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sabato, aprile 23, 2005

Zibaldone n.6/2005 

Dopo circa un mese che non affronto questa tipologia di post, ritorno allo zibaldone occupandomi di due argomenti.
Il PRIMO si riferisce al reincarico ottenuto da Berlusconi per formare il nuovo governo: per lui la cosa rappresenterà un successo, ma dobbiamo subito chiarirgli che la strada è lastricata di bucce di banana.
Voglio sperare che il Cavaliere abbia ben compreso che il problema sta tutto nei rapporti tra Lega da una parte e AN e UDC dall’altra; probabilmente Follini per l’UDC confermerà l‘uscita dei ministri e il solo appoggio esterno al governo, mentre Fini userà una tattica diversa, quella di chiedere ancor più “poltrone” (pensate un po’, siamo arrivati ad imbarcare anche Storace, dopo la sua sconfitta alle amministrative romane: dov’è la logica?
Tanto per farlo entrare nel clima da lotta dei lunghi coltelli, il centrista Tabacci, braccio destro di Follini nel partito, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Noi a Berlusconi abbiamo chiesto di modificare radicalmente il profilo politico e rappresentativo del governo. Se non lo farà vuol dire che ciascun partito penserà per se e Berlusconi non potrà lamentarsi se in Parlamento Forza Italia e la Lega saranno vittime di qualche imboscata”.
Soffermiamoci sul termine “imboscata”: poiché sarei per escludere i normali sgambetti lungo i corridoi, quelli che ci facevamo da ragazzi nelle scuole, intenderei il termine come mancato appoggio ad una legge; ma questo provvedimento – varato dall’intero governo – perché dovrebbe essere riferibile a Forza Italia o alla Lega? Mi sembra che la coalizione parta già molto ma molto male! Meglio sarebbe chiarire tutto in maniera esaustiva.
Forse le elezioni anticipate avrebbero segnato una nuova cocente sconfitta – e due insieme sono difficilmente sopportabili – ma non si creda che governare in questo modo per i restanti dieci mesi possa produrre una nuova affezione da parte degli elettori. Anzi, sono certo che le simpatie, già diminuite recentemente, potrebbero ridursi ai minimi termini, mettendo in discussione addirittura il ruolo di leader della coalizione, finora interpretato da Berlusconi; che sia questo che i colleghi leader vogliono?
Il SECONDO argomento riguarda un curioso avvenimento nel campo dei trasporti: i pendolari dirottano un treno (un intercity) e lo fanno diventare un locale che possa così fermarsi a tutte le stazioni e servire così tutti i passeggeri: è avvenuto in Liguria, provincia di La Spezia.
Converrete con me che la notizia è di quelle curiose; quando mai si era sentito dire del dirottamento di un treno, cioè di passeggeri che si impadroniscono di un convoglio e lo fanno fermare a loro piacimento?
Perché ciò possa essere accaduto significa che la rabbia, l’esasperazione di quanti viaggiano giornalmente avvalendosi del treno, deve aver raggiunto livelli altissimi.
Le Ferrovie -. adesso si chiamano Trenitalia - dovrebbero rendersi conto che i “pendolari” non viaggiano per diletto, ma soltanto per raggiungere il loro posto di lavoro; sono già stressati da un tipo di vita che si consuma in viaggi e lavoro, senza che rimanga loro un apprezzabile periodo da dedicare al tempo libero, se poi trovano il mezzo di trasporto che è in ritardo cronico oppure addirittura è soggetto a guasti giornalieri, la rabbia esplode e, devo dire la verità, è difficile dar loro torto.
Cosa possa essere fatto per ovviare a tali inconvenienti non è facile dirlo; certo dobbiamo ricordarsi – anche quando andiamo a votare – che il trasporto locale è di competenza delle Regioni e non più – da tanti anni – del vecchio Ministero dei Trasporti.
Ci siamo capiti?

