sabato, dicembre 13, 2008
LADRONI IN PARLAMENTO
Non traete delle conclusioni affrettate sul titolo di questo mio post:! Sarebbe troppo facile parlare di ladroni e riferirsi ai parlamentari; invece, in questo caso, i nostri onorevoli sono coloro che subiscono i furti che, ormai, stanno diventando un’abitudine; magari poi ne sono anche gli autori, ma non ci sono prove!
È infatti di ieri il furto subito dalla signora Elisa Pozza Tasca, ex deputata ed ora Presidente dell’associazione “Penelope” che si occupa di ritrovare le persone scomparse; la graziosa signora che si trovava “legalmente” alla Camera dei Deputati per alcuni incontri con la Stampa, si è tolta di dosso il prezioso visone beige (valore 6.000 euro) per rispondere ad un’intervista telefonica, e l’ha adagiato mollemente su una sedia; quando ha terminato l’intervista e si è girata per riprendere il visone ha avuto la sorpresa di non trovarlo più e – dopo le denunce alla P.S. della Camera e al collegio dei Questori – è stata costretta ad andarsene in tailleur; con questo freddo mi immagino gli accidenti che il ladro si sarà beccato dall’infuriata ex deputata!
Ma l’impresa compiuta dai soliti ignoti ai danni della signora Tasca non è un fatto isolato: poco più di un mese fa è stato “colpito” addirittura un ministro, Gianfranco Rotondi, al quale sono state sottratte la valigetta 24 ore e lo splendido impermeabile Burberrys di colore cammello; valore totale del colpo circa 3.500 euro, con l’aggiunta del disagio arrecato al ministro che aveva dentro la valigetta le chiavi di tutti i suoi uffici e recapiti.
I due casi più recenti che ho raccontato, si vanno ad assommare a tanti altri eventi similari che riguardano cellulari (in testa alla classifica delle preferenze ladresche), impermeabili e cappotti, I-Pod, portafogli e borsette; insomma è un continuo furto, per cui si sta pensando di attrezzare Montecitorio con telecamere di sicurezza, ma questa operazione è osteggiata dai difensori della “privacy avanti a tutto”; e poi diciamo la verità, con i bravissimi lettori del labiale che ci sono, chissà quanti intrighi e inciuci vari potrebbero essere scoperti dalla visione e decodifica delle riprese televisive.
Il discorso che viene fatto da tutti gli onorevoli è di netta distinzione delle responsabilità: i furti non possono essere addebitati ai deputati - si dice in giro - in quanto ci sono centinaia di altre persone che frequentano la Camera, dai giornalisti ai funzionari, dagli assistenti dei parlamentari ai “lobbisti”; è tra tutta questa pletora di persone che deve essere ricercato il colpevole, ma non sarà facile individuarlo.
Comunque sia, quando abbiamo parlato dei tantissimi benefit che hanno i politici, non abbiamo indicato che esiste un’assicurazione, ovviamente gratuita, (Assitalia, franchigia 600 euro) per i deputati e per tutti coloro che frequentano il Palazzo con regolare accredito; sulla scorta di questa polizza, basta autocertificare il furto e la somma relativa all’oggetto scomparso verrà prontamente rimborsata.
Comunque l’occasione è “gustosa” per spiegare il motivo del detto “piove, governo ladro”: un tempo il sale era un alimento prezioso ed anche merce di scambio, tanto che gli stessi legionari venivano pagati con il sale, da cui discende la parola “salario”; i trasportatori di merce avevano in massima parte sacchi ricolmi di sale che dovevano pagare il relativo dazio; i funzionari dello Stato addetti alla riscossione, avevano la truffaldina abitudine di bagnare i sacchi del sale facendoli così aumentare di peso e poiché la tassa da pagare era calcolata sul peso dei singoli sacchi, l’aumento degli stessi produceva l’incremento della tassa; da qui il detto che ho sopra citato.
Ovviamente non c’entra niente con gli eventi narrati; e se c’entra, pazienza!!
È infatti di ieri il furto subito dalla signora Elisa Pozza Tasca, ex deputata ed ora Presidente dell’associazione “Penelope” che si occupa di ritrovare le persone scomparse; la graziosa signora che si trovava “legalmente” alla Camera dei Deputati per alcuni incontri con la Stampa, si è tolta di dosso il prezioso visone beige (valore 6.000 euro) per rispondere ad un’intervista telefonica, e l’ha adagiato mollemente su una sedia; quando ha terminato l’intervista e si è girata per riprendere il visone ha avuto la sorpresa di non trovarlo più e – dopo le denunce alla P.S. della Camera e al collegio dei Questori – è stata costretta ad andarsene in tailleur; con questo freddo mi immagino gli accidenti che il ladro si sarà beccato dall’infuriata ex deputata!
Ma l’impresa compiuta dai soliti ignoti ai danni della signora Tasca non è un fatto isolato: poco più di un mese fa è stato “colpito” addirittura un ministro, Gianfranco Rotondi, al quale sono state sottratte la valigetta 24 ore e lo splendido impermeabile Burberrys di colore cammello; valore totale del colpo circa 3.500 euro, con l’aggiunta del disagio arrecato al ministro che aveva dentro la valigetta le chiavi di tutti i suoi uffici e recapiti.
