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sabato, dicembre 31, 2005

Auguriamoci un 2006 migliore, ma rarà difficile 

Se volete è anche una cosa logica e normale augurare un anno migliore di quello che sta per concludersi; ma su quali basi fondiamo questa fiducia, quali sono state le cose accadute in questo 2005 che ci fanno sperare in meglio per il 2006? Cerchiamole insieme e vediamo bene se ci sono o se è inutile anche sperare.

Quest’anno abbiamo avuto il “solito” aumento spropositato dei carburanti (benzina, gas, ecc.) dovuto – questo è quello che ci hanno detto – a fattori meteorologici (lo tsunami, il ciclone nell’America del Sud, le gelate in U.S.A.) e ad altre circostanze di natura guerresca (situazione irakena e iraniana); fatto sta che il greggio ha effettuato nel corso dell’anno varie impennate che hanno rappresentato degli aumento molto marcati dei vari derivati: gli aumenti di gas e benzina hanno comportato un effetto indotto su tutti i comparti che gli sono andati dietro, generando aumenti quasi indifferenziati sui vari prodotti.

Possiamo sperare in qualcosa di meglio per il 2006? Sinceramente non me la sento di ipotizzarlo, visto che le cause sono ancora da risolvere e perciò è facile prevedere un anno assai simile al precedente. Ci sarebbe da aggiungere che gli speculatori scaltri hanno realizzato guadagni faraonici sul petrolio, per cui è difficile che smettano…

Comunque il governo se ne frega di queste previsioni in quanto ha già annunciato, trionfalmente, che le pensioni aumenteranno dell’1,7% che rappresenta l’adeguamento minimale all’inflazione; di contro si avranno aumenti – già autorizzati dell’Authority - del 2,7% per l’elettricità e dello 0,7% per il gas.

Se volete posso continuare con queste comparazione dalle quali emerge una situazione niente affatto rosea per il prossimo anno, ma possiamo anche decidere che mi passate per buona l’ipotesi che sotto il profilo economico sarà un disastro e passiamo a parlare d’altro.

Per esempio, il 2006 sarà ancora di più caratterizzato da molti Reality televisivi, in quanto il loro successo nel corso del 2005 è stato notevole (di tutti, pensate un po’!!) ed è logico che gli addetti ai programmi delle varie emittenti (pubbliche e private) incrementino l’uso di questo prodotto vincente; e noi che eravamo pieni anche di quelli di quest’anno? Abbiamo il telecomando, che anzitutto ci consente il cambio di canale, ma soprattutto, spengendolo, ci toglie di mezzo l’ingombro e la petulanza di questo elettrodomestico che vorrebbe (e purtroppo ci riesce!) darci lezione di tutto.

Poi ci saranno le elezioni politiche (9/4/2006) e quindi nei due mesi precedenti si assisterà ad una campagna elettorale tra le più “cattive” del dopoguerra; pensate che i due contendenti (quasi con certezza Berlusconi e Prodi) si giocano il loro futuro in quanto il tipo di sistema elettorale da poco approvato, darà al vincitore, oltre ad un “premio di maggioranza” anche un potere maggiore di quello attuale, anche se i piccoli partiti che saranno costretti ad imbarcare potranno rappresentare una pesante zavorra.

Chi vincerà? Sinceramente non mi sono posto il quesito e non credo che lo farò neppure in futuro, poiché ritengo che “questo o quello per me pari sono” e sono pari in quanto non penso che nessuno dei due possa risolvere i problemi del nostro paese, nel quale vige un paio di principi immutabili per coloro che vinceranno (ma anche per gli altri): il primo è quello del “tengo famiglia” e allude alla smania di arraffare tutto quello che capita non appena questo è possibile, il secondo è “cerchiamo di farci più amici possibile nei salotti che contano” perché sarà da loro che verrà un aiuto in caso di bisogno o in caso di “scalata alla BNL che mi possa fruttare, personalmente, almeno 50 milioni di euro”.

Comunque sia, amici carissimi, non scordiamoci che un altro anno è passato e probabilmente il meglio è alle nostre spalle; però una cosa è d’obbligo: i miei migliori e più sinceri AUGURI a voi tutti ed alle vostre famiglie ed un ringraziamento per avermi sopportato.


venerdì, dicembre 30, 2005

Anziani rottamati 

Allora non sono l’unico scemo che si preoccupa del problema degli anziani! Allora non sono l’unico che teme che la soluzione che verrà adottata sarà di tipo drammaticamente drastico! Allora non sono l’unico che si rende conto che “tanto tuonò che piovve”, come si dice dalle mie parti, intendendo che qualora le voci su questa forma cruenta di rottamazione proseguano, evidentemente si va incontro ad una realizzazione di queste aspettative.

