sabato, ottobre 22, 2011
IL PROBLEMA DELLO "SVILUPPO"
Il mondo della politica, un po’ frastornato dalla vicenda degli incidenti alla manifestazione romana, torna ad occuparsi del problema dello “sviluppo”, nuovo nome trovato per un vecchio problema: “crescita”, cioè possibilità della gente di riprendere i consumi di qualche tempo fa, al momento interrotti dalla carenza di denaro.
Un passo indietro: il mondo della finanza sembra di nuovo aver disseppellito l’ascia di guerra: le agenzie di rating hanno messo sotto stretto controllo anche la situazione della Francia, la quale rischia di perdere la tripla “A”, con grosso disdoro ma soprattutto con enormi contraccolpi sulle Borse del Continente.
Da notare che il ragionamento delle famose Agenzie – quelle che non avvertirono nessuno del casino che stava scoppiando con il “subprime” delle banche americane – è addirittura Kafkiano, direi quasi somiglia a quanto accade nel film “Comma 22”; sentite l’assunto da cui partono questi soloni della finanza: “la Francia va bene, ma siccome deve partecipare al salvataggio della Grecia, di altri Stati più deboli e delle banche europee quasi tutte con grossi problemi, rischia di ritrovarsi con dei conti “malati”; d’altra parte, se non fa nulle e non partecipa al salvataggio di Grecia e compagni, manderà in tilt l’euro e l’intera Europa e quindi anche lei stessa. Chiaro??
Ma torniamo alla crescita o sviluppo che si voglia chiamare: il nostro Premier ha tirato fuori una delle sue battute da “peracottaro”: “non ci sono soldi, bisognerà che mi inventi qualcosa”; e quindi tutti a ritirare fuori i dossier sulla patrimoniale, sui condoni e via di questo passo. Ma da che mondo è mondo, i soldi vanno tirati fuori da dove ce ne sono a bizzeffe; non mi sembra che ci voglia neppure tanta inventiva, in quanto ci sono alcuni libri – una diecina – che indicano, con nome e cognome, tutti i membri della “casta” che approfittano della loro posizione e si ritrovano a percepire due o tre pensioni, senza neppure arrossire un pochino; da notare che tutte queste persone non sono dei ladroni che rubano dei soldi, ma sono dei ladroni che percepiscono dei soldi in base a leggi specifiche da loro stesse volute ed approvate. Chiaro il concetto??
Per cancellare questi odiosi privilegi attraverso l’annullamento delle leggi che li hanno creati occorre una nuova legge specifuica; ovviamente .- come si raccomanda il Presidente Napolitano – questa legge dovrebbe essere larghissimamente condivisa, cioè tutte le forze politiche dovrebbero convenire sulla sua utilità ed approvarla.
Mi direte tutti che è impossibile, che non arriveremo mai a fare una legge che unanimemente dia credibilità al Parlamento; eppure, in un caso i partiti sono stati tutti d’accordo: è stato nell’estate del 2010, quando il deputato dell’Idv Antonio Borghesi ha presentato un ordine del giorno in cui – visto che i parlamentari possono andare in pensione con 5 anni di legislatura mentre tutti gli altri lavoratori devono versare 40 anni di contributi – chiede la parificazione dei due regimi previdenziali. Volete sapere il risultato della votazione: presenti 525, votanti 520, astenuti 5, hanno votato no 498, favorevoli 17. In sostanza, tutti i gruppi parlamentari hanno “largamente condiviso” che la norma che regolava le pensioni dei parlamentari andava bene così come è adesso; il messaggio è chiarissimo: il privilegio non si tocca, giù le mani dalle pensioni!!
Come fare a convincere il premier e tutto il resto della compagnia che se non danno un segnale corposo di “sacrifici” fatti da chi li può fare, la gente non riuscirà ad alzare la testa e contribuire alla rinascita di questo disgraziato Paese; dobbiamo mandare i black bloc in Parlamento per convincerli?? Spero che non sia necessario!!
