sabato, luglio 27, 2013
LA DISPERAZIONE E' TRA NOI
Mi era venuto spontaneo di dare la
colpa alla “crisi”, quel maledetto
fulmine che si è
abbattuto su (quasi) tutti noi, ma poi ci ho
rinunciato e, pur tenendola di sottofondo, allargo l’orizzonte della disperazione
attraverso due casi, diametralmente opposti tra loro. Protagonista del primo è
una donna di mezza età che esordisce con una frase che mi ha lasciato di stucco:
“non posso neanche uccidermi”. E allora sono andato un po’ più a fondo nella
sua storia ed ho scoperto quello che sto per raccontarvi.
La donna è minata da una malattia
degenerativa che l’ha colpita all’inizio degli anni ’90, e vive praticamente
con una pensione di invalidità di 300 euro; sposata con un operaio, questi è
stato colpito due anni fa da un cancro ed è da alcuni mesi sotto chemioterapia.
Inoltre deve assistere il padre, “quasi
infermo” e quindi, facendola corta, la donna deve pensare – con la sua malattia
addosso – anche a quelle del padre e del marito.
Ed ecco che capisco la frase “non posso
neppure uccidermi”, perché la fine del discorso è “chi penserebbe a loro?”. .Insomma,
questa donna piccola, minuta, che parla con un filo di voce si è trovata addosso un fardello di
problemi che avrebbero stroncato anche un gigante e per pagare farmaci e
bollette è stata costretta a cercare quelli che – come li chiama lei – “non
dovremmo mai cercare”, cioè a rivolgersi agli usurai, i quali non sono stati
troppo a guardare per il sottile ed hanno cominciato a torturarla con un
continuo salasso, dopo che la somma debitoria ha raggiunto in questi giorni la
cifra di 30/mila euro; che fare? Certo che lei non può pagarli e non conosce
neppure qualcuno che lo possa fare per lei, quindi, dopo essersi rivolta alle
banche che non l’hanno presa neppure in considerazione (“mi chiedono se ho
degli immobili!!”), si è presentata alla redazione di un quotidiano esordendo
proprio con la frase che ho sopra citato: “come posso fare, dato che non ho
neppure il diritto di uccidermi?”.
Alcune persone si sono presentate al giornale
e tutti insieme hanno raccolto una cifra ch qualche migliaio di euro, una somma
cioè che seppure non possa essere considerata decisiva, ha fatto piangere alla
donna lacrime che – per una volta – non erano amare.
Lei naturalmente non chiede niente, ma solo
di avere la possibilità di vivere una vita che possa definirsi tale e di
accudire i tanti malandati di famiglia, a cominciare proprio da lei stessa.
Il secondo caso è invece veramente “assurdo”,
in quanto riguarda un furto ai danni di chi assiste i poveri; mi riferisco alla
Charitas, associazione caritatevole che fornisce ai poveri sia vestiario usato
che pasti caldi.
Ebbene, questa associazione, dopo aver subito
alcune effrazione alla porta d’ingresso, ha provveduto a blindarla e allora i
ladri……sono passati dalla finestra del palazzo dove ha sede la Charitas, portando via il
ricavato di alcune vendite di beneficenza per un totale di 2.000 euro in contanti,
oltre a due cellulari e alcuni personal computer.
Che dire?! Rubare ai poveri dovrebbe indurre
il Padreterno a mandare il famoso fulmine che rimette le cose a posto, ma ora
non si dice neppure più e si fa conto più su blindature, allarmi, ed altre
diavolerie del genere.
Vogliamo dare la colpa alla crisi se i ladri
non selezionano coloro a cui rivolgere la propria attenzione? Lo facciamo solo
a scopo di creare una modesta battuta e tirare avanti, ma certo che i derubati,
tutti i giorni preparano centinaia di pasti per i poveri e ora sono in
difficoltà; ma sono certo che con l’aiuto della brava gente, passerà anche questa!!
giovedì, luglio 25, 2013
COME FARE PER RISOLVERE I PROBLEMI?