Dico questo perché mi è capitato di apprendere che un grande scrittore francese, Régis Debray, ha pubblicato un libro per le edizioni Marsilio, dal titolo “Bioland: una proposta indecente.

In questo libro, si ipotizza che gli anziani, vengano “deportati” in una sorta di colonia penale realizzata in un’area sottosviluppata, contadina e montuosa ed organizzata come le antiche comunità benedettine, autonoma dal punto di vista alimentare, provvista di centro sanitario e di struttura di animazione.

La cosa importante è che Bioland sia in una zona a fortissima escursione termica stagionale (caldissima d’estate e gelida d’inverno) in modo che la “moria” di anziani che ci fu nell’estate del 2003 per l’eccessivo calore, sia un fatto ricorrente e non isolato come è stato finora.

Insomma, si tratterebbe di provvedere ad una dipartita “naturale”, cioè non provocata da cause esterne, motivata soltanto dai disagi del tipo di vita che si intraprende e dal clima impietoso.

Da notare che lo scrittore francese ipotizza di raccogliere in questa specie di lager, uomini e donne di età fra i 65 e i 100 anni; l’andamento della colonia e l’utilizzo di servizi centralizzati, farebbe risparmiare alla comunità un sacco di sold, quindi banditi i tradizionali ospizi e le innovative “badanti”; Debray pensa anche al tempo libero, nel quale viene privilegiato lo sport e ovviamente quel tipo di sport che produce più frequentemente cadute, ruzzoloni e conseguenti decessi: si va così dall’equitazione praticata nei boschi e costeggiando dei dirupi, al rafting lungo le rapide, fino alle passeggiate lungo mulattiere strette ed impervie.

A Bioland ci sarà anche una scuola che avrà come unico scopo l’insegnamento di una sorta di filosofia esoterica ed escatologica che insegni agli alunni “quanto è bello morire e trasmigrare da un’anima all’altra”.

Il trapasso è organizzato nei minimi dettagli: si inizia con l’abolizione dei costosi ed ingombranti funerali che intralciano il traffico, optando per una “cremazione al laser” (durata dell’operazione solo 15 minuti); le ceneri verrebbero inviate ai parenti che ne fanno richiesta e potrebbero essere sistemate ai piedi di un albero, anziché nell’anacronistico loculo; pensate poi che recenti ricerche di biotecnologia permettono di prevedere che entro poco tempo sarà possibile conciliare l’alboricoltura con la vita eterna: basterà prelevare una cellula del caro nonnetto – ovviamente prima dell’infornata – estrarne il DNA e iniettarlo in una cellula di un albero che poi i parenti vedranno rifiorire e crescere anno dopo anno.

Vi devo confessare che al momento in cui ho pensato l’argomento di questo post, mi ero prefisso di impostare la trattazione sul lato comico; noterete che non ci sono riuscito pienamente e questo perché i miei “fondi mentali” – cioè il lato inconscio di ognuno di noi – non mi ha permesso di scherzare più del dovuto, in quanto la materia trattata era terribilmente seria ed assolutamente non fantascientifica ma potenzialmente realizzabile entro i prossimi 20 o 30 anni.


martedì, dicembre 27, 2005

Ancora sul problema carceri 

Era facile prevederlo, ma adesso è ufficiale: la convocazione straordinaria del Parlamento per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri è stata un flop tra i più vergognosi che si sia mai registrato nel nostro paese: pensate, il massimo del “pieno” alla Camera si è avuto quando si sono contato 136 deputati; poiché i firmatari della richiesta di questa riunione straordinaria erano 207, si deduce che – fatti i debiti conti e tenendo presente un certo numero di persone che c’erano e non avevano firmato – si calcola che al massimo un 40% dei firmatari era presente in aula.

Come era altrettanto facile prevedere, le polemiche sono fioccate in particolare rivolte al Presidente dei Deputati, Casini, accusato dai “pochi” presenti di avere scientemente sabotato la riunione calendarizzandola così presto al mattino (sembra che per gli onorevoli le 9.30 sia un’ora infelice!!).

Ovviamente Casini ha risposto definendo “vergognoso” l’atteggiamento degli assenti e commentando il loro comportamento come un volgare disinteresse per una questione che invece rivestiva la massima importanza.

Ci sarebbe da aggiungere che se la cosa interessa si può agevolmente raggiungere Roma da qualsiasi parte dell’Italia con – al massimo – due ore di aereo e cinque o sei di treni; e poi si può anche rientrare il giorno precedente, sempre se la cosa interessa, perché altrimenti….

E ora che si fa? Come si risponde ai carcerati che sono stati illusi in maniera massiccia dai loro stessi paladini (Pannella in testa, ma non è il solo colpevole)?

Direi che la soluzione prospettata dal Ministro di Giustizia e cioè la rapida messa in cantiere di altri due o tre edifici carcerari, può essere considerata interessante ma a medio termine, mentre per il breve termine non risolve assolutamente niente.