I due casi più recenti che ho raccontato, si vanno ad assommare a tanti altri eventi similari che riguardano cellulari (in testa alla classifica delle preferenze ladresche), impermeabili e cappotti, I-Pod, portafogli e borsette; insomma è un continuo furto, per cui si sta pensando di attrezzare Montecitorio con telecamere di sicurezza, ma questa operazione è osteggiata dai difensori della “privacy avanti a tutto”; e poi diciamo la verità, con i bravissimi lettori del labiale che ci sono, chissà quanti intrighi e inciuci vari potrebbero essere scoperti dalla visione e decodifica delle riprese televisive.
Il discorso che viene fatto da tutti gli onorevoli è di netta distinzione delle responsabilità: i furti non possono essere addebitati ai deputati - si dice in giro - in quanto ci sono centinaia di altre persone che frequentano la Camera, dai giornalisti ai funzionari, dagli assistenti dei parlamentari ai “lobbisti”; è tra tutta questa pletora di persone che deve essere ricercato il colpevole, ma non sarà facile individuarlo.
Comunque sia, quando abbiamo parlato dei tantissimi benefit che hanno i politici, non abbiamo indicato che esiste un’assicurazione, ovviamente gratuita, (Assitalia, franchigia 600 euro) per i deputati e per tutti coloro che frequentano il Palazzo con regolare accredito; sulla scorta di questa polizza, basta autocertificare il furto e la somma relativa all’oggetto scomparso verrà prontamente rimborsata.
Comunque l’occasione è “gustosa” per spiegare il motivo del detto “piove, governo ladro”: un tempo il sale era un alimento prezioso ed anche merce di scambio, tanto che gli stessi legionari venivano pagati con il sale, da cui discende la parola “salario”; i trasportatori di merce avevano in massima parte sacchi ricolmi di sale che dovevano pagare il relativo dazio; i funzionari dello Stato addetti alla riscossione, avevano la truffaldina abitudine di bagnare i sacchi del sale facendoli così aumentare di peso e poiché la tassa da pagare era calcolata sul peso dei singoli sacchi, l’aumento degli stessi produceva l’incremento della tassa; da qui il detto che ho sopra citato.
Ovviamente non c’entra niente con gli eventi narrati; e se c’entra, pazienza!!
venerdì, dicembre 12, 2008
PARLIAMO UN PO' DI USURA
Anzitutto diamo l’esatta definizione del termine, utilizzando, come al solito, il fedele Devoto – Oli; viene definito usura “il prestito di denaro ad un interesse notevolmente superiore a quello corrente e legale”. Questo ci introduce al centro del problema: io ho bisogno di un prestito per sopravvenute esigenze e – anziché alle Banche come di norma – mi vedo costretto a ricorrere agli “usurai” che mi forniscono quanto mi occorre, ma me lo fanno pagare in modo esagerato, facendo addirittura aumentare in modo esponenziale gli interessi di mese in mese.
Ma prima di andare avanti sul problema “usura”, vediamo per quale motivo il povero cristo che ha bisogno di un prestito non può rivolgersi ad una Banca; di norma l’impedimento che non permette questa forma normale di collaborazione è il fatto che il cliente è stato “protestato”, cioè non ha pagato una cambiale nei tempi dovuti ed ha subito quindi la procedura del protesto da parte di un notaio incaricato dal creditore.
Ma allora perché il “protestato” non si rivolge ad altre strutture – finanziarie e compagnia bella – che peraltro fanno una pubblicità massacrante, soprattutto cartacea, nella quale indicano le forme di concessione del prestito (importo, durata e rata mensile) e precisano che queste operazioni vengono effettuate anche a persone che abbiano subito un’azione di protesto?
Me lo sono chiesto tante volte e continuo a chiedermelo perché non sono ancora riuscito a trovare una risposta; il motivo ci sarà ma al momento non lo conosco; certo che una struttura finanziaria è di ben altro spessore, anche “etico”, rispetto al tipico “usuraio” che noi amanti del cinema identifichiamo con il personaggio interpretato da Paolo Stoppa nel film “Amici Miei”.
Queste strutture dedita al credito chiedono, ovviamente, un certo interesse che, peraltro a stare alla pubblicità, non mi è sembrato neppure tanto esoso; comunque teniamo presente il meccanismo che è usato sia dalle banche che dalle finanziarie e, in qualche modo dagli usurai: tutta questa gente ha come scopo sociale della propria azienda quello di “vendere il denaro”, merce trattata in esclusiva; il sistema è semplice: si acquista la merce/denaro ad un costo diciamo di 10 e si rivende a 20, la differenza, chiamata spreed”, depurata di spese generali ed altro, rappresenta il guadagno; se è troppo alto siamo nel campo dell’usura.
Tutto quanto sopra detto, per annunciare un evento che mi meraviglia (non so se il termine è esatto): la nascita di una struttura finanziaria che ha il nome criptico di “MAG”, acronimo di “Mutua Auto Gestione”, il cui scopo è quello di fornire prestiti a interessi zero, basandosi solo sul rapporto di fiducia tra soci e realtà finanziate.
Anzitutto i soci; chi sono? Tutti coloro che sottoscrivono quote della società dal valore minimo di 25 euro; da notare che per costituire una finanziaria riconosciuta dalla legge, occorre un capitale sociale interamente versato di almeno 600 mila euro.