venerdì, aprile 22, 2005

Ricordate De Lorenzo 

Ricorderete senz’altro il fenomenale Francesco De Lorenzo, Ministro della Sanità ai tempi gloriosi di Craxi e della “Milano da bere”; il prode ministro fu accusato verso la fine degli anni ‘90 di corruzione e associazione per delinquere, il tutto per essersi fatto dare nove miliardi (di vecchie lire) in tangenti da industrie farmaceutiche.
Ebbene, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del poveretto e ha deciso di restituirgli quasi quattro miliardi, 285 sterline d’oro e alcune preziose statuette del presepio napoletano di cui è accanito collezionista.
Volete sapere il motivo della restituzione, o meglio del dissequestro? Ve lo dico subito, riportando tra virgolette il testo dell’ordinanza: “perché il loro sequestro si riferiva a procedimenti penali diversi da quello per il quale l’ex ministro è stato condannato a 5 anni e quattro mesi di carcere”.
Siete contenti adesso?
Bene procediamo e cerchiamo di approfondire il testo dell’ordinanza: sembrerebbe che questi beni (contanti, oro e preziosi) siano stati a suo tempo sequestrati in aggiunta ad altro contante o beni preziosi che – invece – facevano parte del procedimento giudiziario a fronte del quale il De Lorenzo è stato condannato. O mi sbaglio?
E allora mi chiedo: quando ci sarà il procedimento riguardante questi beni? Probabilmente lo hanno fatto scadere!
Andiamo avanti: i 5 anni e quattro mesi di carcere sapete come sono stati scontati? Con l’affidamento ai Servizi Sociali che lo hanno impiegato – nelle normali ore di ufficio – in servizi socialmente utili e poi la sera tornava a casa a cena e a dormire (nessun obbligo di restare in casa dopo cena).
Sapete in cosa consistono questi servizi socialmente utili? In tenere la corrispondenza di qualche struttura di beneficenza, oppure di catalogare i libri di qualche biblioteca, oppure ancora di occuparsi della contabilità di qualche struttura senza scopo di lucro.
Lo so bene che ognuno di Voi – anch’io per la verità – avrebbe desiderato che il sig. De Lorenzo fosse, prima di tutto privato di tutto il suo avere, ma proprio tutto e a qualunque titolo lo detenesse, poi – se non si voleva associare alle patrie galere – mandato a smerdare gli anziani in qualche ricovero. Purtroppo mi sembra che così non sia stato fino ad ora e che adesso la misura viene colmata dai quattro miliardi che gli vengono restituiti perché “relativi ad altro procedimento”.
L’ho sempre detto: “non rinascerò, ma se dovessi rinascere voglio fare il delinquente, ma non quello che uccide o ferisce, ma quello che si appropria dei beni altrui”.
Se qualcuno di voi ricorda i tempi in cui maturarono queste attività delittuose, fu detto all’epoca che queste tangenti erano particolarmente odiose in quanto relative a farmaci il cui prezzo lievitava a causa di questa “dazioni” e per il cui acquisto c’era qualcuno che si era svenato; insomma si andava a toccare l’ambito della sanità pubblica e sappiamo bene quanto sensibili siamo tutti noi.
Comunque sia, sensibilità o meno, il sig. De Lorenzo, con qualche ora trascorsa a mettere a posto dei libri, oppure a curare un po’ di corrispondenza si ritrova adesso in possesso di quasi quattro miliardi e – come si dice dalle mie parti – va in tasca a tutti noi.
Certo che il povero Bettino, se può vedere, dall’Inferno nel quale si trova, quello che avviene ai suoi amici, figli, parenti e sodali tutti, si sarà già mangiato entrambe le mani: ma come, solo io ho pagato, tutti gli altri si sono sistemati – chi a destra (De Michelis) chi a sinistra (Intini e l’altro che non mi sovviene il nome) – chi stando fuori dalla politica attiva ma beneficiando della luce riflessa come Martelli e Impellitteri. Anche lui penserà: se rinasco so io come fare!