Un passo indietro: il mondo della finanza sembra di nuovo aver disseppellito l’ascia di guerra: le agenzie di rating hanno messo sotto stretto controllo anche la situazione della Francia, la quale rischia di perdere la tripla “A”, con grosso disdoro ma soprattutto con enormi contraccolpi sulle Borse del Continente.
Da notare che il ragionamento delle famose Agenzie – quelle che non avvertirono nessuno del casino che stava scoppiando con il “subprime” delle banche americane – è addirittura Kafkiano, direi quasi somiglia a quanto accade nel film “Comma 22”; sentite l’assunto da cui partono questi soloni della finanza: “la Francia va bene, ma siccome deve partecipare al salvataggio della Grecia, di altri Stati più deboli e delle banche europee quasi tutte con grossi problemi, rischia di ritrovarsi con dei conti “malati”; d’altra parte, se non fa nulle e non partecipa al salvataggio di Grecia e compagni, manderà in tilt l’euro e l’intera Europa e quindi anche lei stessa. Chiaro??
Ma torniamo alla crescita o sviluppo che si voglia chiamare: il nostro Premier ha tirato fuori una delle sue battute da “peracottaro”: “non ci sono soldi, bisognerà che mi inventi qualcosa”; e quindi tutti a ritirare fuori i dossier sulla patrimoniale, sui condoni e via di questo passo. Ma da che mondo è mondo, i soldi vanno tirati fuori da dove ce ne sono a bizzeffe; non mi sembra che ci voglia neppure tanta inventiva, in quanto ci sono alcuni libri – una diecina – che indicano, con nome e cognome, tutti i membri della “casta” che approfittano della loro posizione e si ritrovano a percepire due o tre pensioni, senza neppure arrossire un pochino; da notare che tutte queste persone non sono dei ladroni che rubano dei soldi, ma sono dei ladroni che percepiscono dei soldi in base a leggi specifiche da loro stesse volute ed approvate. Chiaro il concetto??
Per cancellare questi odiosi privilegi attraverso l’annullamento delle leggi che li hanno creati occorre una nuova legge specifuica; ovviamente .- come si raccomanda il Presidente Napolitano – questa legge dovrebbe essere larghissimamente condivisa, cioè tutte le forze politiche dovrebbero convenire sulla sua utilità ed approvarla.
Mi direte tutti che è impossibile, che non arriveremo mai a fare una legge che unanimemente dia credibilità al Parlamento; eppure, in un caso i partiti sono stati tutti d’accordo: è stato nell’estate del 2010, quando il deputato dell’Idv Antonio Borghesi ha presentato un ordine del giorno in cui – visto che i parlamentari possono andare in pensione con 5 anni di legislatura mentre tutti gli altri lavoratori devono versare 40 anni di contributi – chiede la parificazione dei due regimi previdenziali. Volete sapere il risultato della votazione: presenti 525, votanti 520, astenuti 5, hanno votato no 498, favorevoli 17. In sostanza, tutti i gruppi parlamentari hanno “largamente condiviso” che la norma che regolava le pensioni dei parlamentari andava bene così come è adesso; il messaggio è chiarissimo: il privilegio non si tocca, giù le mani dalle pensioni!!
Come fare a convincere il premier e tutto il resto della compagnia che se non danno un segnale corposo di “sacrifici” fatti da chi li può fare, la gente non riuscirà ad alzare la testa e contribuire alla rinascita di questo disgraziato Paese; dobbiamo mandare i black bloc in Parlamento per convincerli?? Spero che non sia necessario!!
giovedì, ottobre 20, 2011
QUALCHE RIFLESSIONE SUGLI SCONTRI DI ROMA
Gli scontri di Roma, in occasione di una manifestazione organizzata dagli “indignados”, sono stati molto superiori a quanto ci saremmo potuti attendere, ma solo perché nel corteo dei manifestanti si sono infiltrati i famigerati Black-block, tristemente famosi in tutto il mondo per le distruzioni e le canagliate che provocano ad ogni situazione alla quale partecipano (non invitati).