Lo scopo sociale della nascente struttura finanziaria è quello di assicurare credito a tasso zero a persone, famiglie e imprese in difficoltà, offrendo così un’opportunità a chi non può accedere al credito bancario e si potrebbe così esporre al pericolo dell’usura; è strano, ma anche in questo caso non si fa cenno alla possibilità del ricorso alle “finanziarie” e quindi mi chiedo se vengono accomunate alle banche o all’usura.
L’iniziativa è decisamente lodevole ma non può certo considerarsi esaustiva del problema e quindi bisogna agire verso le strutture che esistono già (banche e finanziarie) e vedere se le norme applicate hanno un minimo di eticità.
Ma prima di andare avanti sul problema “usura”, vediamo per quale motivo il povero cristo che ha bisogno di un prestito non può rivolgersi ad una Banca; di norma l’impedimento che non permette questa forma normale di collaborazione è il fatto che il cliente è stato “protestato”, cioè non ha pagato una cambiale nei tempi dovuti ed ha subito quindi la procedura del protesto da parte di un notaio incaricato dal creditore.
Ma allora perché il “protestato” non si rivolge ad altre strutture – finanziarie e compagnia bella – che peraltro fanno una pubblicità massacrante, soprattutto cartacea, nella quale indicano le forme di concessione del prestito (importo, durata e rata mensile) e precisano che queste operazioni vengono effettuate anche a persone che abbiano subito un’azione di protesto?
Me lo sono chiesto tante volte e continuo a chiedermelo perché non sono ancora riuscito a trovare una risposta; il motivo ci sarà ma al momento non lo conosco; certo che una struttura finanziaria è di ben altro spessore, anche “etico”, rispetto al tipico “usuraio” che noi amanti del cinema identifichiamo con il personaggio interpretato da Paolo Stoppa nel film “Amici Miei”.
Queste strutture dedita al credito chiedono, ovviamente, un certo interesse che, peraltro a stare alla pubblicità, non mi è sembrato neppure tanto esoso; comunque teniamo presente il meccanismo che è usato sia dalle banche che dalle finanziarie e, in qualche modo dagli usurai: tutta questa gente ha come scopo sociale della propria azienda quello di “vendere il denaro”, merce trattata in esclusiva; il sistema è semplice: si acquista la merce/denaro ad un costo diciamo di 10 e si rivende a 20, la differenza, chiamata spreed”, depurata di spese generali ed altro, rappresenta il guadagno; se è troppo alto siamo nel campo dell’usura.
Tutto quanto sopra detto, per annunciare un evento che mi meraviglia (non so se il termine è esatto): la nascita di una struttura finanziaria che ha il nome criptico di “MAG”, acronimo di “Mutua Auto Gestione”, il cui scopo è quello di fornire prestiti a interessi zero, basandosi solo sul rapporto di fiducia tra soci e realtà finanziate.
Anzitutto i soci; chi sono? Tutti coloro che sottoscrivono quote della società dal valore minimo di 25 euro; da notare che per costituire una finanziaria riconosciuta dalla legge, occorre un capitale sociale interamente versato di almeno 600 mila euro.
Lo scopo sociale della nascente struttura finanziaria è quello di assicurare credito a tasso zero a persone, famiglie e imprese in difficoltà, offrendo così un’opportunità a chi non può accedere al credito bancario e si potrebbe così esporre al pericolo dell’usura; è strano, ma anche in questo caso non si fa cenno alla possibilità del ricorso alle “finanziarie” e quindi mi chiedo se vengono accomunate alle banche o all’usura.
L’iniziativa è decisamente lodevole ma non può certo considerarsi esaustiva del problema e quindi bisogna agire verso le strutture che esistono già (banche e finanziarie) e vedere se le norme applicate hanno un minimo di eticità.
giovedì, dicembre 11, 2008
OBAMA IN DIFESA
Non si è ancora insediato alla Casa Bianca e Barack Obama è già costretto sulla difensiva per colpa di un suo conoscente (o amico?): si tratta del Governatore democratico dell’Illinois, tale Blagojevich, che è accusato di avere messo all’asta il seggio senatoriale lasciato libero proprio dal neo Presidente; a dimostrazione che non si guarda in faccia a nessuno, il Governatore è stato arrestato e dopo un giorno di prigione, rilasciato su cauzione fino al processo.
Si dirà: ma che c’entra Obama con questo Governatore? I suoi maneggi erano abbastanza noti all’entourage del candidato Presidente e tutti – dopo avere definito “tossico” il personaggio – si aspettavano da un minuto all’altro che la bomba scoppiasse; ovviamente si auguravano che tutto avvenisse ad elezione conclusa e così in effetti è stato; ma Obama, continuo a ripetere, che c’entra? Sembra che dalle intercettazioni telefoniche predisposte dalla magistratura, sarebbero emersi alcuni nomi di collaboratori del neo Presidente: logico che i repubblicani, grandi sconfitti alla corsa per la Casa Bianca, stiano esaminando a fondo le dichiarazioni e i risvolti dell’intera vicenda per vedere se esiste la possibilità di screditarlo prima dell’investitura ufficiale; resta da aggiungere che il procuratore Fitzgerald non considera Obama minimamente coinvolto nella vicenda e questo ci permette di tirare un sospiro di sollievo, ma i repubblicani non sono di questo avviso.