giovedì, aprile 21, 2005

Il Papa è insediato e il Berlusca è stato disarcionato 

Con procedure che fanno invidia alle moderne democrazie tanto sono rapide ed efficaci, il nuovo Pontefice, Benedetto XXVI, è già nel pieno dei propri poteri, tant’è vero che, come primo atto, ha prorogato tutti gli incarichi vaticani fino a quando non avrà avuto modo di aggiustare le cose: in pratica, tutti in carica per l’ordinaria amministrazione, ma si parla già dei sostituti che Ratzinger avrebbe in animo di chiamare al suo fianco.
I problemi, del resto, sembrano aggredire il nuovo Papa: è di oggi l’approvazione da parte della Camera dei Deputati della “cattolicissima” Spagna dell’istituto del “matrimonio tra omosessuali”; se avevano intenzione di mandare di traverso a Benedetto XVI l’incoronazione di domenica prossima, ci sono riusciti.
Ed è singolare che il premier spagnolo Zapatero dichiari con solenne faccia tosta “rispetterò le posizioni contrarie del nuovo Pontefice”, sottintendendo che però si continuerà a fere il nostro porco comodo. Il numero degli omosessuali interessati a questo provvedimento sembra ammonti a circa 4 milioni: il decreto modifica addirittura 16 articoli del codice civile, sostituendo locuzioni come “madre e padre” con il uovo termine “progenitori”. Comunque ne riparleremo non appena avrò in mano la documentazione sulla nuova legge.
Auguri Papa Ratzinger, perché conoscendo la Tua fedeltà all’ortodossia, questi strappi sono come autentici pugni nello stomaco; attendo con curiosità la Tua prossima mossa.
Intanto il nostro premier, Silvio Berlusconi, ha subito l’onta delle dimissioni obbligate e si trova in carica per l’ordinaria amministrazione; tutti dicono che sarà un Berlusconi bis e che nascerà in pochissimi giorni, ma a quanto mi pare di capire, questa crisi mi sembra particolarmente avvelenata proprio perché non ci sono motivi “evidenti” di distonia tra gli alleati della Casa della Libertà e si va in cerca, invece, di particolari situazioni che diano “visibilità” ai partiti usciti sconfitti dalle recenti elezioni amministrative: cioè tutti escluso la Lega.
Ecco, quest’ultimo partito potrà rappresentare l’ago che si infila nelle mele degli altri alleati; tutti infatti chiedono che Berlusconi faccia fare un passo indietro a Bossi e Compagni, tutti chiedono che i provvedimenti chiesti e ottenuti dalla Lega – devolution e riforma costituzionale – subiscano un deciso stop ed un rinvio a tempi migliori; ovviamente Bossi e compagnia bella non sono di questo avviso e non intendono deflettere dalla loro frase detta e ridetta più volte:” riforme federaliste oppure tutti a casa”.
Già, tutti a casa, ma anche questa soluzione comprende una forma di avvicinamento alle elezioni che risente delle pratiche della prima repubblica: si comincia a “ungere” il popolo del Sud, inviando i soliti finanziamenti a pioggia che diventano poi appannaggio, in gran parte, della criminalità organizzata; si prosegue poi con laute prebende a compari e amici, collaboratori elettorali e sodali compagni di imprese finanziarie.
Questo è quello che ci attenderebbe in caso di rinvio alle urne: brutto ma, a ben guardare, sempre la solita storia!
Del resto, se il governo che dovrebbe formarsi deve campare per questo anno scarso che rimane con continui battibecchi tra centristi e leghisti credo che sia meglio abbozzarla subito e presentarsi al corpo elettorale: sia chiaro – lo dico prima – Cavaliere Lei sta andando incontro ad una nuova cocente sconfitta, però, contento lei, contenti tutti!
Lo sa quale potrebbe essere una mossa azzeccata? Rifarsela con Bush per la morte di Calidari e acquisire una nuova immagine: l’antimilitarista! Ma di questo ne riparleremo.