Tutti i bene informati dicono che la famosa
“ripresa” sta per arrivare (alcuni parlano di 90 giorni) anche perché il
mercato internazionale si è messo in movimento e non è facile capirei quanto
stia accelerando.
Tempo addietro, gli esperti internazionali
avevano previsto l’avvio della ripresa italiana per il primo trimestre del
2014, ma adesso ci sono abbastanza elementi per anticipare questa data;
l’industria, ad esempio, sta facendo da due mesi dei leggeri progressi, con
percentuali piccole ma significative per il solo fatto che ci siano.
Questi dati arrivando quando i dati ISTAT ci
danno la disoccupazione in aumento ed altri parametri con il segno negativo; ma
alcuni fatti ci mettono in apprensione per quanto riguarda la soluzione dei
problemi di bilancio.
Il primo è quello dei famosi risparmi;
l’acquisto degli inutili F35 sarebbe sicuramente un risparmio e di un certo
rilievo; ma solo se si pensa che il Parlamento non è riuscito a votare in senso
favorevole al blocco dell’acquisto, un
briciolo die e prende piano piano corpo.
Anche perché si incontra con un altro nostro
problema che sta dalla parte dei risparmi, o meglio delle risorse rinvenute;
sto parlando dei famosi evasori fiscali, quelli tante volte sbandierati in TV e
che ci hanno indotto a far conto su quelle cifre per destinarle a scopi
importanti.
Invece, abbiamo avuto una brutta notizia:
l’Agenzia delle Entrate ha comunicato che dal 2000 al 2012 sono stati messi a
ruolo oltre 800/miliardi di euro (per l’esattezza 807,7/miliardi) e ne sono
stati riscossi solo 69,1, esattamente l’8,5% del totale.
In teoria, quindi abbiamo un carico residuo
da in cassare pari e 545/miliardi, ma molti di questi sono considerati
inesigibili; tanto per fare un piccolo esempio, solo107/miliardi si riferiscono
a contribuenti falliti.
Ci sono poi tra i crediti sospesi quelli in
attesa di sentenze, oppure quelli riferiti a “nullatenenti”, ai deceduti e, per
finire, ai truffatori.
Insomma, le speranze che Equitalia porti a
casa una quota considerevole di questi
debiti fiscali non è alta, tanto che l’Agenzia delle entrate ha “svalutato”
l’82% dei propri crediti; un record che se realizzato in una azienda porterebbe
al fallimento sicuro.
La stragrande maggioranza di questi crediti fiscali
riguarda pochi “grandi evasori”, gente che ha fior di professionisti al suo
fianco, che hanno pendenze di oltre mezzo milione di euro ciascuno, per
complessivi 452/miliardi.
Da qualunque parte ci voltiamo, ci troviamo
la porta sbarrata o dalle “caste” o dai “soliti furbi”; insomma, tutta gente
che per noi comuni mortali è sicuramente intoccabile e che non ha nessun
interesse a contribuire a risolvere il problema della crisi, visto che “loro”
non ne sono toccati.
Mettiamola così: il razzo della ripresa è
piazzato sulla pista di lancio, è stato riempito di carburante e aspetta solo
il segnale di partenza; ma non è chiaro chi deve dare questo segnale.
Comunque, quello che gli esperti assicurano è
che il prossimo Natale, dopo sette anni, non sarà più un Natale di crisi e si
potrà tagliare il panettone con la faccia atteggiata ad un timido sorriso e non
con il solito viso rabbuiato.
Però, siamo seri, parlare del prossimo Natale
e di come verrà trascorso mentre oggi abbiamo oltre trenta gradi all’ombra, mi
sembra un modo di voler sdrammatizzare il presente e rifugiarsi su un futuro
che tutti auspichiamo migliore dell’oggi.
martedì, luglio 23, 2013
CASI DA "CRISI"
Uno dei casi “limite” che la crisi ci propone
è certamente quello di di un uomo di 53 anni che proprio nel momento di
maggiore difficoltà si è reinventato un mestiere.