Intanto la vicenda del seggio vacante è ancora aperta: Obama – dopo aver chiesto le immediate dimissioni del Governatore dell’Illinois – ha auspicato che la sostituzione del suo seggio avvenga, date le circostanze, attraverso una elezione straordinaria e non attraverso la designazione dello stesso Governatore incriminato o di un suo eventuale rimpiazzo, come prescriverebbe la legge.
Nella rete creata dalle intercettazioni telefoniche è caduto un altro personaggio illustre, interessato, sembrerebbe, al seggio di Obama: si tratta di Jesse Jackson Jr, il figlio del noto reverendo Jackson, strenuo difensore dei diritti civili ed utilizzato alcune volte dalla Casa Bianca per missioni particolari all’estero: il giovane “junior” sarebbe stato disposto a pagare fino a un milione di dollari al Governatore incriminato per essere lui il prescelto per il seggio senatoriale.
La vicenda ha un risvolto che potrei definire scaramantico: pensate che tutti e tre i predecessori di Blagojevich hanno concluso la loro carriera politica dietro le sbarre e l’attuale Governatore era stato eletto proprio sventolando ai cittadini lo slogan del cambiamento; invece ha rifatto la fine dei suoi predecessori e quindi s’impone la domanda di rito: ma forse la carica di Governatore dell’Illinois porta male?
Il bravo Obama ha poco più di un mese per allontanare dalla sua “abbronzatura” gli schizzi di fango che potrebbero cadergli addosso prima dell’investitura ufficiale e della presa di possesso del celebre Studio Ovale; auguriamogli tutti che riesca nell’impresa e ricordiamoci che questo augurio è fortemente interessato: con tutti i problemi che deve risolvere subito dopo l’ingresso alla Casa Bianca, non credo che sarebbe produttivo avere la testa rivolta ad altri problemi; è chiaro il concetto?
Comunque, mi sembra che la cerimonia della presa del potere da parte di Obama sia fissata per il 20 gennaio; in quella data potremo verificare se l’atteggiamento del neo Presidente e del suo entourage è tranquillo e scevro da qualsiasi preoccupazione che non sia quella di raddrizzare la situazione dell’economia americana; gli serviranno attenzione e nervi saldi: speriamo che sia all’altezza della situazione e delle attese.
Si dirà: ma che c’entra Obama con questo Governatore? I suoi maneggi erano abbastanza noti all’entourage del candidato Presidente e tutti – dopo avere definito “tossico” il personaggio – si aspettavano da un minuto all’altro che la bomba scoppiasse; ovviamente si auguravano che tutto avvenisse ad elezione conclusa e così in effetti è stato; ma Obama, continuo a ripetere, che c’entra? Sembra che dalle intercettazioni telefoniche predisposte dalla magistratura, sarebbero emersi alcuni nomi di collaboratori del neo Presidente: logico che i repubblicani, grandi sconfitti alla corsa per la Casa Bianca, stiano esaminando a fondo le dichiarazioni e i risvolti dell’intera vicenda per vedere se esiste la possibilità di screditarlo prima dell’investitura ufficiale; resta da aggiungere che il procuratore Fitzgerald non considera Obama minimamente coinvolto nella vicenda e questo ci permette di tirare un sospiro di sollievo, ma i repubblicani non sono di questo avviso.
Intanto la vicenda del seggio vacante è ancora aperta: Obama – dopo aver chiesto le immediate dimissioni del Governatore dell’Illinois – ha auspicato che la sostituzione del suo seggio avvenga, date le circostanze, attraverso una elezione straordinaria e non attraverso la designazione dello stesso Governatore incriminato o di un suo eventuale rimpiazzo, come prescriverebbe la legge.
Nella rete creata dalle intercettazioni telefoniche è caduto un altro personaggio illustre, interessato, sembrerebbe, al seggio di Obama: si tratta di Jesse Jackson Jr, il figlio del noto reverendo Jackson, strenuo difensore dei diritti civili ed utilizzato alcune volte dalla Casa Bianca per missioni particolari all’estero: il giovane “junior” sarebbe stato disposto a pagare fino a un milione di dollari al Governatore incriminato per essere lui il prescelto per il seggio senatoriale.
La vicenda ha un risvolto che potrei definire scaramantico: pensate che tutti e tre i predecessori di Blagojevich hanno concluso la loro carriera politica dietro le sbarre e l’attuale Governatore era stato eletto proprio sventolando ai cittadini lo slogan del cambiamento; invece ha rifatto la fine dei suoi predecessori e quindi s’impone la domanda di rito: ma forse la carica di Governatore dell’Illinois porta male?
Il bravo Obama ha poco più di un mese per allontanare dalla sua “abbronzatura” gli schizzi di fango che potrebbero cadergli addosso prima dell’investitura ufficiale e della presa di possesso del celebre Studio Ovale; auguriamogli tutti che riesca nell’impresa e ricordiamoci che questo augurio è fortemente interessato: con tutti i problemi che deve risolvere subito dopo l’ingresso alla Casa Bianca, non credo che sarebbe produttivo avere la testa rivolta ad altri problemi; è chiaro il concetto?