martedì, aprile 19, 2005

Gaudium magnum, habemus Papam 

Poco prima delle 18 i 115 Cardinali riuniti da ieri pomeriggio nel Conclave, hanno eletto Joseph Ratzinger al soglio di Pietro; Egli ha ricoperto per quasi 25 anni la carica di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Papa Wojtyla non lo ha mai voluto rimandare all’insegnamento, nonostante le richieste dell’interessato.
Il nuovo Papa ha scelto di essere chiamato Benedetto XVI: è ovviamente ancora troppo presto per fare delle previsioni sul tipo di papato che seguirà quello di Giovanni Paolo II, ma alcune considerazioni – almeno due - le possiamo fare.
La prima prende lo spunto da una sua frase detta proprio adesso dal balcone di San Pietro “i signori Cardinali hanno voluto nominare Papa un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”; e questa è sicuramente la verità, in quanto Ratzinger non ha mai amato mostrarsi sotto le luci della ribalta ed ha sempre preferito rimanere in ombra, all’ombra del Grande Wojtyla, del quale è stato per lunghi anni uno dei principali collaboratori.
Ed anche l’omelia di ieri mattina, con quel suo ritornare sul rigore dell’ortodossia da applicare in antitesi con le varie derive “moderniste”, lo leggo come una sorta di omaggio al vecchio Papa, che di questa teologia si è fatto molto spesso paladino.
Ma il “modo” con cui i Due Grandi hanno attaccato questo Impero del Male, differisce sostanzialmente: grande gestore dei mezzi di comunicazione di massa Wojtyla, teutonico nella sua freddezza che niente concede allo spettacolo Ratzinger.
E qui arriviamo alla seconda considerazione: nel suo breve discorso dal balcone di San Pietro, Benedetto XVI ha umilmente dichiarato di affidarsi alle preghiere della tantissima gente accorsa per la Sua elezione, fidando comunque che il Signore ci aiuterà tutti e che Maria sarà dalla nostra parte; a questo punto un gruppo di giovani che scandivano fino alla Sua morte il nome Giovanni Paolo e lo ritmavano con applausi, hanno provato a fare altrettanto con il nome Benedetto, ritmando anch’esso con il battito delle mani: il Papa lo ha certamente gradito, ma non lo ha dato a vedere, interrompendolo, anzi, per annunciare la solenne benedizione “urbi et orbi” e rientrando poi nella stanza abbastanza precipitosamente.
Che cosa significa? Non certo che una brevissima apparizione al balcone può consentirci di conoscerlo approfonditamente; certo che non è Wojtyla, non vuole essere Wojtyla, ma cercherà di essere se stesso, anche se – almeno a giudicare dall’omelia di ieri – i temi toccati sono gli stessi di Giovanni Paolo II, certo che magari saranno presentati in maniera diversa da Lui, vista la grandissima differenza caratteriale tra i due
Mi viene in mente una cosa buffa (e come tale prendetela): anzitutto tra i due ci corrono circa sette anni (78 Ratzinger e quasi 85 Wojtyla); ebbene, questa sera si conclude su una televisione commerciale il film in due puntate dal titolo “Karol, un uomo diventato Papa”: esso narra la vita del futuro Papa dalla sua gioventù all’età adulta. Proprio in gioventù Wojtyla dovette subire l’occupazione della sua Polonia da parte delle truppe tedesche durante l’ultima guerra; siamo indicativamente nel 1939/40/41 e mentre Karol aveva già 19 o 20 anni il giovane Joseph Ratzinger ne aveva 12 o 13, quindi non si sono potuti incontrare in quell’occasione. Ma si sono conosciuti dopo e Papa Wojtyla non ha fatto caso alla nazionalità tedesca, ma ha nominato il giovane Ratzinger nel 1981 a poco più di 50 anni ad una delle più alte cariche vaticane e non lo ha più mollato.