Siamo bel 20111 e le telecamere, addirittura presenti in molti cellulari, hanno dato testimonianza delle stupidate alle quali i romani hanno dovuto assistere senza muovere foglia; auto incendiate, cassonetti della nettezza dati alle fiamme, vetrine distrutte, pompe dalla benzina messe fuori uso, bancomat distrutti; insomma come se fosse passata un’orda di barbari che avesse messo il tutto a ferro e fuoco; e dire che gli organizzatori (gli indignados) avevano promesso che non ci sarebbero stati incidenti ma che la manifestazione avrebbe avuto solo dei contenuti che i giovani presentavano ai governi del Mondo; e infatti, analoghe manifestazioni si sono tenute in 952 città sparse per l’intero Pianeta: tutte sono andate bene, con giovani che sfilavano e presentavano le loro istanze senza violenza; l’unica città nella quale ci sono stati gli infiltrati è stata quella di Roma; scarogna per noi!!
Difficile dare giudizi su quanto accaduto a Roma, in quanto la sua anomalia mondiale ne determina l’eccezionalità; certo che tutti quelli che hanno paragonato gli scontri romani con quanto avveniva nel ’68, prende un solenne abbaglio: lì c’era una regia esterna che dirigeva le operazioni, qui non mi sembra di aver visto niente di strutturato.
Per dare un giudizio sui “contenuti veri” delle manifestazioni, dobbiamo giocoforza riferirci a quelle di altre Nazioni, ad esempio quella tenutasi a New York, allo Zuccotti Park, dove le istanze avanzate sono sicuramente confuse, ingenue, contraddittorie, ma certamente tali da suscitare una discussione.
E allora vediamole queste richieste degli indignados: welfare totale dalla culla alla tomba, scuole e università gratuite, cancellazione dei debiti della povera gente, tasse capestro sui redditi alti e soprattutto sui “capital gain, abolizione delle centrali a carbone, a petrolio e nucleari, in favore della geotermia, del sistema idroelettrico, dell’energia eolica; si passa poi ad una strana richiesta di introduzione del “protezionismo” (forse in contrasto con la globalizzazione) ed anche quella che chiede l’introduzione di “Comitati per l’educazione morale”.
Come si può vedere, quasi tutte queste richieste sono il massimo della demagogia e fuori moda perfino nella vecchia Europa; sono comunque delle idee che al massimo avranno il torto di non poter essere realizzate; a Roma, invece, c’è stata solo guerriglia urbana, roghi, saccheggi e sangue.
Perché ho affermato sopra che “non siamo nel ‘68”? Perché in quella fase storica i dimostranti/rivoluzionari (chiamiamoli come si vuole) avevano qualcuno cui guardare per le scelte politiche: era il grande Mao Tse Tung che, sia pure nelle sue estreme forme liberticide, proponeva delle alternative; adesso l’unico sussulto “rivoluzionario” arriva dagli indignati di Madrid e Parigi che chiedono un capitalismo meno competitivo, meno “finanziario”, sullo stile di quello “autoritario” della Cina di Deng Xiaoping.
Comunque, questi giovani, frustrati da un futuro che non riescono ad intravedere, presi in giro dalle autorità politiche che non vogliono fare nessun sacrificio “personale” e si rifiutano di dialogare seriamente con i nostri giovani; insomma, non sanno a chi rivolgersi, ma sentono che così non possono andare avanti; qualcosa devono fare!!
Siamo bel 20111 e le telecamere, addirittura presenti in molti cellulari, hanno dato testimonianza delle stupidate alle quali i romani hanno dovuto assistere senza muovere foglia; auto incendiate, cassonetti della nettezza dati alle fiamme, vetrine distrutte, pompe dalla benzina messe fuori uso, bancomat distrutti; insomma come se fosse passata un’orda di barbari che avesse messo il tutto a ferro e fuoco; e dire che gli organizzatori (gli indignados) avevano promesso che non ci sarebbero stati incidenti ma che la manifestazione avrebbe avuto solo dei contenuti che i giovani presentavano ai governi del Mondo; e infatti, analoghe manifestazioni si sono tenute in 952 città sparse per l’intero Pianeta: tutte sono andate bene, con giovani che sfilavano e presentavano le loro istanze senza violenza; l’unica città nella quale ci sono stati gli infiltrati è stata quella di Roma; scarogna per noi!!