Comunque, mi sembra che la cerimonia della presa del potere da parte di Obama sia fissata per il 20 gennaio; in quella data potremo verificare se l’atteggiamento del neo Presidente e del suo entourage è tranquillo e scevro da qualsiasi preoccupazione che non sia quella di raddrizzare la situazione dell’economia americana; gli serviranno attenzione e nervi saldi: speriamo che sia all’altezza della situazione e delle attese.
martedì, dicembre 09, 2008
DUE PAROLE SULLA MAGISTRATURA
A margine della vicenda delle due Procure che si vorrebbero arrestare a vicenda, mi piace fare alcune osservazioni di ordine generale, stante l’intervento delle massime autorità in materia che, peraltro, al momento non stanno combinando niente.
Le due autorità che cito sopra sono – in ordine d’importanza – il Presidente della Repubblica, che dopo la richiesta degli atti alle due Procure non ha più fatto sentire la sua voce, probabilmente per non sovrapporsi al CSM; quest’ultimo invece sta ricevendo uno per volta tutti i procuratori che hanno originato il problema, compito che spetta alla prima Commissione che poi riferirà al plenum.
In via ufficiosa trapela dalle alte stanze che la Commissione richiederà al plenum il “trasferimento d’ufficio per manifesta incompatibilità ambientale” a entrambi i PG; fermiamoci un momento qui e vediamo la cosa dalla parte dell’uomo della strada, cioè da me e da buona parte di voi: se uno dei due P.G. o peggio ancora entrambi, hanno combinato qualcosa di sconveniente e aggiungerei di scandaloso (si parla di un PM costretto a denudarsi, speriamo non sia vero), perché questa loro propensione alla stupidità dovrebbe manifestarsi soltanto nelle sedi attuali e invece scomparire in altre città? Questo non lo capisco e – secondo me – è uno dei primo difetti del CSM che è chiamato ad amministrare la giustizia ed a farsi capire dalla gente.
Infatti, mai che sia stato preso un provvedimento che abbia una parvenza di durezza, tanto per mostrare agli italiani che i membri del CSM non guardano in faccia nessuno dei propri colleghi: la pena massima che ho sentito pronunciare è appunto quanto si vorrebbe dare ai due PG e cioè il trasferimento d’ufficio (ma la nuova sede chi la sceglie? Credo il CSM, ma all’interno di un ventaglio proposto dal trasferendo).
Il Centro Destra – ovviamente – ha colto la palla al balzo ed ha preannunciato una (o meglio, “la”) riforma dell’ordinamento giudiziario, in cui ci dovrebbe stare tutto quanto ed il suo contrario: per esempio, cito a memoria, la separazione delle carriere tra personale inquirente (PM) e quello giudicante (giudici), obbligatorietà dell’azione penale; inoltre dovrebbe essere previsto lo sdoppiamento del CSM in due tronconi ognuno dei quali si occupa della sezione relativa: uno per i PM ed uno per i giudici.
A parte Bossi che vedrebbe prima di ogni altra cosa l’approvazione del federalismo e che teme che questa riforma dell’ordinamento giudiziario entri in conflitto con quella cara al “senatur” per effetto di “scambi”, veti incrociati ed altre sottigliezze nelle quali siamo imbattibili, tutti sono d’accordi nel dare inizio alla riforma.
Per cominciare a prendere una qualsiasi posizione, mi avvalgo dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera da Luciano Violante, che è sempre stato considerato il leader per partito dei giudici; “la riforma è necessaria perché i magistrati hanno troppo potere”: e questo, se permettete, proveniente da cotanto pulpito ha un ben preciso significato e cioè che il PD non è più disposto a coprire “sempre e comunque” i giudici.
Pur tuttavia, l’ex PM Violante, dissente sulla separazione delle carriere, facendo però un discorso che potrebbe essere modificato in corso d’opera in virtù della costruzione delle singole carriere; ecco la paura di Violante: “niente separazione delle carriere perché renderebbe il pm una specie di superpoliziotto”: come ho detto una preoccupazione meramente funzionale che potrebbe essere rivista.
Se questa idea della riforma va avanti, sarebbe bene che non ci si dimenticasse di quello che fanno negli altri Stati, in particolare quelli Europei; potrebbe essere interessante per tutti in particolare per l’uomo della strada, dove ci siamo noi!!
Le due autorità che cito sopra sono – in ordine d’importanza – il Presidente della Repubblica, che dopo la richiesta degli atti alle due Procure non ha più fatto sentire la sua voce, probabilmente per non sovrapporsi al CSM; quest’ultimo invece sta ricevendo uno per volta tutti i procuratori che hanno originato il problema, compito che spetta alla prima Commissione che poi riferirà al plenum.
In via ufficiosa trapela dalle alte stanze che la Commissione richiederà al plenum il “trasferimento d’ufficio per manifesta incompatibilità ambientale” a entrambi i PG; fermiamoci un momento qui e vediamo la cosa dalla parte dell’uomo della strada, cioè da me e da buona parte di voi: se uno dei due P.G. o peggio ancora entrambi, hanno combinato qualcosa di sconveniente e aggiungerei di scandaloso (si parla di un PM costretto a denudarsi, speriamo non sia vero), perché questa loro propensione alla stupidità dovrebbe manifestarsi soltanto nelle sedi attuali e invece scomparire in altre città? Questo non lo capisco e – secondo me – è uno dei primo difetti del CSM che è chiamato ad amministrare la giustizia ed a farsi capire dalla gente.