Relativismo etico e "extra omenes" 

Ieri mattina il Cardinale Ratzinger, nella messa “pro eligendo romanae pontefice” che ha celebrato in San Pietro, ha centrato la sua omelia sul concetto di “relativismo etico”, quell’aspetto cioè delle derive ideologiche della modernità che non assolutizzano niente e che rendono possibile tutto e tutti; ed è contro queste derive – a detta del Cardinale tedesco – che il defunto Giovanni Paolo II ha combattuto le sue battaglie più aspre ed ha soprattutto incentrato tutta la sua opera di strenuo difensore dell’ortodossia.
Ed il nuovo Papa, prosegue Ratzinger – avrà di fronte a se un mondo in cui impera sovrano questo relativismo, nuovo e autentico Impero del Male, che Egli dovrà combattere ergendosi a custode dell’ortodossia e combattendo tutte le “mode del pensiero”, dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo, dall’ateismo a un vago misticismo religioso, dall’agnosticismo al sincretismo, con tutte le moderne varianti moderne e postmoderne dell’IO che vuole fare meno di Dio, dall’incredulità alla New Age.
Poi i Cardinali si sono incontrati di nuovo nel pomeriggio e, tutti bene allineati, si sono diretti verso la Cappella Sistina dove – al termine della cerimonia del giuramento –è stata pronunciata la fatidica frase “extra omenes”, cioè fuori tutti e da quel momento è iniziato il Conclave vero e proprio: la prima fumata è stata nera, ma non ci si poteva certo aspettare qualcosa di diverso.
A poca distanza, in uno dei Palazzi che è stato per secoli la residenza dei Papi – il Quirinale – il Capo dello Stato ha ricevuto il Presidente del Consiglio e, con la schiettezza che lo contraddistingue gli ha chiesto: “Ma allora, ti dimetti o no?”, ricevendo una risposta che, grosso modo recita così: no, non mi dimetto, spiegherò tutto in Parlamento”.
È l’ennesima sorpresa di questa buffa e anomala crisi di governo, aperta con tutti i partiti della maggioranza disposti a sottoscrivere un impegno per un Berlusconi bis, a patto che il premier si dimetta; il Berlusca, già scottato una volta dalla coppia Buttiglione-Bossi che lo impallinò dopo le dimissioni apparentemente pilotate e nacque così il governo Dini, ha sorpreso tutti e – nonostante le affermazioni precedenti – non ha rassegnato nessuna dimissione e si rivolgerà,in settimana, al Parlamento per vedere chi è ancora con lui e chi invece lo ha lasciato.
Da notare che questa volta il più accanito sostenitore delle “non dimissioni” è proprio Bossi: come cambiano le cose a questo mondo!
Adesso staremo a vedere come si evolve la crisi, curiosi – ma fino a un certo punto – delle mosse che la vicenda ci dovrà riservare in un prossimo futuro.
Certo che se ci fosse anche in politica l’”extra omenes” – come dicevo ieri – e tutto venisse demandato a una schiera di persone, più o meno sagge, che buttano fuori tutti gli altri, probabilmente tutti questi giochini e giochetti non avrebbero ragione d’essere e si arriverebbe a discutere su qualcosa di più serio, come il relativismo etico e il comune sentire della gente.
E poi, volete mettere la grandiosa solennità del Maestro delle Cerimonie che caccia tutti fuori dalla Cappella Sistina, paragonata con i nostri “addetti stampa” dei vari leader di partito che invece chiamano a se i giornalisti, per raccontare loro le cose più menzognere, con l’intento di renderle vere attraverso la pubblicazione sulla stampa.
Questa singolare concomitanza tra l’attivismo dei due poteri, al di qua e al di là del Tevere, mi induce a questi parallelismi che possono risultare anche assai azzardati, ma che – almeno per me – rivestono un fascino immenso.
Come si dice: “chi si contenta gode!”.