Difficile dare giudizi su quanto accaduto a Roma, in quanto la sua anomalia mondiale ne determina l’eccezionalità; certo che tutti quelli che hanno paragonato gli scontri romani con quanto avveniva nel ’68, prende un solenne abbaglio: lì c’era una regia esterna che dirigeva le operazioni, qui non mi sembra di aver visto niente di strutturato.
Per dare un giudizio sui “contenuti veri” delle manifestazioni, dobbiamo giocoforza riferirci a quelle di altre Nazioni, ad esempio quella tenutasi a New York, allo Zuccotti Park, dove le istanze avanzate sono sicuramente confuse, ingenue, contraddittorie, ma certamente tali da suscitare una discussione.
E allora vediamole queste richieste degli indignados: welfare totale dalla culla alla tomba, scuole e università gratuite, cancellazione dei debiti della povera gente, tasse capestro sui redditi alti e soprattutto sui “capital gain, abolizione delle centrali a carbone, a petrolio e nucleari, in favore della geotermia, del sistema idroelettrico, dell’energia eolica; si passa poi ad una strana richiesta di introduzione del “protezionismo” (forse in contrasto con la globalizzazione) ed anche quella che chiede l’introduzione di “Comitati per l’educazione morale”.
Come si può vedere, quasi tutte queste richieste sono il massimo della demagogia e fuori moda perfino nella vecchia Europa; sono comunque delle idee che al massimo avranno il torto di non poter essere realizzate; a Roma, invece, c’è stata solo guerriglia urbana, roghi, saccheggi e sangue.
Perché ho affermato sopra che “non siamo nel ‘68”? Perché in quella fase storica i dimostranti/rivoluzionari (chiamiamoli come si vuole) avevano qualcuno cui guardare per le scelte politiche: era il grande Mao Tse Tung che, sia pure nelle sue estreme forme liberticide, proponeva delle alternative; adesso l’unico sussulto “rivoluzionario” arriva dagli indignati di Madrid e Parigi che chiedono un capitalismo meno competitivo, meno “finanziario”, sullo stile di quello “autoritario” della Cina di Deng Xiaoping.
Comunque, questi giovani, frustrati da un futuro che non riescono ad intravedere, presi in giro dalle autorità politiche che non vogliono fare nessun sacrificio “personale” e si rifiutano di dialogare seriamente con i nostri giovani; insomma, non sanno a chi rivolgersi, ma sentono che così non possono andare avanti; qualcosa devono fare!!
martedì, ottobre 18, 2011
FACCHINETTI: UN FLOP DIETRO L’ALTRO
L’autore di questi flop a ripetizione è Francesco Facchinetti, figlio di quel Facchinetti grande musicista e co-fondatore dei “Pooh”; il nostro giovanotto comincia ad inanellare insuccessi a partire dal gennaio 2010 con “Il più grande italiano di tutti i tempi”, trasmissione che utilizzava un format che all’estero aveva avuto un certo successo e che puntava su una serie di scontri diretti di personaggi famosi, del tipo di Michelangelo contro Mike Bongiorno oppure Leonardo contro Al Bano; sul palco insieme a lui c’è Martina Stella che, per la verità, non lo aiuta più di tanto; comunque, l’insuccesso è fin dall’inizio: sono previste 4 puntate, sono già stati pagati gli ospiti per tutte le puntate, e quindi, sia pure di malavoglia, si arriva al traguardo; ma evidentemente Francesco non ha imparato la lezione!!
Trascorso l’inverno 2010-2011, in Primavera, il giovanotto ci riprova: si tratta di “Ciak si canta”, una inconsueta gara a base di videoclip; accanto a se ha Belen e quindi il successo dovrebbe essere certo.
E invece, audience in picchiata e frenetiche riunioni in Raduno, dove si decide – con molta misericordia – l’amputazione di sole 2 puntate.