Il personaggio in questione – di nome Alberto
– per sedici anni ha gestito insieme alla moglie una tabaccheria e latteria, ma
quel lavoro, in realtà, non lo ha mai appassionato del tutto: tutto il giorno
seduto su uno sgabello a vendere sigarette, non lo ha mai completamente
soddisfatto.
È così che alle prime avvisaglie della crisi,
quando il lavoro ha preso a diminuire sempre più velocemente, il nostro Alberto
decide di appendere al chiodo il suo spirito di commerciante e sceglie di fare
il dipendente, in un settore completamente
diverso da quello da lui conosciuto: dai tabacchi ai trasporti pubblici il
salto è notevolissimo: siamo nel 2006 è il nostro ormai ex tabaccaio viene
assunto da un’azienda che cura la manutenzione e l’assistenza dei bus cittadini.
Ma anche questo nuovo lavoro non è andato
secondo le attese: dal settembre scorso è iniziata la mobilità; un dramma per
una persona di cinquanta anni che pensava di vivere quest’ultimo scorcio della
propria vita in tranquillità, guadagnando ogni mese quello che gli era
sufficiente per mantenere la famiglia (moglie e figlia 14enne) e ogni tanto
togliersi anche qualche sfizio.
Poi, arriva il licenziamento; racconta il
nostro Alberto e da quel momento la vita cambia completamente: “all’inizio,
quando resti senza lavoro e senza un obiettivo che ti faccia uscire di casa al
mattino, provi smarrimento ed un certo senso di impotenza, poi reagisci ed
inizi a cercare nuovamente un lavoro come se fosse il primo giorno di
inattività”.
E così Alberto prende a leggere con
attenzione tutti gli annunci di ricerche di lavoro, chiede in giro se c’è un
posto di lavoro per lui, poi dopo qualche mese ha una sorta di folgorazione:
lui e la moglie si recano in un mercato agro-alimentare dove i produttori
vendono i loro prodotti e – vedendo la calca della gente che si affolla a
comprare – si è detto: “perché non
possiamo stare dalla parte opposta del bancone, cioè dalla parte di chi
vende?”
Alberto da una spolverata al suo spirito
imprenditoriale e, insieme alla moglie, decide di “rientrare in pista” con una
struttura che vende formaggi e prodotti agro-alimentari Made in Italy; affitta
un piccolo negozietto – 36
metri quadri – e comincia la nuova avventura: “sono
convinto che i nostri prodotti siano una delle grandi ricchezze del Paese”
commenta Alberto che ha scoperto questo settore “di nicchia” che porta al
concetto basilare di “mangiare sano”.
Con la competenza dell’ex commerciante e la
voglia di inventarsi una nuova attività, Alberto ha visitato quasi tutte le
aziende che gli forniscono i prodotti e ciò gli ha permesso di comprendere cosa
si cela dietro ogni prodotto; “c’è storia, c’è passione, valori senza prezzo”
commenta Alberto “perciò il nostro lavoro non sarà solo quello di vendere
“buoni prodotti alimentari” ma soprattutto quello di “educare al consumo sano,
sicuro e italiano, i clienti che entrano in negozio”.
Le cose sembra che vadano abbastanza bene;
certo non si fanno i milioni, ma si mette in piedi una attività “utile al
prossimo” e che permette ad una famiglia di campare tutti i giorni. Qualcuno ha
detto che la crisi è una opportunità; credo che sia una frase fatta che
innervosisce chi la vive sulla propria pelle, ma qualcuno riesce ad usarla come
un modo di raddrizzare la propria esistenza; bravo Alberto!!
domenica, luglio 21, 2013
E' POLVERE NEGLI OCCHI??