lunedì, aprile 18, 2005

Presto "habemus Papam" 

Oggi pomeriggio i 115 cardinali componenti il consiglio delegato ad eleggere il nuovo Papa si riuniscono nella storica Cappella Sistina per dare inizio alle votazioni di questo Conclave,
Prima di entrare in Conclave si mormora di Ratzinger favorito (avrebbe già 50 voti a disposizione ma dovrebbe “trovarne” altri 27), ma si sa che molte volte “chi entra Papa esce Cardinale”.
Comunque sia, il problema si dipana in due fili non tanto intrecciati tra loro: “chi crede” afferma che è lo Spirito Santo ad illuminare i Cardinali dando loro precise indicazioni su chi è meglio eleggere come successore di Pietro; chi “non crede” pensa invece a intese più o meno confessabili avvenute tra gruppi contrapporti, ad esempio quello italiano contro quello sudamericano, con ricerche di alleanze e veti incrociati.
È rimasta celebre una battuta di Andreotti in proposito: “il Papa lo sceglie lo Spirito Santo ma lo eleggono i Cardinali”.
Nelle stesse ore che si celebra l’apertura del Conclave, sempre a Roma continua una delle pagine rituali della politica che la gente non riesce proprio a digerire, anzi non la capisce proprio.
In pratica, se ho capito bene, Follini dice che il documento programmatico preparato da Berlusconi gli potrebbe stare anche bene a patto che prima della firma il premier si dimetta; da parte sua Silvio dice: ma che mi dimetto a fare se siamo tutti d’accordo a fare un governo fotocopia (o quasi) di quello attuale.
Se proprio mi debbo dimettere, aggiunge il Berlusca, allora meglio andare alle elezioni anticipate (a ottobre) e lì vedere come vanno le cose e – per usare una frase tipica dalle mie parti – “chi l’ha più lungo se lo tiri”.
E i problemi che stanno massacrando la nostra economia? Ma chi se ne frega, possono benissimo aspettare qualche altra settimana, tanto non muore mica nessuno!
Allora mi chiedo – ovvio che è solo una provocazione e prendetela come tale – ma non è meglio l’operato della Chiesa con la sua “monarchia assoluta”, con i suoi rituali che si tramandano nei secoli che portano alla nomina della struttura di comando?
Prendiamo un gruppo di persone (loro prendono i Cardinali, noi potremmo scegliere “i commercialisti” oppure “i cantanti rock”, oppure “i giocatori dell’Inter”) li rinchiudiamo in una struttura che pur essendo comoda presenta comunque i disagi della clausura, e gli facciamo scegliere Presidente della Repubblica, del Consiglio, nonché i vari Ministri e annessi e connessi; in aggiunta potremmo chiedere la cortesia allo Spirito Santo di intervenire direttamente o con un Suo incaricato.
Questi signori starebbero in carica – salvo morti o accidenti vari – per un lasso di tempo stabilito (comunque abbastanza lungo, diciamo tra i cinque i dieci anni) ed alla scadenza si torna a rifare lo stesso rituale; onorevoli e senatori verrebbero spazzati via (grande risparmio!) e le leggi fatte da questa struttura come sopra nominata diverrebbero immediatamente operative.
Ma voi pensate che farebbero più disastri di quelli che ci sono adesso? Pensate che ruberebbero più di quello che viene rubato ora?
Certo, ci sarebbe l’Europa che forse non sarebbe d’accordo: sapete come si fa? “Si prende i nostri coccini e si torna a giocare sul nostro uscio”, frase anch’essa delle mie parti.
Mi direte: ma e la democrazia? Volete una risposta un po’ Kafkiana: “la democrazia è quella cosa per la quale e con la quale si rimane tale e quale”. Amen!