Ed arriviamo all’estate 2011, quando a Francesco viene affidata la conduzione di un programma dal titolo “101 modi per perdere un game show” (titolo certamente non beneaugurate); anche questo programma deriva da un format straniero di un certo successo; l’idea non è malaccio: sottoporre alcuni semi-Vip o ex-Vip o ancora aspiranti Vip, a delle prove di coraggio sul tipo buttarsi da una torre di 40 metri (ovviamente imbracati debitamente).
La trasmissione non sarebbe male come impianto, ma la conduzione di Facchinetti ne pregiudica l’andamento: l’Auditel non regge e, nonostante sia lì’unica novità in onda questa estate, raggiunge a malapena un 8% e viene rapidamente archiviata dopo la prima puntata.
Il nostro eroe s’impegna sempre al massimo e ci riprova, questa volta con “Star Academy”, ultima prova della sua mirabolante carriera; il format – anch’0esso di provenienza straniera è ben collaudato e quindi gli ascolti dovrebbero essere accettabili, anche perché viene irradiata in pieno prime-time.
E invece il pubblico evita accuratamente la trasmissione che inizia con il 6% di ascolti, passando ad un preoccupante 5% per poi raggiungere il 4%; a questo punto c’è lo stop della Rete (Raidue) che decide di mettere in onda l’ultima puntata non più nella fascia di massimo ascolto, ma in un orario decisamente desolante: nel pieno pomeriggio, sperando così di non fare troppi danni.
Ma lui, il nostro Francesco, alla stregua di un novello Sansone, resta al centro delle rovine in cui la trasmissione ha gettato la Raidue e continua imperterrito “a fare danni”.
All’ultimo momento sembra che alla puntata finale di questa sera il nostro Francesco non ci sarà; botta d’orgoglio? Forse!!
Possiamo dargli qualche consiglio? Forse le strade sono due: la prima prevede la partecipazione ad un reality, mentre la seconda gli chiederebbe un anno sabbatico in cui il giovanotto si metta a studiare e ricarichi le pile del suo entusiasmo, indubbiamente provate dai tanti insuccessi.
Nel caso in cui decida di scegliere un reality, consiglierei quello che si svolge in una spiaggia lontana dall’Italia e del quale arrivano solo delle clips ben sistemate dai tecnici.. Forse potrebbe trovare una sua nuova “immagine”! Auguriamoglielo di cuore!!
Trascorso l’inverno 2010-2011, in Primavera, il giovanotto ci riprova: si tratta di “Ciak si canta”, una inconsueta gara a base di videoclip; accanto a se ha Belen e quindi il successo dovrebbe essere certo.
E invece, audience in picchiata e frenetiche riunioni in Raduno, dove si decide – con molta misericordia – l’amputazione di sole 2 puntate.
Ed arriviamo all’estate 2011, quando a Francesco viene affidata la conduzione di un programma dal titolo “101 modi per perdere un game show” (titolo certamente non beneaugurate); anche questo programma deriva da un format straniero di un certo successo; l’idea non è malaccio: sottoporre alcuni semi-Vip o ex-Vip o ancora aspiranti Vip, a delle prove di coraggio sul tipo buttarsi da una torre di 40 metri (ovviamente imbracati debitamente).
La trasmissione non sarebbe male come impianto, ma la conduzione di Facchinetti ne pregiudica l’andamento: l’Auditel non regge e, nonostante sia lì’unica novità in onda questa estate, raggiunge a malapena un 8% e viene rapidamente archiviata dopo la prima puntata.
Il nostro eroe s’impegna sempre al massimo e ci riprova, questa volta con “Star Academy”, ultima prova della sua mirabolante carriera; il format – anch’0esso di provenienza straniera è ben collaudato e quindi gli ascolti dovrebbero essere accettabili, anche perché viene irradiata in pieno prime-time.
E invece il pubblico evita accuratamente la trasmissione che inizia con il 6% di ascolti, passando ad un preoccupante 5% per poi raggiungere il 4%; a questo punto c’è lo stop della Rete (Raidue) che decide di mettere in onda l’ultima puntata non più nella fascia di massimo ascolto, ma in un orario decisamente desolante: nel pieno pomeriggio, sperando così di non fare troppi danni.