L’economia è sempre più nel baratro, la gente
non riesce a far quadrare il bilancio familiare, le imprese continuano a
licenziare, i consumi sono a livello del “dopoguerra”, soffrono i piccoli
negozi in genere ma adesso comincia a patire anche la grande distribuzione; in
questo scenario che dovrebbe allarmare qualunque Governo (e classe politica in
generale) che cosa facciamo nel nostro bellissimo e sfortunatissimo Paese: ci
inventiamo due fatti – di per se gravi – e li portiamo a livello di massima importanza,
così che i media, al servizio del potere come già si sapeva, fanno cassa di
risonanza e si parla solo di questi due eventi – ripeto: di per se gravi – e si
tralascia di dare il dovuto rilievo a quello che sta succedendo nella nostra
economia reale.
Quali sono questi due fatti? Il primo è una affermazione di quel beota di
Calderoli: “quando vedo la ministro Kyenge non posso fare a meno di pensare a
un orango”; apriti cielo e spalancati terra, tutti i politici – escluso
ovviamente i leghisti – si sono scagliati contro quel cepparello di Calderoli e
lo hanno lapidato, chiedendone le dimissioni da Vice Presidente del Senato.
Premessa: ma chi è stato a eleggerlo a
quell’alta carica istituzionale? Non il popolo ma i suoi colleghi senatori –
leghisti e di altri partiti – e nessuno ha storto la bocca nel vederlo (basta
un’occhiata) e nell’ascoltare le sue frasi?
Forse il chiasso che si sta facendo sopra
questa frase è dovuto al fatto del colore della pelle della ministra, dato che
si è subito tirato in ballo il razzismo, perché quando le offese erano dirette
ad un “pari – colore” non succedeva niente: volete qualche esempio: cominciamo
da Brunetta (il nano di Venezia, un energumeno tascabile, un semplice cretino) per proseguire con alcuni epiteti su
Berlusconi (Berluscaz, psiconano) ed altri su Monti (rigor montis) o su Renzi
(l’ebetino di Firenze) e potrei continuare, ma chiudo con il “Morfeo”
affibbiato a Napolitano.
L’altro caso che ha riempito le pagine dei
giornali è “l’infortunio” in cui è incappato il nostro Governo, nelle persone
del Ministro dell’Interno e di quello degli Esteri, per la consegna - anche con
una certa violenza – della moglie e della figlia di un dissidente Kazako alle
autorità di quel Paese che le hanno subito impacchettate su un aereo privato e
riportate in patria.
Come è naturale, la pratica vedrà in primo
piano i funzionari che hanno materialmente svolto l’operazione e a questi – con
certezza - sarà data l’intera colpa dell’accaduto; per le conseguenze staremo a
vedere, ma si pensi che già il Capo di gabinetto del Ministro degli Interni è
stato dimissionato; quindi, come si può agevolmente supporre, l’intera classe
politica si è auto-assolta dando tutta la colpa ai funzionari “infedeli” dei
due ministeri coinvolti.
Torniamo alle premesse: pur nella gravità
delle due vicende, siamo proprio certi che il popolo italiano stia sbavando
dalla voglia di prendere posizione in un senso o nell’altro? Oppure, la gran
massa di questo disgraziato popolo che non sa come arrivare alla fine del mese,
pur storcendo la bocca su quanto accaduto, sta pensando che cosa fare in questi
mesi di canicola che viene vissuta come una autentica prigione, non essendoci
neppure un centesimo per andare qualche giorno in un luogo di villeggiatura!! Del
resto gli ultimi dati sulla “povertà” sono veramente allarmanti: i poveri in
Italia sono 9.4/milioni, di cui 4.8 sono poveri assoluti, cioè non hanno alcun
cespite.
Pensate che questi nostri compatrioti si
possano appassionare alla vicenda di Calderoli o a quella delle due Kazake rapite, mi sembra veramente da scemi!!