venerdì, ottobre 19, 2007
SEMBRAVA CHE ME LO SENTISSI
Coloro che mi seguono con maggiore assiduità ricorderanno che poco meno di quindici giorni fa ho parlato della “soluzione escatologica dell’esistenza” e, guarda caso, un operaio di Tolentino, vicino a Macerata, si è reso conto di non potercela fare a reggere quest’ultima botta (l’aumento del mutuo che gli arrivava a 500 euro mensili) e si è impiccato, senza lasciare niente di scritto.
L’operaio, che chiameremo convenzionalmente Piero, era sposato ed aveva una bimba di sei anni; la moglie aveva quasi sempre lavorato, magari con contratti a termine, ma che gli erano sempre stati prorogati.
L’ultimo contratto è scaduto a settembre e la donna non ha trovato niente che sostituisse il vecchio lavoro, rimanendo così “disoccupata”; il sogno di Piero (poter arrivare ad essere proprietario di una casetta) si stava sviluppando, ma ogni mese c’era la maledetta rata del mutuo e la banca che continuava ad aumentarla; e se Maria, altro nome convenzionale ovviamente, non riuscirà a trovare un lavoro? Come potremmo fare a campare in tre con un solo stipendio e con la rata del mutuo che inesorabilmente ogni mese era in scadenza?.
Mercoledì mattina, come ogni giorno, Piero si reca al lavoro in una grande azienda del luogo; arriva soltanto un po’ in ritardo, ma niente di preoccupante; è serio e taciturno, ma un po’ forse è la sua indole, e verso le 14, dopo la pausa pranzo, si è diretto verso un piccolo edificio dove è sistemato un “carro – ponte”, si è arrampicato sopra il mezzo, ha fatto passare una corda e, dopo avere infilato la testa nel cappio, si è lanciato nel vuoto morendo quasi all’istante. E non ha detto niente, non ha lasciato niente di scritto: perché forse c’era bisogno di “spiegare” il gesto che resta allo stesso tempo inspiegabile e logico?
Il nostro Piero, pur non conoscendolo, ha supposto che ci fosse un altro mondo nel quale le rate del mutuo non strozzano la gente e dove ognuno è padrone dei propri sogni (il suo: la casa non mi sembra fantasmagorico).
Adesso i nostri politici ben pasciuti, senza problemi né per il mutuo e neppure per le altre cose belle della vita, si scanneranno a vicenda dicendo – tutti – il fatidico “io l’avevo detto” che è quanto di più ributtante possa affermare un uomo che gestisce il potere.
Due le iniziative che mi hanno colpito per la loro insulsaggine: il ministro per la solidarietà ha detto che nella prossima finanziaria verrà istituito un “Fondo di Solidarietà per i cittadini che si trovano in difficoltà temporanea nel pagamento delle rate di mutuo per la prima casa”: ovverosia, siamo di nuovo a quello che io chiamo la necessità di presentarsi con il cappello in mano e chiedere umilmente l’aiuto dello Stato.
Eh no, amici miei, questo signore, il nostro Piero, non deve chiedere niente a nessuno: ha un lavoro, una moglie che vuole lavorare; se lo stato non riesce a congegnare le cose in modo tale che una famiglia come questa possa campare tranquillamente, deve guardarsi dentro e riflettere molto amaramente sul suo fallimento.
L’altra fesseria è l’intervento dei giovani di Forza Nuova (movimento di estrema destra) che ha deciso di denunciare per istigazione al suicidio i responsabili della banca che ha erogato il mutuo al nostro Piero: è solo pubblicità, per il denunciato ma soprattutto per il denunciante; le banche non devono essere denunciate, ma rase al suolo!!
giovedì, ottobre 18, 2007
ANCORA SANGUE SULLE STRADE
I media sguazzano tranquillamente nel sangue che viene versato sulle strade e di questa tragedia non sanno proporre niente che non sia o contro il governo (“e mentre la gente muore il Governo si spacca sui controlli”) o a favore dello stesso “Amato: non è vero che mancano i controlli, quest’anno si è avuto un boom di verifiche”).
Entrambe le posizioni ci lasciano indifferenti, perché non incidono – ed anzi neppure sembrano una presa di coscienza – sul problema delle tante morti che si verificano sulle nostre strade.
Dalle risultanze – piuttosto affrettate e quindi poco scientifiche – sembrerebbe che l’accusato principale di queste stragi sia l’alto tasso alcolemico rilevato sui guidatori e, in seconda posizione, la presenza al volante di persone sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Da questi dati risulta che nei primi nove mesi del 2007 sono stati controllati 487 mila automobilisti, dei quali quasi 36 mila sono risultati positivi al test dell’etilometro (7,5%) e 3.368 sotto l’effetto di stupefacenti (0,7%).
Sono numeri che – se veri – fanno riflettere, nel senso che i contravventori dell’etilometro sono un numero altissimo e, abbastanza alto anche quello degli stupefacenti: è evidente che la situazione può essere combattuta soltanto con l’intensificarsi dei controlli, ma anche a valle dei controlli si deve provvedere a comminare pene “giuste ma certe”, tali cioè che siano di esempio per tutti gli altri: e queste dovrebbero essere “pubblicizzate” dalla stampa come avviene per gli errori della magistratura.