Ma lui, il nostro Francesco, alla stregua di un novello Sansone, resta al centro delle rovine in cui la trasmissione ha gettato la Raidue e continua imperterrito “a fare danni”.
All’ultimo momento sembra che alla puntata finale di questa sera il nostro Francesco non ci sarà; botta d’orgoglio? Forse!!
Possiamo dargli qualche consiglio? Forse le strade sono due: la prima prevede la partecipazione ad un reality, mentre la seconda gli chiederebbe un anno sabbatico in cui il giovanotto si metta a studiare e ricarichi le pile del suo entusiasmo, indubbiamente provate dai tanti insuccessi.
Nel caso in cui decida di scegliere un reality, consiglierei quello che si svolge in una spiaggia lontana dall’Italia e del quale arrivano solo delle clips ben sistemate dai tecnici.. Forse potrebbe trovare una sua nuova “immagine”! Auguriamoglielo di cuore!!
domenica, ottobre 16, 2011
SCONTRI TRA COPTI E MUSULMANI
In Egitto gli scontri tra cristiani copti e musulmani sono all’ordine del giorno e i morti – quasi tutti sul versante copto – sono ormai centinaia; ma vediamo cosa sono questi cristiani che vengono definiti copti?
La Chiesa copta è una chiesa cristiana fondata dalla predicazione del discepolo di Gesù, Marco, che scrisse il suo vangelo nel primo secolo e portò il cristianesimo in Egitto nel periodo in cui a Roma regnava Nerone.
Il titolo di Papa spetta al Patriarca di Alessandria e nel XIX secolo si è portata in comunione con la Chiesa romana; adesso ha il nome di Chiesa cattolica copta.
La liturgia è molto simile a quella europea e si differenzia soltanto in alcuni particolari che sono presi dal patriarcato di Alessandria, mentre in quella romana provengono dal patriarcato di Costantinopoli.
Tutti i giornali presentano la vicenda come una lotta tra due religioni, mentre solo alcuni avvertono che in Egitto siamo alla vigilia di importanti elezioni politiche che disegneranno il “dopo Mubarack”; mi direte: ma che c’entrano le elezioni con le lotte tra copti e musulmani? C’entrano e parecchio; sentite il panorama che si sta preparando in Egitto.
La parte dichiaratamente islamica della popolazione (salatiti e fratelli Musulmani) sanno di avere in pugno la vittoria e temono soltanto l’inserimento dei giovani “cani sciolti”, provenienti dalla rivoluzione di Piazza Tahir e quella dei cristiani copti, che sia pure con una percentuale non altissima, ha molta voce in capitolo tra la gente.
La scelta dei musulmani è molto semplice: se i cristiani continueranno a voler partecipare alle elezioni, saranno sempre più attaccati dai musulmani con azioni sempre più violente, fino a spingerli ad abbandonare il Paese e ad andarsene all’estero.
E l’Europa? Ancora una volta la politica estera del vecchio continente fa veramente ridere: il ministro degli esteri dell’U.E., la britannica Ashton ha emanato delle dichiarazione sugli eventi che sono di una genericità imbarazzante; il Presidente della Assemblea Parlamentare Europea, il turco Cavusoglu, invece, si è mostrato molto più zelante della collega inglese nella difesa dei cristiani; questo a detrimento dei correligionari musulmani: un bel gesto del turco!!
Eppure, dopo la decisione del Consiglio d’Europa del febbraio scorso, in cui venivano elencati tutta una serie di provvedimenti a favore della minoranza copta in Egitto, l’attuazione di queste norme – otto mesi dopo .- è ancora lettera morta; è chiaro che se ci fossero stato precise prese di posizione, anche il Governo Provvisorio del Cairo si sarebbe comportato diversamente nei confronti degli incidenti, ma così come si sta muovendo l’Europa, si dà solo la sensazione che delle parole non c’è da avere paura e che nessun Paese europeo ha intenzione di mettere il becco nelle vicende egiziane.