domenica, aprile 17, 2005

La politica si fa capire sempre meno 

Cari politici (cari nel senso che ci costate un sacco di soldi) ma vi rendete conto che la gente non solo non vi capisce più, ma neppure ci prova.
È il caso della crisi di governo attualmente in corso; da una parte Berlusconi che ha stilato una bozza di “nuovo programma” e ha detto a Follini di firmarlo, altrimenti si va a nuove elezioni con un anno di anticipo; dall’altra lo stesso Follini che dice di non avere nessuna intenzione “di firmare cambiali in bianco”.
Allora questo potrebbe significare che nella bozza di programma preparata da Berlusconi ci sono molte lacune che potrebbero configurare una sorta di “firma in bianco”; ma perché anziché ritirarsi sull’Aventino come un novello Cincinnato il sullodato Follini non si mette al tavolino e compila LUI un nuovo programma che serva a colmare le lacune di quell’altro?
Volete sapere perché ci sono le lacune nel programma di Berlusconi? Semplice, perché non ci capisce niente di programmi stilati al di fuori del salotto di Vespa!
Volete sapere perché Follini non integra questo programma con le sue idee? Perché, anzitutto non sa che pesci pigliare e poi perché facendolo fare all’altro ha buon gioco a criticarlo!
E la gente? Noi tutti che ci arrabattiamo a tirare la fine del mese?
Non interessiamo a nessuno e infatti nessuno ci chiede uno straccio di parere; mi chiedo, come mai questi programmi – più o meno completi – non appaiono alla luce del sole e perché le lacune che l’altro signore evidenzia non le dice apertamente, integrandole con le sue idee circa lo possibili soluzioni.
Sono tutti alla caccia dei motivi per i quali sono state perdute le recenti elezioni amministrative: posso esprimere anche il mio parere, dopo tante fesserie sentite in giro?
La gente, i pensionati di media tacca, i lavoratori a reddito fisso che fino a poco tempo fa avevano un buono stipendio, si trovano adesso ad impoverire in maniera esponenziale: tempo addietro si diceva che il lavoratore medio arrivava al 24 del mese, adesso siamo arrivati al 20! È chiaro che s’incazza, vedendo che la nostra società è come una forbice che anziché richiudersi tende sempre più ad aprirsi; in un corno i “disperati”, quelli con pensioni da fame e con stipendi bassissimi il cui tenore di vita tende ad allontanarsi sempre più dall’altro corno rappresentato dai “ricchi” quelli che anche in questa infausta congiuntura hanno i modi per restare a galla e per arricchirsi ancora di più.
In mezzo a questi due corni della forbice – orientati o verso il basso o verso l’altro – stavano i medi borghesi, quelli di cui parlavo dianzi, con pensioni decorose o stipendi medio/alti: il loro galleggiamento li sta portando sempre più verso il basso e da qui discende un indotto nei confronti del commercio che – se escludiamo gli alimentari – risente dell’impoverimento di quello che una volta era il ceto sociale di riferimento.
Accanto a questo “problema mica da poco” ci sta l’altro relativo al mercato del lavoro: apparentemente le cifre sfornate dall’ISTAT parlano di un incremento del numero degli “occupati”, ma in questo numero vengono compresi anche coloro che vengono assunti in maniera “temporanea” avvalendosi della famosa, acclamata e da pochissimi molto ben conosciuta Legge Biagi (che Dio l’abbia in gloria, ma anche Lui lo brontoli un po’) che – inchinandosi ai dettami della globalizzazione - ha combinato più guai “di Carlo in Francia”, come si dice dalle mie parti.
Questa è la situazione; come uscirne è difficile dirlo, forse più che un uomo politico di quelli che ormai conosciamo bene, servirebbe un novello Robin Hood: se c’è qualcuno che ne conosce uno me lo dica!

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