partecipazione emotiva, e quindi i confini restano
ambigui; se si rimane distanti allora tanto vale pagare un massaggio, ma se si
va oltre, si sconfina nel sesso”; ovviamente quest’ultima eventualità avviene
abbastanza spesso, naturalmente da parte dei maschi che cadono nell’equivoco e
le chiedono “non sei una prostituta?”.
La scienza medica
mostra interesse per la cosa e la psicanalista Julia Doerr rivela ad un
quotidiano che “i miei pazienti vengono da me per parlare; dopo un’ora pagano e
se ne vanno; ora penso che sarebbe meglio scambiarsi anche qualche carezza per
risolvere i loro problemi”. La facoltà di medicina dell’Università di Vienna,
per bocca del professor Ekmekcioglu, ha scritto un saggio in cui afferma che
l’essere umano ha bisogno di essere sfiorato, dato che abbiamo bisogno di
maggiori contatti corporali; insomma, conferma quanto Frau Milka ha già
scoperto nella pratica quotidiana.
Per concludere, sarà
possibile – in un prossimo futuro – che “le carezze” vengano pagate dalla
mutua? In Germania sembra che la cosa sia fattibile, grazie ad un ticket di
dieci euro che le mutue hanno percepito dai propri assistiti e che ha generato
una sorta di “tesoretto” di 28/miliardi di euro; il governo tedesco ha provato
ad incamerarlo (ha imparato da quello italiano!!), ma le mutue si sono
rifiutate ed hanno deciso di impiegare questi soldi a favore dei loro
“clienti”, anche con nuove prestazioni.
E l’idea sarebbe di
cominciare proprio dalle “carezze”: se è vero che fanno bene anche agli
animali, perché non utilizzarle per gli uomini e le donne, prigionieri nei loro
appartamenti dove nessuno li va mai a trovare e tanto meno li sfiora con delle
carezze.
domenica, maggio 11, 2014
QUI COMANDA GENNY 'A CAROGNA
Leviamo di torno immediatamente qualsiasi
riferimento allo sport, ai “sacri valori” dello sport ed altre baggianate
simili; mettiamola invece così: c’è uno spettacolo per il quale un certo numero
di persone ha pagato un biglietto e, per svariati motivi, lo spettacolo non si
può tenere; chi lo ha deciso? Appunto, Genni ‘a Carogna, al secolo Gennaro Di
Tommaso, figlio di un noto capo della Camorra e “re della curva napoletana”.
Cosa è successo? Semplicemente che poco prima
dell’inizio della partita di finale della Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina,
mentre lo stadio è colmo di tifosi ma anche di autorità politiche che erano lì
proprio per fare passerella, un capo ultras della Roma (non mi chiedete cosa
c’entra perché non lo so e non lo voglio neppure sapere), spara verso un gruppo
di tifosi del Napoli e ne ferisce gravemente uno.
A questo punto scoppia l’inferno: pensate che
se questo fatto venisse trasportato in un cinematografo ci sarebbe stato tutto
quello che abbiamo visto allo Stadio Olimpico? Assolutamente nò, perché i due
fatti non sarebbero mai collegati.
Invece, allo Stadio Olimpico, il suddetto
Genny ‘a carogna, ha subito lanciato un
monito, anzi direi un “ordine” ai giocatori, che recita: “non potete giocare”, “non dovete
giocare”; il messaggio è chiarissimo e, a renderlo ancora più inequivocabile è
“il modo” con cui il bravaccio napoletano ha lanciato i suoi ordini: seduto
sulla recinzione dello stadio, un trono di ferro e di vetro, con il braccio
teso nel saluto fascista!!
Da simile trono, ‘a carogna “riceve” un solo
giocatore – Hamsik del Napoli – al quale detta le richieste; sono due: la prima
è ricevere notizie certe sulle condizioni dei tifosi napoletani feriti e la
seconda è una specifica richiesta di incontrare i capi della tifoseria viola.
Cosa fare? La folla è tranquilla, ma
cominciano i primi fischi; a quel punto .- mentre viene sparsa la voce che
“forse” la partita non si giocherà – un manipoli di agenti in borghese della
Digos si reca nella curva Nord e prende in consegna Genny; mi chiederete: forse
lo hanno arrestato con l’accusa di istigazione alla violenza!! Nossignori; il
capo viene accompagnato in gran segreto insieme ad alcuni suoi “fedelissimi” ad
incontrare i capi dei tifosi viola; il luogo prescelto è il salone d’ingresso
dell’area riservata alle autorità, nella quale sono da poco sfilati il Presidente del Consiglio Renzi, quello del
Coni, Malagò, della Figc, Abete e il solito stuolo di ministri e
sottosegretari. Dalla parte opposta dello stadio, solita manovra: funzionari
della Digos parlano con i capi della tifoseria viola e li accompagnano – per
una via nascosta – nella sala in cui già si trovano gli ultras napoletani.
Anzitutto
gli uomini della Digos rassicurano Genny e i suoi uomini circa le condizioni
del ferito (Ciro Esposito): è grave ma non è in pericolo di vita; viene
chiarito anche che si è trattato di un agguato di tifosi romanisti e, per
concludere, Genny chiede e ottiene la solidarietà dei tifosi viola: niente tifo
né striscioni e neanche le coreografie
annunciate; dopo che tutte le richieste vengono solennemente accettate, Genny
da l’autorizzazione a giocare.
Torniamo
un attimo su Genny ‘a carogna: non è la prima volta che il giovanotto si mette
in mostra e quindi non si può neppure dire che le forze dell’ordine sono state
prese alla sprovvista; eppure nessuno ha mai fatto niente per incanalare la
vicenda su binari più normali; ci aspettiamo che Genny venga convocato da Renzi
per discutere su una nuova legge sulla violenza negli stadi??
Ne
sareste stupiti? Io proprio nò!!