L’Europa è ancora in tempo: dimostri concretamente – con iniziative mirate – di credere nella libertà religiosa e di pretenderla da qualunque partner commerciale; ponga questa libertà a fondamento dei diritti umani e su questi si basi la democrazia che l’Egitto si accinge a creare.
Con l’avvicinarsi delle elezioni c’è da attendersi la ripresa di questi scontri sanguinosi e quindi c’è da supporre che la comunità cristiana in Egitto continui a fare le spese di questi “incidenti”; ma c’è un altro aspetto da sottolineare: senza un deciso intervento europeo, la credibilità del vecchio continente va a farsi benedire; chiaro il concetto??
La Chiesa copta è una chiesa cristiana fondata dalla predicazione del discepolo di Gesù, Marco, che scrisse il suo vangelo nel primo secolo e portò il cristianesimo in Egitto nel periodo in cui a Roma regnava Nerone.
Il titolo di Papa spetta al Patriarca di Alessandria e nel XIX secolo si è portata in comunione con la Chiesa romana; adesso ha il nome di Chiesa cattolica copta.
La liturgia è molto simile a quella europea e si differenzia soltanto in alcuni particolari che sono presi dal patriarcato di Alessandria, mentre in quella romana provengono dal patriarcato di Costantinopoli.
Tutti i giornali presentano la vicenda come una lotta tra due religioni, mentre solo alcuni avvertono che in Egitto siamo alla vigilia di importanti elezioni politiche che disegneranno il “dopo Mubarack”; mi direte: ma che c’entrano le elezioni con le lotte tra copti e musulmani? C’entrano e parecchio; sentite il panorama che si sta preparando in Egitto.
La parte dichiaratamente islamica della popolazione (salatiti e fratelli Musulmani) sanno di avere in pugno la vittoria e temono soltanto l’inserimento dei giovani “cani sciolti”, provenienti dalla rivoluzione di Piazza Tahir e quella dei cristiani copti, che sia pure con una percentuale non altissima, ha molta voce in capitolo tra la gente.
La scelta dei musulmani è molto semplice: se i cristiani continueranno a voler partecipare alle elezioni, saranno sempre più attaccati dai musulmani con azioni sempre più violente, fino a spingerli ad abbandonare il Paese e ad andarsene all’estero.
E l’Europa? Ancora una volta la politica estera del vecchio continente fa veramente ridere: il ministro degli esteri dell’U.E., la britannica Ashton ha emanato delle dichiarazione sugli eventi che sono di una genericità imbarazzante; il Presidente della Assemblea Parlamentare Europea, il turco Cavusoglu, invece, si è mostrato molto più zelante della collega inglese nella difesa dei cristiani; questo a detrimento dei correligionari musulmani: un bel gesto del turco!!
Eppure, dopo la decisione del Consiglio d’Europa del febbraio scorso, in cui venivano elencati tutta una serie di provvedimenti a favore della minoranza copta in Egitto, l’attuazione di queste norme – otto mesi dopo .- è ancora lettera morta; è chiaro che se ci fossero stato precise prese di posizione, anche il Governo Provvisorio del Cairo si sarebbe comportato diversamente nei confronti degli incidenti, ma così come si sta muovendo l’Europa, si dà solo la sensazione che delle parole non c’è da avere paura e che nessun Paese europeo ha intenzione di mettere il becco nelle vicende egiziane.
L’Europa è ancora in tempo: dimostri concretamente – con iniziative mirate – di credere nella libertà religiosa e di pretenderla da qualunque partner commerciale; ponga questa libertà a fondamento dei diritti umani e su questi si basi la democrazia che l’Egitto si accinge a creare.
Con l’avvicinarsi delle elezioni c’è da attendersi la ripresa di questi scontri sanguinosi e quindi c’è da supporre che la comunità cristiana in Egitto continui a fare le spese di questi “incidenti”; ma c’è un altro aspetto da sottolineare: senza un deciso intervento europeo, la credibilità del vecchio continente va a farsi benedire; chiaro il concetto??