Credo che l’unica cosa da fare sia quella di ripiegare sull’indulto (o meglio sull’indultino, come venne definito nel 2003 data di inizio di questa discussione).

Cosa è l’indulto, in due parole, lo sappiamo: è un provvedimento di clemenza che non estingue la pena ma la sospende e la stessa ritorna ad essere valida nel momento in cui l’interessato commette un nuovo reato entro una certa data stabilita dal provvedimento.

Dai conti fatti, siamo in presenza di una eccedenza pari a circa 20.000 detenuti; con questo provvedimento si risolverebbe all’incirca il 50% del problema (quasi 9.500 potrebbero uscire): naturalmente non è la soluzione ottimale, ma in presenza di queste divisioni e di questo sostanziale disinteresse tra le forze politiche, temo che non si possa fare di più.

Un’ultima cosa riguarda un pensiero un po’ più alto per la problematica che ci sta occupando: fino a prova contraria coloro che stanno in carcere se lo meritano; in caso contrario è inutile affrontare la discussione, dobbiamo prendercela con chi ce li ha messi ingiustamente e quindi non è un problema di edifici ma di strutture giudiziarie da sistemare.

La gente comune percepisce che in galera ci stanno solo i “poveracci”, mentre gli altri, i furbi, sanno come gabellare la giustizia; che sia vero o meno, questo è il pensiero comune e, pur non condividendolo, dobbiamo rispettarlo.

Comunque se è vero che all’interno della Camera dei Deputati esiste una maggioranza trasversale favorevole ad un “provvedimento di clemenza” (amnistia o indulto), questo potrebbe essere votato in tempi brevi; sembra che la Commissione Giustizia sia già al lavoro. Speriamo che ci si arrivi in tempi brevi!


Arancia meccanica all'italiana 

Mentre stamani alle ore 9,30 stavo rientrando a casa da fuori sede, sentivo alla radio (Radio Radicale), la diretta con la Camera dei Deputati dove si stava tenendo il dibattito sul problema delle carceri (amnistia-si, amnistia-no, indulto, indultino, ecc).

Dopo avere sentito un deputato (non faccio il nome per carità di patria) infamare il Presidente dell’Assemblea per avere calendarizzato questo dibattito in un giorno “post-festivo” all’antelucana ora delle 9,30 (sic!); ho anche sentito la risposta (giusta) che se una cosa interessa si partecipa a qualunque ora, e la conclusione (anch’essa giusta) che le persone che vanno a lavorare si organizzano per essere in orario e – salvo prova contraria – anche gli onorevoli sono “al lavoro”; o no? Comunque sia all’ora in cui ero sintonizzato, i presenti non erano più di 90, mentre solo i firmatari della mozione che ha generato il dibattito ammontano a 207: quindi neppure loro c’erano; bella serietà!!

Cerchiamo di esaminare il problema, prima di spiegare il titolo di questo post: i detenuti sono un numero molto più alto dei posti che abbiamo attualmente nelle nostre carceri, dunque urge fare qualcosa per rendere meno insopportabile il soggiorno di questi signori nelle patrie galere.

Ovviamente l’amnistia è tra i metodi più gettonati, specie da quelli che sperano di ottenere – alle prossime elezioni – il voto dei carcerati che ancora sono in possesso dei diritti dell’elettorato passivo (sono la stragrande maggioranza). Temo molto, ma forse sono io ad essere un bastardo, che delle condizioni dei carcerati non interessi niente a nessuno: spero di sbagliarmi e in questo caso farò ammenda.

Ed eccoci al titolo di questo post: viene citato il titolo di un celeberrimo film di Kubrick, appunto “Arancia Meccanica” che, quando uscì – nel lontano 1972 – ebbe un grande successo specie tra i giovani e giovanissimo dell’epoca.

Mi auguro che molti di voi abbiano avuto modo di vederlo o all’epoca della sua uscita o nelle varie riproposizioni nelle sale cinematografiche (l’ultima risale credo al 1998) o nei CD che sono stati messi in vendita anche recentemente; qual’è il plot narrativo del film? Siamo in Inghilterra dove Alex, il giovane capo di una banda di feroci “danghi”, vive di notte, assaltando ville o case isolate, scolandosi varie dosi di “lattepiù” (latte con aggiunta di droga) e tenendo un comportamento fortemente violento con tutti; unica caratteristica “umana”: la passione per Beethoven e in particolare per la nona sinfonia.

Alex, tradito dai compagni della banda, viene catturato dalla Polizia e condannato a 14 anni di carcere; in prigione tiene un comportamento accettabile e viene così ad essere selezionato per l’esperimento “Ludovico” che la Magistratura sta mettendo a punto perché le carceri ormai non riescono più a contenere tutti i detenuti che la Polizia cattura (ecco l’attinenza con oggi) ed inoltre il governo deve pensare ai detenuti politici, anch’essi in forte aumento.