E facciamo un esempio: “Pirata assassino per due volte: romeno scarcerato” questo il titolo di un pezzo che si può leggere su un quotidiano nazionale e che narra la vicenda di un romeno (lasciamo perdere la nazionalità, perché anche noi italiani alziamo frequentemente il gomito) che è stato scarcerato dopo soli quattro giorni trascorsi in cella a Spoleto per aver travolto e ucciso un anziano mentre era alla guida sotto l’effetto dell’alcool; e il quotidiano prosegue, narrando che lo stesso romeno dovrà comparire il 25 di questo mese in Tribunale a Latina dove si celebre il processo a suo carico per la morte di un uomo avvenuta nel
La comunicazione clandestina che viene veicolata da questo modo di esporre i fatti è che il romeno è recidivo e quindi doveva essere incarcerato e basta: le cose non sono così semplici, perché esiste una legge e questa deve essere rispettata; dirò di più, esiste anche una prassi carceraria che è frutto di mera interpretazione umana (se incarcerare o scarcerare) ed anche questa deve essere rispettata.
Così come merita rispetto la vicenda di un P.M. che da diciotto mesi ha sul tavolo il fascicolo di un uomo (un polacco) accusato di avere rubato 3 paia di calzini del valore di 3 euro e rinviato a giudizio nonostante l’esiguità della pena e la ridicolaggine della vicenda.
Commento: il P.M. è stato “costretto” dall’obbligatorietà dell’azione penale, lo Stato ha dovuto pagare un avvocato d’ufficio, l’eventuale condanna sarà ampiamente coperta dall’indulto ancora vigente, ma comunque….il polacco a scanso di equivoci ha pensato bene di andarsene e di far perdere le proprie tracce.
Signor Ministro, forse c’è qualcosa da rivedere!!
martedì, ottobre 16, 2007
VEDIAMO COSA CI ASPETTA DOPO IL P.D.
Nel titolo, per amore di semplificazione, ho parlato di dopo il PD, come se il partito democratico fosse nato da chissà quanto tempo e che se ne aspetti la fine; invece, intendevo dopo la nascita dell’organigramma del nuovo partito, cioè i vari posti che toccano ai rappresentanti dei candidato nelle varie regioni.
E vediamo soprattutto se il nuovo partito andrà a confliggere con il governo o ne sarà un’utile stampella; se il buon dì si vede dal mattino, subito dopo la proclamazione dei vincitori (cioè lui, indicato da tutti) il prode Veltroni – che chiameremo W.V. – ha detto che il suo partito sarà leale con il premier, ma pronto alle sollecitazioni “riformiste” come vengono definite, ed ha aggiunto “ci vuole discontinuità”, che in politica significa fare esattamente la stessa cosa del precedente, ma facendo credere che sia tutta diversa.
Prodi, dal canto suo, pur tra mille sberleffi e abbracci, ha risposto piccato a W.V. che la “sua azione è sempre stata riformista” e lo ha invitato ad essere al suo fianco in questa attività assolutamente indispensabile per il Paese: come dire che non hai niente da insegnarmi in tema di riforme, le quali se vengono fatte sarò io a farle e tu a vederle fare.
Certo che l’iter del nuovo partito, ammesso e non concesso che non prenda parte all’agone politico nei prossimi mesi, è almeno singolare: la scadenza naturale dell’attuale governo sarebbe nel 2011, quindi fino ad allora il P.D. dovrebbe restare in ombra; però – c’è un però grosso come una casa – nel 2009 ci sono le elezioni europee e in quella tornata farà la sua prima apparizione il P.D.: in qualunque modo vada la consultazione elettorale, mi sembra un tantino anomalo che il partito che rappresenta il “centro sinistra” in Europa non sia lo stesso che rappresenta gli stessi elettori, o quasi, in Italia.
E facciamo l’ipotesi che nella consultazione europea il “nuovo partito” abbia un ottimo risultato, mentre il governo in Italia continua a vivacchiare, cercando di accontentare tutti o quasi tutti: non è logico pensare ad una investitura di W.V. fatta dal “popolo italiano”?
A proposito del dare ragione a tutti, mi viene in mente una storiella sul saggio Salomone che riceve una persona che è in conflitto con un’altra, la quale gli espone le sue ragioni ed il re gli da ragione; subito dopo arriva l’altro che fa altrettanto, cioè gli espone i propri motivi e Salomone da ragione anche a lui; a questo punto uno dei dignitari di corte presenti all’udienza si rivolge al re e gli dice: “ma non va mica bene dare ragione a tutti e due!!”, ed il re, di rimando “hai ragione anche tu!!”.
È l’atteggiamento che sta tenendo il premier, sbattuto da una parte all’altra della sua coalizione e conscio di non avere la maggioranza per alzare la voce e quindi obbligato ad abbozzare: guardate l’atteggiamento sul famoso documento del Welfare che subisce cambiamenti quasi quotidiani ai quali qualcuno si oppone e quindi si ritorna a com’era prima e da lì si riparte come in un interminabile gioco dell’oca.
Ma non appena finiti i baci e gli abbracci tra i vari concorrenti, comincia subito la conta dei voti e si scopre che i DS sono andati molto bene, mentre