Infatti, mai che sia stato preso un provvedimento che abbia una parvenza di durezza, tanto per mostrare agli italiani che i membri del CSM non guardano in faccia nessuno dei propri colleghi: la pena massima che ho sentito pronunciare è appunto quanto si vorrebbe dare ai due PG e cioè il trasferimento d’ufficio (ma la nuova sede chi la sceglie? Credo il CSM, ma all’interno di un ventaglio proposto dal trasferendo).
Il Centro Destra – ovviamente – ha colto la palla al balzo ed ha preannunciato una (o meglio, “la”) riforma dell’ordinamento giudiziario, in cui ci dovrebbe stare tutto quanto ed il suo contrario: per esempio, cito a memoria, la separazione delle carriere tra personale inquirente (PM) e quello giudicante (giudici), obbligatorietà dell’azione penale; inoltre dovrebbe essere previsto lo sdoppiamento del CSM in due tronconi ognuno dei quali si occupa della sezione relativa: uno per i PM ed uno per i giudici.
A parte Bossi che vedrebbe prima di ogni altra cosa l’approvazione del federalismo e che teme che questa riforma dell’ordinamento giudiziario entri in conflitto con quella cara al “senatur” per effetto di “scambi”, veti incrociati ed altre sottigliezze nelle quali siamo imbattibili, tutti sono d’accordi nel dare inizio alla riforma.
Per cominciare a prendere una qualsiasi posizione, mi avvalgo dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera da Luciano Violante, che è sempre stato considerato il leader per partito dei giudici; “la riforma è necessaria perché i magistrati hanno troppo potere”: e questo, se permettete, proveniente da cotanto pulpito ha un ben preciso significato e cioè che il PD non è più disposto a coprire “sempre e comunque” i giudici.
Pur tuttavia, l’ex PM Violante, dissente sulla separazione delle carriere, facendo però un discorso che potrebbe essere modificato in corso d’opera in virtù della costruzione delle singole carriere; ecco la paura di Violante: “niente separazione delle carriere perché renderebbe il pm una specie di superpoliziotto”: come ho detto una preoccupazione meramente funzionale che potrebbe essere rivista.
Se questa idea della riforma va avanti, sarebbe bene che non ci si dimenticasse di quello che fanno negli altri Stati, in particolare quelli Europei; potrebbe essere interessante per tutti in particolare per l’uomo della strada, dove ci siamo noi!!
lunedì, dicembre 08, 2008
ABBASSO TUTTI !!!
Non è un mio motto, ma lo slogan dell’anarchia mondiale, quella frangia estremista che ormai è ridotta a qualcosa tipo reperto archeologico oppure a fauna da salvare in quanto in via d’estinzione; ebbene, questo movimento – che propugna la lotta contro ogni forma di autorità - sta provocando in Grecia un bordello come non se ne vedeva dai tempi della lotta contro “i colonnelli”.
Ma andiamo con ordine e vediamo i fatti: siamo nella serata di sabato scorso e ad Atene, per l’esattezza nel quartiere di Exarchia, dove sono presenti vari circoli anarchici, si sta organizzando una manifestazione di protesta contro i tagli del governo a seguito della recessione economica e alcuni giovani non trovano di meglio che assaltare con spranghe e bottiglie molotov, una camionetta con due poliziotti a bordo: entrambi scendono dall’auto, ma mentre uno si limita a lanciare una bomba stordente, l’altro – non un ragazzino, ma un uomo di 37 anni – esplode tre colpi con la propria pistola d’ordinanza; uno di questi colpi raggiunge un ragazzo di appena 15 anni al petto; il giovane viene condotto all’ospedale e lì muore.
L’agente sostiene di avere sparato per terra e quindi il proiettile avrebbe colpito il ragazzo di rimbalzo: comunque sia, un agente dell’esperienza del trentasettenne sparatore, sa benissimo che i proiettili sparati verso terra rimbalzano in modo non controllabile e quindi sono altrettanto pericolosi di quelli sparati al bersaglio; peraltro sembra che alcuni testimoni smentiscano la versione del poliziotto che sarebbe invece stato visto sparare ad altezza d’uomo.
I due agenti sono stati immediatamente fermati dai colleghi della Polizia e arrestati sotto l’accusa di omicidio volontario, per colui che ha sparato, e per concorso in omicidio, per il collega.
I fatti destano una enorme impressione e sul Governo presieduto da Karamanlis, fioccano le proteste e le accuse di tutte le forze politiche; il Ministro dell’Interno si dimette, seguito dal titolare delle politiche per i giovani, ma il premier le respinge entrambe, promettendo, al tempo stesso, che “non ci sarà alcuna indulgenza nei confronti dei responsabili della morte del quindicenne”.
Le manifestazioni antigovernative si vanno moltiplicando in tutta la Grecia e si estendono a macchia d’olio a Salonicco, ad Hania e sull’Isola di Creta; le proteste sono quelle tipiche degli “anarchici”, con la lotta contro tutti: banche edifici pubblici, scuole, sedi politiche e commissariati di polizia; nel corso della manifestazione vengono distrutti anche tutti i beni che si incontrano, a cominciare dalle auto, per proseguire con le vetrine dei negozi e con gli sportelli bancomat: insomma una vera e propria rivolta.
Alla fine della giornata i dimostranti arrestati sono sei, di cui cinque per avere approfittato della confusione generale per svaligiare alcuni negozi presi di mira dai dimostranti ed il sesto per essere in possesso di un’arma da fuoco non denunciata, da questi dati si rileva che i giovani dimostranti sono molto furbi e adottano la tattica del mordi e fuggi, senza mai cadere nelle imboscate della Polizia.