In cosa consiste l’esperimento: Alex viene investito da un raggio particolare che in pratica gli rovescia i propri desideri; infatti comincia a odiare la violenza ed invece ama la pace e la tranquillità, mentre odia Beethoven, prende ad amare altri tipi di musica, mentre odia il latte e la droga, prende ad apprezzare altre bevande più innocue.

Non vi racconterò come va a finire il film, limito a dire che, così “condizionato”, Alex viene scarcerato e rimandato nel mondo, dove però….

Ho trovato varie attinenze con la nostra situazione, nonostante che la pellicola sia stata girata oltre trenta anni fa; si vede che questo affollamento delle carceri è un fatto endemico che si trascina da tanto tempo e in varie parti del mondo.


domenica, dicembre 25, 2005

Oggi facciamo gli auguri a.... 

Il primo a cui mi sento di fare i più sinceri e calorosi auguri è indubbiamente il Santo Padre, e questo per un duplice ordine di motivi: il primo è la “ripresa” di una usanza che aveva Giovanni XXIII e che era stata messa in soffitta da Papa Wojtyla e cioè l’uso del camauro, quella cuffia bianca e rossa di velluto ed ermellino, simile – ad una occhiata superficiale – al berretto di Babbo Natale. Il Papa ha sentito freddo nelle prime udienze all’aperto di questo autunno inclemente, e si è immediatamente attrezzato, facendo tirare fuori uno dei cappelli papali, appunto quello che era destinata a riparare la testa dal freddo.

Un altro motivo che mi induce a inviare calorosi auguri al Papa Ratzinger è la sua prima enciclica “Deus caritas est”, ed il suo rinvio a dopo l’Epifania, sembra per sottoporla a ritocchi anche pesanti al fine di renderla “più immediata per una lettura diffusa e popolare da parte della comunità cristiana”; adesso – finalmente, era ora, caro Navarro Valls – fioccano le smentite sul motivo del rinvio dell’uscita, affermando che si tratta unicamente di una scelta tecnica per evitare “l’ingorgo natalizio” dei vari scritti del Pontefice.

Sarà vera la prima versione (quella dei ritocchi) oppure sarà vera la seconda (quella della scelta tecnica)? In entrambi i casi si tratta di qualcosa che indubbiamente non farà piacere al Santo Padre: infatti, nel primo caso la struttura vaticana addetta alla comunicazione non è stata in grado di parare le notizie che poi vengono smentite; nel secondo caso siamo addirittura a rendere conto di una scelta del Papa.

Come vede, Santità, in entrambi i casi c’è stato qualcosa che non ha funzionato a dovere nel canali delle comunicazioni e non sarebbe male che si informasse su chi ha dato la soffiata all’AdnKronos sulla riscrittura dell’enciclica.

Il secondo a cui voglio indirizzare i miei più calorosi auguri è il Presidente dell’ENAV (Ente Nazionale Assistenza al Volo), che ha avuto il coraggio di licenziare in tronco 28 “uomini radar” accusati di aver percepito rimborsi per missioni in Italia e all’estero assolutamente inventate.

Il signor Presidente sa benissimo che dovrà superare tutta una serie di critiche e di attacchi – in particolare da parte dei sindacati – perché la sua struttura è ormai diventata un ambiente nel quale vige il principio che “lo stipendio è un diritto, se vuoi che lavori mi devi pagare a parte”.

A proposito della copertura che i sindacati hanno sempre assicurato a questi signori, forse ricorderete che nel febbraio scorso una sessantina di “uomini radar” erano andati sotto processo perché durante il normale lavoro si recavano in un vicino campetto per giocare al calcio: pensate che in quella sede giudiziaria venne addirittura sostenuto il significato morale e sociale del calcetto.

Quindi, se il Presidente – o chi per lui – ha deciso di cacciare un così alto numero di dipendenti contestando loro un danno, dal 2000 ad oggi, di circa un milione e mezzo di euro l’anno, sarà ben conscio di cacciarsi nella bocca del leone, un leone tra l’altro ancora più cattivo perché affetto da un doloroso mal di denti: sarebbe infatti la prima volta, a mio ricordo, che un dipendente viene licenziato per una banalità quale quella di lucrare sui rimborsi spese su missioni nazionali ed estere.

Caro Presidente, oltre ai miei auguri credo che Lei abbia bisogno di qualcosa di più solido e importante, tipo una benedizione del Bambino Gesù che, appena nato, prenderebbe così parte alla vita dei “lavoratori” (si fa per dire): io glielo chiedo, a nome suo, e sono certo che una mano gliela darà sicuramente, a meno che anche in Cielo non abbiano attecchito i sindacati, nel qual caso….


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