Ricapitoliamo: una manifestazione come tante altre che avvengono in tutta Europa in questa fase di recessione, si sta trasformando in qualcosa che assomiglia ad una rivolta contro l’attuale Governo (di centro destra) che, peraltro è già minato da scandali e da una fronda interna; questo movimento di protesta si va ad innestare nello sciopero generale previsto per mercoledì 10 e la saldatura degli anarchici con i sindacati potrebbe creare una miscela esplosiva come potrebbe auto distruggersi: vedremo!!
Ma andiamo con ordine e vediamo i fatti: siamo nella serata di sabato scorso e ad Atene, per l’esattezza nel quartiere di Exarchia, dove sono presenti vari circoli anarchici, si sta organizzando una manifestazione di protesta contro i tagli del governo a seguito della recessione economica e alcuni giovani non trovano di meglio che assaltare con spranghe e bottiglie molotov, una camionetta con due poliziotti a bordo: entrambi scendono dall’auto, ma mentre uno si limita a lanciare una bomba stordente, l’altro – non un ragazzino, ma un uomo di 37 anni – esplode tre colpi con la propria pistola d’ordinanza; uno di questi colpi raggiunge un ragazzo di appena 15 anni al petto; il giovane viene condotto all’ospedale e lì muore.
L’agente sostiene di avere sparato per terra e quindi il proiettile avrebbe colpito il ragazzo di rimbalzo: comunque sia, un agente dell’esperienza del trentasettenne sparatore, sa benissimo che i proiettili sparati verso terra rimbalzano in modo non controllabile e quindi sono altrettanto pericolosi di quelli sparati al bersaglio; peraltro sembra che alcuni testimoni smentiscano la versione del poliziotto che sarebbe invece stato visto sparare ad altezza d’uomo.
I due agenti sono stati immediatamente fermati dai colleghi della Polizia e arrestati sotto l’accusa di omicidio volontario, per colui che ha sparato, e per concorso in omicidio, per il collega.
I fatti destano una enorme impressione e sul Governo presieduto da Karamanlis, fioccano le proteste e le accuse di tutte le forze politiche; il Ministro dell’Interno si dimette, seguito dal titolare delle politiche per i giovani, ma il premier le respinge entrambe, promettendo, al tempo stesso, che “non ci sarà alcuna indulgenza nei confronti dei responsabili della morte del quindicenne”.
Le manifestazioni antigovernative si vanno moltiplicando in tutta la Grecia e si estendono a macchia d’olio a Salonicco, ad Hania e sull’Isola di Creta; le proteste sono quelle tipiche degli “anarchici”, con la lotta contro tutti: banche edifici pubblici, scuole, sedi politiche e commissariati di polizia; nel corso della manifestazione vengono distrutti anche tutti i beni che si incontrano, a cominciare dalle auto, per proseguire con le vetrine dei negozi e con gli sportelli bancomat: insomma una vera e propria rivolta.
Alla fine della giornata i dimostranti arrestati sono sei, di cui cinque per avere approfittato della confusione generale per svaligiare alcuni negozi presi di mira dai dimostranti ed il sesto per essere in possesso di un’arma da fuoco non denunciata, da questi dati si rileva che i giovani dimostranti sono molto furbi e adottano la tattica del mordi e fuggi, senza mai cadere nelle imboscate della Polizia.
Ricapitoliamo: una manifestazione come tante altre che avvengono in tutta Europa in questa fase di recessione, si sta trasformando in qualcosa che assomiglia ad una rivolta contro l’attuale Governo (di centro destra) che, peraltro è già minato da scandali e da una fronda interna; questo movimento di protesta si va ad innestare nello sciopero generale previsto per mercoledì 10 e la saldatura degli anarchici con i sindacati potrebbe creare una miscela esplosiva come potrebbe auto distruggersi: vedremo!!
domenica, dicembre 07, 2008
I PIRATI
Il solo nome mi ricorda di quando, da ragazzo, quindi tantissimi anni fa, leggevo le imprese dei pirati di Mompracen scritti da un Salgari che non aveva mai abbandonato lo studio di casa propria; ecco, noi siamo nelle sue stesse condizioni quando parliamo dei “pirati” del Corno d’Africa o dello Stretto di Malacca oppure sulle coste settentrionali della penisola Sudamericana: ne parliamo senza essere stati sul posto, però abbiamo il vantaggio di poter attingere a diverse fonti di comunicazione che ci illuminano, almeno in parte, sulla materia.
E quindi, per affrontare il problema della moderna pirateria, è necessaria una certa informativa per non dire sciocchezze e non fuorviare i lettori: il problema cui mi voglio riferire è quello dell’abbordaggio di navi, anche grosse, addirittura superpetroliere, da parte di piccoli natanti con una diecina di uomini a bordo – armati fino ai denti – che in breve s’impadroniscono della nave e trattano con l’armatore per il suo riscatto.
Anzitutto chiediamoci chi sono questi feroci pirati: sembra che la maggior parte siano degli ex pescatori che sono stati rovinati dalla pesca industrializzata ed hanno così deciso di “cambiare mestiere” ed andare a procurarsi la loro parte di torta.
Alcune di queste bande sono – o sono diventate – molto organizzate, usano collegamenti radio per trattare il riciclaggio del denaro e dispongono di armamento leggero di primissimo ordine.
Sembra che tutto sia nato a Eyl, un piccolissimo porto con alcune casupole fatte di fango e pietre e senza finestre: questa sembra essere la capitale dei pirati del Corno d’Africa e può essere considerata l’equivalente moderno della celebre Tortuga, la storica base del pirata gallese Henry Morgan e di tutti gli altri bucanieri dell’epoca.
In questo buco sperduto l’autorità del Governo centrale di Mogadiscio non arriva e quindi si sono formate alcune bande criminali che a loro volta hanno diversificato la loro attività: alcune milizie hanno imposto un loro sistema di tasse e di multe ai disperati abitanti del luogo, mentre altri si sono dedicati all’abbordaggio di navi sempre più grosse.
Il ricavato di tali imprese delittuose – raramente si sparge del sangue – sono appannaggio dell’intera banda, dedotto un 10 o 20% che spetta al capo della struttura malavitosa che non risiede nella stessa località dei pirati, ma che si occupa di far avere loro facilitazioni da parte delle autorità ed anche di organizzare la logistica dei rapimenti.
Nella zona attorno a Eyl, si sono formati vari agglomerati di case che sono state costruite – con criteri abbastanza moderni – utilizzando i guadagni delle imprese degli ex pescatori; da qui discende la benevolenza della gente del luogo che si considera, in un certo senso, “l’indotto della pirateria”: i singoli individui, dediti all’attività di abbordaggio, realizzano opere murarie, comprano monili e vestiti per mogli e amanti, aiutano gli anziani in difficoltà a superare il momento; insomma fanno quello che dovrebbe realizzare il Governo, facendo arrivare anche un po’ di quel “welfare” di cui il Paese avrebbe tanto bisogno e che invece è colpevolmente assente.
Insomma, la figura del “pirata” si sovrappone a quella di Robin Hood, cosicché si ha un personaggio nuovo che non si limita a togliere ai singoli “ricchi” per dare ai poveri, ma si rivolge addirittura ai governi ed alle società di armatori del mondo intero che vengono continuamente taglieggiati da questi individui; magari stiamo attenti a non idealizzarli troppo e lasciamoli fare i propri interessi; finché gli dura!!
E quindi, per affrontare il problema della moderna pirateria, è necessaria una certa informativa per non dire sciocchezze e non fuorviare i lettori: il problema cui mi voglio riferire è quello dell’abbordaggio di navi, anche grosse, addirittura superpetroliere, da parte di piccoli natanti con una diecina di uomini a bordo – armati fino ai denti – che in breve s’impadroniscono della nave e trattano con l’armatore per il suo riscatto.
Anzitutto chiediamoci chi sono questi feroci pirati: sembra che la maggior parte siano degli ex pescatori che sono stati rovinati dalla pesca industrializzata ed hanno così deciso di “cambiare mestiere” ed andare a procurarsi la loro parte di torta.
Alcune di queste bande sono – o sono diventate – molto organizzate, usano collegamenti radio per trattare il riciclaggio del denaro e dispongono di armamento leggero di primissimo ordine.
Sembra che tutto sia nato a Eyl, un piccolissimo porto con alcune casupole fatte di fango e pietre e senza finestre: questa sembra essere la capitale dei pirati del Corno d’Africa e può essere considerata l’equivalente moderno della celebre Tortuga, la storica base del pirata gallese Henry Morgan e di tutti gli altri bucanieri dell’epoca.
In questo buco sperduto l’autorità del Governo centrale di Mogadiscio non arriva e quindi si sono formate alcune bande criminali che a loro volta hanno diversificato la loro attività: alcune milizie hanno imposto un loro sistema di tasse e di multe ai disperati abitanti del luogo, mentre altri si sono dedicati all’abbordaggio di navi sempre più grosse.
Il ricavato di tali imprese delittuose – raramente si sparge del sangue – sono appannaggio dell’intera banda, dedotto un 10 o 20% che spetta al capo della struttura malavitosa che non risiede nella stessa località dei pirati, ma che si occupa di far avere loro facilitazioni da parte delle autorità ed anche di organizzare la logistica dei rapimenti.
Nella zona attorno a Eyl, si sono formati vari agglomerati di case che sono state costruite – con criteri abbastanza moderni – utilizzando i guadagni delle imprese degli ex pescatori; da qui discende la benevolenza della gente del luogo che si considera, in un certo senso, “l’indotto della pirateria”: i singoli individui, dediti all’attività di abbordaggio, realizzano opere murarie, comprano monili e vestiti per mogli e amanti, aiutano gli anziani in difficoltà a superare il momento; insomma fanno quello che dovrebbe realizzare il Governo, facendo arrivare anche un po’ di quel “welfare” di cui il Paese avrebbe tanto bisogno e che invece è colpevolmente assente.
Insomma, la figura del “pirata” si sovrappone a quella di Robin Hood, cosicché si ha un personaggio nuovo che non si limita a togliere ai singoli “ricchi” per dare ai poveri, ma si rivolge addirittura ai governi ed alle società di armatori del mondo intero che vengono continuamente taglieggiati da questi individui; magari stiamo attenti a non idealizzarli troppo e lasciamoli fare i propri interessi; finché gli dura!!